Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 11", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\011 (1790), pp. 81-88, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2574 [consultato il: ].


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Num. 11

Sabbato 6 Febbrajo 1790.

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Disgrazie.

Alle ore 23 allo in circa del dì 28 Gen. pros. passato, il Reverendissimo Sig. Piovano di Dese villa non molto lontana da Campalto era avviato alla visita d’un’ammalata, e portava seco lo schioppo per divertirsi con qualche tiro nel pedestre suo viaggio se l’occasione gli si fosse presentata. Cammin facendo raggiunse due Fratelli del suddetto Villaggio, che andavano a caccia di Lepri, nominati Giovanni e Giuseppe Conte. S’uniron essi al Parroco il quale precedendoli nel passaggio d’un fosso alla Boveria Abbondanza cadde, e nella caduta gli si scaricò l’archibugio per cui l’infelice Giovanni restò colpito, e morto sul fatto

È facile l’immaginarsi la trista scena di dolore, e di pianto. Lo traeva dagli occhi del Fratello la natura, da quelli del Piovano la compassione, e l’orror di vedersi, benchè innocente, l’uccisor d’un suo simile.

Oltre la strage dell’umana spezie, che fanno l’armi da fuoco, come ministre all’ira de’Re, quanti viventi non son d’anno in anno tolti dal Mondo per simili fatali accidenti! E quanto è meglio avere per questi stromenti di morte quello spavento che rende ridicoli agli occhi de’coraggiosi, piuttosto che quella confidenza con cui essi li maneggiano, e da cui sì sovente nascono le digrazie!

Ci è giunta una replicata del Parroco di Campagna al Sig. Ab. Manzoni in cui trovasi erudizione, giustezza di pensieri, buon senso; e per ciò proviamo del rincrescimenro a non pubblicarla: ma su questo argomento è inalterabile la nostra risoluzione di non ammetter più nulla, che dal Parroco di Campagna, uomo pio come lo crediamo, troverebbesi degna di lode qualora ne sapesse il motivo.

Il nostro articolo sull’arti dello scaltro Garzone, che si spoglia per farsi vestire, e fa un mestiere della nudità per rapire la compassione degli uomini, o non è giunto a tempo, o quanto basti non si diffuse per illuminare sulle sue finzioni la gente.

Mercoledì della scorsa settimana si stese costai nella strada vicino al Caffè di Santa Marina, e cola rinnovò gli sforzi della sua birboneria nel solito aspetto che intirizzir faceva a guardarlo. Passando di là un ottimo Religioso si scosse al suono de’suoi ben imparati lamenti, e si commosse alla vista di quelle lagrime che obbediscono fedelmente all’artifizio de’suoi disegni. In-[82]terrogato come si fosse ridotto a tanta miseria rispose che un suo fratello spogliato lo aveva con cui da Bergamo era venuto a Venezia. Si persuase il buon Sacerdote, lo fece alzare, e lo condusse a S. Lio da un onorato Artigiano di sua conoscenza incaricandolo di farlo vestire a sue spese, il che fu eseguito con prontezza trovando roba che alla meglio gli si adattasse; e nel giorno seguente il caritatevole Religioso lo rimborsò di quanto avea speso.

Così i Rigattieri, e gli Ebrei trovano più da vendere, e le Rivendugliole da comperare a buon mercato con questa vicenda di spogliarsi e vestirsi. Così i maestri di questo discepolo di furberia sono ben pagati delle loro lezioni; le taverne hanno più avventori, e la vergognosa miseria affamata languisce ne’suoi tugurj mentre la frode prendendo le sue apparenze le usurpa quel nutrimento che se le dovrebbe recare con sollecita carita vegliante a cui mai non mancano oggetti veramente degni de’suoi benefizj.

