Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "All‘Autore", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\0611 (1790), pp. 1-8, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2666 [consultato il: ].


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All’Autore della Gazzetta Urbana Marc’Antonio Martelli.

Lettera/Lettera al direttore► Sig. Gazzettiere

Quella stessa ragione che mi ottenne dall’Eccmo Padrone il permesso di far leggere ad alcuni miei conoscenti l’occlusa risposta all’Esposizione Apologetica dei Signori Ajutanti degli Illmi Signori Matematici da lei inserita nel foglio della sua Gazzetta Urbana de’ 12. Giugno, si è quella appunto, per cui ho pensato di rompere anch’io com’essi una Lancia Letteraria in faccia alla Nazione, e per cui le domando il Campo delle sue Novelle che tanto divertono ed illuminano nel medesimo tempo. La ragione fu non già di pubblica istruzione, che non può essere cibo mio; semplice Copista qual sono, e oso dire con tutto il rispetto, neppure dei Sigg. Ajutanti; ma bensì di un pubblico disinganno dalle vanissime ed arbitrarie dicerie loro sopra uno degli Argomenti più interessanti seriamente la Nazione, qual è la Regolazione di Brenta, su cui tante fatiche, così profondi studj, e con tanto zelo Patrio si sono pur consacrati dal cospicuo Soggetto Autore degli Scritti pubblicati contro il Piano Matematico-Fiscale, creduto da Lui il più assurdo ed il più rovinoso di quanti siano stati sin ora proposti per la Provincia e per il Pubblico Erario. Ma su di ciò, vale a dire, se S. E. s’inganni o no, o se il Piano da lui esibito, e che sta tuttora sotto l’esame dei tre Matematici destinati per questo dall’Eccmo Senato sia in ogni conto preferibile al Piano del Sig. Fiscal Artico, modificato, o piuttosto tutto nuovo dei Signori cinque Matematici (come mi ricordo di aver compreso trascrivendo l’Annotazione D. degl’Impetus) sarebbe temerità in me, o vile adulazione qualunque giudizio.

L’unica ragione dunque per cui ottenni da S. E. (che giustamente disprezzava questo gracchiare di Rane) il permesso sospirato dal zelo mio di lasciar correre alle mani di taluni questa Lettera, si fu la necessità di accorrere in qualche modo alle non lievi conseguenze, che potrebbero derivare pel pubblico Bene dagli erronei giudizj della moltitudine, che sopraffatta facilmente da certi paroloni Matematici, che non intende, d’Idrometri, di Capisaldi, di Sezioni, di Profili ec., e più dalla franchezza e dai vantamenti con cui vede spacciate a stampa e quasi raccomandate alla sua protezione, critiche e rimproveri ad un personaggio d’altronde rispettabile, potrebbe avvalorare ne’ circoli oziosi della stagione le prevenzioni troppo felicemente giuocate fin ora a favore del Piano Matematico-Ministeriale, sostenuto da tanti interessi, di Principali e di Ajutanti.

Ecco dunque perchè ho creduto io pure di pregar Lei a voler dispensare la mia Lettera in regalo a suoi Associati, sperando di servire anch’io di qualche piacevole trattenimento a curiosi non meno che alle dotte persone, giacchè appunto per la tenuta mia non potrebbe dessa aver luogo più adattato, ne più acconcio che nella di lei Gazzetta. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

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Lettera

Lettera/Lettera al direttore► Miei Signori Riveritissimi.

Comincio dal domandare riverentemente scusa alle loro Signorie se ommettessi il titolo di Illmo, che in qualche modo, o come Laureati, o come Ufficiali Ingegneri, o come Nobili, potesse lor convenire, e dal pregarvi che non vogliate imputare a mala creanza in me lo stile un poco famigliare, con cui mi fo lecito di scrivervi, giacchè non sapendo di voi, come voi sapete del rispettabilissimo Soggetto Aurore delle Opere pubblicate col suo nome intorno la Regolazione di Brenta, mi autorizzate abbastanza col vostro stile, ad usare per lo meno un’eguale famigliarità verso di voi, ed a parlarvi Cavalierment, come dicono i nostri eleganti infranciositi. Ciò premesso, e pregativi inoltre di considerare in me la persona di un’onesto uomo, sebbene niente più che semplice e forse anche ignorante Copista, ma che ha avuto però l’onore di servire S. E. con molta fede e con vero zelo nel trascrivere i dotti suoi scritti, mi permetterete che valendomi del mero dono della memoria, e di un poco di buon senso, cui pretendo io pure in qualità di animale ragionevole, mi adoperi per un uffizio di buon servitor ed insieme di buon Cristiano verso di voi stessi.

Intendo dunque di togliervi possibilmente da molti inganni, e da quegli Equivoci, che troppo hanno adombrato le vostre fantasie, giacchè siete giunti a compromettere col vostro onore anche quello degli Illmi Signori Matematici in una discussione che non era per voi; quando pure non foste contenti di accreditare ciò che fu detto da taluno, che con quella vostra Apologetica rappresentavate assai bene la Zampa del Gatto, adoperata dalla Simia per tirare a se le Castagne dalle braggie.

