Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 34", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\034 (1790), S. 265-272, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2597 [aufgerufen am: ].


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Num. 34

Mercordì 28 Aprile 1790.

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Modo di eseguire il progettato lavoro, e corrispondente Perizia del Sig. Cav. Morelli.

La costruzione delli fondamenti dovrà farsi con quelle precauzioni solite a prendersi dai Capomastri corrispondenti sempre alla mole, che sendo di una data regolar simetria non ricerca particolarità di lavoro a riserva di dargli quella sicurezza, e stabilità, che ricercasi dal ritrovamento d’un ottimo, e sicurissimo fondo.

I muri verranno costrutti da materiali comuni parte vecchj, e parte nuovi co’suoi soliti intonachi sì all’esterno che interiormente.

I coperti saranno di legname, e vestiti sopra di tavolati di laterizio. Amerei che in luogo di coppi si adoprassero delle tegole perchè più capaci a ricevere l’acqua ne’casi di pioggie straordinarie, e del gelo per il lungo loro tratto.

Si eseguisce il gran coperto della Platea col mezzo di quattro banche, che tengono intelarati i muri, e formano la base del primo quadrato, e questi raddoppiandosi orizzontalmente con altri travi, che posano sui muri maestri, formano il secondo quadrato più stretto. Non è necessario già che tali legni siano tutti di un pezzo, mentre sendo questi come corpi indifferenti, ed in istato di quiete, ammettono agevolmente, e senza eccezione l’innesto, poichè fanno più da tiranti, che da cavalli. Sopra questo piano sorge il terzo quadrato formato da quattro cavalli posti a linea diagonale, e che siedono l’arco grande dell’imboccatura, il secondo sopra l’ingresso della Platea, e lateralmente altri due formati da barbacani, saettoni, tiranti, briglie, e croci di S. Andrea costituenti i più solidi modiglioni: tutto ciò affine che gl’indicati cavalli posino sulla metà delle seconde catene. Un tal meccanismo, che da me immaginato pel gran ponte d’Irlanda di diametro piedi 1200 inglesi già proposto da Milord Arvej, che chiedeva un arco solo in aria di questa luce senza toccar terra in uno stretto di Mare a Derj, ed approvato da molti eccellenti Professori, e tra quelli dal celebre P. Jacquier, come si vedrà dalla stampa delle mie inedite produzioni, fu poi in parte messo felicemente in pratica nel ponte ultimamente costruito a Fossombrone su d’un disegno, che fu mio, ma sgraziatamente da altri usurpato, non potrà spero non essere riconosciuto stabile, e molto adattato al presente lavoro. Venezia [266] è piena d’illuminati, ed eccellenti architetti a’quali spetta soltanto la decisione.

Il volto sopra la Platea dev’essere di cantinelle, quello al di sotto di tutta l’area del Teatro al primo piano sopra il pianterreno sarà di pietra, detto comunemente volto reale, posto sopra piloni, come rilevasi dal modello.

La facciata sul campiello di S. Fantino sarà tutta di mattonato cogli ornati, i cornicioni, e i balaustri di sasso. Il resto liscio alla riserva delle gronde de’coperti, che in qualche luogo devono avere i loro doccioni di straordinaria grandezza per ricevere le acque, onde non pregiudicare in verun modo ai vicini, e queste devono essere pure di marmo, o sia sasso d’Istria. Nessun altro ornamento richiede l’esterna faccia di questa fabbrica.

Nell’interno si vogliono di sasso le colonne dell’atrio, e le basi; le cornici all’imboccatura dei volti di gesso, e calce. Dove occorrono cammini possono costruirsi di pietra coll’usuale veneta intonacatura. I pavimenti di tutti gli appartamenti nobili, e delle altre proposte abitazioni saranno a terrazza: quelli delle loggie dello stesso piano verso i canali tutti di sasso.

I corridori dovranno essere impreteribilmente in volto di laterizio, e i loro pavimenti a terrazza, o di altra materia a piacimento. Il palco scenario sarà tutto coperto di legname, che oltre al luogo de’carretti coprirà anche il sito pe’Figuranti, e questo viene, come si è detto, al livello della Platea.

