Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 56", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\056 (1790), S. 441-448, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2619 [aufgerufen am: ].


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Num. 56

Mercordì 14. Luglio 1790.

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere. Da . . .

“I miei Genitori, che son avanzati in età, desiderano vivamente di vedermi ammogliato, perchè sono il loro figlio maggiore. Io nol desidero meno di loro: ma il male stà quì, che vorrebbero stabilirmi non a mio, ma a lor grado. Su questo proposito mi tormentan essi continuamente, perchè non posso amare una delle quattro Figlie d’un Gentiluomo del nostro Vicinato, tra le quali, per un eccesso di generosità, sono discesi ad accordarmi la scelta. Catina, mi dice mio Padre, è una figlia di merito. È vero, rispondogli, ma per me è un pò troppo in età. Tanto meglio: così sarà più discreta ed economa. Mia Madre prende la parola dopo di lui. E Bettina non è d’una particolare bellezza? Sì Signora, ma non le trovo nè foco, nè grazia, nè spirito nè discorsi, o nella fisonomia. Lo confesso, figlio mio, ma per ciò appunto Ella sarà d’umore tranquillo, dolce, obbligante, trattabile. Dopo aver sofferto questo replicato assalto, una vecchia Zia, ch’è del numero di quelle buone donne, che leggono le Commedie cogli occhiali sul naso, viene a darmene un altro dicendomi: Nipote mio, che pensate della gran Dorotea? Che ne penso? Credo veramente, ch’Ella giunga in altezza a sei piedi e due pollici. Buono, così và bene: scherzate quanto vi piace ma una statura vantaggiosa dà un’aria maestosa e nobile. Lasciate far a me, dice finalmente una delle mie cugine, gli troverò ben io ciò che gli conviene. Non pensate voi all’amabile Checchina? Che ne dite mio caro Cugino? Ella non può che piacervi. Ah! cara cugina, io vi son umilissimo Servitore: le manca appunto ciò che la maggior sua Sorella ha di troppo. Benissimo, Signor dilicato! Voi non avete che ventidue anni passati, e da quì a sei mesi Ella entrerà nel tredicesimo: di modo che potrà apprendere tutto ciò che si vorrà insegnarle. Oltre a questo Ella forse così sarà obbediente, che piangerà di tempo in tempo senz’andar mai in collera.

Così si dispone di me in un affare nel quale son io più interessato di tutti. Allorchè cade in acconcio ch’io parli con lode di qualche Figlia non si tralascia di dirmi subito, che l’una, o l’altra delle quattro Sorelle, ha le medesime buone qualità.

Voi vedete, Signor Gazzettiere, da questo Saggio, s’io possa menar una vita piacevole. Che che ne avvenga di-[442]rovvi di buona fede, che da tre anni son io perdutamente innamorato d’un’altra. La ho sovente proposta a mio Padre, ed a mia Madre, con tutto il rispetto d’un Figlio obbediente, ma con tutta l’impazienza d’un uomo, ch’è riscaldato dall’oggetto, ch’egli ama.

Giacchè non vale la voce, sappiano a stampa, per mezzo vostro, Signore, i miei Genitori, che la tranquillità d’un matrimonio dipende dalla libera scelta degli Sposi. Fategli capire, che un Figlio, senza mancare al rispetto ch’egli deve agli autori de’giorni suoi, può aver il cuor tenero; e che non avendo nulla a rimproverare all’Amante sua dal canto dell’onestà a lui tocca decidere dell’altre qualità. Vi sarò riconoscente se varrete a persuader chi contrasta gli affetti miei; e in ogni caso avrete sempre il conforto d’aver trattata una giusta Causa contro la violenza di tanti Padri, che sagrificano all’interesse ed al genio loro la volontà de’loro figlj moltiplicando i matrimonj per forza, i cui nodi di tela d’aragno sciolgonsi al menomo soffio: e se non potrete far del bene a me, lo farete forse a degli altri. Sono ec.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Una richiesta esposta al Num. 41 di questi Foglj, ha incontrata la seguente Dissertazione, che daremo in più volte, somministrataci gentilmente da chi l’ha scritta. ◀Metatextualität

Si dimanda

Quali sarebbero i mezzi più facili e più efficaci ad incoraggire ed estendere la coltura de’nostri Grani; e quali rapporti e interessi potessero avervi le nostre Fabbriche, e le nostre Manifatture, il Commercio, e la Navigazione ec.

