Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 66", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\066 (1790), pp. 521-528, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2629 [consultato il: ].


Livello 1►

Num. 66

Mercordì 18. Agosto 1790.

Livello 2► Livello 3► Lettera a Noi de’ 9 Agosto da Paese incognito.

Lettera/Lettera al direttore► “Non istupite se una donna vi scrive un fatto eroico del di lei sesso: Livello 4► Exemplum► L’altro giorno un imprudente Maestro attaccò baruffa con una donna di cinque piedi. Notate cinque piedi di altezza. Il fine dell’altercazione, che non importa di riferire, fu una sonora guanciata che il dotto Maestro affibbiò alla donna di cinque piedi; ma che? Pantasilea potea forse far meno in simile incontro. Il povero Maestro ebbe a soffrire una tempesta di schiaffi, pugni, e pizzicotti, e l’impolverata sua parrucca fu così malconcia, che mai più in eterno potrà servire al suo uso primiero. Per sua disgrazia dovete anche godere la giunta sopra la derrata regalatagli da altra femmina accorsa al rumore. Egli cautamente se le buscò gridando & cetera; dopo di che è fuggito, forse per scansar l’onta d’esser stato bersaglio dell’irritato furore donnesco. ◀Exemplum ◀Livello 4 Iddio vi guardi da simili inconvenienti. Sono con tutta la stima”

Vostra affezionatiss.
Eurilla. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Vaglia la lezione per chi ne ha d’uopo. L’estensore di questo Foglio anche negli anni di sua giovinezza abborrì sino il pensiero di menar le mani, e considerò sempre un eccesso di viltà plebea quello di farlo contro il Bel Sesso, che generalmente sà difendersi colla lingua, e non di rado coll’unghie. A lui quest’armi avvelenate non fanno paura; non ha mai provocato le donne a battaglia, ed è molto meno in pericolo ora che l’età comincia a pesargli, e affaticato dalle sue occupazioni può bensì ridere delle altrui debolezze ma non far ridere delle sue almeno in proposito d’amori, e di contese con donne. Chiunque sia l’Eurilla che scrissegli egli però gradisce il suo voto, e lo rivoglie a profitto di quelli che son al caso di sperimentare il furor femminile, come lo ha sperimentato l’imprudente Maestro, che insegnerà, se non sà in altor modo, col funesto suo esempio.

Metatestualità► Dietro a questo eccone un altro non meno strano e bizzarro. Si fa bene a correggere la Gioventù traviata, a mettergli innanzi l’onta de’ suoi trasporti, ma di qual peso, mai son le lezioni quando i vecchj con un piede in sepolcro, e col capo tra i vivi, sciolti dalla prudenza, e da ogni umano riguardo ne fanno di queste. Di quali? Leggete. ◀Metatestualità

[522] Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Signor Gazzettiere.

Livello 4► Citazione/Motto► . . . . . Ridendo dicere verum

Quis vetat? ◀Citazione/Motto ◀Livello 4

“Ciò, che v’ha di singolare, e faceto, se mal non mi appongo, merita d’esser fatto noto, acciocchè le persone ne faccino quell’uso, che credono più opportuno: Conticuere omnes, intentique ora tenebant.

