Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 42", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\042 (1790), S. 329-336, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2605 [aufgerufen am: ].


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Num. 42

Mercordì 26. Maggio 1790.

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Dichiarazioni necessarie del Gazzettiere.

Metatextualität► Chi ci dirige delle Lettere dovrebbe aver attenzione, che fossero scritte in bel carattere, o almeno intelligibile, chiaro, da non far impazzire per intenderle, chi non può perder tempo, e deve morale senza ritardo a’tipografici compositori. L’uso della stampa divenne il motivo delle Scritture oscure, scorrette, e precipitate in modo da affaticare chi vuol capirle. I Letterati medesimi, ch’esser dovrebbero esemplari d’esattezza, e di retto scrivere, trascurano talmente, se non tutti almeno in gran parte, questa chiarezza, da far disperare chi legge i lor originali: i quali son anche, non di rado, difettosi nell’ortografia, perchè dovendo comparire in istampa al Pubblico, riserbando o a sè stessi, o a’correttori la cura d’emendarli alla loro edizione. All’incontro certi ingegni meccanici, accostumati si sono ad iscrivere sì rettamente, ad un carattere sì ben disegnato, che i loro scritti consolano, e per la facilità d’intenderli soffronsi, e si correggono di buon grado gli errori ortografici. Noi vorremmo che tali sempre fossero que’che ci giungono, ed essere in necessità di porci mano con sicurezza, piuttosto che stemprarci il cervello a combinare delle parole, a rilevarle, più dal concetto che dalle lettere, a fare gl’indovini più che i lettori. Nè in tutti i casi bastano le attenzioni, la pazienza, l’esame: onde conviene rigettare alcune carte per la possibilità di intenderle interamente: come seguì d’una Lettera di Salò nella quale parlavasi della coltura degli ulivi. Trà i suoi scarabocchj due ve ne furono così resistenti ad ogn’interpretazione, che ci misero alla necessità d’abbandonarla. E perchè non avvenga d’altre lo stesso, e una volta ci troviamo liberati da uno studio faticoso, e talora inutile, preghiarmo tutti que’che indirizzano scritti per questo Foglio ad aver pietà della nostra situazione, e non imbrogliarci in vece di cooperare alle scemamento della nostra fatica. E una.

Si lagneranno alcuni non vedendo mai comparire in luce per nostro mezzo certi poetici componimenti, che veramente meritavano la preferenza su alcuni altri da noi stampati. Questa confessione disingannerà i loro autori introno al nostro discernimento, ma li lascierà sempre incerti sul motivo dell’ [330] ommissione. Sappian essi, che non tutte le carte assoggettate alla revisione ottengono le licenze necessarie; che la esperienza ci fa tener indietro quelle che conosciamo apertamente da non approvarsi: ma talvolta succede che non prevedendo verun ostacolo, lo troviamo. A queste cause attribuiscasi l’obblio del Sonetto per la morte di S. M. l’Imperatore, e di quello che comincia

Ahi quanto sangue! ah quale strage orrenda!

Si può credere, che in tanta penuria di cose buone nella quale ci ritroviamo, potesse il capriccio, o l’inganno accrescerla facendoci scartare cio che piacerebbe? Questa giustificazione è fuori del nostro obbligo, ma servirà a far conoscere un civile rincrescimento di non poter sempre produrre alla luce i pezzi eleganti che favoriti ci vengono. ◀Metatextualität

Trattenimenti Accademici.

Stettero chiusi i Teatri la notte del Sabbato, e della susseguente pros. passata Domenica: vigilia, e giorno delle Pentecoste. Ma i Forastieri di qualità, le nobili e civili persone del nostro Paese, avvezze a’passatempi che le radunano, ebbero di che risarcirsi della privazione dell’Opere impiegando con maggior diletto le ore destinate al Teatro.

