Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 74", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\074 (1790), pp. 584-592, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2637 [consultato il: ].


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Num. 74

Mercordì 15. Settembre 1790.

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Lettera a Noi.
Dal confine dello Stato Veneto.

Lettera/Lettera al direttore► Io sono un vostro Associato, che legge con piacere alcuni fatti inseriti nella vostra Gazzetta, molti de’ quali possono certamente interessare l’Umanità. A tale oggetto io mi faccio un pregio d’indirizzarvi questa mia, che appoggiata all’amore del Vero servirà a trattenere nella Sfera del suo dovere un certo Genio filosofico, l’opere del quale a chi ha fiore di senno recano la noja, ed il disprezzo. Tra le Operette composte, e stampate da questo Spirito brillante, io ho letto, tempo fa, un suo Poemetto, intitolato L’Elettricità, il primo Verso del quale incominica con quest’Enfasi sentenziosa: Col dito di silenzio sulle labbra. Basta questo verso per mettere il Poeta nel numero di que’ ridicoli Seicentisti, che s’oppongono intieramente al Gusto soave del nostro Secolo delicato; Dico Seicentista, mentre egli parla con lo stesso tuono nel Capo ottavo del suo Sogno delirante. Col dito di silenzio sulla lingua. Io son solito, e meco pure convengono le più colte Italiane Accademie, di cercare la natura dell’immaginazione poetica nell’energia, nella vivacità, nella sveltezza, nell’abbondanza, e nell’ordine sensibile di Fantasmi sistematici, e sommamente dilettevoli. Nel suo Poemetto non è l’entusiasmo poetico, non la fecondità dell’invenzione, ch’egli vanta, non la nobiltà dell’idee, e dei sentimenti, non gl’impeti dell’immaginazione, non la magnificenza, l’armonia dei termini, l’amore del grande, del sublime, del meraviglioso; ciò, che serve, per vero dire, a condurre egregiamente un Poema. In luogo di tutto questo veggo, e leggo nella sua Composizione un certo stravagante poetico delirio, e varie fisiche immaginette, che lo dimostrano apertamente incurvato dal grave peso degl’anni. Ho letto in appresso un’altra sua Operetta intitolata: Della Costruzione de’ Teatri secondo il Costume d’Italia. Veramente l’Italia si professa molto tenuta alla sua architetonica Fantasia. Io gli perdono i vocaboli Lombardi, e solo gli dirò, che il numero vasto, ed esteso de’ bravi, e valorosi Architetti, che fioriscono in Italia non abbisogna della sua maltornita costruzione, contenente principj tendenti unicamente a formare un fusto informe, ed un visaccio impastricciato di gesso, e di lacca. Vengo con brevità [585] all’Antifilosofo Militare, ossia alle sue Riflessioni critiche sopra il libro, il cui titolo, il Filosofo Militare. Qui la farei da sagace Filosofo, da profondo Teologo, da Storico addottrinato, qualora il tempo, il luogo, e le circostanze mel permettessero. Pure prenderò di vista il Capitolo VI, che ha per titolo: Gl’Uomini in generale non ponno esaminare la propria Religione, ma fa di mestieri, che suppliscano con la credenza. Nulla è di più falso di somiglianti calunnie. È evidente, che il grandissimo numero de’ semplici Fedeli incapaci sono di fare della Religione loro un’esame profondo, e seguito, come deve farlo un Teologo, ovvero un Uomo, a cui dato abbia Iddio lume, agio, e mezzi, piucchè non ne ha conceduti al Popolo. Noi sosteniamo, che un tale esame non è punto necessario agl’Ignoranti nel grembo della Chiesa Cattolica; poichè Iddio ha dato loro una Regola di Fede sensibile, palpabile, certa, la quale è a portata di essi ugualmente, che i motivi di Fede umana, su cui sono fondati il loro Stato Civile, la loro Fortuna, i loro Doveri, la lor Condotta sociale. Il Popolo è incapace di fare un’esame speculativo di ciascun degl’Articoli di sua Credenza, come il nostro Filosofo lo confessa; bastagli d’esser certo, che Iddio lo ha rivelato, poichè la Chiesa l’insegna. Non che agl’Uomini capaci d’istruirsi venga interdetto l’esame delle prove della Religion Cristiana, se ne fa loro anzi un debito: e son biasimati se trascurano un tale Studio. Non è alcuna Religione, che ai suoi Seguaci dia maggiori soccorsi, e facilità della nostra, ed in cui tutte le questioni sieno state più spesso discusse, e meglio profondate. Tale è lo scopo dei Libri scritti per sua difesa; certamente non si fanno essi con idea di vietarne la lettura a coloro, che ne sono capaci. Noi aggiungiamo, che per procedere a questo esame, non convien già incominciare dai Libri degli Increduli. Essi hanno avuta una grande attenzione di raccogliere delle difficoltà, non avendo mai esposte le prove, nè le risposte, che noi diamo alle loro obbiezioni. Noi operiamo con vero candore, recando da bel principio le prove; indi copiamo gl’argomenti de’ nostri Avversarj, che si trovano nei loro Scritti, allegando senza alterazione il prò ,e il contra. Perchè non fanno essi il medesimo, se pur cercano sinceramente la Verità? Prima d’imporre ai Fedeli l’obbligo di credere a ciò, che insegna la Chiesa, noi produciamo le prove della Missione, che sono le stesse con quelle della Divinità, ossia della Rivelazione del Cristianesimo. Quì dunque non si tratta già d’una Fede cieca; poichè nello stabilire l’obbligazione di credere, esponiamo le ragioni, per le quali dobbiamo credere. Una tale Verità viene confessata dagl’istessi nostri Avversarj; voglio dire dai Cumberland, dai Sterlok, dalli Usser, dai Jacquelot, e da cento altri Corrifei della moderna Incredulità. Con tutto questo conchiude l’Autore, che la maggior parte degl’Uomini per evitare tanti luttuosissimi mali, nè può, nè conviene, che esamini la Religione, che professa, ma che dee assoggettarvisi, e crederla ciecamente. Questa sua ributtante asserzione non può nascere da una maniera di ragionare più assurda; e questa maniera più assurda di ragionare, quai effetti non dee ella produrre irritanti, ed indegni? A me rincresce di dover por fine, o Stimatissimo Signor Gazzettiere, perchè quì non è luogo, che io abbia a tessere un ragionamento apologetico. Lo farò in altro incontro. Bramo solo, che inseriate questa mia Lettera nella vostra Gazzetta Urbana, onde poter rimediare all’epidemica frenesia de’ Genj che tentano di oscurare i più evidenti principj dalla più sicura Rivelazione autenticati. Sono ec.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