Livello 4► Exemplum► In una Bottega di Speciale da Medicine di questa Città jeri alle ore 14 circa si ritrovarono casualmente quattro regazzotti di ottanta, e più anni l’uno, di civile, ed onesta condizione, i maggiori della Città in quanto agli anni, poichè summati quelli di cadauno di essi veniva la total riguardevole età di 347 oltre i mesi, i giorni, e le ore. Ed ecco, che tosto vennero al discorso delle presenti belligeranti azioni, come quelli, che molto dilettansi di tali novità, nudrendo cadauno di essi il loro particolar genio, ed inclinazione, per un popolo, anzi che per l’altro. Uno adunque di questi cari Bambinelli di genio dichiarito, e forte per i . . . . . barbogiando a suo uso, e ridendo incominciò. Ah! per Bacco i . . . si rivendicano della perdita fatta, poichè questa fiata uccisero 5000 . . . . . . con presa di Legni, ed altri riflessibili avantaggi. All’ora un altro di que’ ottuagenarj giovinetti di genio opposto, tutto infiammato, ed acceso pro viribus, rispose bonariamente: sì, uccisero 5000 die quegl’insetti, che sogliono molestare il corpo de’ pezzenti. Il primiero adirato soggiunse: de’ tuoi, che ti rodono le rugose carni. Nè più ne volse, onde ben tosto si accendessero d’atrobiliare sdegno, caricandosi d’ingiurie, ed improperii, quai arrabbiati mastini venendo quindi alle mani; ed in vero tremolanti, ed a stento reggendosi in piedi s’incalzano con quel bastone, ed ambidue l’inarcano onde battersi; bastone, che i giovani sogliono portare per galanteria, ma ch’è per essi di vero, e reale appoggio, ed ajuto; rivolgendolo così inconsideratamente al più tristo offizio, qual è quello di volerselo ben bene dimenare intorno alla loro vecchia, tapina vita. Oh vecchj insensati, e ridicoli che mai far volete? Volete accopparvi? E bene già di poco potete accelerarvi la morte. Ma già si accapigliano, si dimenano, s’ingaluzzano; buon per loro, che qui v’erano i due altri loro compagni di età, non già d’imprudenza, che erano stati sino all’ora spettatori della comica Scena. Quindi uno col suo bastone alla mano procurava a tutta possa di separarli, e l’altro, che cingeva la spada li minacciava, di sguainare il brando, se non si allontanavano; e tanto fecero e con le parole piacevoli, e colle minaccie, che finalmente si divisero, ed in tal guisa terminò questa accanita rissa di due vecchioni per l’opera di due altri rispettabili vecchj quanto questi savj, e prudenti altrettanto quelli rimbambiti, ed insulsi; che anzi nel partire uno di costoro adirato disse all’altro, che si riserbava ad altro tempo a far prova sulle sue spalle del formidabile suo bastone, ardendo da molto tempo a far prova sulle sue spalle del formidabile suo bastone, ardendo da molto tempo di una tal vendetta, e così si chiuse la gran atrabigliare contesa: Tante ne animis senibus iræ!

Assicurasi però, che se non vi fossero stati i due pacifici ottuagenarj, la peggio sarebbe stata di questo nuovo Orlando. ◀Exemplum ◀Livello 4

Metatestualità► È pregata, Signor Gazzettiere, ad inserire nella sua Gazzetta il presente istorico fatterello acciocchè possi giovare, e dilettare, osservando così il precetto del Venosino Poeta: Livello 4► Citazione/Motto► Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci. ◀Citazione/Motto ◀Livello 4 Dilettare col vedere a piatire due presso, che nonagenarj per covelle, e vogliono esser due Paladini, mentre a stento si reggono in piedi: e giovare con istruire gli altri attempati ad essere ne’ loro discorsi, e costumi morigerati, ed onesti, dimostrando col fatto, e colle [523] azioni, che Venerabilis est senectus; non meno che: Corona dignitatis senectus, come dicono le Sacre carte ◀Metatestualità

Di Treviso il dì 13 Agosto 1790.

Uno de’ suoi Associati
N. N. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

In Senato 14 cor.

Sopra Prov. alla Sanità. dura mesi 12.

Mes. And. Memo K. e Proc.

Deput. ad Pias Causas. dura mesi 36.

E. Gabriel Marcello.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Pregiatissimo Sig. Gazzettiere.

Padova 14 Agosto 1790.

È uscito dai Torchi del Seminario un Libro, che porta per titolo: la Teologia per le Dame, divisa in tre Tomi. Merita la interessante e dotta novità dell’opera d’essere enunciata dal di lei Foglio periodico, onde invogliarne il Pubblico per conoscerla, per ammirarla, e renderne all’illustre Autore la dovuta giustizia. Bastino alcuni rapidi cenni a presentarne una Idea.