Avviso

Giuseppe Orlandelli per la Dita del fu Francesco di Niccolò Pezzana offre al Pubblico la ristampa della terza corretta ed accresciuta Edizione Napoletana dell’Opuscolo del Sig. Giuseppe Miccoli Dott. di Medicina in Napoli, che ha per titolo: Saggio di Osservazioni sul pregiudizio che reca alla salute l’abuso dei Rimedj li più frequentati in Medicina. L’Autore spoglio di pregiudizj, e dietro la scorta de’più Classici, e d’una lunga serie d’esperienze, e di fatti, va ritoccando e liberamente criticando la pratica di alcuni Medici; raccomanda la semplicità, e scrive con siffato candore e schiettezza che sembra la stessa verità parlante, ad intelligenza eziandio di quelli che non esercitano la Medicina. Vi si trova in questa Edizione aggiunto il suo Saggio d’Osservazioni su la forza Medica de’Rimedj Nostrali, corredato di parecchj mirabili casi che formano un’altra Appendice a quella parte di Materia Medica che riguarda questo interessantissimo articolo. Si vende nel Negozio della Dita suddetta in Merceria dell’Orologio per Lire due Venete legato in cartoncino.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Al Signor Lonvaglia
Il Gazzettiere.

Onorato da voi, mio Signore, col dolce nome d’Amico, favorito di frequenti Lettere, che dimostrano la vostra erudizione, il vostro buon gusto, l’eleganza dello stile, e una certa scioltezza d’espressioni, e d’idee, che a me sempre parve preferibile alla scolastica soggezione, e alla pedantesca severità: sollevato per esse dalla fatica d’ingombrar qualche pagina presentando al Pubblico del nuovo, e del buono, mi sembra meritare la taccia d’inciviltà e sconoscenza accettandole, e dandole in luce senza mai dirvi nulla. Mi sono riserbato però a questo Foglio per rivogliere a Voi le seguenti parole, che si aggirano sui nostri carnovaleschi divertimenti, onde retribuirvi della cura che vi prendete nel dipingermi le delizie del pacifico vostro soggiorno.

Una mostra di neve da cui fu imbiancata questa Città, preceduta dal soffio del gelato Aquilone, aveva minacciato l’interesse delle Imprese Teatrali, dei direttori degli spettacoli della Piazza, e i disegni della gente da buon tempo, che conta i giorni, e l’ore, che confinano colle ceneri Quaresimali, per bene distribuirle nelle partite di godimento, e di spasso. Una pioggia benefica guidata dall’umido Scilocco dominator imperioso delle nostre lagune la sciolse e distrusse non lasciandovi neppur segno su’tetti. Compiuti si son dappoi i voti dell’interesse, e del genio col ristabilirsi il tempo nella sua prima serenità onde godiamo il giorno lo splendore del Sole, e la notte il soave chiaror della Luna, che illuminano i pas-[83]seggj, e invitano ad uscire e goderne fin le persone meno inclinate, perchè abbiamo in Inverno il bene d’una mite Primavera. La compagnia del Carlini è il principale oggetto de’diurni trattenimenti. Come nulla si spende a vederla schierata in Piazza su’suoi cavalli, quand’esce in mostra pomposa, e fa il suo solito giro al suono d’armoniosi stromenti, così son innumerabili gli avventori, che al suo passaggio concorrono sin dalle parti più lontane della Città; i buoni posti son occupati per tempo, e solti i Caffè sotto le vecchie Procuratie. Vedreste precederla, circondarla, seguirla una turba ondeggiante di Popolo, che mai d’ammirarla non saziasi, e s’urta, si preme, si spinge per divorarla co’guardi restando mortificata alle porte del Casotto in cui chiudesi, sulle quali è scritto il non plus ultra per chi non ha denari. Invidiati dagli esclusi entrano a goder de’suoi giuochi in gran quantità gli spettatori onde s’empie il circolo a pian terreno, e di sopra, non meno il dì che la sera, e l’Impresa guadagna bene. Il numero de’mantelli bianchi, che son di moda, è grandissimo ma non son tutti uomini quelli che coprono. Soffribil peso alle spalle delle Signore prendon esse le insegne del nostro sesso, e ne trovan comodo, e piacevole l’uso. Lo scarlatto colore favorito per tanto tempo de’Veneziani nel loro tabarro or’ora non osa di più comparire, ed è costretto di cedere il campo al bianco la cui delicatezza meglio s’adatta al bel Sesso. Sotto i puntati e sciolti nostri cappelli prendono certi visi donneschi un’aria piacevole che meglio li raccomanda alle occhiate della fervida Gioventù: ed è questa per certune una gran ragione di comparire alla nostra foggia. La mescolanza di queste figure tra le maschere di vario carattere abbellisce l’unione dell’Udienza, il passeggio della Piazza, e quello del nuovo Molo, che conserva ancora la prima denominazione di Riva delgi Sciavoni, ed è molto frequentato all’ora del Vespero.

