Spettatore piemontese: Num. 33

Permalink: https://gams.uni-graz.at/o:mws.5509

Nível 1

N.o 33.

Citação/Lema

. . . . Siquid ego adjuro, curamve levasso,
Quae nunc te coquit, & versat sub pectore fixa,
Ecquid erit pretii!

19. Marzo 1787.

Nível 2

L’umano Raziocinio (quella Facoltà, che, dalla Sfera delle Belve distinguendoci, sublimasi in energía la più eccellente Perfezione, che di propria natura irraggi nella cieca Circonferenza di quest’elementare Dominio) assai moltiforme ne’suoi Effetti ora in altrettanti brillantati Riflessi, quasi Scintille, risalta Spirito; ora, quasi listato di disparate Fantasíe, mostrasi altrui bizzarramente additabile Capriccio; ora incostante ne’suoi Gusti, e quasi per Accessi sospinto (schifo ad un momento; appassionato ad un altro: gaio, od accigliato; affabile, o brontolone: e che, risolto d’andare, ponsi agiatamente a sedere; o, stanco a piunonposso, divora pedone snello più Miglia) nommeno di quello, che segna le barometriche Tavole, nelle Variabilità sue all’altrui guardo misurasi Umore. Talora il medesimo arrotato alla Cote stessa della Difficoltà; od eccitato dagli Stimoli d’Emolazione, ovvero di Gloria, poggia Genio sublime pel Fastigio delle Arti, folgoreggiando d’una Luce, che offende le deboli Pupille Talora poi (secondochè o s’insinua sottile a spiare i Magisteri di Natura or nel cupo Seno della Terra, or tra’tumultuanti Abissi dell’Oceano, or nell’aeria Officina dei Turbini tempestosi: oppure, presidente all’umano Governo, o richiama alla morale Rettitudine i travianti Trasporti; o adegua sopra le Bilance d’Astrea i Civili, o Nazionali Diritti) spartendosi esso Raziocinio, quasi in diversi benefici Raggi, sotto il nome di differenti Scienze, eternizzasi di secolo in secolo sopra i custoditi Monumenti, sempre appurato di Luce maggiore. – Ora qualunque siano i suoi Progressi o nel sommettere al suo Calcolo le immense rotanti Sfere dell’Universo, determinata la Forza stessa, che nel loro orbital Moto le sospende librate; o nel dividere il settuplice Raggio a vederne risultare le infinite Mischianze de’Colori, che nella combinazione de’Primitivi spiccano o refranti, o riflessi dalle tenuissime superficiuzze degli illuminati Oggetti; o nell’estrarre quel sottilissimo prepotente Effluvio, che, permeando tutta la Natura nel suo più intimo seno, lavora gli occulti Germi delle Cose a penetrare gli organici Meandri dell’animale, o vegetale Mecanismo, ad indurirsi ne’Macigni, a costringersi ne’Metalli, a sfavillare nelle Gemme, a profumarsi nei Fiori, ad insaporirsi nei Frutti &c. qualunque siano i suoi Successi o nell’indagare quella sovraenergica Forza, che crollando sopra suoi Cardini la Terra concentrata in sua propria Gravezza, esala talora in ignei Torrenti per le spaccate Montagne; od attratta per tenuissime particelle a galleggiare in immense Masse per l’elastica Atmosfera, ivi o fermentando s’accende, spezzate con subiti Lampi, ed orrende Esplosioni le Nubi; o le vaste Cataratte in diffluenti Stille distribuendo, spargele sul Suolo ora spruzzante Ruggiada, or fecondante Pioggia, or rappresa Neve, ed or cristallizzata Gragnuola. – Qualunque, dico, siano i Vanti dell’umano Raziocinio, che nelle Matematiche, o Fisiche, o Mecaniche, od anche Politiche Cose facciano maggiore spicco, noi tuttavia costretti siamo a confessare, che i naturali Tentativi suoi nella più importante Scienza pell’Uomo (quella di rendersi felice) sono pur troppo tanto ancora indietro, quanto lo fossero nel corso de’Secoli antichi! – Dicami in grazia, chi volesse per avventura non ammettermi l’Asserzione, se, trovata la Maniera di moltiplicare i Quadrati delle Immagini nel Foco d’una Lente oculare, trovossi ancora il Modo d’affinare in guisa la Luce dell’Intelletto, da non discernere nei morali Oggetti, che quanto la Verità ignuda rappresenta, senza estranea Apposizione o d’Amor proprio, o di preradicata Prevenzione, o di Favore, Astio, Invidia, Gelosia &c! – Chi sottoposto alle microscopiche Osservazioni trova un Universo in un Atomo, potrebb’egli abbracciare nella comprensiva Mente, quale immenso Treno di Conseguenze annidinsi, quasi in Embrione, nell’indivisibile Punto di risoluta Intrapresa? – Chi determina il Centro comune di Gravitazione alle vaste differenti Masse d’un Sistema Planetario potrebb’egli determinare quel Centro d’Equilibrio, intorno cui rotasi librando l’Apparato controspignente di tanti contradittorii Desideri, Speranze, Timori, Sollecitudini, Azioni, Contrasti, Brogli, Gareggiamenti &c? – In somma potrebbero o ‘l Moto della Luce, o la Variazione Latitudinaria del Pendulo, o Barometrica del Mercurio arguire ugual Precisione morale o nell’apprezzare i precipitosi Momenti della diffluente umana Vita; o nel fissare l’occhio osservatore sopra le Alterazioni, che ‘l Carattere umano subisce, succedentisi a vicenda nella imprimevole Immaginazione o ‘l dilatante Dissipamento, o la costipante Avarizia, o la fervorosa Ambizione, o la languente Effeminatezza, o l’addensata Superstizione &c? – Problema somigliante al grande Alchimico Arcano, quello di diffondere tale serenità intorno l’Orizzonte della Mente umana, che, a somiglianza del Monte Ato, brillanti Raggi incoronino l’eminente Cima, mentre furiose Tempeste giù gli scorrano infrante pe’sassosi Fianchi!

