Sugestão de citação: Gasparo Gozzi (Ed.): "N. 52", em: La Gazzetta Veneta, Vol.1\052 (1760-08-02), etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Fabris, Angela / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3663 [consultado em: ].


Nível 1►

N.o 52.

Sabbato addi 2. Agosto 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Nível 2► Alcuni Padri sono sì guardinghi in presenza de’Figliuoli, che non favellano mai dinanzi a loro di veruna cosa mondana; e tanto tacciono d’ogni astuzia, e malignità del Mondo, che la prima volta che i Giovanetti si trovano in libertà, vengono da ognuno gabbati, e sì sono presi dalla novità delle cose, vedute da loro, che caggiono ad ogni lacciuolo e rete facilmente. Mai non si vorrebbe fare in modo, che i costumi, e le trappole degli Uomini riuscissero nuove alla gioventù; ma con moderazione, e cervello a poco a poco far loro intendere tutte le fraudi, che ci sono; perchè il conoscimento de’costumi universali, è difesa della roba, e dell’innocenza. Nível 3► Exemplum► Non sono passati molti Mesi, che un Padre molto benestante, mandò dal suo Paese un suo giovanetto Figliuolo a vivere quì in Venezia da sè solo, perch’egli apprendesse la dottrina delle leggi, e la pratica dell’Avvocare. Fu egli quì provveduto dagli Amici del Padre, d’una buona stanza, dove entrò ad abitare, ben guernito la borsa di moneta, e rinforzato di tempo in tempo di danari, secondo la sua condizione molto onesta e civile. Se non ch’egli ci venne così nuovo, e poco avvezzo nelle cose, ch’io non so quello, che non avesse creduto; e sopra tutto gli riuscivano un incantesimo tutte le Femmine; e dov’egli vedea un bel vestimento, una regolata acconciatura di capo, e altri femminili ornamenti, facea inchini profondi, e salutava con tale umiltà, e con sì cortesi parole, che ben si vedea, che gli parea ogni volta aver dinanzi a sè le più solenni, e notabili Donne del Paese, senza considerar punto quello, che talora i ricchi vestiti, e i ben lavorati fregi ricoprono. Andando egli dunque pochi giorni fa per via tutto solo, e levando di tempo in tempo gli occhi s’abbattè a vedere ad una fenestra una femminetta di quelle, che tendono i panioni, e il vischio a chi passa, la quale notato il Giovane essere allora uscito del guscio, e novellino, pensò di coglierlo all’uccellaja, e, se le venisse fatto, di mandarnelo spennacchiato. Per la qual cosa, mentre ch’egli passava, e con la coda dell’occhio, per non mostrare temerità, guardava alla fenestra, ella con grato sorriso chinò il capo, e lo salutò cortesemente. Il Giovane che secondo l’usanza sua, vedendola ben vestita la stimò Donna d’alto affare, chinò il capo, quasi fino alle ginocchia, e passò oltre senza altro dire; ma fatti alcuni pochi passi volse il capo indietro, pur per sapere, s’egli l’avesse veduta più, o altrove mai conosciuta. L’uccellatrice, accorgendosi all’atto sempre più della buona intenzione del Tordo, finse, che nel volergli, far atto con mano le venisse dato d’urto in un guanto, e in un fazzoletto, che avea sulla fenestra, e a terra ne li gittò, allungando il collo in fretta, e guardando dietro ad essi con dispiacere. Il Giovane maestro di creanze, e rispettoso con le Femmine corse a