Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 7", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\007 (1790), pp. 49-56, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2570 [consultato il: ].


Livello 1►

Num. 7

Sabbato 23 Gennajo 1790.

Livello 2► Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Gazzettiere.

Nel vostro foglio noi leggiamo sempre delle cose stupende. Opere superbe, bellissime commedie, spettacoli d’ogni spezie, cavalli, saltatori eccetera eccetera. Voi ci descrivete tutto con un’eleganza che innamora. Ma intanto cosa si fa quì tra noi? Cosa si fa? Né più nè meno di quello che si faceva quando non era la bella stagione del Carnovale. Ha forse da cambiare colla stagione il sistema di vivere?

V’ho detto le mille volte di voler proseguire la mia narrazione; ma per istrada vedeste in quanti ostacoli noi ci siamo abbattuti. Ora giacche ho risoluto di non curar più gli attacchi di qualsiasi Momo posso continuarvela, benchè poco o nulla mi resti a dire rapporto al formale de’nostri trattenimenti. Io v’ho gia descritta la nostra conversazione vespertina. Ricordami però dì non avervi fatto alcuna menzione del giuoco. Ohime! quale mancanza agli occhi della maggior parte! Ma, e se vi dicessi, ce quì non si giuoca, cosa si direbbe mai? Quante meraviglie! quanto strabiliare! Eppure facciasi e dicasi quello che si vuole, quì non si giuoca. Cospetto! Non è forse possibile passarsela in buona compagnia alcune ore senza quel benedetto star lì ad impallidire con della carte in mano? Vi dico la verità, amico mio, questa istoria non l’ho mai potuto intendere come va. Il giuoco, si dice, dev’essere un sollievo dello spirito, il quale ha di bisogno d’essere distratto dalle lunghe applicazioni, e dalle cure, che lo tennero oppresso. Il giuoco deve essere per lo spirito il cibo, per così dire, con cui ristorare le perdute sue forze, e rimettere la sua elasticità. S’ella è così, dov’è mai ne’comuni giuochi delle conversazioni questo cibo, questo ristauro dello spirito? A me pare ch’egli piuttosto venga sottomesso a novelle occupazioni che lo sfibrano e lo infievoliscono maggiormente. Nè mi si dica che i giuochi de’quali s’occupa la maggior parte, non portino alcuna necessità d’attenzione. D’onde vengono que’frequenti rimbrotti, che i più pacifici giuocatori si spaccian gentilmente l’un l’altro. Non sarebbe questa un’assai ridicola cosa, se non vi fosse uopo d’attendere a ciò che si dee fare? Dov’è dunque il vero passatempo piacevole, dove il ricercato sollievo? Inoltre quel dover considerare un’amico come un rivale, di cui si procura di trionfare col proprio valore è una co-[50]sa che ripugna alla delicatezza ed allo spirito della vera amicizia. Che dirò io poi della speranza del guadagno che ci va unita? In ciò non si creda troppo, amico mio, a quel nobile disinteresse, che comunemente si vanta. Ne volete una pruova? Trovatemi chi giuochi, come si dice, da nulla. Bisogna dunque che il piacere del giuoco non consista veramente se non in quel certo movimento secreto, che si sviluppa nell’interno dell’uomo alla speranza di un benchè tenue guadagno. Ora questo amor del guadagno non mi par sempre la più virtuosa cosa del mondo. Immaginiamoci poi se ciò non dev’essere per que’tali, che grosse summe soltanto mettono per premio della loro bravura. Converrebbe fremere, se si volesse dare un occhiata a taluni di questi trattenimenti, ne’quali in poco tempo tanto si getta, ce basterebbe a rendere agiate e felici più famiglie di contadini, che svengono fra le miserie della povertà. Se agli orecchi di tanti e tanti potessero arrivare i gemiti ed i lamenti di questa gente infelice allorchè sono là fra que’suoi male intesi tripudj; se riflettessero che quell’oro che buttan via è forse il frutto delle fatiche immense e de’sudori di tanti miserabili, chi sa, che non cadessero loro le carte di mano, e fatti umani e benefici non lo rivogliessero a sollevare l’afflitta umanità. Ma il piacere del giuoco inghiotte tutto ed assorbe l’anima tutta intiera. La contribuzione dovuta al giuoco è quella, che da tutta sorta di persone si paga di assai buon grado. Il vizio, la consuetudine, e la moda lo comandano, e conviene ubbidire. Veramente se a quest’ultima causa soltanto si rifletta, egli è facile il vedere perchè il comun giuoco deva allettare, vale a dire, perchè le stesse gravose occupazioni dello spirito possano diventar care e favorite. Non avvi assurdo, che la moda non renda familiare ed accetto. A questo proposito mi sovviene, che in altro caso non aveva il torto quell’Inglese, il quale si dava a credere, che se tornassero in moda le lunghe barbe degli antichi, i menti spelati delle galanti Signore se ne avrebbono ben presto artificialmente adornati. E perchè nò? Diceva egli. Non ci hanno esse usurpati anche i nostri Chapeaux, i nostri justet-au-corps, e gli altri arnesi virili? – Ma mi si dirà intanto, vuoi tu dunque proscrivere il giuoco? Come senz’esso passare le ore,

