Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 3", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\003 (1790), S. 17-24, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2566 [aufgerufen am: ].


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Num. 3

Sabbato 9 Gennajo 1790.

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Conclusione della Lettera al Sig. Lonvaglia.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Lodar non posso nemmeno il Sig. Olivo, che non abbia voluto giammai saperne di Vulcani spenti, di petrificazioni, di erbuccie, d’insetti da microscopio; da lui spacciati per inutili produzioni della natura, anzi frivolerie da bambocci. E come ciò, se sono eglino appunto le notizie introno a ‘Vulcani spenti, alle petrificazioni, e ad altri fenomeni della Terra, da’quali possiamo acquistar idea delle gran di rivoluzioni, e de’portentosi cangiamenti accaduti nel Mondo fisico: e trar perfino inconcussi argomenti per rischiarare qualche oscuro articolo della storia? E che? Vorrebbe adunque il Sig. Olivo far solo consistere il vero merito nel posseder ciò che dicesi Studio dell’uomo, ed Esperienza di Mondo? Non saranno adunque degne della curiosità d’un Filosofo le contemplazioni eziandio dei pregi e delle tante produzioni della Natura, del sistema prodigioso de’Cieli, e di tutto il Creato; da cui pur trar possiamo, anche col solo lume della ragione, la prova invincibile dell’esistenza del sommo Fattore; e mercè le quali può la mente sollevarsi a comprendere in qualche modo l’infinita potenza? E degna non ne sarà del pari l’osservazione delle opere minute della natura, e di que’lavori che sembrano quasi sfuggire al senso? Eppur, se crediamo a Plinio, è in esse appunto, dove la Natura ha speso il più grande accorgimento. Natura nusquam magis, quam in minimis tota est (Plin. l. 12. c. 2.). Eppoi qual attentato è mai questo contro la fama di pressochè tutti i maggiori letterati? E non son eglino gli studj dal Sig. Olivo disapprovati quelli, che gli occupano quasi generalmente e totalmente? E non è egli lo studio del Mondo (studio per certo lodevolissimo) quello, di cui son più di tutto ignari? Ma che? Non vi contraddite voi stesso coll’ultima descrizione avanzataci dei piaceri che vi occupano nella rigida stagione presente?

Vengo a Mylord Nardino, e a Myledi Anonima sua Consorte. Ma quì permettete, o Sig. Lonvaglia, che il mio cuore si apra a una dolcissima effusione. Voi dunque e i socj vostri godono il favore di due doviziosi Soggetti, che sanno fare un’ottimo uso delle ricchezze: che non hanno altro scopo nelle azion loro, che la virtù, la moderazione, e il ben de’suoi simili; che di cuor s’affezionano alle oneste, benchè inferiori persone? Oh Cop-[18]pia mirabile, degna della più alta venerazione, e d’ogni maggior elogio! Oh Voi fortunati, cui di goder fu concesso il patrocinio di sì gran Mecenati! Ben sò che non può mancarvi felicità dopo sì gran vantaggio; e che dir potete a ciascun di lor due colle voci di Settano.

Ebene 4► Zitat/Motto► Si placeat superis longum tua Numina Terris

Tradere, onon egre patimur divortia Caeli. (Sat. 9.) ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4

Una cosa però non so menar buona allo stesso Sig. Nardino: e mi prende gran maraviglia, come in mezzo a tanto buon senso, possa egli commetterla: e come Voi altri, dopo tanta libertà che vi accorda, possiate lasciarla correre, e meno intimamente approvarla.

Come, o Signore? Il vostro Sig. Nardino permette dunque il libero accesso in sua Casa anche agli impertinenti, e ai presontuosi? Questa tolleranza, permettete che il dica, non è virtù, è una bassezza, un’indolenza, che non fa onore al suo spirito. Il vero genio deve saper conoscere e distinguere; ma per far conto di chi lo merita, ed escludere dal suo consorzio gl’immeritevoli. E dove mai se ne andrà dunque il vostro divertimento, quando vi trovate in unione di simil gente insoffribile? La parità poi dell’Asino e del Ciacco, scusatemi, non mi quadra. Dove apprendeste mai questo stato di Comunion primitiva, in cui le bestie, anche più sozze, pranzassero e conversassero insieme coll’uomo? Non vi dice anzi l’Esodo Santo, che ne fu l’uomo creato padrone e sovrano? Come saranno mai degni l’Asino, e il Ciacco di star in compagnia dell’uomo, se si tengono anzi separati persino dalle altre bestie di più nobile razza? O grande Orazio, modello dell’ottimo gusto, e della più fina sensibilità, soffriresti tu simili seccatori importuni, seperfin con un Confice ricontentavi di liberarti da uno di questi tali? (L. I s. 9.)