Se ad alcuno per avventura, gettata appena la prima occhiata sul Titolo di Teologia per le Dame, scappasse un qualche spontaneo sorriso, parendogli nuovo, e strano, pensi egli prima di sentenziarne, esser esso un Titolo almeno tanto plausibile, quanto lo fu il Neutonianismo per le Dame, accolto con molto favore, e plauso in questa medesima nostra età. Se non che possono le Nobili Matrone ignorar senza conseguenza gli arcani della luce settemplice, e la ragione inversa dei quadrati delle distanze; ma non è loro lecito l’ignorare i fondamenti della Religione senza lor grave discapito, e con l’armi, che a lor desse può apprestar la ragione, uscire in campo per isconfiggere, o fugare almeno quanto si attentassero di sedurle, e trarle fuori delle vie dell’Evangelica verità: per lo manco coi primi, e più chiari rudimenti della Teologia, quasi con forti scudi ribattere gli altrui colpi. A torto si risponderebbe, che in ciò, che spetta alla Fede, è assai meglio adorare, che ragionare; e che un buon Catechismo sia da preferirsi a tutti i corsi Metafisici-Teologici. Passarono i tempi, nei quali nulla veniva a turbare la quiete d’una pia, ed incuriosa credenza. L’Irreligione a’ nostri tempi ha estesi di troppo i suoi confini, nè cerca più ombre, o velami, non si asconde più sotto il gergo enigmatico della Scolastica, non adotta il formolario dei Geometri, non il misterioso latino Idioma; ma si palesa con impudenza, si presenta sotto spoglie piacevoli, usa il linguaggio, il più chiaro, e seducente, e i grati sofismi suoi messi a portata della comune intelligenza, se non giungono a medesimarsi negli animi, ne susurrano per lo manco al d’intorno, e ci lasciano infelici impressioni di dubbietà, o d’indifferenza, da cui non rimane, che un passo alla decisa incredulità. Si lusinga in oltre l’Autore, che nessuno de’ suoi Leggitori voglia confondere il Titolo di questa opera con quello, che Monsieur Steferss, Ministro Anglicano, diede ad una sua Lettera, cioè, la Religione per le Dame. Quanto questo è scandaloso, e sconsigliato, altrettanto quello è utile, e ragionevole. La Religione non fu da Dio rivelata, che per tutti, e però non le sole Dame, ma tutti debbono professarla; la dove la Teologia non è stata, e non è professata, che da pochi, istrutti delle massime della Fede, di cui, mercè un retto uso di ragione, e di critica, sono, qualora vengono provocati, i difenditori, e vindici.

Fra le Donne poi ne ha stimate l’Autore più opportune le Nobili, e quel-[524]le altresì, che per le civili, ed economiche circostanze ad esse molto s’accostano; sì perchè attesa la meglio loro coltivata educazione si rendono in progresso più egualmente disciplinabili, sì perchè menando una vita più arbitraria, e disoccupata, possono disporre liberamente d’assai ritagli di tempo per la lettura, ed altresì perchè tengono maggior influenza su quella parte di Società, che sebbene minor di numero, prevale in opulenza, in potere, ed autorità all’altra inferiore più numerosa, che le va dietro, tratta dal rispettato imponente esempio. Quindi ebbe ragione un tempo la celebre Aspasia d’asserire, ch’essa imponeva le leggi alla Grecia tutta, mercechè Atene comandava alla Grecia, Pericle ad Atene, ed essa a Pericle.

Perlochè rispettando egli la delicata tempra, e la facile svogliatezza del Sesso, per il quale scrive, e che mal regge ad un’intesa applicazione studiosa, e ad una concatenata serie di sillogismi, ne divise, come a staccati pezzi il suo lavoro, onde possano esse a lor agio, e beneplacito imprenderne, lasciarne, ripigliarne la lettura, senza bisogno di rimembrare quant’abbiano letto dinanzi, e quanto rimanga a leggersi dopo. È perchè anche la varietà, e l’armonia vengano a soccorso della nojosa uniformità della Prosa, volle l’Autore intrammettervi de’ versi ad imitazione di Boezio, ed altri parecchi lodati Scrittori, affinchè l’idee, e i sentimenti in grazia del numero solleticando gli orecchi, si stampino meglio nella memoria, e stretti, per così dire, fra i canali del metro si lancino con maggior forza nell’animo. In tal guisa valendosi dell’utile, e del dilettevole della Poesia come d’opportuno stromento di sua missione, richiamata tal arte all’antico di lei istituto d’insegnare la Morale, e la Religione.