Livello 4► Citazione/Motto► Come ingannar questi nojosi e lenti
Giorni di vita, cui sì lungo tedio,
E fastidio insoffribile accompagna?

(Il Mattino) ◀Citazione/Motto ◀Livello 4

Vuoi tu sempre discorrere, ragionare? Vuoi tu formare lo scambievole trattenimento delle conversazioni colle facezie gentili, co’tratti di spirito, e di quel certo ingegno che sa riunire le idee più disparate e farne de’concetti i più dilettevoli? Ci vuol altro a questo. Bisogna saper pensare, e pensare è fatica. Bisogna avere uno spirito colto, ed assai più idee nel cervello di quello che s’usa – Voi mi fate veramente, o caro amico, un’obbiezione, a cui non saprei che rispondere. Notate però, ch’io non intendo di prendermela contra ogni spezie di giuoco, nè di parlare di que’passatempi che possono trattenere senza occupare e senza esigere l’applicazione dell’anima. Socrate, Agesilao, e tanti altri illustri Filosofi non si facevano riguardo di giuocare coi fanciulli, e di equitare in arundine longa. Non si potrebbe alcerto rinfacciare ad essi in tale divertimento. Essi conoscevano il delicato piacere, che accompagna i trastulli dell’innocenza. Essi godevano per così dire e discendere dalla loro vecchiezza per ritornare a quegli anni felici di adolescenza de’quali pur troppo! chi riflette, ne conosce la perdita irreparabile. Non vi dirò per questo che s’abbian ora ad imitare gli esempi di que’celeberrimi uomini. So ancor’io, che non siamo noi nè Socrati, nè Agesilai, e che viviamo in tempi ben differenti da quelli. Vor-[51]rei dire soltanto, che si potrebbe trovare il motivo di divertire lo spirito in mille modi, e con cento giuochi, che per nulla lo aggravino. Il giuoco il più sciocco in sè stesso può prestar occasione di trattenimento, e di utili riflessioni per chi ha della penetrazione e de’talenti. Mi ricorda che nello scorso autunno, arrivando sovente al caro nostro Mylord Nardino molte persone, che non eran tutte del nostro umore, per trattenerci tutti assieme in qualche maniera, in quel tempo in cui era ancora permesso, si giuocava al lotto. Era un piacere a sentire i bei tratti di spirito, che venivan fuori dal nostro Biscancile, e le mature e gustose riflessioni del Signor Olivo alla menoma occasione. Non mi posso dispensare dallo scrivervene una giacchè siamo al proposito. L’urna delle sorti (il sacchetto) aveva una sera compiuti varj giri, dispensando or all’uno or all’altro i suoi favori, e lasciando scontenti, come dovea essere alcuni altri. Il piacere de’primi, e la passaggiera inquietudine de’secondi facevano un’aggradevolissima confusione. Chi si lagnava della sua trista fortuna, e su d’essa ghiribizzava in mille modi, ch’inveiva contro la mano, che avea estratte le sorti, chi ripudiava i numeri dianzi favoriti, chi rideva dell’altrui breve malanno e si compiaceva della sorte propizia. Una volta tra le altre giunse finalmente l’urna fatale in mano del Signor Olivo. Olà, diss’egli, silenzio, miei cari amici. Acchetiamo alla fine ogni lagnanza. Ditemi ad uno ad uno il numero che volete ch’io estragga. Eccoti tosto, chi vuole il venti, chi gli chiede il trenta, chi il cinquanta, chi desidera il novanta e via via. Vedete, disse allora il buon vecchio, vedete? Com’è possibile l’accomodarvi tutti se cose così opposte mi si chieggono? E non siamo noi pazzi della comune pazzia, lagnandoci della nostra fortuna! Qual mai quadro più animato del mondo morale quanto ora la nostra brigata? Eccovi là. Il povero contadino egualmente innalza voti al Cielo perchè una pioggia secondatrice discenda a ristorare il suo campo inaridito dalla canicola, nel mentre che la galante Signora prega che il tempo si conservi sereno per non perdere l’occasione di far pompa di sue attrattive ad uno spettacolo. Il navigatore colto da pertinace calma nel vasto Oceano desidera ardentemente un vento impetuoso, che lo tragga presto di pena, e intanto il Zerbino passeggiando bestemmia, perchè un Zeffiretto soave gli ha scompigliata la delicata architettura del suo capo. A questo mondo chi vuole una cosa e chi desidera tutto il rovescio, ed intanto infelice colui, che non sa piegare il collo alla necessità, e non adora in pace ed in silenzio gli alti decreti della Provvidenza . . . Ma conviene finire. Addio.