fiaccaccollo, e ricolto di terra il fazzoletto, ed il guanto, alzò le mani con un certo giocondo riso di contentezza, e le mostrò giubilando senza parlare, che ne l’avea servita, e che volentieri avrebbe egli medesimo salite le scale. Al che ella mostrandosi grandemente obbligata, è che le spiacesse il suo disagio, fingendo prima di volere mandare giù i Servi suoi, e finalmente consentendo, tirò la funicella dello saliscendi, e andò a capo della scala per fare una grata accoglienza a lui, che già faceva a due a due gli scaglioni, per essere più sollecito a servirla. Molti furono i ringraziamenti, e le squisite parole dall’una parte e dall’altra; e già il Giovane prendeva licenza per partirsi; quando ella ne lo pregò, che almeno tanto s’arrestasse seco, che si prendessero un caffè in compagnia. Al che avendo il Giovane assentito, non senza rimorso, parendogli di far male a sturbarla, la Signora chiamò a se una femminetta, e la mandò pel caffè alla Bottega, dicendo, che quello le riusciva molto migliore del casalingo. Indi fatto sedere il Giovane appresso a se, a cui non parea d’esser degno di tanta grazia, gli domandò, chi egli fosse: ed egli, che schietto era, e massime per gentilezza d’animo con le Femmine, incominciò a dirle di cui era Figliuolo, quanti Fratelli, e Sorelle avea, perchè venuto fosse in Venezia, e quanti danari il Mese gli avea il Padre assegnati; e per essere degno della compagnia di tal Donna, sopra tutto le tenne un lungo ragionamento della civiltà, e antichità della sua famiglia. Venne intanto la Femminetta col caffè, e fu da loro preso, interrompendo il bere con un soave ragionamento di piacevolezze, e di scherzi, tanto, che al Giovane parve d’avere acquistato il cuore d’una Donzella, e già immaginava fra sè d’essere Adone, e spesso voltava gli occhi ad uno specchio, per vedere le fattezze sue, che aveano fatto così bella, e ricca preda. Finalmente parendogli che fosse giunta l’ora d’andarsene, si levò sù, e con inchini studiati più di prima, e con le più dolci parole, prendeva licenza dalla garbata fanciulla, e già avea posto il piede sul primo scaglione per andarsene, quando ella scambiata la lusinghevole vocina, in una vociaccia adirata: olà, gli disse, oh! vassi egli via a questo modo? Rimase il Giovane stupefatto a tal novità; ma finalmente udendo di che si trattava, aperse gli occhi, e vide, che egli era in una casipola, fornita con un intonaco di calcina, la quale al primo gli era paruta un palagio; onde posto la mano nella scarsella, ne trasse fuori mezzo scudo, e diedelo alla Ninfa sua, la quale più che prima adirata ne lo rimproverò e tanto disse, che il Giovane v’aggiunse una moneta di valsente maggiore; parendogli d’aver tocco il Cielo col dito, d’aver salvate due altre monete che avea in borsa. E già se n’andava a’fatti suoi, quando a mezza scala sentì a stridere un usciolino, e gli si affacciò un Uomo, che avea un ceffo oscuro da atterrire Orlando, con uno spadone rugginente in mano; il quale quasi fosse quivi apparito per difendere la Signora, che avea sentita garrire, fece arricciare tutti i peli del corpo al Giovane, e fra le bestemmie, e le minacce, volle fino alla borsa, non che tutto il midollo di quella. ◀Exemplum ◀Nível 3

