Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 15", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\015 (1790), pp. 113-120, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2578 [consultato il: ].


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Num. 15

Sabbato 20 Febbrajo 1790.

Livello 2► Siamo passati dal movimento, dal brio, dallo strepito dal più ridente Carnovale, allo statto di quiete della Quaresima in cui però non cessano i divertimenti, che riescono più cari nella lor placidezza dopo quelli di confusione, e bisbiglio. Le laute cene del Mercordì hanno già resi insensibili i Signori, e la gente che lor tiene dietro non tutti gli sforzi possibili, a questo passaggio dallo strepito carnovalesco al quaresimale silenzio, e veduti si sono su certe tavole de’pesci, che giusta la frase del Satirico, costavano più de’pescatori che li hanno venduti. La Musica dominatrice del Veneto genio ha già cominciato a raccogliere Accademicamente i suoi dilettanti, che vi concorsero come se da molto tempo fossero i loro orecchj digiuni delle armoniose sue note. La costanza di questo gusto insaziabile è molto utile a’suonatori, a’cantanti, a’maestri di Sala, che hanno in certo modo nel tempo corrente le recite di lor benefizio. Non è biasimevole il costume di coltivar e proteggere un’arte delle più stimabili ch’eserciti l’ingegno umano, ma la è poi una spezie di meschinità il voler ridurre ad essa tutti i passatempi della corrente stagione. L’Eloquenza, le Belle lettere, la Poesia, non potrebbero dividersi a vicenda l’ammirazione, e il concorso, in questa Capitale chiara un tempo per tante riduzioni Accademiche che la onoravano? Mancano forse nella Nobiltà, e nella Cittadinanza, de’colti vivaci ingegni da ravvivarle, da farle fiorire di nuovo? Siccome il genio d’un solo ha potuto introdurre a questi giorni tra noi il gusto delle tragiche e comiche rappresentazioni Accademiche, e farci vedere delle scene decorate dall’esercizio recitativo di dame, e di cavalieri, così avverebbe lo stesso se scuotendo il giogo della consuetudine e urtando il privilegio esclusivo della musica vi fosse qualch’uomo dotto che avesse a cuore di farsi l’institutore di qualch’Adunanza ove la Gioventù messa in gara si raccogliesse a dispute oratorie, a letterarj trattati, alla recitazione di poesie, o scritte od apparecchiate sui Temi proposti, o all’improvviso dettate da’più pronti, e fervidi talenti. Così almeno la colta gente avrebbe di che variare ne’trattenimenti accademici, e colla instruzione nascerebbe il diletto. Questo solo ottner si può, l’altra non già dalla musica, che Platone volle bandita dalla sua ideale Repubblica, come producitrice della mollezza, e fomentatrice delle umane passioni. L’è tutto un [114] momento. Questo titolo della Farsa rappresentata a S. Gio: Grisostomo è applicabile al caso presente. In una Metropoli coronata d’ulivo dalla Pace ridente dove tanto si spende per divertirsi, come lo attestano i registri delle Imprese teatrali, basta che un solo senta l’impulso di combinare in un progetto la ricreazione, e il profitto. L’esempio troverà de’seguaci, e la Nazione sarà a lui debitrice d’avere ne’tempi più convenevoli una varietà di passatempi atti a piacerle ed illuminarla, e i Giovani studiosi un campo aperto da esercitare la loro virtù, e farla brillare e crescere a’stimoli dell’emulazione.

Leggiamo che certo Griffith—Jones, Rettore di Laudo Wror nel Carmarthenhens, era un Ministro si somma pietà, che diede il progetto, ed ebbe la direzione delle scuole ambulanti di carità, stabilite nel Paese di Galles. Queste scuole erano incaricate d’insegnare agli uomini, alle donne, a’fanciulli poveri, la Lingua Inglese, e i principj della Religione. Davan esse lezioni il giorno, e la notte, e ne’tempi dell’anno, ch’erano i più comodi a’poveri, agli artigiani, a’lavoratori; di modo che l’instruzione mai non isconcertava i loro lavori. Dall’anno 1737 in cui fu fondata la prima il numero di queste Scuole ambulanti ascese a tre mila cento e ottancinque, e quello degli scolari a cento cinquanta mila duecento e due.