Egli però, che non presume di dare in questa Opera un Saggio di Poesia, si promette indulgente favore da quella critica discreta, la quale, se perdonò sempre qualche espressione prosaica, qualche rima stentata, qualche verso disarmonico, ed altre licenze di costruzioni irregolari, e di termini tecnici a varj Poeti di Professione, che trattarono argomenti didattici men severi, e meno ritrosi; perchè non vorrà usare una simile condiscendenza al nostro Autore, che s’industriò di rendere avvinte da’ numeri materie vieppiù disparate, e restie magggiormente ne’ primi fogli, dove vengono esposte, ed illustrate alcune divine Perfezioni sola mercè di metafisici sublimi lumi?

Merita senza dubbio l’Autore un’equa condiscendenza per aver egli perduta da diciasette anni in quà la cara vista degli occhi, e perduto insieme l’unico conforto della vita, cioè l’uso del leggere, e dello scrivere, e perciò per disacerbare la mestizia dell’ozio violentato di sì lagrimevole situazione nelle perpetue tenebre, in cui stà involto le notti, e i giorni che per lui più non hanno vicissitudini, afferrò, come Tavola di naufragio l’onesto ripiego di meditare, e di distribuire col pensiero prima le cose, indi a tracciarle nella memoria, e finalmente a dettarle a qualche amoroso, e disciplinato Giovane, fra i molti che lo frequentano.

Volle l’Autore coprire il suo nome sotto quello, che tiene, come Pastor Arcade; ma pochi ignorano essere Egli il P. M. Pio-Filiberto Periceni Carmelitano di nascita Palermitano, e Padovano di domicilio, Soggetto conosciuto anche di là da’ Monti per varie dotte Dissertazioni stampate, ed altresì per l’Opera in due Tomi in quarto divenuta oggidì rarissima, e che ha per Titolo la Ragione del Vangelo; oltre a molte, che in diverse materie avrebbe preparate, e degne anch’esse di quella luce di cui n’è privo il rispettabile, e vecchio Autore. Mi raffermo con piena stima, ec. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Nella seguente pagina contiensi il restante del Foglio Onori funebri &c. ◀Metatestualità

[525] Hac nostra: decora hæc rapuit Mors invida: tanta

Lux virtutum uno in marmore contegitur.
Docta tuum ars poterit, RICCATE, effingere vultum:
Ast qui animi dotes sit pote, nullus erit.
Sit satis hoc : alias ultra ne quærite laudes :
Artibus, ingenio hic, omnibus emicuit.
Effigies hæc JORDANI (venerabile nomen !)
Clari tum studiis, tum pietate viri.
Decidit, ast vivet JORDANI fama superstes
Qui mundi illecæbras vicit, & invidiam.

Jordanus. Comes. riccati
patri. fratrique. dignus. superstes
no. unus
at. lingua. et calamo. diserte. multiplex
mente. et. manu. impigre. omnigenus
dignus. neutoni. assecla
vitruvii. Æmulus. naturÆ. indagator
mathesis. gloria. euterpes. decus
genere. fide. pudore. pietate
insignis
ad. summi. dei. patriÆ. familiÆque
gloriam. sempiternam. immortalis
vivet
morte. justorum. moriens
migravit. in. coelum. beatissimus
mdccxc. xii. kal. sextilis.

tarvisini. patricii
amplissimum. nobilium. collegium
jordanum. comitem. riccatum
suum. olim. iivirum
omnigena. doctrina. virtutibus
Allisq. Socialibus. prÆsertim. Virtutibus
apprime. insignem
ob. prÆclaros. insuper. typis. vulgatos
peritioris. scientiÆ. tractatus
celeberrimum
atrati. ipsum. exequiantes
ix. kal. augusti. vii. ab. illius
nunquam. satis. defleto. interitu
publice. horant.

[526] Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Signor Gazzettiere.

Padova 13. Agosto 1790.