[2] Come però devo cercare di esser breve, ricordandomi della disgrazia del mio Padrone, che appunto per non aver potuto esserlo, trattandosi di cosa di tanta importanza, ed in cui bisognava distruggere e fabbricare ad un tempo con tanti materiali, e con tante viste, non ha avuto la fortuna di esser letto da molti; e troppo mi preme che la mia risposta sia letta almeno da quelli, che avranno avuto la pazienza di leggere la vostra proposta, ecco che mi affretto a rimarcarvi,

Primo. Che voi non dovevate assumer a vostro carico l’accusa data dall’Autore ec. ec. agli Idrometri proposti dagli Illmi Signori Matematici, come di inutilissimi, e ridicoli all’oggetto della Regolazione urgentissima di Brenta, e di un dispendio sempre gettato (Nota 1.) L’accusa dunque in sostanza è diretta ai Signori Matematici, e tocca loro rispondere non a voi, come a tutte l’altre obbiezioni, e ben più pesanti assai, che l’Autore ha fatto contro il loro Piano negli Impetus, cui furono già comandati di rispondere fino dai 18. di Aprile dell’anno passato,1 e si sono finalmente impegnati con l’Eccma Conferenza e con l’Eccmo Senato di fare adesso in trenta giorni, e con la sola spesa di un Viatico di 680. Ducati per il loro congresso in Treviso; come ho avuto occasione di sapere trascrivendo li Decreti 18. Aprile 1789., e la Scrittura 12. Aprile con il Decreto dei 23. stesso dell’anno corrente. Anche l’accusa contro quel così esatto e diligente Profilo di cui si vantano nella loro Scrittura 27. Novembre 1789. commentata dall’Eccmo Padrone nella Digressione de’ suoi Cogitata & Visa appartiene più ad essi che a voi, perchè volendo Egli usare (come si degnò di rimarcarmi allorchè trascrivevo quella Digressione, e mi compiaccio di comunicarvelo a vostra consolazione) volendo, replico, usare ogni possibile riguardo verso i vostri Principali non poteva che insistere sulla vostra, diceva Egli, conosciuta incapacità, e perchè si è troppo chiaro che osservazioni di tanta importanza, di tanta delicatezza, e feraci di tante e così utili conseguenze, come voi stessi avete detto (pag. 1. col. 2.) non dovevano essere abbandonate da Essi alla sola fede ed opera vostra. Di ciò potrà adesso molto meglio giudicare ognuno che avrà letto nella vostra incautissima Apologetica non importare che i Capisaldi degli Idrometri da voi posti fossero distribuiti in una ordinata cadente, su di che vi scusate anche malamente con una angustia di tempo, da cui non eravate in nessun modo pressati. Avreste avuto certamente tutto il comodo di far meglio; se già avete avuto tanto tempo nell’Estate da poter fare inoltre tutte quelle esatte osservazioni, che dite di aver fatto (pag. 2. col. 1.) sulle profondità dei fondi ragguagliati nelle tante Sezioni corrispondenti agli Idrometri sotto i loro Capisaldi per riferire poi a questi Idrometri le future vostre Livellazioni, le variazioni prodotte dalle Piene nei fondi, e quella vicissitudine dell’acque e dell’operazioni che si praticano in un fiume; da cui poi la tanto vantata utilità degli Idrometri per la Regolazione del nostro Brenta: ma bisognava badare, che Brenta la vuole subito, e ci pressa ogni giorno più con le sue rovine.

Mi dispiace dunque assai che abbiate voluto dare alla leggerezza delle vostre osservazioni, ai difetti della vostra Età, ed al vostro bollore Bresciano il peso di un accusa d’onore, ed abbiate creduto necessario di difendervene, come quasi da un imputazione di Lesa Nazione, chiamando perfino in vostro soccorso uno dei primi Santi della Chiesa con quel suo testo contro l’empio Demetriano. (Nota 2)

Devo poi manifestarvi inoltre il mio dispiacere, che abbiate fatto ridere tutti coloro che avranno compreso tutta la forza ed il valore del timore dimostrato (pag. 1. col. 2.) che il vostro silenzio potesse far sospendere l’assenso della Nazione a quelle regolazione che devono esser figlie dei risultati da voi esibiti, e tratti da quei vostri Idrometri. Quanta boria cari amici, quanto non senso; scusate questa frase che ho imparata al Caffè da un’interprete Inglese: Non l’avreste detto certamente, se vi foste ricordati opportunamente della favoletta della Mosca, che stava sopra la Carrozza, e che si credeva di far essa sollevare la polvere, che era innalzata dalla corsa de’ Cavalli.

Secondo. Vi farò pure osservare in secondo luogo che vi siete sbagliati assai nel prendere a carico vostro l’utile impiego delle pubbliche somme già dispendiate negli esami e negli studj de’ Signori Matematici per il Piano loro, perchè senza parlare del complesso di questi studj, e del poco frutto risultatone fin’ora, come sta dimostrato in tanti luoghi da me trascritti ne’ libri di S. E. (Nota 3.), e sebbene non dubiti dal canto mio che si abbia a vederne presto il fine, è però certo, che sommando le assegnazioni fatte nei varj Decreti passati per le mie mani, sono già consunti fin’ora per Ducati Effettivi d’Argento 7757. (Nota 4.) Mi contenterò dunque di dirvi che quattrocentotrentaquattro Ducati miseramente gettati non sarebbero poca cosa per quei Pali provvisionali, sessanta dei quali solamente furono da voi osservati per il Profilo 12. Ottobre; e cui potevano essere sostituiti comodamente altrettanti Alberi vivi da per tuto; giacchè il [3] vostro Piedelista avrebbe supplito a quella ordinata cadente, che manca nella distribuzione degli Idrometri stessi: Che se poi le vostre nuove Livellazioni dopo la prima Brentana costarono, come dite, altri 474. Ducati Effettivi, vi so dire senza essere Algebrista nè calcolatore sublime come voi siete, che quallora il nostro Principe Serenissimo volesse aspettare per regolar Brenta, che si avesse quel cumulo di ripetute Livellazioni, che dopo molte e ripetute Brentane ci vorrebbero a senso dei Signori Matematici per assicurarsi della bontà del loro Piano, non sarebbe così picciolo il cumulo dei migliaja di Ducati necessarj per queste sole osservazioni, e per lo stipendio continuo di Ajutanti osservatori alle occasioni, oltre qualche centinajo di migliaja pure di Ducati, che si spenderebbero nel frattempo a riparo di continue Rotte e dello sfacello sempre maggiore degli Argini d’ogni parte (Nota 5.)