La gran sala si dovrà dipingere da un valente ornatista. La soffitta della Platea potrebbe ornarsi col dipinto alla foggia di quello, che si è abbozzato nel modello, e tutti i palchetti uniformemente disegnati, e da dilicate tinte istoriati, scansando tutto ciò, che può ostare alla conveniente riflessione della voce.

Ma della costruzione basta così. Passiamo al calcolo della spesa. Li fondamenti si valutano un terzo di quello costi l’elevazione dei muri secondo in regola più comune. Tutto il rimanente sopra terra compresi sempre li fondamenti suddetti considerato minutamente da uomo dabbene, esclusa per altro la compra fatta delle casette, e non considerato il materiale vecchio, e dato tutto perfettamente compito si giudica ascendente alla somma di scudi ottantamila romani. Cioè per il solo Teatro, e suoi necessarj mobili non compreso il canale coperto. – Sc. 46000.

Il canale nuovo scoperto Sc. 3000

Il restante poi delle adjacenze convenienti allo stesso Teatro, cioè palcoscenario, e suoi annessi, cinque mutazioni di scena (col cenno che si è dato nel modello delle scene non si vuole già accennare veruna di quelle mutazioni, che convengono a codesta grandiosa mole, e che saranno determinabili dalla Nobile Società.) due pozzi per cisterne, da collocarsi dove tornerà più comodo: sala da ballo, appartamenti, botteghe, camere, mezzadi, scala nobile, altre scale, e grande ingresso non importerà più - - Sc. 31000.

Che se qualcuno per avventura, o la Nobile Società temesse, che maggior dovess’essere la spesa per la totale esecuzione di questo lavoro, sarà pronta una compagnia solvibile, che dando le opportune sicurezze prenderà come in appalto tutta la Fabbrica, e la darà perfettamente compita, sicchè non manchino, che i mobili da terra, e da muro pei rispettivi appartamenti per la sola calcolata somma degli indicati Scudi ottantamila romani, non compresa sempre la compra accennata delle Casette, e il materiale vecchio esistente sul posto, determinando però un certa ordinaria profondità del fondo per operare con quella prudenza, che conviene, intendendo che quanto di straordinario poi potesse accadere, sia pagato separatamente.

Può costar meno un Teatro, che riesce il più grande, e il più spazioso d’ [267] Italia non mai compresi gli Anfiteatri? Ho detto il più grande, e il più spazioso di questa parte d’Europa, nè credo d’essermi ingannato, od illuso. Una pruova, che può essere in parte affare di calcolo, potrà confermarne, o smentirne la proposizione.

La Platea è larga piedi sessantaquattro, e lunga fino al palco scenario piedi sessantatrè Veneti; dunque capace di persone due mila nella sola Platea, e ne’palchi almeno mille, e cinquecento, che in tutto sono tremila e cinquecento persone. Il palco scenario nel maggior suo fondo è largo piedi ottantotto, e senza la giunta del canale coperto si estende a soli piedi sessantassei, cioè più lungo della Platea. I palchi più piccoli da mezzo a mezzo piedi cinque Veneti, e i più grandi piedi cinque, ed oncie tre, e continenti comodamente almeno da vedere sei persone per ciascheduno. Non è assegnabile il numero delle persone, che possono contenersi massime in quelli Proscenj oltre alle sei, che vedono senza il menomo ostacolo. I corridori larghi piedi sei, ed oncie sei co’suoi comodi sedili oltre la suddetta larghezza dietro ad ogni palco comprendono un estensione curva di piedi dugentoquattro per ogni piano. Le scale larghe piedi cinque, ed oncie sei per ogni ramo. Le adjacenze molte poi, le sale, gli appartamenti, le botteghe, e tutto ciò, che nell’esposta promemoria è descritto, dà una prova dell’azzardata proposizione.

Dubiterà forse talaltro di accordare una tale preminenza, perchè più numerosi si trovano i palchi in qualche altro Italiano Teatro? la risposta è troppo chiara. Se si volesse imitare la forma di que’Teatri, che ammettono molti palchi, ma assai più piccoli, noi guadagneremmo gli altri in numero, e li supereremmo fors’anche negli spropositi. Sarebbe poi provata per quella parte l’inferiorità, dell’ideato e proposto modello? Tocca agli intendenti la decisione.

