Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 51", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\051 (1790), S. 401-408, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2614 [aufgerufen am: ].


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NUM. 51

SABBATO 26 GIUGNO 1790.

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief►

BIGLIETTO.

“Nella Vostra Gazzetta Num. 48. dopo che più non mi ricordavo la ricerca fatta a’Periti, ed Ingegnieri, e civili, e militari, del solido alto piedi 36. circa posto sopra un fondo ec. il quale avendo in mesi 6. declinato verso il suo punto di gravità piedi uno, quanto tempo impiegarà per declinar piedi 9., trovo che non viene inteso l’oggetto delle due altre Potenze. Rispondo, che queste vi furono in fatto, e che quand’anche non vi fossero mai state, devonsi supporre. S’io poi farne volessi la spiegazione, non potrei senza la soluzione della ricerca medema, alla quale torrei il motivo, e pressochè le legittime conseguenze, che da molti in seguito potrebbero esser dedotte: tuttavia per toglier qualunque timore d’inciampo dirò che la ricerca non ha alcun rapporto Teatrale; e che l’oggetto (o bene, o male spiegato mi sia) altro non è, che il muro dei Forni già demolito fino a terra. Se dire io volessi di più, sarebbe lo stesso, che solo impegnarmi volessi a decidere in un Argomento d’immediato rapporto col pubblico interesse al quale deve ogni buon suddito concorrere colle sue meditazioni, e studj.”

22. Giugno.

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Lettera del Signor Conte Giordano Riccati al Signor Abbate Francesco Boaretti.

Brief/Leserbrief► “Mi dimanda ella notizia, Sig. Abb. Stimatiss., del proseguimento della Fabbrica di questa Cattedrale. Le rispondo in due parole, ch’io mi sono spogliato di qualunque ingerenza nella Fabbrica mentovata. Molti anni fa ne feci delineare il disegno colla prescrizione ingiuntami di conservare le due Cappelle di S. Pietro, e del Ss. Sacramento architettate, quella da Pietro Lombardo, e questa da Tullio suo figlio. La pianta è riuscita assai regolare, e l’alzato pecca del carattere tozzo delle Cappelle preservate. Ho procurato che il Tempio sembrasse edificato al tempo dei Lombardi, illuminandolo con occhj, e con balconi arcuati simili a quelli, che si veggono nelle predette Cappelle. Ho sottoposto ai due ordini primario, e secondario lo stesso piedestallo, la cui altezza è determinata da quella misura, per cui il piano d’esse Cappelle sorge sopra il pavimento della Chiesa. Regna da per tutto la continuazione delle linee.

[402] Le mense degli Altari incontrano la linea del piedestallo, e l’ordine secondario forma gli Altari stessi, e l’ornamento interno della porta maggiore del Tempio.

Dopo che nell’esecuzione del disegno accettato s’erano spesi 27. mila ducati, venne promossa l’obbiezione, che abbia collocati gli Altari nelle navi laterali, ed aperte delle porte nella crociera. Risposi che così stanno gli Altari nella maggior parte delle Chiese a tre navi; che senza guastare la struttura non si potevano nicchiare gli Altari; e che non c’era altro sito da collocarvi ragionevolmente le porte. Non acchetandosi a queste rimostranze, a cui mi sembra che dovessero prestar fede; perchè ho impiegato molto studio intorno all’Architettura teorica, e pratica; dopo varie vicende, che sia meglio il dissimulare, hanno fatto fare un disegno a loro genio, in cui per nicchiare gli Altari, si aprono dentro gli archi maggiori degli archi più stretti, e concentrici, i quali, dalla buona Architettura non possono mai venir approvati. Escludono questi gli occhi negli archi maggiori, che rendevano la struttura uniforme a quella di Pietro Lombardo, e chiudendosi per conseguenza l’occhio nella facciata interna della Chiesa, riuscirà in tal sito troppo scarsa di lume.

Ma tanto è vero, che in altro sito non si poteano collocare ragionevolmente le porte laterali, quanto che nel nuovo assurdo disegno si sono poste dentro un itercolunnio largo p. 4. on. 7., levando all’ordine secondario la base, ed il piedestallo, e riducendo in tal guisa la colonna quadra, o pilastro alto mod. 26., misura ripugnante, e mostruosa affatto, ignota all’Architettura. E quantunque per far le porte più larghe, si privassero irregolarmente degli stipiti, come da prima si divisava; nulla di meno riuscirebbero anguste, essendo molto frequentate; ed in oltre avendo in faccia una pila poco distane, la gente quivi grandemente si affollerebbe. Io avea stabilita di p. 5. on. 6. la larghezza delle porte nelle crociere.