Metatextualidade► Tutte le cose, che possono giovare all’Arti utili, o alle dilettevoli ancora, meritano d’aver luogo in questi Fogli. Mi giungono due notizie, l’una è una ricetta per fare un dilicatissimo rosolio di noci; l’altra è un’invenzione, o metodo nuovo di riempire i materassi d’un letto non di lana, nè di piuma, di crini, o d’altro pelo; ma d’aria, per avere un letto morbido, e soffice, che non possa essere uguagliato da altro letto del Mondo. O vero o falso che sia l’uso d’esso letto, l’invenzione è capricciosa, e il lavoro è di tale industria, che sarà forse grato il leggerlo per la sua novità. Nel presente Foglio darò la ricetta del Rosolio, nel venturo la relazione del letto, per essere alquanto lunghetta. ◀Metatextualidade

Nível 3► Citação/Divisa► Scegli noci non troppo verdi, nè secche, ma tali, che di dentro il gariglio sia buono a mangiare, e il guscio non affatto duro. Coglile dall’albero con mano, non battute con pertica. Attendi tempo asciutto, e vedi che non abbiano macola. Nettale è (sic.) asciugale diligentemente, con bianchissimo pannolino di bucato: e non vi lasciare picciuoli, se vi fossero rimasi. Appresso gittale col mallo intorno come sono, in pulitissimo mortajo, e soppestale col pestello, finchè tu n’abbia una specie di pasta; la quale metterai in un vaso capace di terra, versandovi sopra per ogni decina di noci una boccia da mezza lira di squisita acquavite. Tura il vaso con pannolino a più doppii, e sopravi cartapecora, nè lo toccherai più per due mesi: a capo de’quali colerai quanto hai nel vaso per un pannolino di bucato più volte, scambiando ad ogni colatura il pannolino. Misura il tuo liquore, e giungivi per ogni boccia quattr’once di zucchero, e così rimettilo nel tuo vaso, che avrai prima fatto lavare, e nettare. Tura di nuovo il vaso come prima, e lascialo un mese. Allora feltra il liquore un’altra volta, che sarà maturo, e chiaro: mettilo in pulite bottiglie, e con diligenza turate, per valertene quando vorrai. Non avendo questo rosolio grato colore all’occhio, glielo potrai far acquistare, pestando con le noci alquante foglie spicciolate di papavero di campo; fa tuo conto una brancata per decina di noci, o per ogni boccia d’acquavite, e avrai cosa gratissima a gusto. ◀Citação/Divisa ◀Nível 3

Metatextualidade► Non so qual Uomo di buon umore, a cui toccò nella vigilia di Santa Marta d’essere capo d’una compagnia, ha descritto in qual modo gli riuscì l’uffizio suo, in un Sonetto, e desidera, che venga da me pubblicato, promettendomi che se questo riuscirà grato al pubblico, me ne manderà anche altri, di tempo in tempo con sue polizze, e scritti sopra diversi capricciosi Soggetti. Lo stile ha quel colore che più conviene al genere della Poesia piacevole, e vi si vede una diligente imitazione de’buoni Poeti, che l’usarono ne’tempi migliori. ◀Metatextualidade

Nível 3► Citação/Divisa► Lunedì sera alla Sagra son stato

Di santa Marta, e vi feci Osteria.

Poichè fui capo d’una compagnia,

Che con le cerimonie m’ha pagato.

Per primo uno Spilorcio aveva a lato,

Che diceami all’orecchio: In cortesia

Dimmi quanto t’ho a dar per parte mia;

Che sì, che avrò a sborsar più d’un ducato?

Col vicino una Donna fea all’amore;

D’invidia un altro poi canterellava;

E al stomaco una brutta avea dolore.

V’era un altro, che meco si lagnava,

Perch’era garbo dei sfogli il savore,

Uno taceva, e per venti mangiava.

Un v’era che studiava

In barzellette, e rompeva la testa,

Un altro il vin l’avea concio da festa.

Per me fu la tempesta,

Ch’or mi rompeva un piatto, ora un bicchiere,

E borbottando chiedeva da bere.

Tutti prendean piacere

Di veder a mie spese questo spasso,

E con voci ajutavano il fracasso.

Poi quando ognun fu lasso

Di bere, di mangiar, di far rovina;

Disson: Ci rivedremo domattina.

Non so se sieno in brina,

In vento, in ombra, disfatti, e spariti,

Che più non gli ho nè veduti, nè uditi.

Io rinnovo gl’inviti,

L’anno venturo in tal sera v’aspetto,

Compagni, all’ore ventiquattro a letto. ◀Citação/Divisa ◀Nível 3

Persone, ch’esibiscono la loro capacità.

S’insinua a chiunque volesse provedersi d’un Fattor di Campagna, qualmente si esibisce per tal sorta d’impiego un soggetto pratichissimo della professione, d’età d’anni quarantanove, libero di Moglie, e Figliuoli, capace di scrittura, e buon registro, intelligente d’agricoltura, e versato in tutto ciò che si conviene ad un vero Fattor di Villa. Il ricapito per chi lo desiderasse, sarà alla Bottega d’Acque del Sig. Zuanne Griti sotto li Portici a Rialto; e le informazioni le prenderanno da quei Soggetti, che dall’esibitore li verranno indicati.

Case da Fittare.

Casa d’affittar con tutte le sue comodità in Salizzada a S. Pantaleone in faccia a Kà Arnaldi, paga all’Anno Duc. 60.

Chi vi applicasse parli col Barbiere vicino appunto a Kà Arnaldi.

Casa d’affittar con Riva, ottimo Pozzo, magazzini per Mercanti, e divisa in tre nobili Soleri, in Contrada di Santa Maria Mater Domini, paga all’Anno Duc. 170.

Chi v’applicasse parli col Fabbro in calle di Sant’Agostino vicino al Ponte.