Passando poi dal carattere particolare dei Membri, a parlar della Società come Corpo, vi confesso, che mi lusingai sulle prime di dover sentire da Voi una serie di trattenimenti quanto ben intesi, altrettanto nuovi. Qual non fu però il mio stupore veggendo, che tutto in fine si riduceva a’discorsi tratti dal caso? E questo è l’esemplare che ci proponete? E a questo capo d’opera di rarità e di eccellenza tributar dobbiamo l’ammirazion nostra, e gli elogj?

Vorrei dire a mia giustificazion qualche cosa anche sopra la vostra declamazione, forse con troppa deferenza applaudita dal nostro degnissimo Sig. Gazzettiere, contro il genio corrente di criticare le altrui produzioni. Per non attediarvi però con un lungo passo del Gran Bacone di Verulamio, onde farvi riflettere, che una sensata critica è anzi la madre d’ogni sapere; mi basterà citarvi un tratto dell’incomparabile Orazio, che potrà ancora servir di chiusa al mio foglio:

Ebene 4► Zitat/Motto► . . . . Si quid novisti rectius istis

Candidus imperti, si non bis utere mecum. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4

Sono con tutta l’estimazione.

Venezia 31 Decembre 1789.

Alberto Momo ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Abbiamo un’altra Lettera del Sig. Lonvaglia in data de’3 cor. che sarà pubblicata nel Foglio di Mercordì, e chiuderà dal suo canto questa controversia. ◀Metatextualität

Sappiamo in Lettera di Brescia de’3. corrente, che quella nob. Signora Contessa Fenaroli figlia del fu Sig. conte Bartolammeo d’illustre ricordanza, e moglie del nob. Sig. conte Pietro Provaglio, diede giorni sono in luce un bambino, al quale fu sommini-[19]strato il primo dì di quest’anno solennemente il battesimo.

Alle ore 23. si unirono nell’abitazione del Genitore da sessanta persone della primaria nobiltà di quella Città, e a due a due con bell’ordine si portarono al Palazzo del nob. Sig. Conte Ignazio Palazzi, che fu il Padrino, il quale s’accompagnò alla scelta comitiva, che con treno di carrozze passò alla Chiesa Par. di S. Affra verso un’ora di notte. Ricevè il nob. bambino da quel Parroco le acque battesimali. Si restituì poi la numerosa splendida compagnia al Palazzo Provaglio, che ha trovato illuminato a giorno, e in cui godette una bella musicale Accademia, ed un rinfresco di profusione, e squisitezza.

Aspettavansi a momenti colà di ritorno da questa Capitale li due Nob. Sig. Deputati Pub. della Città Ant. Brognoli ed Alfonso Cazzago, coll’Avvocato Sig. Fausiino Cirelli quì venuti per la Causa del Parmigiano Sig. Gius. Vaminroni.

Notizie differite per mancanza di spazio nel Foglio precedente.

Mancò colla morte del Reverendissimo Sig. D. Tom. Ag. De. Sot. Piov. di S. Silvestro un’anima caritatevole, e pia, un vero padre de’poveri. Gli stava sì a cuore il loro bene sino negli estremi della preziosa sua vita, che per morire contento ebbe d’uopo dell’assenso dell’attuale suo Successore al caso d’essere eletto. In questa condiscendenza ricercata supplichevolmente da un giusto moribondo, l’elogio contiensi del Reverendis. Sig. Dot. Milesi chiaro per dottrina, distinto per zelo apostolico, e fornito di tutte quelle morali qualità, che costituiscono un ottimo Pastore. Quando un Corpo unito ad una ballottazione totalmente s’accorda ne’voti, l’eletto deve certamente avere un merito sommo.