Metatextualidade

– Dovrò io tuttavia palesare al mio curioso Lettore quanto intorno questo profondissimo Arcano udii già ragionarsi assai pericolosamente dal mio amico Monastico~i? – Ah non senza ragione io dissi assai pericolosamente, perchè io debbo precautelare chi mi leggesse, che io non potrei a meno di crederlo in qualche non lieve Rischio, per cagione del Carattere un po’entusiastico dell’anzidetto mio Amico! – Del resto io debbo quivi dire altresì,
che,

Nível 3

Retrato alheio

quantunque sia Monastico~i d’una assai rigida Religione, tutto è in lui amabile! – Virtù inaffettata! – Dottrina umile! – Costume grave! – Maniere affettuose, e cordiali! – Soda Pietà! – Amicizia sincera! – Rifuggiossi egli (dai tempestosi sconvolgimenti del Mondo quasi in dolce Porto) in un pio Romitaggio campestre: dove in Salmodie, Letture, Contemplazioni, e qualche manuale Esercizio destinato a pro della compassionevole Indigenza, già in gran parte saldato avea quella Piaga, che immatura Morte di prediletta Consorte, ed accumulati Cataletti di tre successivamente rapiti Figliuoli aveagli profondamente aperto nel più vivo del Cuore! – In somma ognuno forzato era a prestare debito Omaggio ad un Merito, cui Modestia verace, anzichè celasse, esaltava: ed una liberale Cognizione appurata nella Santità di soggiogato Costume rendeva la compagnia di Monastico~i sommamente desiderabile! –
Ma accostiamo omai il predetto mio Amico (se pur tanto è, che ‘l mio Lettore osi intervenire ad una nostra passeggiata, che fatta da noi in un memorabil Mattino, tenterò di sbozzargli davanti gli occhi dell’Intelletto con que’ più vivi colori, che mi sia possibile di adoprare).

Nível 3

Narração geral

– Io riscontrai Monastico~i giusto uscente del suo Convento per girne (tale era il suo Costume) ad allargare i suoi Pensieri nel solitario vicin Bosco allo spuntare dei primi Albori in una appartata Contemplazione.

