Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 82", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\082 (1790), pp. 653-660, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2645 [consultato il: ].


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Num. 82.

Mercordì 13. Ottobre 1790.

Livello 2► Livello 3► Exemplum► Un povero Giovinetto di condizione servile a cui, come dicesi, l’Amore stravolse il cervello, dopo aver già dati i più certi segni di pazzia, e aver goduto in appresso d’un lungo intervallo di serenità di mente, ritornò Sabbato pross. scorso ad uscir di senno, correndo a piedi scalzi ed a testa scoperta, con un giubbettino senza maniche le vie più frequentate di questa Città, e rompendo a colpi di pugno molti cristalli che coprivan le mostre di chincaglieri, e di orefici, onde s’insanguinò la mano ed il braccio. I matti fanno sempre paura, e molto più dacchè quel furioso (che tiensi ancora legato in queste prigioni ed in cui la fierezza non langue) nelle Contrade di S. Margherita, e di S. Pantaleone uccise, ferì, e lasciò di sua immanità, dolorosa memoria. Si può immaginare chi conosce questa Città, e si figura la nostra Piazza ingombrata dalle molte stuoje, tende, baracche, e masserizie, per il settimanale Mercato, e le strade che con essa comunicano piene di gente in movimento, qual parapiglia dovevano cagionare le corse del misero Pazzo seguito dalla ciurmaglia, che si fa valere queste disgrazie per un divertimento come le feste di tori. L’indole della sua pazzia, che l’avea contro i vetri, non recò altri danni che que’della rottura di essi a’padroni delle botteghe, ma calcolar si devono come mali la paura, la confusione, il disordine, che sempre derivano da questi casi. Per ciò l’instituzione degli Ospitali de’Pazzi, gli ordini per il loro pronto arresto quando molestano la Società, si annoverano tra gli oggetti di Pietà, che onora i Principati. ◀Exemplum ◀Livello 3

Metatestualità► D’altro Avvenimento funesto fu segnato il giorno medesimo. ◀Metatestualità

Livello 3► Exemplum► Tre iniqui Compagni, uno de’quali fuggito non ha molto dalle pubbliche Galere, usavano dell’enormi violenze, e s’eran impossessati d’una vuota diroccata casetta contigua al confine del luogo d’asilo d’uno di questi Ambasciatori, ove passavan la notte, tenendosi desto in sentinella uno d’essi sinchè gli altri dormivano. Armati come assassini, vaganti di giorno, sovente in viaggio a far contrabbandi seppero per qualche tempo sottrarsi alle forze della Giustizia; ma uno di essi fu girono sono separatamente preso a S. Girolamo nel canale ove per salvarsi s’era gettato, e gli altri due continuavano a vivere da prepotenti. Erano al Magazzin da vino a S. Luca che s’ubbriacavano, quand’appunto la Contrada tutta messa sossopra dalla corsa del matto, stava in agitazione e di-[654]scorso. Avvisati i birri corsero armati di fucili per prenderli, fu fatto chiudere il Magazzino, si apersero e visitarono tutte le stanze, ma non si potean ritrovare, perchè fuggiti. Dicesi, che passati ad una Bettola, a S. Aponal manifestassero l’eccesso di loro temerità riscaldata dal vino coll’avvisare colà persone della Famiglia del Capo de’Zaffi, che li cercava, che andavano a bere al Magazzino delle Calleselle sulle Zattere ove poteva egli trovarli. Comunque fosse, l’orrida scena di sangue è seguita in quel sito.

Stavan costoro bevendo al Banco del Capo del Magazzino quando avvertiti furono, che avvicinavasi la compagnia de’Birri. Uno d’essi molto più cotto dell’altro, che facea il barcajuolo, udì con indifferenza l’avviso, come se a lui s’accostassero degli amici da condurlo a spasso; e quand’era in atto di sguainare un’arma per resistere all’assalto fu ammazzato da due archibugiate. L’altro più giovine, svelto, coraggioso, e meno ubbriaco, guadagnando il limitar della porta con uno stilo alla mano, e incontrando senza timore le bocche da fuoco rivolte contro di lui, a capo destramente abbassato schivò i colpi e diede due mortali ferite al Vice del Messer Grande, Bastian Carta, ch’era alla testa della Compagnia; poi s’avventò contro uno de’Zaffi, che avrebbe passato da banda a banda se non fosse stato difeso dal Zacco. Costui, di professione beccajo, abbandonata da esso per fare il malvivente, diede estreme prove d’una bravura da renderlo stimabile se per giusta causa impiegata l’avesse, e non contro il braccio dell’offeso suo Principe. Sopraffatto dalla forza ha dovuto cedere domato dalle percosse non dalle minaccie, e dall’aspetto di morte. Preso, legato, fu condotto in queste Carceri nel battello medesimo che trasportò il semivivo Carta con un Religioso accanto, che disponevalo a ben morire, al luogo di Guardia presso il Ponte della Paglia, ove spirò nella seguente mattina. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Signor Gazzettiere.