Io non ardisco di esporre il pensiero delle tre bocche, che sarebbe in qualche occorrenza di non poca, e decisa utilità. La mia patria, che in pratica ha sperimentata e la verificazione della scena usata negli antichi Greci Teatri, e tant’altri vantaggi senza aver mai sentiti gl’inconvenienti tanto mal a proposito temuti da altri, può farne autentica testimonianza, ed io non ardisco di progettarne l’esecuzione, Venezia è quella Capitale, ove fioriscono gl’ingegni creatori, ed ove si coltivano con isceltezza i talenti. Sotto ad un tal Cielo, ove tant’astri risplendono di prima grandezza, fa troppo effimera, e meschina comparsa quel volante fosforo notturno, che dopo essersi per pochi palmi alzato da terra, ed aver corso un brieve spazio della bassa atmosfera, torna negletto, e inosservato sul suolo, o finisce di vivere innocente trastullo fra le mani del più innocente, ma divertito fanciullo.

L’immagine è troppo chiara. Fosse meno veridica, che meno umiliante sarebbe il confronto.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Gazzettiere.

L’argomento più comune de’discorsi pelle conversazioni sono certamente da qualche tempo i molti modelli che pella costruzione del nuovo Teatro si vanno presentando da’più celebri Architetti della Dominante, e delle altre Città d’Italia: molti ne ho io pure veduti da sola onesta curiosità mosso, e v’ingannate di grosso se credete che io ne profferisca alcun giudizio. Perchè dunque direte voi, prendete la penna in mano? Sentite, ch’è bella. Trovandomi, perecchi giorni sono in un rinomato Caffè, fu messo sul Tavoliere il solito discorso: disse ciascuno checchè volle; io tornava allora allora dall’aver veduto quello del Sig. Andrea Bon di Treviso e pieno ancora la fantasia, e della grandiosa idea, e della somma maestria, colla quale l’ha egli eseguita, [268] ne feci grandissimi elogj: convennero nelle laudi quanti veduto l’avevano ma vi fu chi soggiunse, non esser alcun stupore poichè era questo capo d’opera una produzione dei profondi studj del dottissimo Nob. Sig. Co: Giordano Ricati; ciocchè avendo udito ripetere in molti altri circoli, e riduzioni, volli scapricciarmi, e ne scrissi a certo onesto uomo mio amico di Treviso. Eccovi la sua risposta, la quale per solo amore della verità (giacché nessunissima conoscenza affatto io tengo col detto Bon) sia da voi messa nel vostro foglio periodico a confusione de’maligni, a disinganno degl’ingenui, ed a fine di vie maggiormente animare questo valoroso giovane a continuare intrepido nelle sue onorate gloriose fatiche. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

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Articolo di risposta del Sig. NN. al Sig. NN.

Brief/Leserbrief► “Circa poi l’articolo del modello Bon, voi siete malamente capitato, poichè avete a sapere che questo giovane è mio Nipote: vi confesso la verità, che la vostra ricerca mi ha riempiuto di afflizione. E quantunque certo che le sparse dicerie sono una vera impostura, pure credetti di mio preciso dovere smentirla, ciocchè credo aver pienamente ottenuto coll’ingenuo attestato del Nob. Sig. Co: Giordano Ricati che vi trasmetto.

Treviso 17 Aprile 17902.

Attesto io Giordano Riccati, che il Modello del nuovo Teatro presentato dal Sig. Andrea Bon è unicamente frutto del suo studio, e del suo talento. L’ho veduto una volta sola il dì 25 di Marzo, ed il giorno seguente è stato spedito a Venezia. ◀Ebene 4

Sotto questo Attestato v’è la ricognizione del carattere del Sig. Conte Riccati fatta dal Not. Pub. Giulio Alberti, e vi son tutti i segni di legalità che si possan richiedere. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3►

Altro Biglietto a Noi.

Brief/Leserbrief► “Negli abbozzi presentati dal dilettante Maina non solo vi son accoppiati requisiti del Programma: ma v’è un nuovo pensiere di somma importanza; cioè di poter dare un comodo ingresso alla Platea, e conservare li 35 palchi voluti anche nel Pepiano a tenore del Programma medesimo.

