Spettatore piemontese: Num. 18

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N.o 18.

Zitat/Motto

Sed neque Medorum Silvae, ditissima Terra;
Nec pulcher Ganges, atque auro turbidus Hermus
Laudibus Italiae certent . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . Hic Bacchi Massicus Humor.

4. Settembre 1786.

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La Conversazione d’Agrifilo, tuttochè solito a viversi alla Campagna solingo, avea tutta la Dilicatezza da allettare non pur ogni Persona di buon Senso, ma eziandio di raffinato Gusto. D’un Carattere piuttosto riflessivo (ma con amabile Serenità) suppliva egli alle spiritose Bagattelle aguzzatrici delle Cittadinesche Società con la Solidezza della Ragione, Sceltezza de’Soggetti, Importanza di Viste, e Particolarità d’Osservazioni; in guisa tale che, nell’udirlo, non il Diletto l’Istruzione; ma l’Istruzione menasse seco il Diletto.

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Allgemeine Erzählung

– Egli aveami promesso che dopo Pranzo entrato sarebbe a discorrere intorno ai Mezzi d’accrescere il Prodotto del Suolo; ed io stavami vigilantissimo a sorprendere la prima Occasione di farmi mantenere la sua Promessa. Ma disdicendosi di sforzare (inopportunamente alla Convenevolezza del Luogo, e del Tempo) solenne Discorso tra la geniale Discioltezza della Mensa, secondai solo i Moti dell’Allegria che naturalmente ci portavano, dirò così, a parlare dei Vini.

