Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 8", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\008 (1790), pp. 57-64, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2571 [consultato il: ].


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Num. 8

Mercordì 27 Gennajo 1790.

Livello 2► Son corsi molti di questi recenti Foglj senza che si vegga in alcuno d’essi la menoma contesa forense. Se v’ha chi nulla pensaci di simili contrasti, non manca però trà i nostri leggitori chi ne ami la descrizione, e se ne dolga quando passi qualche spazio di tempo senza trovarne. Per soddisfare il genio di questi ci vorrebbe un intero foglio a parte come la gazzetta de’Tribunali a Parigi; per non urtar il contraggenio di quelli bisognerebb’escludere tutto ciò che appartiene al Foro. Trà il motivo, e il nulla terremo in avvenire la via di mezzo onde non sovrabbondi nè manchi un articolo, che molto conviene al disegno del nostro lavoro, e però cominciam’oggi a ridarvi mano.

Cause.

Mane C. V. 2. Gen. 1789 M. V.

« La Città di Brescia per li suoi Privilegj hà diritto di eleggere li Cittadini di detta Città; e questi si eleggono nel seguente modo.

Quando quello che chiede di esser creato Cittadino provi li di lui requisiti voluti dalle Leggi, questo viene creato Cittadino dal Consiglio Speciale, e tal creazione deve esser confermata, dal Consiglio Generale di detta Città altrimenti non si considera Cittadino l’eletto.

Le conferme del Cons. Generale si ballottano a mazzo, ma venendo contraddetta una qualche elezione questa si ballotta separata.

Volendo Giuseppe Raminzoni da Parma essere creato Cittadino di Breswcia presentò la sua supplica al Consiglio Speciale implorando tal grazia, e promettendo di assoggettarsi alli Statuti.

Ottenne dal Consiglio Speciale l’approvazione con la condizione però dummodo placeat Consilio Generali; Ma ballottata, la di cui conferma nel Consiglio generale fu questa contraddetta, e ballottata separatamente li 5. Maggio 1783 ottenne voti favorevoli 20. e contrarj 176.

Tal Parte fu dal Raminzoni appellata al Consiglio Serenissimo di 40. C. N. li 24 Maggio suddetto scritturandone il Taglio.

Credettero li Deputati della Città che un Atto negativo di grazia non potesse esser assoggettato alla Censura del Giudice e perciò ottennero li 5. Giugno 1783. Atto ex Offizio degli Eccellentissimi Capi della Quarantia C. [58] N. che depennava tal Appellazione, e Scrittura.

Tal Atto fu dal Raminzoni appellato alla C. V. li 30 Aprile 1784, e sopra tal Appellazione nacque li 9 Agosto 1785, Spazzo di Taglio a favor del Raminzoni con voti 24: 7: 1.

Usato dalla Città il Pristino citò per depennazione della Appellazione Raminzoni, e Scrittura; sostenendo che tale Atto negativo del Consiglio Generale non potesse assoggettarsi alla decisione del Giudice.

Nacque li 24. Gennaro 1786 Spedizione avanti gli Eccellentissimi Capi di 40. C. n. a favor Raminzoni che confermò la Appellazione, e Scrittura.

Tal Spedizione fu per parte della Città appellata alla C. V. dove detto giorno nacque a favor della Città il seguente Giudizio di Taglio.

Al Taglio + 19

Al Laudo 13

N. S. 1.

Avvocati al Taglio Ecc.

Felice Sartori

Co: Giuseppe Alcaini

Interv. Gio: Antonio Peretti

Avvocati al Laudo Ecc.

Antonio Orlandi

Luigi Piccoli

Interut. Deom. Faccini.

Interv. Aless. Forestieri.

In Senato

23 corrente.

Aggiunto allo Studio di Padova.

Dura m. 12.

s. Francesco Battaggia.

In M. C. 24. detto.

Pod. a Malamocco. m. 16.

s. And. Semitecolo di s. Bart.