Il vostro Lonvaglia. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Adì 15 Gennaro 1790 dal Solito Luogo.

In M. C. 20. Gen.

Pod. e Cap. a Sacil dura m. 16.

s, Dom. M. Contarini qu. Ales.

F. s. Marin Badoer qu. Marc’Ant.

Conte alla Brazza dura m. 32.

s. And. Pasqualigo qu. Z. And. 3zo.

F. s. Franc. Bembo qu. And.

Cam. a Crema dura m. 32.

s. And. Morosini qu. Pietro

F. s. Dom. Gritti qu. Z. Ant.

Giud. al Mag. di Petizion

s. Marin Balbi qu. Is.

F. s. Is. Balbi qu. Riz.

Sopra gli Atti

s. Zuanne Contarini di s. Tom.

F. s. Franc. Morosini K.

Pieggio s. Gasp. Donà qu. Vic.

Visdomino alla Tana

s. Mat. Longo di s. Ang.

F: s. Marco Marin qu. Zorzi

Consolo de’Mercanti.

s. Vido Marcello qu. And.

F. s. Zuanne Balbi qu. Tom.

[52] Prov. sopra Camere và in Senato con voto m. 16.

s. Pietro Canal qu. Ant.

F. s. Ben. Cappello primo qu. Silvan

Avvocato per gli Offizj di Rialto

s. Is. Barbaro qu. Lor.

Luogo di s. Ales. Barbaro el Pod. a Caorle

A’Dieci Savj

s. Vital Falier di s. Zuanne

Luogo di s. Pat. Buzzacarini eletto a Bergamo.

In Senato

21 corrente.

Sopra Prov. alle Biade. m. 12.

s. Antonio Zulian.

Teatri.

Non ebbe che una sola replica nel Teatro a Sant’Angiolo la nuova Commedia intitolata Il saggio Cavaliere. Eravamo incerti all’annunziarla nel Foglio di Mercordì se il suo Autore fosse il Sig. Camillo Federici Poeta benemerito di quella Compagnia; per ciò accompagnammo al suo nome il si dice ed ora avvisiamo che il Compositore della medesima è il Sig. Cav. Greppi Bolognese, giacchè ci fu riferito, che lo dichiarò l’invito del Lunedì.

Sarebbe bene che li Signori Comici ci comunicassero a tempo simili notizie per farcele partecipare al Pubblico con sicurezza; ma per ottener questi favori converrebbe dire delle bugie, giacchè or’ora non basta il tacere delle verità.

Conservasi numeroso il concorso alle repliche del chiodo discaccia chiodo azione serio-faceta. Questa è una prova incontrastabile che la maggior parte degli spettatori ne resta contenta, e se il Sig. Fiorio ha saputo colpire il genio de’più non gli si può contrastare un merito. La bella scena stabile che si vede in questa Rappresentazione, è del Sig. Camisetta scolaro del celebre Sig. Pietro Gonzaga il quale ora si esercita ne’lavori dell’illustre Sig. Cav. Fontanesi.

