Dilapsam in Cinerem Facem!
20. Novembre 1786.
Racconto, che sono ora per descrivere, più efficace nell’Esempio non contenesse Cautela per raffrenare violenti Trasporti di Passioni a segno esaltate da far traboccar giù in Precipizii di deplorabili Tragedie, vorrei astenermi di quì esporlo, ben persuaso delle Traccie profonde, che solcar può sull’Immaginazione de’sensibili miei Leggitori! – Ah io esorto pertanto i Caratteri raddolciti da più felice Temperamento a non inamareggiarsi assaggiando (inutilmente non abbisosognandone) Medicina non preparata per essi! – Quanto agli Spiriti veementi, potrebbero eglino essere troppo profondamente colpiti, quando la Crisi violenta intesa sia per loro Guarigione? –
Lionello (dopo gli Sconvolgimenti d’una procellosa Adolescenza precipitata a freno sciolto sopra i Rischi d’una perfetta Dissolutezza) finalmente verso i trent’anni dell’Età sua Amor vio-Damigella, gli avea fatto fare Divorzio dalle geniali Cricche, prezzolate Intromettitrici, Bettole, Bische, Ridotti, notturni Conventicoli, Scaleggiamenti; e da ogni altro simil Lezzo. – Segnalossi la Costanza di Lionello per un anno intiero nella prosecuzione del suo Incappriciamento: e la Difficoltà maggiore accendeva ognidì più il suo Puntiglio con poco profitto invero: perchè la gentil Damigella nommeno in sua Virtù dilicata, che tenera di sua illibata Riputazione (qualunque fosse il suo interno Affetto verso di lui) non dovea prudentemente tenere che a grande distanza il Corteggio d’un Carattere somigliante a quello di Ragione secreta aveavi del Contegno di lei verso Lettore dev’essere anco informato. – Amico, cui somiglianti riscontransi rarissimi. Stretto il famigliar Vincolo da lunga Consuetudine veniva inoltre cementato da certa Combinazione di Caratteri, tuttochè molto tra loro diversi. Il Coraggio strabbocchevole di Incontri de’Traviamenti loro) alla riflessiva Fermezza dell’Amico o d’arrestarlo precipitoso, o incappato da molti gravi Rischi: e l’Accensibilità di Spirito del primo in cert’altri Riscontri avea strappato forzata Lode anchè dal Coraggio più cauto del secondo. L’uno e l’altro Capopartito negli scolareschi Brogli aveansi contrastato a vicenda con alterno Successo: ma a poco a poco la scambievole Stima coalimentossi in una indissolubile Unione. Mentre però l’Impetuosità sua spigneva ancora pe’vertiginosi Precipizii d’un’ardente Giovinezza, l’Amico suo raccoltosi al Freno di più famigliarizzata Ragione, e dai primi Delirii riavutosi, già godeva rassodato nella via d’Onore dell’Applauso di costante Ravvedimento: ed avrebbe altresì bramato d’aver l’amico così Compagno nell’Emendazione, come avealo avuto nel Libertinaggio: senonchè ogni suo Tentativo eragli riuscito vano pel suo lodevole Scopo. – Ora accadde appunto nel mezzo di tali Tentativi, che il verace Amico intese col maggior Trasporto di gioja, essersi per qualche fortunato Accidente invaghito d’Nascita, di Fortuna, di Spirito, d’Avvenenza, ed anco di Coltura, nulla mancava a ottimo Partito, salvochè un più morigerato Carattere: Ravvedimento. Onde l’Amico suo lieto di tessergli un generoso Inganno, che lo rendesse finalmente più felice di quello, che d’essere si aspettava, corse tosto ad intendersela e coi Parenti d’Emendazione di Insinuazione di suo Cugino acconsentire al sopradetto distante Corteggio del di lui Amico. – Erano le Cose (come già dissi) fin da un anno su questo Tenore: e la Passione omai