Si risponde.

Articolo primo. La più libera circolazione interna – la più assoluta e costante libertà d’ingresso e sortita d’ogni genere di grani grossi e minuti da questo Porto, che immediatamente distruggerà l’indegno commercio interno di monopolio, che si oppone ai progressi dell’Agricoltura, che conseguentemente distrae dai vantaggi reali e più legittimi i Proprietarj de’Fondi, come sarà considerato, sarà ancora l’unico mezzo al possibile risorgimento delle Fabbriche, delle Manifatture, del Commercio, e della Navigazione.

Sarà considerato, se il prezzo de’Commestibili di prima necessità influisca su tutti gl’altri generi secondarj per i bisogni della vita. Se questo accresciuto alteri il prezzo, deturpi la qualità, e finalmente perda le Manifatture e le Fabriche. Se le arti di lusso, e di bisogno interno, avendo una possibilità di reazione nel rialzo del prezzo, possano egualmente ricorrere allo stesso espediente, servendo il lusso ed il bisogno forastiero, massime in confronto d’altre Nazioni di cui faria bisogno osservare l’economia, l’industria, le opportunità ec. Sarà esaminato in grosso, se la vendita di tali derrate non contesa da concorrenza esterna, abbia infatto migliorato la coltura al segno possibile, se resi più opulenti i proprietarj de’Fondi, di quello fossero ne’tempi, che vendevano i loro prodotti, ad un quarto, e ad un terzo, manco del corrente. Se la classe de’Monopolisti, generata e sostenuta dal piano corrente di restrizione, sia in fatto utile o nociva ai Possidenti, alle manifatture, ed al Popolo. Se finalmente, l’atto di libero commercio, sia per recidere in un tal colpo, il nodo di tanti disordini.

Una dubbitazione, di perdere l’autorità su i proprj prodotti; un timor vano d’immaginata minorazione di rendita in ricavato; la consuetudine, che sempre impone, abbenchè in contrasto coi più veri principj, potrebbe indurre una classe di proprietarj dei Fondi, a resistere e sdegnare un piano, che è l’unico a combinare, il loro permanente interesse, ed il ben essere della Na-[443]zione. Basta riflettere, che la massa del genere, di cui si tratta, fissa i valori di tutto ciò, che forma la classe de’bisogni secondarj e di lusso, e che perciò, quand’anche il prezzo avvenire di tali derrate fosse per soggiacere in fatto, ad un qualche ribasso, essendo egualmente così per accadere in tutti i generi di comutazione, questo basta a distruggere ogni principio di dubitazione e di timore, questo rende sprezzabile la consuetudine, e di niuna conseguenza nociva lo stesso ribasso.

Rettificazione.

Il 66. spinto al 100. avendoli posti in grado di spender 100. per risentire il 34. d’immancabile accrescimento nelle commutazioni, quand’anche dovesse ritornare al primo 66, che tanto per una, che per l’altra parte faria la figura del 100 corrente, perchè daria lo stesso, per ricevere lo stesso, il svantaggio non resteria, che id pura opinione.

Articolo II. Tutte le arti di lusso, e di bisogno interno, ed esterno saranno per tal mezzo fatte capaci di tutta la possibile risorsa, perchè rese più a portata di bilanciarsi con quelle delle altre Nazioni; Triplice oggetto, d’impiego di Popolo, di Commercio, e di Pubblica Regalia.