Dirà alcuno, ch’è facil cosa far ciò innalzando il Pepiano ove dev’essere il Primo Ordine, come si ravvisa in più Modelli: ed egli risponde, che s’impegna di farlo senza innalzar il Pepiano, e senza niente pregiudicare alla grandezza, e comodità degli altri palchi: cosa che finora da nessun altro fu ritrovata; e perciò ella è di quel compenso, che chi intende deve conoscerlo, e specialmente quelli, che vi hanno interesse, mentre vengono a conservare una miglior vista orizzontale in ciaschedun Ordine; oltre che innalzando d’ordine in ordine si figura la proporzione dell’altezza della Platea sino al Soffitto; difetto già riscontrato in qualche Teatro ultimamente eretto in Terraferma, e che in questa nuova fabbrica nella Dominante il dilettante Maina vede colla sua insufficienza di poter togliere perfettamente.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Lettera relativa allo stesso affare.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Amico Carissimo.

“Voi mi ricercate perchè non ho presentato il disegno che avevo fatto per il nuovo Teatro di questa Capitale. Io ne avevo veduti varj fra i quali quello del Sig. Checchia, del Sig. Leoni, e qualch’altro; tutti belli, e buoni, ma simili alli Teatri, che sono in Venezia, che certamente non sono i migliori del mondo, e sono stati fatti col Programma di spender meno che si può per guadagnar quanto più si può: ma questo che deve erigersi ha il nobile Programma di far fi-[269]nalmente un Teatro degno di questa illustre Capitale. Quelli certamente erano lontani dal segno, ed io allora ero già per presentare il mio, che mi pareva avere novità nella Sala armonica, e magnificenza nella facciata: era alto, non perdevo Palchi per far Porta nella Platea, né questa era sola in fianco, ma era nel mezzo con quattro laterali. Ero gia disposto di andare al concorso, quando una sera ebbi occasione di vedere il disegno del Sig. Cav. Pistocchi che mi sorprese: cercai di vederlo ancora, ed ebbi la fortuna di poterlo esaminare, e sono rimasto avvilito a tal segno che perduto ogni amor proprio andai a casa, ed ho gettato disperatamente sul fuoco il mio. Io sono sicuro che molti dei Concorrenti avrebbero fatto lo stesso se prima di presentare il loro avessero veduto quello. Non intendo che tutti gli sieno inferiori, perchè tutti non li ho veduti, e non ho la superbia di credermi capace di giudicare. Io mi compiaccio però che il disegno del Cav. Pistocchi abbia eccitato la soddisfazione delli imparziali, il silenzio dei malevoli, ed in me l’ammirazione, ed un occasione di apprendere delle nuove cognizioni. Eccovi soddisfatto della ricerca, e sono.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Non sono queste le sole carte, che indiritte ci vennero su tale argomento. Una Lettera con data da’Colli Berici contiene un progetto pieno di fraterna carità. Supponendo, chi la scrisse, che niuno de’concorrenti sia giunto ne’disegni, e modelli alla perfezione, vorrebbe che tutti si accordassero al patto della divisione del premio; che venisse scelto un abile Professore a valersi delle parti migliori d’uno e dell’altro, per comporre d’esse un Modello, che interamente corrispondesse al pubblico invito, e che con distributiva giustizia si facessero noti i nomi degli autori, che hanno contribuito co’pezzi separati all’unione del tutto. Se il pensiero di questo zelante avesse effetto toccherebbe in ripartimento a ciascuno dieci zecchini.

Si lagna lo scrittore d’un’altra Lettera, perchè non si fece da noi parola de’modelli del Teggia, del Menin, e d’altri molti. Non si può dire quel che non si sa. Avremo forse un giorno de’documenti anche su questi, e potremo comunicarli al Pubblico.

Ebene 3►

Critica.

Brief/Leserbrief► “Quel Signor Padovano vostro corrispondente, ad assocciato, stima molto poco le vostre stampe, se vi fa produrre con esse, ad un Pubblico come il nostro Sonetti, ed Epitaffj, come quelli in morte del Co: Com. Papafava da lui speditivi. Ignoro peraltro quale sia la Maestra penna conosciuta dall’Italia, e di là ancora, ma sò bene, che l’autore è saggio abbastanza per non esporre questa volta il suo nome, e che egli conosce assai meglio del Lodatore, il merito del Sonetto: Ah! pur l’ingorda, avara Tomba è questa,” che pretende pubblicare come un Capo d’opera.