Si replicò Sabbato a S. Vitale nella Sala della illustre Accademia de’Rinnovati la favola il ratto di Proserpina del Sig. Mattia Butturini, messa in musica dal Sig. Maestro Gio: Battista Cimador, e da una piena coltissima Udienza ebbe sì giusti ed universali applausi, che giunsero al trasporto, e fecero sorpassar di gran lunga il destino della prima recita. N’ebbe il maggior merito la nobile, e leggiadra Attrice da cui sostennesi la parte di Proserpina. Essa adorna di grazie nella comica famigliarità, sublime ed eccellente nel Tragico, particolarmente nel maneggio degli affetti con cui muove e signoreggia i cuori sensibili, sà ancora dalla scene, a varj usi piegando i singolarissimi suoi talenti, spargere colla dolce sua voce gl’incanti della musica, e promuovere la questione in quale de’tanti pregj ond’è ricco il suo spirito, delizia della civil Società, ed onor del suo Sesso, ella arrivi ad esser più grande. Corrisposero nelle loro discendenti situazioni, le altre parti al buon esito dello spettacolo, piacque la poesia, e la musica: furono benissimo eseguite le decorazioni, e si ammirarono le scene del maestro pennello; onde tutto concorse a mantener il piacere, e a far partire soddisfattissimi i favoriti uditori.

Nella sera medesima s’aprì a San Benedetto ad un concorso numerosissimo la gran Sala, e le stanze della rinomata Società de’Seguaci d’Orfeo ad una scelta musicale Accademia riuscita pur essa di comune aggradimento. Fecesi onore il Sig. Forlivesi, e la Signora Casentini, Tenore, e Prima Donna del Nobiliss. Teatro a S. Benedetto, ma l’ammirazione, il rapimento, e il maggior applauso fu rivolto al prodigioso Suonatore il giovine Polacco Sig. Janievicz che quantunque sentito più volte nello scorso carnovale, e nella susseguente quaresima, parve nuovo, ed interessò l’attenzione di tanti che pur son avvezzi alla eccellenza dell’arte sua, all’udire eseguite le cose più difficili. In questo stà il suo gran merito, che tanto innalzasi per la facilità con cui dalla felicemente ardita sua mano se ne copre la malagevolezza.

L’ampiezza, e bellezza del luogo, i comodi suoi adorni ripartimenti, i respiri che v’hanno per la quantità di finestre, accordando sito a un gran numero di spettatori poteron essi godere senz’affanno della brillantissima festa, dividendosi in partite, e regnar facendo il gusto socievole delle scelte adunanze. La femminile avvenenza, il [331] ridente brio, lo sfarzo degli abiti, i vezzi della galanteria su cui scorrevano i guardi degli osservatori riflessioni fece grato spettacolo della più bella parte degli spettatori.

Domenica poi si riaprì al concorso de’Nobili l’Accademia Filarmonica composta, com’è già noto, de’più illustri Soggetti dell’Ordine Patrizio; e il divertimento fu musicale. Si distinsero nel canto i due prenominati Personaggi Casentini e Forlivesi, e nel suono lo stesso celebre Polacco le cui suonate da lui composte fanno sentire una novità, un artifizio, che per la esecuzione, nulla meno richiede dalla somma rarissima sua abilità. Apparato, illuminazione, orchestra, rinfreschi, tutto fu degno della grandezza di questa Nobilissima Società sempre magnifica, e decorosa negli effetti delle sue instituzioni.

“Dalla Providenza regolatrice del tutto gli animali hanno avuto un istinto per Medico, e la Campagna per Spezieria; in questa scelgonsi quell’erbe a loro benefiche, e proprie a ciascuna specie per medicarsi, purgarsi, e rinfrescarsi: appunto nella Primavera s’apre la loro Spezieria, ove la Terra pregna d’umori comunica agli Alberi, Piante, Erbe, e fiori quei sughi, per cui crescono, frondeggiano, e fioriscono; subito gli Animali, e per fin gli Uccelli vi vanno a pascolarsi e rinfrescarsi, tutti si rallegrano, e godono dei benigni influssi della stagione; l’uomo stesso che cibasi e dell’erbe, e di questi animali partecipa pure dei benefizj della bella stagione, ed ogni anno ad esempio degli animali, e per suggerimento dei Professori Medici usa purgarsi con qualche bevanda: chi è cagionevole di salute lo fa per necessità, e molti altri per un preservativo, cioè per tener lontane le cattive conseguenze cagionate dai putridi, dalle bili, e dalle indigestioni.