[587] Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Gazzettiere

Brescia 11. Settembre 1790.

“Nella vostra Gazzetta di Mercordì 8. Settembre evvi un periodo in cui parlasi di molti omicidj, e ferite in questa Città. A gloria del vero, vi significo, che tutto ciò riducesi, ad alcuni feriti, uno solo de’ quali, dopo al quanti giorni d’Ospitale, morì. Strano mi sembra pure il genio di quelli, che ingigantiscono le disgrazie!

Mercè l’instancabile zelo, e sollecite cure di questo nostro Eccellentissimo Rettore abbiamo in ora il piacere di scorgere ridotto quasi al suo termine il riattimento delle strade Postali, cominciando dal Confine Veronese, a quello di Bergamo. Sensibile, e grata mai sempre resterà nell’animo de’ Patriotti riconoscenti, la memoria dell’Autore di sì bell’Opera, ch’oltre all’esser utile alla Nazione, rende, e renderà ognora più brillante questa nostra Città, col concorso de’ Forastieri forse per l’addietro trattenuti pel disagio delle strade suddette e pel timore degli aggressori, che ne’ folti Alberi nascondevansi facilmente alla vista de’ Viaggiatori, e all’improvviso poi li assalivano col toglier loro li denari, e spesse volte ancora la vita. Coll’atterramento pertanto degli alberi suddetti furono tolti a’ rei Masnadieri gl’insidiosi aguati, e reso sicuro il cammino a’ passeggieri. Lusingavansi li buoni Cittadini di vedere in appresso una providenza pel mantenimento di esse strade, ed il nostro saggio e amoroso Rettore ci aveva anche a questo pensato; ma non sò poi qual strana insorgenza abbia fatto arrenare il nobile progetto, e con ciò troncate le concepite speranze per tal effetto. Voglia il Cielo che vi si ripieghi, onde un Opera sì degna, non abbia in pochi anni a vedersi a nostro danno distrutta! Vi prego dar luogo alla presente nella vostra Gazzetta e credermi con sincera stima ec.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Altra a noi.

