La Gazzetta Veneta: N. 31

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N.° 31.

Mercoledì addi 21. Maggio 1760. Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

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Dicono le Madri, quando si lagnano de’lunghi pensieri, che debbono sofferire nell’allevare i figliuoli, ch’esse portano talora invidia alla condizione delle Gatte, delle rondini, o d’altri animali. Passata la pazienza del poppare, e del portare l’imbeccata al nido, i figliuolini vanno a’fatti loro; e la Madre pensa a fruttificare di nuovo. Quì le poppe, la ciccia, le fasce. Crescono: eccoti la guardia a’saltellini, perchè non si rompano il capo; poi ne vengono i Maestri, o le Maestre, il cucire, se le sono femmine, e tante brighe, che non le direi in un anno. Ma parliamo per ora solo delle fanciulle. Sono cresciute oggidì le faccende. Se le son belle, si hanno ad accrescere le loro bellezze, se le son brutte, a diminuire i difetti. Alto quel capo, tu se’goffa, non tener le mani penzoloni; moviti con grazia, quando imparerai a tenere in capo la cuffia? e che fai tu di quella collana per traverso? E tante altre ammonizioni, che se ne comporrebbe un trattato. Oltre a tutte queste avvertenze ci sono oggidì delle Madri tanto caritative, e tenere delle proprie figliuole, che si mettono ad avere gli occhi aperti, e stanno vigilantissime, acciocchè le sappiano guidarsi bene con gl’innamorati; e hanno tolto quest’ufficio alle Balie, e alle vecchie fantesche di casa; le quali una volta prestavano ajuto alle loro figliuoline di latte, o padroncine. Non era bene lasciar nelle mani di tali genterelle, anzi genie questa faccenda, perchè uscendo poi di casa, indispettite de’Padroni, dicevano molte villanie, e cinguettavano, aggiungendo le favole alla verità.

Metatextualität

M’è pervenuta ne’passati giorni alle mani una Lettera, che fa prova della bontà di certe Madri per certe figliuole. E perchè potrebb’esser caro al Pubblico di vederla la ricopierò quì sotto, quale appunto fu scritta, senza punto cambiarvi dell’ortografia, nè de’modi per non contaminare l’ingenuità originale. Un Giovane partitosi da un luogo, lasciò una fanciulla, la quale per la lontananza di lui, è insospettita d’essere abbandonata. Gli scrive, e lasciando a mezzo la sua Lettera interrotta, la Madre supplisce al rimanente, il che si noterà con due diversi caratteri, perchè apparisca la diversità.

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Brief/Leserbrief

Lettera.
c. m. b. Il vostro charo charatere mi hano molto conzolata; perchè quando mi dite che state bene chuesta è per me la più gran allegreca, che posso avere. B. R. mi hano dato da parte vostra la chordela, e la schatola, e vi ringrasio; ma non vorei che voi credete, ch’io sono portata per i regali. Tutto quelo che mi mandarete mi sarano charisimo, perchè mi vengono dalla vostra mano, e lo riceverò per chuesto. Non vedo però nella vostra letera chuando avete intensione di tornare, e ho timore che starete più di chuelo che mi avete promeso. Non so chuelo, che mi sento, nè perchè vi dico cussì, ma io sono astrolegha. “Finischo la Letera io della mia figlia, la quale non hano potuto andar havanti per un gran male, che sono andata in chamera di là chon un grandissimo mal di testa; e doppo la vostra partenca è molto malinconicha, e non la poso straviare dal suo pensare. Vi pregho a schriverle speso, e senza vostro inchomodo, mandatele qualche bagatela perchè il vostro regalo l’hano molta chonzolata. Io prochuro di tenerla solevata, ma chredetemi che fazio fazio, e come dice el proverbio, pesto l’acqua nel mortaro. Finischo in pressa, perchè bisogna ch’io vada a tenderle, ch’ela mi chiama con una voce, che fa compasione che veramente si vedono che sta male. Conservatevi, e ricordatevi di noi, e vi reverisco con tutto il chuore.”