S’aggiunga in riguardo all’economia, che il nicchiare gli Altari accrescerà non poco la spesa: che si dovrà demolire in gran parte ciò, che si è fabbricato dal canto della Cappella del Ss. Sacramento: e che più non servono le pietre vive lavorate per la continuazione del mio disegno.

Le descritte alterazioni, che distruggono totalmente la buona simmetria del disegno, mi farebbero disonore, se venissero a me attribuite. Mediante adunque questa lettera, che la prego di dare alla stampa, dichiaro pubblicamente, che le mutazioni nel disegno di questa Cattedrale sono state fatte senza il mio assenso, ed anzi con mia espressa disapprovazione; di modo che non riconosco più per mio il predetto disegno così contraffatto: chiamandomi per altro molto tenuto alla brama universale dei Cittadini, che venga senza mutazioni posto in opera il mio disegno.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Eccoci all’adempimento di nostra promessa col riferire quanto contiensi nella Lettera della Viaggiatrice, prescindendo da certi Ritratti li cui originali son tanto in vista, che verrebbero agevolmente riconosciuti con poco loro piacere. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Ebene 4► Fremdportrait► Io non son Dama, dic’ella, nè ignobile, ma di quel grado medio che onorasi d’Illustrissimo, titolo anticamente proprio delle maggiori dignità. Non sono ricca nè povera: nulla mancami per i bisogni della vita, e per i comuni divertimenti della gente benestante. Non son vecchia, nè giovine, e quando c’è chi voglia adularmi sul punto dell’età gli suono la Chitarra del Signor Biagio che risponde trentun trentun. Qualcuno a cui accomoda la mia tavola, o accomoderebbe la mia [403] dote, finge di trasecolare all’udir questa suonata, e giura in nome dell’onore (parola sì pronta alle labbra, e cosa sì difficile a cacciarsi ne’cuori) che non mostro più di venti, o ventidue anni. Eppure, soggiungo in questi casi, ho uno specchio così fedele, che non lasciandosi appannare dall’amor proprio me li fa veder tutti tutti. Questo linguaggio di sincerità usato a tenore degl’introdotti discorsi, mi fece perdere fortunatamente una quantità di parlatori seducenti, che scopersero di non poter vincermi collo stile illusore generalmente sì caro al mio sesso. Gli amici, che mi restano, o sono del mio ingenuo carattere, o da esso ricevon la legge per sembrar tali. Alla mia conversazione non si parla d’amore, che per deridere le altrui debolezze, di che non posso gloriarmene, perchè la morale insegna a compiangere non a beffare chi languisce sotto il giogo d’una sì fatale passione. Ma se ridur volessi al rigore di questo precetto me stessa, e tutti quelli che mi avvicinano, non potrei sperare che una compagnia di Cappuccini in quell’ore destinate a ripararmi dalla noja; male ch’io temo moltissimo. Conobbi amore per prova, e son obbligata al tradimento d’un eloquente mentitore d’essermi resa invulnerabile alle avvelenate sue freccie. ◀Fremdportrait ◀Ebene 4 Ebene 4► Exemplum► Quand’io aveva per esso lui inceneriti i polmoni, e gli comunicava il mio timore d’essere abbandonata, egli prendeva tutta la tenerezza d’Ergasto della Pastorella Fedele, recitandomi con energia:

Prima vedresti . . . . fuoco spicciar la fonte,

Nasce le spiche in mare, tornar i fiumi al monte.

Per bacco, che questo gran prodigio s’è verificato, e quand’appunto io era cotta abbrustolata, e mi pareva di non poter vivere senza di lui, una giovine veramente bella, spiritosa, e saggia, qualità che assai di rado s’uniscono, me lo ha rapito. La sua felicità fu di corta durata. Le doti di persona, e di spirito, senz’accompagnamento di beni di fortuna, hanno da cercarle gli opulenti nel maritarsi, il che fanno pochi, non molti; chi non ha nulla del suo, e si prende una moglie povera, s’associa all’edizione del gran volume de’miserabili.

