La Gazzetta Veneta: N. 54

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Livello 1

N.° 54.

Sabbato addi 9. Agosto 1760.

Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Livello 2

L’Uomo non avrà un pensiero, che lo molesti, tutte le cose sue saranno andate con buona riusciuta quel giorno, si starà lieto, e contento: ed eccoti, che fortuna gli s’avventa con una inaspettata novità, e gli da un travaglio. Tutto al Mondo è movimento. Stassera tramonta il Sole, domani leva, variazione hanno le Stelle, le stagioni, l’acqua, la terra ora verde, ora arida; l’Uomo in un punto è Agnello, in un altro Lupo; ora tu lo vedi tutto amore, di quà ad un momento è tutto dispetto, oggi spende, e sparnazza il suo, e pecca in prodigo, domani si pente, e si metterebbe i danari sotto la pelle. In breve tutto è movimento; e Fortuna è come l’altre cose, e però chi la dipinge sopra una ruota, chi sopra una palla, che gira, con una vela in mano.

Livello 3

Racconto generale

Jeri sera alle tre ore si stavano quattro buoni Amici, tre Giovani, e un Vecchio, in una Bottega da Caffè, cianciando, come si fa in que’luoghi, senza un pensiero al Mondo. Quando eccoti apparire in essa tutta sbigottita una Femmina, a cui batteva il cuore, come alla Colomba inseguita dallo Sparviere. Guardavasi indietro, era pallida in viso, le labbra le borbottavano, gli occhi non le potevano star saldi in capo. Le domandano gli Amici, che ha? risponde: che l’era stata mandata dalla Padrona sua a cercare d’una Levatrice, accompagnata da un Religioso; ma che venendo perseguitata da tre Uomini, con molta importunità, il compagno suo s’era per paura fuggito, ed ella sola rimasa, non sapea più, che farsi, e che moriva di spavento. La ristorarono gli Amici con acqua, e mossi da compassione, massime perchè la vedeano fresca, e belloccia, e con un gamurrino indosso alla Friulana, che con la sua semplicità ajutava la naturale bellezza, si disposero tutti e quattro, per amore della castità ad accompagnarla fino a casa sua, e custodirla dall’altrui sfacciataggine. Per la qual cosa rassicurandola, e levatisi di là dov’erano, s’incamminarono con essolei, e guardandola cautamente, ne la condussero fino alla Madonna dell’Orto, dov’era la sua abitazione. Quivi picchiato ad un uscio, fu aperto, ella entrò, e furono dall’un lato, e dall’altro fatti molti convenevoli, e finalmente i quattro Compagni si dipartirono. E già venivano via in pace, ragionando della Friulana, e della baldanza de’suoi persecutori, quando al più Vecchio della compagnia, venne il bisogno di fare acqua, onde arrestandosi ad un canto di muraglia lasciò andare gli altri avanti; e standosi quivi soletto per li fatti suoi, venne attorniato dai tre persecutori, i quali non osservati aveano seguita la compagnia a passo, a passo, ed ora vedutolo lontano dagli altri, gli furono addosso. Egli non sapendo, che si volessero, domandò qual fosse la loro intenzione. Al che risposero, parlando fra loro; Io non so diceva l’uno; se il mantello, ch’egli ha indosso, vaglia quanto la Friulana, ch’egli ci ha fatta uscir dell’ugne. Si può provare, diceva un’altro: Domanderemo parere a qualche Uomo intelligente di mantelli intorno al prezzo, e prenderemo norma de’fatti nostri. Un altro attastandolo, dicea. Ah! esso non è sì trista roba, e una Friulana non è poi di tanto valsente, che non si possa compensare con un buon mantello. In tal guisa si consigliavano, come se il mantello fosse stato in un armadio; non avendo il buon Uomo ardimento di gridare, perchè era uno incontro a tre; ed essendo i Compagni suoi andati sempre più lontani. Finalmente uno disse: Il provare non ci fia danno, e sbottonatolo da collo, senza punto di fretta, lo levò via dalle spalle del Galantuomo, e ajutato da un altro compagno lo ripiegò, e come se il Padrone del mantello non fosse stato quivi presente, se n’andarono, senza altro dire a’fatti loro. All’Uomo dabbene parve di aver fatto guadagno, e che la Friulana gli fosse costata un prezzo convenevole, partendosi di là fra impaurito, e contento.