“Diceano pure i miei Compatriotti Udinesi, che io sono un Nemico della Patria, io li riputerò sempre in errore. Non ho mai inteso, che la verità pura sia figlia della malignità. Non crederò mai, che l’aver detto, che tutti non vanno a Teatro, perchè molti non vogliono spendere ogni sera la Lirazza sia un delitto. Ogni Paese è fornito di questi tali, e perciò se questa fosse Satira lo sarebbe non di Udine sola, ma di tutta Italia. Sarebb’egli delitto il dire, che a Venezia, in confronto della Popolazione pochi vanno all’Opera, perchè tutti non vogliono spendere così spesso il mezzo Ducato, o i cinquanta soldi? Ma lasciamo questo argomento, e contentiamoci di lagnarci di quel mal consigliato Alberto Cavos, il quale con quel suo indecente Costituto, ha messo in ridicolo la Città nostra, ed ha messo in canzone un’affare, che sarebbe sfuggito agli sguardi di ogn’uno.

Il fatto sta, che Udine è una Città rispettabile in cui fioriscono degl’Ingegni prestanti quanto in ogni altro luogo. Abbiamo letto con vera compiacenza la giustizia fatta nel suo Foglio al valore del Signor Co: Vergente Percotti, che nella incisione in Pietra dura si va accostando alla perfezione. È noto il valore del Sig. Rubbis Pittore, ma non possiamo poi lasciare indietro le lodi dovute ai due Fratelli Zuccolo, nati per onore delle arti, nelle quali l’uno, e l’altro sono fatti per giungere alla perfezione. Leopoldo il maggiore di essi, onora il suo valoroso Maestro Signor Gallina, colla delicatezza del suo Pennello, colla gradazione delle tinte, coll’impasto de’colori, e colla somiglianza de’suoi ritratti. Egli non è solamente ottimo nella Pittura a olio, ma lo è ancora ne’ritratti a La-[655]pis, dove non è assistito il Pittore dalla magia del colorito. Silvestro, il minore Fratello, benchè in età assai giovanile, mostra una disposizione unica per le arti del Disegno. Egli benchè senza scuola incide a meraviglia in terra cotta, ed ha fatti dei ritratti a medaglione, sommamente rassomiglianti, e lavorati con grande gusto, e delicatezza. Questo Giovane, meriterebbe di trovare un Mecenate, che potrebbe proteggendolo, renderlo un giorno uno de’migliori Artisti, tali sono le sue disposizioni.

Inserisca la prego nella sua Gazzetta quest’atto di pura giustizia, ch’io rendo alla mia Patria. Sono con piena stima, e gratitudine.

Udine 25 Settembre 1790.

Il suo Amico
non Assocciato. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Benchè di questa data la riportata Lettera non ci è giunta che l’altr’jeri per mezzo del Librajo Curti. ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Gazzettiere.

Padova 10 Ottobre 1790.

“Jer sera nel Teatro Obizzi andò sulla Scena l’Opera seria, che ha per titolo: La morte di Semiramide. Il concorso fu grande, e sommo l’incontro. Buona musica, buona decorazione, buoni balli. In quest’Opera non vi sono Evirati; ed il Babbini sebbene integro, a meraviglia rappresenta la parte principale. Il benemerito Impresario fa vedere che si può mettere sulla Scena un’Opera Lirica, che giunga ad allettare e commovere senza le bastarde voci effemminate dei Narsetti novelli, per lo più con indicibile esorbitanza pagati. E l’oro non sempre è ricompensa del vero merito” Addio”

Ci scusi l’Autore di questo avviso se per convenienza d’uffizio abbiamo fatto in esso qualche ommissione.

