Sugestão de citação: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 30", em: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\030 (1790), S. 234-240, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2593 [consultado em: ].


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Num. 30

Mercordì 14 Aprile 1790.

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Continuazione
Della Lettera Francese.

Carta/Carta ao editor► L’Aveugle n’est sèvrè d’aucun des amusemens & des passe-tems ordinaires de la Sociètè. Le jeu seul peut en etre exceptè; & ce n’est une privation que pour celui qui est assez malheureux pour en avoir la passion; encore a-t-il la ressource des paris. L’aveugle n’est point condamnè, comme le sourd, à ne jouer dans un cercle que le role d’une Statue muette & insensible: il y porte ordinairement beaucoup de gaiete: S’y fait desirer & cherir, parcequ’il contribue à se plaisirs en le partageant.

Tout entièr à lui meme, à sa famille, à la Sociètè, il n’a perdu que les sensations qui dèpendent directement du sens de la vue, & qui après celles de l’odorat, sont le moins vives & les moins faltteuses, que nous èprouvions. Le plus bel objet, quand nous l’avons une fois vu & examinè, n’intèresse que bien soiblement notre curiositè, & on entend toujours avec un nuoveau charme & un nouvel enthousiasme un beau morceau de musique.

L’aveugle n’est point rèduit à devorer en silence ses chagrins. Il peut les dèposer dans le sein de l’amitiè, & entendre sa voix consolante. Les noms d’èpoux, de pere, de frere, d’ami, retentissent continuellement sur son coeur & ne cessent d’y reproduire les sensations & les sentimens le plus purs & les plus doux. S’il est pere, il peut perfectionner l’existence de ceux aux quels il l’a donnèe, en veillant & contribuant par lui meme à leur èducation. Il jouit de leurs progrès, & ce n’est point d’après quelques ècrits qu’on lui prèsente de tems a autre & qui peuvent toujours lui etre suspects, qu’il en juge; c’est d’après les questions qu’il leur fait aussi souvent qui bon lui semble, d’après les demandes & les rèponses qu’ils lui font, qu’il forme le jugement, qu’il en porte. Enfin il est en ètat d’apprècier de meme les talens & la capacitè de ceux, aux quels il confie les parties de leur èducation, dont il ne peut se charger lui meme. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Metatextualidade► (Il resto Sabbato.) ◀Metatextualidade

Proseguimento
Delle notizie relative al nuovo Teatro da erigersi in questa Capitale.

Non è il solo Disegno del Sig. Cav. Pistochi accompagnato da una stampata descrizione. Vene son dell’altre, e la prima a comparire fu quella del Signor Checchia Architetto il cui Modello si lasciò per molti giorni vedere, avanti che veduto ne fosse alcun altro, nella Parrocchia di S. Pantaleone.

Saran tutte belle, interessanti, e degne di lodi: nè fu spirito di parzialità che ci abbia determinati a ripubblicare quella del Sig. Cav. Pistocchi, ma l’occasione d’averla, il comune sentimento d’ammirazione in quei c’esaminarono le disegnate sue Tavole, e la chiarezza della medesima descrizione conducente ne’suoi dettagli a far possibilmente conoscere la grandiosità, i comodi, le bellezze esterne ed interne, la novità del suo Progetto.

Quella del Sig. Girolamo Buli, ch’è un semplice dilettante d’Architettura, ed ha provato il suo ingegno nelle costruzioni navali, appoggiasi molto alla perfezione della curva, e il passo seguente che da essa scegliamo porrà sott’occhio a chi non la lesse l’impegno da lui preso per riuscire in parte tanto difficile, e per dare un’idea dell’arte a ciò necessaria.

