Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 91", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\091 (1790), pp. 725-732, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2654 [consultato il: ].


Livello 1►

Num. 91.

Sabbato 13. Novembre 1790.

Livello 2► Metatestualità► IL compilatore di questo Foglio si raccomanda di nuovo alla bontà di chi gli scrive per non essere aggravato da spese di Posta. S’egli nulla esige per la stampa di ciò che non riguarda il particolar interesse di chi a lui rivolgersi, è ben giusto che almeno le Lettere gli si mandino franche. ◀Metatestualità

Il seguente avviso ci è venuto da Treviso.

“L’Abbate Marzari da Treviso propone l’educazione per quattro Giovinetti civili, conforme a quello penseranno i loro Genitori. Per esser al chiaro della spesa, e delle condizioni, chi desidera approfittare di simile occasione sappia ch’egli abita a S. Francesco.”

Metatestualità► In data degli 8 cor. abbiamo un’altra Lettera di persona intendente di cose teatrali, e sincera e giusta nelle sue relazioni. Accordarsi il suo sentimento a quello d’altro avvisatore il cui rapporto fece dello strepito, intorno a quell’Opera. Vuole la prudenza, che non ripetasi ciò che ad alcuni dispiace, e s’usino de’riguardi sin che una cognizione ricercata abbia tutta la sicurezza. Però ommettendo nella prefata Lettera quanto appartiene al Teatro, riferiscasi il seguente Paragrafo. ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► “Alla metà della scorsa settimana giunse quì da Pietroburgo il Nobile Signor Conte Francesco Lio che sostenne a quella Corte per il corso d’anni sette il carattere di Segretario Regio appresso S. E. il Signor Federico Foscari.

“Ebb’egli in dono da quella Sovrana una superba scatola d’oro smaltata, con due contorni di bellissimi brillanti del valore di due mila Ducati.

“Credesi a quest’ora partito da quella Metropoli anche l’Eccellentissimo Foscari che vi stette col titolo di Nobile per questa Serenissima Repubblica, ed è Bailo eletto alla Porta Ottomanna.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3► Eteroritratto► La Nazione Inglese è proprio fatta per portar tutto agli eccessi. Le virtudi e i vizj sdegnano in essa i limiti della mediocrità. Per quest’indole tendente al sommo diede alle Scienze quelle elevatezza che illuminò il Mondo, e alle arti que’raffinamenti che vivificano il suo commercio. Per essa la Parlamentaria eloquenza è salita alla su-[726]blimità degna del confronto dell’antico Foro Romano, ed il valor guerresco aspirante all’impero de’mari fece, e fa tuttora prodigii. Per essa le private morali virtù d’alcuni ottimi Cittadini segnalate si sono in opere di pietà le più degne che onorino la spezie umana fondando ne’cuori de’loro posteri monumenti di gloria più durevoli delle Piramidi dell’Egitto.

Dal canto opposto consideriamola ne’suoi vizj, e ci si presenterà un quadro spaventevole a cui torce il guardo la moderazione scandalezzata. Abuso della libertà nella stampa, che irrita i suoi saggj Individui; eccessi nella crapula onde può dirsi di tanti Inglesi, ciò che dicevasi di quegli antichi Romani, che vomitavano per mangiare, e mangiavano per vomitare; insaziabilità nell’ubbriachezza da affogar la ragione, i sensi, da degradare l’essere umano fino al di sotto de’più sozzi animali; dissipamento il più rovinoso nella prodigalità da consumare un ricco patrimonio in brevissimo tempo; da azzardare in iscommesse per le corse de’cavalli, o per i combattimenti de’galli le rendite d’anni; sforzi di natura i più nocevoli da far invecchiare la gioventù abbandonata a’piaceri, e far succedere all’impotenza di più goderne quella noja, che nutrita dal clima, e dal fumo de’minerali carboni è cagione di tanti suicidj: ecco una pennellata caratteristica di questo quadro afflittivo, sì sovente delineato dalle libere penne degli scrittori filosofi di quell’illustre Nazione. Ma confessare è d’uopo, che sin ne’delitti, sin ne’supplizj, si scorge in essa talvolta, ed in alcuni casi particolari, una certa grandezza d’animo nel disprezzo della vita, un certo genio bizzarro nell’invenzion delle colpe, che le son proprj, e in qualche maniera rapiscono l’ammirazione comune nelle situazioni ove tra gli altri Popoli non risvegliasi che l’orrore, lo sdegno, o la compassione. Abbiamo riportati alcuni assalti alla strada, ed altri ne abbiamo raccolti, che provano la nostr’asserzione; come pure de’nobili risarcimenti usati da gente del volgo, e la più ferma costanza nell’incontrar e volere la morte. E non di rado avviene colà, che il suicidio stesso è opera d’una mal consigliata e condannabil pietà. ◀Eteroritratto ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► “Una Dama d’età avanzata, sola, ricca e senza figlj, teneva in sua casa un artefice che lavorava a giornata, e aveva moglie e un piccolo figlio. Eran persone oneste, industriose, e infaticabili, ma il loro guadagno bastava appena alla lor sussistenza. La moglie dell’artigiano andò un giorno a ritrovar la suddetta Signora, e la pregò di permetterle di lasciare suo figlio appresso di lei, finch’ella andasse per un importantissimo affare. Da Dama v’acconsentì, e fu scongiurata da quella povera donna di non lasciar uscire suo figlio sinch’ella ritornata non fosse. Quella Signora l’assicurò che ne avrebbe cura, e non lo restituerebbe che a lei medesima. La madre se ne andò, e passarono tre giorni senza che nè di lei, nè di suo marito si sapesse nulla. Finalmente s’è scoperto che tutti e due s’erano gettati nel Tamigi.