Gli accennati Beni dell’Eredità Caffrè

“Si vendono a comodo, ed incomodo dei Compratori circa la più vera quantità delle Terre, e la real costituzione delle Case, e con tutte, e cadaune sue abenzie, e pertinenzie come sono goduti, e possessi dalla Commissaria, e si delibereranno aparte a parte come si trovano numerati al più offerente, quando però l’offerta corrisponda al respettivo valore, con riserva delle Polizze secrete da esser aperte subito dopo la deliberazione in voce; restando avvertiti gli Applicanti di far l’Offerta separata a numero per numero, e non unir più numeri in una sola Offerta.

Seguita la deliberazione o in voce, o in Polizze, come sopra, non s’intenderà deffinita la vendita, perchè spirato il decimo quinto giorno dal dì della deliberazione sarà cadauno in libertà di presentar Polizze secrete di Offerta superiori per lo meno di dieci per cento la summa deliberata; per lo che essi Deputati Commissarj il dì susseguente il XV. giorno suddetto, se sarà feriale, se non il successivo, si ridurranno di nuovo nella Sala del Scudo un’ora dopo Terza per ricevere le Polizze medesime, se ve ne saranno, da esser aperte pubblicamente, e sarà ammessa quella della maggior Offerta senz’altri Incanti, per nulla attesa la precedente deliberazione, la quale averà effetto nel solo caso, che non vi fossero in quel giorno Polizze di aumento.

Il prezzo della Compreda nel termine di gironi 15. dopo seguita la deffinitiva deliberazione doverà esser liberamente esborsato ad essi N. N. H. H., e Signori Commissarj, o a chi sarà da essi ordinato, in pena di dieci per cento, e di esser reincantati li Beni a danni, pericoli, ed interessi dei Compratori.

Alla manutenzione delle vendite sarà obbligata la generalità dei Beni, e Capitali presenti, e venturi dei Luoghi Pij beneficati, cioè per due quarte [656] Parti il Pio Luogo delle Penitenti, per una quarta parte il Pio Luogo del Soccorso, e per l’altra quarta parte la Congregazione delle Donzelle Periclitanti, o la Pia Casa delle Cittelle, mentre vertendo al presente fra queste due ultime Giudiziaria Pendenza per succedere alla sud. quarta parte dell’Eredità, sarà fatta garante, senza pregiudizio delle respettive ragioni, la spezialità di quella, che alla consumazione delle Pendenza conseguirà il Benefizio.

Le Spese tutte di Messettaria, Acque, Nodaro, Comandador, ed altre che occorressero doveranno esser supplite dai Compratori, senza nessun’aggravio della Commissaria.

Gli Affitti dei Stabili di Venezia, che sono antecipati, siccome dovranno questi correre a benefizio dei Compratori dal giorno, in cui esborseranno il Capitale dell’Acquisto, così essendovi tempi rotti intermedj sarà ragguagliato l’importar dei medesimi, e questo sarà corrisposto dalla Commissaria ai Compratori suddetti; ciò per altro non dovendosi intendere per le Case che fossero inaffittate.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Nel Foglio v. si vedranno descritti ripartitamente li Beni esibiti in Vendita. ◀Metatestualità

Treviso 6. Ottobre 1790.

“A Fossalonga un’Uragano li scorsi giorni distrusse una casa Colonica di Cà Lavvezzari, che fu presa dal vortice, e fino dai fondamenti schiantata. Tutti rimasero feriti perchè sepolti sotto alle rovine, ma una sola donna rimase soccombente. Possa una meteora sì spaventosa star sempre lontana: e possa una disgrazia sì decisiva per quella famiglia eccitar la compassione di tutti; e l’assistenza di quelli che possono.”

Dalla sua Gazzetta è pregata di inserire la sopraddetta nuova, perchè mi sembra e degna, e adattata. Ella poi è verissima. Se vorrà maggiori dettagli glieli spedirò.” Io. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3► A Noi.

Brescia 10 Ottobre 1790.