F. s. Francesco Balbi qu. Z. Bat.

Prov. alle Gambarare. m. 24.

s. Nunzio Balbi qu. Marchio

F. s. Nic. Bon qu. Franc.

Pod. e Cap. a Mestre. m. 16.

s. Ag. Barbaro qu. Ang.

F. s. Nic. Corner qu. Z. Franc.

Prov. e Cap. a Pordenon. m. 16.

s. Nic. Pizzamano qu. Marco

F. s. Nic. Rug. Badoer di s. Marin.

Camerlingo a Rovigo. m. 16.

s. Rug. Badoer qu. Marin

F. s. Giamb. Badoer qu. Maf.

Castel. di S. Nic. di Sebenico. M. 24.

s. Franc. M. Badoer di s. Riz.

F. s. Ant. Riva qu. Marco

Prov. al Cottimo di Londra

s. Cattarin Balbi qu. Ant.

Luogo di s. Z. And. Ales. Catti el. agli Orzi Novi.

A’X Savj. Di suppositi

s. Dom. Pizzamano qu. Nic.

Della Giunta al Cons. di Pregadi luogo di s. Marco Balbi primo, eletto a Brescia non accettò

s. Niccolò Venier qu. Seb. Proc.

Lunedì mattina entrò solennemente al possesso del Pastorale suo incarico l’attuale Piovano di San Giovanni di Rialto. Seguendo l’introdotto metodo diamo per ciò la seguente.

Serie de’Rev. Piovani della Chiesa Ducale di S. Giovanni Elemosinario di Rialto.

1142 Pietro Gradenigo

1200 circa Angelo Barozzi Cappellano di S. Marco poi Primicerio di Castello, e nel 1207. Patriarca di Grado

1212 Pietro Pino Canonico di S. Marco Suddiacono di Innocenzio III. Papa.

1227 Bonaventura . . . .

1242 Filippo da Rimini Notajo

1268 Giovanni . . . . fu Giudice Compromissario, e Notajo

1294 Lazzaro . . . . . Notajo

1310 Benvenuto Tedaldo

1341 Homobon . . . . . Notajo, Cancellier Ducale, ed Arciprete di Castello

1390 Giovanni . . . . . Cappellano del Doge.

1391 Corrado Caraccioli Napoletano Suddiacono di Bonifacio IX. Papa [59] Arcivescovo di Nicosia, e Cardinale, ritenne la Chiesa in Commenda.

1416 Giovanni Marino Notajo, e Cancellier Ducale.

1448 Paolo dalla Pergola Dottor, e Filosofo celeberrimo, eletto Vescovo di Capodistria; e non acettò.

1488 Alvise Zoggia

1505 Cristoforo Perseghini era Rettore della Chiesa di S. Lucia di Concordia.

1526 Pietro Pelegrini Arciprete della Congregazione di S. Maria Mater Domini.

1527 Niccolò Bussato

1527 Niccolò de Martini

1539 Cipriano Franco Canonico di San Spirito

1571 Lodovico Fadini Canonico di S. Marco.

1583 Natal Celega

1599 Domenico Zuccoli

1605 Gio: Maria de’Carnevelli Canonico di S. Marco

1621 Domenico Cera Canonico di S. Marco.

1636 Giacomo Grassetti Canonico di S. Marco

1644 Antonio de Grandis Canonico di S. Marco

1662 Niccolò Dottor Ferro fu Cappellano di S. Severo, Canonico di S. Marco

1677 Giuseppe Rizzo quarto Prete Titolato di Chiesa, Canonico di S. Marco

1681 Francesca Giuliani Protonotario Apostolico, Vicario Ducale, e conservator della Bolla Clementina.

1709 Gio: Battisat Regazzoni alunno di Chiesa, morto in Padova.

1716 Claudio Paulini alunno di Chiesa, Canonico di S. Marco

1752 Moisè Novello, Canonico di S. Marco

1789 Gio: Battista Gasparini Diacono Titolato di Chiesa.

Notizie sacre. 25. Gen.

“La Conversione di S. Paolo. Santa Chiesa ci rammemora come S. Polo di persecutore de’Cristiani, percosso da luce celeste, e dalla voce del Signore, divenne vaso di elezione. Udì li secreti di Dio de’quali non è lecito all’uomo il parlarne.