Quando egli s’accorse dello sproposito che avea fato posponendo la mia dote a un bel viso, io era uscita dall’inferno delle mie pene, e stabilita nella risoluzione di non creder più ad uomini, di star sempre in guardia contro de’loro inganni, di vivere e morir nubile, libera, padrona di me medesima. ◀Exemplum ◀Ebene 4 Ferma quale annosa quercia ho resistito dieci anni al soffio degli aquiloni, e sfido il faretrato Puttello a temprare un dardo che passi questo mio petto di bronzo.

La lettura de’buoni Libri ha molto contribuito a sollevare il mio spirito, e a raddrizzarmi la testa. Questi eloquenti consiglieri della virtù, questi maestri della scienza del Mondo, mi hanno insegnato a trattar gli uomini come tanti compagni ed amici nel cammin della vita, ad isceglier bene per le partite di ricreazione, a misurare colla spesa la rendita, a non uscire della mia sfera, e a divertirmi con quella moderazione ch’esige il ben essere fisico, e la domestica economia. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Il resto Sabbato venturo. ◀Metatextualität

Ordine degli Atti Forensi relativi al nuovo Teatro da erigersi che supplisce alle ommissioni, e colle Carte già stampate ne’precedenti Foglj perfeziona la raccolta.

Addì 2. Giugno 1790.

Costituito &c. il Sig. Pietro Checchia Architetto, e pubblico Perito del Modello marcato Lettera F rassegnato alla Nob. Società del nuovo Teatro da erigersi in questa Città, in ordine all’Invito a stampa primo Novembre 1789., e nella Causa istituita nel [404] presente Ill. Magist. dal Sign. Pietro Bianchi Architetto del Modello marcato Lettera Z. con la sua Estesa del giorno d’jeri in confronto della Nob. Società del Nuovo Teatro suddetto, assume il Giudicio unitamente al suddetto Sig. Bianchi, intendendo difender l’Estesa suddetta in tutto, e per tutto, e per l’effetto come in quella, instando di esser chiamato ad ogni, e qualunque Citazione, o Atto, che per parte della Nobile Società suddetta venisse praticato; avendo giurato in mano di SS. EE. d’aver interesse giusto le Leggi, & sic &c.

Rif. Tosana Comand.

(Pietro Checchia Architetto aff.

Tratta dall’Estraordinario Coad. dell’Offizio Illust. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nodaro.

Addì 2. Giugno 1790.

Costituito il Signor Antonio Pungileoni Architetto del Modello marcato Lettera BB. rassegnato alla Nobile Società del Nuovo Teatro per erigersi in questa Città in ordine all’Invito a stampa primo Novembre 1789. nella Causa instituita nel presente Illustrissimo Magistr. dal Signor Pietro Bianchi Architetto del Modello marcato Lettera Z. colla sua Estesa del giorno d’jeri in confronto della Nobile Società del Nuovo Teatro, assume il Giudizio unitamente al suddetto Sig. Bianchi, intendendo difender l’Estesa suddetta in tutto, e per tutto, e per l’effetto come in quella, instando di esser chiamato ad ogni, e qualunque Citazione o Atto, che per parte della Nob. Società suddetta venisse praticato, avendo giurato in mano di SS. EE. di aver interesse giusto le Leggi, Et sic. &c.

Riferì Tosana Comand.

(Io Antonio Pungileoni Architetto aff. quanto sopra.

Tratta dall’Estraordinario Coad. dell’Officio III. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nodaro.

Addì 2. Giugno 1790.

Costituito il Signor Pietro Bianchi quond. Antonio Architetto autore del Modello Lettera Z. prodotto alla Nobile Società del Teatro da erigersi in questa Città, e regolando nel secondo Capo dell’Estesa jeri da esso prodotta in questo Eccell. Magtistrato in Causa con D. Salvador Marconi Interv. della Nobile Compagnia del Teatro suddetto l’innocente errore di chi trascrisse l’Estesa suddetta, dichiara, che nel secondo Capo, ove dice, “che ad esclusione de’Modelli che adempiono alle condizioni prescritte” star deve “terminato, e deciso, che in confronto massime delli Modelli, che adempiono alle condizioni prescritte” non possa” &c. & sic &c.

(Pietro Bianchi qu. Antonio Architetto affermo.