Nível 4

Diálogo

– Quale sì sollecito Motivo (mi disse Monastico al vedermi) indussevi a lasciar vostro Riposo così per tempo? – Non mi credeste già (gli risposi) tanto mollemente indilicato da non saper preferire ad una soverchia Quiete ed il veder sorgere dall’Onde la rosea Aurora, e l’udir l’animata Musica dei mattutini Augelli, ed il respirar le fresc’Aure, Foriere profumate del Sole nascente! – ma preferibile sopra ogni altro Piacere voglio che crediate essermi questa mattina (motivo unico del venir mio) l’accompagnarvi nella consueta vostra Passeggiata! – Quando vi dilettiate di contemplativi Trascorsi (ripigliò Monastico avviandosi vero l’appartato Boschetto; ed io seguendolo allato) voi ne potete venir meco. Ma dubito assai, che Ricreazione monastica non gusti, cibo troppo secco, ad un Palato, che Sali frizzanti, e spiritosi Aromi delle cittadinesche Conversazioni disvezzato abbiano dalla sapidezza del Semplice, e Naturale! – Non fate, di grazia, tale torto al Gusto mio (soggiunsi allora al rispettabile Amico) nel credere sopraffatto da Sofisticherie artificiose quel puro primitivo Allettamento, che inimitabilmente spicca con energía dalla schietta, e semplice Natura! – Che anzi veggo io assai manifestamente, che niun’Arte può all’altrui Gusto commendarsi, se non in quanto tragga dalla Semplicità stessa di Natura quella Sorgente appunto di Piacere, che d’infondere intende in altrui. Così le Proporzioni più semplici in Architettura, gli Accordi più naturali in Musica, le Positure più comode in Ginnastica . . . . Potreste voi avere il coraggio (m’interruppe quì Monastico fissandomi attentamente) di trasferire questa vostra Teoría ad un Genere un po’ più alto? – alla Morale della Vita per esempio? – Certo (rispos’io) sarei pur d’avviso, che nella Condotta della Vita debbavi avere un certo Gusto, che fa preferire Massime a’Massime, Risoluzioni a’Risoluzioni, Abitudini ad Abitudini: il quale, come quello del Palato, ove preservisi nella naturale sua Energía (senza essere o rintuzzato da accidiosa Insipidezza, od incausticito da sovrafervente Fantasía) trova Allettamento ne’Piaceri alla Temperanza, negli Onori alla Medestia, nelle Ricchezze alla Generosità; e così di seguito: laddove un depravato Gusto . . . . Arrestatevi un po’ quì (ripigliò interrompendomi dinuovo Monastico)! – vennevi moi in mente di cercare fino a che grado di Felicità possa l’Uomo in questa Vita mortale, Duce seguendo la Ragione, pervenire? – Oh Monastico~i! (gli dissi) pensereste voi, ch’io avrei mai fatto il menom’ uso a proposito del Raziocinio mio, se applicato mai non avessi tale Facoltà ad una Ricerca, che sola può l’Uomo interessare appieno? – Ogni altra Indagazione, appartenga ella o alla Teoría, o alla Pratica, se sosserviente ad essa non è, appena può darsi montare a nulla! – Quand’anche inoltre l’assopito Intelletto obbliar potesse di rivolgersi da quella parte, credereste voi, che l’innata Propensione, i germoglianti Desideri, le anziose Irrequietudini stesse non velo stimolassero tosto? ben ho! – ben ho tentato ognora, Monastico, di trovare fra gli Spinai di questa Valle di lutto qualche riposto Sentiero, che guidasse l’incerta Speranza sopra la promessa Vetta d’un tale Azilo: dove nel grembo d’un filosofica Pace, nè gli spessi Conflitti delle tumultuose Passioni, nè la Tirannía del volgare Costume, o dispotico Impulso di freneticante Immaginazione, nè avventato Dardo di perseguitante Fortuna, o d’altrui Malizia, potesse di leggieri intorbidarmi! Ma (lasso!) l’inseguito malrispondente Successo a’miei Desiri solo me convinse di tanto, che o non è dato alla nostra Condizione mortale di vivere altrimenti, che col perpetuo digerire a vicenda il Senso, nel nostro cuore alternante, di Bene, e di Male (protrarre cioè, qual