Che diavolo di pensiero. Dedicasi il Sonetto alla Nob. Vedova nuora, e poi fa parlar la medesima ad un sasso con il tuono tragico di Giocasta, o di Semiramis? Quell’atre fauci riapri come suona bene! Quell’esortazione intempestiva a’Figli, ed il risarcimento in fine, con rinovellazione di virtù nell’alma ad una cieca Patria, fanno veramente molto onore al soggetto, alla dedica, ed al suo Paese. Lascio a parte la stiracchiata tessitura ed i sensi interrotti, che deformano qualunque Sonetto, e massime questo. Quanto all’Epitaffio accennato, le strofe, che si cantano dalla Plebe di Napoli hanno qualche cosa di più esprimente, e gentile; In una parola non si sa nè cosa dica, nè cosa sia.

Ognuno, ch’abbia buon senso, e mediocre gusto di poesia, può giudicare del valore di questi pretesi pezzi mae-[270]stri, che si dovrebbero volentieri risparmiare alla stampa. Il Mondo non abbonda che di sciocche Rime, e di cattivi Sonetti; ed è la Poesia a’nostri giorni forse una di quelle sorgenti di Letteratura, che può dirsi quasi del tutto esaurita, ed in cui nulla più può sperarsi di nuovo, e di dilettevole. So che potete essere buon Giudice, come siete buon professore, e perciò date quel peso, che più piace, al Componimento, ed alla ragionevole critica; sono intanto con stima &c.”

Un Accademico
Apatista ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Lasciamo la gloria della difesa agli Autori de’due poetici Componimenti, o alla persona che ce li ha mandati. ◀Metatextualität

Brescia 24. Aprile 1790.

“Voi mi domandate di nuovo, s’io creda però che il Bondi s’abbia l’anima di tempra più simigliante alla Virgiliana, che s’avesse il Caro, sì, o no. Questo confronto mi menerebbe a lungo, e vi basti, che a mio credere il Bondi ha tutt’altr’anima dalla necessaria a volgarizzar Virgilio. Egli nel suo poetare è chiaro, scorrevole, leggiadro, armonioso; ma non di quell’armonia, non di quella grandezza, che faccia ritratto dal poetar di Virgilio. Non sentite voi che altezza ne’costui versi ad ogni ora? e qual varietà insieme di suoni imitatrice delle cose? che ricchezza, e dilicatezza di lingua, e di forme? e sopra tutto che sacro orrore, e che sublime e divina passione? Niente, e poi niente di questo nel Bondi, il qual poi anzi al fatto della lingua è mille miglia lontano da quel sapore, onde il Caro distinguesi. A cui cape nell’animo di scriver come il Bondi ha fatto:

Enea frattanto in suo cammin Deciso,

da cotale aspettar non si possono, che gentilezze Francesi all’usanza. Insomma un dì, o l’altro Apollo gli dee tirar gli orecchi come già al Berni, dicendogli: fa pur delle anguille, ciò sono delle Mode, delle Conversazioni, delle Asinate; nelle quali a ragione la nostra Italia ammira il Bondi, e tienlo eccellente. Addio.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Bisognerebbe che questo anonimo una volta in vece di asserire provasse. Sinch’egli non farà che accusare non avrà i voti del Pubblico. Scelga egli due o tre passi di Virgilio i più difficili alla traduzione: ci faccia vedere come li abbia presi il Bondi a fronte del Caro, e quella diferenza ch’egli trova dall’un all’altro apparisca finalmente dal fatto.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere.

Brescia 25. Aprile 1790.

“Per vieppiù confermavi i pregi dell’ottimo governo, che fortunatamente godiamo sotto gli auspicj di questo nostro vigilantissimo Sig. Capitanio N. U. Zambattista Albrizzi, dirovvi, che dopo tanti inveterati abusi introdottisi in sprezzo delle Sovrane Leggi ed a grave danno de’Cittadini, Egli solo è riuscito nell’impresa di liberarci anco da una perniciosa feccia tanto dannosa alla campagna, e quindi all’intera popolazione. Dessa era una disorbitante quantità di Capre, che divisa in molti luoghi intorno alle Chiusure, di notte tempo venivano furtivamente introdotte nelle nascenti biade con danno notabilissimo.