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Dialog

– Quanto deve rincrescerci (cominciai io) che il Clima nostro privato sia del Benefizio del prezioso Borgogna! quanto saressimo felici se la nostra Agricoltura arricchita fosse dell’insigne Provvento o dello Sciampagna, o del Sanlorenzo, o del Frontignacco! come avressimo di che andarne lieti se vedessimo a spicciar fuori delle nostre Botti l’Alicante, il Malaga, o lo Xeres! Tutti questi Vini, aggiuntovi quel di Capo, di Madera, di Canarie (senza omettere il Toccai, e le Malvasie) attraggono per la Bocca con aurea Catena (ben volonterose Tributarie!) le Nazioni tutte ai Proprietarj loro. – Forse la mediocre Bontà del mio Nebbiolo (risposemi sorridendo Agrifilo) spinge il vostro Desio a spaziarsi attorno sulle differenti Spezie sopra tutto il Globo disperse. Ma vi assicuro che la mia Cantina (la quale ubbidiente a’vostri Cenni, oltre di questoquì mio favorito, vi darà del Bracchetto, del Mommeliano, dello Sciambava, Sciomont, Ceva, Valperga, Cannei, e delle differenti Qualità dell’Astigiano, e Monferrino, e del Moscatello di Gassino) pur una goccia non vi potrà dare dei Vini da voi testè nominati. – La Supposizione (dissi tosto) se non fosse da Scherzo, farebbemi Torto. Altro di mira non avevano i Voti miei che il Vantaggio, che ridonda alle Nazioni dai Prodotti loro. – Ben v’aveva io compreso! (ripigliò quivi Agrifilo divenuto più serio alquanto). Quello però, di che oso assicurarvi, si è, non tanto mancare a noi il Clima, quanto l’Industria siccome in molti altri Articoli, così principalmente in questo de’Vini. Biasimeremo il nostro Clima d’essere troppo Meridionale? ovvero troppo Settentrionale? Nel primo Caso perchè la Spagna~i, il Portogallo~i, l’Isole Canarie~i, e Madera~i, e ‘l Capo di Buonasperanza~i riescono nel Vinificio meglio di noi? Perchè non andiamo pocopiù pocomeno del pari colla Provenza~i, colla Linguadocca~i, e coll’Ungheria~i? – Nel secondo caso poi come restiamo addietro nel Prodotto de’nostri Vini alla Borgogna, alla Sciampagna, e ad altre più Settentrionali Provincie Vitifere della Francia~i; ed al Basso Reno~i medesimo? – Mi si parlerà forse della Qualità del Terreno? Le nostre Colline alcune petrose, altre calcarie, o ghiajose, la maggior parte d’un Terreno leggiero, concotto, ed aprico; e le nostre Pianure un po’ elevate per buona parte, non generalmente uliginose, non argillose, (quì pure vorrei essere inteso in senso non ristretto) irrigue però, e, quanto conviene, feraci, non la cedono ad alcun altro suolo il più vitifero. Sia che incurvisi a Pergola, sia che si ordini a’Filari, o si raccomandi all’Appoggio di ben disposti Pali, ovvero agli Alberi si accoppi la Vite sui nostri Poggi, Falde, Costiere provviene feconda; e matura a perfezione Bianca, Negra, Rossigna, Bigia, Gialleggiante, di piccoli, o grossi Grappoli, di carnosi, o minuti Acini, d’ogni Spezie, d’ogni Sapore. E se da circa un secolo i nostri Vicini, che da tempo immemorabile riconoscevano la Prelibatezza dei Vini Italiani, emulandoci così fiorito Ramo di Commercio, riuscirono a venderci quello, che soliti erano di comperar da noi, ciò fu Effetto solo di sollecita Industria, non già Prerogativa di più prospero Clima, occupando noi proprio il Centro dei Limiti dalla Natura prefissi alla Vegetazione dei Viticci tra il Trentesimo, e Cinquantesimo grado di Latitudine. – Voi m’accorderete però (dissi allora io ad Agrifilo con intenzione d’attrarlo sopra una Questione molto interessante) che, qualunque buona Qualità aver possano i nostri Vini, quella peravventura mancar può loro irreparabilmente di potersi conservare, o trasportare: del quale Inconveniente esenti vanno i Vini di Francia~i, e gli altri da me sopra nominati. – Ed ecco appunto (soggiunsemi egli) in che consiste il Trionfo dell’Industria loro sopra la nostra! – Voi mi scuserete (replicai lui). Se non potete negarmi, nei Vini nostrali di diversi Distretti congenerarsi dal Luogo stesso Forza differente da resistere al Tempo, ed al Trasporto; voi dovete riconoscere nel medesimo tempo a più forte Ragione