Vedremo in questo Carnovale rappresentata a San Luca una nuova Commedia venuta da Parigi del Sig. Goldoni. Ci sembra dovere il prevenirne il Pubblico giusto ammiratore della vasta fantasia, e dell’arte teatrale di questo inarrivabile Autore.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Gazzettiere Urbano Stim.

Siete pregato nella vostra Gazzetta di sabbato ad annotare in rimarco che per errore, o della stampa, o anche della copia esibitavi della risposta data al Sig. Selva la passata Gazzetta di Mercoledì si trova, ed è scappato dall’anonimo stesso un error di penna nel numero de’Passi Geometrici che risultano dalli piedi 1360 circa che risulterebbero di meno posto che il lato nel disegno Selva marcato 42 fosse realmente 42 in vece di 48:4. Rimarcate dunque l’error di penna poichè li piedi 1360 circa non sono ce passi geometrici superficiali num. 54. e piedi 10., che devono stare in vece del numero corso nella Gazzetta stessa per errore 272 circa. E questo a giustificazione dell’anonimo scrivente, che vi si protesta.

Mercordì 20 cor. ore 2.

N. N. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

È avvisato il Signor Anonimo dal Gazzettiere, che l’errore si trova nell’originale suo scritto, da lui esattamente riscontrato colla stampa prima d’abbandonarla al torchio; e ciò in prova dell’attenzione, che da lui esigono le cose degli altri, e particolarmente quelle che agitano delle controversie.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore►

Biglietto.

“Il lato non marcato che pur il Sig. Anonimo concede formar angolo con l’altro segnato piedi 42, è di piedi 6: in tutti due piedi 48; ecco soddisfatta la maggior dichiarazione richiesta dal Sig. Anonimo, il quale non mi attribuirà a mancanza di sti- [53] ma se più non risponderò a tutto quello che in appresso volesse ancora scrivere.

Se la mia prima risposta a lui data sia offensiva, mi rimetto al giudizio del Pubblico. È mio carattere rispettare chicchessia.”

Giannantonio Selva
Architetto. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Spettacoli della Piazza.

La comparsa che di giorno in giorno fa la Compagnia del Carlini uscendo del suo Casotto, è divenuta un oggetto interessante la pubblica curiosità. Vedere sulla nostra Piazza una cavalcata di diciotto persone tra donne ed uomini in elegante e sfarzoso vestiario variato più volte, con insegne pompose, al suono di grati stromenti, è uno spettacolo che non lascia di chiamare il concorso nemmeno in Terra ferma dove un cavallo non è una rarità; figuriamoci poi l’effetto che deve far quì particolarmente al guardo del basso popolo. Mille e mille occhiate son sempre rivolte singolarmente a certa bella Brunetta di soave fisonomia, di perfetta ed allettante figura, da’cui occhi neri e vivaci escono fiamme che tutte volano a’cuori di certi Giovinotti per i quali il suo viso è un incanto più seducente di tutti gli esercizj più difficili della gymnastica. Quando poi ritta la veggono su due cavalli ad eseguire i suoi giuochi allora sì che il caldo diventa un incendio.

La Ragazzina di sett’anni và crescendo in bravura di giorno in giorno, e promette di divenire il prodigio di questa Compagnia. Se sorprese il Pagliaccio saltando nel mondo descritto le tre striscie tese lateralmente, che si dirà al vedere che giunge a saltarne sei? Cose incredibili.

Ci fu scritto da Padova se in Piazza, oltre di questo vi sian altri Casotti. Per ciò a lume de’lontani riproducesi il manifesto seguente, e poi si darà conto del resto.

Avviso agl’amatori delle cose rare, e dilettevoli.

Se trà le innumerabili invenzioni Meccaniche, e Matematiche si viddero delle cose che impossibili sembrano; una delle più sorprendenti sarà quella, che s’espone alla vista ed ammirazione di questo rispettabilissimo Pubblico.