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Allgemeine Erzählung

Trovavami Lunedì verso le ore 23. in un certo stanzino con la compagnia del calamajo, e della penna, che in verità alle volte sono una seccaggine. Mentre ch’io stava pensoso, e forse di quello, che dovea riempire questo foglio, odo a picchiare all’uscio con gran forza, mi levo, e apro. Veggo un amico mio, stato lontano di quà parecchi anni, con una barba quasi di Filosofo, e con un cappellaccio a uso d’alacce di Poàna, che postosi il dito alla bocca mi fè cenno, ch’io tacessi. Ubbidii, ci ponemmo a sedere, ed egli cominciò, senza altre ceremonie, o saluti: Amico, e Fratel mio, io sono venuto a te, perchè t’amo come t’ho sempre amato; chiudi l’uscio prima. Chiudo. Bene. T’ho, come dissi, amato sempre, e ora per dimostrarti l’amor mio, sono venuto a farti il più bel presente, che mai potesse farti uomo alcuno. Lo ringraziai. Io voglio, proseguì egli, che noi due ci possiamo godere insieme mille anni, vivi e sani come pesci. Oh Dio! diss’io fra me, l’amico mio è pazzo; ma pure fatto buon viso, lo ringraziai, e lo pregai, che parlasse. Fratello, e figliuolo mio, diss’egli, sappi, che col continuo studiare, ho finalmente ritrovato una Ricetta da far sì, che la vita nostra sia durevole fino alla fine del Mondo, tanto che vedremo l’Anticristo. Io sudava tutto. In una Prefazione di Marsilio Ficino, proseguì, ho ritrovato la Ricetta; e sta sicuro ch’io prendo quel segreto da parecchi mesi in quà, e mi sento ringiovanire. Vorrei che aveste veduto le grinze, che avea. In breve m’addusse molte ragioni, per le quali mi provò, che una certa dosa d’Argento, d’Oro, e di Mirra mescolati insieme, debbono risolutamente incollare l’anima nel corpo, e non lasciarla più uscire di là, finchè dura il Mondo. Così detto, m’abbracciò, e mi lasciò la Ricetta, e volle ch’io la chiudessi a chiave in un cassettino, dove la tengo; per fargliela vedere, s’egli ritorna. L’ho ritrovato dopo, e me la raccomandò, pregandomi, ch’io l’usassi. E tuttavia egli è uomo d’ingegno, e di lettere, e da credergli ogni altra cosa fuori che questa. È ora partito da Venezia, e io fo sapere a benefizio comune, che posseggo questo segreto; il quale non verrà usato da me, perchè mi spiacerebbe molto, se lo prendessi e mi vedessi infine a fare come tutti gli altri, che non l’avessero preso.

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Allgemeine Erzählung

Osservasi, che gli animali avvezzi a vivere ne’Boschi, e per luoghi Salvatici in libertà; quando vengono rinchiusi, o addomesticati non prolificano più, dimenticatisi pel dispiacere della schiavitù, fino delle Leggi di natura. Con tutto ciò un Cervo, e una Cerva abitanti insieme, e custoditi da diciotto mesi in quà nel cortile d’una Casa, in cui dimora Giambattista Salvoldi Bottajo al Ponte di Cà Marcello a S. Pantaleone, fecero come se fossero stati ne’Boschi. La Cerva ingravidò, e finalmente pervenuta al tempo del partorire, dopo tre ore di gravissimi dolori, e di molte convulsioni, con gemiti, e smania, fece due cerviatti. Dopo tutta lieta, e festevole cominciò a fissar l’occhio ne’parti suoi; i quali subito si rizzarono, e cominciarono a saltellare destri, sani, e gagliardi. Il Padre Cervo ingelosito a vedere questa novità fu vicino ad ammazzargli, onde il Padrone d’esso lo tiene al presente custodito, e lontano dalla compagna; sicchè il povero Cervo continuamente smania, e sta malinconico per non vederla.