Udite appena da S. E. le umilissime istanze de’Cittadini danneggiati, fece con provido proclama ravvivare lo spirito delle leggi: ma siccome gli Caprari credevano di continuare nel loro abuso, così non curandosi al solito degli ordini proseguivano placidamente nella loro maliziosa condotta: ma il fatto fu, che dalle Milizie, e dai Ministri vennero colti diversi in contrav-[271]venzione agli ordini stessi, e quindi gli vennero condotte in Città le capre, e devolute al fisco, a norma delle leggi. Poste all’incanto, vennero tutte abboccate da un Oste: ma prevedendo la carica qualche segreta collusione, la sera del Lunedì prossimo scorso fece intimare al medesimo che per la tal ora dovessero essere tutte uccise. Diffatti alla mezza notte eran tutte atterrate in numero di 130 circa. Questo fu un esempio tale, che anche gli altri capraj si sono prestamente allontanati, e così siam liberi da simile canaglia, che altre volte ha persino uccisi dei contadini, che volevano contrastargli l’entrata nei loro beni. È certo che tali persone non posseggono che alcune capre, eppure in una sola notte ponno recar ad altri danno maggiore del loro capitale. Sia dunque da tutti benedetto e ringraziato il nostro zelantissimo Rettore, che con ferma costanza ha saputo conoscere il ben pubblico anche in quest’incontro. Non mancarono delle rispettabili persone che vollero intercedere grazia; ma ad una, che forse lusingavasi d’ottenerla, prima che si spiegasse, dall’Eccell. S. sentissi prevenuta con queste precise parole; Io farò per voi tutto il possibile, purchè non mi parliate di Strade, di Capre. o d’Armi. Sicchè non ebbe questa neppur campo di spiegarsi e così dovette aver luogo l’esempio, e la Giustizia.

Per un omicidio seguito nella Parrocchiale di Pontevico in tempo di Predica la seconda Festa di Pasqua, S. E. Reverendiss. Monsig. Vescovo è stato colà a novamente consecrarla: e in tal incontro, dicesi, vi fossero anco moltissimi Forastieri accorsivi per vedere le cerimonie d’una tale solenne Funzione. Sono ec. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

In altra di Brescia della medesima data s’indende che la Compagnia de’saltatori di cavallo terminò colà i suoi esercizj nella scorsa settimana, e nel partire fu accompagnata per buon tratto di strada da numeroso popolo, e da molte persone in Legni, e Sediolini. Che giunta a Bergamo vi si trattenne qualche giorno operando nella platea di quel Teatro; e che all’improvviso martedì scorso è partita per Milano.

Conchiudesi ch’ora a Brescia c’è per tutto trattenimento una sufficiente Commedia.

Domenica alla nob. Accademia de’Rinnovati s’è recitata la Com. Il Barbier di Siviglia.

Il Ritratto, che vedesi sopra l’Inscrizione Latina a suo onore, della defunta nob. Sig. Teresa Venier, è di mano del greco Sig. Diagumà.

Domani l’ultima recita a Mestre della Pastorella Nobile. Sabbato primo Maggio si porrà in iscena l’altra delle Trame Deluse del Sig. Cimarosa. Il dì 3 poi caccia di bovi sciolti in Piazza, entro uno steccato, con premio al più bravo cane di duc. 15. e il dì 4 caccia del Toretto sciolto con egual premio al cane migliore.

In M. C. 27 cor.

Pod. a Padova m. 16. Reggim. c. p. elezione dello Scrutinio conf. dal M. C.

s. Vencislao Gasp. Martinengo

F. s. Z. Bat. da Riva

Prov. a Scim. m. 24.

s. Z. Carlo Zorzi qu. Giac. Pietro

Riserva di s. Z. Got. Catti

Offiz. alla Dogana da mar

s. Marc. Ant. Barbaro qu. Ales.

F. s. Z. And. Catti 3zo.

2 Prov. al Cottimo di Londra

s. Santo Nosadini qu. Cristin

s. Zuanne Venier qu. Is. M.

F. s. Pietro Mosto e

s. Lor Bonlini.

Offiz. al Formento a Rialto

s. Zilio Minio qu. Z. Ant.