Casinetto d’affittar con tutte le sue comodità, con Orto sopra la strada a Carpeneo, paga all’anno D. 50.

Chi applicasse parli col N. H. s. Zuanne Foscarini a S. Tomà.

Chi avesse bisogno d’una camera fornita propriamente per uso di Casino per il Carnevale, o pur annualmente, in calle del Redutto, parli con la Signora Vicenza Savioli Conciateste in detta calle, anzi in detta casa.

Legni arrivati.

Adì 17. Luglio. Pieligo, Patron Giacomo Gienzo, venuto da Capo d’Istria, e Palma nova, con 50. Libre cantarelle. 2. car. Gripola. 2. Fag. Persutti. 1. Sacco cera vecchia. 500. Doghe.

Detto. Pieligo, Patron Cristofolo Lucovich, venuto da Cattaro, con 3826. Pezze Formaggio Morioto. 1712. Pezze detto Morlaco. 4. Miera Scodano. 2. Miera catrame. 7. Miera Pegola. 2. Fagottini Seda. 2. cavezzi Bedena. 1. Rodolo Rassa. 1. Fag. e 1. cassetta cera.

Detto. Pieligo, Patron Francesco Lazari, venuto da Cattaro, con 2. cai Oglio. 5681. Pezze Formaggio Moriotto. 1158. Pezze detto Morlacco.

Detto. Pieligo, Patron Iseppo de Rossi, venuto da Zara, con 4. cai Oglio.

Detto. Pieligo, Patron Giacomo Balielo, venuto da Spalatro, Sebenico, e Zara, con 4. cai Oglio. 3. Miera Strazze. 4. Miera Ferro vecchio, e vero rotto. 4. cai Sugo di Marasche.

Detto. Trabacolo, Patron Zorzi Supisich, venuto da Zara, con 3. cai Oglio.

Detto. Trabacolo, Patron Simon Todero, venuto da Zara, con 4. cai Oglio.

Detto. Trabacolo, Patron Antonio da Zara, venuto da Pago, con 104. Mozza Sal.

Detto. Pieligo, Patron Anzolo Balielo, venuto da Segna, con 14. colli cera. 440. Stanghe da calesso. 300. Subi. 100. Libre Rame vecchio. 630. Mazzi Doghe.

Detto. Peota, Patron Iseppo Furlan, venuto da Sinigalglia, con 2. Sacchi Bottane. 8. Balle, e 9. Fag. Sponze. 23. Fagotti dette Fine. 1. cassetta, e 7. Bar. Mastici.

Detto. Pieligo, Patron Zanin di Grassi, venuto da Capo d’Istria, con 4. cai Oglio.

Detto. Pieligo, Patron Zuanne Baffo, venuto da Vegia, con 124. Remi di Fagher. 187. Padelle di Fagher. 160. Subi. 70. Stazze da calesso. 13. Mogliazzi Ton cotto.

Detto. Trabacolo, Patron Nadal Scropanich, venuto da Zara, con 5. cai Oglio.

Detto. Trabacolo, Patron Zorzi Garofolo, venuto da Zara, con 4. cai Oglio.

Detto. Pieligo, Patron Anzolo Bergamin, venuto da Marcasca, Spalatro, e Zara, con 4. cai Oglio.

Detto. Trabacolo, Patron Vicenzo Premuda, venuto da Pago, con 100. Mozza Sal.

Detto. Pieligo, Patron Zuanne Chiole, venuto da Traù, con 6. cai Oglio. 2. Miera Lana a refuso. 2. Fag. cera. 2. Fag. Becchine, e Scorzi di Pecora a refuso. 1. cassetta cera zala, e coladure. 1. Rodolo Rassa in più cavezzi.

Detto. Pieligo, Patron Andrea Zanchi, venuto da Marcasca, e Spalatro, con 600. Oche Lana. 1. Fag. Becchine. 1. Rodolo Rassa, e Bedena in più cavezzi. 1. Fagotto Rame vecchio. 1. Fag. Panno di ritorno. 1. Sacco Galette. 11. cai Oglio. 1. collo, e 2. Fag. cera zala. 1. Sacco Pelle di Lepro. 40. Fassi Fero. 4. casse candelle di Seo di Tramesso.

Detto. Pieligo, Patron Antonio Tramontin, venuto da Zara, con 4. cai Oglio. 2500. Oche Lana. 1. cassetta candelle di Seo di Tramesso.