Li tre Regni della Gran Brettagna son pieni di stabilimenti sì utili e generosi: ma questo di cui parliamo non avrebbe mai forse sparsi i suoi benefici effetti senza l’inventore genio caritatevole del prenominato Ministro. Ecco il momento decisivo di gran beni alla Società. Quello che vorremmo veder a sorgere tra noi non ha uno scopo tanto lontano. Dalla Pubblica carità son aperte le Scuole ne’Sestieri di questa Città ove i fanciulli poveri si dirozzano a spese del Principe. Le varie Cattedre sostituite dallo stesso zelo sovrano a quelle de
Gesuiti dan adito a’Giovani d’erudirsi. Senza pretendere Scuole ambulanti anche tra noi, basterebbe che i nostri voti fossero secondati una volta col vedere qualche luogo di riduzione ove il suono ed il canto non fossero i soli oggetti di ricreazione passaggiera, ma l’incremento delle Scienze, e dell’arti, la coltivazione delle Belle Lettere, e della Poesia sollevata alla divinità del suo linguaggio, e non avvilita a’bassi argomenti che la rendono ministra dell’adulazione.

Sappiamo che si riderà di questi eccitamenti, e verremo accusati d’un zelo incompetente al nostro uffizio. Ma finalmente non usurpiamo i diritti degli Oratori Evangelici ch’ora insegnano la retta via per l’eterna salvezza, e comunichiamo soltanto un pensiero ed un desiderio, che tende a nobilitare i divertimenti del Mondo civile. Oh sarà inutile! E per questo? È meglio sempre proporre un bene, che secondar la corrente de’mali da cui siamo inondati, e chiudendo l’orecchio agli scherni di chi è schiavo della consuetudine, appagarsi dell’approvazione de’saggj.

La sera del Giovedì vi fu musicale Accademia dal Sig. Jucchi maestro di Ballo, a cui furono ammesse le sole persone nobili. L’intervento costò l. 8. Cantarono il Sig. Babbini, ed il Sig. Senesino.

Jeri simile trattenimento dal Sig. Maestro Bartolommeo Cambi detto Meo. L’invito fu per la Cittadinanza, lire 4. il prezzo d’entrata, e i primi Cantori li Signori suddetti.

La Signora Banti è partita il primo giorno di Quaresima per Roma ove ha disposto di partorire prima di passar a Napoli.

La Signora Mara partì jeri, e nel suo passaggio per Vicenza, Verona, e Brescia soddisferà col suo canto i desiderj di quelli, che quì non vennero ad udirla.

Livello 3►

Addio d’un Forastiere a Venezia mandato al Gazzettiere in Francese, e da lui tradotto.

Lettera/Lettera al direttore► “Torno alla mia Patria. I Parenti, e gli Amici, mi faranno mille interrogazioni. Sapranno in prima che vegliai la notte, e che ho dormito il giorno; che andava quasi sempre mascherato per non esser conosciuto, e tutti mi conoscevano, perchè non ho potuto in un solo mese di tempo imparare a starvi bene. Che un giorno mi cavai il cappello per salutar in Piazza una bella Signorina, mi cadla maschera, e feci ridere molta gente presente al mio sbaglio. Che frequentai i Caffè di concorso facendomi largo co’gomiti onde non restar affogato, e mi figurai tante bellezze nelle faccie donnesche coperte dall’incerata tela, ma più d’una scoprendomisi accorger mi fece che aveva prese delle nuvole per Giunoni. Che onorato a delle tavole Signorili ho dovuto fingermi per creanza ora partigiano della Mara ora della Banti, e così star in pace, e in amicizia con tutti, ma fui scoperto, e non mi si credè più neppur quando parlava sincero. Che se il Carnovale durava quindici giorni di più io logorava talmente la mia esistenza da non tornare più a casa, o da tornarvi sull’aria dell’Item lascio. Addio, bella Venezia, vado a riposare sino alla Senfa, e tornerò poi a rigoderti a costo di vendere il formento non ancora raccolto; Addio.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Metatestualità► “Caro, Sig. Gazzettiere, stampate queste parole, traducetele; ho i miei fini, e avrete un segno di gratitudine.” ◀Metatestualità