La Parrocchia di questa Chiesa par. e colleg. è d’anime 3 mila circa. Fu essa fabbricata per ordine del Doge Pietro Tradonico l’anno 837, e riedificata nel 1600 per opera di D. Antonio Gatto suo Piovano di cui raccontasi: Che appena nato fu abbandonato da’suoi Genitori, e di notte entro ad una cesta fu posto nel campo di questa Contrada vicino al pozzo; la cesta fu rovesciata da un gatto e il bambino si mise a piangere.

Erasi affacciato ad un balcone che guardava sul campo medesimo un Gentiluomo che dilettavasi di pipare al sorger del giorno. Veduto da lui l’accidente mandò a prendere il bambinello, che fu allevato in sua casa, ben educato, e iniziato al Sacerdozio salì grado a grado alla dignità di Piovano, e ritenne sempre il soprannome di gatto.

È di questa Chiesa una delle nove Congregazioni del Clero Veneto instituita l’anno 1228. Quest’anno è Masser della med. il Reverendiss. attuale Piovano Tosini.

Si chiama S. Paolo dal Terremoto, perchè in tal giorno nel 1343 un terremoto rovinò mille case in questa Città, e durò giorni 15. Si seccò il canal grande.

Nel Campo di questa Contrada tenevasi anticamente il mercato ch’ora si tiene ogni sabbato in Piazza.”

In tal giorno fu eletto Doge nel 1252 Renier Zen nel 1367 And. Contarini, e nel 1683 M. Ant. Giustiniani.

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L’Arte di muover a compassione.

Exemplum► Un Ragazzo d’anni dieci in dodici a’introdusse giorni sono nel Palazzo d’un Senatore di questa Città, nudo come lo formò la natura, e coperto dalle spalle a’ginocchj da un logoro mantelletto. Singhiozzando, piangendo, e facendo risuonar quel luogo de’suoi lamenti destò la curiosità, e la pietade nella Famiglia de’Padroni, e ne’suoi Servitori. Si fec’egli salire dove quelli trovavansi, e allo Spettacolo d’un fanciullo tremante, col viso inondato di lagrime, mezz’affogato da’singulti, in quella nudità commiserevole in istagione sì rigida, tutti si commossero, e per vestirlo alla presta chi l’una diedegli chi l’altra cosa. Ebbe del padrone una fina camiscia ed un farsetto di raso, e il resto dal capo alle piante fu coperto dalla carità di que’Servitori. Condotto al fuoco si riscaldò poco a poco, gli si diede da mangiare, e prima di lasciarlo partire qualch’elemosina in soldi. Non gli si potè trarre di bocca se non che in barca era stato spogliato da’suoi compagni. Un gemito continuo, un borbottìo lamentoso, gli troncavano le parole sul labbro, e non si poteva capire di più. Lasciò partendo in quella nobil Famiglia, e ne’suoi domestici, un irritamento contro l’umana crudeltà che ridotto aveva, come credevano, quell’infelice Ragazzo al pericolo estremo di morire intirizzito dal freddo.

Nel giorno seguente si presentò la stessa scena alla compassione del Popolo nel campo a SS. Apostoli. Il birbantello rannicchiato nudo sul terreno, e ravvolto nel suo mantello gemea, querelavasi, ed era circondato da folta gente che non potea sapere più di quanto s’è detto. Un Signore, che abita in que’contorni, fu penetrato dal di lui tuono lamentevole; ma ricordandosi di quanto udito aveva dallo stesso Cavaliere dinanzi a cui comparve in quella deplorabil figura, entrò in sospetto, che cangiata la scena il personaggio medesimo facesse la sua parte, e mandò uno de’suoi Servitori a verificarlo. Questi di fatti lo riconobbe a’segni datigli, e giunse in punto che un altro rinfacciavagli d’essere stato vestito, e rivestito ne’prossimi scorsi giorni da persone da lui nominate, sgridandolo, e cangiar facendo in disprezzo e derisione l’altrui pietà, che cominciava per soccorrerlo ad allargare la mano. Vedendosi scoperto il furbo s’alzò, e a capo chino se ne andò via secondato da un’insultante baja plebea. ◀Exemplum ◀Livello 3