Le introduzioni clandestine di tanti panni di lana, di tante stoffe e manifatture di seta forastiere ec., che spuntano ogni industria Nazionale, che opprimendo le Fabbriche introdotte, tolgono ogn’adito, a quelle che pur si potrebbero introdurre, a fronte d’ogni custodia, d’ogni castigo, mai potranno essere estirpate, se non nel caso della possibilità di reggere al confronto de’loro prezzi. La pretesa della man d’opera, che va a decidere di questa possibilità, non s’allontana mai dal suo oggetto, che tanto per il più quanto per il manco. resta sempre proporzionata nel suo importare al valore de’commestibili necessarj alla vita, dalle quali misure essa deve ripetere la propria sussistenza.

Articolo III. Il prodotto de’Terreni oltre d’essere articolo di consumo, lo sarà ancora di sistemato Commercio.

Ogni genere, e più il commestibile, può entrare nella massa de’commercj, quando i suoi prezzi possano equilibrarsi con quelli della concorrenza delle Nazioni. Noi abbiamo sempre desiderato ma non sodamente operato perchè sia tale. Tolti gli ostacoli e fissati degl’incoraggimenti, saremo alla possibilità di verificarlo. Rapporto alla maggior coltivazione, perduta la speranza di più oltre sostenere il capriccio de’prezzi, non contesi da concorrenza esterna, (obice lo stesso alla maggior coltura) tutta la industria de’proprietarj de’Fondi resta necessariamente determinata allo studio delle quantità, per cui sarà migliorata, ed accresciuta la coltivazione.

Articolo IV. L’abbondanza nostra averà un più rapido smerzio, e l’anticipato ingresso del danaro col benefizio della sua circolazione renderà insensibile l’impressione delle quantità, che al momento potessero occorrere. Il bisogno, che può essere generato dalla più libera asportazione non può essere in nessun caso decisivo, perchè l’avidità stessa de’Proprietarj, che ben spesso accresce il prezzo, in ragion superiore alle circostanze, e allo stesso importare della ricerca, invita ed accelera le importazion forastiere, o per il manco salva sempre quelle necessarie quantità, che poi restano immediatamente livellate alle misure intermediarie, per la stessa sospension di ricerca.

La nostra bilancia d’agricoltura sempre superiore al consumo, che esigerebbe la più ampla, e costante libertà di sortita, mezzo unico a stabilire un commercio metodico, e regolato, che combinerebbe il maggior incoraggimen-[444]to alla maggior coltura, l’interesse assoluto de’Possidenti de’Terreni, la felicità permanente del popolo che da’principj erronei su i quali ha fondato l’attual sistema di restrizione, l’agricoltura è avvilita, i Possidenti disordinati, oppressa la Popolazione. Gl’intriganti monopolisti, unica classe, che approfitta di tal disordine, sono il flagello del Popolo, a spese de’Possidenti, che sono i primi defraudati. Questo commercio interno malizioso, che tende sempre con la studiata finzion successiva de’prezzi, alla occultazion più profonda del vero stato delle quantità, lascia esposta la nazione a quegl’inconvenienti di cui non abbiamo lontane le memorie. L’atto, che renderà libera la sortita & ingresso, estirperà il monopolio. Animerà la maggior coltura, fisserà l’interesse de’Possidenti, ed il ben’essere della Nazione.

Articolo V. La soprabbondanza altrui, che nella costante apertura de’nostri Porti, non troverà più un’ostacolo a livellarsi ordinatamente ai nostri casuali bisogni, non potrà essere più giuocata a nostro discapito dalla destrezza e mala fede degl’introduttori. In tal caso le più pronte provviste combineranno ancora la minor distrazione di Danaro.

