La Gazzetta Veneta: N. 41

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N.° 41.

Mercoledì addi 25. Giugno 1760.

Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

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QUando (sic.) la paura entra nel corpo, fa come vuoi, e ammonisci quanto ti pare, che pesti l’acqua nel mortajo. Molti ci sono, che spiritano a vedere un ragnatelo. Quasi tutte le donne, s’esce un topo, e passa di quì colà, stridono, e tremano. E tuttavia si può vedere animaletto più pulito, più lucido, con occhiolini più vivaci di un topolino? Maladetto Gazzettiere, dirà alcuna, che legge queste lodi. Oh! può egli essere, che paja bello un sorcio? Ma torniamo al filo. Tante sono le paure, che non si può noverarle. Fra gli altri paurosi non pochi sono quelli, che all’udire lo strepito d’un’archibusata si turano gli orecchi, e più ancora gli altri, che non possono sentire per l’aria lo scoppio de’tuoni, e quell’ampliamento di fracasso, che vanno facendo per un pezzo di tempo. Chi si rinchiude in una stanza all’oscuro, e ad ogni lampo china il capo, e dice Oi; chi scende nella cantina, un altro va a letto, e si rinvoglie nelle coltrici, col cucino sul capo.

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Exemplo

Fra siffatti uomini atterriti da questo romore io ne conosco uno, il quale levatosi la State, apre la mattina le fenestre e scorrendo con gli occhi dall’Est all’Ovest, e dal Nord al Sud, s’egli vede un nuvoluzzo, dice di subito: Addio faccende; e se quel giorno si trattasse della sua rovina egli si move come se fosse fasciato. E pure non è sì benestante, che non avesse gran bisogno di moversi; perch’egli alle volte ha poco di che mangiare. Poche sere fa egli s’era provveduto per la cena d’una coppia d’ova, e d’una cartuccia con un poco di burro per friggerle in un tegame, e andava pian piano alla cucina con un ovo per mano. Era appunto arrivato in sulla soglia d’essa cucina col pensiero tutto rivolto alla sua cenetta, quando improvvisamente scoppiò un altissimo fragore di tuono; ond’egli tutto attonito, facendo una soave esclamazione aperse le palme, e si lasciò cader l’ova; nè se ne accorse, se non quando vide quel giallore sparso sul terreno, e poco mancò, che non credesse, che le fossero state percosse dalla saetta.

Nível 3

Retrato alheio

Nella passata settimana fu veduta una compagnia di trenta Persone a pranzare sulla Riva degli Schiavoni all’aria aperta, per godersi mangiando il diletto di veder passare le genti, e far brindisi a chi voleano, e cui voleano invitar a bere. Non fu mai tanta allegrezza, e schiamazzo festevole in alcuna Sala, o Tinello del Mondo, quanto in quel pubblico convito. La soggezione non lascia trionfare; e gli studiati condimenti de’cibi non daranno mai tanto piacere a’palati, quanto ne diedero a que’compagnoni trenta libbre di riso, due castrati, che pesavano libbre settantadue l’uno in circa, due prosciutti, che ne pesavano trentadue, e pane, e cacio, e frutte a ceste; coll’annaffiamento di tre barile di vino. Gli stomacuzzi, che vivono a morselletti, e ricevono le cose masticate con fastidio, e beono in bicchierini a sorsi, non possono mai acquistarne quelle solide, e nerborute braccia, que’massicci muscoli, que’colori da maschi. S’invidiano mille cose inutili, io quella forza, e quella salute.
I Pittori hanno sempre dello strano, e del fantastico. Chi nol sapesse quasi per provverbio, legga le vite del Vasari, quelle, che scrisse il Ridolfi, e altre siffatte, che ne sono molte, e vedrà s’io dico il vero.

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Narração geral

Exemplo

Guido Reno celebratissimo Pittore quanto ognun sa, giuocava a carte disperatamente. Pentitosi di ciò raccolse non so quante migliaja di scudi, e volea investirgli in terreni. Un giorno non si potè più ritenere, e gl’investì sopra un tavolino alla bassetta per modo, che non gli rimase un quattrino. Non fu mai veduto a ridere tanto saporitamente quanto quel giorno. Anzi provava con argomenti, che avea fatto benissimo: che difficilmente avrebbe trovato fondi sicuri, che sarebbe stato alle mani con Villani, che avrebbe avuto spavento delle gragnuole, e d’altre calamità. Il Tintoretto usciva di casa con lunga veste, e quando era piovuto, non curandosi mai di rialzarla di sotto la orlava di fango quanto potea. La Moglie era disperata, e gli dicea, vedi quà. Prendila così, alzala a questo modo, e massime quando tu sali sui ponti, o scendi da quelli avvertisci a quello che fai. Tu vieni sì imbrodolato, che sembri rinvolto nel pantano. Il buon Uomo impacciato, e voglioso di seguire le ammonizioni della Moglie esce di casa, che il fango era alto un dito, e salendo i ponti si tien su di dietro, e quando gli scende alza i panni dinanzi, onde se mai fu imbrodolato fu quella volta.
Tali sono i pittoreschi cervelli. È avvenuto a’questi dì un caso, che sempre più lo manifesta; ed è questo:

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Narração geral

un certo Legnajuolo, che lavora in casse avea di bisogno di farne dipingere parecchie, onde trovato un dipintore suo amico lo pregò a fare quell’opera.

Metatextualidade

(e avverti o Lettore, ch’io fo quì paragone de’cervelli pittoreschi non del loro sapere, che non dicessi: oh che hanno che fare i pittori nominati di sopra con questo?)
Il dipintore disse che sì; ma ch’egli avea bisogno di Danari, e che gliene desse una porzione, prima che si mettesse a lavorare. Così fu fatto. Ne’primi giorni il lavoro andò innanzi; ma fra poco venne dal Dipintore tralasciato, per modo, che non lasciandosi egli più vedere, il Legnajuolo fu obbligato a chiamare un altro di quell’arte, perchè lo guidasse a fine, e così fu. Avvenne per caso, che riscontratosi il Legnajuolo col primo Pittore, si querelò seco agramente che l’avesse piantato in tal forma, e si dolse della poco buona fede, con cui s’era diportato seco. Il Pittore posta la mano nella scarsella, senza punto scusarsi, nè dire parola gli sborsò i Danari, che ricevuti avea, e gli volse taciturno le spalle. Giunto a casa sua scrisse al Legnajuolo una Lettera in cui gli diceva; ch’essendo egli uomo di sentimento fino, e delicato, deliberava d’avvisarlo d’una cosa francamente, cioè ch’egli avea risoluto d’ammazzarlo la prima volta, che trovato l’avesse; e che perciò si guardasse bene dall’andare disarmato, perchè in ogni modo egli volea cacciargli lo spirito fuori del corpo. Il Legnajuolo ricevuta la Lettera, e pensando che l’armi sue egli era usato ad adoperarle sull’asse, e sui travicelli, ebbe ricorso alla Giustizia, e quivi fece palese, che la sua sega, e le pialle erano arme disuguali da opporle alle spade, e agli stocchi. Fu ordinato a’Birri, che andassero incontanente in traccia dello Scrittore della Lettera, i quali ne lo trovarono appunto, che con uno spadone sotto al braccio coperto dal mantello usciva di casa in traccia del suo nemico; e lo condussero per altra via alla Prigione.

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Narração geral

Diversi uomini incarcerati Sabato verso le ore diciannove furono vicini a sciogliersi dalle Prigioni. Abitavano essi in due Stanze, che vicinavano insieme. Accordatisi, non so come, quelli che rinchiusi erano nella Stanza più interna, forarono un tramezzo, che gli segregava, ed entrarono nella più esterna, e quivi tutti insieme congiunti, tanto fecero, che fatto un foro anche in questa riuscirono nell’Andito delle Prigioni. Provveduti erano d’arme da fuoco, e da taglio, onde colti i Custodi all’improviso (sic.) gli sbigottirono, e uno di quelli percossero con gravi ferite. Gridavano i Custodi che si chiudesse ad alta voce, onde un cert’omicciato avvezzo a portare acqua alle Prigioni udendo il romore, e a gridare serra serra, uscito della Corte, tirò a sè il maggior portone, e lo serrò col chiavistello di fuori. I Birri avvertiti rimediarono al disordine, e di nuovo incarcerarono gli usciti, il numero de’quali vien diversamente specificato.
Avviso