Quest’è una nuova Macchina Matematica, che rappresenta un vago, e delizioso Giardino: l’ordine della sua ben intesa Archittetura, la simetria con la quale ne vengono disposte tutte le sue parti, le Fontane con li differenti giuochi d’acqua, la quantità de’Vasi, Statue, Guglie, Prospettive, che ne formano l’ornamento il più brillante, e simili altre cose, possono essere solo oggetto di sorpresa agl’occhi di chi sa conoscere il bello, quantunque in questo non consiste l’intrinseco dello Spettacolo dilettevole, e vago. Due Figure di rilievo che nella sudetta Macchina si vedono, sono l’oggetto principale che interessar deve la pubblica curiosità.

La prima Figura è un Satiro, il quale per mezzo d’un’interno meccanismo parla, imitando al naturale la voce umana con movimenti visibili delle sue membra, risponde a diversi quesiti, indovina un gran numero di difficilissimi giuochi, come di carte, dadi, monete ec., fa pure dei giuochi matematici di nuova invenzione, indovina l’ore, e minuti dell’orologio essendo anche nel borsellino di qualsisia persona: Quindi per dilettare maggiormente gli Spettatori se gli fanno delle domande lepide, e giocose alle quali risponde facendo da astrologo, che rare volte nelle sue risposte s’allontana dalla verità. Smorza il lume d’una candela, fuma una pippa di tabacco, e finalmente fa tanti altri differenti giuochi, che non è possibile farne quì un’intiera descrizione frà i limiti troppo angusti di un semplice avviso.

L’altra Figura poi che rappresenta un [54] Ballerino, non sarà di minore considerazione dell’anzidetta, poichè stando questo equilibrato in aria sostenendosi soltanto con un piede sopra un picciolo Cordin volante, suona questo il Corno da Caccia colla più esatta perfezione al pari d’un eccellente Professore, mantenendo nel tempo istesso il suo equilibrio con li visibili movimenti di tutto il suo corpo.

Essendo la sudetta Macchina stata ammirata nelle più cospicue Città dell’Europa ove ha riscosso l’universale aggradimento, ma non essendo però giammai stata veduta in Italia, ha creduto il Possessore, e Direttore della medesima suo proprio dovere farla prima vedere in questa Ser. Dominante non mancando il medesimo d’impiegare tutto il suo debole spirito per onestamente divertire un Pubblico sì illuminato, e cortese dal quale spera d’essere copiosamente favorito, ed onorato, non che ottenere un benigno compatimento.

Si farà vedere nel Casotto in Piazza S. Marco.

Si paga soldi 5. la prima Porta, e soldi 5. la seconda.

Domenica 17. Gennaro si darà principio il dopo pranzo, e per il resto del Carnovale si farà vedere in tutto il giorno.

Livello 3►

Paragrafo d’una Lettera di Brescia.

Lettera/Lettera al direttore► “Ora che la Fontana della Palada trovasi quasi al compimento del suo ristauro si pensa da diversi compartecipi vicini alla medesima d’illuminar ogni notte quel luogo con una Lanterna a doppj riverberi, ad imitazione d’altri luoghi della Città come sarebbe quello al Pozzo dell’Olmo. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Treviso 17 Gennaro 1790

“A brevi giorni sopra le illustri Scene del Nobile Teatro Astori di questa Città, dalla Comica Compagnia Petrelli, che qui soggiorna, e che con sufficiente incontro serve questo Pubblico Trevigiano di Tragiche e comiche scelte composizioni, verrà rappresentata una novissima Tragicommedia intitolata il Tempio della Morte, composta recentemente da un Singolo della medesima Comica Compagnia fornito di cognizioni, di fantasia, e di talenti; questa Tragicommedia è del tutto assolutamente nuova, ed affatto diversa da quant’altre insino ad ora sono comparse sopra li Teatri d’Italia sì per il maneggio delle passioni urtate delicatamente, quanto per la condotta non meno, che per i colpi di Scena, tutta tratta dal rinomato Ballo serio di lieto fine del medesimo sopra indicato titolo, che con universale applauso per la prima volta comparse nell’autunno decorso in questo stesso Teatro, e che ricevette li già noti generali encomj.

P. S. Trovasi in questa Compagnia il Valsecchi detti il Caffettiere, che replicò con grand’applauso la Commedia del Sig. Goldoni l’Avvocato Veneziano nella quale felicemente ei sostenne il Protagonista. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Trattenimenti Accademici.