A questo proposito si suggerisce il mezzo più facile, e men dispendioso, il più pronto, e meno incomodo per purgarsi. Per continuate esperienze è palese, che il purgante più blando, e più omogeneo è il Sal di Canale il quale purga senza dar dolori, disturbi, o premiti, nè spreme i fieri, come fanno gli altri Sali catartici; volendo purgare solamente le materie grosse la dose si è d’un oncia più o meno secondo il bisogno; volendo rinfrescare, e purificare la massa del sangue se ne prenderà un oncia il primo giorno indi successivamente per 20 o 30 giorni una dramma più o meno secondo il bisogno. La purga fatta in tal modo è un vero rimedio che scioglie, e corregge la linfa glutinosa, viscosa, e lenta, ne fa la giusta, e necessaria separazione, promuove blandamente le orine, assottiglia il sangue, e caccia quegli umori venefici, che talvolta vanno ad insidiare le parti nobili, come dalla privilegiata ricetta si può vedere. Per sciogliere subito questo Sale si metterà in poca acqua calda, e sciolto che sia, vi si aggiunge il resto d’acqua fresca in un bicchiere che porti una libra d’acqua.

Il Possessore privilegiato di questo sale protesta avere avuto finora discapito nel darlo all’ingrosso, tanto più ora, che la Terra detta Canale, dalla quale si ricava questo Sale, diventa più avara, e spossata, onde ne resta minore raccolta, e varie sono le spese della fabbrica, dei molti dazj, e de’lontani trasporti, tuttavia a solo oggetto d’essere utile al suo Prossimo, e perchè ciascuno possa approfittarsi dei vantaggi della scoperta di sì benefico Sale, lo farà dispensare al solito prezzo già stabilito sulla ricetta dall’Eccellentiss. Magistrato alla Sanità cioè a soldi venti l’oncia, e lascierà anche qualche ribasso, e utilità alli soli Speziali da Medicina tanto di Venezia, che di fuori per darlo alli suoi Avventori. Prima, che spiri l’anno si darà alla luce il tante volte promesso Opuscolo intitolato: Scoperta, Anali-[332]si, e proprietà del sal di Canale, il quale diletterà non poco li Signori Medici, Chimici, e Naturalisti.

Avviso
Per chi tiene Bovi, e Cavalli.

Essendo il sopradetto Sal di Canale stato scoperto dai Bovi, e Cavalli, li quali nel leccare avidamente la terra detta di Canale pregna di esso Sale si purgavano, e guarivano in breve tempo da varj morbi, l’Ecellentiss. Magistrato alla Sanità sempre intento al pubblico bene fece esperimentare replicatamente, ed in più tempi il detto Sale sulli Bovini, ed avendone rimarcati li mirabili effetti, si degnò approvarlo specialmente a pro della benemerita specie Bovina con sua terminazione 8 Maggio 1789 e quindi li 2 Ottobre anno medesimo approvandone la ricetta, che fu allora pubblicata sui fogli.

Questo Sale non si dispensa più in frezzeria, ma giù del ponte de’Barcarioli verso S. Fantino alla porta, che ha un San Marco, e non altrove.”

In Senato.

22. corrente.

Soprant. alle Xme del Clero dura mesi 24.

s. Francesco Lippomano.

In M. C.

24 Detto.

Giudice al Mobile.

s. Alv. Corner qu. Z. Bat.

Luogo di s. Pietro Donà eletto del Cons. di 40 C. V.

Offiz. alle Cazude và in Senato m. 12 senza voto.

Suppositi.

s. Giac. Bolani qu. Gir.

Offiz. alle Rason Vecchie và in Senato con voto m. 16.

s. Ant. Widmann qu. Lod.

F. s. Zuanne Donà qu. Polo

Offiz. alle Rason Nove và in Senato con voto m. 16.

s. Flam. Corner qu. Cam.