Il Reverendis. Sig. D. Santo Giam. Bonetti fu Piovano di S. Stefano Prete quì detto S. Stin morì, per quanto assicurasi, da una paura. In varj modi raccontasi il caso, ma si concorda sul putno che all’entrare di notte in sua Casa, dopo essere stato all’onesta conversazione d’una Mercantile Famiglia, s’introdussero a forza seco lui delle malvagie persone, che lo attendevano al varco, e vollero violentemente de’denari. L’impressione del timore trascurata, forse per non conoscerne la profondità, lo condusse poco a poco al suo fine da cui allontanato avrebbelo una cacciata di sangue.

Il suo Successore prenominato ebbe 18 voti di sè e 7 di nò, perchè gli Elettori eran 25 non 28.

La N. D. Marianna Besler Corner era vedova del Generale Aleardi in primo voto, e in secondo di S. E. Ant. Corner di S. Maurizio. Morì in questa Parrocchia di S. Eustachio detta di S. Stae.

Il cadavere della Nob. Signora Teresa Venier fu trasportato con sacra pompa funerea dalla sua abitazione a S. Fantin nella Chiesa de’SS. Apostoli alla cui Parrocchia è soggetto il Palazzo delle LL. EE. Fratelli Venier qu. Seb. Proc. di S. Marco. Era moglie di S. E. Alvise. Fu seppellita nella Chiesa di Monache di S. Daniele ov’è l’arca di questa Eccellentissima Famiglia.

Abbiamo nella sua morte perduto il miglior ornamento delle nostre nobili Accademie Musicali ed una eccellente Attrice non men abile alla tragica gravità, che alla famigliarità comica.

Passino i mesti accenti delle piangenti Muse dall’altrui penna all’impressione di questi Foglj; e se un merito raro fu celebrato in varie Lingue sinch’ella visse, raccomandisi alla Posterità la sua gloria, con uno di que’massiccj Componimenti poetici, che durano [20] più delle luminose inscrizioni delle Lapide Sepolcrali.

Promessa da Noi la Serie de’Vescovi di Verona sin dal momento, che si annunziò l’elezione di Monsignor Avvogadro, è tempo alfine di soddisfar a questo dovere, giacchè quanto prima dovremo dar luogo a quelle de’Piovani di S. Giov. di Rialto, e di S. Silvestro, ed è bene non ridurre queste Materie a succedersi davvicino ne’Foglj.

Serie de’Reverendissimi Vescovi di Verona cavata dal Libro Primo delle notizie storiche delle Chiese di Verona di Gio: Battista Biancolini.

S Euperio

S. Dimidriano

S. Simplicio

S. Procolo

S. Saturino

S. Lucilo. Viveva nel 347.

S. Cricino

S. Zenone Martire, viveva nel 360.

382 Siagrio

S. Lupicino

S. Massimo

S. Agabio

S. Cerbonio

S. Luperio

S. Probo

S. Vindemiale, morì 28. Febrajo 421.

S. Lupo

Teodorico, o Roderico

Diaterico, morì nel 473.

Servidio, vivea nel 512

518 S. Verecondo, morì 22. Ottobre 522.

522 S. Valente, morì 4. Luglio 531.

531 S. Petronio, morì 6. Settemb. 540.

540. S. Innocenzio, morì 14 Marz. 544.

544 S. Felice, morì 19. Luglio 556

556 S. Salvino, morì 12. Ottob. 562.

562 S. Teodoro, morì 19 Settem. 580.

580 Solazio, viveva nel 585.

588 Giovanni Giuniore viveva nel 574.

596 S. Senatore, morì 7 Gen. 602.

602 S. Andronico, morì 4. Novembre 610.

610 S. Mauro, rinunziò nel 615.

morì nel 622.