Metatestualità► “Poichè il di lei Foglio è interessante per molte parti, economiche, politiche, giudiziarie, di commercio, e sacre, per quanto lo comportano le occorrenze delle solennità, ed avendolo pure riscontrato zelantissimo per quello, che risguarda i beni dell’umanità, eccitato io dunque da un di lei Associato son animato ad esporgli quanto è quì oggetto di discorsi, e di stupori circa ad un fatto, che vengo ad annunziarle. ◀Metatestualità

Livello 4► Exemplum► Un Giojelliere pel di lui onesto carattere, e del pari per le doviziose facoltà, di cui è fornito (il quale ha il suo Negozio sotto li Portici della Piazza dell’Erbe di questa Città) universalmente noto, s’avvide già da qualche tempo, ed i dolori, che lo molestavano, maggiormente lo confermarono, che gli si formava un Porro; e diffatti spuntò esso nella parte situata al fondo del sacco lacrimale con base larga, e varie accuminatezze, dolente, e che di giorno in giorno cresceva. Può ben ognun supporre quanta afflizione s’impadronì dell’animo suo impaurito; tanto più che non trovò tra i valenti dell’Arte, a cui ricorse, chi gli prescrivesse un salutare efficace rimedio per la guarigione. S’accrebbe in lui lo spavento per avere rilevato col mezzo di consigli presi da varj suoi amici, e di Medici Consulti fatti, essere il Porro dichiarato pericoloso, ed apportatore di conseguenze funestissime, particolarmente riguardo al luogo, ov’era situato, facilissimo essendo a produrre un Canchero, giusta l’esperienza d’altri recenti esempj fatalmente accaduti. In tale agitazione sortendo appunto un dì dalla Casa d’un Medico, a cui s’era portato per prender consiglio, s’incontrò in un suo amico. Narrò ad esso la trista sua situazione. Rise l’amico al doloroso racconto. Era questi un celeberrimo Professor della dolcissima Musica, la quale secondo alcuni moderni Medici, guarisce sol colla sua armonia da parecchj mal; è egli altresì zelantissimo propugnatore de’ Medici secreti. Gli rispose con volto ridente: scacciate dall’animo vostro ogni timore, e ridonategli la calma, mentre siate certo, che domani vi manderò un Ortolano, che sull’istante vi guarirà. Crede nell’atto stesso il Giojelliere affidato alla desiosa speranza, che lo animava ad intraprendere qualsisia cosa per la sospirata guarigione; ma diffidava del mezzo, per cui gli veniva proposta. Tuttavia il desiderio di guarire lo persuase, ed acconsentì all’amico, che pur gli mandasse l’Ortolano conservatore d’un sì prezioso secreto. Il giorno dopo si portò dunque alla Bottega del Giojelliere colui, che teneva in sè il secreto. Ivi presentatosi domandò con severo aspetto, chi foss’egli quello, che teneva il Porro? È questo un certo Moda venditor d’erbe nella nostra Piazza così denominata. A siffatta imponente richiesta rispose allora il Padrone, son’io quello; ed eccovi il Porro. L’Ortolano l’osservò bene, senza profferir parole; voltò poscia le spalle, e andò a provvedersi d’una piccola scopetta di quelle comuni di Sorgo rosso; ritorna tenendola occulta sotto il giubbone. Si fece indi portare un secchio d’acqua di pozzo; nell’atto d’incominiciare l’operazione impose al Giojelliere di non moversi. Tirò fuori in allora repentinamente la mano armata della scopetta tenuta sino a quell’istante nascosta, l’immerse tre volte nell’acqua, e tre volte con essa ne asperse la di lui faccia, e strisciolla sopra il Porro. Dopo questa funzione gittò con imperioso slancio la scopetta stessa sulla Piazza, e con volto altiero gli comandò di non asciugarsi, e l’assicurò indubitatamente della guarigione. Il buon Giojelliere benchè sottomesso alla, dirò quasi, ridicola cura, [527] con cui veniva lusingato di liberarsi dalla contratta indisposizione, ebbe per altro su quell’istante qualche dubbiezza, che fosse stata questa una burla del suo amico; e percò si disponeva ad asciugarsi. Alcuni suoi amici presenti al fatto lo consigliarono d’ubbidire all’imposto comando dell’Ortolano, qual’era quello di lasciare l’acqua asciugarsi da sè. Non posso esprimere quale fu lo stupore di tutti quei che prima, e sul fatto stesso ne furono testimonj oculari, avendo avuta la consolazione di vedere, quali il loro amico, la Moglie il caro Marito, i Figli l’amabil Padre, il susseguente giorno non più a sentir dolori, nè a crescere il Porro, che diede anzi nel giorno stesso apparenti segni di mortificazione, di diminuzione del volume; nel quinto poi l’ammalato trovò il tumoretto bagnato di poche goccie di sangue, e graduatamente svanì la materia morbosa in modo tale, che ne seguì la guarigione talmente perfetta che a stento ne appare in oggi la situazione, in cui si trovava. ◀Exemplum ◀Livello 4