F. s. Franc. Loredean qu. Dom.

Esattor alle Rason Nove

s. Nic. Tron di s. Zuan: 2do.

F. s. Z. Bat. Mora primo.

A’X Savj. Di Suppositi và in Senato m. 12. senza voto.

s. Pietro Correr di s. Z. Franc.

5 del Cons. di 40 C. N. alla riconferma.

s. Ang. M. Orio qu. Ant.

Pieggio s. Iseppo Bonlini Av. di Comun.

s. Iseppo Falier di s. Zuanne.

s. And. Tiepolo qu. Almorò.

s. Ant. Morosini di s. Vincenzo.

s. Z. And. Gritti di s. Dom.

Notisi che s. Ang. M. Orio non passò come gli altri a questo Consiglio dal Coll. de’XXV. o de’XV. ma siccome nel primo mancava un Giudice, e non accostumasi d’eleggere il successore; il che si pratica solo a’Consiglj, così in casi simili al ballottare la quarantia C. N. per i posti vacui si nominano que’Patrizj che hanno titolo di quaranta, cioè che lo furono, e si son cavati, o per Magistrature, o per Regimenti. Così ritornò il N. H. Orio nel corpo delle Quarantie avendo contro altri tre concorrenti d’egual diritto alla nomina deciso a suo favore la pluralità de’voti del Serenissimo M. C. Abbiamo per ciò posto anche il suo pieggio, come usiamo nelle strasordinarie elezioni.

Modelli.

Nella Casa in contrada di S. Maria Zobenigo, ch’era abitata dall’Eccellente Sig. Av. Antonio Lorenzoni, di cui esiste ancora il primo appartamento, raccolti si trovano gli undici [333] Modelli presentati per l’erezione del Teatro novissimo. Ebbero invito a stampa li Sig. Assocciati onde portarvisi ad esaminarli a loro piacere. Le ore destinate sono dalle 15 alle 19 e dalle 21 alle 23; e v’è persona incaricata a servire qualunque individuo della Società, che volesse approfittare di tal avviso preventivamente alla riduzione che verrà quanto prima dalla Presidenza raccolta; il cui preciso giorno sarà indicato col solito invito, che opportunemente si farà distribuire.

Domenica fu il primo giorno di questo accesso, che durerà per tutta la settimana corrente. Non son escluse in tal occasione le civili persone, che son guidate dalla curiosità, benchè non abbiano il diritto di Socj: così tutte possono soddisfarsi, ma non vi ritrovano già i disegni, che ascendono, come s’è detto, al numero di 28, tra i quali son d’alti encomj onorati per l’esterna architettura quelli che son venuti da Roma.

Il Modello del Sig. Architetto Selva è di tal grandezza, ch’occupa un’intera stanza. Nulla manca alla integrità della sua composizione, vi si veggono sin i cammini e le tegole, e il pavimento degli atrj. Ben dipinto, ben eseguito, si scopre agevolmente il piano delle sue adiacenze nelle quali è combinato l’interesse della Società per i molti luoghi affittabili. È messo in pratica fino il cangiamento delle scene, che ad un tempo succede con ordigno di nuova invenzione. La porta della platea è vicina al dritto suo fianco ed occupa il sito d’un palchetto. L’ampiezza della bocca del palco scenico, e la dolcezza della curva presentano una quantità di loggie di faccia, e fanno apparire che quelle de’lati conservino il vantaggio della miglior visuale: così almeno sembra al comun senso visivo, che spaziando nell’interno, e nelle parti accessorie di questa manifattura trova di che ricrearsi. Giacchè nulla fu stampato sopra della medesima, e tanto s’è detto, stimiamo dovere di porgerne questa idea a’lontani.

In altra vicina camera evvi quello del Sig. Bianchi, in grande anch’esso, e ben eseguito. Sembra che la sua vicinanza, la mole, chiami a un confronto. Di fatti, su questi due, tutti più si trattengono, si vuol veder fuori e dentro, si fanno staccare e riunire le parti, si gira intorno ad essi, e con attenzione si esamina. La descrizione stampata della quale si riferì su questi foglj, un tratto essenziale, dispensaci dal far ora parola di questa operazione del Sig. Bianchi.