“E come il pregio più ricercato, ed applaudito di un Teatro si è l’armonia, così in questo io posi il primo mio studio, e la mia più forte applicazione. Dipende senz’alcun dubbio quest’armonia dalla maggior perfezion della curva, che segue l’andamento de’Palchetti. In essa curva vibrati che siano de’cantanti, e de’musicali strumenti gli armonici suoni, scorrer debbono essi al sensibile udito degli astanti spettatori per mezzo le vibrazione dell’aria fluttuante. Questa si muove in rotondità infinite di cerchj (come appunto fa la percossa d’un sasso nell’acqua) e porta nelle sue undulazioni la percossa de’corpi sonori, le quali giunte alla circonferenza della curva, che rinserra l’aria, si riflettono in ragione inversa ritornando verso il suo centro. Quanto più adunque sarà la curva di perfetta figura, e corrispondente all’espansione della forza sonora, tanto più armonico riuscir dovrà il Teatro medesimo. E siccome dalle migliori curvature delle linee orizzontali delle navi dipende la buona armonia tra corpi: cioè il solido di esse, il fluido dell’acqua, ed il fluido del vento, onde render vieppiù le navi veloci al corso; così parimenti, se la curva solida del Teatro rinchiuderà in armonica forma il corpo fluido dell’aria, con più soave armonia dilaterà questa le vibrazioni del corpo sonoro per tutta la curva. Su tali principj ho elaborato la curva del Teatro di nuova idea, e di una figura, che unica si crede da avere tutta l’attività d’influire al soave ed armonico. In questa curva ben osservata si riscontreranno i raggi della luce e del suono giugner in ogni punto quasi retti, l’occhio e l’orecchio percepir il lume, ed il suono nella sua vivezza ed armonia, la quale nell’armonica riflessione alle undulazioni dell’aria così bene configurata, dovrassi diffonder la stessa in tutto il Teatro.”

La rendita degli stabili d’affittarsi, secondo il suo Piano, sarebbe di 1400 Ducati all’anno allo in circa.

Nell’Ordine Pepiano non vi sono che 34 Palchetti, perdendosene uno per la porta della platea.

Non è dunque un solo il Modello, che su questo punto non stia alla legge del Programma, sapendosi che ve n’è un altro il quale nel Pepiano, per la ragione medesima, non ha che 34 Palchetti, e questo si ebbe probabilmente in mira nel Quesito indirittoci, che li legge al num. 28 di questi Foglj, per cui abbiamo da qualche giorno l’infrascritta risposta.

[235] Nível 3► Carta/Carta ao editor► Signor Gazzettiere.

“Nella vostra Gazzetta di Mercordì p. p. hò letto con sorpresa il seguente Quesito:

Si ricerca se un Modello nel quale vi sono soli 34 Palchetti nell’ordine Pepiano, quando negli altri Disegni, e Modelli ve ne sono 35 sia corrispondente al Capitolo VII del Programma stampato e pubblicato nel giorno primo Novembre prossimo decorso per ordine delli Nobili Signori Presidenti in cui stà scritto: Il Teatro avrà cinque Ordini di Palchetti, che si denominano Pepiano, primo, secondo, terzo, e quarto Ordine. Ogni Ordine non avrà meno di 35. Palchetti senza distinzione ec.

È facile di comprendere l’oggetto di questa artifiziosa ricerca, ma è altresì facile di dimostrarne l’insuffistenza col mezzo del seguente semplicissimo argomento:

“È impossibile che il Programma suddetto abbia ordinato qualche cosa contro ragione.”

“Ma se avesse prescritto che debba avere il Pepian lo stesso numero di Palchi degli altri Ordini, l’Architetto non avrebbe saputo dove situare l’ingresso della Platea.”

“Dunque è manifesto che non si deve interpretare il suddetto Capitolo VII a tenore del senso litterale ma secondo l’intenzione dell’estensore la quale si deve credere appoggiata sempre all’uso, ed ella necessità.

Se obbietasse l’anonimo contro la seconda parte del mio argomento, che quasi tutti i Disegni, o Modelli presentati finora mantengono al Pepian il numero di 35 Palchi voluto dal senso Litterale del Programma, e contuttociò hanno trovato il modo tutti di fare la Platea col necessario ingresso, a questo rispondo: che questi tali fanno il Teatro pensile, e che a Venezia un Teatro pensile non si può fare per la gran ragione, che non è stato più fatto. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Amico Carissimo

Verona 6. Aprile 1790.

Omissis.