615 S. Giovanni, morì 16. Giug. 626

626 S. Manio, morì 13 Settem. 636

636 S. Moderato, morì 23. Agost. 656

656. S. Silvino, morì 12 Settemb. 670

670 S. Servulo, morì 26 Febr. 698.

698 S. Lucido, morì 26 Aprile 710.

710 Paterno viveva nel 720.

723. S. Guadenzio, morì 12 Feb. 734

734 S. Alessandro, morì 4 Giug. 743

743 Sigiberto

744 S. Biagio, morì 22 Giugno 750

750 S. Annone morì 13. Mag. 760.

761 Loterio viveva nel 774.

799 Eginone di nazione Alemanno morì nel 802

802 Rotaldo, viveva nel 840

844 Agino

849 Bilongo viveva nel 860.

853 Lauderico

860. Audone

865 Ardecario, o Ascario

866 Aistulfo

874 Ratholfo

876 Adelardo I.

906 Pietro

915 Notkerio, morì nel 9[...]8.

928 Ilduino di nazione Fiammingo, che poi nel 929. fu eletto Arcivescovo di Milano.

929 Raterio Monaco Benedettino

968 Milone

983 Iderico viveva nel 988

990 Orberto, o Audberto viveva nel 996.

1012 Ildeprando

1016 Giovanni, morì 12 Ottobr. 1037.

1037 Walterio, morì nel 1055.

1056 Ezzelone

1058 Dietboldo, o Teopalto

1063 Adalberone, o Adilperio morì nel 1070

[21] 1070 Auswart, o Usuardo morì nel 1073.

1073 Brunone

Guglielmo Gonslariense

1083 Sigeboldo, o Sigimboldo

1095 Valbruno, o Valbrunone

1096. Walfredo, o Olfetrith

1101 Hezelon

2104 Bertaldo

1108 Arnolfo

1110 Zuffetto

1111 Bernone

1111 Uberto, o Otberto II.

1113 Sigifredo

1116 Brimone

1119 Bernardo, morì nel 1135.

1135 Tebaldo I, morì 10 Mag. 1157.

1157 Ognibene, che si crede della Famiglia de’Conti Nogaroli.

1185 Riprando, morì a’23 Giug. 1188.

1189 Adelardo 2do Cattaneo Cardinale morto 1211.

1211 Norandino, morto nel 1224.

1225 Iacopo di Braganza Nobile Vicentino.

1241 Manfredo dalla Scala, o Scaligero morto nel 1254

1256 Gerardo Cossadoca, morto nel 1262.

1262 Manfredo 2do Roberti nobile di Reggio

1268 Guido dalla Scala, o Scaligero.

1275 Temidio dell’ordine de’minori di S. Francesco

1278 Bartolommeo Monaco Benedettino

1290 Pietro dalla Scala, o Scaligero Domenicano

1295 Fu eleto Teobaldo secondo Agostiniano non accettò e fece solenne rinunzia

1295 Bonincontro Canonico della Cattedrale.

1297 Teobaldo 3zo Agostiniano

1331 Niccolò Monaco Benedettino Abate di villanova

1336 Bartolommeo Scaligero Abate di S. Zennone.

1338 Teobaldo IV.

1341 Matteo Ribaldi nativo di monza, fu Vescovo di Pavia morto nel 1348 al primo Maggio da mal contagioso.

1348 Pietro Pini Nobile di Forlì, e Vescovo di Viterbo, e dopo un anno che fu Vescovo di Verona passò al Vescovato di Perigord in Francia da dove l’anno seguente passò a quello di Benevento in Italia.

1349 Giovanni di Naso Milanese Domenicano Vescovo di Melfi fatto Vescovo di Verona e dopo un anno passò al Vescovato di Bologna.

1350 Pietro dalla Scala, o scaligero, 2do Canonico della Cattedrale poi passò al Vescovato di Lodi

1388 Giacopo Rossi nativo di Parma della Nobil Famiglia de’Conti San Secondo, nel 1406. fù trasportato al Vescovato di Luni nella Liguria.

1406 Angelo Barbarigo Patrizio Veneto nipote di Papa Gregorio XII., fatto Cardinale nel 1408, rinunziò il Vescovato, e morì in Ginevra nel 1418.

1418 Guido Memo Patrizio Veneto era Vescovo di Pola, morì nel 1438.

Metatextualität► (Il resto Mercordì) ◀Metatextualität

In Senato

7 corrente.

Inquis. all’Arsenal m. 36.

s. Pietro Zen.

Inquisit. alle Arti m. 24.

s. Pietro Barbarigo.

Metatextualität► Siamo incaricati di esporre su questo Foglio il Quesito seguente. ◀Metatextualität

“Se la privazione della vista sia di maggior pena ad uno che l’abbia perduta, o ad uno che sia nato cieco.”