Lettera/Lettera al direttore► “Trovato dalle pattuglie notti sono vagando per la Città armato di coltello il Postiglione del Signor Capitanio Bajo di Cavalleria Croata fu arrestato, e dato in mano de’Sbirri per il dovuto castigo; incontratosi con un soldato di detta compagnia mentre veniva condotto in arresto alla Granguardia ebbe questi il coraggio d’insolentar l’ufficiale direttore della pattuglia, dal quale partecipato il caso all’Eccellentiss. Rappresentante fu immediatamente arrestato, e per tre consecutive mattine dovette passeggiare per un’ora in mezzo all’armi in Broletto col pesante carico di diverse selle da cavallo su d’una spalla.

Jeri di notte nel Borgo Pile di questa Città fu mortalmente ferito con archibugiata a nove palle il Capo squadra del Partito dell’oglio, il quale munito de’SS. Sacramenti spirò dopo 3 ore, non sapendosi sin ora chi sia stato l’interfettore.

Anche il Crosale della contrada denominata del Marchese è stato illuminato di una lanterna a doppj riverberi, ad imitazione di quella della Pallada e ciò da poche sere in poi, ed il promotore di un sì utile pensamento fu la persona del Sig. Giacomo Martinazzi Bottegajo sul cantone di detto Crosale quale ha meritato la comune soddisfazione.

Jeri sera poi anche il Crosale alle Grazie fu per la prima volta illuminato con lanterna simile, e credesi che a momenti siasi per fare il simile anche sul crosale (sic.) della Bottega del Caffettier Mostacchina, e così pure in altri luoghi della Città la quale a poco a poco sperasi vederla magnificamente illuminata.

Il giorno cinque corrente per la morte del Signor Giuseppe Toccagni, e rinunzia di altro vecchio Interveniente vennero eletti a tai posti dalla Presiden-[657]za a tale oggetto destinata li Signori Luigi Carrara, e Giuseppe Zobio, li quali ricevettero in appresso i complimenti di tutte le persone del Foro di questa Città. Siccome li 21 Novembre prossimo è il giorno per noi amarissimo della partenza e fine del glorioso Reggimento dell’Eccellentiss. Albrizzi si va restaurando a gran passi la gran ratta di Palazzolo per la quale sono nati tanti contrasti, ed opposizioni alla restaurazione della medesima per li partiti, che v’erano in quella terra, per sedare i quali si è dovuto restaurarla in statu quo &c. e con la più distinta stima passo a segnarmi, ec. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Paragrafo d’altra di Brescia della medesima data.

La Chiesa di Sant’Alessandro di Brescia da pochi anni s’è ristabilita a segno, che (quasi essendo del tutto restaurata) è l’ammirazione di tutti coloro, che fissano in essa gli occhi. Quello, che rende più ognuno ammirato si è, che tutta quasi la fabbrica conosce la sua presente esistenza dalle frequenti elemosine, che le venivan offerte, e che tuttora per totale suo ristabilimento se le offrono.

Altra di Padova 11. Ottobre 1790.

Vi promisi le nuove di questo nostro Spettacolo; ed eccovele genuine, e sincere, e quali forse avrete avute anche da altro Canale.

Tutto che non vi sia Musico, l’Opera nulladimeno ha ottenuto un applauso universale. La Marchetti, che è una eccellente Attrice, ed una buona Cantante piace all’eccesso, e meritamente; il Babbini è applaudito secondo il solito, ed ha la compiacenza di aver messo in iscena uno Spettacolo, che non si attendeva così grandioso, nè così pontuale. Jeri sera persuase il Pubblico anche più, e la Marchetti, ed esso furono chiamati egualmente, che alla prima Recita al replicato applauso. Le mutazioni, che egli ha creduto bene di fare nel Libretto diedero alla Marchetti campo di bravamente distinguersi. Anche gli stessi Nemici di Zardon, che congiuravano per non esservi Musico, ora sono ammutoliti, ed anzi quelli stessi jer sera sin sono abbonati.

Il Ballo riescirebbe assai meglio, se non avesse la disgrazia di sopraggiungere a un Atto di Opera, che termina con troppo furore di applauso, e se in verità poi fosse stato assistito da maggiori decorazioni, massime nell’ultimo Atto; non ostante la prima sera, Traffieri, e la Pitrot, e la Sperati furono chiamati, e generalmente applauditi. Queste sono le precise notizie, che io vi dovevo su questo rapporto, e desideroso di potervi servire sono con tutto l’animo ec.