Metatestualità► Un di lei Associato tutto intento ai progressi di quanto mai può risguardare i beni dell’umanità, quantunque sembra cosa ridicola, mi ha incaricato coi più forti impulsi ad annunziarle un tale evento, acciocchè col mezzo della di lei Gazzetta si faccia universalmente noto. I saggi ne faranno le loro serie riflessioni; altri rideranno forse. ◀Metatestualità I Medici disapprovatori acerrimi, e devesi credere anco ragionevolmente, di tali secreti, alzeranno sicuramente le grida più altamente de’ primi. Cred’io per altro, ch’ogn’uno sia ben persuaso, che tutto quanto è rimarchevole per conservare, e ricuperare la comune salute, e che si deve per sentimento d’umanità universalmente appalesare, ciò che giova; niente riguardando i fonti, da’ quali emana. Penetrato da massime sì salutari, me le professo.

Di Lei ec.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Al Cons. Eccellentiss. di 40 C. N.

13 Agosto 1790 Mane.

Nel 1604. il Sig. Zeno Righetti di Verona con suo Testamento instituì di certi Campi, Prati, Case e un Molino di sua ragione un fideicommisso discensivo perpetuo nella sua Famiglia nominando per primo Erede al caso della sua morte senza aver figli, il di lui cugino Antonio Maria Righetti, e successivamente i più prossimi, volendo precisamente che resti sempre l’Eredità in Casa Righetti.

Morto nel 1779. il Nob. Sig. Giacomo Righetti qu. Camillo nato dalla Sig. Co: Anna dal Bovo, l’Eccell. Cap. e V. Pod. di Verona sulle instanze del Sig. Co: Bartolomeo dal Bovo pronunziò a Legge in successione intestata a di lui favore l’Eredità del prenominato Defunto, e nel giorno medesimo 22. Luglio ammettendo altra instanza all’oggetto stesso sentenziò a Legge la prefata successione a prò delli Nobb. Sigg. Coo: Antonio Gasparo, e Marianna figli minori e pupilli del qu. Co: Giuseppe dal Bovo, e della Nob. Sig. Co: Faustina Zucardi Grisanti loro Madre, Tutrice, e Curatrice.

Ricorse all’autorità dello stesso Eccellentissimo Reggimento nel Decembre dell’Anno medesimo il Sig. Luigi Righetti qu. Pietro perchè il punto della testamentaria disposizione accennata di Zeno Righetti 1604. venisse pronunziato a Legge per esso lui, e ne fu esaudito colla concessione del Mandato in forma ec.

Comparve nel Gennaro 1780. Scrittura Avvers. di contraddizione all’Albero presentato dal Sig. Luigi Righetti suddetto singolarmente nella parte che mostra discendente il qu. Antonio Righetti dal qu. Francesco qu. Antonio Maria negando la derivazione del suddetto Signor Luigi dalla Famiglia del Testatore, ed instando la regezione della sua Dimanda col taglio della Sen-[528]tenza a Legge e Mandato da esso lui ottenuto.

Ecco la base della Causa di cui parliamo. In risponsivo Costituto sostenne il Signor Luigi come solenni ed infallibili i documenti giustificativi l’albero di sua discendenza dal qu: Antonio Maria che fu cugino del Testatore.