intollerante di Frenesía per l’invincibile Riserbo d’Uomo stesso l’uman Cuore il più stravagante Enimma! – Come avea potuto Libertino Oggetto, veduto assai di rado, nè mai trattenuto che con formali Discorsi alla presenza d’incomodi Testimonii! – Ovvero come non raffreddossi la sua Passione sì strana, mancando la Corrispondenza alla Fiamma, che n’è l’ordinario Alimento! – Ah conviene egli tenere Ragionamenti ordinarii trattandosi di Carattere così straordinario, come quello era di unita Efficacia di fervida Giovinezza, maschile Vigore, seducente Favella, od illimitata Applicazione di Mezzi al suo Scopo conducenti, fosse Oro, Rischi, Costanza, Arditezza, o qualunque altro Spediente. Sol che l’Impegno fossegli venuto fallito l’irritato Amor proprio doluto gliene sarebbe a sangue. – Del resto era Spiriti, tanto nelle Società perigliosi, cui il Voluto ha raramente Ragione d’Illecito! – La Natura, che con un avvenente Aspetto dato aveagli indomabile Robustezza, aveagli inoltre acceso nel Petto un Ardore immenso, inisfervorabile, che, allargando la Concupiscenza in un quasi incendio d’infiniti Desiri, inardivalo altresì d’irresistibile Energía al Disfamamento dei medesimi! – Fossesi ritrovato Attività sua naturale, che corrotta declinò ne’Traviamenti, dirizzata dai Bisogni sulla Strada di Gloria portato avrebbelo all’Eroismo, (Armi, o Toga, ch’egli avesse voluto usare in Servigio della Patria). – Ma la Fortuna, di concerto con la Natura a depravarlo, aggiunto aveagli agli altri Mezzi di Dissolutezza quello Stromento, che vantasi d’effettuar l’Impossibile, l’Oro! – Ma quì per disavventura nè gli valea questo; nè poteva egli (per la Distanza Mezzi di Seduzione in poter suo. – Dovrò io ritrarmi dalla mia Impresa? (a se stesso diceva egli smanioso). Ma allora come si befferanno i Compagni della mia Dappocaggine! – Io sarò la Favola nel Circolo di Proccurilla. – Ora supposto ancor ch’io voglia lasciar una, che di me non si cura, è a vedersi se potrebbe il mio Cuore risolversi al Sacrificio? – Romanzesco ! – Che ha colei, per cui tu debba intisichire in una vita da Pinzochero? – Ah io l’odio d’essermi troppo amabile! – e vorrei scoprire in lei dei Difetti da potermene spaniuzzare! – Ella non ha nè i colori di Corisca! – nè i Modi di Vezzosía! – nè la Vivacità di Risilla! – Ma poi! – Le Rose di sue Guancie colle Mischianze di Tinte degradanti dalla Porpora al Giglio non parlano quasi i Movimenti del suo Cuore? – per non aver ella affettati Vezzi, lasciano forse di traspirare d’ogni suo Moto, Gesto, Sguardo, Voce, Portamento le più amabili Grazie? – Ed un Volto espresso da Sensibilità animata non prevale ad un Prurito convulsivo di sempre ridere d’ogni Cosa? – Ah mia Lingua, che vorrebbe tacciarla, non sa dunque che diffondersi ne di lei Encomii? – No! – non posso parlare d’ che coi più vivi Trasporti di Me-raviglia! – Quell’Aria amabile d’Innocenza rende nel Confronto perfino me a me stesso odioso, non che l’impudente Frotta di tutta nostra Confratellanza licenziosa! – Che dirò di quegli Occhi, purissimo Specchio d’un’Alma veramente ! – d’un’Alma! – che nelle Modulazioni di sua Voce, e di sua Dita (mentr’ella suona, o canta) tanto commovente rapisce! – E che stemperata (mentr’ella dipinge, o ricama) nella Soavità delle Tinte avvivate, esprime la Natura sulla Tela, e se stessa sulla Natura! – Ma! – E se tanta Bellezza non fosse, , per te! – qual Titolo infatti! . . . qual