Ai premessi dettaglj credo di aggiungervi un altra notizia. Ora si gode una tranquillità perfetta. Nell’interno non possiamo esser meglio garantiti dall’assidua vigilanza, ed attenzione del nostro Eccellentissimo Podestà, che veglia alla comune felicità, e nel Territorio si intendono ovunque cessate le molestie, e vessazioni, che cagionava una Truppa di malviventi. Il merito di questo felice cambiamento è interamente dovuto all’indefesso zelo del nostro Rettore, che impetrati, ed ottenuti a tal oggetto dal Pubblico i necessarj rinforzi di Truppa, seppe avvedutamente con addattate commissioni impiegarla nel disspare così malvagia compagnia, e nel ridonare colla pubblica la privata sicurezza. Egli è questo un vero argomento di esultanza per la Provincia, e di sensibilità, e di rispetto verso un Rettore, che ci fà conoscere in ogni circostanza l’utile, e grata sua Reggenza.

Addio.

Il Vostro Amico
N. N. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Sig. Gazzettiere Stimatiss.

“Nella vostra gazzetta ci fate sentire che in Anguillara risiede un Vicario di una famiglia nobile di Padova. Son molti anni che io abito in Anguillara, nè mai ebbi la bella sorte di vedervi un Vicario; bensì sò che uno di questi nostri Sig. di Anguillara è Vicario di questo Villaggio, che altrimenti non è Terra. Voi dite che questo luogo è mercantile. Bastavi sapere ch’io facio il sensero da biave, e che se voglio vendere cento sachi di formento, o formentone bisogna che cavalchi un’asino e che vadi al mercato di Rovigo, che quello sì è stimabile sopra ogni piazza per il Commercio de’grani. Sia dunque [236] tutto deto e lume della verità, onde qualche mercante non si ponga in viaggio per restare poi burlato. Non v’è bisogno di cerimonie; chi conosce Anguillara sà che è un piccolo paese; sichè inseritelo nella vostra gazzetta à regola di tutti. Addio.

Anguillara 5. Aprile 1790.

Vostro Affezionatiss.
Felice Talpo ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Risposta del Gazzettiere.

Caro Sig. Talpo, alla pag. 179 e 180 del Saggio sulla Storia Veneta del Sig. Ab. Tentori troverete l’Articolo da me riportato intorno Anguillara.

Anche nel Protogiornale ad uso di Padova leggesi che Anguillara è governata pur essa da un nob. Padovano. Che sia poi Terra, o Villaggio, mercantile o non mercantile non dovevate accusar col Voi dite chi soltanto riferì e citò.

Il Mercato che vi si tiene ogni giovedì, e la sua situazione avranno indotto il Sig. Ab. Tentori a deffinire mercantile Anguillara, che fors’era tale ne’passati tempi; e siccome i moderni copiano sempre gli antichi, in gran parte, nella descrizione de’Paesi, così è facile che qualche verità dell’età passata, non regga agli odierni cangiamenti, e diventi un errore de’nostri giorni.

Per altro non vi rincresca, che la vostra Patria, o almeno un luogo che da molti anni abitate, abbia un aspetto sì vantaggioso alle stampe; seguite a trottare sul vostro somaro; non perdete mai di vista il gran punto del vostro mestiero di comprar a buon mercato, e di vender caro più ch’è possibile; state saldo in sella, cogliete i buoni momenti; usate de’soliti ripieghi, e potrete far denari anche vivendo in un Paese che non è mercantile. Addio Talpo.

Delitti

Tra le spazzature di questo Convento de’Frari, fuori d’una porta, ravvolto in un pezzo di logora stuoja fu ritrovato un bambino morto, colà di furlo gettato, probabilmente da rea mano ministra d’un crudele infanticidio.

Dalla Chiesa delle RR. MM. del S. Sepolcro un ladro sacrilego rubati aveva due vasi d’argento, e col furto, ed a mano armata correva a mettersi in salvo, dietro le grida di chi avendolo scoperto tentava il suo arresto.

Uno Schiavone, che colà ritrovavasi, sguainata l’arma che aveva al fianco l’obbligò a deporre i due vasi. Cio fatto fuggì.

Notizie Marittime.