Sulla sicurezza di quest’indizj possono le anime buone scansare il pericolo d’esser ingannate nel far del bene, alimentando un vizioso ammaestrato a fingere tanta miseria, in vece d’un vero povero raccomandato dall’indigenza alla loro carità. Ma non vorrebbe la Gazzetta col retto suo fine d’illuminarle a benefizio di chi ha sommo o reale bisogno, produrre il male di renderle troppo guardinghe e sospettose su tutti i casi, che aver potessero col narrato qualche comune apparenza. Allora potrebbe succedere che qualche innocente il più degno d’assistenza abbandonato venisse, e creduto un vagabondo impostore. Le opere buone onorano sempre chi le fa, e degno lo rendono della ricompensa del Cielo. È meno male soccorrere un birbante non credendolo tale, che donare per vanità, o per puntiglio a chi non ha bisogno di nulla. Già c’intendiamo. Anzi si può sostenere, che le stesse conosciute finzioni le quali costano all’accennato Fanciullo tanti patimenti, meriterebbero meglio que’premj che servono ad accrescere i capi di lusso, e la mollezza di chi nuota nell’abbondanza.

Adì 21. Gennaro 1790

“Jeri è stato eletto colle solite segali formalità a fronte del Sig. Remolo Franzoni, il Sig. Antonio Pergomi per Interveniente Civile di que-[61]sta Città di Brescia; questo con inaudita prontezza ha risposto a tutti que’quesiti, che gli sono stati dati dalli Illustr. Curiali e da’tre scielti Avvocati, restando in fine applaudito, ed ammesso all’esercizio d’Interveniente come sopra con pienezza di Voti.”

N. N. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3►

Paragrafo d’altra Lettera di Brescia.

Lettera/Lettera al direttore► “Sul finire del prossimo Decembre mancò a questa vita la Signora Maria Chiari, ultima superstite di questa Famiglia, e sorella del fu Sig. Ab. Pietro Chiari celebre nella letteraria Repubblica e Poeta di S. A. Serenissima il Sig. Duca di Modena. La defonta ha istituito erede il pio Luogo, detta da Casa di Dio di questa Città, di tutti i suoi Beni, facendo varii legati, e trà questi ne ha fatti tre in diverso tempo a favore del Reverend. Sig. Canonico Girelli, che l’ha assistita pel corso di quindici anni e più. Li legati al detto Canonico consistevano in una brocca con suo catino, due sottocoppe d’argento, il Ritratto del di lei Fratello Ab., quattro Lumiere, e il suo orologio d’argento.”

“Il detto Sig. Canonico per delicatezza ha fatta al sud. Luogo immediatamente un’ampla rinonzia di tutto ciò. Li nobili Signori Presidenti al detto pio Luogo hanno però voluto mandare al Sig. Canonico il Ritratto dell’Ab. Pietro Chiari per contestare al medesimo la loro gratitudine, e perchè pure resti conservata presso di lui l’effigie di sì chiaro Poeta Bresciano. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

In altra Lettera della medesima data è scritto.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► “Jeri sera 23 cor. in questo Generale Consilio de’Nobili, presente l’Eccellentissimo Rappresentante, furono eletti in pubblici Deputati di questa Città di Brescia, che durano un anno nel loro cospicuo Carico li nob. Signori Giamb. Fè, C. Ferrante Avogadro, Girolamo Rossa.

“Non ancora si sa se accettino ma generalmente si spera, che non ricuseranno.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Disgrazie.