questa Differenza stessa tra Clima, e Clima. Oltre di che un Chimico ve ne convincerebbe coll’Analisi dei differenti Vini. – Ditemi in grazia (mi richiese Agrifilo disposto già, secondo che appariva, ad un lungo Ragionamento sopra la proposta Materia) voi che da Columella, Virgilio, e Plinio (per tacer d’ogni altro) sapete l’antica Rinomanza dei Vini Italiani sì per Prelibatezza, chè per Durata, udiste voi mai prima del Regno di Luigi il Grande~i tenersi in gran pregio i Vini di Francia~i? – Io dovetti dir di no – Dunque (continuò egli) la supposta Prerogativa del Clima, (che allora in Francia~i o era nulla, od al certo non ancora conosciuta; in Italia~i poi confermata era dal Giro di numerosi Secoli) dovette fuggendo da noi survalicare le Alpi~i! – Quale Assurdità maggiore! – Diciamo adunque la Verità del Fatto. Volendo i Re di Francia~i (consecutivamente al Saggio Piano del buon Sulli sotto del loro grand’Avo) suscitare l’Industria Nazionale per innalzare la Lance Attiva del Commercio degli Stati loro, incaricarono l’Esecuzione del gran Disegno alla Capacità d’illuminati Ministri: sotto l’Influenza de’quali (insiem colle Scienze, Arti, e Manufatture diverse in Seta, Lana, Lino, Cotone, ed altri Materiali) l’ammaestrata Agricoltura aperse pur gli Occhi. D’indi fu, che (otturati gli antichi Canali, onde e Grani, e Vini, e Stoffe, e Drapperie dall’Italia~i confluivano) nuovi n’aperse la Francia~i stessa verso le Straniere Nazioni allo Smercio dei differenti Generi o di Mandopera, o di Produzione, ond’ella già abbondava. E quanto a’suoi Vini specialmente (Soggetto del nostro Discorso) assaporati al Baltico~i Batlico~iBaltico~i, in Olanda~i, in Inghilterra~i, nell’Italia~i stessa, e perfino nell’una, e nell’altra India~i, proccuraronle tosto Commissioni reiterate di lucrose Espedizioni, sempre nuovo Incoraggiamento all’illuminata Industria del sollecito Agricoltore. Quindi la benintesa Scelta nelle più Vitifere loro Provincie dei Siti più idonei alla Produzione dei loro più prelibati Vini. Quindi la Ricerca dei migliori Viticci per la Piantagione, che più corrispondessero all’Intento loro. Quindi lor somma Cura nel mantenere in ottimo stato la Vigna, sempre supplendola d’omogenei Tralci, sia che dal fecondo Pedale incurvino sperimentate Propaggini, sia che dal Vivaio trappiantino prescelte Barbatelle, od innestino produttive Marze; o con ottimi Magliuoli, oppure coi da’loro detti Margotti (sorta di Propaggini) riparino i loro Filari. La Speme del Guadagno non lasciali riposare sul loro Lavoro. Dalla benintesa Potazione alla Spampanazione sempre invigilano colla Vanga a tener soffice, e trito il Terreno: e dalle succhianti Erbe ripurgato l’innutriente Calcio della Vite: ed ingegnandosi di distruggere le Genie dei vari Insetti nemici ai teneri Pampani, od alle nascenti Uve, non lasciano via alcuna di assicurarsi d’una più copiosa Vendemmia: – Giunta la quale diresti incominciare allora allora la lor Cura. Il punto più proprio di Maturazione è diligentemente spiato. Non intinansi insieme che Spezie d’Uve ben combinantisi tra loro, raccolte in Maturità uguale, trasportate con precauzione di non ischiacciarle, cernute dagli Acini o marcidi, od immaturi, distese ad appassirsi alquanto sopra apparecchiate Stuoia, e finalmente con Ordegno a ciò fatto sgranellate dal loro Raspo ad esser pigiate. – La Fermentazione è ad essi il Punto più importante del Vinificio. L’esiggono pronta, e seguita: al qual Effetto contribuiscono Tini maggiori; ed (ove non dialo la Stagione) trattenuto Calore nella Tinaia a conveniente Grado Reomuriano. Che se la Stagione o piovosa, o secca renda restìa, od interrotta l’Effervescenza della loro Vendemmia, somministrando un Mosto o troppo acquidoso, o troppo mucilaginoso, non ignorano in ambo i Casi come eccitare il requisito Ebollimento con opportuni Rimedi al duplice Inconveniente. Siccome sanno altresì come sedare il troppo continuato Fervore della Fermentazione ad impedire il troppo copioso Scioglimento dello Spirito aeriforme, o flogisto, Cagione unica non solo del Vigore, e del buon Gusto del