Non è compito il Modello del giovine Sig. Bon di Treviso, ma la gran parte che fu presentata torreggia sopra d’un tavolone, e spiega una solida magnificenza.

Aperto è quello del Sig. Buli onde vedesi l’interno del Teatro, esattamente lavorato nelle più minute sue parti. Di questo, come pure di quello del Sig. Cav. Morelli, s’ebbe già l’informazione in istampa.

In cartone è quello del Sig. Checchia, già veduto, e riveduto a San Pantalon, come pure l’abbozzo del dilettante Sig. Maina.

Riflettendo al tenore delle instruzioni date della Presidenza della Società alli tre Soggetti scelti all’esame de’disegni, che fecesi nel Convento della Salute, deducesi che tra questi modelli vi sia certamente quello che avrà la corona del premio. Perchè se a loro giudizio niuno d’essi meritato lo avesse, e trovato si fosse un disegno delle proprietà ricercate, all’autore del medesimo ordinato si avrebbe il modello; ma di ciò nulla si parla: i Socj son invitati ad esaminare quei che son fatti, si accenna una prossima riduzione, è dunque forza argomentare, che si trovò tra’ modelli, quello, che perfettamente risponde all’eccitamento.

Pretendesi anche di sapere positivamente quale egli sia. Noi staremo in attenzione d’aver una piena sicurezza [334] per comunicare la scelta a’leggitori di questo Foglio, che da esso aspettansi tutte le novità relative a sì gran affare.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Monsieur.

Salò 23 Maggio 1790.

Vi dimando scusa, Sig. Gazzettiere, se nel significarvi l’orrido fatto successo in questa Riviera pochi giorni sono ho omesso la data. Acciocchè però non venghi a voi attribuita una tale mancanza, ho stimato mio dovere di scrivervi la presente perchè, se lo credete opportuno, la inseriate nella vostra gazzetta. L’assassinio per tanto è stato commesso sul Comun di Toscolano Riviera di Salò verso la Valle di Vestito Feudo de Conti di Lodrone.

Con tale incontro vi faccio pure noto, che è stata recitata in questa Accademia detta degli unanimi una ben ragionata, ed erudita dissertazione sopra la coltivazione degli ulivi. Il dotto autore noto per altre letterarie produzioni eccellentemente esaurì la materia additando li veri mezzi onde moltiplicare una pianta, che è uno de’principali prodotti di questa Riviera, la quale presentemente per la fatale stagione dell’anno 1789. è ridotta quasi al niente. Fece vedere la quantità de’mali alli quali va soggetta, e quindi l’estrema cura, che ne deve avere l’Agricoltore. Solo mi parve, che non si profondesse troppo nel male detto del Marcio, che a mio credere è il più rovinoso, e quelli, che è più negli gentato e che poco si conosce. Mentre averei desiderato, che meglio ne indagasse la causa, e che ne additasse il rimedio. Ma quanto averei desiderato che mi fosse stato lecito di dire ancor io la mia opinione. Voi Signore, averei soggiunto, “avete unito una profonda teorica da una sola pratica, tutte le vostre ragioni sono belle, e buone, ma vi è un potente ostacolo, che impedirà eternamente sino che questo durerà, che le vostre buone massime non siano poste in opera, e quindi che un prodotto di tal sorte non sia propagato. “Io sono con vera stima

Di V. S.
N. N. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Da Brescia. 23 Maggio 1790.

“Oggi, dimani, e posdimani, scopresi all’adorazione de’Fedeli l’immagine miracolosa della B. V. delle Grazie per intercedere la grazia della serenità di cui siamo in grandissimo bisogno.1

Il Giovine, che fece la gran perdita a camuffo, che ascese a tanta summa per le scommesse, ottenne il perdono da suo Padre, ed è tranquillo, ricomparendo alla vista del Mondo. V’ha chi dice, ch’egli non fosse sì pazzo da far davvero, come il Rossi, ma che abbia finto per ispaventar la Famiglia, e trovar ripiego ai suoi mali.

