Spettatore piemontese: Num. 4

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Nível 1

N.o 4.

Citação/Lema

Quo teneam Nodo mutantem Protea vultum?

7. Giugno 1786.

Nível 2

La Vita del Gentiluomo (dice un assai distinto Signore nostro Concittadino) non dev’essere che un’Educazione continuata. E, a dir vero, l’Uomo nel procedere de’giorni suoi, o egli perfezionasi; o si deprava: nè si da Stato permanente in tanta Alterazione delle Facoltà nostre, sia che si riguardino quelle, che appartengono all’Intelletto; ovvero quelle, che sono proprie della Volontà. Il Tempo va depredando ogni Momento dalla Memoria nostra: all’appannarsi della quale forza è, che l’Energia della Percezione, Giudizio, Raziocinio, Criterio, Combinazione, Immaginazione, Sagacità, Congettura si rintuzzi nella Mente, e nella Fantasìa: Disordine, che mena seco grandissimo Guasto negli Abiti medesimi, che costituiscono il Carattere. Quindi nasce un Fenomeno strano invero, ma assai frequente nell’umana Economia: che, per poco che l’Uom si trascuri, trova infine, che quell’io, col quale è personificavasi in un tempo, in niun conto risponda all’io, che lo personifica in un altro: o, per dirlo in termini più schietti, non possa talora l’Uomo ritrovar se in se stesso. – Da questo Punto di vista discernonsi chiaramente gli Uomini di Pregio dagli Uomini volgari. Avendo i primi posto per Base a quella Paroletta io un’Idea di moltiplici Riguardi alla Bontà, alla Giustizia, alla Saviezza, alla Costanza, alla Moderazione, alla Fede, all’Industria, ed all’Applicazione, si formano in tutto il Corso della Vita uno incessante Studio non solo di aumentare questi Riguardi realizzandoli coll’Effetto; ma per la forza dell’Esercizio divenuti eziandio più attivi nell’Energìa sollevano l’Uomo ad un Potere sublime per la Fissazione dell’Abito naturalizzato, e quindi, rimirati con maraviglia nella Superiorità del Genio loro, escono Eroi qual in Morale, qual in Politica, qual nelle Scienze, o nelle Arti, qual nel Valore, qual nell’Ingegno. Laddove nei Secondi l’Idea corrispondente alla voce io trascorre non fissa e fluttuante: e quel Soggetto, che sembrava jeri voler eccitarsi ad essere tutto Attività, mostra oggi d’essere più disposto ad anneghitirsi in Mollezza. – Tale io, stato per parecchi anni tutto spirituale, schifo, e scrupoloso, diventò in breve tempo tutto Empietà, e Libertinaggio. – Il Cangiamento da una illimitata Prodigalità ad una stringata Avarizia non è stato meno frequente. – Quali Mutazioni non inducono in questa Paroletta io, non dico le Ricchezze, o la Povertà, la Sanità, o la Malattia, i prosperi, o sinistri Eventi, la Passione, l’Impiego, il Temperamento, l’Umore: ma perfino le Girelle dei Venti, i Gradi del Barometro, un Bicchierin di Liquore, un’Intingolo aromatizzato? – Alfin Zeffiria tiene in un Alberello sotto lo Specchio un sì vario Assortimento di tali io, che non solo n’indossa ogni dì un diverso; ma eziandio ne reca seco di Muta in una Boccetta ovunque ella va, per metterne su differenti od in uno Spettacolo Teatrale, od in una Conversazione. Onde dire puossi di Lei quel che della Fortuna disse già il nostro Poeta.

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Citação/Lema

Sì ch’Uom sempre diversa a se la vede Quantunque volte a rimirarla riede.
Nè meno confassi all’amabile Incostante il Paragone seguente.

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Citação/Lema

Così piuma talor, che di gentile Amorosa Colomba il collo cinge Mai non si scorge a se stessa simile, Ma in diversi colori al Sol si tinge. Or d’accesi Rubin sembra un Monile; Or di verdi Smeraldi il lume finge Or insieme gli mesce: e varia, e vaga In cento modi i Riguardanti appaga.
Ora io non saprei vedere Problema più importante che di trovar Metodo efficace di fare in modo, che quello che noi chiamiamo noi Stessi, si mantenga immutabile nella Mutazione dei Tempi, e degli Accidenti: onde l’unico Ente quaggiù capace di Verità non sia sottoposto al più dannoso degli Equivoci nel malapprendere se medesimo. Ma quando nascerà Colui, cui l’Uman Genere sia debitore d’una tale Soluzione! Un Dio, dicesi, la propose: qual Uomo saprà effettuarla? –

