Citazione bibliografica: Gasparo Gozzi (Ed.): "N. 68", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\068 (1760-09-27), edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3678 [consultato il: ].


Livello 1►

N.o 68.

Sabbato addi 27 Settembre 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Livello 2► Metatestualità► Mercoledì passato, non potendo lo Scrittore de’presenti Fogli avere le notizie per tempo, gli convenne prolungare il lavoro più che l’usato. Il Foglio fu Stampato (sic.) sì tardi, che in iscambio d’uscire secondo il consueto modo alle ore quattordici in circa, uscì alle sedici. Le Genti parte attendevano alla Bottega; parte chiedevano e passavano borbottando. Un Barcajuolo fra gli altri, senza mai partirsi di là era stato quasi due ore indugiando; e già avea più segni d’impazienza nel viso, e nelle parole. Stavasi lo Scrittore sconosciuto ragionando con un uomo dabbene di varie faccende vicino alla Bottega. Venne intanto il portatore de’Fogli con essi in una cesta; a cui volando addosso il Barcajuolo; uno se ne prese, e gli disse. Maladetto sia tu. Lavora la notte, in cambio d’andare alle femmine di mondo. Il portatore arrabbiato gli si volse, e rispose: Io non son uomo, che vada alle Mondane; e s’io vengo tardi, vi sarà stato lo Scrittore.

Molti si sono lagnati, che nelle passate Gazzette non scrissi tutte quelle particolarità, che si desideravano. Chi si querelò d’una cosa, chi d’un’altra, secondo la sua curiosità particolare. Dissemi un mio amico, che fra gli altri si dolsero quattro uomini di Murano, che voleano essere nominati nel Foglio, perchè furono chiamati a Castel Nuovo ad aprire Ostriche. E lo meritavano, poichè cominciarono ad aprirne dalle ore tre del giorno de’sedici, e terminarono alle sedici ore del giorno diciassette, senza mai tralasciare un attimo di tempo. Hanno ragione. È un’apritura degna d’essere ricordata. ◀Metatestualità

Livello 3► Racconto generale► Adì 23 del corrente, cioè Martedì alle ore 22. in calle delle Rasse andò un Legnajuolo nel suo Magazzino dietro alla Bottega per prendere alquante Tavole da lavorare; non sì tosto v’entrò, che un Gatto gli si avventò incontra. Egli volle intimorire il Gatto, e farlo fuggire; la bestia venne in tanta stizza, che gli si avventò ad una gamba e gliel’addentò. Il povero uomo si diede a gridare ajuto. Accorsero genti. Fu in vano. Il Gatto non si spiccò mai. Fu dato mano alle coltella, e tagliato il Gatto a pezzi; e il capo rimase tuttavia appiccato alla gamba. A grandissimo stento furono con ferri, e altro aperte le maladette mascelle, e liberato l’uomo da’denti; ma non dal pericolo, trovandosi egli vicino a morire. ◀Racconto generale ◀Livello 3

Livello 3► Racconto generale► Ritornando a giorni passati in Venezia quelle persone, che furono a Parma per operare ne’fuochi, passarono con la barca loro vicini alla Grazia. Mosse dal rispetto della Chiesa, stimarono bene il salutarla con certi razzi, e fuochi lavorati, così di passaggio; onde ne accesero alcuni, e cominciarono con essi a dar segno d’allegrezza. Trovavansi in esso Tempio alcune Nobili Signore per loro devozione. Venne per caso, che non sapendo esse nulla di quello, che di fuori si facea, un razzo cacciato dalla furia del fuoco, entrò tutto illuminato, scoppiando con romore nel Tempio; e le riempiè d’una improvvisa paura, credendosi esse, che fosse folgore, o altra gran cosa caduta dal Cielo. ◀Racconto generale ◀Livello 3

Livello 3► Racconto generale► Con bastimenti pervenuti giovedì da Corfù giungono le buone notizie, che alla Giannina sia cessata la Pestilenza affato (sic.). Essa continua ancora a fioccare in Salonicchio, ma più moderatamente per quanto s’intende da altri Legni di là venuti, onde nasce una buona speranza, che fra poco lasci ogni luogo libero, e senza timore. ◀Racconto generale ◀Livello 3