Le tarde e pesanti importazioni al caso di bisogno; la giacenza assoluta negl’anni d’abbondanza; il monopolio conseguenza immancabile della costituzione su tale rapporto, che senza esser utile in fatto ai Proprietarj dei Fondi, opprime ogni classe di Popolo in tuta la estensione delle pregiudicate e impedite risorse, non possono essere riguardate, che come i risultati d’un’improvido & ingiusto stabilimento, che distrugge la proprietà, che disanima l’agricoltura, che opprime l’industria, che a discapito generale ritarda & impedisce la necessaria circolazione negl’anni d’abbondanza, e che finalmente accresce a dismisura la fuga del numerario negl’anni di carestia. Un’anno solo di tal disastro opprime la Nazione in tal modo, che appena può bilanciarsi in tre anni consecutivi d’abbondanza. In aggiunta a tutto questo si rifletterà, che noi manchiamo d’un Bilancio, che almeno per gradi d’avvicinamento, ci dia uno stato annuale delle ripartite quantità de nostri Prodotti; che non conosciamo l’importare delle emigrazioni clandestine, che succedono, e che la studiata irregolarità de’prezzi, opera degl’indegni monopolisti, tanto più ci allontana dal poter conoscere il vero stato del giorno, che apriamo, e chiudiamo i nostri Porti senza poter conseguire i fini delle differenti operazioni. Che l’apertura non ci giova, perchè il prezzo d’interno monopolio da cui non ci vogliamo staccare, non si combacia a quello de’mercanti forastieri; e che finalmente chiudiamo in tempo, che la sortita verificata di nascosto e senza ingresso forastiero, ha già fatte emigrare le quantità. Bisogna adunque concludere, che dal solo Commercio libero, che ha per base costante il prezzo generale de’Mercati forastieri, possiamo attendere il beneficio della più metodica, e regolata sortita, e così le più sollecite, e blande importazioni.

Articolo VI. La nostra Marina, che aprofitterà della risorsa delle nostre Fabbriche e delle nostre Manifatture, e dell’accrescimento del nostro Commercio, anco nel trasporto de’grani stessi, averà un nuovo fondo in vantaggio della sua bilancia.

Ecco una risorsa, forse la sola, che può mantenere ed accrescere quel numero di Vascelli, che presentemente abbiamo, e che son fuori di proporzione coi nostri commerzi; che sono sostenuti in massa a pura perdita; che non si potrebbono allienare, che difficilmente, e con enorme sacrificio, e che al confine del loro corso naturale, non saranno rimpiazzati: Sottrazione [445] che minora il numero degl’impieghi; che genera un’emigrazione d’uomini educati, e che con grave discapito della marina Regia, và a perdere un fondo di considerabile importanza.

Si darà Sabbato la continuazione di questa Carta, che deve essere letta, e considerata come un Trattato Accademico da svegliare lo spirito mercantile a sostenerla, o a combatterla, non mai come una dettatura a chi presiede al governo de’grandi pubblici affari il cui zelo ed accorgimento escludono ogni necessità di Memorie per ben regolarsi.

In Brescia nel Nobile Teatro dell’Illustrissima Accademia degli Erranti la Fiera dell’anno 1790. si rappresenteranno due Drammi serj, il primo de’quali avrà per titolo: l’Ademira, Musica del Celebre Signor Angelo Tarchi, il secondo l’Idalide, ossia la Vergine del Sole, Musica del Celebre Maestro Sig. Domenico Cimarosa.

Attori

Primo Uomo.

Il Signor Giovanni Rubinelli.

Secondo Uomo.

Il Signor Leonardo Martini.

Prima Donna.

La Sig. Maria Marchetti Fantozzi.

Seconda Donna.

La Sig. Teresa Generini.

Primo Tenore.

Il Sig. Angelo Fantozzi.

Secondo Tenore.

Il Sig. Pietro Bragazzi.

Inventore, e Direttore de’Balli.

Sig. Giuseppe Traffieri.

Ballo Primo.

La Didone Abbandonata

Bullo Eroico e Tragico Pantomimo.

Ballo Secondo.

Li Pastori dell’Arcadia.

Primi Ballerini Serj.

Il Sig. Gaetano Gioja.

La Sig. Elena Dondi.

Il Sig. Giuseppe Traffieri.

Primi Grotteschi Assoluti.

Il Sig. Francesco Cipriani.

La Sig. Margarita Fusi Scardovi.

Primi Grotteschi fuori de’Concerti.

Il Sig. Giovanni Cipriani.

La Sig. Caroiina (sic.) Branchner.

Il Sig. Giuseppe Papini.

Ballerini mezzo Carattere fuori de’Concerti.

La Sig. Teresa Bigiogera.

Il Sig. Leopoldo Campilli.

La Sig. Giuditta Mangilli.