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Exemplo

Un Imperatore della China, fatto chiamare a se il più valente de’suoi Saggi, essendo mia Intenzione (dissegli il buon Monarca) di governare i miei Popoli nella miglior Maniera a me possibile: nè giudicando di poter riuscire nella mia Intrapresa, se prima non determino in me l’ottima Via di governar me stesso inalterabilmente, desidero, che tu, come Savio d’Esperienza, e di Dottrina, demostrativamente me l’insegni. – Lodato il Savio sì nobile Disegno, pregò il Sovrano a volersi recare nel suo Studiolo: al quale colà giunto, aperto uno Armario, additò egli la Figura del Corpo umano fatta col più maraviglioso Artifizio. La chiara Trasparenza delle Parti esteriori guidava l’occhio al più minuto Mecanismo interiore. Vedevansi per entro i Nervi, i Muscoli, e le Fibre più sottili: e le Corrispondenze, le Disgiunzioni, i Nodi, il Risultato, e la Forma loro con l’Energìa dell’effetto reciproco delle une sopra, o conto le altre era esposta in tutta la Chiarezza allo Sguardo disaminatore. Ogni più piccolo Movimento nella Commettitura della Machina, comecchè risentito fosse in ciascuna Parte con proporzione, tuttavia imprimeva principalmente l’Effetto suo nel Cervello, e nel Cuore: dove per Ordegni veniva con Arte stupenda misurato. Nel Cervello segnato era per primo Grado, Mera Ignoranza; per ultimo, Verità. Dall’uno all’altro Punto rischiarivasi il Dubbio per i differenti Gradi del Probabile: nè prima disperdevasi totalmente nell’Evidenza, segnata per contro l’ultimo Grado, Verità: che non passasse per le diverse Stazioni di, Sospetto, Congettura, Opinione, Probabilità. Nell’opposta Parte torcevasi la Sfera dal Punto fisso, Mera Ignoranza, fino all’estremo, Falsità: e le intermediarie Stazioni, e Divisioni erano segnate, Sbaglio, Sofisma, Paralogismo, Errore. Ma oltre ancora del Punto segnato, Falsità, la Mispersuasione (mi si permetta il Vocabolo) ripiegandosi fuor della Linea del, Senso Comune, per la, Via Sofistica, andava a terminare nell’estremo dei Punti, contrassegnato, Pazzia. Nella Parte del Cerchio Spettante alla, Verità, ascendevano contramarcati nei Gradi proprj, Perizia; Consiglio, Arte, Scienza, Sapienza. E nella Sezione opposta della Falsità, discendevano corrispondendo nei rispettivi Gradi i Termini contrapposti. – Nel Cuore distinguevansi primieramente due Poli contrari, Piacere, e Pena; e nella Suddivisione si opponevano segnati la, Speme, al, Piacere, conversa; ed avverso dalla, Pena, il Timore. Fra la, Speme, ed il, Piacere, avevano i Ripartimenti loro in Gradi misurati, Zelo, Ammirazione, Gioia, Felicità. – L’Amore, e l’Amicizia, che, notati in un Circolo eccentrico, occupavano soli tutto il primo Segmento, crescendo di Gradi crescevano d’Appuratezza, come l’Oro in proporzione de’Carati. – Lo Spazio tra il, Timore, e la, Pena, era partito dalle Divisioni, Invidia, Orrore, Disperazione, Miseria. Vedeansi inoltre notate tanto al, Piacere, quanto alla, Pena, sottoposte altre meno principali Suddivisioni. – Ora l’Uso di questa Machina così congegnata (diceva quel Saggio all’Imperatore) è questo, che per la Corrispondenza degli Ordegni tra loro montandosi l’Uomo a que’Gradi di Persuasione (vera, o falsa che siasi) in cui egli esser puote circa i differenti Oggetti, forza è, ch’egli scopra totalmente se stesso in tutti gl’infiniti Moti consecutivi tanto della Mente, che del Cuore. E come, a significar gli Abiti (tanto Virtuosi, come di Fortezza, Prudenza, Liberalità, Magnanimità ec.; quanto Viziosi, come d’Ingiustizia, Crudeltà, Avarizia ec.) corrispondono certi Sistemi, o Combinazioni di Moti della Machina; così col mezzo di essa si discernono manifestamente, e si giudicano tutti i Caratteri degli Uomini. – Adoperi pertanto la Maestà vostra (conchiuse il buon Vecchio) questo Consigliero Ordegno: che con tale Antroposcopo nè potrà mai ignorare come esser debba disposto chi commanda; nè ingannarsi nella Scelta di coloro, cui Ella sia per commettere Impiego nell’Amministrazione.
Io non so se l’Invenzione di tale Ordegno dall’Oriente ci sia mai stata arrecata in Europa: so bensì, che (ove equivalente Effetto trovar se ne potesse nel Riflesso) sgombrate molte Nebbie di panici Terrori, torbide Inquietudini, ed inutili Cure, Raggio soave di durevole Felicità sorriderebbe a’molti, che il loro malconosciuto Cuore sommergono nei Vortici di spontanea Miseria. – So ancora, che, vagheggiandosi in quel sostitutivo Specchio le amabilissime Virtù Sociali: gareggierebbero nell’eccitare vivaci Scintille di communicativa Sensibilità tra gli Uomini: e che ogni Deformità fuggirebbe dall’umano Consorzio spaventata più dal suo proprio Aspetto, che dal Flagello minacciante delle Legge. – So inoltre che nobili Studi vedrebbonsi a fiorir vagamente nell’inculto Suolo dell’Ingegno; e che finalmente (se non altro) non oserebbe usar Maschera d’Ipocrisia nè l’Amicizia, nè l’Amore!

Torino presso G. M. Briolo
stamp. e lib. della r. accad. delle scienze
con permissione.