[272] Luogo di s. And. Bembo el. ad Asola.

Del Cons. dell’Aggiunta al Pregadi

s. Giac. Foscarini qu. Giac. Ben.

Luogo di s. Ang. Querini el. al Mag. del Sal.

5 del Cons. di 40. C. N. alla loro riconferma.

s. Dom. Condulmer qu. Alv.

s. Fed. Calbo qu. Mes. Z. M. Proc.

s. Ant. M. Valaresso qu. Alv.

s. Marc. Ant. Soranzo di s. Piero

s. Z. Mat. Balbi di s. Niccolò.

Cause 19. Aprile. Post.

Al Coll. Eccellentiss. de’XV.

Certa povera Famiglia Molinaro teneva da molt’anni in affitto de’Beni del Nob. Sig. Co: Franc. Ant. di Spilimbergo, ora ristretti per recenti innovazioni ad una parte di Terreno. Dalla Scrittura del Molinaro sud. 10. Gen. 1786 rilevasi “che coll’abuso dell’affittanza stessa voleva il Sig. Conte spogliare esso pover Villico di quelle porzioni de’Beni confinanti al suo Terreno affittato, che per ogni riguardo, esame, e confronto risultano appartenenti ad essa Villica Famiglia.

Nella Scrittura risponsiva avversaria il Sig. Conte di Spilimbergo sostiene la validità de’“documenti prodotti in Causa di Cognito “chiama “arbitrario il Disegno prodotto dal detto Molinari già opposto, e contraddetto.”

Seguì spediz. absente su questa Forense contesa degli Eccellentiss. Sig. Prov. sopra Feudi la quale appellata dal Molinaro ebbe il giorno sud. questo amplissimo spazzo di Taglio 10 + Laudo 2. n. s. o.

Avv. al Taglio Ecc. Fed. Carissimi e Dom. Campiuti. Interrut. Pietro Antonini. Interv. Ben. Morossi.

Al Laudo Ecc. Marco Piazza e Ant. Trieste. Interv. Bernardo Costantini.

A gloria dell’Eccellente Sig. Carissimi devesi avvertire esser questa la prima Causa da lui trattata, in cui videsi come il suo talento abbia saputo approfittare delle lezioni, e dell’esempio dell’eloquentissimo suo Maestro nob. Sig. C. Cesare Santonini.

Nell’Eccellentis. pieno Collegio 28
Aprile. Per Sergente Generale
dell’Armi.

11 14 Sopraintendente dell’Artiglieria Co: Antonio Stratico

19 + 6 Sarg. Mag. di Battaglia Marc. Antonio Bubich

10 15 Sarg. Mag. di Battaglia Andrea Macedonia

2 23 Sarg. Mag. di Bataglia Zuanne Berettini

8 17 Sopraintendente degl’Ingegnieri Cav. Ant. Mario Lorgna.

6 19 Sarg. Mag. di Battaglia Pietro Bronza.

12 13 Sopraintendente della Cavalleria Co: Giulio Santonini.

5 20 Sarg. Mag. di Battaglia Girolamo Despin.

5 20 Sarg. Mag. di Battaglia Paolo Gazzo.

Notizie Marittime. 27 cor.

La ven. Polacca del Cap. Biagio Milatovich, che s’investì la scorsa settimana in Chiozza, col carico di 133 cai oglio, e 56 m. Valonia, si và scaricando, e si trovano le botti intatte, onde sperasi che sarà lieve il danno, non avendo sofferto detrimento che il corpo, e la valonia.

È giunto in questo Porto il Cap. Nic. Comello prov. da Trapani con carico di sale; e la Nave Inglese Fany con carico d’aringhe.

Un Braccera venuta oggi pure dall’Istria con carico di ton porta la notizia d’aver colà lasciati due Bastimenti Veneti fra i quali sperasi vi possa essere il Brigantino del Cap. Dom. Calvi che attendesi da Lisbona con carico di zuccari.

D’affittare a Padova

Casa di rimpetto alli Eremitani con tutte le sue comodità, scuderia, e rimessa. Annuo affitto duc. 130 correnti.

Chi vi applicasse parli col Sig. Gio: Bat. Carnacini che ne ha le chiavi, o col Sig. Gius. Rupano agente di S. E. Pietro Gradenigo. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1