sogliamo, un’agitata Vita); od un così importante Arcano celasi inaccessibile alle inutili Inchieste mie! – Quando il ricercato Oggetto è Morcede degna dell’impiegata Fatica, il troppo tosto stancarsi in mezzo l’Opra sembra (rispose allora sommisterioso Monastico) sconfarsi alquanto ad un animo generoso! – Del resto (seguì egli) molte Cose cercansi invano entro immaginari Ripostigli, che, ovvie ad ogni Sguardo, gieccionsi inosservabili nella lor propria Appariscenza! – Voi non potete negarmi (ripigliai tosto io) che, perchè fosse assicurata costante, dovrebbe questa umana Felicità dipendere dall’Uomo stesso? – Che dico? Non è l’istessa Volontà dell’Uomo soggetta ad infinita Volubilità? Dunque sarebbe necessario, che la Causa, che ci renderebbe felici, nemmeno al mutarsi del voler nostro patir potesse Alterazione alcuna! – Or qual può essere Felicità involontaria! – Un Uomo, cui nulla manchi in Fortuna, Splendore, Gioventù, Robustezza; e che consapevole inoltre a se stesso d’egregi acquistati Talenti, e di rare Doti dell’Animo, che distintamente commendabile lo rendano presso i Concittadini suoi, goda ancora il dolce Conforto di leale Amicizia, di domestica Pace, d’aggradevole Impiego, di Reale Favore &c: se un tal Uomo voi mi supponete riflettente con compiacimento sopra il suo Stato presente, con ancora un più bel Prospetto da vagheggiare di porporeggiante Speranza nell’avvenire, voi gli vedrete sorridere in Volto, e trapelare dagli Occhi quella Contentezza, che nel Cuor gli risiede. – Ora con qual Metodo questo, qualunque siasi, Gradi di Felicità potrebbesi in lui stabilmente fissare? – come potreste, Monastico~i, arrestare sua Ruota alla Fortuna? – sue mobili Ali alla Giovinezza? – le Alterazioni sue alla Sanità? – Per qual Arte preservereste voi l’istessa Energía alla Mente? – l’istessa Fermezza all’Animo? – od in qual guisa infine sareste d’allontanar capace tutti quelli Accidenti, che possano o turbar l’Amicizia? – od inacerbire la Tranquillità nella Famiglia? – od attossicare l’Impiego? – o distruggere ogni Favore? – Voi vedete però, che piccola Alterazione sovraggiunta ad un solo di questi Capi basta a convertire in Cordoglio la più tripudiante Allegrezza! – anzi accrescete lor Influenza al più lieto Effetto: se Nube alcuna di minaccioso avvenire formisi di lontano a sbigottire l’apprensivo Timore, tosto ogni supposta Felicità volge costernata le spalle! – Ma non solamente questo: una lieve Immutazione nel Temperamento, una attizzata Passione, una piccola effervescenza subitanea d’Immaginazione schiantò sovente la più radicata, e più florida Contentezza! – Or che dovrò io conchiudere di tutto questo? – se l’Esperanza pur troppo vero conferma quant’ho sovraesposto, quale Speranza puocci ancor rimanere d’alcuna stabile Contentezza nel vertiginoso Stato di queste umane Cose? – quale può darsi Tranquillità nel perpetuo Flusso di precipitosi Accidenti? – sopra qual soda base fondar puossi la Speme di durevole Godimento, sovvertendo invidiosa Fortuna col suo Piccone i più immoti Stabilimenti? – od abbattendo Malattia, o fulminando Morte i più saldi Sostegni del nostro Conforto? – Infine quel superbo Vanto dell’umana Progenie, la Ragione, e la Virtù stessa (Dono sì fragile in così alterevole Temperamento!) potrebbesi gloriare, fuori d’un sognato Stoicismo, d’una più inalterabile Consistenza? – Voi vedete dunque, Monastico~i, che l’Arcano dell’umana Felicità è a me ignoto. – Se mai, siccome appare, penetrassero più addentro vostre perspicaci Pupille, fate che l’Ignoranza mia debba sapervene perpetuamente grado d’essere stata sopra sì importante Tema illuminata da vostra Saviezza! – Voi mi accorderete (disse quì Monastico) che qualunque Specie di Felicità umana possa sopra l’umana Ragione, quasi sopra Base, edificarsi, perlomeno