La Dama si trovò impegnata dalla sua parola a prendersi cura del fanciullo confidatole, e s’incaricò nobilmente della sua educazione. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Ci fu di stimolo alla narrativa di questo terribile avvenimento, e alla composizione delle parole che lo precedono, una finzione praticata di fresco da un Padre di Famiglia, vedovo con tre teneri figlj, ridotto ad un’estrema miseria più per i suoi vizj, che per le sue disgrazie. Diviso legalmente da un opulente fratello, che non lasciava di dargli qualche piccolo soccorso, uscì un giorno di Patria, e lasciò al suo vecchio unico servitore una Lettera sigillata diretta al fratello suo [727] incaricandolo di portargliela alla metà del seguente giorno conducendogli i figlj suoi, e colà lasciandoglieli o per amore, o per forza. Eseguita da lui la commissione il fratello del suo Padrone aprì il Foglio, e lo trovò conceputo presso a poco in questi termini.

Livello 4► Lettera/Lettera al direttore► Fratello Amatissimo.

Non posso sporavvivere alla mia estrema indigenza. Gli ajuti che da Voi mi vengono sono sì scarsi, che non mi bastano ad isfamare gl’innocenti miei figlj. Ve li lascio, e vado a morire. Mi son determinato al suicidio colla più ferma costanza. Ora che leggete questa mia io non esisto più. Incontro l’ultimo de’miei giorni senza terrore nè affanni, perchè son sicurissimo che non abbandonerete il vostro sangue, che vi raccomando con tutto il fervore dell’anima. Addio.

Vostro Fratello. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 4

S’egli non aveva il cuore di sasso era ben naturale, che la lettura d’un tal foglio dovesse immergerlo in un abisso di dolore, e d’angoscie, e risvegliarli in seno i rimorsi, benchè oltre il dover di Legge avesse fatto del bene a’suoi sciagurati Nipoti. Celando loro ad istento il contenuto di quella Lettera li confidò a sua moglie, e s’impiegò in tutte le ricerche possibili per assicurarsi se suo fratello eseguito avesse il tremendo pensiero. Dal vecchio suo Servitore non potè saper nulla, e dopo tutte le cure, e le interrogazioni di tre giorni non d’altro giunse ad accertarsi che della sua uscita da una porta della Città all’imbrunir della notte, solo, ravvolto in un mantello, sotto cui mostrava di portar qualche ingombro. Si giudicò che al bujo notturno gettato ei fossesi nel fiume vicino ove ha rapido il corso, con un peso al collo, e si fosse affogato.

Durò un anno intero questa credenza, nel corso del quale i di lui figlj furono ben educati, e ben trattati dal Zio, che loro accordò il paterno suo amore. Dopo si seppe con sicurezza, che il suicidio fu finto, e che il di lui fratello vive in una Città della Germania d’un impiego con cui guadagnasi il pane e nulla più. Chi il crederebbe? La burla offese vivamente il Zio benestante di que’fanciulli; allo scoprirla cangiò sentimenti verso di loro; minaccia di mandarli in Germania ad unirsi al loro Padre, e non vuol ascoltare chi prega per essi, e gli raccomanda la loro povertà, ed innocenza.