Metatextualidade

Di Giovambatista Pasquali~i Librajo in Venezia~i a S. Bortolamio, sopra il Dizionario Universale di Commercio dei Fratelli Savary.
Di quanta utilità sia stato giudicato questo Dizionario di Commercio, ne sono prova evidente le varie Edizioni fatte in diversi luoghi, e in lingue differenti. Nè può esser di meno, essendosi state trattate in esso quelle materie, le quali interessano il Pubblico, e il particolare; e da tali Autori, che più d’ogni altro erano in istato d’intraprendere una tal Opera, e di ridurla alla sua perfezione. Io, che sempre ho pensato, per quanto potessi, di giovare all’Italia, m’accingo a dar tradotta la presente Opera con tutte quelle Addizioni, che sono uscite fino a questo tempo; anzi con altre dilucidazioni, e notizie, che risguardano particolarmente la nostra Italia, colle quali mi lusingo di rendere il Dizionario più compiuto. Pel qual effetto supplico tutte le Persone, che hanno a cuore l’utilità generale, o il loro particolar vantaggio, di benignamente volermi somministrare quei lumi che avessero, relativi alla materia del Commercio presso di noi; sicuri, che ne sarà fatta la dovuta menzione delle loro Arti, e Manifatture; o se lo permettono, del loro nome, colle osservazioni, instruzioni, progetti, e memorie, che mi facessero avere. Per maggiore commun profitto intendo poi di unire al Dizionario Universale di Commercio anche il Trattato del Perfetto Negoziante; e perchè tratta della stessa materia , e perchè provegnente dalla stessa penna. L’Opera così tradotta sarà di 12. Toni in 4. con buona carta, puliti caratteri, e con quella correzione, nella quale prometto di usare la più possibile diligenza. Propongo la medesima al Pubblico per via di Associazione; nel che mi consola il potermi persuadere, che m’abbia egli trovato fedele adempitore anche negli altri miei impegni. Pei Signori Associati il prezzo d’ogni Tomo sarà di lire undeci Moneta Veneta; con questo però, che paghino un’anticipazione: per quelli che non si associassero, mi riservo sul fine dell’Opera a stabilire il prezzo, siccome ho fatto in tutte l’altre mie Edizioni. Ed avendo gli illustri Autori di questo utilissimo Dizionario formato della sola Voce Commercio un grosso Volume prendendolo in tutte le sue viste, e conducendolo per tutta la sua estensione; penso per utile maggiore del Pubblico, di cominciare la stampa da questa Voce, la quale formerà due Tomi in quarto, e poscia continuare l’Opera dalla Lettera A e seg. fino al fine. Da questo giorno si riceveranno li Nomi de’Sig. Associati, previo l’esborso di Lire undeci per anticipazione, e li loro Nomi saranno stampati secondo l’ordine con cui si daranno in Nota al fine d’ogni Tomo. Si riceveranno le sottoscrizioni oltre al mio Negozio, anche dal Sig. Giovambatista Novelli, Librajo pure in Venezia.

Venezia, questo dì tre Giugno 1760.