debba essere ragionevole? – come sarebbe a dire? (soggionsi io) – Ciò (seguì egli) deesi intendere in due maniere. L’Uomo è un organico Individuo, che sopra la Riunione in se dei tre distinti Regni, Minerale, Vegetabile, ed Animale, innalza predominatore Raziocinio: il quale scientificamente sensibile di quanto entro, o fuori se accade, connettesi per Attaccamento proclive a quanto giudicando approva; e da quanto l’idea di Male al Giudizio schivo presenta il medesimo per Divorzio naturale rifugge. – Ora vi domando (richiesemi Monastico) se malcontento un tale Individuo di gravitare sopra questo Globo, che lo attrae, desiasse, come gl’immateriali Spiriti, di trasferirsi per Moto istantaneo; od, a guisa degli Augelli perlomeno, ovvero de’Pesci, travalicare o volando, o guizzando pei liquidi Regni dell’Aria, e dell’Acqua, credereste voi suo Desiderio ragionevole? – No senza dubbio (fui costretto a rispondergli)! – E ciò per la Ragione (seguitò Monastico) che quale sortì dalla Natura conformazione essere non può suscettibile delle sovramentovate Doti. Dunque voi dovete permettermi di sfrondare la composta Idea di quella umana Felicità, che cerchiamo, d’ogni tali, o somiglianti incompossibili Escrescenze. – Or che dirò se, concreto d’alterabili Elementi, e respirando una Vita precaria ad un sottile Mecanismo, con una assai estesa Circonferenza a tante nocevoli Cagioni esposta, desiasse il medesimo di non essere creato passibile od alla logorante Età, od alle Malattie voraci, od infine alla moltiforme Morte? – Desío irragionevole? e come tale da sfrondarsi anch’esso dalla sovragermogliante Idea d’una immaginaria Felicità umana! – Che dirò, se a far nascere (a proprio particolare Vantaggio) felice Risultato di accumulate Ricchezze, di splendida ereditaria Potenza, di folgoreggiante avita Gloria, di brillante naturale Spirito, allettante Avvenenza, Gioventù, Robustezza, volesse desiare il medesimo unicamente cospiranti le leggi dell’Universo, l’Economía della Natura, le Combinazioni degli Elementi, i Casi della Fortuna, la Volontà, e le Passioni degli Uomini &c? – Tutto? – tutto questo, siccome ad eseguirsi impossibile, così a sperarsi costitutivo della Felicità umana deesi riputar essere irragionevole! – Quindi è, che colla stessa falce della Saviezza . . . Vedete voi bene (interruppi quì Monastico) a quale scheletrico Stato andate voi amputando quel Fantasma, cui piacevi ancora d’appellare Felicità umana? – Non è egli vero, che, rimovendo dalla Natura di essa Felicità quei necessari Requisiti, senza cui l’Uomo giudicasi infelice, venite voi a fare Felicità, ed Infelicità una medesima Cosa? – Senza arrestarmi (proseguì Monastico) a sciogliere il vostro Dilemma per ora, la cui Spiegazione seguirà da se manifestissima, non dimenticaste voi già, aver io detto, che la Felicità ricercata in due maniere dissi dover essere ragionevole? – La prima già esposta quelle Cose riguarda, che, totalmente indipendenti dall’Uomo, appartenersi all’umana Felicità primariamente potrà forse Immaginazione asserire; dovrà sempre Saviezza denegare. – La seconda, che rimane ancora a spiegarsi, abbraccia poi tutte quelle altre, che dipendenti d’origine dalla Ragione, ed Arbitrio libero dell’Uomo stesso, o queste, o nullaltre costituir possono la Base, e Natura di quella Felicità sola, cui di conseguire possa essere alle naturali Facoltà sue senza immaginaria Illusione permesso. – Ora quì (salendo insensibilmente tra l’intralciata Foresta verso la scoperta Sommità d’ameno Giogo, che indorato dai primi Raggi del nascente Sole, signoreggiava la soggiacente Pianura, distinta dai Serpeggiamenti del Fiume, e dagli spessi Villaggi, che formano vaga Ghirlanda alla Città, cospicua Regina del Pioppifero Eridano) entrò Monastico belbello in quella