S’egli ha modi sufficienti di mantenerli, e d’incamminarli a degli utili uffizj, di formare la loro sussistenza civile, perchè punire in essi un inganno del loro Padre prodotto dalla disperazione? Seguiti a credere la sua morte, e non oscuri la luce del suo merito col mostrarsi disposto a de’passi crudeli. L’adozione figliale di quegl’innocenti non deve sciogliersi a un disinganno, che non iscopre nel loro Genitore un uomo da potere nutrirli. I benefizj hanno il maggior loro pregio dalla soavità, e dal buon genio con cui sono fatti. A che scemarlo colla durezza, col disprezzo, colle maniere insultanti onde tanti e tanti in vece d’obbligare irritano occultamente i beneficati? Così attualmente si regola verso que’poveri figlj lo Zio stravagante: e non avendo cuore di scacciarli di casa si compiace di farglielo temere di tratto in tratto, e amareggia il ben che ricevono col disgusto, e la di lui malavoglia che lo accompagnano. ◀Exemplum ◀Livello 3

Noi abbiamo servito alle premure lodevoli di chi c’informò del fatto aggiungendovi quanto può persuadere cotesto uomo a cangiar contegno per rendersi un padre d’affetto de’loro nipoti, e giacchè spende per essi assicurarsi la loro gratitudine.

[728] Belle Arti.

Italiani Illustri scritti da Andrea Rubbi, ed incisi da Giacomo Zatta. È uscito il secondo Ritratto di questa erudita Raccolta, cioè Andrea Doria, celebre eroe Genovese, nume della marina guerriera nel 1500. È tratto dalla medaglia originale stampatagli in patria. Si legge a lato la breve sua vita. Questo forma il secondo dei 24. destinati per l’anno 1791. Si avvisano i Signori Associati, che se volessero il Ritratto senza la vita, non hanno che a indicarlo, dandosi ancor separato, e il prezzo allora non è che id paoli uno, ossia Paoli 22. annui, a chi sborsasse il prezzo anticipato. Il Ritratto e la Vita uniti si pagano paoli 2., o sia 44. annui anticipati. Il Frontespizio necessario a chi volesse chiuderli in libro si da a tutti gratis. Seguiranno Rafaello d’Urbino, e Andrea Palladio; l’uno esemplare dei pittori, l’altro degli architetti. Le spese del porto ec. a carico degli Associati, i quali in Venezia s’indirizzeranno al Sig. Marco Ribboni in Merceria, ovvero dai migliori libraj d’Italia.

Livello 3►

Venuto da Padova
Sonetto.

Che per lodare convenevol sia

Favoloso pensier, vana chimera,

(Perdoni la Signora Poesia)

Questa opinione non mi sembra vera.

Anzi pretendo che cotal maniera

Di lodar debba credersi ironia,

Capriccio, adulazion, pedanteria,

Ma non mai natural lode sincera.

Così appunto ho sentito in più Sonetti,

De’quai non tocca a me far il censore,

Encomiar il Babini, e la Marchetti

Io son costante attento ascoltatore,

Contro il mio stile, di que’due Soggetti:

Questa è lode real figlia del core. ◀Livello 3

[729] Notizie Sacre.

“10 Novembre La Passion dell’Immagine del Salvatore, cioè memoria del stupendo miracolo, quando un Immagine crocefissa da’Giudei mandò fuori grandissima copia di sangue a Berito in Soria li 9. Ottobre 765. Solennità nella Chiesa de’Canonici di San Salvadore. Per tal memoria fu fondata l’antica Canonica di S. Maria di Reno in Bologna, e per questo la suddetta Congregazione de’Canonici si chiama Renana.

Di questo miracoloso sangue se ne conserva nella Ducal Basilica di S. Marco, e viene esposto nella sera del Giovedì Santo. A comune notizia si avverte che nell’anno 1655. alli 25. Marzo, era la sera del Giovedì Santo, s’affogarono in Chiesa di S. Marco per la moltitudine delle persone, alquanti, e ciò successe a motivo, che le porte, che corrispondono al Palazzo Ducale, erano chiuse, per la creazione del nuovo Doge, che fu il Serenissimo Carlo Contarini. Fu stabilito, che nella Vigilia dell’Ascensione dopo il Vespero; il Sangue Miracoloso di Berito si mostrasse alle donne, e con esso pure se le dasse la Benedizione, affinchè per la gran calca della sera del Giovedì Santo, o per simili circostanze d’altre elezioni, nè mai le porte corrispondenti al Palazzo fossero chiuse, nè mai più potesse succedere una tale disgrazia”.