Se si eccettui quello a S. Moisè, ch’ebbe sinora molta sfortuna, gli altri cinque Teatri, quale più quale meno, son sempre pieni. È però strasordinario il concorso, che dopo tante repliche mantiensi a Sant’Angiolo: e si può forse azzardare l’asserzione, che a nostra memoria mai più sia tornata indietro tanto gente ogni sera per non potervi entrare. Questi prodigj non son mai opera d’un perfetto componimento, che attengasi al verisimile, e nel suo bello imiti la Natura. Non li fa che il meraviglioso adornato dagli apparati che abbagliano, e seducono. Per ciò gl’Impresarj nelle loro gare in questa Metropoli si son posti alla necessità d’eccedere nelle spese, e giustificano le loro scelte col gusto del Popolo, che per tutto, e in ogni età sempre è stato lo stesso in proposito di teatrali Rappresentazioni, che che se ne dica in contrario. Se voi quì foste s’irritirebbe forse il vostro buon senso alla fortuna di questa favolosa Commedia, ma confessereste poi che sotto il punto di vista col quale ce la presentò il suo Autore, e con quelle superbe decorazioni che la sostengono, non si può pentirsi d’averla veduta, nè stupire se una Popolazione tanto inclinata agli spettacoli teatrali nell’appagare la sua curiosità dia di sera in sera tanti spettatori a questo Teatro.

Stupite d’un avvenimento contrario. Si espose a San Luca, a tenor dell’invito, la nuova Commedia del Goldoni La Burla ritrocessa. Com’è breve, così fu preceduta da una Farsa originale italiana mai più rappresentata. Questa annojò l’Udienza, e la preparò ad un irritamento tumultuoso. Le prime scene della predetta Commedia del Riformatore dell’Italiano Teatro riuscirono fredde lunghe, e fecero sospettar molti uditori, che non fosse composizione d’un sì celebre Autore, ma che i Comici usato avessero del suo [84] nome per ingannare il Pubblico. Si sparse questa opinione da cui nacque lo sdegno, e il disprezzo, e l’impazienza divenne generale, si udirono de’sbadigliamenti, e de’fischj, si dilatò il romore, non si volle più ascoltare la recita, e furono i Comici obbligati a calar il Sipario. Uno d’essi uscì ad annunziare un’altra Farsa che si sostituì prontamente alla Commedia, e nell’invito usò delle espressioni che condannate furono da alcuni, e da alcuni approvate. Riferite diversamente da certuni che dicon d’averle udite giudicar io non posso se la dignità del Pubblico sia o nò stata offesa.

Quanto a’due Teatri d’Opera seria trovereste nell’uno, e nell’altro del grande, e del buono ma guai a voi se piacendovi più l’una che l’altra lo dichiaraste liberamente dove vi son di que’strepitosi fanatici, che udir bene non vogliono se non del loro favorito Teatro! Non soffron essi una lode divisa: non esaltano una parte che per deprimere l’altra: non permettono che si giudichi senza far un paragone: e nell’entusiasmo degli elogj, e de’biasimi adorano i fantasmi di una riscaldata immaginazione, e s’acciecano per non vedere quello ch’esiste. Il tranquillo discernimento rende al merito ovunque lo trovi la dovuta giustizia, lascia che i partiti opposti s’azzuffino, e imparzialmente decide. Credetemi ch’ognuno di questi due superbi Spettacoli bastar potrebbe per una Capitale.

