La Gazzetta Veneta: N. 37
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N.o 37.
Mercoledì addi 11. Giugno 1760. Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.Ebene 2
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Allgemeine Erzählung
Quella Giovane, che si credea essersi annegata per la gran voglia di rendersi Monaca, è al presente viva e sana, in casa della Madre. Fuggì di casa la notte, fattosi con alcuni grembiuli un giubberello da mettersi indosso così a caso, e con certi pochi danari n’andò al Ghetto la mattina per tempo, comperò un vestito da maschio, e tondutisi i capelli s’imbarcò per la volta di Padova. Giunta ad Oriago, e conoscendo quivi un buon Religioso, ch’era già stato suo Confessore domandò di parlare a lui; ed egli uscito non la conobbe dapprima travestita a quel modo, ma pur vedendola a piangere, e confortandola come se un Giovane fosse stata, intese da lei chi ell’era, e che l’era fuggita di casa sua con intenzione di farsi Cappuccina, e ne lo pregò caldamente a prestarle la sua assistenza. Il buon Religioso, veduto l’imprudente principio della fanciulla, che per sì strana via intendeva di condursi a buon fine, parte con l’esortazioni, e parte con qualche saggio artifizio, la fece entrare in una barchetta vogata da quattro remi, e incontanente ricondurre in casa della Madre. Essa fanciulla è mezzo riscaldata la fantasia, sbalordita, agitata, e ha più bisogno di Medico, che di riflessioni, e d’ammaestramenti.
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Allgemeine Erzählung
La fortuna alle volte fa nascere certe piacevolezze, che sono di picciolo momento; e tuttavia danno di che ricreare gli animi di chi le ode; e que’medesimi, a’quali sono accadute, benchè in sul fatto n’avessero qualche dispetto, infine ne ridono quanto gli altri. Un certo Giovane pieno di spirito, e d’un umore piuttosto spensierato, che altro; per vivere lietamente, o forse per meglio attendere a’fatti suoi, ch’io non voglio affermare quel che non so, va la notte a dormire in uno stanzino dappresso a San Marco; dove non ha altro della roba sua, fuorchè quella che si porta indosso, e si spoglia la sera quando va a coricarsi. Tutte le sue camicie principalmente gli sono tenute in custodia da una Sorella, ch’egli ha, la quale si sta a casa in un’altra Contrada molto lontana. Poche sere fa giunge alla sua stanzetta molto ben tardi, e dice ad una Donnicciuola, che gli facea lume con un lumicino: Buona femmina, io mi ti raccomando. Svegliami domani a tale ora, perch’io debbo essere dinanzi ad un Magistrato. Vedi bene, che tu non mancassi; picchia forte, finch’io risponda, e sia desto. S’io non sono diligente guai a me. Mi può accader cosa di grave sconcio, se non mi trovo costà puntuale. Dice la Donna, posatevi con l’animo quieto; io vi dò parola d’essere all’uscio appunto allo scoccare dell’ora che desiderate. Buona notte. Entra il Giovane nella sua stanza, e facendo il caldo grande si spoglia in fretta; e come quegli, che non usa molta diligenza nel riporre le robe sue, quà si scalza, e lascia le calze, colà gitta il vestito, da una parte si sbraca, e lascia i calzoni. Spegne il lume, va tra le lenzuola, e trattasi la camicia la lancia lunge da sè fuori del letto, e così nudo, come nato era, comincia a dormire. Passano intanto le ore, e la buona Donna si desta qualche minuto più tardi, di quello ch’era stato ordinato: onde in fretta, e in furia corre all’uscio, e picchiando con una forza, che parea che lo volesse atterrare, grida su su, egli è tardi. Il Giovane si desta, e con gli occhi ancora mezzo chiusi balza in piè, e comincia a brancolare cercando della camicia, e non la trova. La maraviglia lo fa destare affatto, il dì era entrato per le fessure delle fenestre, onde vi si vedea benissimo, cerca di quà, rifrusta di là, non c’è verso, la camicia è sparita. Eravi nella stanza, come s’usa ancora in certi tinelli all’antica, o ne’Conventi un lavatojo con una conca di pietra molto ben grande, dove si lavano le mani, che peravventura era piena d’acqua, s’affaccia colà, e vedevi la camicia che lanciata da lui al bujo, vi s’era annegata dentro, piena come una spugna. Oimè, oh che farò io ora? gridava egli; e la femmina all’uscio gridava, che avete voi! aprite, se volete ch’io v’ajuti; siete voi ancora vestito? Ora comincio, rispondeva egli arrabbiato, come un cane. Aspetta, mettesi i calzoni, e apre l’uscio, con la camicia in mano, che colava acqua, e avea fatto in terra più rigagnoli, come una gran pioggia. Che è stato, dice la Donna? tu lo vedi risponde, la camicia mia è stata in molle. Che farò? di quà alla casa di mia Sorella è un trotto di Lupo; quì non ho camice, questa esce ora della mastella, debbo comparire al Magistrato, che farò io, che maledetta, sia la ventura mia; e in questo ecco che scoccano l’ore; ed egli maladice l’oriulo, e la camicia, e dice alla femmina accendi il fuoco. Essa mette legna nel cammino, accende uno zolfanello, e soffia; e intanto egli torce la camicia quanto può; e grida soffia, per amor del Cielo; e quando il fuoco è acceso, la Donna piglia di qua, ed egli di là, e cominciano a rasciugare il bucato. La camicia fumicava, la Donna toccala di quà, egli di là per sentire se la s’andava asciugando. Accosta un poco più da questo lato, accosta un poco più quà dove l’è increspata, che l’è più umidaccia, che altrove, l’accostano tanto, che il fuoco s’appicca ad una manica, che non se n’avveggono. Dice la Donna: Quì sa d’arsiccio: così pare anche a me, risponde il Giovane. Volta, vedi; ed eccoti da mezza manica verso alla spalla, che ardea com’esca. Oimè! grida la Donna; acqua acqua. Come, acqua? grida il Giovane, e stringendo in pugno la tela dove ardea. Tu gridi acqua ancora, che vedi, quel che m’ha fatto l’acqua? Infine l’ammorzò, e dall’una parte arsa, e dall’altra mezza molle ancora si pose la camicia indosso, e andò, come potè a fare le sue faccende.