Un Giovine di questa Città, ch’ebbe la disgrazia di restare troppo presto padrone d’un ricco patrimonio, si ridusse in pochi anni per la sua eccessiva prodigalità a non avere di proprio che la casa da lui abitata. Per far denari ha venduto anche questa, e andò a fare un viaggio. Condusse seco un amico che disgustato di lui a Milano tornò indietro, e lo lasciò in preda alle sue follie. Da questo sappiamo quant’ora siamo per narrare.

Collo sfoggio degli abiti, con due servi a livrea, colla generosità nello spendere colla franchezza, e loquacità, si fa credere ricco. S’introduce nelle splendide conversazioni, accetta trattamenti, e pranzi, e stimola tutti i suoi conoscenti a venire a Venezia nel venturo Decembre, assicurandoli, che vi troveranno le LL. MM. Re di Napoli, e l’Imperatore; che godranno degli spettacoli, e di due superbe Opere. La Todi in un Teatro Marchesi in un altro, che più? Sin qui non c’è male, ma bello si è, ch’egli parte a parte offre a tutti la sua abitazione, sparge che le locande saran piene, che non si troverà luogo, o si starà male, e si fa largo con offerte d’ospitalità, che gli chiamano dappertutto ringraziamenti. Se tutti gl’invitati da lui venissero a ritrovarlo, e facessero conto delle sue esibizioni, non gli basterebbe il Palazzo di Cà Pesaro, o di Cà Pisani a San Stefano, ed egli tornando in Patira non saprà dove andare se non prende ad affitto una camera.

Potrà forse giungere questa gazzetta alle mani d’alcuno, che gli abbia creduto, e si sia persuaso d’accettare l’esibizioni della sua verbale grandezza. Il tal caso avremmo il merito del suo disinganno; e in mancanza di questo ci sarà almeno accordato quello d’aprire gli occhj a chi fidasi alle apparenze; perchè di questi pazzerelli boriosi, che viaggiano a discredito delle loro Patrie, ve ne sono per tutto, e il farli conoscere è un dovere per risparmiare altrui de’dispiaceri, e correggere chi zoppica d’un tal piede.

Leggesi nella Storia antica di Rollin che “Un ciarlatano promise ai Cartaginesi di scuoprire a tutti i loro più secreti pensieri. Quando furono ad ascoltarli adunati disse: Che tutti pensavano, quando vendevano di vendere a caro prezzo: e quando comperavano [730] a buon mercato. Essi, ridendo, accordarono esser ciò vero.”

Fu allegato questo passo a sua giustificazione da un vecchio pien di schinelle, che ha pieni i granaj, e non vuol vendere se il formento non sale al prezzo di trenta lire allo stajo, come a suo credere l’attuale libera uscita de’grani, e le commissioni che vengono glielo fanno sperare. Non vuol cedere alle rimostranze di chi lo assicura che il ricolto delle biade quest’anno nello Stato nostro in generale fu abbondante, e particolarmente il formento di buona qualità; che c’è da supplire agli altrui bisogni senza che nulla manchi a’nostri. Egli si fa forte sulle proibite estrazioni della Sicilia, e della Romagna, e dà per tutta risposta, o 30 lire, o lo lasico lì.

Non si sà cosa questo Vecchio vada a dire al Signore nelle due ore che passa in Chiesa ogni giorno. C’è chi sospetta ch’egli lo preghi d’una carestia per poter venderlo al più alto prezzo.

È verissimo che per tutto nel vendere, e nel comperare gli uomini cercano di far il loro interesse, ma il non voler uniformarsi a’prezzi correnti nello smaltimento d’un genere di primissima necessità; il chiuderne una gran quantità ne’granaj per farne alzar il valore, e animare con un tristo esempio gl’incettatori, è fuori della massima della comune lecita industria. Aggiungasi che l’applauso ottenuto dal Ciarlatano parlando a’Cartaginesi non può autorizzare il costume di tutte le Nazioni perch’era quella la più mendace ne’giuramenti, e la più fraudolente ne’contratti di tutta l’antichità onde per mala fede correva in proverbio: fides Punica, e per anima furbo, Punicum ingenium.