Il Signor Giambatista Pasquali in tutti i Libri da lui stampati da fatto sempre un’ottima scelta, e ha grandemente ajutati gl’ingegni, e le arti. I Dizionarii fino a quì pubblicati da lui, dismostrano ch’io non m’inganno punto a dare questo giudizio della sua cognizione, e diligenza. Molti sono anzi infiniti i Libri; ma pochi quelli ne’quali una vera utilità si rinchiuda; perchè gli Scrittori sogliono amar più un proprio, e loro particolare argomento, che quelli che si stendono, al vero, ed effettivo profitto comune. Chi fa il commercio essere sangue, e vita delle popolazioni, conoscerà quanto utili debbano essere tutti que’lumi, e tutte quelle notizie, che intorno ad esso s’acquistano. Il Dizionario de’Signori Savary è non solamente l’Opera migliore, che sia uscita alla luce; ma forse quella sola, che illumini universalmente le genti in tal proposito. Per maggiore intelligenza di chi legge l’Avviso stampato di sopra, aggiungerò quì un’osservazione quanto più breve potrò al penultimo articolo di quello. La sola voce Commercio formerà due Tomi in quarto. Il vocabolo Commercio preso per tutte le facce, e viste può comporre due tomi in quarto ripieni d’un’infinita varietà, e nel Savary gli riempie. Quando saprà ognuno, che il Commercio di tutte le Nazioni, e a parte a parte quivi compreso, vedrà ch’è vero. Io n’arrecherò innanzi il solo articolo del Levante, che servirà per esempio di tutti gli altri. Abbraccia esso tutto il Commercio, che fanno i Francesi, gl’Inglesi, gli Ollandesi, e gl’Italiani a Smirne, ad Alessandretta, ad Aleppo, a Sidone, a Cipro, alla Scala-nuova, a Costantinopoli, ad Alessandria, alla Rosetta, al Cairo, ad Angola, a Beibazar, sulle Coste di Barbaria, e al Bastione di Francia con tutti i luoghi di qualche traffico ad essi adiacenti, descrivendone i Mari per giugnervi, i Porti, le Città; e numerando i loro prodotti, e le mercanzie, tanto quelle, che vi si portano, quanto quelle, che di là si estraggono, colle loro monete, pesi, e misure, pareggiate colle principali nostre Piazze; e parimente le spese sulle merci, sì nell’andare, che nel venire pei diritti pubblici, o particolari, e coll’utile, che se ne ricava, quando sappiano prevalersi i Mercanti delle istruzioni, che si dan loro circa le mercanzie, che debbono condurre, e in quai luoghi , per maggior esito; o circa quelle, che debbono trasportare, per non essere ingannati. Oltre a ciò vi han luogo le convenzioni tra’Principi, le giurisdizioni de’Consoli, le capitolazioni de’Mercanti, con tutti i regolamenti spettanti in qualche maniera al Commercio. Pertanto da questo poco, che si è detto alla sfuggita, e in generale, rispetto al solo Levante, riducendolo più al particolare (il che già si fa nel presente Dizionario, e a proporzione, nel modo accennato di sopra, (sic.)) chi non vede, a quanto si estenda questa voce Commercio; mentre nel solo Arcipelago si vedono tante Isole, Amurgo, Andro, Antipari, Candia, Metellino, Milo, Micone, Nasso, Paro, Patmos, Policandro, Salonicchi, Samo, Santorini, Sichino, Sifanto, Schiro, Sira, Termia, e Tia. Dalla qual numerazione dovrebbero pure le nostre Città d’Italia restare persuase di voler mandare a tempo le loro notizie di manifatture, o d’altro, siccome vivamente vengono da esso Signor Pasquali pregate. Cose ritrovate. Chi avesse perduto un Orecchino trovatosi in Merceria a San Giuliano Giovedì passato, vada dal Reverendo Signor Don Bortolo Duramano a Sant’Appollinaire, che venendo col compagno, gli sarà restituito. Persone, ch’esibiscono la loro capacità. Ci è Persona che desidera di ritrovare in Venezia un’impiego da Scrittura semplice, e Doppia come più piace, impegnandosi essa inoltre ad ogni altro Registro a lei spettante, ed esibirà le dovute informazioni, a chi ne domandasse alla Bottega di Floriano sotto le Procuratie Nuove. C’è Persona, la quale s’esibisce per Segretario di Lingue, o Scritturale di Mercanti. Sta di casa alla Locanda dell’Elena in una corte dietro al Pistor a Sant’Appollinaire. Case da Fittare. Casino nuovo in campo a S. Stefano in faccia la Chiesa di San Vitale, appresso Kà Cavalli con ogni suo comodo, Mezzadi soffittati, finestre di lastre, matto che conduce l’acqua in Cucina, terrazzi di Marmorino. Chi vi applicasse parli con l’Aggente (sic.) di Kà Cavalli. Casa d’affittar al Ponte della Panada, in calle della Testa, ha due camere, Portico, caneva, Maggazino, Pozzo, e Riva, paga all’Anno Ducati 48. Le chiavi sono dal Gallinaro in faccia alla