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Allgemeine Erzählung

Un Religioso Forestiero d’anni cinquanta in circa, Domenica alle ore 24. caddè sul Ponte di Sant’Giustina, e percosso il capo ne’gradini del Ponte, lo si ruppe vicino ad una tempia, e rimase mutolo, uscendogli sangue in gran copia. Non potendosi ricavare chi fosse, o dove abitasse, dopo averlo ajutato tre ore, lo condussero alcuni all’Ospedale di S. Pietro, e Paolo a Castello, dove morì a dì diciannove, cioè il giorno dietro.

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Fremdportrait

È molta consolazione d’un uomo il trovarsi in caso di poter vedere l’amore universale delle genti verso di lui; non minore allegrezza è quella di conoscere in sè medesimo d’averlo meritato. Il nuovo Reverendiss. Sig. Piovano di ò. Ternita facendo Domenica il suo Ingresso ha veduto di ciò una universale testimonianza, essendosi tutti gli abitatori della sua Contrada affaticati per dispiegargli il proprio compiacimento, e la festa del cuore. Tutta la Contrada parea un Palagio guernito di paramenti le fenestre, e le muraglie, con Quadri di molto pregio, e altri fornimenti vistosi all’occhio, e di valore. La calca per le vie fu grande d’Uomini, e Donne spettatori dell’apparato, e del giubbilo di quelle genti. Ad ogni passo, si può dire, incontravansi suoni, solennità, e letizia. Udivansi le lodi date da’poveri alla sua bontà, e diligenza, voci sincere, che vagliono più d’ogni pensato Panegirico . Sopra tutti i Parrocchiani si distinsero i Confratelli della Madonna del Monte del Santissimo Rosario in Corte della Vida, perchè oltre ad un’illuminazione di torce magnifica la sera, vi si vedea posto sopra la Porta della detta Cappella il Ritratto del detto Sig. Piovano, che di quanti gliene furono fatti venne giudicato il più somigliante. Fu questa un’opera del Sig. Giacinto Pasquali giovane d’infinita attività nell’arte sua, e diligentissimo nel rilevare i tratti dell’originale, e ricopiargli col suo pennello.