Per risposta ad’un Marito absente per necessità, una Moglie di quelle che passano per donne di spirito, e si ridono della saggezza, accusata da lui d’essersi attaccata ad un uomo senza credito che la fa impazzire, e mostrare a dito, mandò questi due veri:

Eh! contre un mortal qui sait plaire,

Comment garder le la colere ?

Ecco il profitto di chi legge in vece della Biblioteca per le Dame, e delle Veglie del Castello, le tableau de la Voluptè, ed altri Libretti simili.

Al servizio dell’Illustrissimo Signor Dottor Signorini di Verona, che abita alla Carega ritrovasi certo Lorenzo Cerutto del Territorio Vicentino, che possede al sommo della perfezione l’arte di dare la vernice alle casse d’orologio all’uso di Ginevra e di Londra. Il suo secreto regge a tutte l’estreme prove, nè v’ha lavoro fatto da lui che da esse resti pregiudicato, o segnato. Se le casse hanno il cerchio d’oro ne fà l’operazione in modo che resta nella totale sua lucidezza. Egli non esige che L. 4:10 per cassa, e L. 6: mettendogli del suo le brocchette. Eseguisce le ordinazioni con tutta prontezza: sicchè mandandogli una cassa a un tal giorno la si ha verniciata due gironi dappoi. Non dev’egli però soggiacere alla menoma spesa di Posta.

Questo eccellente artefice trovasi in Venezia, e vi si tratterrà sino a’26 del corrente mese. Se c’è chi voglia far esperienza della sua abilità diriggasi ad esso che abita all’ultimo piano della Casa vicina al ponte del Cavalletto dal canto della Osteria. Spirato il presente mese chi è in altri Paesi e vorrà valersi della sua operazione gli scriverà a Verona, coll’indirizzo suddetto.

[731] Savio in Settimana per la v.

S. E. il Sig. Cav. e Proc. Pesaro.

Cambj 12 Novembre corr.

Lione 52. e 5 8vi.

Parigi 52 e mezzo.

Roma 64 e 3 8vi.

Napoli 119 e 3 4ti.

Livorno 102.

Milano 153.

Genova 89 e 3 8vi.

Amsterdam 95.

Londra 49.

Augusta 103. e mezzo.

Vienna 199. e mezzo.

Prezzi delle Biade.

Formento da L. 22. 10 a 23.

Sorgo Turco alle 12. 10.

Segala a l. 14.

Fag. bianchi a l. 21. 10

Miglio a l. 12.

Risi da Duc. 35. a’35. 12 al m.

Abbiamo con vera soddisfazione recate al Pubblico varie notizie onorevoli agl’ingegni d’Udine. Ci venne questa mattina una Lettera dalla suddetta Città apportatrice de’rapidi felici progressi del Sig. Santo Zuccolo giovinetto d’anni sedici, nell’arte di fare Ritratti simigliantissimi in lapis ed in creta. E tanto è più ammirabile la distinta sua abilità quando si consideri, che l’inclinazione della natura ha potuto in lui ciò che in altri può a stento l’applicazione, e lo studio. Non son rari gli esempj nelle arti d’estro, e di genio, di questi talenti privilegiati che fanno arrossire de’Professori.

Egli è fratello del celebre Pittore Zuccolo, il cui sublime merito si distingue pur esso nella perfezione de’Ritratti a lapis a somiglianza delle carte colorite d’Inghilterra, come pure di quelli ad oglio in gran quadri, come provano le immagini d’alcuni Eccellentissimi Soggetti, che spirano per opera del suo famoso pennello, azione, e vita.

S’è accennata l’Opera francese intitolata Le Veglie del Castello, o coso di morale all’uso de’Fanciulli, dell’Autore d’Adel e Thèodore. Per invogliare la gioventù civile alla lettura della medesima, ne diamo un’idea tratta da’Giornalisti di Parigi.