Brescia 12. Settembre 1790.

“La verità dee aver sempre il suo luogo anco nelle cose le più indifferenti. La vostra Gazzetta indica l’accomodamento seguito nella famosa Causa Ugoni, e Martinengo col mezzo ed opra del nostro valentissimo Avvocato Sig. Cirelli. È vero l’accomodamento, ma tutto il merito fu di due prestantissimi Soggetti Nob. Sig. Co: Vicenzo Cigola ed Illustriss. Giacomo Bonicelli. L’Avvocato Sig. Cirelli fu l’estensore delle occorrenti carte, e quello che seppe sciogliere tutti gli obbietti d’ordine che s’incontrarono nelle difficoltà dell’affare. È pur vero che il nostro zelantissimo Rettore diede nuovi pressanti ordini alle pattuglie per il fermo dei delatori delle armi anco con licenza, atteso l’abuso che ne veniva fatto, e perchè nei passati giorni seguì in qualche osteria alcuna baruffa in cui restarono feriti varj individui. Ma non è vero che seguito sia alcun omicidio, essendo mesi grazie a Dio che non ve ne ha neppur uno, almeno in Città.

Jeri sera fu l’ultima recita de’ Signori Abbonati. Oggi torna in iscena l’Aldemira. Domani corsa de’ Lacchè, e Giovedì sarà l’ultima Recita. Sono ec.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3►

Altra dì

Conegliano 9. Settembre 1790.

Lettera/Lettera al direttore► “In questa mattina compiuto il suo Reggimento il N. H. Bembo partì per la Dominante: ebbe sino alla Piave un’accompagnamento numeroso, molto decente, anzi va detto, nobile. La conclusion’è facile: Egli governò questa Città giustamente, e saggiamente. Queste pubbliche testimonianze sono vere prove del merito, e potranno eccitarvi de’ virtuos’imitatori. Sono con vera stima ec.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Cause.

Venerdì 10 corr. Post al Consiglio Eccellentissimo di 40 C. V.

Nel suo Testamento 29 Nov. 1778. il Sig. Gasparo Caffrè qu. Marco instituì Erede residuario di tutti i suoi Beni Mobili e Stabili, effetti, contanti, capitali, e crediti, azioni e ragioni in qualunque tempo ad esso spettanti il Pio Luogo delle Penitenti di questa Città coll’obbligo al med. di soddisfare i Legati, eleggendo lo stesso Luogo Pio, Commissario ed esecutore della sua volontà.

In primo Codicillo de’ 19. Marzo 1779. aggiunse.

“Alli Signori Aurelio e Fratelli Lucatelli qu. Giacomo nella cui Casa vi fu una Maria Caffrè di mia Famiglia lascio Ducati mille cor. da L. 6:4 per cadauno, per una volta tanto.”

“Alli tre Fratelli Locatelli, che convivono assieme, ora abitanti in Calle del Ridotto a S. Moisè lascio per una sol volta, compreso il lasciato prima (e ciò s’intenderà d’ogni altro Legato accresciuto) Ducati da L. 6:4 dieci mila per una volta tanto, e così averanno modo maggiore di continuar a soccorrere qualche loro Parente bisognoso.”

Altera poi in questo ultimo suo Codicillo la prima testamentaria sua volontà instituendo il Pio Luogo delle Penitenti a S. Giobbe Erede per metà dell’intiero asse delle sue facoltà.

Per la terza parte il Pio Luogo del Soccorso.

Per la quarta parte La Congregazione delle Donzelle Periclitanti.

E vuole caduca l’eredità quando alcuno, o tutti i Pii Luogi beneficati non adempissero le sue ordinazioni, nel qual caso la porzione del reo sia devoluta a questo Pio Ospitale della Pietà.

Morto il Sig. Gasparo Caffrè pubblicato fu il suo Testamento a’ 2. Settembre 1784. Raccoltasi la Congregazione del Pio Luoco Erede e Commissario, fu proposta dalla Presidenza della medesima l’elezione di quattro Governatori, due dell’Ordine Nobile, e due de’ Signori componenti la Congregazione stessa, per sostenere la Commissaria in esecuzione, e difesa della volontà del benemerito Testatore, coll’obbligo di render conto di 4. in 4. mesi dell’operato, e dipendere dal Corpo per ulteriori autorevoli deliberazioni. Gli eletti furono

N. H. s. Leonardo Dolfin.

N. H. s. Angiolo Basadonna.

Illustriss. Sig. Giacomo Biffi.