P. S. Anche il Pittore Mauri si è molto distinto, ed è stato pubblicamenmente (sic.) la prima sera applaudito.

Vostro ass. Amico. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Sino dal principio dell’attuale nostra Impresa abbiamo reso conto al Pubblico del destino delle nuove teatrali Rappresentazioni, talvolta senza tutta l’esattezza, e quello spirito di cui fervono alcune descrizioni, ma sempre con imparzialità ed innocenza nelle lodi, e nelle censure. Quanto sia aspro l’uffizio di dover per amore del vero sagrificar non di rado gli affetti dell’amicizia, e superare la ripugnanza a favor de’malevoli, lo intenderà chi conosce le mozioni del cuor umano; nè potrà aggravarci di colpa quando rifletta che le Leggi non son dirette alla natura ma alla volontà, e che senza il soccorso d’una morale virtù non possiamo esser giusti con que’che sono ingiusti verso di noi.

È questo il quarto anno, che s’apre al nostro esercizio un campo d’osservazioni sulle produzioni novelle del [658] tragico e comico Italiano teatro, nè cangieremo certamente a riguardo delle medesime que’sentimenti di libera ingenuità, che indispensabilmente proccurano delle inimicizie e de’torti, a fronte de’quali non ci manca il conforto d’esser difesi e protetti da’saggi leggitori di questo Foglio, ch’esigono dalla nostra penna non degli elogj mercati, non delle critiche vendicative, ma de’giudizj retti e sinceri. Che se talvolta sulle azioni di poca durata scorreremo senza parlar che della loro fortuna, sarà perchè le occupazioni nostre non ci permetteranno d’intervenire alle recite di tutte, e non per altre ragioni.

È necessario, se non per tutti almen per alcuni il ripetere, che questi Pezzi del nostro Foglio relativi al Teatro meritano il punto di vista dell’indulgente discretezza; perchè altro è l’esaminare e il decidere sopra un’Opera stampata, con agio, e riflessione, altro è il riferire un’azione recitata di cui, o la poco favorevole situazione in Teatro, o il difetto de’Comici, o il rumor dell’Udienza può far perdere qualche cosa all’ascoltatore più attento. Esigasi dunque ciò che si può dare; delle circostanze, degli accidenti sono talora i soli motivi dell’ineguaglianza ne’rapporti: basti che la prevenzione non li cagioni. ◀Metatestualità

Perduta da noi la recita della Commedia del Signor Fiorio siamo intervenuti alla prima di quella del Sig. Federici intitolata: La Disperazione eseguita la sera del pros. pas. Lunedì a pien Teatro ed in gran parte di nobili e scelti Uditori; prova del credito dell’Autore, e della Comica Compagnia. Ma l’aspettazione restò delusa.

Siamo veramente stanchi di queste nenie drammatiche, di questi piagnistei in dialogo, che serran l’anima dalla prima all’ultima scena, e non distraggono dalla melanconia che per qualche detto frizzante, o per il ridicolo in azione che maestrevolmente v’impiega un Personaggio in grazia del Pubblico qual è il Brighella incaricato di servili caratteri poco l’un dall’altro dissimili.

Quando un Poeta si mette al tavolino per iscrivere una Commedia non dovrebbe perdere mai di vista il luogo dove finge la scena, e ricordarsi ch’ogni Nazione ha il suo particolare carattere a cui deve generalmente attenersi. Se in tutti i Personaggj della Disperazione ve n’ha uno soltanto che indichi l’Inglese lo dica chi l’ha udita e sa distinguere dalle rape i cavoli. Abbiamo saputo d’essere a Londra quando si udì nominarla.