Per intromissione dell’Eccellentiss. Avvogador Minotto seguì a’ 4. Febr. 1782 Spazzo di Taglio di 19.13. e 2 d’un Atto di pubblicaz. di Processo 3 Ag. 1781 Al Cons. Eccellentiss. di 40 C. N. colle antecedenti deposizioni, e correlativi giuramenti di certo Angelo Masotto, e di certo Paolo Podavini, come irregolarmente seguiti & assunti contro il metodo delle Leggi; e ciò a favore degli Avversarj del Righetti il quale con Estesa a’ Capi dello stesso Consiglio implorò che non potesse essergli impedito di regolarm. riassumere le deposizioni, e giuramenti col modo e pratica delle Leggi. Successero a detta Estesa altre Scritture prò e contra tra le quali una Regolativa in 6 Capi 13 Marzo 1785 del Righetti sud. Assunsero Giudizio li suoi Avversarj a’ 7 Mag. anno stesso ed a loro favore furono tagliati i sei Capi proposti: tre con 18.13. e 2 gli altri tre con 19.12. e 2.

Ommettendo per brevità necessaria gli atti che precedettero, in vigore delle solite Intromissioni, e pristini, due Giudizj degli Eccellentiss. Cons. di 40. C. N. e C. V. ed attenendoci alla storica precisione di questa importantissima lite, diremo che furon essi due Spazzi di Taglio a favore Righetti l’uno de’ 5 Settembre 1788 con 17. 11. e 3. l’altro de’ 18 Novembre 1789 con 23.6.1.

Seguì a’ 7 Giugno dell’anno corrente Atto absente d’Intromessione a favor avversario all’Offizio Illustriss. dell’Avvogaria, e nel giorno 13 del presente Agosto altro Giudizio a favore del Signor Righetti come segue

Taglio 19 Laudo 10

N. S. I.

Avv. al Taglio

Eccell. Antonio Orlandi

Eccell. Co: Santonini

Interruttore Antonini

Intervenienti C. Medini e Caminer.

Avvocati al Laudo

Eccell. Girolamo Baagolin

Eccell. Antonio Trieste

Intervenienti Facini e Salsi.

Jeri si trattò all’Eccellentiss. Cons. di 40 C. V. Mane una importantissima Causa tra il Nob. Sig. Conte Giuseppe Mangilli al Taglio, e li Signori Fratelli Giaxich al Laudo. Fu decisa a favore del primo collo Spazzo seguente

Taglio 19 Laudo 6. N. S. 3.

Avvocati al Taglio.

Eccell. Cromer e Co: Alcaini

Di riserva Eccell. Orlandi.

Interv. Sig. Co: Medini

Interrut. Sig. Valatelli

Avvocati al Laudo.

Eccell. Stefani e Gallini

Di riserva ec. Faccini

Interv. Signor. Salv. Marconi.

Lunedì fece il solenne suo ingresso il nuovo Reverend. Piovano di S. Canzian.

Metatestualità► La seguente Lettera non ebbe luogo nel precedente Foglio per esserci giunta troppo tardi. ◀Metatestualità

Brescia 12 Agosto 1790.

L’Opera continua con molta riputazione, ed il Rubinelli, e la Marchetti cantano da Angeli, e vi è sempre un pien Teatro. Jeri l’altro seguì il pubblico ingresso in Fiera di questo Nostro Eccell. Rappresentatne, con accompagnamento di Cavalleria Croata, che precedeva il suo tiro a otto, indi altra Carrozza a tiro a sei, ed altra a tiro a quattro. Smontata l’Eccell. Sua col Nob. Corteggio de’ Signori Pubblici Deputati al pubblico Padiglione e spogliata dell’abito alla Romana, e vestita da Kre con spada e bastone passò al magnifico Casino de’ Nobili Sig. Presidenti alla Fiera dove fu trattata colla Nobil Comitiva di lauti, e squisiti rinfreschi ed in tal sera dopo l’Opera vi fu Cavalchina. Qui si sta aspettando con grande impazienza ch’esca alla luce della stampa il famoso atto, o sia Estesa con la quale per opera del Nostro Eccell. Sig. Gaetano Feroldi è stato sospeso il giudizio della strepitosa causa Martinengo, ed Ugoni; atto che eternerà la memoria di questo Idolo del Nostro Foro, che può star al confronto di qualunque Avvocato. Sono cc. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1