Nulla vi dirò del passatempo a tanti e tanti sì caro ch’offrono le riduzioni di Maschere al Caffè alle rive di S. Moisè, a quello di Mori, e di Stefano ove uomini e donne passando dall’uno all’altro impiegano le intere notti tra la calca, la confusione, il romore da spaventare al solo pensarlo un uomo come voi che vive nella quiete della campagna. Nulla nemmeno delle Accademie, de’Festini, de’lauti pranzi, delle splendide cene, delle varie numerose mascherate colle quali amano tanti e tanti di farsi spettacolo alla moltitudine. Immaginatevi una Nazione in moto, che ne’varj suoi ordini si prende tutti i divertimenti della stagione e vedrete il vero.

Dopo questa idea che vi ho presentata, invidiate voi questo soggiorno, o vi trovate più contento del vostro? Sò qual sia la vostra risposta. Me la danno le descrizioni che dalla vostra penna mi vennero, e quel genio che scorgesi ne’vostri scritti. Io pure darci questo tumulto festevole per la placidezza d’una solitudine amena, per il commercio di spirito d’un’ottima compagnia, per i beni reali d’una vita sottratta alle cure, alle agitazioni cittadinesche.

Orazio esortata Taliarco a darsi bel tempo nell’Inverno, e bere da’vasi sabini il vin di quattro anni. Voi facendo fronte al costume d’abbandonarle ville in questa stagione, e d’immaginarsele con orrore dalle popolate Cittadi, sapete ben divertirvi e secondarli eccitamento del Venosino Cantore, col saporito Marzemino che non invidia il massico nè il salerno, e con quella giovevole moderazione dallo stesso insegnata a Varo, che allontana le risse de’Lapiti e Centauri, e converte il liquor di Bacco in balsamo salutare, in fomento di giocondità, in mantice all’estro poetico onde disse il nostro Goldoni

Livello 4► Citazione/Motto► “E talor feci anch’io colla bottiglia

Batter le mani ed inarcar le ciglia.” ◀Citazione/Motto ◀Livello 4

Così avessi anch’io, dono di qualche nuovo Mecenate, una Villa qual aveala alle falde del Monte Lucretile il gran Poeta di Venosa, che non inviterei a soggiornar meco una Tindaride ma cercherei di formarmi una compagnia ristretta sul modello di quella che costì godete, a cui mando i miei riventi saluti. Nulla più ch eil necessario alla vita, che l’ozio grato della campagna i contengono i miei fervidi voti, giacchè troppo son persuaso che

[85] Livello 4► Citazione/Motto► Bene est, cui Deus obtulit

Parca, quod satis est, manu. Oraz. Lib. III. Oda XVI: ◀Citazione/Motto ◀Livello 4

Mi raccomando alla continuazione della pregevole vostra amicizia, e mi vi protesto obbligatissimo servitore. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Notizie sacre.