Detto. Pieligo, Patron Valerio Crebava, venuto da Spalatro, Sebenico, e Zara, con 3. cai Oglio.

Detto. Trabacolo, Patron Michiel Gasparovich, venuto da Zara, con 3. cai Oglio.

Detto. Pieligo, Patron Nicolò Barichievich, venuto da Comisa, e Zara, con 2. cai Oglio.

Detto. Gallion nominato Santissima Concezion, e Sant’Iseppo, Capitan Domenico Picello, manca da Santa Maora 45. giorni, e da Corfù li 23. Giugno, Parcenevole D. Conte Giambattista Cogò Sordina, e compagni, con 32. Botte, e 8. car. Oglio. 226. Mozza Sal. 600. Libre Vero roto. 1. Mier, e mezzo Buei Salati.

Detto. Trabacolo, Patron Anzolo Vianello, venuto da Pago, con 130. Mozza Sal.

Detto. Nave nominata S. Giambattista, e S. Biasio, Capitan Zuanne di Stefano Marasi Raguseo, manca da Genova li 13. Maggio, da Livorno li 11. Giugno, da Messina li 28. detto, e da Ragusi li 16. Luglio, Parcenevole D. Franceso Bersacina, con 1. Barila Vin di Cipro. 1. cassa Siroppo. 11. Pachi, e 32. mezzi Pachi Vacchette. 3. cassette, e 6. casse Vin. 2. casse, 2. mezze casse Vin, e Acqua Odorosa. 6. Fardi, e 4. Fardetti Scavezzoni. 11. casse, e 12. Zuroni China. 2. casse, 2. Balloti, e 2. Barille Droghe. 3. car., e 4. Bar. Farina di Amito. 2. Balle Garofoli. 2. casse Goma. 2. colli, e 2. Balle Sabadiglia. 1. cassa Spoletti di Scavezzoni. 2. Fardi, e 1. Sacchetto Salappa. 6. Fardi canella. 2. casse Mascavado. 3. Bar. cacao. 1. Zuron Endego. 4. Fusti, e 3. Botte Senape. 1. Balla Pevere. 40. Giarette Miel. 157. Pezzi Legno Campeggio. 4. casse Zuccaro. 22. Botte Zenzaro. 1. Fag. Pano di Padova di Pezze 2. 22. casse Moscato. 8. Botte Cassia. 5. casse Marmi. 10. Botte Mandole. 40. Balle Lana Lavata. 5. Balle Libri. 1. Botta Verderame. 1. Ballotto Sparto. 19. Pezzi Legno San Sebastian. 13. Pezzi detto Ebano. 1. Fag. Rassa. 1. Fag. carta. 1. Tagio Perpetuelle. 1. Barilotto, e 2. Damegiane Oglio.

Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 1. Agosto 1760.

Lione Ducati- 58 7/8 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno.

Bolzano Soldi- 132 per un Scudo da Carantani 93.

Roma Scudi Oro Stampe 63 ¾ per Ducati 100. Banco.

Napoli Ducati Regno 121 per Ducati 100. Banco.

Firenze Scudi- 80 ¼ Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco.

Livorno Pezze da 8/r 104 7/8 per Ducati 100. Banco.

Milano Soldi- 155 ¼ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali.

Genova Soldi- 94 ¼ per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco.

Anversa grossi- 95 per un Ducato Banco.

Amsterdam grossi- 90 ¾ per un Ducato Banco.

Amburgo grossi- 86 per un Ducato Banco.

Londra Sterlini- 52 per un Ducato Banco.

Augusta Taleri- 99 ¾ per 100. Ducati Banco.

Vienna Fiorini- 191¾ per Ducati 100. Banco.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

Avviso a’Signori Associati

Il giorno de’sei d’Agosto s’apre la nuova associazione, essendo terminati i mesi sei dopo il principio della Gazzetta. Cominciando il semestre nuovo, s’avvisa que’Signori, i quali hanno pagato per li sei mesi trascorsi; che l’ultima Gazzetta d’essi mesi sei sarà il numero 52. Pel Foglio 53. s’attenderà al solito posto, che chi vuole proseguire confermi la grazia col suo assenso, e segni il suo nome per gli altri sei mesi venturi.

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