Con 24 Figurati senza l’Amorino.

L’Orchestra sarà composta di varj Rinomati Professori anco Forastieri.

Primo Violino dell’Opera.

Sig. Antonio Orlandini, primo Violino della Reg. Duc. Capp. di Mantova, e Virtuoso di Camera di S. A. R. il Duca di Parma.

Maestro al Cembalo.

Sig. Giovanni Bresciani.

Primo Violino de’Balli.

Sig. Vittorio Trento.

Primo Oboe.

Sig. Antonio Turchetti, all’attual Servigio di S. A. R. il Duca di Parma.

Primo Violoncello.

Sig. Lodovico Massaglia.

Primo Corno da Caccia.

Sig. Vincenzo Gava.

Primo Contrabasso.

Sig. Gaetano Fioretti.

Lo Scenario dell’Opera, e Balli sarà tutto nuovo di ricca, e vaga invenzione del Celebre Cavalier Francesco Fontanesi Reggiano Professore della Reale Accademia del Disegno di Firenze, ed Accademico Clementino, e della Reale Accademia di Parma.

Il Vestiario sarà tutto nuovo, eseguito dal Sig. Giovanni Monti Veneziano.

Il Macchinismo dell’Opera, e de’Balli sarà del Sig. Gio: Battista Stopani.

Le Recite avranno principio il primo di Agosto, e proseguiranno nei seguenti gironi 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10, 11, 12, [446] 13, 15, 16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 28, 29, 30, 31. Setembre, Primo 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 14, 15.

Metatextualität► Per i giorni destinati alle Corse, ed alle Feste di Ballo, e Accademie, ne sarà avvertito il Pubblico con preventivi avvisi. ◀Metatextualität

Ebene 3►

Biglietto.

Brief/Leserbrief► “In mezzo alle più belle e sode speranze, d’avere nella prossima nostra Fiera uno dei più brillanti spettacoli, abbiamo il dispiacere di vedere il Celebre Signor . . . oppresso da un’Ipocondria che ci fa temere, possa esserli nociva al Canto, ed ancora alla sua vita. S’attribuisce questa, che avendo egli fatto tempo fa un vantaggioso contratto vitalizio, con un poco solvente Debitore disperi ora d’averne l’annua rendita. L’industrioso Signor . . . . che ne fu il Mediatore, s’affatica però, per tranquillarlo; onde desidero di cuore, che ne riesca. Quanto succederà non mancherò ragguagliarla, per suo lume. Sono con il solito rispetto

Guagno. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Con nostro stupore leggiamo a’posti di primo violino dell’Opera a Brescia, e primo de’Balli due nomi, che non son quelli del Camisani nè del Pagliani. Da ciò s’ha a dedurre, che sia nata qualche novità dopo le recenti comunicateci intorno a questi due Professori.

Desiderano da non poco tempo alcuni de’Signori Associati a questo Foglio di trovar in esso una volta, dopo tante Scritture relative al gran Teatro, che sorgerà in questa Metropoli, la nota de’nomi di tutti quelli, che con Disegno, o Modello, o con l’uno e l’altro concorsero al promesso Premio. Ci stettero sempre a memoria le loro premure, ed ora abbiamo la soddisfazione di poter appagarle con qualch’eccezione, perchè più d’uno de’concorrenti suddetti si tenne occulto.

È seguito l’ordine de’tempi delle presentazioni de’Disegni, e Modelli.

Signor Franc. Ratti di Padova.

Sig. Co: Luigi Rizzetti di Treviso.

M. R. D. Ant. Marchetti di Brescia.

Sig. Santo Baseggio di Rovigo.

Sig. Gio: Andrea Blasi di Roma.

Sig. Pietro Checchia Veneto.

Sig. Andra Bon di Treviso.

Sig. Giac. Squarcina di Vicenza.

Sig. Danieletti di Padova. 2 Disegni.

Sig. Faustino Rodi di Cremona.

Sig. Piale di Roma.

Sig. N. N.

Sig. Cav. Pistocchi di Faenza.

Sig. Benedetto Feateggio di Torino.