Sin dal 19 Nov. 1788 conseguentemente al Memoriale presentato nell’Eccellentis. Collegio delle R. R. M. M. Benedettine di S. Teodoro di Pola fu decretato nell’Eccellentis. Senato per la loro traslazione a questo Monastero di S. Gio: Laterano, ove professasi la med. Regola; e ciò a cagione dell’aria di quel Paese, che non adattavasi alla loro salute. Contro di questa risoluzione insorsero i diritti di Mons. Vescovo, e della Cittadinanza di quella Città, onde con altro Sovrano Decreto fu comandata una deputazione d’ascolto. Questo non ebbe effetto, perchè seguì un accomodamento delle Parti per cui le Monache rinunziarono alla Città la Chiesa, il Monastero, e l’orto, al patto che tutto sia conservato ad uso sacro, o d’ospitale, o altro Luogo pio. Fu deputato all’esecuzione di questo dilicato affare il Reverendis. D. Gio: Bat. Marcoleoni Can. di S. Salvatore il quale per il corso d’anni due si adoperò con tutto il zelo, e colla più utile attività ond’ebbe il merito di condurlo a fine con reciproca soddisfazione. Incaricato da S. E. Rev. Mons. Patriarca egli si trasferì a Pola ne’più rigidi giorni della cor. stagione, e condusse in questa Città le RR. MM. Maria Gios., Marcoleoni Abbadessa, sua Cugina, D. M. Bened. Minotto D. V. D. M. di Gesù Marcoleoni, D. M. Scolastica Giason, e le Converse suor Metilde Raiche, e suor Teresa Soave. Nel loro passaggio per Parenzo furono visitate ad uno Scoglio, da quel Mons. Vescovo, e da’Rev. Canonici.

Giunsero il dopo pranzo del 31 p. p. colla Bracera all’Isola della Certosa ove ricevute furono nel Burchiello con cui andarono ad incontrarle, dal Rev. Vic. Patriarcale di S. Bart. e dal Rev. Piov. di S. M. Nuova Confessore di queste RR. MM. di S. Gio: Laterano. v’erano seco le NN. DD. M. Barziza Venier, e And. Contarini Marcello: L’accoglimento all’uscio del Monistero fu fatto dalla N. D. M. Ter. Ruzzini, che n’è Abbadessa. Giovedì fu celebrato nella Chiesa del med. questo avvenimento con solenne Messa, e Te Deum in musica.

Domani sarà consecrato nella Chiesa di S. Biagio della Giudecca Monsignor Vescovo Nona.

Al Consiglio Eccellentissimo di 40. C. N. in Terzo Consiglio Mane. 1789. 9. Gennaro prossimo passato.

“Importantissima Causa fù questa mattina disputata tra il Nob. Sig. Conte Agostin Gio: Orti Manara di Verona da una al Taglio, e li Nobb. Signori Conti Ascanio ed Ottavian Fratelli Giusti qu. Conte Uguzion di Verona, Conte Gio: Battista Grossi, e Tenente Collonello Pedrinelli di Verona dall’altra al Laudo.

Gli Avvocati e Difensori furono.

Al Taglio.

Ecc. Gio: Battista Cromeri

Ecc. Tommaso Gallini

Ecc. Domenico Facini Interrutor.

Ecc. Antonio Marcantonij Interveniente

Al Laudo.

Ecc. Antonio Orlandi

Ecc. Gio: Battista Muttinelli

Ecc. Giuseppe Tabacchi Interveniente.

Seguì spazzo di Taglio come segue

Al Taglio 14.

Al Laudo 12.

Non sincere 1.

[86] L’Argomento al Laudo di una sentenza era quello di sostener il Taglio di un’accordo seguito lì 22 Giugno 1727. per rimontar in tre pendenze, che vertivano al Consiglio di 40. l’anno 1725; e per la parte al Taglio si sosteneva la regiezion della detta Dimanda.

Le tre pendenze indicate erano tra la qu. Co: Chiara Stella, e Co: Imperia Sorelle Orti da una, che sono le autrici della Parte al Laudo, ed il qu. Conte Gio: Girolamo Manera autor della Parte al Taglio.

L’Accordo in questione comincia Addì 22. Giugno 1727. in Verona.

La Causa pendente nel presente Serenissimo Consiglio di 40. C. N. &c. resta accordata come segue. Vadi il Laudo della Sentenza dell’Eccell. Podesta di Verona 28. Giugno 1725. appellata al Presente Eccell. Consiglio per parte delle suddette Sigg. Co: Sorelle Orti, e ciò per gli effetti infrascritti &c.