animata Disquisizione, che, dall’Effetto sopra me prodotto, mi stimai in dovere di prevenirne, come feci, l’incauto mio Leggitore! – Ogni Godimento nasce (incominciò suo non interrotto Discorso Monastico) d’interna aggradevale Affezione: nè in altro potendo consistere quella, che cerchiamo, Felicità umana, che nella Continuazione di tal Godimento, egli è quindi evidente, che l’Arte della Felicità nell’Arte consista d’intrecciare successivo Incatenamento di somiglianti interne aggradevoli Affezioni: le quali crescere in Qualità, ed Energia coll’Affinatezza d’eletto Gusto, vostra Risposta alla mia Interrogazione di testè arguiscevi persuaso. Acciocchè però più manifesta nel Contrasto la Teoria appaia di questa mia Asserzione, supponiamo due differenti Gusti! – mettiamone uno con anzietà rivolto verso qualche cosa o di risplendente, come Oro? o di solleticante, come Piacere? o di abbagliante, come Onori? Dignità! Potenza! – supponetelo adocchiare con avidità superbi Palagi! arabescati Giardini! pomposi Equipaggi! Fornimenti! Arredi &c! – Ma supponiamo nell’altro acceso Entusiasmo ad una Sensibilità sociale! Generoso Patriotismo! nobile Amicizia! magnanimo Trasporto, che l’infiamma a seguire l’incallito Drappello, sotto cui militano alla Gloria la severa Fortezza! L’invitta Costanza! l’eroica Magnanimità &c.! – Supponete inoltre che il nobile Entusiasmo di tal Gusto accendasi nommeno a quella soave Armonia, che spicca tanto dalla Maestría sorprendente della opifice Natura; o dalle imitative Combinazioni delle moltiplici Arti! – Ma pria di proceder oltre all’Analisi di questi due differenti Gusti, posti così da me per Figura, ditemi caro Amico (mi trattenne allora Monastico strignendomi con amicale Commozione la mano!) se potreste credere voi, che oziosa Specolazione essere convenisse lo Scopo dell’importante Questione, che agitiamo? – ditemi se (trattandosi del come divenire o felici, od infelici! essere o tra l’immenso Ondeggiamento confusi dell’infinita Turba volgare! od elevarci cospicui sulle luminose Traccie di quella eletta Schiera, che a’brillanti Caratteri sacrò suoi Nomi nel Tempio eccelso di Eternità!) basti l’arrestarci solo sopra sofistici Spartimenti di sguindolati Sillogismi? – L’unico Fine (risposi) d’ogni conosciuta Verità pratica è senza dubbio l’immediata Esecuzione. – Ditemi ancora ( ripigliò egli) se lassù sopra quella Vetta, che questo scosceso Monticello innalzaci a fronte, maravigliosa Specie di divina Bellezza vedessero or ora gli occhi vostri: la quale tuttocchè cinta di tutti quei Raggi, onde il Sole, che appunto sorge, ammantato vedete, pur non togliesse a vostre rapite Pupille col uso soverchio Splendore di vagheggiare tali irresistibili Grazie del celeste Volto, che, sopraffatta vostra Mente, ed Immaginazione da estatica Dolcezza, tutta la moltiplice Energía della Vita, assopito ogni Tumulto del Senso, nel puro simplificassesi contemplativo Godimento (ditemi caro Amico!) non estimereste voi vostra Sorte felice? – e se o Lusinga tentasse di svolgervene: ovvero Disastrosità di sbigottirvene, non cerchereste voi per sì degno Oggetto d’opporre o Costanza a vostra Debolezza? o Coraggio a vostra Codardia? – Confesso (soggions’io sorridendo all’amico Monastico) che, eseguitesi nel Mondo maggiori Prodezze per inferiori Beltà, verrei a dare invero assai indifferente prova di mia Galanteria, ciò non facendo, che voi dite! – Ma siccome m’appongo di mai sentirmi coteste corporee Pupille in così sottil Luce appurate da vagheggiare attonite tale affacciantesi Bellezza, quale irraggiò nella vostra Descrizione: così mi pare, che potrò meglio assaporira meno esaltata Dottrina, se proseguir piuttosto volete la promessa Analisi dei due contrapposti Gusti! – Ecchè! (ripigliò quegli allora) obbliaste voi