Tratta dall’Estraordinario Coad. del Off. Illust. di Petizion.

Angiolo Trevisan Not.

Addì 10. Giugno 1790.

Costituito l’Eccellente Gio: Domenico Fontaniva Interv., e per nome del Sig. Pietro Bianchi, & ad oggetto di evitar inciampi, & altro che correr potesse nella prosecuzione della Causa sopra la di lui Estesa in questo Eccell. Magist. prodotta il giorno primo Giugno corrente, e contro la nobile Compagnia del Nuovo Teatro da erigersi in questa Città, protesta alle Assunzioni di Giudizio, che vedonsi annotate con li nomi delli Sig. Antonio Pungileoni, e Pietro Checchia, intendendo di difender la sua Causa da sè liberamente, e senza dipendenza delli suddetti Pungileoni, e Checchia, e ciò con amplissima riserva, e senza immaginabile pregiudizio, & sic &c.

Tratta dall’Estraordinario Coad. dell’Officio Illust. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nod.

Addì 10. Giugno 1790

Costituito l’Eccellente Gio: Domenico Fontaniva Interv., e per nome del Sig. Pietro Bianchi, & ad oggetto di evitar inciampi, & altro che correr potesse nella prosecuzione della Causa sopra la di lui Estesa in questo Eccell. Magist. prodotta il giorno primo Giugno corrente, e contro la Nobile Compagnia del Nuovo Teatro da erigersi in questa Città, protesta alle Assunzioni di Giudizio, che vedonsi annotate con li nomi delli Sig. Antonio Pungileoni, e Pietro Checchia, intendendo di difender la sua Causa da sè liberamente, e senza dipendenza delli suddetti Pungileoni, e Checchia, e ciò con amplissima riserva, e senza immaginabile pregiudizio, & sic &c.

Tratta dall’Estraordinario Coad. dell’Officio Illust. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nod.

Addì 14 Giugno 1790.

Riferì Emilio Gianati Pub. Comandador d’aver li 12 Giugno corr. d’Ordine del Magistr. Illustr. del Petizion e stante Pendenza di Giudicio in detto Illustr. Magistrato vertente tra Domino Pietro Bianchi qu. Antonio Architetto del Modello segnato Lettera Z. da una, e la Nob. Società del Nuovo Teatro da erigersi in questa Città dall’altra, ed inerendo al Comandamento con sospensione praticato per il detto Illustriss. Magistrato dal suddetto Bianchi il pirmo Giugno corrente fatto Comandamento a Domino Salvator Marconi Interv., e per nome della Nob. Società suddetta, nec non al Fed. Gio: Battista Capellis Nod. nominato nel Manifesto pr. Nov. 1789 che per li 14 corr. Giugno debbano aver presentato in questo Illustr. Magistr. le Parti tute autentiche, & il Libro autentico delle medesime concernenti li Modelli e Disegni del Nuovo Teatro da erigersi, nec non le relazioni, & esami autentici delli Disegni, e Modelli tutti passati alla Nob. Presidenza dalli Signori tre Inspettori Buratti, Stratico, e Fontanesi, & ogni, e qualunque altro registro, & ordine concernente li Modelli, e forme del Nuovo Teatro da erigersi, nec non aver replicato il 2do Comandamento, che non debbano praticar novità di sorte alcuna contraria, & offensiva la Pendenza stessa in pena di D. 1000. per il Lievo della quale aver citato li sudetti al Consiglio Sereniss. di 40 C. V. per ogni giorno, e pender tam mane, quam post delli due mesi Giugno cor., e Luglio p. v. a veder esser placitata la di loro inobbedienza, e levata la pena suddetta e del presente aver data notizia al Sig. Antonio Solari come Proto per nome suo, e Capi Maestri destinati alla facitura del Nuovo Teatro suddetto in tutto, come sopra, & ad instanza del suddetto Signor Pietro Bianchi, e senza alcun immaginabile pregiudizio. Tratta dal Libro Comandamenti dell’Off. Illustr. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nod.

Addì 16 Giugno 1790.