Sig. Antonio Pelicioli.

Furono sentenziati a Legge dall’Illustriss. Magist. del Mobile li punti dell’accennato Testamento a favore delli tre Luoghi Pii.

Alli 6. Aprile 1785. li Signori Arminio, Nic. And. & Aurelio Fratelli Locatelli annotarono parentela all’Illustrissimo Magist. del Proprio e dimandarono successione all’Eredità del qu. Giacomo Caffrè qu. Marco Testator 16. Giugno 1689., chiamandola, stanti li casi successi, e le Pub. Sovrane Leggi, caduca & inordinata.

Nello stesso giorno in Estragiudiziale alli Commissarj prenominati s’intimò la pretesa della Sig. Francesca Locatelli Buffetti, del Legato de’ D. mille assegnato nel primo Codicillo, come componente la fraterna beneficata qu. Giacomo Locatelli. Successe S. a L. a di Lei favore per conseguire il Legato, all’Interdetto delle quale si mise la Commissaria.

Fu admesso a’ 15. dello stesso mese Interdetto de majori delli Fratelli Locatelli alle Sent. a L. ottenuto dai tre Luoghi Pii, e da essi presentata Dimanda di cui ecco l’essenza. “Che il fu Giacomo Caffrè qu. Marco nel suo Testamento 16. Giugno 1689. ordinò che il residuo da lui disposto a favore de’ suoi nipoti sia condizionato nelli [589] medesimi e lor discendenti prima mascolini poi femminini ec.

Ch’estinta la discendenza mascolina, rendesi ineseguibile, attesa la sopravenienza delle Sovrane Leggi, la condizione imposta dal Testatore al di lui residuo quanto alla discendenza femminina, il quale residuo per il sentimento delle Leggi, e per ogni ragione, e per quanto fu con Sovrani Giudizj in tal materia deciso, rendesi certamente inordinato, e caduco, a favore degli Eredi di sangue.

Che fu questo principio riconosciuto innegabile anche dal Sig. Gasparo ultimamente defunto, onde conobbe non rendersi libera in esso la predetta facoltà; e che per ciò hanno essi Fratelli Locatello congiunti di sangue al suddetto Testatore annotata la loro Parentela per conseguire l’accennato Residuo.”

Alla loro Dimanda successe l’Atto di successione all’Eredità del qu. Giacomo Caffrè, al Magistr. di Proprio. E alla Parentela, e alla successione intestata si pose all’Interdetto la Commissaria, che al Magistrato medesimo diede la sua Dimanda di taglio d’ambidue gli Atti.

Al primo Ottobre 1785. li Signori Fratelli Locatelli presentarono Supplica per Ascolto nell’Eccellentiss. Collegio sopra il Decreto 20 Luglio 1768. che dichiara il Luogo Pio delle Penitenti capace de’ Benefizj, che dalli Testatori gli fossero lasciati, la qual Supplica accettata e rimessa a’ Savj, ebbero li Consultori in Jure commissione d’informare. Nacque poi Decreto de’ 19. Marzo 1785. che rimise l’implorato ascolto in via deliberativa alla Deputazione estraordinaria Ad Pias Causas onde udite le ragioni d’ambe le Parti, col mezzo delle Allegazioni in iscritto ne sia informato il Senato per le pubbliche deliberazioni.

Con Constituto in Cancellaria Ducale si rimossero volontariamente li Sig. Locatelli dal Memoriale esaudito confessando che l’accennato Decreto 1768. non viene ad ostare la discussione della materia controversa fra le Parti.

Dopo una quantità d’Atti e Scrittura prò e contra, che per necessaria brevità non si accennano, li suddetti Sig. Locatelli ai 17. Marzo 1787. si rimossero dall’Atto di Parentela annotato, come pure nello stesso giorno dal Costituto di dichiarazione, e regolazione d’Interdetto a loro nome, e dalla Dimanda d’Interdetto contro li Commissarj.

Seguì Spedizione absente al Magistrato del Proprio a favore della Commissaria il dì 17. Settembre 1787. e il giorno 26. l’Appellazion Avversaria.