forse d’avere poco fa dato la Preferenza ad un Gusto preservato nella sua naturale Energía? – Ciò (gli dissi) è verissimo. – E questo tanto negli Oggetti fisici? quanto nelle Esecuzioni delle Arti? e nelle morali Azioni (continuò egli)? – D’accordo in tutto: ma che pretendete indi dedurre (l’interrogai a mia vece)? – Non altro che questo (ei mi rispose) che se conseguente esser volete a voi stesso, ed alle Massime vostre, voi dovete essere conoscitore, anzi essere invaghito di quella tale Bellezza, che assai più rilucente del Sole potev’io poco fa adombrarvi assisa o sopra la fiorita Cima di questo eminente Colle; o, se più vi piace, sopra qualchuna di queste porporeggianti Nuvolette, che strisciano il purissimo Azzurrro del Firmamento; ovvero irraggiante il fronzuto Orrore di questo boschereccio Soggiorno! – Cielo (esclamai)! Dove volete voi mai farmi stravagare! – Puossi (soggions’egli) mai stravagare, seguendo Duce l’istessa ognora infallibile Ragione? – Ah coloro piuttosto, caro Amico, debbonsi dire di stravagare, il cui depravato Gusto non ubbidisce ad altra Norma, che a quella d’una corrotta Immaginazione? Attaccato lor Cuore per soverchio Apprezzamento ad instabili Oggetti, strascinato viene in tutte le distraenti Alterazioni infinite, cui essi Oggetti in balía di volubile Fortuna sono sottoposti? – Quindi i cocenti Desideri prima dell’Acquisto accompagnati sono da anziose Sollecitudini! machinanti Trame! vergognosi Avvilimenti! Brogli! Ingiustizie! Calunnie! Misfatti! – Nell’Acquisto poi sì godono o con Indifferenza, o con Abuso! si posseggono con Ansietà! e si perdono con Disperazione! – Tutte le più furiose Tempeste, che sconvolgono la Pace dell’uman Cuore, ingombrano questa Parte della Vita umana! – Quivi è l’anziosa Avarizia! la pallida Ambizione! l’accesa Libidine! – Quivi appiartasi il simulato Tradimento! la sestessarodente Invidia! l’inviperito Astio! la sanguivora Vendetta! – Quivi insomma tutti vanno svolazzando gl’infernali Spettri, che in sembianza o di Sospetti, o di Timori, o di Gelosíe scuotono con funeste Faci a micidiale Furore gli umani Petti! – e mentre insidiosa Illusione trattienli abbacinati a vagheggiare altri qualche pezzetto di Metallo, o Pietruzza! altri qualche o Nastruzzo, o Verguccia, od emblematico Trastullo! ovvero altri più sensualmente deliranti a bada tiene tra le Tazze rovesciate dei mezzodivorati Banchetti! od assopiti letargicamente nel Grembo altri di neghittosa Mollezza! altri di laida Volupia! tutti, col Richiamo ingannevole d’una falsa Felicità, allaccia nelle nascose Reti d’una verace Miseria! – Ma o caro amico! (proseguiva Monastico tutto infiammato di Zelo) non gitteremo noi piuttosto un Velo sopra la funesta Scena (torbido Avvanzo ancora dell’antico Caos!) per tosto rivolgerci dove dolcemente brillano i divini Raggi di quella celeste Bellezza, nel cui Sembiante abbellasi Natura! specchiasi l’Arte! e che, riflettendo per l’Intelletto sopra l’umana Volontà, questa d’Abiti così brillanti riveste, che incoraggita ne’Contrasti, illuminata nelle Incertezze, preservata nelle Corruzioni, ed appurata ad ogni Integrità, rende in se l’Alma, e nelle Sociali Espansioni tanto soddisfatta, che nella ridondante Dolcezza l’Amaro rintuzzasi o di malignante Fortuna! o di perseguitante Malizia! o d’incalzante Necessità! – Oh mio Amico! potreste voi non riconoscere ancora non solo il Soggetto; ma eziandio l’Oggetto del presente nostro Discorso? – di cui l’Immagine riflessa non solamente sorride nei Fiori? vezzeggia nelle Gemme! germoglia nel Suolo! brilla negli Astri! concerta nelle Sfere! – di cui la fecondante Energía non solamente sveglia l’organizzata Materia a spruzzare animandosi nella Vivacitá di tante Sensazioni, Istinti, Immaginazioni, Propensioni, Sagacità, Concepimenti, Memorie, Pensieri, Rilfessi! – Ma