Costituito &c. Domino Salvador Marconi Interv., e per Nome delli NN. HH. e Signori Presidenti, ed Aggionti della Società del nuovo Teatro, ed osservato il tal qual per altro riveribile Comandamento 12 corr. di questo Eccell. Magistrato impetrato dal solo Sig. Pietro Bianchi, come quanto alla ricercata presentazione di Carte, come in esso, viene questa eseguita per non garire in articoli senza immaginabile pregiudizio però delle ragioni tutte di essa Società; così quanto alla replicata inibizione di non far novità contrarie, & offensive alla pendenza da lu instituita con la Estesa pr. Giugno cion (sic.) la Cominatoria anche questa senza esempio di Ducati 1000. non sa essa Società comprendere qual sia il motivo di una tal replica, mentre per il riguardo appunto dovuto alla pendenza stessa qualunque siasi si è astenuta la Società dal far alcuna novità rapporto ai Modelli tutt’ora esistenti nella Casa di ragione di essa Società, dalla quale non saranno mossi senza un’Atto di Giudice, che provisionalmente lo permetta, o un Atto volontario della parte che lo assenta, né altra novità ha fatto, che possa in alcun modo esser contraria, & offensiva la detta pendenza, la quale altro non riguarda, nè può riguardare, se non che la pretesa proposta da esso Bianchi, diretta ad obbligar la Società a scegliere tra quei Modelli delli esibiti, che tanto francamente si suppongono adempiere tutte le condizioni prescritte, escluso dal concorso in confronto massime deli Modelli suddetti, quello del Selva, perchè mancante, dalla qual scielta abbia a dipendere il promesso premio, e mercede, come egli ha proposto, per lo che manca certamente il Soggetto alli impetrati Comandamenti, e capricciosa affatto risulta ogni ulterior insistenza sopra li medesimi, quale ben si crede, che con migliori riflessi sarà totalmente deposta, altrimenti vi appli-[406]cherà la Giustizia gli opportuni compensi; Et sic &c.

Tratta dall’Estraordinario Coad. dell’Off. Illustr. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nod.

Addì 17. Giungo 1790.

Costituito &c. Dom. Carlo Scarabello pubblico Ingegnere, e Perito, come Procurator delli Domini Pietro Checchia, ed Antonio Pungileoni appar Procura di detto Checchia del dì 10. giugno corrente rogata per Atti del Signor Marco Generini Nodaro Veneto, e di detto Pungileoni del dì 14. Giugno corrente rogata per Atti del Signor Bortolamio Generini Nodaro Veneto con facoltà di far Atti volontarj come in quelle, vedute, e lette, ed allo stesso restituite, ed in risposta allo strano Costituto 10. corrente fatto intimare alli suddetti Checchia, e Pungileoni da Dom. Pietro Bianchi architetto occultar non può la sua giusta sorpresa, che attender non poteva giammai una tale Intimazione. Richiami se può alla memoria esso Bianchi le circuizioni usate per indurre, come indusse detti Checchia, e Pungileoni ad assumer Giudizio sopra la Estesa da esso prodotta il dì primo corrente al Magistrato Illustriss. di Petizion contro la Nob. Società del nuovo Teatro da erigersi, e la verbale promessa fatta pure da esso, che tutta la direzione della Causa promossa sarebbe da lui valorosamente sostenuta a sollievo degl’inesperti Checchia, e Pungileoni, e poi confronti se ciò corrispondi alla presente sua direzione manifesta col Costituto suddetto intimato per escluderli, onde rimaner solo in Giudizio nel quale furono da esso invitati.

In vista per tanto di così strane direzioni, non volendo esso Costituente immergere detti Checchia, e Pungileoni in raggiri Forensi con gravi dispendj in una Causa vuota d’effetto; volontariamente Proc. Nom., ut supra si rimove dalli due Costituti d’Assunzion di Giudizio li 2. corrente alli suddetti fatti annotare, laudando in F. C. tutte le Scritture, ed Atti prodotti, e praticati per parte della Nob. Società del nuovo Teatro da erigersi, e in quanto occorra ogni altro Atto della stessa; Et sic &c.

(Carlo Scarabello pubblico Ingegnere, e perito, e Proc. ut supra affermo

Tratta dall’Estraordinario Coad. dell’Offizio Illustr. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nod.

Addì 23. Giugno 1790.