È seguita Domenica una caccia di tori in campo a S. M. Formosa. A questi spettacoli il Popolo è quì furiosamente inclinato. S’introdusse nel recinto, ov’è sempre pericoloso lo starvi per quelli ancora che son di mente serena, giovani, e svelti, certo Pietro Vio fruttajuolo che avea il suo posto in campo a S. Bartolommeo, marito di quella donna d’ingrata e rauca voce, che in certe stagioni squarcia gli orecchj de’passeggieri, e de’bottegaj circostanti. Dicesi che il meschino fosse preso dal vino; che mal reggevasi in piedi. Confuso nella calca fu colpito da un bue che diedegli una cornata per la quale morì qualch’ora dappoi.

Chi ama i rischj perisce in essi: ma se si bevesse di meno quanti e quanti anche ad onta loro sarebbero in vita che non esistono più!

Speranze ravvivate.

Le recenti Lettere di Costantinopoli avvisano l’arrivo colà del nostro Capit. Antonio Sirovich, e nulla dicono dei Capit. Beroaldo, onde si ha tutta la ragione di non prestar fede alla deposizione d’un solo Marinajo, che riferì la sua perdita.

Trattenimenti Accademici.

Si è già congiunta, come accennammo nel precedente Foglio, alla Società de’Rinnovati quella degli Uniti, ond’ora tutte e due formano una sola Accademia, che sarà certamente di decoroso trattenimento ad una nobile e scelta Udienza graziata delle sue Rappre-[62]sentazioni, e degli altri varj spettacoli, che ci dobbiamo promettere da una magnificenza la quale fecesi ammirare anche separatamente, e sarà per ispargere più vivo lume nella presente sua unione.

Venerdì prossimo venturo 29 cor. nella Chiesa di S. Stefano gl’Individui della Compagnia Accademica de’Rinnovati faranno celebrare l’esequie con musica, e solennità a prò dell’anima della defunta Nob. Signora Teresa Venier compagna si cara e stimabile della loro Società della cui perdita regna in essi il più doloroso rincrescimento.

Sembra che manifestare lo vogliano anche nella scelta del melanconico Dramma con cui riprenderanno il corso delle loro recite la sera del prossimo v. primo Febbrajo, del quale s’è già detto il titolo. Dobbiamo però sperare, che in seguito gli argomenti non abbiano ad essere di tanta tristezza, o perchè scemi il tempo la loro afflizione, o perchè vogliano meglio piacere a quei che non son penetrati dalla medesima coll’invitarli a delle rappresentazioni, e de’trattenimenti di festa, e giocondità adattati a’carnovaleschi giorni correnti.

Teatri.

Lunedì fu rimessa in iscena a San Benedetto la Cantata l’Armonia, e vi concorse in tal sera gran numero di Spettatori. La nuova Opera che succederà tra poco, è intitolata, Aspasia del Sig. Ab. Sertor musica del celebre Sig. Maestro Giordaniello.

La stessa sera s’invitò per l’ultima Recita a San Gio: Grisostomo del Chiodo scaccia Chiodo a Teatro illuminato. Ma si volle un’altra replica chiamata allo strepito delle battute e ribattute palme onde il Personaggio, che voleva invitare per un’altra Commedia, fu costretto a chinare il capo accordando la replica che seguì jeri colla stessa illuminazione.

Si trovò nella Platea un nostro Amico per accidente vicino a due Maschere che (però decentemente) altercavano sul merito di quella Commedia. Una lo sosteneva in tutte le sue parti, e sollevava alle stelle il suo Comico Autore, l’altra lo negava assolutamente, e tutto mettea in derisione. Quella che lodava pretese di convincere la parte avversaria col concorso, cogli applausi, col giudizio favorevole che richiamò alle repliche, e conchiuse cola interrogazione: Potete forse negare, che non sia questo un Pubblico illuminato? Questa sera, risposele la Maschera contraria alzando gli occhi alle accese cere e candele. Questo bon mot fu seguito da una risata, che chiuse il contrasto.

Alla pronunzia conobbe l’amico nostro in questo motteggiatore un Forastiero probabilmente inimico del Veneto discernimento.

Il Teatro a Sant’Angiolo non basta al concorso della favolosa Commedia l’Illusione, e la verità, e le Loggie si pagano a caro prezzo, e mai non possono soddisfar le ricerche. Non possiamo ancora parlarne come spettatori ma anticipatamente ammiriamo il Sig. Federici, che provando il suo genio in un genere sì diverso dall’usato sinora ha saputo riuscirvi con tanta felicità, e far sì bene l’interesse di quella Comica Compagnia.