Avvertite dunque, giacchè siete ancora in tempo, i Signori vostri principali a non impegnarsi troppo nel voler provare economico o di non gran dispendio il loro Piano, e che vadano ben occulati nella formazione de’ loro Calcoli da qeugli esperimenti in piccolo che hanno proposto nella loro Scrittura 27. Novembre; e per cui avevano creduto che 210. Ducati potessero bastare, giacchè hanno veduto pur troppo verificato il vaticinio lor fatto da S. E. (alla nota 21. della Digressione) che non sarebbero bastati i mille e forse i due mille come è pur dimostrato adesso dal fatto della loro posteriore domanda di Ducati 1140. oltre li 283. già spesi per gli indicati esperimenti, e che furono loro generosamente accordati col Decreto 23. Aprile passato. Non credo che abbiate veduto questo Decreto, e però velo trascrivo (Nota 6.) perchè occupati come dovete esser sempre dietro Livellazioni, Livellazioni, Livellazioni, e cavamenti di Fossi e di Pozzi per quei celebri esperimenti, che porteranno un sussidio non ordinario, e tutto nuovo alla scienza dell’Acque originaria della nostra Italia ec. ec. come si è detto de’ vostri Idrometri, non vi sarà giunta che la falsa nuova sparsa da vostri aderenti per tutta Padova, ed ho sentita ripetuta anche in questi contorni, allorchè fu preso il Decreto stesso malgrado le opposizioni di S. E. contro la prosecuzione di esperimenti così mal divisati, e per altre ragioni, di cui non tocca a voi parlare cioè, che egli aveva perduto tutto, che non si sarebbe parlato più del Progetto Querini e quasi si cantava.

E il pover uom che non se n’era accorto

Andava combattendo, ad era morto

[...]

Leggetelo dunque e fatelo leggere per disingannare voi pure quelli che ci avessero ingannato con così lusinghevoli speranze.

Ma tornando a voi per voi stessi, come mai avete potuto impegnarvi parlando dell’esattezza, e della grande utilità del vostro Profilo 12. Ottobre a rimproverare l’Autore dei Cogitata come di grande sbaglio nel calcolare per centinajo quei vostri Idrometri, non badando, che vi esponevate ad un’altra molesta accusa, poichè dovevate pur sapere che i Signori Matematici dal bel principio della loro Scrittura 27. Novembre rendendo conto delle Opere compite, avevano detto precisamente eseguita la piantazione degli Idrometri da Campo S. Martino al Mare (che vuol dire per un tratto di cinquanta miglia e di cento Idrometri per lo meno) ed a capisaldi di essi riferite le Sezioni del Fiume loro corrispondenti, onde poterne conoscere le alterazioni e vicende. Ma se le vostre tanto decantate osservazioni non furono poi che sopra 60. soli, cioè da Limena a Codevigo, è forse sua Colpa? Badate a questo dilemma: o sono inutili gli Idrometri da S. Martino a Limena, e da Codevigo al Mare, e perchè piantarli? O se le osservazioni a tutte le Sezioni comprese in questi tratti di Fiume si credettero necessarie, perchè si ommisero da voi? Non avrete voi dunque supplito con la vostra bella immaginazione, invece che col sussidio degl’Idrometri, come avete fatto scrivere ai Signori Matematici, per formare quell’esatto, e diligente Profilo? dopo il quale, per felicitarci, altro non resta (continuano a dire i Signori Matematici) se non che di fissare li veri valori di tutte le Operazioni del Piano di Regolamento proposto dal Sig. Artico, e da essi approvato, e modificato (appresso a poco come si direbbe di un Pollo modificato in Polpette; si aggiunge in nota nella Digressione.)

Io non ho fatto che trascrivere le parole della Scrittura Matematica per istruire un po’ meglio di voi i Lettori della Gazzetta Urbana. Ma ora felicito voi e mi rallegro con voi delle buone gambe che avete, e sulla vostra vista Lincea, giacchè l’avete provate più che matematicamente con le vostre osservazioni fatte ai 12. Ottobre con tanta esattezza e così rapidamente correndo, come dovevate, la Linea del Fiume sugli Argini tanto inzuppati dalle pioggie e dalla Brentana, che non lasciavano quasi stare in piedi chi accorreva a difenderli, e ciò per trenta miglia di cammino, osservando sempre e notando sugli Idrometri sommersi ed imboscati dentro le Marezzane al momento della stanchezza della gran piena, e prima che l’aria avesse asciugato il limite della sua ascesa; ed ancorchè vi mancasse il soccorso della Luna, che cominciava allora a levarsi nel suo ultimo quarto pochi minuti prima delle sei ore; l’ho imparato dal Giornale Astrometeorologico del celebre Sig. Professore [4] Toaldo. Forse che per questa gran fretta sarà pure avvenuto, che siate spariti alla vista d’ognuno sugli Argini della Campagna dell’Eccmo Padrone, che ho udito io stesso interrogare tutti i suoi domestici, senza trovare neppure uno che vi avesse veduti.