Titolo? (s’interruppe qui Ah Ella mi piacque! – Ella rende (continuò poscia assai più raddolcito) tanto la Virtù amabile, ch’io mi farò di questa, come di Lei seguace! – Ma se ad un solo suo Cenno troncai già da lungo tempo il vietato Corso delle antiche mie Pratiche, perchè non la provo più benigna? – perchè non mi è dato di parlarle, ed udire i suoi detti con frequenza maggiore? con minor soggezione? - Infine, se le mie Intenzioni sono le più pure, perchè non mi è permesso d’esprimerle a suoi Piedi? – Fosse per avventura il Cuore di lei prevenuto? – Questo pensiero solo già facva illi- Amico, fece svanire ad un tempo la sua Apprensione; e pose fine al suo Soliloquio. Ebbene, eccoti quì solitario, e pensivo così ammanzato Schiavo d’Amore, come giammai fosselo per la sua ! – Io sonlo profondamente, Beglio! (rispose Io lo sono a guisa d’un Mongibello! – Ossa, e Midolle! – Ma l’allegro tuo Volto sembra annonciarmi qualche fausta Novella? – Che mi rechi tu di nuovo intorno la tua bella, e fiera Cugina? – Non altro invero (soggiunse che quanto contiensi nel significato di poche Parole. – Domani è conchiusa Partita fuori di Città all’Ostello del Giardino. – Mia Cugina, e Sorella vi saranno colle Madri loro: e se nel Dopopranzo (rimanendo le Vecchie a discorrersela in riposo) noi rincontrassimo qualche cosa che ti somigliasse nel Passeggio del Labirinto, io potrei, appartando la Sorella, maneggiarti un intiero Stradone per dire la tua storia a Cuginama! – Volea Zitto! (dissegli Non ti rimane che di guadagnare il Cuore della Fanciulla lascia a me la Cura di conciliarti i Genitori! – avverti però bene, caro ! – sul mio capo io promisi che tu sarai buon Marito alla mia bella Cugina! – credo non aver luogo di dubitare della mia Promessa! – Addio! – È più facile immaginare, che descrivere la Situazione di Amico. La sua Gioja non capiva nel Petto; e per l’intero Individuo diffondendosi, Pensieri, Immaginazioni, Sentimenti, Atti, tutto ridondavane ricolmo! – Mentre tardissimi trapassavano i frapposti Momenti, la di lui Mente quasi assorta in Estasi soavissima spaziavasi con Diletto sulla sua Felicità futura! – Essendo la sua Fortuna in assai buono Stato (poichè le sole copiose Rendite bastato avevano a pascere la sua quantunque vorace Dissolutezza) Appartamento, Fornimenti, Equipaggi, Livree, Servizj, ogni cosa fu divisata, bilanciata, ed ordinata; ed, anticipando coll’Immaginazione le Dolcezze d’un felice Matrimoniale Maneggio, contrapponeva l’Amor legitimo di questo, alla criminal Libidine del Libertinaggio; i soavi Colloquj di Consorte sensibile, onesta, e rispettabile, ai lezzosi Coinquinamenti dell’abietta Prostituzione; e l’Ordine in somma di Padre di Famiglia, al Disordine di sfrenato Scialacqua-tore. E nell’accesso del presente suo Trasporto di quando in quando esclamava quasi fuor di se per la gioja. O , tu sarai dunque mia! – nè sarò io solo in possesso del casto tuo Corpo, di Bellezza e di Leggiadría Modello! – Ma io mi raddolcirò alla tua Dolcezza! – Mi comporrò alla tua Decenza! – Mi appurerò alla tua Onestà! – E felice perfino in que’bei Talenti stessi, che possiedi (che anch’essi allora mi parranno miei) il confuso Sconcerto della passata mia Vita accordato a poco a poco alla soave Armonia di tua bell’Alma troverà sotto la tua Scorta la Felicità smarrita! – Tale era il bel Disegno di precipitosa Violenza del suo Temperamento seppe anzi convertire nella più atroce