Biglietto.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► “Jeri sera fu la Serata di Benefizio generosamente regalata dall’Impresa del Nobilissimo Teatro di San Samuele alli Signori Carolina Pitrot, e Matteo Babbini. Massimo fù il concorso, e vantar possono questi due Celebri Virtuosi di aver conosciuto da questo Illuminato Pubblico un vero gradimento.

[63] La scena drammmatica (Sic.) tratta dal Sig. Sograsi da quella Lirica di Mons. J. J. Rousseau fu posta in musica dal Sig. Giamb. Cimador. La presentiamo a’Signori Assocciati a questo Foglio di Terraferma, e a quelli de’nostri Leggitori, che non la videro. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

La Scena

Rappresenta il Lavoratorio d’uno Scultore. Veggonsi sparsi quà, e là dei Gruppi, de’Massi di Marmo, delle Statue abbozzate ec. Verso il fondo vi è una Statua coperta da un Padiglione gajo, e leggiadro adorno di Frangie, di Ghirlande ec.

La Sinfonia precede d’un mezzo minuto l’alzar del Sipario.

Pimmalione seduto, ed appoggiato sopra il Gomito si và atteggiando a guisa d’Uomo inquieto, e melanconico. Si alza risoluto, prende i suoi Strumenti, e tratto tratto con lo Scalpello ritocca gli Abbozzi. Si allontana da essi, è li guarda con afflizione, ed avvilimento.

Ah che spirto, nè vita

Più darvi non poss’io.

Dove sei genio mio!

Che mai sei divenuto

Misero mio talento!

In te tutto è già spento

Quel foco animator, ch’opre immortali

Facea sortir un dì . . . Itene al suolo

Voi strumenti non più della mia gloria,

Ma del mi disonor. Lascia tu pure

Avvilito Scalpello

Questa mano volgar; non sei più quello.

Getta con dispregio i suoi Strumenti: passeggia agitato, si ferma, e come a forza si rivolge verso il fondo, da cui tosto ritira lo sguardo, cadendo in una profonda meditazione.

Ah che divenni io mai! . . . l’opre mirande,

Che a Tiro altera rilucenti in seno

Brillano tanto, son pegli occhi miei

Indifferenti oggetti! . . .

E sino i dolci affetti

Di tenera amistà, si cari un tempo

A quest’anima mia, or più non sono

Per lo stupido cor, che lenti moti

D’un’alma, a cui son questi affetti ignoti.

Siede guardando le Statue, e Gruppi, che gli stanno d’intorno.

Voi, che intorno a me vi state

Cari oggetti lusinghieri,

Deh voi fate

I miei pensieri

Un’istante tranquillar.

S’alza con impeto aggirandosi per la Scena smanioso.

Ah che in vano al mio tormento

Spero in voi trovar conforto:

Dall’affanno più mi sento

Dall’ardore trasportar.

Si ferma, e si rivolge con grande entusiasmo al Padiglione.

Sol colei

Quest’occhi miei

Può quest’alma consolar.

Si accosta al Padiglione, poi si allontana, di quando in quando lo guarda, poi dice.

Ma . . . celarla! E perche! qual io ne traggo

Util, piacer! Perche nascondo in quella

Dell’opre mie la più perfetta, e bella!

Scoprasi: forse in lei

Ravvivar si potranno i spirti miei.

S’indirizza per alzar la Cortina, e la lascia cadere spaventato.

Qual improvviso io sento

Insolito tremor! . . . Folle ch’io sono:

E più non mi rammento,

Che là nascosto sia

Un Lavoro di Pietra, un’Opra mia!

Con mano tremante ritorna al Padidiglione per alzar la Cortina.

Incerto . . . dubbioso . . . .

Mirarla vorrei . . . .