Sig. N. N.

Sig. Andrea Menini d’Udine.

Sig. N. N. di Milano.

Sig. Antonio Selva Veneto.

Sig. Cav. Cosimo Morelli d’Imola.

Sig. C. Ferrante Rossetti di Vicenza.

Sig. Dom. Consetti di Colorno.

Sig. Puagileoni Veronese.

Sig. Pietro Bianchi.

Sig. Maina Dalmatino.

N. N. H. H. Fratelli . . .

Sig. N. N. Disegno di sola Curva.

Sig. Onorato Vigano.

Disposizione testamentaria da far disperare L’Erede.

Metatextualität► Se non è di pura invenzione la Lettera anonima senza data da noi ricevuta jermattina, abbiamo occasione di compiangere chi la scrisse, e di compatirlo ne’suoi delirj. Chi la crede una fiaba indovinandola riderà con lui. È scritta in francese, e la traduciamo per renderla a tuti a tutti comune. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signore.

“È morto un facoltoso mio Zio nella sua e mia Patria molto lontana dalla Città ove scrivo. Io sospirava, per dirvi il vero, il suo passaggio agli eterni riposi, colla lusinga d’ereditar [447] tutto il suo. Egli lasciò la metà de’suoi Beni distribuiti in opere pie, e vuole che il Capitale dell’altra metà soggetta a Commissaria sia messa a prò da me esigibili solo quando ripatriato stretto mi sia in matrimonio con una giovine bella, onesta, e ch’abbia una dote di sei mila Scudi almeno. Non vuole che questo Capitale mi appartenga in libera proprietà se non divengo padre di sei figlj maschj ognuno de’quali faccia buona riuscita in grazia della educazione, che mi si prescrive di dare ad essi. E tutti devon giungere all’età d’anni quindici, ed avere successivamente attestati legali di buona vita per farmi godere assolutamente l’eredità. Corpo di Bacco! può studiarsi di più per far morire intisichito un meschino Nipote? Egli è morto burlandomi, ed io cerco di vendicarmi col dimandar taglio del suo Testamento. Trà i Forensi, che si dilettan di scrivervi, m’avvisi alcuno per carità, se ho una buona Causa, se posso sperare di vincerla. Non chieggo consulti in pubblico, perchè sò che costano due zecchini l’uno in privato, ma bramo saper soltanto se il mio punto sia forte per annullare questa stranissima disposizione. La bellezza è relativa; sarà bello quel volto, che mi piacerà, o fingerò che mi piaccia. M’avverte il Satirico, ch’è difficile di ritrovarla unita coll’onestà: ma questa difficoltà è poi superabile. Quella, che più mi spaventa è la dote. Con poca rendita chi vorrà prendermi essendo giovine, bella, e ben provveduta, io che alla testimonianza d’uno specchio mi trovo una faccia da far piuttosto paura, che innamorare, e debbo confessar d’aver delle maniere poco obbliganti il bel sesso? E poi chi può impegnarsi di dare al Mondo sei maschj, e che tutti giungano all’età d’anni quindici almeno? E se nascono in casa, e vivono tanto, non è forse difficilissimo, che ad onta della miglior educazione qualcuno non ve ne sia, che resistendo alle lezioni, e agli esempj faccia piangere chi gli diede la vita? Mio Zio ha voluto corbellarmi sicuramente; ma io spero, che sarà delusa la sua volontà, e per nutrire la mia speranza mi raccomando alla vostra Gazzetta.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Alcuni anni sono nella Sala di Westminster fu trattata una causa non meno estraordinaria. Consisteva in un Legato molto considerabile specificato in un Testamento a favore di certa gran Compagnia: ma non doveva questo esser dato sennon allora quando una persona nominata nel Testamento medesimo fosse morta, putrefatta, e dannata. La morte di essa fu agevolmente provata alla Corte, e si giudicò che dovesse esser anche infracidita: ma la terza clausola della volontà del Testatore essendo la più difficile da verificare, se non vogliasi dir impossibile, la lite restò indecisa, e per il giudizio fu chiesta una più ampla informazione. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Il capriccio Inglese non è meno stravagante delle condizioni da verificarsi per la descritta eredità.