Io sono giovane credo quanto voi, ma vi so dire che figurandomi la vostra fatica, e la vostra ansietà per tante osservazioni diligentissime, da cui doveva dipendere finalmente il vostro onore, e la Regolazione di Brenta in faccia alla Nazione, che aveva per questo rivolti gli occhi sopra di voi, e fatte con tanta fretta, e per tanto cammino, non posso immaginarmi di vedervi giunti a Codevigo senza molta pena per voi stessi, e vi confesso che non le 12., ma le 20. e le 30. lire sarebbero state poco per me in quella terribile giornata.

Ma a questo passo, e tornando sul serio, non posso a meno di farvi riflettere ancora, o ad altri per voi, sopra un’altra ragione della evidente inutilità degli Idrometri nel caso nostro, e di quelle vostre osservazioni, quand’anche fossero state fatte a dovere, ed è , che essendo susseguitate due o tre giorni dopo le altre Brentane che sapete, da cui la rotta in Piovego ed altri malanni, non potevate certo in conscienza riferire al Profilo della prima Piena, le variazioni de’ fondi scandagliati tanto posteriormente per le vostre Livellazioni intorno i Capi saldi degli Idrometri; giacchè, e lo imparo da voi medesimi, l’escavazione nell’Alveo di Brenta Vecchia, e l’interrimento del tronco da Stra al Dolo furono effetti senza dubbio della rotta aperta nel Piovego.

Ditemi dunque adesso con qual regola di Logica potete concludere da tutto ciò, che la Nazione debba credere, non gettata la spesa che hanno importato ed importerebbero le osservazioni vostre e di altrui, che si facessero continuamente intorno a vostri Idrometri? O come gli Annali del Fiume ai quali ognuno ricorre per trarne i suoi regolamenti sarebbero più sicuri, si conoscerebbe l’Epoca precisa degli interrimenti de’ Tronchi, se ne saprebbero le progressioni, le cause, e le tante altre belle cose, che dite in seguito, ed avete dette avanti, tratte dalla vostra immaginazione un po’ troppo esaltata dalla gran pompa, con cui furono presentati da vostri Maestri nella Scrittura 2. Ottobre 1788. quei loro portentosi Idrometri, se si foste di essi arricchita in passato, come si è fatto adesso la Brenta?

Ma perchè credete di farvi forti sull’Idrometro di Altichiero, e di convincere le critiche dell’Autore degli Impetus ec. insimulandolo di una contraddizione con se stesso; vi dirò che prendete un gande sbaglio anche in questo; poichè è notorio, e S. E. lo ha detto in voce a tutti e parmi anche in qualche luogo de’ suoi scritti, che quell’Idrometro fu da lui eretto non già per le sublimi speculazioni dei Signori Matematici, ma per la ragione semplicissima di dimostrare col fatto ed alla vista di ognuno nel progressivo alzamento delle piene la verificazione de’ di lui antichi vaticinj sopra il grande errore del Rossi; per cui si veggono innalzarsi adesso tre piedi e mezzo, e ogni giorno più sopra i livelli delle piene anteriori al 1762.

In una simile, sebbene diversa vista sin dall’anno passato collocò S. E. vicino all’Idrometro stesso, e dopo ottenuto nella sera del 4 Aprile che si esaminasse anche il Piano di lui esibito all’Eccmo Senato in confronto del Matematico-Fiscale prima di venire a decisione sull’importantissima Regolazione, collocò egli una grande ara di marmo all’antica con Iscrizione indicante l’ultimo limite cui potrebbe giungere la Brenta in qualunque Piena, qualor venisse eseguito il Piano da esso proposto, vale a dire fino al lembo della Marezzana o Golena, come direste voi Scientifici; tanto S. E. si trovava sicuro del fatto suo anche prima di dimostrarlo ad altri ne’ suoi scritti. Penso dunque di mandarvi copiata questa iscrizione, giacchè forse nelle vostre corse tanto affrettate non avrete avuto il comodo, o la curiosità di riflettervi; e perchè finalmente S. E. l’ha fatta scolpire in marmo, volendo pure che il monumento servisse di perpetuo testimonio della di lui previdenza se il fatto corrispondesse, o di un perpetuo rimprovero all’error suo, se non corrispondesse a così pubblico e solenne suo impegno.

L’ara è sormontata da una di quelle colonnette, che gli antichi Etruschi, per quanto ho sentito dire più volte, ponevano sopra i tumuli degli Uomini valorosi, ed eccovi l’iscrizione.

Strenui

Signum

Ex Etruria

Ob

Fortiter Gestum

Pri. non. aprilis

signum quoque

initi fæderis

cito aut sero

edicto tandem sanciendi

cum pacato amni

ne rapidus montano flumine torrens

sternat agros

nec ultra fines compositos

paulo altius ad aram usque designatos

exurgat

angelus quirini

v. c. p.

iv. idus maij

mdcclxxxix.