Ma non sarebbe colpa del nostro Autore la scelta del genere lagrimoso della sua Composizione, e gli si perdonerebbe il difetto di caratteristica qualità nazionale, se nella tessitura della medesima impiegato avesse il poetico verisimile, fatto apparire lo studio del cuore umano, e segnate le traccie della natura senza l’imitazion della quale non si giunge a piacere ad un intelligente Uditorio. La base delle sua azione è il disgusto d’un Padre per il matrimonio il suo Figlio seguito senza il di lui consenso. Abbandonato questo e ridotto all’estrema miseria con una Moglie virtuosa, con due fanciulli, si crede al principio della Commedia che qualche gran delitto lo abbia reso degno di quelle sventure, o che il suo Genitore sia un barbaro. Ma nulla di ciò. Si scopre egli d’un cuore dolce pieno d’affetto paterno, che in contraddizione co’suoi sentimenti si crucia per non perdonare a suo Figlio la colpa d’essersi ammogliato a suo senno; dà retta ad un Consigliere malevolo che li dipinge la Nuora con de’neri colori; e con tutta la sua bontà, con tutte le sue ricchezze, con tutta la paterna sua tenerezza vive sett’anni in affanni senza saper nulla di suo Figlio, e senza volerne sapere, e certificarsi s’egli abbia in isposa una saggia donna ovvero scostumata. Se regni in qusto caratte-[659]re la comica probabilità, l’unità che rigorosamente esigono i precetti lo giudichi l’avveduto Lettore. Se un Figlio non d’altro reo che d’indipendenza dal suo Genitore nel di lui matrimonio con una Giovine virtuosa possa star tanto tempo nel profondo dell’indigenza senza cercar alcun mezzo valido che disinganni un buon Padre, e lo rimetta in sua grazia, la ragione sarà per l’Autore. Scuotere questo fondamento; tutto cade, e l’illusione è distrutta.

Conosciamo la fatica, e non neghiamo l’ingegno che ci ha voluto per dare un intreccio, e uno sviluppo all’azione, per isforzarla d’accidenti, e per prolungarla cogli accessorj. Ma quando si erra nello sciegliere il piano altro non si fa che innalzar de’difetti. La malvagità dell’Inspettore di Sestiero messa in opposizione alla morale scialacquata in bocca degli altri Attori produsse il tristo effetto d’irritare il Pubblico, e di concitare il basso Popolo agli urli e alla baja contro l’abile Comico Valsechi, che ne sostenne la parte. Così avviene quando si spinge tutto all’eccesso, e non si rifletta che l’odiosità de’caratteri dev’essere limitata dalla previdenza degli Autori. Di fatti chi poteva non muoversi a sdegno vedendo quell’uomo impenetrabile a’lamenti della miseria, e della virtù a minacciar non solo di cacciare in istrada una meschina famiglia, che non può aniticipare una piccola rata d’affitto, ma stupirsi in oltre ridevolmente, che una bella Giovine in ventiquattr’ore di tempo accordatole al pagamento non sappia come fare a munirsi della summa necessaria? E a chi parla egli in tal modo? Ad una Madre afflitta raccomandata dall’innocenza di due teneri Figlj, e dallo squallore della sua povertà certissimo indizio d’onestà di costumi in giovanile avvenenza.

Questo difetto d’estremità ha fatto ridere in vece di piangere quando il ciabattino Mastro Bulgaro si cavò il giubbone, e lo gettò in offerta di sicurezza colle lesine, e le tenaglie del suo banchetto all’inumano Inspettore per salvare dalle sue violenze la sconsolata donna.

L’assalto che fa il di lei marito all’incognito amico di suo Padre, per portar qualche nutrimento a’suoi figliuolini, è una imitazione infelice del passo terribile della Commedia Francese intitolata l’Indigent ou le tableau de l’humanitè.

La fredda accoglienza ch’ebbe dal Pubblico questa Disperazione ci dispensa dalla fatica di darne un saggio analittico. Non si defraudi il suo Autore delle lodi dovutegli per il suo stile, per l’arte del dialogo, per alcuni tratti di moralità, e per l’ottima sua intenzione di giovare piacendo; ma sia avvertito che per conservarsi, e meritarsi sempre più la pubblica stima non bisogna studiar di sedurre e di confondere il Popolo con un meraviglioso fantastico, che non ha originale tra gli uomini, ma prefiggersi di chiamare al Teatro e di persuadere quelli che sanno il cui voto decide della gloria degli Autori, non lo strepito della moltitudine. Egli ha de’talenti bastevoli a meritarselo, e speriamo dalla sua penna argomenti futuri di congratulazioni e di elogj.