Erano dette due sorelle che sono espresse nell’accordo soggette alli lor Mariti Conti Giusti, e Grossi. Una firma è di Chiarastella in detto Accordo, e l’altra apparisce fatta da un suo asserto Procuratore; e furono esborsati per compimento Ducati 400. per una sol volta. Venne a morte Imperia, fece il Testamento, e ordinò di vindicar tutto ciò che fù condotta ed obbligata di fare dal Marito. Furono attaccati in Giudizio li Possessori colla massima e colla Legge ch’essendo Imperia passata in Matrimonio Cum Juribas, non potessero seguir le alienazioni. Li 12. Maggio 1745. con Spazzo di Laudo della 4tia C. N. con 30 voti fù decisa la massima contro li possessori ed altri simili susseguenti spazzi.

Dopo questi solenni Giudizj fù infirmato l’accordo suddetto come illegale per esser ambedue le autrici soggette al marito e passate in Matrimonio Cum Juribus, e perciò fù prodotta Dimanda di Taglio in Verona, accusando detto accordo nel modo che comparisce, e nelli effetti che comprende, il Taglio si quidditò all’effetto che senza l’obice di questo si possa proceder alla Legal difinizion delle tre Pendenze suddette. Vi fù aggiunta la dichiarazione che non vi sarà veruna alterazione delle cose corse fino all’esito delle pendenze.

Si è difeso il Conte Orti sostenendo della Dimanda la regiezione.

Seguì li 11. Agosto Spedizion Absente che tagliò l’accordo contro il Conte Orti, ma appellata al Consiglio di 40. C. N. fù decisa come sopra.

Metatestualità► (Il resto Mercordì) ◀Metatestualità

Seguito di Bastimenti arriv.

Piel. P. Ant. Spelich ven. da Trieste con un sacchetto paste. 2 bal. pelli di Lepre. un bar. Lime un fag. pelli concie. 17 bal. tabacco. 5 bar. Trementina. 2 bar. Crauti. 2 cassette fazzoletti. 9 bar. sortiti. 15 col. e un fag. tele. 3 bar. chiodi 3 col. cand. di sevo. 5 fascj ferro. Un bar. fil di ferro. 9 cas. acciaj.

Piel. Pl. Giac. Sandrini da Trieste con 2 bot. cera gialla 17 bar. fighi. Un bar. arg. vivo. Una bot. colla. 2 cas. cand. di sevo. 4 bar. Arsenico. Una cesta carne e lingue. Un orologio da tavola e una macchina per esso. Una cassetta oro e argento falso. 2 col. terlisi. 4 colli tele. 12 bar. Colofonio. 4. col. ottoni. 2 bar. ferramenta. 3 bot. falci. Un bar. lime. 25 baze fil di ferro. 14 bar. chiodi. 2 fag. tamisi Un bar. crauti un bar. lingue.

Piel P. Giov. Visin da Cattaro con una cassetta seta grezza. 2 fag. rame v. 6 bottarghe. 200 st. sem. di Lino. 7820 pel. Boldroni. 8 cai oglio. 125 mazzo cordovani e montoni. 18630 lib. castradina. 1036 paz. form. morlaco. 4 tocchi carne di manzo salata. 5 cassoni e cassette cand. di sevo. 36 Lingue di manzo salate.

Piel. P. Ant. Madonizza da spala-[87]to con 4 cai oglio. 4 cas. cand. di sevo. 17 fag. gripola. 196 bar. olive salate. 21 bar. zibibbo.

Piel. P. Gir. Slonovich da almissa con 3 sac. gripola, 19 mogliazzi zibibbo.

8 detti di fighi. 22 detti olive salate. un arnasetto dette in salamoja. 5 bariletti fighi e uva. 7 cai vin.

Piel. P. Giov. Tarabocchia da Castelnuovo con 477 bal. Lana. 72 sac. vuoti. Un fagottin seta.

Piel. P. Giov. Piccoli dalla Brazza con 56 bar. olive salate. 3 cai oglio. 3 mogliazzi fighi un cao vin. 50 pel. Boldroni.