[5] Per altro amici cari non vi aspettate che io vi parli sulla vostra pretesa Scienza di scandagliare le Foci dei Porti, disegnare la loro situazione, e quella dei scanni che li coprono, e voglio credere che avrete ben presto anche dall’Autore delle Considerazioni ec. i giusto Elogi che vi sarete meritati: sarebbe in vero ridicola per tutti noi una simile discussione nella Gazzetta Urbana, e per me poi in particolare sarebbe entrare in un gineprajo da cui non potrei uscire perchè non so, nè posso saperne come voi, e vedete che parlo come una Gaza o al più, al più col solo buon senso comune. Ma so bene, e sin qua ci arrivo a forza di aver copiato, che quei scandagli non furono la sola difficoltà che si sia opposta da S. E. all’Operazione del Gran Taglio di Brondolo suggerita dai Signori Matematici, come la primaria e principalissima, e senza la quale non si avrebbe mai regolata la Brenta, nè potrebbero esser tolte le piene superiori, da cui vengono tutte le stragi della Provincia. Vi dirò dunque che essendo decaduto dalla speranza, che avevo concepita allorchè trascrivendo il primo Capitolo dei Cogitata, venni a leggere quella nobilissima e stringentissima Ortatoria di S. E. ai Signori Matematici, cioè che potessero essi accettare l’invito di convenire con Lui pel pubblico bene almeno nella verità de’ fatti provati con tanti incontrastabili Documenti, sono adesso diventato impaziente, non come tutta la Nazione, e neppure la maggior parte degli Associati alla Gazzetta Urbana, che, diciamolo in conscienza, di tutt’altro pensano, o vogliono sapere che di Questioni Idrauliche, ma come i Pratici più esperti di queste faccende (da taluno de’ quali posso pur dire in conscienza d’aver udito io stesso esaltare quasi divina ispirazione il semplicissimo Piano di S. E.) sono, replico, divenuto impaziente di vedere le trionfanti risposte, che i Signori Matematici si sono vantati di saper fare alle di Lui obbiezioni in soli trenta giorni; forse perchè si potesse credere a maggior onore della loro penetrazione e del loro congresso in Treviso, che abbiano lasciato passare i quattordici e quindici mesi senza degnare neppure di pensarvi.

Ma sarò punito, mi direte voi, di questa mia impazienza, quando leggerò la sconfitta ec. ma intanto lasciatemi prendere qualche buon augurio dalla poca fortuna della Vanguardia nemica, e dalla sconfitta, che misero Fantaccino qual sono ho potuto pur dare io solo alla truppa leggera che voi gli avete condotto innanzi.

Non vi formalizzate del paragone, perchè pensando alla Gazzetta Urbana la testa mi è volata senz’avvedermene nelle Gazzette Politiche, come parmi sia accaduto anche a voi peroranti a nostri Gazzettanti quasi foste nell’Assemblea Nazionale: Mi raffermo in quanto posso

Di Villa Altichiero li 24. Giugno 1790.

Vostor Assmo per servirvi

M. A. M.

P. S. Rileggendo mi accorgo disgraziamente di aver ommesso qualche risposta dovuta ad un altro vostro lagno, (pag. 3. col. 2.) e qualche riflessione più importante sopra una vostra osservazione (p. 4.). ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Quanto al vostro lagno vi dirò dunque in fretta, che non so come abbiate potuto tanto corrucciarvi da declamare come di una malignità e di una mala fede in quel povero Villico, che riferì a S. E. le vostre meraviglie nel rilevare che faceste da lui, che quei Campi che erano soggetti di quando in quando ad essere inondati da Brenta, pagavano più di quelli cui mai giungevano le sue torbide fecondanti, poichè prevenuti come dovete essere per il Piano Matematico, e diventando questo fatto un argomento di più per l’utile effetto delle graduali espansioni, contro le quali i vostri Signori Maestri oppongono le loro Arginature frontali, era troppo naturale che doveste non solo meravigliarvene, ma rattristarvene onestamente. Dunque non vi si fece alcun torto, fosse o non fosse col dire, che ve ne siete meravigliati.

Ma veniamo all’osservazione dell’Acqua della Rotta alla destra di Vandura, che s’innalzò come dite, dove a 4., dove a 5., e dove a 6. piedi, e del pericolo in cui pur dite essere stato l’argine sinistro; donde poi con una artifiziosa reticenza guardandovi dal decidere a quale idea di Regolazione questi vostri risultati fossero favorevoli, volete insinuare che provassero contro il Piano di disarginazione.

Avvertite dunque che siete in un grosso errore anche per questo, e vi farò riflettere con poche parole a quel che ho trascritto più volte ed ho udito da S. E. dimostrare in voce a molti, cioè, che non si sarebbe veduto nè la rotta, nè la conseguente altezza dell’acque entrate per essa su Campi di Vigodarzere e Saletto, nè il pericolo dell’Argine sinistro di Vandura, se gli Argini del Rossi, che Dio faccia siano una volta demoliti, non avessero innalzata e raggruppata la piena superiore; perchè tolti questi, ed aperto lo sfogo dell’Emissario alle graduali espansioni del Fiume, la Brentana si sarebbe necessariamente e gradatamente vuotata prima di innalzarsi; e così non solo non sarebbero state imprigionate quell’acque che avete vedute fra gli argini di Saletto e di [6] Vigodarzere, nè l’argine sinistro di Vandura avrebbe sofferto urti o rigurgiti da Brenta, ma non sarebbero più possibili rotte neppure in Brentella, e con la giunta del Rissoratore a Strà si sarebbe tolto persino qualunque Panico pei tronchi del Dolo e del Brentone, come, se leggerete, potrete vedere dimostrato, singolarmente nè Cogitata.