Metatestualità► Il seguente Biglietto ci è giunto questa mattina del Martedì. Lo diamo a stampa: questa sera udiremo anche la Dama Benefica, e nell’ultima pagina diremo se ci fu scritto il vero contro le voci sfavorevoli sparsesi jeri a’Caffè dopo la prima recita della suddetta Commedia. ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► “Non poteva essere più felice l’esito della Dama Benefica, Commedia di carattere sposta Lunedì sera sulle Scene di S. Gio: Grisostomo. Interessantissima, ripiena di vaghi accidenti, di buona morale, de’più graziosi sali dell’arte, e finalmente scritta con tutta la maestria, è riuscita sì grata ai [660] numerosi spettatori, che terminata sono stati chiamati fuori i primi Attori Signora Luigia ed Antonio Belloni, Signora Maddalena Battaglia, e fra l’applauso universale anche il Poeta, che è il Signor Dott. Luigi Roverelli già noto per le varie sue produzioni date alla luce, ancora in questo genere, e per i di lui sodi fondamenti nella Letteratura. Di questo dotto Autore sperasi che in seguito si avranno altre Rappresentazioni di non minor merito della presente, che seguitasi tuttavia col medesimo fortunato successo, e comune approvazione. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Chi avesse ritrovato

Un can di razza romana di pelo bianco, tosato il muso e le gambe, lo porti al Caffè di Florian sotto le Proc. Nuove, che avrà L. 16: di mancia.

Si chiama Fidon.

Terraglie del tutto simili a quelle d’Inghilterra della Fabbrica W del Giglio di Vicenza. Si vendono all’ingrosso ed al minuto al prezzo della Fabbrica istessa dal Signor Marco Guizzardi in Calle de’pignoli a S. Giulian in Venezia.

Jeri seguirono i fausti Sponsali delle LL. EE. Alvise Querini di s. Zuanne K. e Maria Lippomano di s. Francesco.

Pasquale Cauna Milanese Architetto e Pittore teatrale, Paesista, e Pittore di stanze, giovane di onesti costumi, si esibisce di servire chiunque si degnerà d’impiegarlo.

Questo è un Pittore, che in sè riunisce due cose difficili: quella di far bene, e quella di far presto.

Il suo ricapito è a San Francesco della Vigna al P. Giocchino da Chiari.

Sabbato 9 cor. è giunto da Trento in questa Città per la via di Treviso e Mestre S. F. il Signor Conte Giulio Cesare de Vaini Consiglier Aulico d’onore di S. A. Reverendissima Princ. e Vescovo di Trento ov’egli sostenne e compì con gloria ed universale soddisfazione la ragguardevole Carica di Pretore. In tributo di lodi meritate dalla retta e saggia amministrazione del suo governo fu fatta una Raccolta e data alla stampa di Poetici Componimenti, e di Atti Pubblici che son per esso come tante onorevoli testimonianze.

Continuaz. de’Bastimenti arriv.

Tartanon P. Iseppo Zanetti d’Ancona con 5150 Baccalari 11. bal. Lana nostrana.

28. Detto. Piel. P. Vic. Venturini da Cesenatico con 54 cas. Zolfere in pan. 6 m. gesso in pan. 2 bar. Miel & altro.

Trab. P. Mat. Bernetich manca da Corfù li 9 Set. rac. al Sig. Andrea Lucovich con Oglio.

Al Sig. Elia Todesco c. 19 al Sig. Ang. Papadopoli 9 al Sig. Lambro Saro 4 al Sign. Men. Vivante 18 al Sign. Mussulan 4 al Sign. Mulli 6 al Sign. Zuanne Garlato 1 al Sig. Rusteghello 32 Port. car. 6.

Tartanon P. Antonio Venanzio d’Ancona e Pesaro con 6 Bal. pel. Finimenti, una Bal. tabacco. 5 St. Formento.

Piel. P. Giov. Fiorentin da Trieste con 12 m. e mezzo Valonia. 2. m. e mezzo ferro v.

29. Detto. Peota P. And. Furlan da Primier con 11 Bal. Anici. 2. Bal. Nigella. 2. Bal Zafferan.

Metatestualità► Il resto Sabbato. ◀Metatestualità

Commedie per questa sera.

A S Gio: Grisostomo

Replica della Dama Benefica.

Diremo nel Foglio di Sabbato il nostro parere.

A Sant’Angiolo.

Si replica La Disperazione.

A S. Luca.

Il Disertor Francese. ◀Livello 2 ◀Livello 1