Gran che! si fa consistere tant’onore ne’debiti di giuoco, da rovinarsi per pagarli al tempo prescritto dalla cavalleria, e su quelli di mercedi, onde chiedono al Cielo vendetta i lamenti di tanti meschini artigiani, si passa sopra senza inquietudine, giungendo talvolta fino a’rimproveri, e alle minaccie contro chi dimanda il frut-[335]to de’suoi sudori. Oh Mondo! Mondo!

Per la prossima Fiera avremo in questo Teatro il nostro soprano Signor Rubinelli.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Risposta alla terribile questione del costì e costà.

Ogni fanciullo da scuola potrebbe deciderla ricorrendo alla Gramatica, benchè ci venga proposta come bella, filosofica, morale, utile, e dilettevole. Sappia dunque la Signora protettrice del costà, e sappiano seco lei tutti i zoppi, pigmei, e giganti suoi adoratori, che saran poi enti immaginarj, che costì è avverbio locale di stato, come lo e pure costà, ma sì di moto che di stato, onde per dinotare in cotesto luogo dove non è chi parla, o scrive, si può usar l’uno, o l’altro, come sostiene il Forastiere sgridato. Se poi vuol ella, od alcuno de’suoi adoratori, sapere come, a differenza del costì, col segno di qualche caso, o di qualche preposizione si possa adoperare il suo favorito costà per dargli un vario e più esteso significato, abbia la bontà d’intendersela col Buommattei, o col Vocabolario della Crusca.

Ebbero alcuni interesse, o genio di credere, che sia di nostra invenzione la Lettera di Londra riportata alla prima pagina del precedente Foglio. Ringraziandoli della buona opinione li avvisiamo non essere la medesima che una cattiva traduzione d’un articolo del Foglio Inglese, letto nel suo originale da più d’uno, che ce ne diede l’avviso. Non doveva tacerlo, chi ce la mandò, perchè il saperlo non fa che autenticar la notizia. Deve soffrirla in pace chi la vorrebbe falsa, o accusare il Gazzettiere di Londra, non quel di Venezia, se non scrisse la verità.

Sensa.

Fu sì grande l’affluenza d’ogni ordine di persone concorse in questa Fiera le sere del Sabbato, Domenica, e Lunedì pros. passati, che non bastò una quantità innumerevole di sedie al comodo della gente nobile, e civile, e il passeggio divenne angusto alla folla, benchè di tanta estensione. Le Accademie, i Teatri, che pur raccolsero il fiore della Nazione, e de’Forastieri non lasciarono un tal respiro da scemar la pienezza, che in tanti diversi apparati animava le quattro coperte vie della fabbrica illuminata, sprezzata sempre come un ingombro della Piazza maestosa, ma sempre bella e ridente quando la solennizzi il concorso di splendidezza, e di lusso.

Al colpo d’occhio, che in tali occasioni presentasi al riflessivo esaminatore, si ha la tentazione di credere, che ne’ranghi medii, e negl’infimi, di questa popolazione, non vi sia quella decadenza di fortune, e quella miseria, che da tanti e tanti si và predicando. Quanto al Popolo si sà che questo a’abbandona per natura alla gioja degli spettacoli, s’anche il goderli lo sforzi a de’pegni; ma ci vuole la roba per farli. L’atto di stupore si forma al veder le apparenze di ricchezza dove non si sà come possa esservi: onde bisogna concludere, che tutto il bello del Volume stia nel frontispizio, o che delle vene sotterranee di tenebrosa miniera guidino l’oro in certe case ove nuotasi nell’abbondanza quando i calcoli esterni ci determinano la penuria.

Spettacoli della Piazza

Jer mattina il Sig. Mahyeu fece valere la rendita d’entrata del trattenimento de’soliti giuochi, e forze su’cavalli, a benefizio della Signora Arvilion.

Nell’avviso a stampa il Sig. Arvilion dichiarò la sua sensibilità alle Lodi prodigate in passato alla sua persona, e [336] le sue esibizioni di servirsi di tutti li mezzi, che l’arte ed il vigore li potranno fornire, per tutta dimostrare la propria riconoscenza.