Fu concesso, attesa la Supplica delli Pii Luoghi beneficati il Pender non Privilegiato Post del dì 31. Agosto p. p. per la Causa di cui si parla, dall’Eccellentissimo Consiglio di 40 C. V. e trattata nel giorno antidetto ebbe il solenne Spazzo di Laudo 25. 3. e 2. n. s.

Avvocati al Laudo.

Ecc. Cromer, Bagolin.

Int. Zuanne Bertani.

Avvocati al Taglio.

Ecc. Piazza, e Sozzi.

Int. Indrich.

Interruttor Perosa.

Da un amatore delle notizie sacre somministrata ci viene la nota seguente.

Santi, e Beati Veneziani, de’ quali si fà Officio, e Messa.

S. Gerardo Sagredo Vescovo, e Martire.

S. Lorenzo Giustinian Primo Patriarca di Venezia.

S. Girolamo Miani Fondatore de’ Somaschi.

S. Pietro Orseolo Prima Doge di Venezia, poi Monaco Benedettino.

B. Giacomo Salomon Domenicano.

B. Gregorio Barbarigo Vescovo, e Cardinal di Padova.

B. Giovanni Marinoni prima Canonicon di [590] S. Marco, poi Chierico Regolare Teatino.

B. Pietro Acotanto Nobile Veneto Secolare.

B. Giuliana Collalto Monaca Benedettina.

Santi, e Beati Veneziani, de’ quali non si fà Officio.

S. Leon Bembo Vescovo di Modon.

S. Tadeo Gerardo Vescovo, e Martire de’ Servi.

B. Pacifico Bon.

B. Bonfiglio Zusto Fondatore de’ Canonici Regolari in S. Salvatore.

B. Francesco Querini Patriarca di Grado.

B. Giovanni Gradenigo Discepolo di S. Romualdo.

B. Giovanni Olini Prete Secolare, credesi Piovan di S. Gio: Decollato.

B. Marco Nob. Veneto Fondatore de’ Canonici Regolari, detti dell’Artigia in Francia.

B. Niccolò Zustinian Monaco Benedettino.

B. Orso Badoer prima Doge di Venezia, poi Monaco Benedettino.

B. Paolo Querini della Congr. del B. Pietro da Pisa.

B. Raffael Calbo Servita.

B. Sebastiano Nobile Veneto Canonico Regolare dell’Artigia.

B. Antonio Corraro Cardinale.

B. Anna Michieli Zustinian Monaca Benedettina.

B. Chiara Bugni V. nel Monastero del Sepolcro.

B. Contessa Tagliapietra V.

B. Eufemia Zustinian Monaca Benedettina.

B. Maria Storioni Domenicana.

Santi, e Sante di Esteri Luoghi morti in Venezia.

S. Magno Vescovo di Uderzo poi di Eraclea.

B. Agostin da Biela Domenicano.

B. Giordano Frizatè da Padova Monaco Benedettino.

B. Grazia da Cattaro Converso Agostiniano.

B. Matteo da Bascio Fond. de’ Cappuccini.

B. Niccolò da Ravenna. Domenicano.

B. Pietro da Pisa Fond. degli Eremiti di S. Girolamo.

B. Pietro da Sardegna Monaco Camaldolese.

IN SENATO.

11. corr.

Prov. sopra Beni Inculti mesi 24.

E. Mich. Morosini qu: Barb. Vic.

Rev. e Reg. alla Scrittura mesi 24

E. Seb. Giulio Zustinian.

Inquis. a’ Roli m. 24.

E. Piero Gradenigo.

Sopra l’esaz. del denaro pubblico mesi 36.

s. Zuanne Minotto.

In M. C. 12 detto.

Avvogador di Comun luogo di

E. Nic. Pisani el. Consiglier.

Elez. dello Scrut. Cons. dal M. C.

E. Anz. M. Priuli. Sua muta.

Signor di Notte al Civil.

E. Rocco Ant. Corner qu. Ulisse.

F. E. Isebbo Priuli di E. Ales.

Visdomino alla Tana.

E. Z. Ant. Tron di E. Zuan. 2do.

F. E. Eman. Venier qu: Cam.

Visdominio al Fontico de’ Tedeschi.

E. Giusto Ant. Zorzi qu: Alm.

F. E. Val. Soranzo qu: a. Lor.

Prov. al Sal.

E. Piero Foscari qu: Alv.

F. E. Orazio Dolce qu: Z. P.

Sette del Cons. di Pregadi.