detta casa. Case d’affitarsi a S. Francesco della Vigna. Casa num. X in soler, sopra il Rio di S. Giustina con Riva, paga D. 70 Casa num. XI. in soler, paga D. 70 Casa pepian num. I. paga D. 16 Appartamento in soler nella Casa num. IV. cioè, camera, cucina, e soffitta, paga D. 30 Appartamento simile in soler nella Casa num. VII. paga D. 30 Casa pepian num. XV. paga D. 20 Le chiavi di dette Case sono da Francesca Segadiletta, abita in corte della Pietà, ove sono le Case stesse. Case da Fittare fuori di Venezia. Vicino alla Chiesa di S. Lazaro sopra il Terraglio. Casino con camere quattro, Sala, Graner, Barchessa con diversi luoghi, Scuderia, Tezza, Caneva, Forno, Pozzo, Casetta contigua da Gastaldo, con Orti forniti di Frutteri, con campi quattro circa A. P. V. il tutto cinto di muro, paga d’affitto all’anno D. 90 Chi desidera riceverlo in affitto parli con il Sig. Bernardo Fabris Agente di Kà Albrici, sta sopra il Terraglio al Palazzo di S. E. sopracennato. Picciolo Casino sopra il Terraglio vicino alle Grazie, paga D. 25 Chi vi applicasse parli con il detto Fabris. Legni arrivati. Adì 19. Giugno. Tartana nominata Madonna, e S. Giorgio, Capitan Lazaro Cochini, manca da Idra 2. Mesi, e mezzo, e da Maina 32. giorni, raccomandata a sè medemo, con 5000. cantara Valonia. Detto. Pieligo, Patron Nicoletto Passo, venuto da Vegia, con 150. Padelle di Fagher. 83. Stanghe da calesso. 93. Subi. 155. Remi di Fagher. Detto. Pieligo, Patron Piero Marcochi, venuto da Spalatro, e Zara, con 3. cai Oglio. 18. Mazzi Cordoani a refuso. 3. canevette Quinta Essenza. 1. cassa candelle di Seo di Tramesso. Detto. Pieligo, Patron Michiel Marchiori, venuto da Spalatro, Sebenico, e Zara, con 8. cai catrame. 5. cai Oglio. 1. Fag. Rame vecchio a reffuso. 3. canevette Quinta Essenza. 1. cassa candelle di Seo di Tramesso. Detto. Pieligo, Patron Michiel Marchiori, venuto da Spalatro, Sebenico, e Zara, con 8. cai catrame. 5. cai Oglio. 1. Fag. Rame vecchio a reffuso. 4000. Oche Ferro grezo a reffuso. 1. collo cera zala. 1. Fag. Pelle di Lepro. 1. Rodolo Rassa, e Bedena in più cavezzi. 1. cassa candelle di Seo di Tramesso. Detto. Pieligo, Patron Piero Vianello, venuto da Palaciol, con 79. Sachi Farina zala. Detto. Bracera, Patron Francesco Viezoli, venuto da Trieste, con 1700. Pezze Formaggio Moriotto. Detto. Pieligo, Patron Iseppo de Mondo, venuto da Spalatro, Traù, Sebenico, e Zara, con 6. cai Oglio. 3. cai catrame. 1. Fag. Rame vecchio a reffuso. 1. Fag. cera zala. 300. Libre Ferro vecchio. 2. Rodoli Rassa in più cavezzi. 500. Libre Vero vecchio. 24. Pelle Bechine, e Boldroni. 4000. Oche Ferro grezo in Mazzi a refuso. 1. Fag. Pelle di Lepro. 1. cassa candelle di Seo di Tramesso. Detto. Pieligo, Patron Elia Florio, venuto da Cattaro, con 3409. Pezze Formaggio Moriotto. 1074. Pezze detto Morlacco. 2. cassetta cera zala. 1. Fag. Seda. 1. Rodolo Rassa in più cavezzi. Detto. Pieligo, Patron Zuanne Fachinetti, venuto da Sebenico, e Pago, con 68. Moza Sal. Detto. Pieligo, Patron Battista Brunetti, venuto da Pago, con 100. Mozza Sal. Detto. Pieligo, Patron Zuanne Bottolo, venuto da Spalatro, con 3. cai Oglio. 4. Fag. cera. 2. cassette candelle di Seo di Tramesso. Detto. Pieligo, Patron Antonio Pavan, venuto da Pago, con 104. Moza Sal. Detto. Pieligo Patron, Zuanne Pavan, venuto da Pago, con 81. Moza Sal Detto. Pieligo, Patron Francesco Bottolo, venuto da Traù, e Spalatro, con 4. cai Oglio. 1. cassa cera zala, e colladure. 24. colli, e 4. Fag. cera. 854. Schiavinotti. 3. Rodoli Rassa in più cavezzi. 1. cassetta candelle di Seo di Tramesso. Detto. Martegà nominato S. Michiel Arcangelo, Patron Asumachi Carregiani, manca da Patrasso 27. giorni, raccomandato a sè medemo, con 5100. Pezze Formaggio Moriotto, compreso il rottame. Detto. Martegà nominato S. Spiridion, Patron’Elia Panagopulo, manca da Patrasso 27. giorni, raccomandato a sè medemo, con 5834. Pezze Formaggio Moriotto compreso il rottame. Detto. Pieligo, Patron Domenico Bori, venuto da Pago, con 60. Moza Sal. Detto. Bracera, Patron Giusto Scolin, venuto da Trieste, con 2200. Pezze Formaggio Moriotto. 10. Fassi, e 3. cassa Azzali. 1. cassetta Tamisi. 3. casse Acqua di Cilla. 6. Bar. Sortiti. 5. Bar. chiodi. 3. Bar. Ferramenta. 6. Balle Telle. 5. Bar. e 1. cassetta Ferro da colar. 1. cassetta Ottoni vecchi. 300. Libre Strazze a reffuso. Detto. Pieligo, Patron Michiel Passera, venuto da Trieste, con 189. Sachi cera.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.