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Allgemeine Erzählung
Ne’dì passati avvenne, che un certo garzonastro di mala vita, d’anni diciotto in circa, passando a Santa Ternita, vide un Fruttajuolo occupato in certi suoi fatti. E adocchiata la bilancia della Bottega, e mezzo Ducato d’argento là da un lato, credendosi di non esser veduto, diede su l’ugne all’una, e all’altro, e se n’andò a’fatti suoi. Stavano alcuni a vedere quest’atto, ch’egli non se n’accorse, onde a pena ebbe tra le mani la roba altrui, gli furono dietro, ed egli messasi la via tra gambe andava suonando con la bilancia, che parea un Cavallo, che trotti con la sonagliera. Chi usciva di quà chi di là, che è stato? È un ladro: Sempre la gente crescea, e avea dietro le torme. Giunto a S. Francesco, e vedendo, che le gambe non gli poteano più valere, si lascia andare col capo in giù nel canale, per salvarsi nuotando. Le persone gridavano dalla riva, molti erano alle fenestre, egli menava le gambe, e le braccia; ma fu invano, perchè sfuggiti quelli, che lo inseguivano in terra, dette nell’armata navale. Erano in acqua alquanti giovani, che nuotavano per sollazzo; i quali andatigli incontra lo presero, e lo diedero in mano a coloro, che gli aveano corso dietro lungo tempo. Questi, che aveano già ricoverato il furto da lui gittato via nel fuggire, pensarono per gastigo di lui, di far conoscere pubblicamente chi egli fosse, perchè da indi in poi la gente se ne potesse guardare; e preso un buon graticcio, e legatol su bene, acciocchè divincolandosi non potesse nè fuggire, nè farsi danno, quattro de’più vigorosi, presero le stanghe del graticcio dov’era disteso, e cominciarono a portarlo attorno per tutta la Contrada. Il numeroso Popolo, che dietro avea cantava le sue lodi, e fu in quel modo portato vivo sulla bara in trionfo per tutte le Fondamente nuove, e finalmente sciolto, e lasciato andare, con non so quante ceffate; e urli, e fischi, e risate dietro. Io ci giuocherei, che in suo cuore colui non ha fatto altro proponimento, che di furare un’altra volta con maggiore cautela.
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Favola
Fabel
Io non so se fosse una Viuola, o un Flauto; ma certo fu uno strumento da suono, il quale una volta sentendo uscire fuori del corpo suo quell’armonia, diceva fra sè: Oh! come trincio io bene l’aria! Io son pure maraviglioso, e grande è la mia sapienza, e attività, a dire che sò con l’arte mia tenere attenti cotanti orecchi intorno a me, e far aprire tante bocche attonite con la dolcezza di questo suono. E così dicendo voltatosi ad un Rusignuolo cominciò a farsi beffe del fatto suo, ch’egli non sapesse fare altro, che un verso. Rispose il Rusignuolo: Qualunque siasi il mio canto, esso vien fuori del corpo mio, e me lo fo da me, la mano, dell’uomo, acciocchè tu lo sappia, è quella, che ti fa suonare; e però non ti stimare gran cosa, poichè infine tu suoni quello che ti vien fatto suonare.
Metatextualität
Rispondo con questa favoletta a chi mi tenta, ch’io gli parli intorno alla forza di spirito delle Donne.
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Allgemeine Erzählung
In un Villaggio detto della Barthe di Rivière morì a questi giorni un Cerusico molto rinnomato detto Espagne. Era pervenuto all’età d’anni 112. nè mai cessò dal fare la sua professione fino all’ultimo giorno della sua vita. Fu ammogliato due volte, e la seconda prese Moglie d’anni novanta. Non fu senza frutto questo matrimonio, ma n’acquistò una figliuola, che al presente ha venti anni. In tutto il corso della sua vita non prese mai purganti, non si cavò mai sangue, e fu di complessione tale, che mai non venne da infermità veruna assalito, comecchè quasi ogni giorno si caricasse più del dovere lo stomaco di vino. Tali temperamenti sono rarissimi, e chi gli ha avuti da natura ha una delle più belle fortune, che si possano avere.