Signor Gazzettiere.

“un Giovane Veronese di qualche abilità, e talento, dell’età d’anni dicianove desidererebbe d’essere impiegato in qualche Compagnia di Comici. Sebben egli abbia sufficiente cognizione per esser Poeta, e Compositore; pure non isdegna d’esser ricevuto a semplice Comico. Perciò la prega a inserir quest’avviso nella sua Gazzetta; desiderando ancora d’esser fatto consapevole per mezzo della stessa di chi vi applicasse, acciochè possa sapere a chi debba in[...] Giovane è pronto, per chi li ricerca, a dare un saggio sì del suo recitare, come anche del comporre.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3►

Articolo di una lettera scritta da Padova ad un Amico in Venezia.

In data dei 10 Feb. 1790.

Lettera/Lettera al direttore► “La descrizione che mi fate dello spettacolo che vi presenta venezia in questi giorni di Carnovale, è a dir vero brillante, e sublime: niente di più bizzarro, di più giocondo, e di più magnifico. Io non ho sì belle cose da scrivervi. Qui si passa dal Caffè al Teatro con la maggior tranquillità del mondo; e ognuno và col suo viso. Se una nuova Tragedia messa in questi giorni sulla scena, non avesse alterata un cotal poco l’universale equabilità, io nulla potrei dirvi, che noto non vi sia, o che non possiate immaginarvelo. La Tragedia, che si rappresentò ha per titolo: Isabella Ravignana, ossia il Trionfo dell’onestà. Ella è composizione del Sig. Abbate Pietro Meneghelli Autore della Bianca de’Rossi. Essa è tratta dalla Storia di Padova a quell’Epoca in cui Massimiliano Imp. fece inutilmente l’ultimo assedio di questa Città. Dalla storia non si ha se non che Isabella si precipitò nel Brenta per sottrarsi alla brutalità d’un soldato. Ella si rese sì celebre per questo fatto; e il Sig. Ab. Meneghelli ha saputo trovar nel suo ingegno le circostanze che gli mancano per renderlo [116] suscettibile di una azion tragica. Il tempo non mi permette di entrar in dettagli; ma voi avrete nel seguente Sonetto, che fra gli altri si vide in quest’occasione, il Trasunto della Tragedia, al di cui buon successo cooperarono certamente anche il valor della Signora Eugenia Zocca, che sostenne la parte d’Isabella, e quella non meno del Sig. Pietro Pianca, che fece la parte di Ginnino Sposo promesso d’Isabella.

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Sonetto

Di vecchio Padre alma delizia, e cura,

Abitatrice di tugurio inculto,

Vince Isabella, in sua virtù sicura

Finte lusinghe, e il militare insulto.

Ell’ama, è ver; ma la sua fiamma è pura:

Ecco il suo Ben tolto al guerrier tumulto:

Oh Dio! qual gioja! Oh semplice natura!

Trema, Fellon: non sia quel core inulto.

Cresco all’empio il furor; sprezza à consigli:

Tragge la Bella in un mortal conflitto:

Ahime! che sia! oh Padre! oh amante! oh Figli!