Teatri.

Ecco l’Invito della Signora Banti per la recita a suo profitto destinata alla sera di posdomani.

“Il desiderio di Brigida Banti di dimostrare a questo rispettabilissimo Pubblico la di lei ossequiosa riconoscenza per quel generoso compatimento di cui si vede onorate, fu e sarà sempre per essa un efficace stimolo per adempire senza risparmio alcuno di fatica e di studio al proprio dovere.

Riconosciuta questa di lei costante disposizione anco dall’animo nobile del rispettabile Soggetto, che segnò la di lei Scrittura per il Teatro di S. Benedetto, le fu in premio di questa accordata una Serata di Beneficio, che è fissata alla sera 11. Gennaro corrente.

Nell’atto però di annunciare tale per lei benefica combinazione, non lascierà nel frattempo di dedicare i suoi studi, e le sue applicazioni a qualche nuova produzione di Musica, che sarà effettuata nella stessa sera, e che sarà già anticipatamente resa nota con altro avviso, e con precisione a quel rispettabilissimo Pubblico, da cui spera, che sarà onorata, e compatita.”

Opera della instancabile penna del Signor Federici poeta notissimo della comica Compagnia a Sant’Angiolo, è la Commedia che si replica su quelle scene intitolata La privazione genera i desideri, o sia La Moglie libera, e il Collotorto.

Giacinta rappresentata dalla Signora Ricci, è la moglie libera, Domitilla è il collo torto, che rappresentasi dalla Signora Pattan. Il Marito della prima è un medico toccato in parte al Signor Menghin, quello della seconda un chirurgo di lui Fratello che si sostiene dal Signor Benedetti. La quinta delle Parti principali è un loro Cugino, della quale è incaricato il Signor Andreaux.

Abitano li due Fratelli in una Casa medesima, ma in due separati Appartamenti. Comparisce Giacinta una di quelle tante moderne Moglj, per le quali l’ultima cosa è il marito. Adulata da due Giovinotti, che a titolo di serventi le stanno sempre d’intorno; gonfia dell’aura di vanità, che le fanno spirare, e in preda alle mode, e a’capriccj, tratta il povero Medico con una superiorità da padrona: e da ciò nutresi in questo un penoso cordoglio, che lo fa declamare contro del Matrimonio. Debole per opporre agli sviamenti della sua condotta l’autorità maritale, egli la lascia far quanto vuole, e si contenta di lamentarsi cogli altri. Domitilla all’incontro si mostra una di quelle donne, che diconsi tutte marito; che nulla ne sanno del Mondo, vivono ritirate, ed esister non possono disgiunte dalla loro metà. Col suo collo torto, co’pietosi suoi guardi, con un tuono di voce patetico, un portamento goffo, una lentezza di passi, una zotica ritrosia, sembra la più semplice, la più buona di tutte le Moglj. Anno[...]to il Chirurgo dall’assiduità delle importune sue tenerezze si trova un Marito infelice, non perchè Domitilla non l’ami, ma perchè l’ami troppo. Così questi due Fratelli si veggono per due cause diverse malcontenti del loro stato, e ne dicono di belle contro del Matrimonio in generale, che cavano delle saporite risate.

Ma siccome le loro Moglj non sono poi veramente quali si mostrano, il loro Cugino uomo di perspicace ingegno, di vivace e brillante carattere, s’impegna di disingannarli, e con essi fa una scommessa, purchè secondino la sua meditata finzione. È questa d’esser chiamati ambidue ad una cura fuori di Città, e di tenersi qualche giorno, se occorresse, nascosti in sua Casa. Giacinta ode l’avviso della necessaria partenza del Medico con una [23] fredda indifferenza, che lo fa delirare; Domitilla piega maggiormente il suo collo torto all’udire che il di lei marito deve starle due o tre giorni lontano, sviene, si dà per morta, e cangia in tenerezza compassionevole la di lui impazienza ond’è costretto a stringerle, e baciarle la mano, a chiamarla l’idolo suo, credendo che nulla ella sentisse. Segue la separazione.