10 Aprile 1790.

“Si conferma essersi investito a Daila il Telemaco Veneto proveniente da Livorno diretto per questa Piazza.

Come pure si conferma la perdita della Chechia Capitan Niccolò Bego con porzione dell’Equipaggio naufragato sotto Spalato.

È felicemente arrivato a Salonicchio proveniente da Trieste il Cap. Niccolò Facchinetti Veneto.

Il Cap. Pasqual Molena, Veneto, è arrivato colla vita a Salonicchio avendo lasciato il Galleone smatato a Scopulo.

L’Urca Cap. Domenico Berengo Veneto ritrovasi a Tino, o Lemos colla perdita delli Arbori.

Più recenti avvisi reccano la trista nuova della perdita totale dell’Urca.”

Padova 11. Aprile 1790.

“Riapresi questo Teatro Obizzi colla solita Compagnia del Pelandi. Attendonsi da Treviso li noti cavalli per formar Casotto in Prato della Valle.

Compiuto nell’anno scorso a spese del zelantissimo nostro Vescovo S. E. Reverendis. Monsignor Giustiniani il grandioso altare del suo S. Lorenzo Giustiniani di fini marmì simile a quello del [237] B. Barbarigo suo predecessore nelle sede Vescovile, esistenti in Duomo, ora l’Illustriss. e Reverendis. Monsignor Canonico Santonini Vescovo di Famagosta, Vicario Generale Vescovile, e Diacono della B. V. del Rosario, spende da cinque mila ducati circa in due eccellenti organi, e due orchestre nella Tribuna della Chiesa medesima ov’è il Busto di marmo del Papa Rezzonico, che fu Vescovo di questa Città. Così l’Illustriss. e Reverendiss. Arciprete Dotto summa importante per un Apparato Pontificale di 27 Canonici di ricco samis d’oro. E Mons. Illustris. e reverendiss. Bened. Gio: And. Selvatico March. Estense Can. Tesoriere altra summa considerabilissima a compiere il lastricato di fini marmi di essa Cattedrale. Egl’imita l’esempio di pietà de’suoi maggiori che l’hanno adornata ne’scorsi tempi d’altari, e distinto palpito. Monsig. Illustriss. e Reverendiss. Giusto Ant. C. Bolis Sacerdote Teologo Figlio del Nob. Sig. C. Gio: Nic., e Bibliotecario, incominciò a migliorare di molto, come farà in seguito, la Libreria copiosa di antichi MM. SS. e di rare edizioni.

È negli estremi della vita il Sig. Conte Franc. Papafava d’anni 76. Cav. di S. Stefano, d’illustre ed ottima Famiglia, che per le particolari sue qualità generalmente compiangesi. Non mi resta che protestarmivi ec.” ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Mestre 12 Aprile.

“A dispetto del cattivo tempo, e di tutte le avversità possibili è andata in scena Domenica sera nel nostro nob. Teatro l’Opera intitolata la Pastorella Nobile musica bella, e fortunata del Sig. Guglielmi. La pioggia impedì lo sperato concorso dei Veneziani de’quali nessuno è intervenuto ad eccezione di una compagnia di morbinosi per cui il Sole non à il privilegio d’influire in alcnn [sic.] modo sui loro divertimenti. Faceva veramente compassione il vedere un Teatro affatto vuoto alla prima recita di un Opera, che si potria cambiare con molta giustizia con quella di qualche Città della Veneta Terraferma. La prima Donna Signora Dilicati à bella voce, e bella figura il mezzo carattere Sig. Codecasa canta di ottimo gusto. Il vestiario poi, l’illuminazione, e l’orchestra peccano forse di troppa magnificenza in un Paese non troppo avvezzo a simili spettacoli. In somma non sì può che ammirare, e compiangere il coraggio dei Direttori di quest’opera, i quali non anno avuto finora che dei sterili e scarsi testimonj delle loro spese fatiche. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

A Noi.

Nível 3► Carta/Carta ao editor► “Il vostro discorso, sopra le qualità delle Femmine, nel diverso punto di vista, in cui le fate considerare, è veramente molto ragionato, ed elegante. In una sola parte, a mio credere, voi forse male l’intendete, ed è, nell’attribuire i loro difetti alla debolezza degl’Uomini, quasi fosse in nostro potere cangiare il fondo del loro cuore e le proprie loro naturali affezioni. Permettetemi, che ve ne accenni qualche prova in contrario, e fatene quell’uso credete.