Livello 3

Racconto generale

Costumano in una Bottega da Parrucchiere alcuni giovani inclinati a passare il tempo in barzellette, e scherzi, e parte giuocando, parte intrattenendosi con facezie, e motteggiare, fanno una buona conversazione a sè medesimi, e a chi gli sta ad udire. Ogni uomo ha le sue particolari inclinazioni, e siccome in tutti i visi sono due occhi, un naso, e una bocca, e tuttavia nessuno è che si somigli, non altrimenti sono fatti gli animi, e i cervelli, che al primo pajono una cosa stessa, e poi hanno, a pensarvi, una certa diversità, che gli rende varii gli uni dagli altri. Uno dunque fra essi giovani, più che ogni altra cosa ha in capo la bravura, e gli pare d’aver perduto quel giorno, in cui non racconti d’essere stato alle mani con qualche nemico, e d’aver mozzo a questo un orecchio, e a quell’altro cavato un occhio, ed è tanto infervorato in tali immaginazioni, che gli pare veramente di far macelli, e narra puntualmente tutte le circostanze, come se fosse stato a quelle battaglie, che si va sognando. Questa cosa diede più volte di che ridere a’compagni suoi, a’quali avendo egli la sera detto: Io ho in questo punto spezzato il capo al tale, perchè m’ha detto sì, e sì; o io ho cacciate due costole in corpo ad un altro due ore fa; o somiglianti rovine di braccia, e di membra umane, la mattina si vedevano gli squartati, e tagliati in pezzi da lui, andar per le strade più sani, e freschi, che mai, e non aveano segno veruno d’essere stati tocchi, non che trinciati, com’egli avea detto. Per la qual cosa pensando i suoi compagni di prendersi spasso del fatto di lui, e sapendo, ch’egli ha un’Innamorata, gli dissero, che quando egli sì partiva da lei, sottentrava un altro a far seco all’amore. Pensi ognuno alle parole di fuoco, che uscirono di bocca al giovane, e i giuramenti, che fece di affettare, e minuzzare il Rivale; sicchè parea ad ognuno di vedere un rigagnolo di sangue, e la terra seminata di denti, tante erano le sue minacce. La sera vegnente i compagni raunatisi alla Bottega per tempo, ed avuto insieme consiglio, composero un uomo di Paglia, e postogli intorno un mantello, e un cappello in capo, e ogni altro guernimento da uomo, lo nascosero, e attesero in pace la venuta del giovane; il quale secondo l’usanza sua partitosi dall’Innamorata, alla Bottega ne venne. Due de’compagni si tolsero incontanente di là con l’uomo senza anima, e andarono a posarlo poco discosto dall’uscio della Signora. Il Giovane dicea: Dove sono andati i due amici? e gli altri rispondeano: Per tuo amore si sono partiti, e per esplorare, se il tuo Rivale te l’accocca finchè tu se’qui. Intanto gli altri ritornano, e dicono: Amico, tu se’tradito. Il Rivale è sotto alla fenestra, e parla. Parve, che il mondo cadesse, tanta fu la furia del giovane; e dicea: Oh! maledetta fortuna, ora ch’io farei vedere a colui chi son io, vedi, che non ho arme; ma ora anderò a casa, ne prenderò, e si conoscerà, che chi la fa a me, non ne va netto. Come, a casa? dicono gli altri. A’casi si fa prova degli Amici; e chi gli da un coltello, chi uno stiletto, chi altre arme, tanto che potea affrontare un esercito, non che un uomo di paglia. Egli parte ne insacca, parte ne tiene in mano, e sbuffando che parea un Toro ferito, corre per avventarsi al nemico. Lo segue uno de’compagni di cheto, e vede, che allontanatosi di là alquanto, prima comincia a non correre tanto forte, poi di quando in quando s’arresta, e dice da sè a sè: e s’egli avesse arme da fuoco, che farei io con le coltella, che non possono ferire altro che da vicino? Poi va avanti due passi, poi si volta per dare indietro, ma pure finalmente adagio adagio, come s’egli avesse calcate l’ova giunge ad un canto, donde si potea vedere il Rivale, e parendogli, come suol avvenire a chi ha sospetto, che si movesse, e forse d’udirlo a bestemmiare, cominciò piuttosto a volare, che a correre verso la Bottega. Nella quale entrato, fingendo che il correre derivasse dall’allegrezza della fatta vendetta, incominciò a dire la zuffa, ch’egli fatta avea, la resistenza ritrovata; e che finalmente avea sforacchiato il nemico come un crivello, e lasciatolo, che spirava. I compagni quivi rimasi, si credettero almeno di ritrovare il mantello tutto lacerato dalle coltella, fesso il cappello, e squarciati i panni dell’uomo di paglia; ma fu il contrario, perchè l’altro amico, ritornando indietro col morto, lo fece vedere al suo uccisore, ch’era sano, e intero, e gli seppe dire del correre, dell’andare adagio, e delle prudenti riflessioni dell’arme da fuoco; che l’aveano fatto ritornare indietro; di ch’egli fu pieno di confusione, e vergogna. Risero per un poco gli amici; ma poi finalmente si rappacificarono, dimostrando al giovane, che ogni cosa era stata per amicizia, e per guarirlo da quel difetto, onde finalmente s’abbracciarono tutti contenti, e sono oggidì più amici, che mai.

Metatestualità

Lascerò fuori il nome d’un infelice a tutti noto, il quale jeri a dì sette si privò da sè medesimo di vita. Narrasi la cagione della sua risoluzione in più modi; io m’atterrò al più probabile.
Un’altra volta nel corso del suo vivere egli ebbe intorbidato il cervello, e già erano due o tre giorni, che appariva tralunato, e in grave malinconia. Giunsero alla sua casa persone per riscuotere non sò qual danaro, ed egli detto loro, che attendessero, salì sopra la parte più alta della casa, e gittatosi col capo all’ingiù in terra, si fracassò l’ossa, e ruppesi tutto onde morì. Dicesi che ciò non sia avvenuto per difetto di danaro, essendo la sua casa abbondante d’ogni bene, e chi sa la cosa, da la colpa all’intorbidamento del suo intelletto.