Costituito &c. l’Eccell. Gio: Demenico Fontaniva Interv., e per nome del Signor Pietro Bianchi Architetto, e vedendo che li Difensori delli Nobili Uomini, e Signori Presidenti, & Aggionti (sic.) della Società del nuovo Teatro configurandosi uno stato di questione a loro talento sopra l’Estesa di esso Costituente primo Giugno corrente tentano cogl’immaginarj supposti del tal qual osservabilissimo loro Costituto 16. Giugno corrente di deludere li Comandamenti necessariamente, e giustamente impetrati da detto Costituente per garantir appunto l’instituita Pendenza da quelle novità non solo alteranti lo stato della medesima, che deve venir dalla Podestà giudicante conosciuta, e decisa nello stato medesimo come fu instituita, ma anzi distruttive, e sovversive della Pendenza stessa; a tali dissimulazioni però, che sono sottilissimi artifizj del Foro diretti in sostanza a deluder li Comandi della Giustizia, e prevenir col fatto proprio quanto deve venir deciso dalle competenti Autorità, non può per ora esso Signor Bianchi che applicare li più validi efficaci protesti, e riservarsi pienamente l’uso di sue ragioni; Et sic &c.

Tratta dall’estraord. Coad. dell’Offizio Illustr. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nod.

Addì 23. Giugno 1790.

Costituito &c. l’Eccellente Gio: Domenico Fontaniva Interveniente, e per nome del Signor Pietro Bianchi Architetto, e quanto grato si professa alli Signori Pietro Checchia, ed Antonio Pungileoni Architetti, che in ordine alli protesti avanzatigli da detto Signor Bianchi col suo Costituto 10. Giugno corrente di ritirarsi dalle loro Assunzioni di Giudizio, che s’erano immaginati di praticare unitamente ad esso Signor Bianchi nella da lui instituita Pendenza sopra l’Estesa primo Giugno corrente in confronto della nobil Compagnia del Teatro da erigersi in questa Città, si siano finalmente determinati a rimovere esse loro mal consigliate Assunzioni, e lasciarlo solo in Giudizio come s’era espresso con detto suo Costituto 10. Giugno corrente, altrettanto non può dispensarsi da validamente protestare le mendaci, e le inurbane espressioni del tal qual Costituto, che con strana formalità si vede annotato lì 17. Giugno corrente dal pubblico Perito Carlo Scarabello in qualità di Proucratore d’essi Checchia, e Pungileoni, quantunque senza bisogno di Procura, essendo essi in Venezia potessero da per se annotare le volontarie rimozioni suddette.

Chiunque però sia l’Autore di detto Costituo, della Procura che lo precede, e di tutte le implicanti sue introduzioni abbia pur, ch’esso Sig. Bianchi nè invitò li Assuntori di Giudicio, nè li promise alcun difesa, nè li desiderava immersi in alcun fornese raggiro, e sappia anzi, che al primo comparir di tali assunzioni le dissentì apertamente, gl’invitò a rimoverle, e lasciarlo solo in Giudicio, ne è poi combinabile come si possi lamentarsi del Costituto 10 corr. Giugno perchè loro malgrado siano esclusi dal Giudicio, e nel momento stesso chiamar la Causa vuota d’effetto, e scordandosi di rimover le loro Assunzioni, laudar in F. C. le Scritture, ed atti praticati dalla Nob. Società, lo che anzi unicamente far potevano stando le dette loro Assunzioni, e mai avevano diritto di praticare, quando confessano di dover quelle rimuovere, nè poter perciò aver ingresso in Giudicio.

Tali stravaganze, e contraddizioni manifestano apertamente essere il Costituito stesso condotto da più occulti oggetti, e da altre misteriose direzioni non facili ad intendersi, ma che forse non seppero eseguirsi a dovere dall’inesperienza del Procurator Scarabello, che qualunque però esse si sieno vengono amplamente, e validamente protestate; Et sic &c.

Tratta dall’Estraord. Coad. dell’Off.

Illustriss. di Petizion.

Angiolo Trevisan Nod.

Notizie sacre.