Stimo necessario prima di tutto lo stabilire cosa sia l’Uomo, e cosa la Donna, relativamente fra loro; Se questo sia d’una natura superiore a quella, o quella d’un essere superiore a Questo; Se la dignità del primo gli conceda una forza di podestà sopra la seconda, o se la seconda abbia essa una potenza dominatrice sul primo; Finalmente, se un ugualgianza di dignità, e condizione, s’oppone al dominio reciproco, o alla reciproca soggezzione di ambedue i sessi, come sembra più ragionevole.

Non voglio supporvi così pregiudicato, di stimar la Donna d’un essere inferiore all’Uomo quanto allo spirito; Giacchè oltre le riprove al contrario nel risultato delle proprietà animali diffuse nella Donna con egual disposizione, [238] che nell’Uomo, e le azioni esterne (sole infallibili interpetri delle facoltà invisibili, e spirituali) per cui si palesano con energia i tratti d’un anima ragionatrice; ne sarebbe risultato in conseguenza, che sin a quest’ora (stando la diversità) l’Uomo portato dalla sua sublime dignità naturale a dominare, ed assoggettare a’suoi voleri quanti esseri animali di specie inferiore alla sua abitano la Terra, avrebbe certamente trovati pure i mezzi d’asseggettare le Femmine, come già fece di tanti altri Animali feroci, e domestici, avendo impiegato con successo il ferro, e il foco per le Belve, il freno per i Cavalli, il giogo per i Bovi, la catena per i Cani ec. tutte fiere meno infeste, e dannose al certo delle cattive Femmine all’umanità. Il che mai verificato si vidde anzi al contrario in ogni tempo l’Uomo costretto, a sottostare ai voleri di queste stesse, a soffrirle partecipi della sua dignità, ad accettare l’influenza, che esse pretendono d’infondere nella sua società con eterni legami ben spesso per lui d’un insoffribile peso. Con ciò cade certamente ogni ragione di riputarle inferiori all’essenza nostra, e diviene assurda la proposizione: Che sia in libertà dell’Uomo la loro condotta, non avendo egli questo grado di forza dominatrice, che sugl’Animali d’una specie inferiore alla sua. Ed in fatti a maggior peso di questa verità, siamo costretti a confessare, che tutti gli sforzi tentati in ogni tempo per reprimere, e domare queste domestiche Tigri, sono stati, e saranno sempre inutili, e vani, e che nulla hà servito all’Uomo, nè l’ingegno, nè la dignità, inutili mezzi, ove trattasi d’acquistar dominio, e superiorità sopra un essere eguale al suo, e che agisce con li stessi principj.

Se dunque, come è provato, le Femmine sono d’un’essenza simile agl’Uomini, godendo delle libere sublimi facoltà, dell’assolute potenze, che mettono al di sopra l’Uomo di tutti gl’altri Animali, e se questi non può dominare che sugl’esseri inferiori alla sua natura; come osate decidere che le loro qualità, che i loro difetti, dipendono dalla nostra debolezza, e governo, piuttosto che dal fondo del loro cuore, e da un carattere proprio, e particolare delle medesime?

Quanti hanno tentato quest’impossibile, cioè la riforma delle Donne, ed hanno sperimentato pur troppo, che questa è un opera superiore alle forze umane. Cessate dunque d’accusar gl’Uomini dei Vizi delle Femmine, che essi non hanno facoltà di evitare. Ogni Marito, ogni Padre tutto cerca per regolare, e piegare le Consorti, e le Figlie alla moderazione; I Direttori di spirito, i Maestri delle virtù s’adoprano tutto giorno a riformare il loro cuore, indirizzando le loro idee, e frenando i loro trasporti. In una parola non tralasciano mezzo possibile per giungere a capo di quest’utile riforma. Pure ad onta di tante attenzioni, cure, e fatiche, esse sono, e saranno sempre le medesime cogli stessi difetti, e colle stesse virtù.