Son queste verità che s’intendono adesso grazie a Dio da quasi tutti i Possessori stessi de’ fondi da disarginarsi, e per cui sono notorie le istanze fatte recentemente perchè si diferisca ancora d’innalzare gli Argini di Vandura con nuove rovine de’ terreni adjacenti, mentre lusingandosi di vedere spianato alla destra ben conoscono, che l’esuberante rinforzo alla sinistra si sarà allora più facilmente con la terra degli Argini demoliti dirimpetto, e senza incomodo di nessuno.

Tutto questo ve lo ridico, perchè sono fresco dalle Conversazioni del Padrone con alcuni di quei Possessori, e non già per persuadere voi, nè altri della bontà del piano suo, che questo appartiene alla pubblica sapienza: e noi dopo aver divertito un poco i Gazzettanti con questa nostra scaramuccia farem bene a starcene tranquilli, e lascieremo dire e fare seriamente a chi sa meglio di noi.

Annotazioni.

(Nota 1.) Pensando che pochi sono certamente i Lettori della Gazzetta Urbana, che abbiano lette l’opere voluminose di cui si parla nell’Esposizione Apologetica, sebbene da Signori Assistenti si raffiguri in essa il Tribunale della Nazione, come D. Chisciotte si raffigurava nel Molino a Vento il Castello de’ suoi supposti nemici, credo di far cosa grata a curiosi della Questione promossa, trascrivendo due soli testi relativi a nostri Campioni Idrometri, cioè a quei Paletti e Gugliette, ora dipinti, ora no, secondo che possono vedersi per le vie più frequentate, disposti tratto tratto da Campo S. Martino al Mare, e suggeriti da Signori Matematici, perchè ad ogni piena di Brenta vi si misurino da diligenti osservatori le sue altezze, e cessate le piene vi si rapportino poi con nuove Livellazioni le variazioni accadute ne’ fondi del Fiume.

Con questa specolazione pretendo essi di poter meglio accertare la Regolazione da farsi che tanto preme, e quelle che prevedono necessarie ancora nell’avvenire; e che così si verrà insieme a prestare un sussidio non ordinario alla Scienza dell’Acque, e mercè la cura dell’Eccmo Magistrato e Conferenza ai Fiumi l’inclita Repubblica servirà di modello ec. ec. con quel di più che si può leggere agli Articoli 168 e 169. della Scrittura loro 2. Ottobre 1788. stampata ne’ Documenti Allegati.

Su questi Idrometri dunque ecco come sta scritto dall’oppositore nella Nota (6) p. 141. delle Considerazioni.

“Niente di più inutile, e mi sia permesso dire quasi ridicolo di quegli Idrometri, che ad ogni tratto si stanno in oggi 15 Giugno (1789.) erigendo da Campo S. Martino lungo Limena, Brenta Vecchia, e sino Dio sa dove con quasi universale derisione. Chiunque vede e si fa spiegare dal Sig. Ajutante, non può non deplorare una spesa affatto gettata, perchè se dalle osservazioni, che per esser utili dovrebbero esser fatte su di essi a replicate Piene nel sistema attuale del Fiume, deve dipendere la norma della Regolazione da Signori Matematici proposta ognun vede e dice Addio Brenta: e se gli Idrometri devono esser fatti per regola di nuove Regolazioni alle generazioni future, perchè piantarli adesso, e non aspettare a Regolazione fatta? A che prò se non fosse per dare esercizio ai tanti cooperatori contemplati da me alla Nota E degli Impetus? Avanti che siano tagliate le Svolte, conformati i nuovi Alvei, scavati e ridotti i vecchi alla medesime misure, e stabilite così le nuove pendenze ed eseguite quelle tante altre magnifiche operazioni, da cui deve risultare quell’armonico sistema del Fiume che non potrà disordinarsi che col tratto di Secoli a che mai questa spesa? C’è forse bisogno di Matematica e d’Idrometria per intendere un tale assurdo, come per capire quante delicate Livellazioni e quante avvertenze sarebbero necessarie ad ogni Idrometro per istabilirlo a dovere? Si rileggano le parole di F. Giocondo alla Nota (a) pag. 4. degli Impetus, e si vedrà se questa spesa, benchè piccola al confronto delle tante già fatte inutilmente e de’ Tesori che si vorrebbero gettati nel far peggio, non sia nella categoria di quelle che egli chiama vituperabili, e per cui tutte le volte che l’uomo se ne ricorda deve rattristarsi, e dolersene.”

Ecco adesso ciò che si dice (Nota 3. Digressione) intorno i medesimi Idrometri nel Libro Cogitata & Visa a proposito del diligente ed esatto Profilo di Brenta esaltato dai Signori Matematici e per cui l’Apologetica de’ suoi Ajutanti, ce forma il tutto nuovo trattenimento ne’ Fogli della Gazzetta Urbana.

“Ho detto in tanti luoghi sulla vanità e l’inconcludenza di quei loro Idrometri per i bisogni urgentissimi di Brenta, che doveva- [7] no quasi vergognarsi di parlarne più, e massime dopo che possono apparire agli occhi di chiunque le irregolarità e la poca corrispondenza nella collocazione delle lor basi, dette Capisaldi, post come a caso e ad inegualissime altezze dopo tante Livellazioni.