Ma Isabella ha gran cor: d’un salto piomba

Nel Brenta; il ciel la salva; è il reo trafitto;

Essa trionfa; è applauso alto rimbomba. ◀Livello 4 ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

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A Noi

Lettera/Lettera al direttore► La solution raisonnèe, exacte & elègante, Monsieur, que vous avez donnèe du probleme de l’aveugle nè & de celui qui le devient après avoir joui du sens de la vue, en ajoutant encore au plaisir avec lequel on vous lit toujours, n’a pu qu’augmenter le desir de vous lire encore.

Vous devez donc me pardonner la libertè que je prends, de vous proposer une autre question dans le meme genre, qui est souvent agitèe, & qui peut-etre n’a jamais ètè decideèe d’une maniere satisfaisante.

Le quel du sens de la vue ou du sens de l’onie est-il le plus utile à l’homme en gènèral ? Le quel des deux lui procure-t-il le plus de sensations agrèables, & par consequent le plus de jouissances ? Au quel des deux peut-il le plus supplèer pas ses autres sens ? Le quel doit-il le plus craindre de perdre ? Enfin le quel de l’homme devenu aveugle, ou de l’homme de venu sourd est-il le plus a plaindre ?

Il s’agit de dècider entre la surditè & la cecitè mais prises en gènèral, & indèpendamment de toute circostance particuliere qui puisse fair redouter l’une plus que l’autre. Il est hors de doute que celui qui vit de son travail, & a qui la vue est nècessaire pour travailler, prèsèrera ses yeux à ses oreilles. Il faut supposer un homme aisè, & qui soit dans le cas de ne considèrer ses sens, que sous le rapport de l’utilitè & de l’agrement, & non de la nècessitè.

La question, Monsieur, en se dèveloppant sous une plume telle que la votre, ne peut manquer d’acquèrir tout l’intèret dont elle est susceptible ; & tous vos lecteurs. feront flattès, de vous voir dècider entre le charme qu’ils trouvent a vous lire eux memes, & ce-[117]lui qu’ils èprouvent en vous entendant lire.

J’ai l’honneur d’ètre Monsieur.

Votre très humble
& très obèissant
serviteur un de
vos Abonnès.

A Venise le 18 Fèvrier. 1790.

Metatestualità► Questo è l’ordinario delle carte Francesi. Al Quesito proposto in questa risponderemo se alcuno non ci solleverà dall’impegno. Protestiamo intanto allo scrittore di essa la più viva riconoscenza alla gentilezza dell’espressioni onorevoli, che ci riguardano. ◀Metatestualità

Correzioni
Ed aggiunte alla nota de’
Predicatori.

A S. Zaccaria. Il Sig. Ab. Franc. Parisi Vicentino.

A S. Moisè Corvesi non Corresi.

A S. Apollinare Ab. D. Paolo Franc. Botto Nob. Genovese.

A S. Sebastiano ed Ognissanti, è da Imola non da Bagnacavallo.

A S. Croce della Giudecca Picconi non Giaccovi.

A SS. Giov. e Paolo P. Dom. Botteri Romano.

Alle Cap. di Castello P. Let. Pio Gius. Triva.

Aggiunte.

Alli Carmini. Il Rev. Fil. Fiumi Carm. da Bologna.

A SS. Gio: e Paolo la sera il P. Pr. Pietro Piaggia.

A S. Stefano il R. P. Gius. Chiai da S. Donino Agostiniano.

A S. Franc. dalla Vigna R. P. Let. Luigi Ant. da Castignola M. O.

A S. Bart. per la Naz. Tedesca il Rev. P. Val. da Augusta Cap.

A S. Franc. di Paola il R. P. Marianno Minghetti dal Friuli.

A S. Pietro Martire di Murano il Rev. P. Giacinto Rovelli dell’Ord. de’Predicatori Priore del Conv. di S. Gio: Bat. d’Argenta.

In Piazza di S. Marco il P. Let. Dom. Faurati Ven.

A S. Alvise il Rev. D. And. Cardini Sac. Ven.