Concludiamo, che se le Donne sono in generale, come vengono dipinte da coloro stessi, che per disgrazia vengono attratti ad avvicinarle, lo sono per propria loro natura: che i vizj delle medesime, sono sempre l’effetto del loro temperamento, ed il derivato di quelle proprietà, che compongono la loro essenza; che il capriccio, e la mobilità, che formano il loro carattere distintivo, si sviluppa sempre in esse, in qualunque stato siano poste, come un’attributo essenziale del loro sesso; che l’ingegno dell’Uomo piuttosto che perdersi dietro il piano di una riforma più desiderabile, che possibile da ottenersi, dovrebbe tentare di servirsi con profitto degli stessi difetti, e passioni delle Femmine, per assicurare il suo ben essere, e la propria felicità, come il saggio economico Agricoltore, che conoscendo le qualità diverse de’Cam-[239]pi, ch’egli coltiva, cerca di ritraere da ogn’uno quel prodotto diverso, di cui può essere suscettibile la natura del Terreno, e la forza del Clima. Sono intanto ec.

Un Accademico Apatista. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Metatextualidade► (Si risponderà.) ◀Metatextualidade

Nel Foglio di Firenze de’3 cor. in data de’2. così si legge.

“Essendo già stata domandata a S. M. il nostro clementissimo Sovrano la persona del Sig. Canonico Andrea Zucchini direttore di quest’orto sperimentale, all’oggetto di trasferirsi nella Dalmazia Veneta per visitare alcuni stabilimenti agrarj, egli è partito in compagnia del nob. Sig. Ab. Franc. Vellati Ghini di Cortona noto per la sua felice disposizione nel disegnar vegetabili, e di Filippo Cecchi di Sala, esperto nell’Agricoltura pratica.”

Questi due illustri Soggetti col Cecchi si ritrovano in questa Città di passaggio, e partiranno tra pochi giorni per la via di terra. L’oggetto del loro ricercato esame, è la nuova piantagione di tabacchi nelle pianure di Nona appartenente a questo generale Appaltatore Sig. Manfrin.

Da persona intelligente, e di buona memoria, che lesse la carta d’instruzioni della nob. Presidenza del nuovo Teatro da erigersi, raccolto abbiamo:

Che si debba scegliere trà i Disegni quello, ch’è accompagnato dal Modello a preferenza d’altro d’egual merito, che non lo fosse. Che qualora trà i Disegni accompagnati da’Modelli non se ne trovasse alcuno degno del Premio esibito, sia fatta la scelta trà i Disegni che non hanno modello, e ordinato all’Architetto di quello che sarà giudicato il migliore d’eseguire il modello con tutta la possibile celerità;1 Che si contempli particolarmente negli oggetti determinativi la scelta, quella forma di Teatro che lo renda più soddisfacente all’occhio, e all’orecchio.

Che trà i Disegni d’egual merito sia scelto quello che costi meno.

Che riconosciute ne’modelli esclusi delle parti pregevoli, s’abbia da informarne la nob. Società per que’compensi, che determinati verranno dalla sua generosa riconoscenza.

Che nella scelta de’tre prenominati Giudici si ebbe in mira di farla cadere sopra persone, che accoppiassero alle necessarie cognizioni la più retta imparzialità.

Tali sono i punti essenziali della carta precettiva, che verrà probabilmente in luce col giudizio che seguirà, per quanto dicesi, entro la presente settimana colle ragioni dell’esclusive, e del premio.

Relativamente a questo affare, ch’è l’anima degli odierni discorsi, possiamo aggiungere, che oltre quella del Sig. Girolamo Buli semplice dilettante, fece stampare la descrizione del suo Modello anche il Sig. Pietro Bianchi; e che uscita è dal torchio quella del Sig. Cav. Morelli che s’impegna nelle forme di maggior sicurezza per la Nob. Società, di dar compito il da lui progettato Teatro per 80 milla Scudi.

Libri Nuovi.