Mi dispiace però caritatevolmente che si siano impegnati, come dicono poche righe dopo, a voler far ricevere per molto esatto e diligente quel loro Profilo della Piena 12. Ottobre che dicono formato col sussidio di tai loro Idrometri.

Ma come potrei non usare maggior carità e più giusta nell’avvertire chiunque volesse trarne molta speranza per buona sistemazione di Brenta, che quel loro Profilo non è, nè può essere che un informe aborto della immaginazione de’ Signori Ajutanti. Primo, perchè le Piene furono molte e successive, nè dalla piena dei 12. all’altre restò spazio di tempo da visitare le sole altezze del loro pelo in una lunghezza di 50. miglia di Alveo sopra centinaja d’Idrometri. Secondo, meno poi per rincontrare, e verificare con buone e ripetute Livellazioni le variazioni, ed il cangiamento de’ fondi, com’era pur necessario, ed i Signori Matematici lo dicono Art. 168. 169. della loro Scrittura, per trarne le cognizioni opportune a spiare l’andamento della Natura, e trovare gli espedienti onde accorrere al riparo. Terzo, perchè finalmente posso asserire, che intorno utti quelli che circondano la svolta d’Altichiero, essendo io continuamente sopraluogo, non ho mai veduto praticare osservazioni di questa fatta, e non fattibili già nel corso di quasi un mese che durarono le Brentane.

Che Profilo dunque sarà mai questo? Finisco però coll’avvertire un’altra volta, che mai fu spesa più gettata di questa, e che il mio F. Giocondo non finirebbe di rimproverarcene.

(Nota 2.) Non mi fo bello però della mia Erudizione, e vi confesso schiettamente di doverla al Revmo Sig. Parroco di Altichiero, cui mi sono rivolto per intendere quel vostro testo Latino; anzi vi dirò che dato egli subito di piglio alle Opere di S. Cipriano e spiegandomi che quel Demetriano era un gran bestemmiatore di Dio, oblatrantem adversus Deum ore sacrilego, & verbis impiis obstrepentem, non potè contenersi dalla meraviglia, che vi fosse passato pel capo al applicare al fatto di S. E. quella sentenza, perchè erasi egli disgraziatamente dichiarato di non credere ai vostri Prosali. Ma passando più oltre, dotto come egli è e versatissimo nell’Opere di S. E, mi aggiunse, Caro Sig. Marchetto vedete se dopo aver tanto scritto e stampato, provato, e riprovato con Dottrine le più Classiche, e con tanti confronti di fatti, antichi, medi, recenti ed aver risolte finalmente con somma pazienza ne’ suoi Cogitata ogni sorte di obbiezioni ed in modo da farsi intendere da chiunque non sia spoglio del senso comune, se dopo tutto questo S. E. non avrebbe ragione di applicarsi per conto di cotesti Saccentelli e forse anche dei . . . . e di . . . . ma io dirò di qualch’altro, ciò che diceva appunto di se S. Cipriano a quel Demonio di Dimetriano, Ineptum videri congredi tecum, quando facilius esset & levius turbulenti Maris concitos fluctus clamoribus retundere, quam vestram rabiem tractatibus coercere. Certe & labor irritus & nullus effectus offerre lumem cæcis, fermonem surdis; con quel che seguita, e mi fu spiegato dal Sig. Parroco, e che voi potrete leggere a vostro comodo nella Libreria del Teologo Matematico, che vi suggerì il bel testo di S. Cipriano.

(Nota 3.) È vero che da Scrittura dell’Eccma Conf., cioè sino dagli otto Gennajo dell’anno passato, si presentò all’Eccmo Senato, con queste precise parole, il grande Argomento della Regolazione di Brenta pienamente esaurito per opera e concorde persuasione dei cinque Matematici (commissionati sotto li 20. Dicembre 1787.) aggiungendosi nel fine della Scrittura stessa che tanta serie di osservazioni, Livellazioni, Disegni, Profili, Misure varie di Velocità, ed infine la loro relazione ordinatrice del tutto insieme, e delle parti numerosissime, di così vasto, e complicato argomento affatto decisivo del ben essere di un’ubertosa e flagellata Provincia ed ai maggiori oggetti di Nazione e di Stato, tutto ciò presenta l’Idea di un’opera immensa dall’instancabile impegno dei cinque Dotti ec. ec. Dicesi però poco dopo che restavano ancora da farsi altre Livellazioni accurate delle Campagne per conoscere le profondità a cui arrivar dovevano le proposte rettificazioni; un rilievo generale del fondo presente di Brenta con Sezioni distanti l’una dall’altra al più cento passi per rilevare precisamente e larghezza, ed altezza del fondo sulla nuova cadente, e l’assegnazione della stabilita larghezza, ed altezza del fondo sulla nuova cadente, e l’assegnazione della stabilita larghezza o aggiunta o sottratta; una mappa generale del Fiume in Scala grande che con tutta esattezza dimostri l’intiera Linea e precisi punti di cadauna Operazione, e in color diverso anche le svolte abbandonate, per servir di Norma sicura all’esecuzione; L’istituzione degli Idrometri, ed il fa bisogno possibilmente esatto della spesa occorente per l’esecuzione del regolamento del Fiume; per le quali tutte operazioni necessaria la somma di Ducati 2000. Effettivi ec. ec. Non è men vero altresì che nella Scrittura dei Signori Matematici dieci mesi dopo, e commentata nei Cogitata si annunziano com-[8]piute tutte le individuate Operazioni da loro Assistenti e sotto la direzione del Professor Cocoli, nè altro restava che di fissare i veri valori di tutte le Operazioni del Piano di regolamento ec. col più compiuto e sicuro fabbisogno, che massimamente si accosti al vero dispendio, che sarà per occorere nell’esecuzione del Progetto procedendo per via di piccoli esperimenti fatti però in modo da sicuramente decidere dell’Opera tutta, e per i quali credevano bastante il dispendio di Ducati 210. Vero pure egualmente che accordati questi si trovarono poi necessarj con la Scrittura 18. Aprile altri Ducati 1213. pel totale esaurimento delle Commissioni.