26. Giugno. Ss. Gio: , e Paolo Fratelli MM. In questa Chiesa, e nel Chiostro giacciono le ceneri di 22. Dogi.

I. Giacomo Tiepolo il donator del fondo sopra cui è fabbricata la Chiesa e il Convento. Riposa in un’Urna fuori della porta maggiore a man dritta nella quale pur giace

II. Lorenzo Tiepolo morto nel 1273.

II. Renier Zeno in Urna vicina alla suddetta senza inscrizione.

IV. Giovanni Dandolo, nel primo Chiostro in Urna incastrata nel muro.

V. Marin Zorzi Uomo di santa vita. Ignorasi il sito di sua sepoltura.

VI. Marin Falier in un Urna nell’Atrio della Madonna della Pace.

VII. Giovanni Dolfin sepolto nella Cappella maggiore.

VIII. Mario Corner. Ivi.

IX. Michel Morosini nella suddetta Cappella in monumento d’antica forma.

X. Antonio Venier in elegante Deposito sopra la porta della Cappella della B. V. del Rosario.

[408] XI. Tomaso Mocenigo verso la metà della Chiesa in un antico Sepolcro.

XII. Pasqual Malipiero in Urna posta nel muro vicino alla Sagristia.

XIII. Pietro Mocenigo in nobile Mausoleo a mano dritta della Chiesa.

XIV. Giovanni Mocenigo fratello del suddetto in capo alla Chiesa.

XV. Leonardo Loredano in magnifico Mausoleo al sinistro lato della Cappella maggiore.

XVI. Luigi Mocenigo di cui vedesi memoria alla porta maggiore.

XVII. Giovanni Bembo morto nel 1618.

XVIII. Bertucci Valier morto nel 1658. e

XIX. Silv. Valier di lui figlio morto nel 1700. con la Dogaressa di lui moglie Elisabetta Querini sotto il pavimento alla metà della Chiesa ov’e (sic.) eretto un superbissimo Deposito.

XX. Sebastian Mocenigo nella Sepoltura di sua famiglia.

XXI. Francesco Loredan nella Cappella maggiore nella Sepoltura di sua famiglia.

XXII. Alvise Mocenigo 8vo Doge di sua famiglia morto il 31. Decembre 1768. riposa egli pure nella sepoltura di sua famiglia.

Annualmente in tal giorno in memoria della Vittoria riportata dall’Armi Venete contro i Turchi alli Dardanelli nel 1656. visitavasi la suddetta Chiesa da Sua Serenità; ma per il Decreto 8. Giugno 1765. fu trasferita la funzione al dì 6. Agosto. Dicesi però che quest’anno verrà ritardata al dì 7. Ottobre dopo la visita del Principe a S. Giustina.

Fu perduto, o venne rubato un mese fa allo in circa un Can Barbone di più che mediocre grandezza con macchia sugli orecchi color di Tabacco, che gli copre anche la parte superiore della testa quasi sino al naso. Tutto il resto è bianco. Non ha coda, ma un folto pelo al luogo di quella. È alto di gamba, e tosato alla foggia de’Leoni. Avrà una mancia di 2. Ducati d’Argento chi lo porterà all’Orologiajo in Campo a S. Bartolommeo.

Cambj.

25. Giugno corrente.

Parigi 55. Roma 63, e 3 4ti.

Napoli 114, e 3 4ti. Livorno 101 e un 4to.

Milano 153, e mezzo. Genova 90, e un 8vo.

Amsterdam 94 e mezzo. Londra 49 e un 4to.

Augusta 103 e 3 4ti. Vienna 199 e un 4to.

Prezzi delle Biade.

Formento a l. 25 10.

Sorgo Turco a l. 14.

Segale nuove da l. 14. 10. a 15. Vecchie a l. 16.

Miglio a l. 16.

Risi da’35. 12. a’36 duc. al m.

Savio in Settimana.

Per la v. s. Pietro Barbarigo.

Posdomani a Mestre corsa di Lacchè, che avrà giro a Mogliano. Saranno cinque li premj. quell’opera ciontinua a piacere; si nomina con lode la Signora Delicati. Un Pas-de-deux del Signor Gioja colla Signora Schamaus diletta molto per l’elegante sua precisione.

Jer notte, fosse visionario, o ubbriaco, parve ad un tale di vedere per una delle traforate porte della Chiesa di S. Marco un Fantasma a passeggiare nell’atrio. Si affollò il Popolo, e tra i tanti che ridevano dell’immaginata apparizione vi furon di quelli, che o per inclinazione al meraviglioso, o per alterazione di fantasia, credevano di vedere l’Ombra errante, e tentavano di persuadere chi screditava quell’errore.

Se la scnea bizzarra non costò a qualcuno l’orologio, o almeno il fazzoletto, sarà stata per tutti di lieto fine. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1