Pattecipiamo al Pubblico una notizia, che certamente gli sarà grata. Stà per unirsi la Nobile Accademia degli Uniti a quella de’Rinnovati, e nella Sala di questi a San Vitale si vedranno le Rappresentazioni, e gli altri Spettacoli, che saran dati dalla magnificenza di queste due illustri Società unite in una. La prima recita, che si godrà una di queste sere, sarà quella del melanconico Dramma il Conte di Commingio del Sig. D’Arnaud, letto e riletto da tanti in originale e in traduzione, e trà noi non più veduto in azione. Gli spiriti inclinati alle cose tetre, a’sepolcrali orrori, avranno di che pascere il loro genio. La versione italiana è quella del Sig. March. Albergati.

Poche sere sono sulle private scene [55] delli prenominati nobili Accademici Uniti a San Gregorio, secondando le onorevoli loro premure, la Signora Maddalena Battaglia recitò nella Tragedia l’Olimpia, e da un’Udienza colta ed intelligente ebbe i giusti comuni applausi che son dovuti al suo merito nelle parti che le convengono.

La sera del dì 30. cor. gran Festa di Ballo a San Benedetto nella Sala della chiarissima Società de’Seguaci d’Orfeo.

Fatto vero caricato di piacevoli e graziosi scherzi. Lettera d’un’Amico scritta ad un’altro.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Cordialissimo Amico.

Nuova fatale! Mi trema il cuore al solo ragguaglio. In età di soli cinquanta un’anno otto mesi e ventisette giorni terminò di vivere con massimo mio dispiacere, con dolore gravissimo de’miei Paesani, e delle circonvicine Ville (indovinate chi?) il mio Cavallo. Temisvar fu la sua Patria. Fu posseduto da trenta sette Padroni, e niuno può lamentarsi di Lui. La di Lui Madre fu d’Ungheria, e dicesi, che viva ancora nella stalla del Principe Esterasi. Mi rincresce soltanto, che sia morto nel fiore degli anni suoi. Era egli troppo ardente: ecco la cagione della sua morte. L’ultimo viaggio, che fece dalla B. a R. (distanza d’un miglio e mezzo), fu da Lui fatto con troppa sollecitudine, poichè vi arrivò in meno di due ore ed un quarto. Quattordici o quindici Cani nel giorno prima di sua morte l’attendevano alla porta della Stalla per complimentarlo, ed a quest’ora se l’hanno divorato.

Omissis ec.

R. 14. Gen. 1790.

Il vostro B. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Seguito de’Bastimenti arrivati.

4 corrente

Bergantino nom. Dolfino Cap. Ant. Ragusin ven. da Costantinopoli e Trieste con Lana Bal. 46. Oppio bar. 3. Cuoj salati pel. 2355. Vetriol di Cipro bar. 8. Gomma draganti bar. 4. Gambello bar. 2. Alloè Bal. 1. e cas. 1. Orpimento bar. 5. Gomma Arabica bar. 1. Galla nera bar. 1. Cera gialla bar. 8. Pelli di castrato balloti 1. Scamonea cassette 1. Sienna car. 6. Smalto cassette 1. Droghe una cassetta. Roba mangiativa una cas. e una scat. Merci colli 10 e una cassettina. Pelliccie n. 1. e Rigadin pez. una e un fag. Cioccolata di ritorno una cassetta. Lingue salate 3 cassette. Tele un fagottino.

Berg. la Provvidenza Cap. Giac. Alzerdad ven. da Malta e Scoglietti, con pistacchj sac. 8. e car. 2. Cenere in sacchi e alla rinfusa cant. 2147. Mandole quintali 22. Vino bar. 2. e cas. 5. Contanti un gruppo. Roba mangiativa col. 5. Melloni alla rinfusa num. 100. Specchi di ritorno una cassa.

6 detto.

Bergantino Il Dispaccio Cap. Samuel Undarhey ven. da Falmauth con stagno in verga bar. 26. Cospettoni Botti 219. Piombo Gagiandre 487.

7 detto.