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Allgemeine Erzählung

L’altra sera ad una conversazione, dov’erano molti Uomini e Donne, venne introdotto un Forestiere, Uomo di lettere. Attende agli studj, e principalmente alle matematiche e alla storia, nelle quali è peritissimo; è nimico delle fantasie poetiche a spada tratta, e delle gentilezze delle buone lettere. Questo fa che riesca alquanto astratto, rigido un pochetto nel viso, parla breve, e con una faccia soda quasi sempre. Si bisbigliò nella Conversazione, ch’egli era un grande Uomo, e virtuoso, come in effetto è, onde tutti i Signori e le Signore gli fecero a gara cortesia, e lo tennero or l’uno, or l’altro in ragionamento. Una certa figuretta di Donna che vuole a dispetto del Mondo essere la più garbata di tutte, levatasi sù dal luogo dov’ell’era, andò innanzi al Forestiere, e fattogli un soavissimo inchino, lo pregò, che non privasse delle sue grazie la compagnia; ma cantasse un’arietta. Il buon Uomo, che non sapea di musica mezzo balordo, si scusò; e nessuno potea intendere, donde fosse nato nella Signora questo capriccio, il quale era venuto dall’aver udito, ch’era stato chiamato Virtuoso.
Segue la Descrizione della Chiesa della Pietà interrotta nel passato Foglio. Restano gli Altari sotto all’Imposta degli Archi; le cui mezzelune servono di Coretti, che guardano in Chiesa, e possono servire ad allogare anch’essi persone ragguardevoli, e Illustri. A tutti questi luoghi si sale per secrete scale, cavate con grande ingegno, e maestria fra gl’interni delle muraglie, e illuminate da certe graziose finestrette a’fianchi degli Altari, oltre alle scale principali, che conducono a’luoghi maggiori. Sopra a’sopraddetti quattro Archi minori sono nella Volta le Lunette corrispondenti a’Vivi di sotto, nelle quali v’ha altre quattro finestre, che anch’esse danno lume alla Chiesa; e tanto queste Lunette, quanto l’altre provenienti dagli Archi principali descritti di sopra terminano con la punta de’loro Spigoli nella circonferenza esterna della Cornice d’un Ovato, che adorna il mezzo della Volta, e racchiude una grande Opera di Pittura a fresco, di cui sarà parlato a suo luogo. L’Architettura della Cappella maggiore è una continuazione dell’Architettura medesima della Chiesa; se non che per essere lo spazio minore, non vi sono i Pilastri binati; ma da sè soli, piegati ne’cantoni nella medesima; onde accompagnano quelli dell’arco principale, che la divide dalla Chiesa. Lo Sfondo di questa Cappella viene determinato dalla larghezza di due Archi Laterali, che in essa vi sono; i quali Archi sono eguali a quelli della Chiesa ove son posti gli Altari. Questi due Archi sfondano in linea curva a guisa di due Nicchie, nelle quali vi sono due Porte, che vanno alle Sagrestie, ai Campanili, e ad altri luoghi a comodo della Chiesa, e dell’Ospitale: essendovi pure, e a fianchi delle Porte, e sopra delle medesime finestre diverse, che da diversi Piani guardano nella Cappella. In corrispondenza di questi due Archi vi sono sopra della Cornice, e dell’Atticinio, le Lunette includenti le due finestre che danno lume alla Cappella; le quali Lunette con li due Archi maggiori di fronte sopradescritti formano il Volto a forma di Vela gonfia; adorno anche questo di un’Ovato con Pittura a fresco, di cui si parlerà. Nel mezzo alla Cappella si è la Mensa dall’Altar maggiore isolata, di marmo da Carrara, con Tabernacolo del marmo stesso intrecciato di Lapis-lazuli; e adorno di sei Colonne isolate anch’esse di Ordine Corintio, con Basi, e Capitelli di gesso dorato. L’Architettura dell’Altare di marmo sopradetto, è appoggiata al muro di fronte; e s’innalza da terra con un Bassamento, che pareggia l’altezza de’Piedestalli della Chiesa, e della Cappella. Sopra di questo Bassamento, mediante i lor Quariscelli, s’innalzano quattro Colonne isolate, pur anch’esse di Ordine Corintio, le quali portano il Sopraornato con Frontispicio retto, e un altro Frontispicio a Sesta sopra di quello: ed a’fianchi dell’Altare vi sono due Statue rappresentanti l’una S. Pietro Appostolo, e l’altra S. Marco Evangelista. Tutte le parti della Chiesa, principali, e accessorie hanno buona armonia frà loro e col tutto; e tutte si appresentano all’occhio senza ingombramento, o confusione; onde si può dir questa essere una delle migliori Chiese moderne, che fin ora sieno state fatte. Avendo penetrato, che nella ventura Domenica nel Pio Luogo degl’Incurabili verrà replicato quell’Oratorio, che venne cantato con tanto applauso la Domenica delle Palme, e negli altri due susseguenti