Luigi Fabri Profumiere sotto le Procurative Vecchie fa noto, che oltre li tanti Segreti già da gran tempo accreditati, e dispensati alla sua Bottega possederne in oggi due più prodigiosi.

Uno d’un Acqua mirabile, chiamata, Acqua metallico minerale, che annerisce i Capelli, tramutandoli di bianchi, o grigi inneri.

Dett’Acqua si vende al prezzo di Lire una all’oncia.

L’altro è d’una Mantecca, che fa crescere i Capelli, e questa si vende al prezzo di Lire una e mezza all’oncia.

Chi si degnerà far uso de’detti Segreti ne vedrà gli portentosi effetti, poichè le continue esperienze fanno prova del merito di tai Segreti che solo dal detto Fabri sono posseduti, e dispensati.”

Da Treviso. 17 Fab. 1790.

Lettera/Lettera al direttore► “Jeridì a sera nel Nobile Teatro Astori fu chiuso il corso de’divertimenti Carnovaleschi con un Viglione, o sia Cavalchina magnifica sì per Ballerini, che per Aspettatori ne’palchi, e terminò questa mattina alle ore 13. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Da Padova in data del dì precedente ci venne una Lettera affatto discor- [118] de dal sentimento delle altre due riportate intorno al merito della Tragedia Il Trionfo dell’Onestà.

Siete troppo cortese, Signor Gazzettiere, nel dar luogo ne’vostri Fogli egualmente ai buoni, che ai cattivi rapporti. Ecco il tenore con cui essa comincia.

Questo Signore però, che scrive così, ci dica di grazia in qual modo potrebb’egli distinguere nel nostro caso i buoni da’cattivi rapporti quando si tratta di cose seguite in altri Paesi, e descritte da chi le vide. Noi abbiamo sempre serbato il costume di riferire prò e contra i giudizj sugli spettacoli della Terraferma esibendoli all’approvazione, o disapprovazione degl’intelligenti imparziali. Per ciò, ommettendo prudentemente certi tratti un pò troppo pungenti, che non reggono allo spirito della sana critica, presentiamo le sue accuse che otterranno il voto de’dotti, se saran giuste. ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Una semplice Contadinella, del sobborgo di Ponte Corvo, che presa dallo spavento nel vedersi inseguita da un’insolente licenziosa truppa di Soldati, si getta in Fiume, e si annega, è un fatto d’Istoria Patria successo nell’anno 1513, il quale servì di soggetto al nostro celebre Tragico. Egli per rendere più eroica la paurosa azion d’Isabella (è questi il nome della giovine perseguitata) vuol che i soldati sieno Tedeschi, anzi che miliziotti di Padova perchè pretende, per piantarsi bene in fatto d’Istoria, che attorno alle mura vogassero ancora l’anime di que’Germani, i quali del 1509, dopo l’infelice intrapresa dell’assedio, aveano ripassati i monti con Massimiliano lor condottiere. Uno di questi soldati, vede a caso, s’invaghisce, e vuole a forza la giovine. Adopra i mezzi della violenza, tiene il linguaggio del Lupanare, e spaccia sentimenti indecenti. Un compagno di questo bell’esemplare, dopo di essersi fatto conoscere buon bevitore, sparge massime opposie, ma con si poca forza e destrezza, che non arriva a togliere l’impressione fatta del male. In questa Farsa, che non ha di Tragedia che i cinque Atti, l’ultimo de’quali è aggiunto per dar tempo di testare a un moriente, si vede un Padre adesso rigido, dopo stupido e indolente; ora onesto ed ora maligno; ingiusto, violento, bugiardo, sempre mal conseguente a quella sana morale ch’ei dice di avere sparso in cuor di sua Figlia. Il resto è modellata a simile figura. Lo stile non è nè basso, nè medio, nè alto; pieno di cacofonie, sparso di maniere triviali. Se un qualche buon sentimento di furto preso da alcuno, balza tratto tratto all’orecchio, muove la compassione e la rabbia per vederlo così mal’annicchiato. Rassembra ad una gemma, che dopo di aver ornato la candida mano di bella, e vaga Polzella, passa a stringere l’incallito dito di un succido pizzicagnolo.