Nave la Fortuna Cap. Giov. Verberne ven. da Amsterdam con tele Nankin cas. 1. Lame da spade ed altro cassette 2. Coltelli fiamminghi un colle Libri Ballette 1. Cipolle da fiori cassette 1. Rensi cassette 1. Formaggio colli 260 in pezze 5 mila. Detto colli 41. e cas. 8. Legno da colori pezzi 470. Canfora cas. 1. e un colo. Fil di ferro col. 1. Legno giallo pezzi 156. Sede da pennelli bar. uno. Oglio di Vitriol colli 8. Colori bar. 1. Pepe colli 10. Legno S. Marta pezzi 557. Galangà Ballette 1. Cannella cas. 1. Rosa bot. 2. Droghe bal. 2. Contaria di ritorno bot. 2. Vino cas. 11. Buttiro bar. 1. Ferro v. una Partita. Libri una cassetta. Caccao bot. 4. Pepe garofolato bot. 2.

8 detto

Polacca Cap. Eustachio Savò ven. da Ceffalonia e Trieste con miele ludri 10. Uva passa fag. 52.

9. Detto

Polacca la Vittoria Cap. Pietro Vellianiti ven. da Samo e Corfù con Moscato da Samo Cai 170. Pece cantar. 64.

12 detto.

Tartana la Perla Cap. Diodato Dabinovich ven. da Smirne, Mosconissi, e Zante con pignoli in iscorza chilò 6486. Filo di stame bal. 12. Seta bal. 5. Gotton Bal. 15. Cera gialla sac. 2. e bar. 3. Filati bal. 6. Oglio cai 24 e bar. 18. Cannoni di bronzo num. 3.

14 detto.

Nave Maria Catterina Cap. Giamb. Michielmi ven. da Lisbona con zuccaro cas. 386. Legno Brasil pezzi 1347. Vino bar. 14. Macchine da Molino n. 2. Caccao sac. 16. Garofolata Ciurli 30. Libri cassoni 2. Contaria di ritorno cassette 1. Cocchi m. 180. Scorza d’Avorio sac. 2 e carat. 3.

Cambj

Venerdì 22 cortente.

Lione 58.

Parigi 56. e mezzo.

Roma 62 e 3 4ti.

Napoli 115 e mezzo.

Livorno 99 e mezzo.

Milano 155.

Genova 91 e mezzo.

Amsterdam 92 e 3 4ti.

Augusta 102. e mezzo.

Vienna 197 e 3 4ti.

Londra 49.

Prezzi delle Biade

Formento a l. 35.

Sorgo Turco a l. 16.

Segale a l. 21.

Fag. bianchi l. 22.

Miglio a l. 17.

Risi da’duc. 35 a’36 al m.

Forastieri di rango a questo Albergo della Regina d’Inghilterra.

Il Signor Cav. John Macpherson e il Sig. Cav. De Macuolenge Inglesi.

Le LL. EE. March. Guido Ant. Barbazzi.

Marchese Paleotti

Marchese Cassalha

Conte Gius. Carbonesi

Vicenzo Zanchetti

Marchese Davia

Tutti Bolognesi con loro seguito.

Vi son in oltre molti Cavalieri d’altre Città della Veneta Terraferma.

Fu pubblicato l’altr’jeri un Proclama degl’Illustris. ed Eccellentiss. Sig. Sopra Prov. Prov. ed Inquisitor alle Biade, tendente a tener in dovere i Pistori, che per incuria, o malizia non eseguissero le Leggi a danno del Popolo nella circostanza della corrente altezza de’prezzi del formento.

Brama l’Anonimo Veneto, che sian avvisati i leggitori di questo Foglio, che lo sbaglio da lui preso provenne dall’aver ridotti i piedi 1360 a passi geometrici, che son veramente 272 i quali di superficie quadrata non ne formano che 54 e piedi 10 allo in circa.

Savio in settimana
per la pros. v.

s. Agostin Garzoni.

Si avvisa che Martedì 26 cor. a S. Samuele, oltre la Scena del Pimmalione, vi sarà di nuovo nell’Atto secondo la musica e il ballabile dell’a solo della Signora Pitrot.

Commedie per questa sera

A Sant’Angelo l’Illusione e la verita Com. favolosa messa jeri per la prima volta in iscena, ed uscita pur questa dalla felice penna del Signor Federici. Ci riserbiamo a parlarne dopo averla udita. Le voci sparseli son favorevoli anzi che nò, e concordi nel lodare le decorazioni ora messe in gara trà queste Comiche compagnie.

A S. Gio: Grisost. Replica di Chiodo ec.

A S. Luca Florindo e Truffaldino sepolti vivi. ◀Livello 2 ◀Livello 1