Opuscoli Economico agrarj dell’illustriss. e Reverendis. Monsig. Fr. Gio: [240] Dom. Co: Stratico Vescovo di Lerina, e Brazza Prelato domestico assistente al Soglio Pontificio N. S. Pio VI. Teologo della Università di Siena, e di Pisa, Socio di molte illustri Accademie ec. Presidente onorario estraordinario perpetuo della Società Georgica delli Castelli di Traù.

In Venezia 1790 Presso Gio. Antonio Perlini Lib. a S. Giuliano al ponte de’serali. Vale L. 1: 10.

È dedicata questa Operetta a S. E. il Sig. Conte Stefano Valmarana dall’Editore. La precede un bel Capitolo in terza rima del chiarissimo Sig. Giacomo Chiodo pubblico compilatore delle Leggi civili di Venezia, ed è questo in lode del celebre Autore. La chiude una Canzonetta Spirituale semina de’grani in Lingua illirica colla traduzione italiana a fronte.

13 Aprile

Nell’Eccellentissimo pieno

Collegio

Per Tenente Generale Comandante

dell’armi della Serenissima

Reppubblica.

19. 4 + S. E. Sergente Generale.

Salimben.

6. 17. S. E. Sargente Generale

Noveller.

12. 11. S. E. Sergente Generale

Arnerich.

Sulle rovine dell’incendio nelle Contrade di S. Marcuola, tra l’ombre della notte apparir si vede uno scellerato, che si fa credere uno spirito per ispaventare chi passa. L’artifizioso vestiario, che aggrandisce la figura, e alla vista sorpresa la fa apparire uno spettro; la rapidità con cui sparisce concentrandosi ne’ravvoglimenti delle fabbriche diroccate, furono grandi argomenti per far credere a’timidi la visione d’un minaccioso Fantasma. Chi lo ha veduto, secondo i varj discorsi, armato di lucido stocco, chi di pistole e archibugio. Il volgo che si pasce del meraviglioso, e del sovranaturale, ed è sempre lo stesso anche nel nostro Secolo illuminato, ne parla con ammirazione e terrore: molti si guardano dal passare per quella parte a tarda ora notturna; ma molti poi che si ridono di simili apparizioni vi passano a mano armata, ed assicurasi che un certo bravo abbia fatto correre quest’Anima vagabonda, e poco mancasse che non giungesse ad operare il prodigio di cavarle sangue.

In mezzo alle derisioni e a timori v’è intanto qualche infelice che pregiudicato ritrovasi nella salute per questa burla d’empietà. Si veglia alla scoperta del reo; qualcuno asserisce che sia preso: e che i nodi della turba zaffesca sian giunti a stringere questo maligno spirito perturbatore della pubblica quiete, che Dio lo voglia per disinganno dell’ignoranza, e per quiete de’pusillanimi.

Notizie Sacre.

“12 Aprile Domenica, degli Apostoli. In tal giorno Gesù Cristo due volte apparve ad essi.

Chiesa Parrocchiale e Collegiata fondata da San Magno Vescovo di Eraclea: La Scuola di San Roco in questo giorno viene processionalmente alla visita della suddetta Chiesa; in cui vi sono li sepolcri della Famiglia Cornaro; Anche Catterina Regina di Cipro qui giaceva, prima che fosse trasportata nella Chiesa di San Salvadore, e nella detta Chiesa fu eretto un bel Deposito ed a piedi vi è la seguente iscrizione

Catharinae. Corneliae

Cypri. Hierosolymorum

Ac. Armeniae Reginae

Cineres.

Vi è una Scuola di Devozione sotto la Protezione delli XII Apostoli eretta nella sudetta Chiesa l’anno 1350, perdono fatto dalla sopra detta Regina a questa Chiesa vi sono molte Reliquie.

A motivo della pioggia Sua Serenità non fece la solita visita alla Chiesa di San Giminiano.

Morti 13. Aprile.

Il Reverendissimo D. Pietro Spernich Canonico e Primicerio della Metropolitana Patriarcale Basilica di Venezia, dignità che ordinariamente viene conferita al più Vecchio del Canonicale Capitolo. ◀Nível 2 ◀Nível 1

1Il quale dovrà poi essere sottoposto a un esame di confronto per conseguimento del premio.