Chi mi dicesse: Indovina quello, ch’è passato, non dico dieci, otto, sei, quattro, o un anno fa, ma due mesi uno, o jeri, io credo, che lo potrei fare a fatica: sicchè pensi ognuno quanto mi pare impossibile a credere, che ci sieno al Mondo Strologhi, e indovini dell’avvenire. E tuttavia in ogni tempo sono state due qualità di Genti; cioè di quelle che fecero professione di saper tutto quello, che dee essere, e di quelle, ch’hanno creduto, che lo sapessero. Chi legge l’avvenire nelle palme delle mani; chi lo vede nelle rughe della fronte, un altro nelle ciglia; e la plebe goffa si crede di portare tutti i casi della vita sua in quelle poche righe delle mani, o in quattro rughe, o peli. Egli è il vero, che molti si ridono di questa pazzia da bambini; e dicono, che non prestano fede a tali baje; ma se venisse qualche Uomo astuto alquanto più degli altri, ognuno gli correrebbe dietro, e vorrebbe sapere la sua ventura. Livello 3► Exemplum► Tutto ciò è detto, perchè in una Città dell’Italia oggidì è un Uomo giudicato sì mirabile nell’indovinare, che non sapendosi come degnamente cognominarlo, viene intitolato il Profeta, e le Genti corrono a lui da tutte l’altre Città, e luoghi vicini; scrivonsi lettere quà e colà delle gran meraviglie, ch’egli sa fare. Dicesi ch’egli legge nel cuore degli Uomini, come se fosse un libro stampato, e che vede tutti i pensieri, come se avessero corpo, e tanta è la fede, che vien prestata alle parole di lui, ch’egli ha intorno una perpetua concorrenza di Persone, le quali si partono da lui più maravigliate di quanto egli dice, che di quanto aveano prima udito a dire di lui. Io avea mi scrive uno, sopra ciò qualche dubbio; ma Uomini illuminatissimi, e spregiudicatissimi, che parlarono con lui, me l’hanno levato, assicurandomi che questo è il maggior prodigio de’nostri giorni. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Racconto generale► Un Uomo caritativo, il quale a’giorni passati vide una certa Femmina, che di nascosto vendeva caffè ad una Famiglia, informatosi, che la venditrice facea mercatanzia, di quello che toglieva al Marito, volle per amore del Prossimo ricordare la cosa a’Caffettieri ammogliati, acciocchè si guardassero molto bene da tal disordine. Per non essere tenuto un maldicente, e una lingua, che semini romore, scrive l’avviso suo in generale. Apra gli occhi a cui tocca; e legga chi vuole, ch’egli intende d’aver fatto il debito suo nel presente Sonetto.

Livello 4► Citazione/Motto► Questo Sonetto è scritto a’Caffettieri,

Che sel ponno attaccare in qualche banda,

Ed è un avviso, che a ciascun si manda

Da loro Amici più fedeli e veri.

Se non volete nel vostro mestieri

Trovar fastidi, vi si raccomanda

Guardarvi come da cosa nefanda,

Che si mondi il Caffè dalla Moglieri.

Perchè le Mogli sono male biette;

E dicon, che fu pieno di mondiglia,

E ve ne ruban libre sei, o sette.

Questo vid’io, e n’ebbi maraviglia,

Scorgendo una di queste maladette,

Che vendeva il rubato a una Famiglia,

Il malan poi vi piglia,

E voi vi lamentate della Sorte,

Che non vedete il mal della Consorte.

Siate Persone accorte,

E approfittate del consiglio sano,

Ch’io ho fatto l’ufficio da Cristiano. ◀Citazione/Motto ◀Livello 4 ◀Racconto generale ◀Livello 3