Catastrofe! – Mentre Beatitudini, l’infernale Perdizione fendeva l’ombre tetre della Notte verso ‘l di lui Albergo; e Celastio picchiò alla di lui porta. – Per dare un breve Ragguaglio al mio Lettore, chi fosse cotesto Celastio, dirò, essere lui stato antico Amante d’Casa forse più spesso di quello, che la di lui Faccia fosse benveduta nella lusingandosi egli tuttavia; nè osando alcuno (per essere conosciuto assai Vendicativo) d’usargli Malcomplimento, continuò sempre di vedere Visite senza punto sospendere il suo Amore. – Alle corte! – momento di cattiva mattana (il mio Lettore può indovinarsi perch’egli vedesse Celastio di malocchio) per nonsoqual Pretesto, in pubblico Luogo impresse sulla Guancia di lui le sue cinque Dita assai distintamente, minacciandogli peggio all’orecchio qualora non desistesse di vedere scoperta Vendetta. perciò, mordendosi Celastio le Labbra, nascose l’Affronto ricevuto nel Riserbatoio del Fiele: e per ordirsi una via secreta alle ultrici sue Brame e desistette da vedere Domestichezza di Serva) sicure Notizie di quanto accadeva nella Casa d’Maneggi del Cugino, e l’Emendazione di Affare in procinto di conchiudersi in felice Nodo Matrimoniale. Del che rodendosi Smanie Gelosía, e Desio di Vendetta, serbar lui alcune lettere dalla Serva d’Angelica trasmessegli: le quali (scritte da Benvoglio alla Cugina per sua Direzione riguardo la Condotta di Lei verso Malizia potere con leggiera inapparente Alterazione torcersi a sinistro Senso. – Ora egli con pessima Intenzione, e di queste armato, venivasene (come ho detto di sopra) a trovare Oh se quanto i miei Occhi (disse hanno quest’oggi veduto, fosse stato a tue Pupille di Oggetto, non dovrebbe rincrescerti, , della passata Luce! – Se tu non intendi di parlare d’ fa breve la tua Storia (risposgli seccamente Anzi (soggiunse quegli) d’essa appunto intendo io di ragionarti! – Mai più era io andato a quella volta dopo che tu mi significasti, esserti di Lei invaghito. – Oggi particolare mia Bisogna fecemi passare allato ‘l di lei Albergo. – Ora dessa appunto . . . . siedi, caro ! (dissegli allora Lionello interrompendolo) siedi per parlare più a tuo bell’agio! – dessa? – Dessa (continuò stavasi appunto al Balcone dirimpetto al Sole, che tramontavale a fronte! – I bei Capei biondi (soliti ad essere imprigionati da Roseo Nodo) erravano allora disciolti in auree Treccie giù pe’dilicati Fianchi! – Messa in Abito negletto più bianco assai della Neve tenea ella nel bel Seno un vago Mazzetto di Fiori sorridendo al fortunato , che accanto le stava! – Oh se l’amico dissi allora io a me stesso) così la vedesse? – Veramente (rispose spiacemi assai di non essermivi trovato! – Or dimmi, , Videti nel passare ? – Sì (rispose ei fe’: e nel domandarmi, se ti avessi veduto, parmi d’aver notato qualche Significazione di collusivo Sorriso! – Intendo! (soggiunse lieto – Ma di per tua fe’, caro Amico! – Vedestu mai più nobile Sembiante! – più animata Espressione! – più dilicate Fattezze! – Tutto è fatto a Pennello (secondava l’astuto – Quell’ingenuo Pudore (proseguiva l’Amante) non è il Rittratto stesso dell’Onestà? – Tutto! (disse quivi tutto è vero quanto alla Bellezza! – ma! – Che? (ripigliò subito con Fuoco crederesti tu men che onestissima? – Ella? – no! –Ella è . . . . Donna! (soggiunse l’abbominevole Calunniatore) – Ma sentimi, Tu, ed io siamo troppo dirozzati dalla Pratica del Mondo, verace Maestra delle Cose, per