Giacinta in absenza di suo Marito cangia costume, non esce di casa, e delude le speranze de’suoi Serventi; Domitilla drizza il suo collo torto, lascia alla voce il naturale suo tuono, e mostrasi d’una scioltezza, che vuol prevalersene della lontananza del suo Consorte. Scrive un biglietto d’invito ad un suo giovine amante vagheggiato in silenzio e secretezza dalla finestra, seduce il Servitore a portarglielo, ed è secondata da una sua Amica abitante in una Casa vicina, che dà una furtiva comunicazione alla sua per mezzo di nascosta porticella ignota al povero Chirurgo. Un Parrucchiere accessoriamente introdotto in questa Commedia le dipinge i piaceri del Teatro, e gliene inspira un vivissimo desiderio. Co’denari che le reca opportunamente per suo marito una persona incaricata della mercede d’una cura, ella compera da lui una mantellina di Parigi, si fa acconciare il capo, e si mostra disposta a ben ricevere l’invitato amante.

Li due Fratelli maritati son introdotti al bujo nella Sala dal loro Cugino, che con essi chiudesi in una stanza posta in capo della medesima, e da’loro Appartamenti divisa. Notisi, che i due giovinotti Serventi all’atto di partire licenziati da Giacinta son chiamati sottovoce da Domitilla sul limitare della sua porta, e dessa accompagnasi con esso loro e và al Teatro in arnese da Dama. Intanto s’introduce di soppiatto nelle sue stanze l’amante chiamato dal Biglietto, non la trova, e si mette ad un tavolino giacente, e pensoso.

Tutte le scene, che precedono l’ultima davvicino sono comiche, allettevoli, molto ben eseguite. Gli occhi, e gli orecchi de’due Fratelli veggono, e sontono il loro disinganno. In l’uno l’eccesso dell’amore, nell’altro quello dell’ira cagionano de’trasporti che frenati sono vicendevolmente dal loro Cugino. Ora il Medico vorrebbe sciogliersi dalle sue braccia, che lo trattengono, per correre a stringersi al seno sua Moglie da cui scopresi amato, senza ch’ella se ne avvegga: ora tenta lo stesso il Chirurgo per volare a vendicarsi contro della sua da cui si sente sprezzato. Questi sforzi fatti a tempo, e con tutti i segni di verità, divertono estremamente.

Escon finalmente, a scoperta fatta, da quella Camera. Rivede il Medico la cara Moglie sua, che non le dà il menomo segno di contentezza; il Chirurgo entra nelle sue stanze, dopo aver data parola al Cugino di non giungere ad alcuna violenza per punire il suo Collotorto ingannevole. Non la trova, e vede sdrajato in sua vece l’Amante che l’aspettava. Torna furibondo in iscena, si dispera della sua fuga. Scopresi nell’innnamorato (sic.) un Giovinetto, ch’era stato a consultare quel Medico per guarire dalla sua passione amorosa. Dal suo racconto si viene in lume, che Domitilla era l’oggetto delle sue fiamme; che sotto il nome d’Andronica vedova, gli aveva corrisposto; che s’era introdotto colà per la porticella nascosta. Mostra il Biglietto, lo fa leggere e il Chirurgo si strugge di rabbia. Ecco sua Moglie, che torna dal Teatro a braccio de’due Serventi. La disposizione dell’incontro co’Personaggi, che si trovan in iscena fa un buonissimo effetto. Ella mette un grido al trovarsi in faccia di suo [24] Marito, si genuflette a’suoi piedi implorae il suo perdono; poi uscita dalla sorpresa, e dalla confusione, rivoglie contro di lui la colpa de’suoi errori chiamandolo un tiranno, che abusa de’suoi diritti per tenere una Moglie in ischiavitù, e in quella privazione che genera i desiderj.

Quì il Cuino operatore del gran disinganno spiega tutta l’eloquente sua ragionevolezza per cogliere il frutto delle ingegnose sue direzioni. Fa conoscere a Giacinta il torto che fa a sè stessa nascondendo crudelmente quel grato sentimento di conjugale affezione, che render potrebbe manifestato lieto e contento suo marito; dimostra al Chirurgo esser necessaria la conoscenza del Mondo per ischivar il danno de’suoi inganni, e non darsi di peggio che il tener chiusa una donna come una fiera per renderla buona, e saggia. Toccando con destrezza i punti de’reciprochi maritali doveri riduce Domitilla ad un sincero pentimento de’suoi trascorsi, e il di lei Consorte a pensare diversamente intorno alla sua custodia. Ecco la morale in azione con cui chiudesi la Commedia. Lo stile è felice, sparso di comicisali, il dialogo vivo e scoccato. Gli Attori la recitano colla solita loro bravura, e in generale gli ascoltatori applaudiscono, e partono dal Teatro contenti.