Livello 3►

Novella d’amore

Racconto generale► Ognuno conosce sott’altro nome Capodoca, il quale è un cervellino di mosca, co’pensieri ora a questa femmina, ora a quell’altra, tanto che non ha tempo di pensare a sè, e tutto quello che fa, lo fa, come gli viene a caso. Dì è (sic.) notte toglie gli orecchi a tutti gli amici suoi con le buone venture, ch’egli ha avute; e se una Donna lo guarda un tratto egli ne va col cembalo in colombaja, e lo fa sapere a tutti, interpretando una guardatura con tante sottigliezze, che non fu mai dal Ficino con tante interpretato Platone. Avvenne dunque per caso, che riscontrandosi due o tre mesi fa gli occhi suoi con quelli d’una veramente bella, e garbata Giovane, che da molti è quì conosciuta, e giudicata per una delle più perfette, e meglio armonizzate bellezze del Paese, Capodoca se ne innamorò fortemente, per modo, che non sapea vivere senza vederla, e dov’ella non era gli parea, che fosse solitudine, e bujo. Per la qual cosa trovando certe sue invenzioni, non so se goffe, o sottili, incominciò ad aver pratica, dov’ella n’andava; e a poco a poco a dirle alcune parole, e finalmente ad assediarle le calcagna in ogni luogo, dov’ella andava. Di che ella avvedutasi, e pigliandosi in parte diletto del cervello di lui, che le parea nuovo l’ascoltava; ma poco, o nulla rispondea, o rideva talvolta; le quali cose tutte venivano dal Chiosatore interpretate a favor suo, e ogni dì più fervente, e appassionato si dimostrava. Che volete voi più? che vedendolo le genti così spesso da vicino alla Giovane, e udendolo a ragionare di lei liberamente, incominciarono a dire, ch’egli era nella grazia di lei, e si principiava, come si fa, a contare mille novellette, e a credere, ch’ella veramente ne fosse innamorata. Di che avvedutasi la Donna, e spiacendole forte, si mise in animo di volersi sbrigare dall’un lato del fastidio, che da Capodoca ricevea, e dall’altro delle dicerie del Prossimo caritativo. Per la qual cosa ritrovandosi un giorno sola con esso lui, che non cessava mai di dirle, che più l’amava degli occhi suoi proprii; e ch’egli era oggimai tempo, ch’ella desse a cotanto amore qualche segno di corrispondenza; la Donna fingendo di gittare un profondo sospiro, che parea uscito dalle radici del cuore, in questo modo gli disse: Sa il Cielo s’io v’amo cordialmente; e s’io desidero più, ch’altra cosa del mondo d’essere amata da voi; ma io non sono però così cieca, ch’io donassi l’amor mio a persona, la quale non mi desse più certe prove dell’amor suo, di quante egli me n’ha date sino al presente. Io non nego, che voi fino a quì non m’abbiate con lunga assiduità, e intrinsichezza dell’amor vostro favellato; e che con l’attillatura del corpo non m’abbiate dimostrato, che v’ingegnate d’essere caro agli occhi miei, la qual cosa io so, che in molte Donne può molto più di quello, che forse non dovrebbe. Ma questi sono tutti estrinseci segni comperati quale dal Sarto, quale dal Parrucchiere, o da altre sì fatte Persone. Di che io vi dico, se voi volete l’amor mio, che io intendo, che a guisa d’un sagrifizio alla mia volontà, voi mi diciate il nome di tutte le Innamorate, che prima di me avete avute; e che voi m’arrechiate dinanzi tutte le lettere, fogli, polizze, o altro che avete ricevuto da quelle. Il Giovane tutto lieto, e parte baldanzoso, perchè in un tratto acquistava la grazia della Donna sua, e saziava la sua ventosa ambizione; incominciò al primo a noverare una lista di Margherite, d’Angiole, di Mattee, e di Cecilie, che non aveano mai fine, e quanto alle lettere, promise, che gliene avrebbe fra poco arrecate. E così detto, l’andare a casa, e il ritornare, come un Corriere, pieno di fogli, fu quasi un tempo. La Donna gli venne incontro; mentre ch’egli facea già ventolare le carte mezze aperte tutto lieto, e già allungava il braccio per presentargliele, e baciarle la mano ad un tempo. Quando la Giovane cambiato il viso piacevole in rigido, e austero gli disse: Non piaccia al Cielo, ch’io sia cotanto sciocca, ch’io voglia entrare fra le Margherite, e le Mattee vostre; nè ch’io vegga quelle Lettere, ch’altre donne pagherebbero un occhio di non avervi scritte mai, s’esse sapessero, che voi usate loro così bella discrezione. Quelle tante promesse, che voi avrete fatte loro di segretezza, e di fede, sono in questo punto andate al vento; nè io mi tengo da tanto, che pensi di dover essere fra tutte un giorno privilegiata. Così detto, gli volse le spalle; e lo lasciò dolente a morte di non aver saputo tacere, nè usare quella discrezione, ch’egli non userà però da quì in poi; perché la volpe lascia il pelo prima, che il vizio. ◀Racconto generale ◀Livello 3

Cose desiderate.

Chi volesse privarsi d’un servigio da tavola di Porcellana nobile, è (sic.) di buon gusto per 12. o 18. Persone, ne dia notizia a Paolo Colombani Librajo.

Cose da vendere.

Un Casino molto ben tenuto, e fornito, con un Brolo è da vendere in una Villa del Friuli detta Corva tre miglia di quà da Pordenone: chi ne volesse fare acquisto ne parli con Paolo Colombani Librajo.

Casin Nobile con due Cortili da vendere, o da affittar posto in Chiovere a San Giob. Chi v’applicasse perli col custode di quello.