lasciarci travolvere col Volgo dalla sola Apparenza! – Del resto si appartiene egli a noi, Seguaci appunto del Piacere, d’esiggere tanto Scrupolo nelle nostre Innamorate? – Quando basta l’Apparenza in tal genere ad allettarmi, acchè cercherò io la Realtà a ributtarmi? – Lascia dunque, caro Amico, che la Cronaca scandalosa introno all’Intrigo di , e d’ sia vera (siccome ho certo Motivo di credere che lo sia)! – Da Amici spregiudicati congratuliamoci ambo con : e tu che hai a far altro, se non di Fortezza già espugnata più facile prometterti la Resa? – Quì Tu ne menti (tuona) per la gola? – E questa Lingua infame merita d’essere strappata colle Radici dall’ime Fauci! – uccidimi! (grida l’artificioso tommi la vita quì nella tua propria Casa! – ben sel merita la mia propria Cecità nell’aver voluto illuminare un Cieco! – Sì morrai, Scellerato! (replicò se gl’inventati negri Rapporti, ed i bugiardi Motivi di loro Avverazione, che menti d’aver certi, non potrai produrmi ad Evidenza più chiara del Sole contro il mio caro Amico, e contro Colei che non sei degno di nominare, mia futura Sposa! – Ah Sposa! (ripigliò l’iniquo Volpone fingendo sorpresa) – oh dunque (inginocchiandosi) punisci a’tuoi piedi la mia incauta Indiscrezione! e credi anzi mendace mendacissimo quanto imprudentemente mi sfuggì di bocca! – No malvaggio Impostore! (ripetette ) tu me l’hai ringozzato il mortifero Veleno! – esso mi dilania quì il Petto! – per guarire io debbo fuorscavare da’tuoi abbominabili Secreti o la tua sacrilega Impostura, o ‘l Diletto di Persone a me più care della Vita! – Sia pur così! (disse allora l’iniquo ed anzioso ancor io spero che si possa trovar palese l’Impostura (non già mia sallo il Cielo!) ma dei Motivi, che me indussero nel detestabile Errore: i quali sono questi, tutti assai equivoci (come intenderai); ed, a miglior Riflesso, inconcludenti. – Che importa in primo luogo (continuava il diabolico che i Vicini notato abbiano da qualche Tempo più frequenti, e più misteriose visite di ? – Non le è desso Cugino benchè in grado assai remoto? – Non le è desso Cugino benchè in grado assai remoto? – Del resto chi potrebbe arrogarsi il Diritto d’interpretare i Motivi che c’inducono a visitare i nostri Parenti? – Quanto alla Serva (finge che asserisce l’Intrigo, può aver mal veduto! – mal inteso! – può . . . (che so io?) inventar Calunnie o per qualche Rancore, o Dispetto, o Vendetta, o Gelosia, od altro! – Eppoi! – potrebbe Lingua sì vile bruttar la Riputazione di così egregia Donzella? – Già quanto a queste lettere (produsse il Malvagio le Lettere falsificate) che la medesima Serva mi fece vedere, io (non ben conoscendo il Carattere di Benvoglio) le credo assolutamente Apocrife! Lettere; e bentosto ebbele divorate cogli occhi! – La Scrittura era indubitato Carattere di Senso preciso; e le Parole, state dallo scellerato falsificate, impercettibili ad uno che fosse nelle Smanie di Opera di sua sospirata Vendetta colse l’opportuno momento per accelerare la sua fuga. – egli diverso nel suo stato presente da lui stesso pria d’abboccarsi col malvaggio Stromento della sua facinorosa Delusione: ed ad ogni volta di maggior Veleno abbeverossi l’acceso suo Furore. Perfido ! – È questo (diceva) l’effetto del tuo sì vantato Ravvedimento? – Così tu godi, scellerato Ipocrita, dell’esterno Applauso d’una autorevole Onestà in braccio pur essendo di mascherato Delitto? – Ah tu intendevi d’ingannarmi! – E