Sig. Gazzettiere vi prometto in seguito di esser più attento su tutto ciò che si vorrà da’vostri corrispondenti farvi scrivere di Padova, perchè o vendichiate poi il male inserito, o vi rendiate cauto nell’inserir certe misere inezie, che deturpano le Gazzette dal vostro genio felice sparse di grazie. State sano. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Grazie. Tocca all’Autore a difendersi.

Domani altra Accademia di Musica istrumentale, e vocale in Calle del Carro in Casa del Sig. Giov. Gnucchi Maestro di Ballo. Canteranno i primi Virtuosi tra i quali il Sig. Babini. Il Sig. Capucci suonerà un Concerto di Violino.

Ogni Persona civile, che interverrà, pagherà L. 4. S’incomincierà alle due ore in punto.

Per non esser accusati di volontaria ommissione diamo ora i versi recitati e [119] cantati dalla Prima Donna dell’Opera a S. Samuele all’ultima notturna recita.

Sentimento di Madama Elisabetta Schmeling Mara al momento di sua Partenza al Rispettabile Pubblico di Venezia.

Livello 3► Ah qual funesto istante

È mai questo per me! d’Adria le sponde

Di tanti Eroi feconde

Io deggio abbandonar. Genj custodi

Di quest’alma Città, cara agli Dei,

Deh propizj accogliete i voti miei.

Partirò ma il cor costante

Grato sempre, e sempre amante

D’Adria in sen ritornerà.

Un sì caro, e dolce oggetto

Lungi ancora in questo petto

La sua sede ognor avrà. ◀Livello 3

“Nella Compagnia Pellandi detta di S. Angiolo non nasce, che si sappia, novità di rimarco. La sua prima piazza è secondo il solito Padova.

La Compagnia di Perelli di S. Luca va prima a Gorizia, poscia a Trieste. Da questa Compagnia sene va il Sig. Menichelli, che fa egli pure Compagnia, se ne va la Signora Consoli, e li Sig. Fiorilli; il Perelli ha sostituito li jugali Lanzetti. Il Pantalone si ferma in Venezia a far il suo primo mestiere di Calzetta; questo personaggio lo farà il Sig. Francesco Martelli.

La Compagnia Battaglia di S. Gio: Grisostomo va a Modena, Milano, e Piacenza. Li jugali Segallini detti Marzochi vanno col suddetto Menichelli, quella da Servetta, ed egli da Brighella. Nella Compagnia nascono alcune novità ancora non note; vi sarà per seconda Donna la Sig. Chiara Cardosi.

La nuova Compagnia del Sig. Francesco Menichelli, va a Ferrara la primavera, a Bologna l’estate e l’Autunno a Modena, il Carnovale a Padova; queste due ultime piazze non sono ancora certd.

Livello 3►

Addio recitato dalla Sig. Luigia Belloni a
S. Gio: Grisostomo.

Notte, che alle nostr’anime agitate

A’nostri dubbj, a’rischj, a’timor nostri

E alle nostre fatiche il fine imponi,

Lietà dovrei chiamarti, eppur non vede

In te questo mio cor lasso, e dolente,

Che terribile orror, che bujo atroce.

Dolce è il servir, dolci i timori sono

È i rischj, e i dubbj, e le fatiche, e i spasini

Nel mezzo alle pietose alme indulgenti,

Che san cambiare in giubilo le angoscie.