E. Seb. Giulio Zustinian.

E. Vicenzo Albrizzi.

E. Ales. Ant. Barziza.

E. Ant. Vendramin qu: Nic.

E. Seb. Corner qu: And.

E. Z. Bat. Morosini qu: Gir.

E. Vettor Molin qu. Dom.

14 detto.

Pod. a Dignan mesi 16.

E. Seb. Barozzi qu: Nic.

F. E. Nic. Balbi qu: Z. Ant.

[591] Camerlingo a Vicenza mesi 16.

E. Z. Gir. Balbi qu: Ant.

F. E. Ang. M. Balbi qu: Nic.

Giudice al Mag. del Mobile.

E. Z. Alvise Mosto di E. Ag.

F. E. Piero Badoer 3zo.

Esecut. alle Acque.

Và in Senato senza voto mesi 24.

E. Fab. Is. Gritti di s. Zuanne. luogo di E. P. . . Donà g. La Legge.

Offiz. alla Messeteria.

E. Dom. Condulmer di E. P. Ant.

F. E. Fr. Balbi di E. Z. Batt.

Dell’Aggiunta al Cons. di Pregadi. luogo di E. Fr. Rota el. Luogotenente ad Udine.

E. Bortolo Donà qu: Ant.

Sei del Cons. di Pregadi.

E. Ant. Cappello qu: Ant. 3zo.

E. Zuanne Moro qu: Fr.

E. Z. Fr. Raspi qu: Z. M.

E. Bertuc. Contarini qu: Bert.

E. Zuanne Barbaro qu: mes. Alm. Proc.

E. And. da Mula qu: Ant,

Libri Nuovi.

“A norma del già pubblicato Manifesto, Gio: Antonio Curti qu. Vitto partecipa agli amatori del Teatro Comico italiano, che sono usciti, e che si ritrovano vendibili anche separati, al di lui Negozio in Merceria alla Nuova Sorte, li pezzi che compongono il primo Tomo della sua edizione intrapresa per associazione sotto il titolo di Biblioteca Teatrale Accademica, cioè: I. Il Duca di Borgogna, o siano i Falsi Galantuomini, Commedia del Sig. Camillo Federici: II. Il Pittor naturalista, o sia lo Specchio delle umane passioni, Dommedia (sic!) tradotta dal Tedesco dal medesimo Sig. Federici: III. La Notte affannosa, Commedia Originale italiana: IV. La Cautela inutile, o sia il Barbier di Siviglia, Commedia del celebre Sig. di Beumarchais tradotta dal N. H. E. Francesco Balbi.

Che sono in oltre ucciti (sic!) altri due pezzi, che entreranno a formare il Tomo secondo, vale a dire: I. La Distruzione del Regno delle Amazzoni, Commedia recitata in questa Città dalla Comica Compagnia Perelli nel Carnovale scorso con fortunato successo: II. La Subordinazione Militare, Commedia esposta sulle Venete Scene, anni sono, dalla Comica Compagnia Battaglia per circa quaranta consecutive Recite, ora pubblicata.

Il prezzo di ciascheduna delle sunnominate Rappresentazioni Teatrali decentemente legata, è di Lire una e soldi dieci Veneti, ossiano bajocchi 15. Romani, eccetuata la Notte affannosa, che vale lire una Veneta.

Per sempre più meritarsi il compatimento del Pubblico, proseguirà egli con impegno a pubblicare le più galanti, e le più approvate produzioni di tal genere; non mancando di avvertire, ch’egli è fornito inoltre di un copiossimo assortimento di ogni qualità di pezzi Teatrali nuovi, moderni, e scritti dai più accreditati Autori sì Italiani, come ancora di Oltremonti; frà li quali il Rischio più difficile o sia amore ed amicizia in contrasto Commedia, e Le Tombe di Verona Dramma di Monsieur Mercier esattamente tradotte in Italiana favella, e recentemente dare alla luce, e che si rilasciano la prima al prezzo di Lire una e mezza, e la seconda di lire una.”

In Vicenza.

Nell’Anfiteatro eretto nel Campo Marzo il giorno 13. corr. è seguita una Corsa di Cavalle, e Cavalli sciolti.

Nel giorno di Giovedì 16 vi sarà una Corsa di Cavalle, e Cavalli con Fantini con Premio al primo di Ducati quaranta, al secondo di Duc. venti, al terzo di Duc. dieci tutti d’argento.