teco cospirava Colei, che dal Lezzo di mia Condotta non pareami esser degno di rimirare nell’appurato Lustro di sue allucinanti Perfezioni! – Impostori! – ah le palesi mie Debolezze molto meno criminevoli io giudico degli occulti vostri Misfatti! – non più Illusione! – non più Ravvedimento! – ripigliamo omai l’antico nostro Corso di vita! – Così andava sfogandosi inquieto, stravolto, dispettoso: e finalmente dopo d’aver passeggiato per qualche tempo colla Mente di Delitto pregna, Sì! (soggiunse mettendo le fatali Lettere nel suo Tacuino) queste giustificheranno il mio Attentato! – E vendicherommi in tal guisa d’ammendue per conveniente Modo! – Era il Luogo, assegnato da Benvoglio per l’Abboccamento, distante alcune miglia dalla Capitale: ed un capace Giardino d’antica Muraglia ricinto, che per isportelli riusciva sulla Strada Maestra, stendevasi in ampio Quadro davanti l’Edifizio pub-Aia vaga a fioreggiati Scompartimenti: da fiancheggianti ombrosi Viali: e (dopo complicati Andirivieni di Mortella, a guìsa di Labirinto) da folta Boscaglia d’annose Quercie sporgenti sul Muro d’ognintorno i lor dilatati Rami. – All’ora appuntata Cugina, e Sorella tra que’Viottoli del Labirinto, videro sbucciare dal bosco Amico un po’alterato nel Sembiante, ed attribuendolo a più piacevole Cagione, nel motteggio così scherzevolmente: indi ‘l braccio d’Donzella l’acerbo suo Destino per insolito Tremore, ed improvvisa Palpitazione!) n’andarono a coppia a coppia passeggiando sotto que’fronzuti Viali – Attentato già prefisso nel suo Cuore gliel permetteva) il Carattere di Galante alla meglio, finchè vide quel Momento il forsennato, alzar di terra la Donzella (svenuta dopo un alto strido): portarla per uno degli Sportelli sulla Via pubblica; e locata chiusa dentro allestitio Calesso via condurnela a tutta briglia, non fece che un Atomo solo! – La Sorella di incredulo Fratello all’una delle Estremità del Viale, dove lasciato aveano Labirinto, e la Boscaglia: e quando affacciossi allo Sportello, il Calesso incitato a tutta possa già appariva dalla polve involto assai di lontano! – Tostochè un quasi attonito Sasso! – Intanto le replicate grida della Sorella aveano convocato tutta la gente dell’Albergo. – La Madre d’Zia piangeva, la Cugina continuava a gridare, e tutti gli Astanti, mossi dalla sorte infelice della disgraziata Fanciulla, teneano pur gli occhi fissi in Benvoglio: il quale, scosso alla fine dal pallido suo Stupore, e divenuto tutto ad un tratto più che Bragia rosso, lasciate le Femmine a piangere, saltò alla Stalla: e sellato il miglior Cavallo, lanciossi a briglia sciolta sulla Traccia del Rapitore. – Dopo un’ora di precipitoso Corso intese da Viandanti non essere omai gran fatti lontano dal cercato Bivio fresche Careggiate d’ambo i lati, sull’ambigua consulta credette di raggiungere per la via meno frequentata. – Quegli procedeva oltre per l’altra. – Accortosi finalmente dell’errore voltò la Briglia per rimettersi sulle orme. – Il Cavallo, che non avea Ali, non poteva che camminare toccando ‘l suolo col ventre! – Sul farsi della Notte intese Predatore non era oltrepassato. Onde supponendolo o alloggiato, o deviato non lasciò egli, nel ritornar indietro, Osteria pubblica, o Magione privata, Casamento, o Casolare campestre lunghesso la Strada, che diligentemente non visitasse nel Cortile, nelle Stalle, e per le terrene, e superiori Camere, interrogando ciascheduno. – Provando