“Non si può bastantemente lodare il zelo di Madama la Contessa di . . . . che scrisse queste Velgie. Non v’ebbe mai autor più infaticabile, nè che abbia mostrato maggior ardore per la gloria, e per la virtù. Ecco quattordici grossi volumi ch’Ella consacra da cinque o sei anni all’educazione della Gioventù; e non ve n’ha alcuno in cui non ritrovisi de’quadri sublimi, e dell’eccellenti idee. Le Veglie del Castello sono state annunziate in Adel e Thèodore; è facile il riconoscere i principj medesimi, e la medesima penna. Mad. de Clèmire, che n’è l’eroina, parla esattamente il linguaggio medesimo di Mad. d’Almane eroina delle Lectere sull’Educazione. Questa Mad. di Clèmire ha tre figlj; due fanciulle la maggiore delle quali ha ott’anni e mezzo, l’altra sett’anni, e un figlio che ne ha dieci. Essendo suo marito partito per l’armata, Ella conduce i suoi figlj e sua Madre in una terra situata in capo della Borgogna.”

Metatestualità► Sarà proseguito. ◀Metatestualità

[732] Teatri.

Nè il solo spazio d’una pagina che ci resta, nè la ristrettezza del tempo posson permetterci la descrizione della nuova Commedia posta jeri in iscena a San Gio: Grisostomo intitolata: Il Cugino di Lisbona. Perchè abbiamo riscontro che non dispiacque a’nostri Associati di Terra-ferma quella de’sei Piatti, e che quì pure vo son di quelli che non vanno al Teatro, e gradiscono d’essere informati per mezzo nostro di ciò che in esso s’espone di nuovo, riserbiamo al Foglio venturo la compendiosa narrativa anche id questa. Intanto ne parleremo dell’esito, e di qualche situazione.

Numerosissima, e in gran parte civile e nobile fu l’Udienza a questa prima recita. Una certa analogia ne’caratteri principali a quelli della precedente dell’autore medesimo, alcune puerilità, che scansar si dovevano nella traduzione per assicurarle tra noi un migliore destino, non hanno lasciato spargere nell’Atto Primo un generale contentamento, e quantunque non gli mancassero degli applausi pure conobbesi un Pubblico in parte indeciso, ed in parte poco favorevolmente disposto. La scena che scosse, che intenerì, interessò, e fece versar delle lagrime, è quella che chiude l’Atto Secondo, e stabilì la sorte della Commedia.

Ma sia detto ad onor del vero, che vi ha contribuito moltissimo la bravura, e l’impegno con cui il Sig. Modena, e la Signora Luigia Belloni l’han sostenuta. Non si poteva più al vivo esprimere l’agitazione e i trasporti d’una Figlia e d’un Padre alla confessione, e al conoscimento d’un matrimonio occulto. Penetrati si videro l’uno, e l’altra dal dolore che fingevano, solo mezzo di farlo passare con soave illusione ne’cuori degli uditori sensibili.

Qualche altra bella Scena dell’Atto terzo sara da noi distinta nella descrizione promessa. Per ora basti il riferire che la Commedia ebbe buon esito, molto applauso, e gli Attori furon chiamati da un pieno batter di mani a ricevere i pubblici segni d’onorevole gradimento.

Lo Stampatore

“Fa sapere alla Società colta, ed a chiunque Persona, che fra poco uscirà alla luce un’Istruzione in Dimanda, e Risposta sopra il Libro della Genesi coll’Interpretazioni, ed Aggiunzioni de’Profeti, e delli quattro Evangelisti: ed ancora l’Opposizioni de’Manichei sopra il Peccato Originale, con un Indice copiosissimo. Tradotta dal Molto Reverendo, ed Eccel. Signor D. Paolo Battista Dott. Paoli Cappellano Curato di Bertipaglia Territorio Padovano; Sarà esso un Libro non solo dilettevole, ma ancora giovevole a qualsivoglia Persona; e per comodo comune sarà legato in rustico in cartoncino bianco in forma di 12. Chi applicasse a farne l’acquisto si porti in Padova dalli Fratelli Conzatti Stamp. e Libraj al Ponte di San Lorenzo, oppure dall’Autore medesimo.”

Il prezzo sarà di Lire 2: Venete.

Padova li 12. Nov. 1790.

Commedie per questa sera.

A Sant’Angiolo.

Il Ridolfo Com. di Carattere.

A S. Gio: Grisostomo.

Replica Il Cugino di Lisbona Com. di Carattere.

A San Luca.

Replica Il Negoziante in Londra Com. di Carattera. ◀Livello 2 ◀Livello 1