Qui la maligna oppression molesta

È rintuzzata, e gl’attributi sacri

Di generosità, d’umanitade

Trionfan sempre. In qual piaggia, in qual clima

Troverem noi la pace, la clemenza,

Le dovizie, il perdon, la cortesia,

Che in questo caro al Ciel lido, han soggiorno;

E qual stupido cuore, o sconoscente,

Senza caldi sospiri, e pianto amaro,

[120] Lido diletto al Ciel, può abbandonarti?

Nò questò cor, nè il cor de’miei Compagni

Di tal tempra non sono. Ognora afflitti

Te chiameranno, e cruda, e infausta notte

Che da’più cari, e più adorati alberghi

Barbaramente, e rapida ci involi.

Altro conforto, Adria indulgente, noi

Risentir non possiam, che la lusinga

Di rivederti, e di servirti ancora,

E quella che comprendi, e presti fede

Che ti sien grati, e che compiangi alquanto

L’acerbezza, e il dolor d’un mesto Addio. ◀Livello 3

Si riconoscerà agevolmente ne’riportati versi la mano d’un Poeta di polso. Egli è il Sig. Conte Carlo Gozzi.

Questo Foglio sente ancora del Carnovale. Succeduto alla sua strepitosa agonia, e alla sua morte doveva contenere colle cose che gli appartengono, e non potevano esser a tempo per il precedente.

Non issugga però alla sua edizione il seguente Invito Sacro.

S. Apollinare
Cercate prima d’ogni altra cosa il
Regno di Dio.

Gesù Cristo in S. Matteo cap. 6. v. 33.

Una delle principali strade per cui la Divina Misericordia vuole condur le Anime de’Fedeli all’acquisto del Regno di Dio, quella si è della Divina Parola. Mosso per tanto il Parroco della Chiesa suddetta dal dovere del Pastorale suo Ministero, eccita tutti gli amantissimi suoi Parrocchiani ad intervenire con sollecitudine, e frequenza ad ascoltarla, e ad invigilare ancora che i loro Figliuoli, Domestici, Subalterni profittino di questo celeste Pane di vita, e che frequentino la Dottrina; sicuro che per tal mezzo averà egli poi il contento di vederli ben disposti a ricevere con frutto nella Santa Pasqua quella copia di Grazie, e Benedizioni Celesti, che loro di vivo cuore desidera.

Il dopo pranzo alle ore 21. si farà l’instruzione per la Confessione, e
Comunione.

Il Lun. Mer. e Vener. per le Putte.

Il Mar., Giov. e il Sab. per li Putti.

Savio in Settimana per la pross. v.

s. Z. Ant. Ruzzini.

Cambj Venerdì 19. cor.

Lione 57. e mezzo.

Parigi 55. e 3 4rti.

Roma 63 e un 8vo.

Napoli 115 e un 4to.

Livorno 99 e 5 8vi.

Milano 155.

Genova 91 e mezzo.

Amsterdam 93

Augusta 102. 3 4ti.

Vienna 198

Londra 48. e 7 8vi.

Prezzi delle Biade

Formento dalle 33: alle 33. 10.

Sorgo Turco a l. 16.

Segale a l. 21. 10. a 22.

Fagiuoli bianchi a l. 22.

Miglio a l. 17.

Risi da’35 12 a’35 duc. m.

Oglio di Corfù a duc. 125 di Zante

120 Mosto 120.

Martedì 23 cor. seguirà a Brescia l’Accademia Musicale. Oltre la Sig. Mara si spera che possa giunger a tempo anche il Sig. Rubinelli. Il prodotto servirà per la costruzione delle strade postali.

Così nell’Avviso a stampa. La Lettera che lo accompagna dice che non si potrà entrar in Teatro che col Biglietto il cui prezzo è fissato a uno scudo di Milano; che però avrà luogo a distinguersi la patria generosità, perchè vi saran alla porta due Bacili da raccogliere il denaro.

La Sig. Mara s’è obbligata per l’Aut. e Carn. v. al servizio di questo nob. T. a S. Samuele. ◀Livello 2 ◀Livello 1