Ecco da fedele Copista ciò che mi risulta per le due Scritture 2. Ottobre e 27. Novembre 1789., che sono le sole a cognizione dell’Eccmo Padrone uscite sin ora dalla penna de’ Signori Matematici, e ciò dal tempo della Commissione loro 20. Dicembre 1787. sino adesso 19. Giugno 1790, in cui si stanno compiendo gli esperimenti di calcolo ed i congressi in Treviso.

Ma dopo tutto questo è anche un altro vero, e posso servirvi anche in questo da buon Copista, che nel congresso dei Matematici convocati del 1777. per l’esame del Progetto del Sig. Cavalier Lorgna ( e notate bene che fra questi congiuntamente al Sig. Professor Co. Stratico, si trovavano due Forestieri di gran fama, l’Abate Frisi, e l’Abate Ximenes chiamati uno da Milano, e l’altro da Firenze) si veggono per i Decreti registrati negli Allegati . 82. 83. 84. già esauriti in Dicembre dell’anno stesso tutti gli studj loro di Livellazioni, di Mappe, di Profili, da Tremignone al mare con cinque lunghissime, e dottissime Scritture in controversia, e calcoli dei dispendj occorrenti, talchè posso concludere anch’io senz’Algebra, e senza timore d’ingannarmi, sebbene col solo materiale senso comune, che tutti i medesimi e forse maggiori studj furono in quel tempo compiti nel solo spazio di 8. mesi, nè avrò calcolato male dicendovi, che voi siete ancora dietro a compiere i vostri dopo due anni e mezzo di Livellazioni, di Mappe, di Profili, di esperimenti, senza alcuna conclusione, e dopo tredici mesi almeno in cui dovevate aver risposto alle bagatelle, che vi furono obbiettate negli Impetus.

(Nota 4.) Sommario Decreti per la verificazione delle visite, studj, ed esperimenti pel regolamento della Brenta.

Per Decreto 27. Dicembre 1787. D. est 1000

Per simile 1. Marzo 1788. D. est 1000

Per simile 21. Maggio 1788. D. est 1000

Per simile 18. Aprile 1789. D. est 2000

Per simile 4. Febbrajo 1790. D. est 654

Per simile 23. Aprile 1790. D. est. 2130

Ducati eff. 7757

(Nota 5.) Ho trascritto tante volte da poter dirvi a memoria, che nel 1786. furono calcolati i dispendj fatti ragguagliatamente nei tredici anni antecedenti per sole riparazioni di rotte, e di argini di Brenta Ducati 20m all’anno; e che nelle recenti Scritture per soli provvisionali occorrenti istantaneamente a riparo delle rovine autunnali dell’anno passato il dispendio dovrà essere di sessanta mille.

(Nota 6.) “1790. 23. Aprile in Pregadi.

Relativamente al prescritto col Decreto 4. Febbrajo p. d. rendendo conto la Conferenza del Magistrato alle Acque, ed Aggionti ai Fiumi nell’ora intesa aggradita Scrittura dell’esecuzione prestata alle Commissioni rilasciato col Decreto 18. Aprile p. p. riguardanti il Fabbisogno, che conformar devono li Matematici relativo al Piano espresso nella Scrittura loro 2. Ottobre per la sistematica Regolazione della Brenta, e quindi connotando il limite di tempo ristretto a giornate 50., comprese le già sia ora impiegate, ed il dispendio relativo consistente in Ducati 1140. effettivi che reputa ancora necessarj al totale esaurimento delle Commissioni suddette, come pure, che per l’unione de’ Matematici in Treviso sia per essere sufficiente il tempo di soli giorni 30., a porsi al fatto delle cose, ed a rispondere alle fatte obbiezioni con l’ulterior spesa, compresi li viaggi, di Ducati 680. Il Senato assente alle spese indicate per le suespresse somme delle quali non che dell’altra somma di Effettivi Ducati 283., di cui vanno creditori essi Matematici, si commette al Savio Cassier del Collegio la relativa ballottazione, onde quanto più sollecitamente si divenga alla tanto importante deliberazione sopra il grave argomento.

Per quello riguarda poi alla verificazione degli esami da esaurirsi dagli altri tre Matematici esecutivamente al citato Decreto 18. Aprile p. p. che hanno accettato l’incarico sopra l’eletto Piano rassegnato a Pubblici studj da zelante Cittadino, piace d’intender, che siano stati già fino dal passato mese incamminati gli opportuni passi col nostro Ambasciator in Roma, onde sollecitare l’arrivo a questa parte del Professor Franceschinis ben certo questo Consiglio che il Zelo della Conferenza stessa sarà per prestarsi alla verificazione delle cose medesime prescritte sopra un’affare che tanto interessa le paterne pubblice deliberazioni.

E delle presenti ec. ◀Livello 2 ◀Livello 1

1Questo decreto si trova stampato per intiero nell’Avvertimento premesso alle Considerazioni.