Piel. P. Franc. Luconovich da Liesina Spalato e Zara, con 10. m. ferro v. 10 m. vetro r. 8 m. strazze. Un fag. otton e rame v. 843 bar. fighi. 4 bar. sevo. colato. Una cas. cand, di sevo. 4 cai oglio. 200 bar. olive salate 3 sac. polv. di gripola. Un vaso e 3 dammigliane quinta Essenza. 900 pel. agnelline Boldroni e scarti.

Piel. P. Silv. Calabota da Spalato con 200 bal. Lana. 4010 pel. cord. e montoni. 1080 pel. montoni un collo Grana 10. col. cera gialla. 49 bar. susine. Un col. rame v. 38 fasci ferro. Un fag. pel. di gatti e saccali 2 tagli pel. dì ritorno. un fag. seta grezza. Una bal. o 64 sac. vuoti. 150 schiavinotti. Una campana rotta. 2 cassette cand. di sevo.

Piel. P. Franc. Calabota da Spalato con 31 fag. cera gialla. 2 mogliazzi olive salate. 2 cassette cand. di sevo.

Brat. P. Ant. Tagliapietra da spalato con 4 cai oglio. 31. bar. olive salate.

4 detto. Piel P. Mich. Vianello ven. da Piran con 190 mog. di sale. Piel. P. Giorgio Sbutega ven. da Ragusi con 63 bal. lana e un fag. montoni. 998 bal. lana. 2 fag. rame v. 79. bal. e 2 fag. cordovani.

5 Detto. Battello P. Lor. Moretti ven. da Comacchio con 5 zangole pesce cotto. 2 m. e mez. vetro r. 2 m. e mez. ferro v. 8. lib. anguille salate.

8 Detto. Piel. P. Alv. Ingiostro ven. da Spalato, Traù, Sebenico, e Zara con 9 cas. cand. di sevo, 182. st. mandole in iscorza, 3 bal. boldroni. 27 bar. sevo colato. un Cao catrame. 6 bar. carne salata. 25. fascj ferro grezzo. 3 Cai Oglio. un fag. e un bar. rame v. un fag. otton v. 42. bar. miele. 40 rot. rassa e bedena. 30 mastelladi fighi. un fag. filo di lana. una lampada vecchia. 19 bar. olive salate un fag. pelli di lepre.

Bat. P. Tom. Scarpa ven. da Trieste con sei m. Limoni.

Piel. P. Ant. Cesaro ven. da Capodistria con 97 pel. Agnelline. Una casseta (sic.) grezza. 2 sac. pelo di bue. una cas. cand. di sevo.

Brac. P. Ant. Pedicchio ven. da Nona con 21 bal. Tabacco in Libretti. 12 detto in foglia.

Piol. P. Franc. Chierighin ven. da Sebenico con 230 quarte mandole in iscorza. un fag. cera gialla. 5 bar. sevo in pan. 6 m. olive salate. 7. bal. rassa e bedena in più cavezzi. 4 cassette cand. di sevo. un bar. e una mezzarola carne di manzo salata. 4 lib. seta grezza.

9 detto. Piel. P. Vic. Vianello ven. da Piran con 150. Mog. di sale.

10 detto. Piel. P. Felice Ravagnolo ven. da Cesenatico con 6 bar. miel. un fag. capelli.

Tartanon P. Dom. Tagliapietra ven. dalla Motta di Friul con 200 st. formenton. un sac. sera gialla. un sac. cera colature.

11 Detto Piel. Pat. Bart. Pantarotto ven. da Caorle con 100 st. sorgo rosso.

Piel. P. Gius. Benussi ven. da Ragusi con 164 mazzi montoni. 171 schiavinelli Lana. 19 mazzi cordovani. 21 cai oglio.