Libri che si vendono dal Sig. Pietro Bassaglia Librajo in Calle degli Stagneri.

Homme de Cour. 8.

Lettres Persanes. 12. 2. Vol.

De Ninon. 12. 2. Vol.

De Madame de Sevignè. 12. 8. Vol.

Chinoises. 8. 5. Vol.

Turques de Nedin Goggia. 12. 2. Vol.

De Miledy Juliet. 8.

De Madame du Moyer. 12. 8. Vol.

Les Moeurs. 12.

Oeuvres de la Fontaine. 12. 4. Vol.

De Maupertius. 8. 4. Vol.

De Voltaire. 8. 17. 1757.

De Milton. 12. 3. Vol.

La Science des Ingenieurs dans la conduite des travaux De Fortification, & d’Architecture Civile par Monsieur Belidor nouvelle Edition. 4. a l’Haye 1754. avec figures.

Dictionaire de la Langue Françoise, Ancienne & moderne, de Pierre Richelet. Nouvelle Edition augmentèe. fol. Vol. 3. a Lyon 1759.

Case da Fittare.

Casa d’affittar a S. Benetto, in calle del Sartore, o sia calle dei Albanesi, per Duc. trentasei. Tiene le chiavi Mammano Balestra ivi vicino.

Una Bottega sotto le Procuratie Nove num. XXXII. che è da Barbier, chi la desidera in affitto, parli con quel, che si trova in detta Bottega.

Legni arrivati.

19. Settemb. Tartana nominata Madonna del Rosario, Sant’Antonio di Padova, e S. Francesco di Paula, Capitan Zorzi Andrich, manca dal Zante 17. giorni, raccomandata a sè medemo, con 327. Fagotti Uva passa, 10. Car. Miel. 20. Miera Limoni. 5. Botte, e 10. car. Oglio.

Detto. Londra, nominata Madonna di Spartea, Patron Antonio Rizzardopulo, manca da Ceffalonia 24. giorni, raccomandata a D. Vicenzo Massari, con 1. Fagottin cera. 177. Fag. 36. Fag., e Fagottini Uva passa. 11. Barile, e 2. car. Miel.

Detto. Pieligo nominato Madonna di Loreto, Sant’Antonio di Padova, e S. Francesco di Paula, Patron Cristofolo Jancovich, manca dal Zante 17. giorni, raccomandato a sè medemo, con 389. Fag. Uva passa. 12. Miera Limoni.

Detto. Pinco nominato S. Eufemia, e S. Vicenzo Ferrerio, Patron Giuseppe Bertolino Napolitano, manca da Trapano li 25. Giugno, da Terra Nova li 31. Luglio, e da Augusta li 7. Agosto, raccomandato a sè medemo, con 1600. Cantara cenere in Sacchi, e a refuso. 20. Bar. Tarantella. 8. Cantara Formaggio.

Detto Pieligo, nominato Madonna del Rosario, Patron Mattio Ulovich, manca da Durazzo 12. giorni, raccomandato a sè medemo, con 700. Stera Semenza di Lin.

Detto. Tartanon, Patron Francesco Zennaro, venuto da Pesaro, con 2. Balle Libri. 14. Balle Lana di Spagna. 2. Balle Pelle di Capra. 18. colli Arnesi. 2. cassette Coralli di ritorno.

Detto. Pieligo, Patron Antonio da Zara, venuto da Rovigno, con 3. cai Oglio. 116. Bar. Sardelle Salate. 1. Fagottin cera.

Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 26. Settembre 1760.

Lione Ducati- 58 ¾ Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno.

Bolzano Soldi---

Roma Scudi Oro Stampe 63 1/3 per Ducati 100. Banco.

Napoli Ducati Regno 120 5/8 per Ducati 100. Banco.

Firenze Scudi- 80 Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco.

Livorno Pezze da 8/r 104 ¼ per Ducati 100. Banco.

Milano Soldi- 155 ¾ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali.

Genova Soldi- 93 ¾ per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco.

Anversa grossi- 94 per un Ducato Banco.

Amsterdam grossi- 90 ½ per un Ducato Banco.

Amburgo grossi- 83 per un Ducato Banco.

Londra Sterlini- 52 ¾ per un Ducato Banco.

Augusta Taleri- 99 ¼ per 100. Ducati Banco.

Vienna Fiorini- 191 ½ per Ducati 100. Banco. ◀Livello 2

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.

In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.

Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.

In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.

Con Privilegio. ◀Livello 1