questo inefficace, si estese con infatigabile Attività più addentro nel Contado d’ambo i Lati della Via Maestra, ricercando le disperse Borgate, gli avallati Casali, e perfino le pendenti Capanne. – Il Cielo già da buona pezza minaccioso in quella infausta Notte scaricossi infine in una delle più orribili Borrasche. – Gli spessi Folgori fendevano di tortuose Strisce il Buio palpabile delle Tenebre ed il Fragor de’Tuoni, che scoppiavano frequenti, intimoriva anco nelle Case loro gli animi più Piovania Campestre convenne pur pensare ed a ristorare il Cavallo dalla Fatica passata; ed a riabilitarlo per quella che ancora rimaneva. Onde fatta alzare la Famiglia, vide vecchia Parente del Piovano (che appellato per urgente bisogno era allora assente) accettò qualche Ristoro presso un gran Fuoco, dove rasciugò i suoi Panni. – Appena rischiaravasi la nuov’Alba, e Piovano intese come il Gentiluomo fosse capitato in sua Casa; ed a che con tanta Premura si affrettasse. E tosto fattosi vicino al Cavallo di Io credo (disse lui forse imprudentemente: ma che non permette l’alta Giustizia, persecutrice degli umani Misfatti!) potervi dare certa Contezza intorno a que’ che n’andate cercando! – Giunse la notte scorsa alla Casa non molto quindi lontana d’una Vedova, mia Parrocchiana (quale Corrispondenza passar possa tra loro non emmi noto) un Gentiluomo conducente una giovine Damigella. – Ah la povera Fanciulla (sia dallo Spavento, sia dal cattivo Trattamento) è ridotta nello stato più deplorabile, e quasi all’ultimo Respiro! – Io Appellato in gran fretta . . . . ah datemi prontamente una Guida alla Casa (interruppelo lagrimando Piovano egli stesso, tosto giunti furono al Luogo fatale. – Un’affumicata, piuttosto Spelonca, che Camera, assai però capace, offerì al commosso sguardo di Scena! – Sopra meschino Letticciuolo giaceasi languente sua bella Cugina, quasi reciso amabil Fiore tra schifose Immondezze! – Nei già quasi spenti Atti vedeasi ancora espressa l’avversione, e l’abborrimento, che torceala dall’opposta Sponda, ove sedea Ira, Onta, Dolore, e Delitto scintillavano misti in una terribile Tempra! – all’altra delle Sponde aveanvi Donne affaccendate, e dolenti! – Corso Raggio di Trasporto alla Vista dell’amato Cugino! – ma poco dopo chiusili di nuovo con manifesto Sentimento d’Amarezza, nel riaprirli ancora (per l’ultima volta!) raccolse in quell’estremo Sguardo tutto il Patetico da spez-Macigni! E pronunziando in maldistinta voce (Ah fui tradita!) spirò tra le braccia di Sei tu dunque gita, Cugina amata! (disse Cadavere più bianco die Gigli) – Oh! – egli è isnopportabile, che tu abbia dovuto recar teco la crudele Opinione, ch’io avessi potuto tradirti! – Ma! (soggiunse poscia in altro tuono rivolto a tu sei persuaso del contrario! – Io so (disse il Rapitore colla spada già nuda) che tu non sei stato meno Cagione della di lei Morte! – Al tintinnire degli urtati Ferri il Piovano con le Donne fuggirono spaventati. – Attacchi; ed ispiando stavasi coll’occhio maestro a cogliere il Momento di Vendetta dell’infelice sua Cugina (Ah sono queste le Accoglienze tra’ due sì cordiali Amici!) – Chi potrebbe dubitare dell’Evento? – Mostrasi balenante stoccata tra costa e costa penetrando lo trafisse. – Nel versando dal Petto un Rio di caldo sangue) venne a cadere ai piedi della da se sacrificata Vittima! –
Torino presso G. M. Briolostamp. e lib. della r. accad. delle scienzecon permissione.