Scopre la Statua di Galatea, che si vede posta sopra d’un picciolo Piedestallo [64] sostenuto da alcuni Scaglioni di Marmo Semicireolari.

Il Nume tu sei

Di questo mio cor.

Contemplandola con gran trasporto è presso a prostarsi, e si trattiene.

Pimmalione, che fai! dove ti lasci

Da un forsennato ardore

Misero, trasportar!

Torna a guardar la Statua.

Venere stessa

A te cede in beltà! Non fè Natura,

Non fè giammai così gentil lavoro.

Se in lei me stesso adoro,

Numi, non ho ragion! . . . Ma . . . di tue grazie

Quelle gelose vesti

Tolgono al guardo mio , , , Nulla sia ascoso

Quanto in te di vezzoso

Può l’Arte discoprir.

Metatestualità► (Il resto Sabbato) ◀Metatestualità

“Il Reverendiss. Sig. D. Francesco Dot. Milesi Piovano in S. Silvestro volendo che l’anima del suo Predecessore partecipi Spiritualmente di quanto ha fatto godere temporalmente li poverelli nel giorno del suo felice ingresso, ha ordinato che Sabbato venturo sarà li 30 cor. trigesimo giorno in cui l’Anima del suo antecessore passò all’eterna gloria sia cantato un Esequie, l’Offizio de’Morti, e num. 50. Sacrificj per la qual cosa esborserà D. 100 circa.”

All’Albergo dello Scudo di Francia.

Contessa Isotta dal Pozzo Giuliari

Conte Bartolommeo Giuliari

Conte Brunoro Serego

Sig. Giovanni Canella.

Con una Cameriera e due Servitori Veronesi.

Mons. Gabriel Deture Francese.

Mons. Hillon con suo Fratello Inglesi

Mons. Alboret Negoziante Francese

Di partenza

Checchia Provvidenza Divina Capit. Ant. Lissa Veneto con can. 12 e marin. 14 per Lisbona a drittura. Entro il pros. Febbrajo.

Checchia Mad. del Rosario e S. Giuseppe Cap. Mich. Belluci Veneto con can. 10. e marin. 12 per Costantinopoli a drittura entro il v. feb.

Bergantino il Buon Genio Cap. Gius. Bisson Veneto con can. 10 e Marin. 14 per Genova e Marsiglia entro il mese venturo.

Checchia S. Veneranda Cap. Gius. Bassich Veneto con can. 12 e Marin. 16 Per Salonicchio entro il mese v.

Bergantino La Providenza Cap. Paolo Ballarin Veneto con can. 8. e Marin. 12 per Cipro e Alessandretta entro il mese v.

Jeri il Teatro a S. Samuele fu pienissimo. Nulla sappiamo sinora intorno alla summa prodotta da questa recita. La scena drammatica piacque moltissimo, e si trovò bella la musica, particolarmente l’arietta della Preghiera Ciel pietoso ec. che fu eseguita dall’inimitabile Sig. Babbini con una nitidezza, con un’espressione, con una dolcezza ineffabile: qualità necessarie, perchè il canto non si fermi agli orecchi ma scenda da quelli al soave dominio de’cuori. In tutti i pezzi recitativi, non meno che negli altri cantabili, egli fu al sommo grado animato, e sentri fece gli affetti delle varie sue situazioni. Per penetrare bisogna essere penetrati ed in questa sensibilità intelligente consiste il maggior merito degli attori sì comici che musicali.

La Signora Pitrot secondò eccellentemente l’interessante scena amorosa, e le poche armoniche note assegnate alla soave sua voce furono rese da Lei con esattezza e concordia onde divise gli alti onorevoli applausi, Galatea spirante amore anche nella sua stessa immobilita, col suo sublime artefice ed adorator Pimmalione.

Questo Articolo merita d’essere proseguito, ma ci manca lo spazio, e riserbiamo il resto al Foglio venturo.

Commedie per questa sera.

A S. Luca Todorovih dalle bocche ec.

A S. Angelo Illusione e la verità Rep.

A S. Gio: Grisost. Spechio dell’umana Natura ec. ◀Livello 2 ◀Livello 1