Non possiamo confortare lo sconsolato Nipote coll’esito propizio di quella Causa, perché non sappiamo più di quanto s’è riferito: ma è ben da credere, che il Legato sia stato con seguito dalla Compagnia, giacchè realizzati due de’casi espressi dal Testatore, non era possibile la certificazione del terzo. Egli intanto può andare al suo Paese, ammogliandosi ingegnarsi di servire, o in apparenza, o in sostanza alle disposizioni del Zio, è poi fondando sull’impossibilità d’avere sei figlj maschj tutti buoni, e della prescritta durata, piantar la questione, e tirare innanzi.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► A Noi. 10. Luglio 1790. Brescia.

“Alli 24. Giugno fu aperta una nova Accademia di scielti, e spiritosi Giovani nella gran Sala dell’Illustriss. [448] Casa Albani. Il genio di questi Giovani per la Poesia fu talmente applaudito che per ogni recita si udì un universale applauso. Le Poesie versavano sopra l’Incendio di Bagolino Paese del nostro Distretto. Il nome, che la medesima ha assunto non poteva essere più singolare chiamandosi Accademia Leale del Sol Cenomano. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Avviso per il Nobile Teatro Dolfin in Treviso.

Domenica 18. del corrente Luglio sarà l’ultima Recita della presente Opera, e Lunedì susseguente anderà in Scena un Dramma del tutto nuovo, che avrà per Titolo

IL FANATICO BURLATO

Musica del Celebre Signor Domenico Cimarosa.

Sarà questa accompagnata da un nuovo Ballo intitolato Arlecchino re per forza.

Tutte le sere vi sarà Opera persino li 26. del suddetto Luglio. E in questo stesso giorno vi sarà una Corsa de’Barbari, nello stesso luogo, e metodo dell’Autunno, fuorchè nelli Premj; mentre il primo Barbero, che giungerà alla meta, averá di Premio Ducati correnti da L. 6:4. N. 50.

E il secondo Ducati correnti pure da 6:4. N. 30.

Saranno ammesse alla suddetta Corsa le Cavalle, e si dovranno dare in nota la mattina delli 26. suddetto nella solita Piazza. E non potranno correre li Cavalli, e Cavalle se non sotto il nome di un Nobile Trevigiano.

Domenica è seguita l’ultima Recita dell’Impresa di Mestre con gran concorso, molte repliche, e strepitosissimo applauso. Il Signor Ferlendis con un concerto d’Oboe allettò sommamente l’Udienza dando una nuova prova della singolarissima sua abilità.

A Padova compiuti jeri gli soliti magnifici spettacoli in Prato della Valle, avran termine le recite dell’Opera con quella di questa sera.

Chi non ha denari, è l’oggetto de’disprezzi del Mondo, chi ne ha è insidiato da’ladri. Trà il molto, e in nulla, è quasi meglio l’averne pochi per non far nascere delle tentazioni.

La Fantesca d’un celebre Suonatore di questa Città, da lui presa al suo servizio da un mese allo in circa, l’altr’jeri di notte trovandosi sola in casa rubò una buona summa di monete d’Argento, e d’Oro del suo Padrone, e se n’è fuggita probabilmente con qualche briccone degno della sua confidenza, e de’suoi affetti. Quando all’ora solita il Suonatore tornò a Casa con sua Moglie trovò aperta la porta, e disopra le candele accese senza che vi fosse alcuno. S’accorse tosto del latrocinio, ch’esser poteva maggiore s’ella non gli avesse lasciati de’Capi di valore, e di poco ingombro esposti al pericolo di qualch’altra rapina.

Bisogna aver gli occhi in testa, e non fidarsi se non di chi ben si conosce ricordandosi il proverbio, che l’occasione fa il ladro.

Morti.

Il Signor Gasparo Corticelli dopo cinque gironi di malattia. Spirò nella notte del prossimo scorso Lunedì.

Il Nob. Sig. Co:

Vicenzo Bujuvich morto fuori. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1