12 detto. Piel. P. Giac. di Giac. Viezzoli da Trieste con 11 bot. tabacco. un bar. capari. 6 bar. arg. vivo. 4 bar. colla. 2 colli crautti. una bot. [88] scatolami, una cassetta Ingranate false. 15 bar. colofonio. 5 bar. girpola. una bot. tamisi. una cassetta fazzoletti. 2 colli tamisi. 8 col. e un fag. tele. un pacco cannadindie. un pacco fiori. 2 bal. libri. 2 bar. Trementina. 5 col. ottoni. 4 col. merci. 2 bar. ferramenta. 2 bot. falci. 1 bar. fil di ferro. 4 bar. chiodi. un bar. vetriol bianco.

Piel. P. Franc. Vianello da Piran con 290 mog. di sale.

14 detto. Nave La Gratitudine Cap. Ant. Pugnaletto manca da S. Maora li 29 Decembre. Parc. Signori Angeloni e Gheno con 93 st. sem. di lino. 299. mog. e 17 misure sal.

15 Detto. Battello. P. Giov. Gavaghin ven. da Trieste con 22 sac. mandole per Chiozza.

Tartanon P. Vic. Mondaini ven. da Trieste con 33 bal. Lana. 35. bar. orpimento.

Teatri.

Jeri seguì a S. Benedetto la prima recita dell’Aspasia. Il Sig. Maestro fu applaudito al recitativo instrumentato, e al Rondeau dell’atto secondo eseguito mirabilmente dalla celebre Signora Banti. Il Primo Ballo Giulio Willenvelt o l’assassino di Scozia piacque, e vaglia per prova, che fu chiamato fuori il Trasieri. Le nuove Scene del Sig. Cav. Fontanesi sono bellissime.

A S. Samuele si avrà l’Andromaca messa in musica dal Sig. Seb. Nasolini Maestro della Cappella, e della direzione teatrale di Trieste. Il nuovo Ballo che sarà la terza parte delle azioni di Rinaldo, e d’Armida ha per titolo La conquista di Sionne.

Anche il Teatro a S. Moisè si riaprirà col Dramma Giocoso La Donna di Spirito della cui Musica non è nel Libretto nominato l’Autore.

In Senato

4 corrente.

Al Sum. delle Leggi m. 36.

s. Lorenzo Marcello.

Savio in Settimana

per la ventura.

s. Zaccaria Valaresso

Cambj 4. corrente.

Lione 57. e 3 4ti.

Parigi 56. e un 4to.

Roma 63

Napoli 115 e mezzo.

Livorno 99 e mezzo.

Milano 155.

Genova 91 e 5 8vi.

Amsterdam 92 e 3 4ti.

Augusta 102. 3 4ti.

Vienna 197 e 3 4ti..

Londra 49

Prezzi delle Biade

Formento da l. 33: 10 a 34.

Sorgo Turco da l. 15. a 17.

Segale a l. 21. 10.

Fagiuoli bianchi a l. 22.

Miglio a l. 17.

Risi da’35 12 a’36 duc.

Ogli di Corfù a 125 duc. di Zante 120. Mosti 120.

Morti

Il N. H. s. Michel Angelo Lin d’anni 98 m. 2. S’estinse in esso questa Nob. Patrizia Famiglia, che si trasferì da Bergamo in questa Città aggregata al M. C. nel 1685.

Commedia per questa sera.

A Sant’Angiolo Illusione ec. Rep.

A S. Luca La ridicola Comunità di monte Fosco.

A S. Gio: Grisost. Drago Terrestre ec.

Jernotte gran Festa di ballo in camera di Musica a’Rinnovati. ◀Livello 2

Ricapiti per le Notizie ed Assocciazioni di questo Foglio.

S. Bartolommeo in calle stretta dal Colombani Librajo.

A S. Giuliano dal Curti Librajo appresso il Caffè di Menegazzo

Si paga un Zecchino all’anno anticipato, o diviso in Semestri, ed ogni Assocciato è servito due volte alla Settimana alla sua abitazione, o ricapito.

Le Assocciazioni si ricevono in qualunque tempo. ◀Livello 1