Per dar respiro alle dette Corse di Fantini, vi sarà un Pallio di Lacchè divisi in tre Classi estratte a sorte; quali faranno otto giri per Corsa, e l’ultima decisiva dei tre primi di cin-[592]que giri, tutti dentro dello Steccato. Queste quattro Corse si faranno tramezzo le corse dei Fantini, onde si abbia una Corsa per sorte. Il Premio di questo Pallio sarà Duc. venti al primo, Duc. dieci al secondo, e Ducati cinque al terzo tutti d’argento.

Eseguita la sera de’ 14 la rappresentazione della Scena Drammatica di Pimmalione dal Sig. Babbini e dalla Signora Pitrot se ne darà la replica la sera de’ 16, e precederanno la recita de’ musicali concerti eseguiti da valenti Professori. Sarà chiuso il divertimento da un Ballo dell’Opera.

Padova 13. Settembre 1790.

“Mercordì 16 corrente, nel Recinto del Prato della Valle, andrà in Scena il terzo Dramma che ha per titolo: Il Finto Astrologo, musica nuova del celebre Maestro Sig. Francesco Bianchi.

Venerdì 17 vi sarà un nuovo Ballo, il quale porta per titolo: La Fiera di Battavia.

Sabbato poi 18 vi sarà Cavalchina col solito ordine degl’ennunziati Manifesti.”

Ricerca.

V’è persona, che volendo portarsi in Inghilterra dov’è stata altre volte, desidererebbe un compagno onde partire nel prossimo Ottobre. La medesima si adatterebbe alle convenienze di chi accettasse la proposizione, tanto per la via da tenersi, che per il comodo di viaggiare. Si attenderanno riscontri al Caffè di Florian.

Jeri fu esposto in questa Città un Sonetto a lode di S. E. . Z. Bat. Redetti, per il compimento del suo Reggimento di Udine.

È giunta Sabato p. p. in questa Capitale la Reale Austriaca Arciduchessa Maria Elisabetta, che prese alloggio a questo Albergo del Leon Bianco sotto il nome di Contessa di Merano.

Udì Messa Domenica nella Chiesa di S. Salvatore, poi si recò al passeggio della Piazza. Intervenne dopo pranzo al canto dell’azione sacra nella Chiesa dell’Ospitale de’ Mendicanti, e la sera ad una conversazione che diedele la nobile Società delle Dame del Casino detto di San Samuele alle Proc. Vecchie. La sera del seguente Lunedì ebbe un eguale splendido trattenimento dalla nobil Compagnia dell’altro Casino detto di . Cassiano contiguo al primo. Jeri è intervenuta alla Riduzione del M. C. dopo il cui scioglimento passò a vedere gli altri luoghi del Palazzo Ducale. È salita in appresso nel Campanil di S. Marco. La sera poi la nobilissima Accademia de’ Filarmonici coll’usata grandezza, che distingue le festose sue riduzioni trattennela a piacevole ricreazione; e questa sera vi ritornerà a godere d’una musicale Accademia, che forse terminerà in Ballo.

Sono deputati per il Governo agli Uffizj d’ospitalità verso questa Principessa le L.L. E.E. M. Ant. Michiel ed Aless. Marcello Savj di Terraferma. Ella si mostra grata e sensibile ad ogni attenzione, intelligente negli oggetti di curiosità che da Lei si esaminano, e generalmente cortese con tutti

Persone del suo seguito.

S. F. La Signora Contessa Correc. Maggiordoma Mag.

S. E. Co Lodron Maggiordomo Mag.

Conte Spaur Ciamberlano.

Conte Fuger Generale Ciamberlano.

Il Medico Ciamberlano.

Il primo Cavallerizzo Ciamberlano.

Conte Lantieri Ciamberlano.

Due Damigelle d’onore.

Arrivi in questo Porto.

Cap. Bortolo Giorgio Bernetich.) Da Lisbona

Cap. Gio: Antionio Boegan.) bona con carico zuccheri.

Cap. Girol. Jovovich dal Zante, ed’Isole con oglj.

Cap. Lucca Dabinovich da Canea, con oglj.

Due Napoletani da Trapani con Sali.

Un Genovese vuoto.

Cap. Rocco Molena dall’Isole con oglj, ec.

Cap. Satin Cordiniola Genovese con Merci da Genova. ◀Livello 2 ◀Livello 1