Per ottener tanto con una famigliare Rappresentazione ci vuole molto ingegno sicuramente. Il Signor Fedrici lo ha dimostrato più volte. Noi ci uniamo al discreto Pubblico nel rendergli questa giustizia, lasciando alla Critica l’uffizio di censurare questa nuova suo produzione quanto alla condotta, alle prescritte unità, e agli episodj.

In M. C. 8. cor.

Uno del Cons. di X.

Luogo di s. Lor. Minoto +

s. Giovanni Widman fu Cap. a Bergamo Prov. a Pesciera Reg. c. p. dura m. 16.

Elez. dello Scrut. conf. dal M. C.

s. Lorenzo Balbi qu. Ales.

F. s. Tranq. M. Bolani.

Sig. di Notte al Civil

s. Dom. Pizzamano qu. Ant.

F. s. Lor. Pizzamano qu. Ant.

Esec. alle Acque và in Senato m. 24. senza voto.

s. Pietro Donà qu. Paolo

F. s. Bart. Donà qu. Ant.

Sig. di Notte al Criminal

s. Cristof. Canal qu. Vic.

F. s. Giacomo Priuli

Prov. al Cottimo di Damasco

s. Redolfo Balbi qu. Ant.

F. s. Pietro Alv. Barbaro 6to.

Provveditor alla Pace

s. Giov. Bon qu. Gir.

F. s. Bart. Ant. Pisani qu. Vic.

Del Cons. dell’Aggiunta al Pregadi luogo di

s. Nic. Michiel el. Consigliere

s. Alvise Diedo qu. Bertuci.

Del Cons. di 40. Criminal

Luogo di s. Lauro Costantin Querini el. Consiglier

s. Alessandro Foscolo qu. Danlo Aug. Pieggio s. Santo Contarini.

Savio in Settimana per la v.

s. Francesco Lippomano.

Alla Locanda della Regina d’Inghilterra

S. E. il Sig. Conte de Feghete Ungaro, Generale di S. M. Imp. e Reg. con due Figlj, e suo seguito.

S. E. il Sig. Conte De Raob di Vienna.

Il Sig. Seg. Conte de Koanbausen fiammingo.

Allo Scudo di Francia

Il Sig. Giamb. Malfatti di Vienna

Li Signori Meioinier de’Ressi, Monet, e Millo Francesi

Il Sig. C. Zoghyni, e il Sig. Baron de Rayersfeldt di Lubiana.

Cambj 8 corr.

Lione 57. Parigi 55 e un 4to. Roma 62 e 7 8vi. Napoli 115 e 3. 4ti. Genova 91 e 5 8vi. Amsterdam 92 e un 4to. Londra 48 e 5 8vi. Augusta 102 e 3 4ti. Vienna 198 un 4to. Milano 155. Livorno 93. e 3 4ti.

Prezzi delle Biade

Formento da L. 35

Sorgo Turco a l. 16.

Segale a L. 22.

Fag. bianchi a L. 21.

Miglio a L. 17.

Risi a Duc. 37.

Lunedì a S. Benedetto, dopo il secondo Ballo, vi sarà una Cantata a due voci l’Armonia, parole del Sig. Butturini, musica del Sig. Anfossi. Si vedrà un Allemande del Sig. Gioja colla Sig. Dondi, ed un Pas-de-deux del Sig. Trafieri colla Ragazzina Campili. Novità annunziate in un secondo Avviso della Sig. Banti per questa Recita di suo benefizio.

Per questa sera

A S. Moisè si riapre il Teatro con I Petegolezzi Teatrali ed il Credulo.

Morti.

S. E. il Sig. Lorenzo Minotto del Cons. di X. d’anni 66, della Par. di s. Pantalon. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1