l’una, e l’altra Modello fattasi, e cooperante Principio a quella intelligente Scintilla, che accesa splende nell’Uomo, rende d auna parte questo, quasi terreno Nume, creatore di Combinazioni novelle nella Plastica, Architettura, Pittura, Statuaria, Musica, Mecanica &c! dall’altra egli sopra sestesso operando, ai dolci Raggi della sovraccennata celeste Bellezza, il gran Lavoro prosegue di quella misteriosa Armonia interna, per sentire la Soavità della quale vidiceva esser uopo d’Incorrotto Gusto! – Deh perchè, Monastico, v’interrompete già ne’vostri Voli? (diss’io all’Amico, che rimasto sospeso pareva attendere il giudizio mio sopra quanto avea detto) – Oh quale dalle Parole vostre sentìa già balenar Raggio, svelatore all’allettata Mente di quella ineffabile Bellezza, che in quest’ombroso Recesso, alla vostra Contemplazione sacro, solita è di farsi al vostro più appurato Spirito maggiormente manifesta! – Ripigliate dunque gl’illuminati Accenti vostri in questa vaga Scena della più semplice Natura! Ed imprestate novellamente la vostra voce a quella mistica Armonia, che accennaste: la di cui Dolcezza tanto infiammato avete il Desir mio d’ascoltare! – Oh invano cercata da profano Sguardo (proruppe quì tutto rapito Monastico dopo d’essersi per alcuni minuti raccolto) Felicità de’Mortali, soave Armonia dell’uman Cuore! – Per te le Passioni all’Unisono accordate della Ragione, Stromenti eccitatori divengono alla Gloria, ed alla Virtù? e l’Immaginazione stessa da quel nobile Entusiasmo guidata, che, solo infiammasi al tuo celeste Concento, dirigge solamente gli ardenti suoi Voli dove irraggia Luce! alletta Ordina! sorride Simmetria! (lasciati a sinistra que’perigliosi Tratti, che confusione involve d’atra notte nel Grembo immenso di tenebroso Caos!) – Quale Dolcezza? Trasporto! Rapimento! fanno tuoi melodiosi Modi sentire all’estatica Mente, le Leggi della Natura, il Moto delle Sfere, le Modificazioni della Luce, la Materia or cristallizzante in Pietre, o Metalli, or germogliante nell’immensa vegetale Famiglia, ed or isvegliantesi a sì moltiplice Vita, manifestando nel tuo divino Concerto! – Ma il più soave Effetto dall’inesplicabile Armonia scola (nettareo Fiume) entro l’uman Cuore! – Quale quivi strepitoso Turbamento oserebbe penetrare o d’ignobil Timore, o di serodente Odio, o di bieca Invidia, o infine di qualunque altro maculoso Veleno, dove in insigne Coro unite le concertanti Virtù tutte intrecciano la Sensibilità della Vita in un continuato sublime Entusiasmo, espansibile in nobili Speranze! magnanimi Scopi! generose Emolazioni! degni Piaceri! Affetti! e principalmente nel tutto abbracciante eroico Patriotismo! – Oh Morale Armonia, solo sensibile ai Cuori più gentili! – Tu sei l’ineffabile Risultato di quella sovraccennata ineffabile Bellezza, nella cui immensa Luce spaziando smarrito il Pensiero assorbesi! – vacilla! – e si perde! –
Quivi giunti noi sulla stessa Vetta dei Colle, il bel Prospetto, che si aperse a’nostri Sguardi, delle aggiacenti Colline, sopposte Valli, serpeggianti Acque, Boschetti, e Giardini, richiamò l’astratto mio Amico a più famigliari Concetti: ed opportuno vaghissimo Belvedere, che, signoreggiante buon Tratto del bel Piemonte, accolseci sulla Sommità, presentò a’nostri Occhi sopra candidissimo Porfido (cui d’aureo Cornocopia serpeggiando pampinosi Grappoli attorcigliavano) questi aurei Versi incisi di famoso Poeta.

Nível 4

Poichè lasciar gli avviluppati Colli, In lieto aspetto il bel Giardin s’aperse! Acque stagnanti! – mobili Cristalli! – Fior vari! – varie Piante! – Erbe diverse! – Apriche Collinette! – ombrose Valli! – Selve! – Spelonche in una Vista offerse! E quel, che ‘l Bello, e ‘l Caro accresce all’Opre, L’Arte, che tutto fa, nulla si scopre!