giorni, ne do avviso al Pubblico, perchè chi avesse Persone forestiere da far veder loro, o intendere le cose rare della Città, si possa di ciò valere. Persone, ch’esibiscono la loro capacità. Fra tutti i trovati dell’umano ingegno per dar diletto, non credo, che alcuno ve ne sia, il quale uguagli la piacevolezza de’giardini; che in poche quadre, e ben disposte ajuole presentano agli occhi una mirabile varietà, e in un breve cerchio di mura, se sono bene intrattenuti, mostrano quello che di più raro ha sparso natura in diversi luoghi. Tale prospettiva è gratissima non solo agli occhi; ma ristorativa dell’animo e del cervello. In essi Giardini l’industria umana semina, pianta, e conserva fiori, e frutti, che ne’Paesi nostri per sè non nascono, nè allignano, ma sono produzioni di lontanissimi Paesi, tratte fra noi dalla navigazione, e dall’arte del coltivare naturalizzati, e renduti nostrali. Quella rara vistosità, e fragranza di colori, e odori, e sapori diversi invitano gli occhi, l’odorato, le mani, e il palato, onde quasi tutti i sentimenti si trovano in un punto occupati in una dilettazione, che non ha violenza, e conforta, si può dire, senza che l’Uomo se ne avvegga. Di tutti i Popoli del Mondo squisitissimi sono in quest’arte i Francesi, i quali fanno continue sperienze, per migliorarla, e traggono dalle sperienze cotidianamente precetti. I loro Giardini sono quanta bellezza, e grazia può darsi al Mondo, e ben lo sanno coloro, che hanno veduto la Francia, ove tanti se ne trovano di pubblici e privati, principalmente in Parigi, e nelle vicinanze di quella Città. Tutto ciò è detto per dimostrare, che le Persone di quel Regno debbono naturalmente avere una finissima sperienza in tale arte, e che se ne’territorj d’Italia di sì buon’aria, e di correnti, e limpid’acque in ogni luogo forniti, alcun d’essi venisse introdotto, certamente migliorerebbe gli artifizj, e la grazia de’Giardini. Ricordo al Pubblico, che in Venezia trovasi al presente un certo Monsieur Goris Varlet perito coltivatore di Giardini. Sa egli coltivare ogni qualità di fruttifera pianta, d’agrumi, allieva, e nudrisce fiori d’ogni genere, fa difficilissimi nesti o incalmi, e gli riescono, ed ha una profonda intelligenza di semplici. Fa prendere alle piante quelle pieghe, che vuole per disegnare, e architettare verdure; fa scherzare acque, e in breve ha una perfetta cognizione di tutte le cose appartenenti a tele arte. Oltre a tutto ciò sa far vini a uso di Francia, e secondo altri usi forestieri. La sua dimora è alla Locanda di Sant’Anna in calle delle Prigioni; onde chi desiderasse l’opera di lui, può abboccarsi seco alla sua abitazione. Vi sarebbe Persona, che desidera impiegarsi per Agente di Campagna d’età di anni 30. in circa con Moglie, con ogni cognizione in materia di far lavorar terre, in somma tutto quello potesse occorrere a tal Agenzia, con tener esatto registro, e scrittura; e chi applicasse a tal Persona, Il suo ricapito è dal Sig. Zuanne Gritti Caffettiere sotto li portici a Rialto. Cose da vendere. Un Clavicembalo del Celebre Celestini, dipinto parte da Paulo Veronese, e parte dal vecchio Palma, Pittori Celeberrimi. Chi applicasse all’acquisto, parli col Sig. Girolamo Marcon Caffettier all’Insegna dell’Angelo Custode sotto le Procuratie Nove. Sei Tavolini di Pietra con piedi d’intaglio, e con gli ghiridoni compagni. Diverse Pietre Scritte, e figure di Pietra grandi, e piccole. Chi le volesse, domandi all’appalto delle Carte a San Marco di Michele Garbato. Cose ritrovate. Una Cagna moscata da Ragusi, con golziera; a chi mancasse porti i dovuti contrassegni alla Speziaria di Medicina in Pescaria a Castello, che verrà resa. Libri in Venezia. Istruzioni utili, e necessarie per tutti coloro, che bramano vivere in buona, ed onesta compagnia, e condurre nel Mondo una vita quieta, e felice. Opera ripiena d’eruditi, e piacevoli esempj è adattata ad ogni qualunque stato di persone del Sig. Marchese D. A. cioè d’Argens. In Venezia appresso Paolo Colombani in 8. val Lir. 1. Case da Fittare. Alla Ca Bresciana a S. Giovanni e Paolo in Ca Ferradini, sono due Camere con mobili da fittar. Case da Fittare fuori di Venezia. Una Casa d’affittar in Padova in Contrada di S. Zuanne; paga all’anno Duc. 30. Il ricapito è dal Sig. Girolamo Carminati Barbier a S. Maria Nova. Il Libro ricercato nella Gazzetta num. 28. Basilii Fabri Thesaurus Eruditionis Scholasticae. In Lipsia e Francfurt 1680. S’attrova in potere del Sacrestano della Chiesa Ducale di S. Giacomo di Rialto.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.