Arte di somma utilità.

“Il Reverendissimo Canonico Don Matteo de Conti Civacich ha ormai sorpassato il merito del famoso Sig. Abbate Epe di Parigi nel far intendere a’sordi, ed a’muti.

La Signora Anna Pesati in pochi giorni di scuola legge, scrive, e passabilmente intende.

La Figlia dell’Illustrissimo Signor Angeloni Ragionato Pubblico, anch’essa in tre soli mesi di suola combina, e intende sufficientemente.”

Questo biglietto ci è venuto da mano cognita, a cui dobbiamo prestar fede; ma doveva aggiungere qualche cosa di più a lume di chi avesse bisogno dell’arte del Sig. Canonico, giacchè, o per mercede, o per amore del prossimo, lo crediamo disposto a giovare agl’infelici, che tanto possono confidare nella sua assistenza.

Attenderemo dalla cortese penna di Bergamo le future notizie promesseci, giacchè le passate che ci vennero sarebbero ora fuori di tempo. Siamo grati alle favorevoli sue espressioni, e desideriamo di verificare una volta qualche corrispondenza anche in quella Città, che possa somministrarci dell’interessante e del nuovo.

Notizie Sacre.

“24 Maggio S. Servolo Martire Chiesa e Monastero in Isola, questa è vicinissima al Canal de’Marani dove i vascelli fanno la Contumacia. I primi che l’abitarono, furono certi Monaci, che nell’anno 816. passarono nella Badia di S. Illario verso le Gambarare, colla permissione di Angelo Partecipazio Doge di Venezia. Ad essi sono succeduti dei Frati, e a questi delle Monache Benedettine, che passarono poi alla umiltà dove anticamente abitavano i Gesuiti. Delle altre Monache sono succedute a queste nell’isola ch’erano venute dal Regno di Candia nell’anno 1647. Presentemente l’abitano dei Religiosi laici della Congregazione di San Giovanni di Dio: che s’esercitano nella chimica, e nella chirurgia, à benefizio dei soldati ammalati, che hanno colà il loro Ospitale.

L’Imperatore Ottone III. verso il fine del Secolo X. approdò a questa isola, allorchè portossi a Venezia.

V’è ancora in questo luogo l’Ospitale de’Pazzi copioso di stanze e bene servito dai Custodi, che governano gl’infelici, che colà vivono.

Dal Suffragio della Santissima Croce in San Pietro di Castello istituito li 10. Aprile 1660 si fece la Solenne Processione con gran concorso di gente. Il Padre Zucchini de’Predicatori nella sua Cronica dice, “conservasi un’antica Croce di rame la quale essendo stata trovata galleggiando sopra le vicine acque, fu con solennissima pompa portata in questa Chiesa l’anno 1666 ed è in somma venerazione del Popolo.

25 Maggio. 1790.

Nell’Eccelso Cons. di X. per Capitan Grande

In luogo del defunto Zanella.

Pietro Bonaretti di sì 10. di nò 6.

. . . . . Canciani di sì 6. di nò 10.

. . . . . . . Dalla Vita di sì 10 di nò 6.

Riballottazione.

Bonaretti di sì 10 + di nò 6.

Dalla Vita di sì 9. di nò 7.

Posdomani nel Nobilissimo Teatro a S. Samuele si reciterà il Giulio Sabino.

Jeri sono giunti da Londra in pochissimi giorni di viaggio terrestre due Soggetti Inglesi, e si son imbracati la sera per Alessandria. Di là passeranno all’Indie Orientali per pubbliche commissioni.

“Casa d’affittar in due soleri, di nuovo ristaurata, in Contrada di S. Gio: Nuovo in Calle della Sagrestia.

Le chiavi sono in mano di Domenico Crovato Marangon in detta Calle” ◀Ebene 2 ◀Ebene 1

1Noi cambieremmo di buon grado la nostra serenità coll’oscurità di Brescia, perchè i nostri pozzi dimandano pioggia, e senza i soccorsi del Fiume Brenta saressimo arsi.