Vino; ma ancora della Conservazione di esso in quanto che, prolungando l’Intervallo della Fermentazione Insensibile, (stato di Maturamento nel Vino) ritarda semprepiù il Principio della Fermentazione Acetosa. Anzi per ritenere concentrato nel Vino questo Alcool vitale usano molti di loro d’impedirne lo svaporamento coverchiando nell’Ebollizione i lor Tini: o con applicato Tubo riconducono sull’effervescente Mosto lo Spirito che si esala. – Ma come potrei io quì annoverarvi le Attenzioni tutte della loro sollecita Diligenza? le Classificazioni dei Vini? l’Uso de’Torchi? la somma Scrupolosità nella Scelta de’Legnami a dogare i Vasi loro vinarj? la Conservazione delle Botti loro? gli stagionati Travasamenti? Metodo d’imbottare? Forma, Sito, e Arredi così dei loro Strettoi, come delle loro Cantine? e l’occhio sempre aperto ad ogni Alterazione del loro già imbottato Prodotto con la necessaria Cautela nel caso di Trasporto? In somma io non la finirei mai se dir volessi ad una ad una le Precauzioni della loro Industria. Così un Vino omogeneo, ed invigorito da’bencombinati Principj, ottimamente ripurgato, concotto, e stagionato; pieno del Fervore dell’incorporato nativo suo Spirito; e ben saturo dell’ingenito suo oleoso Elemento, commenda per molt’anni (ad onta dei lunghi Trasporti o di Terra, o di Mare) piuttosto la Maestria dell’Arte, che sa così prepararlo, che la Qualità del Clima, che ne produce il solo Materiale. Oh avesse pure prevaluto nella Prattica de’Vignaiuoli nostri ugual Sollerzia nel comporre i Vini nostrali? I nostri ubertosi Colli, apriche Coste, polverose Pendici: gli ameni nostri Piani medesimi appoggiati con dolce Declivio o al Lembo di qualche Collinetta; od alle Falde di qualche erta Montagna, che opponga a Tramontana le selvose Spalle, sarebbero per la Prelibatezza dei Vini loro divenuti famosi anche nei più remoti Paesi! Che se malgrado il Miscuglio delle non bene scelte, e peggio cernute Uve, che naturalmente deve riprodursi al Palato; malgrado la cruda Amarezza del Raspo che inacerbisce la pastosa Morbidezza degli Olii al Vino radicali; malgrado l’intimo Contrasto dei vinosi Elementi insorto dalla discorde Mistura d’una disuguale Fermentazione di Sostanze mature, immature, sane, marcienti, dolci, aspre &c.; ed eccitate in diversi tempi ad Effervescenza: se finalmente malgrado tutti i Difetti, che o l’Imperizia, o la Prevenzione di Prattica, o talvolta l’Abbondanza delle nostre Vendemmie indusse nella Fattura dei nostri Vini, non però la cedono o di Sapore, o di Forza ai Vini stranieri (se non per avventura ad un Gusto prevenuto) porto io opinione, che, fatti con ugual Maestria, supererebbero quelli di gran lunga. Quanto poi alla Maniera di farli durevoli alla Cantina, ed al Trasporto, non ne so veder altra più efficace, e più approvabile, che di farli eccellenti; e di custodirli dove, e come il meglio convenga. Tutto il Secreto riducesi, secondo me, a tre principali Articoli: Scelta d’Uve che combinino ottimamente insieme; intinarle al Punto di Maturità, che meglio confaccia, ben cernute, ben sane; ed un po’ stagionate o al Sole, ed all’Aria, ovvero (in tempo umido) alla Stufa: e finalmente dalla benintesa Fermentazione preservar il Vino bene impregnato del suo nativo Flogisto. – Tali erano i Vini che l’Italia~i antica mandava dall’una all’altra Estremità dell’Impero alle Mense de’suoi Proconsoli con le Note dell’Età loro mezzocancellate dal Tempo; e tali potrebbero anco a’dì nostri con nostro grande Profitto rivendicare le Prerogative del nostro fortunato Clima. Nè il Montepulciano, il Montefiascone, la Lacrima, l’Eleatico, il Nizza sarebbero i soli tra gl’Italiani Vini che portassero qualche Rinomanza tra le Estere Nazioni. Il che mi giova sperare dai lodevoli Tentativi delle differenti Società d’Agricoltura nell’illuminare l’Industria dei Contadini; e dalle saggie Mire dei diversi Governi nel disporre in modo che il Vignaiuolo trovi sempre il suo Profitto nell’imbottare una Vendemmia diligentemente vinificata.
– Ciò detto alzossi Agrifilo; e n’andammo nel Giardino a pigliare un poco d’Aria.