Gazzetta urbana veneta: Num. 95
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Num. 95
Sabbato 28 Novembre 1789.
Livello 2
Libri usciti di fresco da’Torchj Veneti. Tossicologia ossia dottrina
intorno i veleni ed i loro antidoti del Signor Gioseffo Jacopo Plenck Chirurgo Chimico Botanico ec.
trad. dall’Originale Latino in Italiano 1789. in 12. I dialoghi di Focione. 1789. in 8vo. Publii
Ovidii Nasonis Metamorphoseon Libri XV. expurgati, & explanati Cum Appendice de Diis, &
Heroibus Poeticis Auctore Josepho Juvencio e Societate Jesu. 1789. in 8vo. Instituzioni di Chirurgia
di Giuseppe Nessi Comasco Dottore in Filosofia e Medicina, e Professore di Ostetricia, e
Instituzioni Chirurgiche nella Regia Università di Pavia. Tomo quarto.1789. in 8vo. Arte Ostetricia.
Teorico. Pratica di Giuseppe Nessi Dottore &c. 1790. in 8vo. I Principj della Morale, e sia
Saggio sopra l’Uomo, Poema Inglese di Alessandro Pope tradotto in versi sciolti Italiani dal
Cavaliere Anton-Filippo Adami con la Giunta di Critiche e Filosofiche Annotazioni, e di varj egregj
Componimenti dello stesso Autore, come può vedersi nella Prefazione. 1790. in 8vo. Tutte queste
Opere Presso Giuseppe Orlandelli. Per la Dita del fu Francesco di Niccolò Pezzana. Nella promozione
delle Cariche Ecclesiastiche della Ducale Basilica, descritta nel Foglio di Mercordì, passò dal
Suddiaconato al posto di Diacono, ch’era vacante, il M. R. Sig. D. Giovanni Corner. S. E. Abb. Gian
And. Avogadro eletto al Vescovato di Verona, ritrovasi in questa Città, e faceva l’annuale nella
Chiesa di S. Trovaso. Ciò serve a soddisfazione d’una richiesta, che ci venne indiritta. Tosto che
avremo la Serie promessaci di tutti i Vescovi di quella Città la daremo in luce. Notizie Sacre. “21
Novembre. Presentazione della Madonna, Chiesa de’ RR. PP. Somaschi detta della Salute. Sua Serenità
la visita in tal giorno per voto pubblico fatto per la peste che afflisse questa
Capitale nell’anno 1631. Vi si espone l’Immagine di M. V. portata da Candia l’anno 1670. Alla
Giudecca Chiesa del Pio Luogo dette delle Zittelle, governato da Nobili, & altre persone di
condizione, ove si ricevono le Fanciulle, che sono in pericolo, & al loro maritarsi, o monacato
hanno dal Luogo una sufficiente summa di denaro per il loro mantenimento. Fu instituito il medesimo
per insinuazione del P. Benedetto Palmio insigne Predicatore della Compagnia di Gesù, che predicando
nell’anno 1558. nella Chiesa Parrocchiale di Ss. Apostoli, consigliò la pietà de’Veneziani a
fondarlo per ricovero ed alimento delle Vergini pericolanti. Questa Chiesa è dedicata al suddetto
Mistero ed è fabbricata sul modello di Palladio”
In
Senato.
Punto di Testamento del qu: Nob. Sig. Marchese Gio: Antonio Dondi Orologgio del giorno 3.
Gennaro 1789. pubblicato il giorno 27. Settembre detto Anno. Siccome poi tratto dal desiderio di
mettere a profitto dell’Umanità le celebri, e non mai abbastanza lodate Terme di Abano, Tesoro dato
da Dio Signore, e dalla benefica Natura a sollievo de’mali degli Uomini, ho erette a proprie mie
spese, ed ammobigliate alcune Fabbriche ad uso di Locanda di Bagni per Signori, cioè per quelli, che
con pagamento volessero godere del benefizio di esse Terme, le quali sono separate dalle altre mie
Fabbriche, Beni, e rendite, che possedo in Abbano, così cercando di soccorrere con altre Fabbriche,
e Bagni anco quelle persone, che per la loro povertà non potrebbero proffittarne, perciò circa ad
esse ordino, stabilisco, e voglio. Che tutte le Fabbriche antedette da Signori ammobigliate con le
loro adiacenze tutte, situate nella Villa dei Bagni d’Abbano, e Montaon, coll’Osteria, Scuderia,
rimesse, Casini, Bottega da Caffè, ed altre Botteghe, Conserve da Acqua, e da Fanghi, ed ogni altra cosa ad esse aderente, e spettante, e col terreno a’Luoghi sopraddetti confinante, ed
ora ad essi inserviente, continuino ogni anno ad affittarsi con quel sistema, che sino ad ora è
corso, o con quel migliore, che paresse di darsi dal zelo, e prudenza di chi dovrà dirigere, e
presiedere a questa mia ordinazione, li quali abbasso nominerò, e che il tratto della rendita, o sia
il ricavato dalle medesime divenga patrimonio per l’anno susseguente, e sostentamento a quel numero,
e quantità di Poveri, a’quali possa essere sufficiente per prestar loro bagni, fanghi, goccia,
alloggio, e conveniente vitto per quindici giorni, prendendo in cadauna muta quel quantitativo di
persone, delle quali sarà comodamente capace il destinato luogo per l’alloggio, e che sarà relativo
alla rendita ricavata nell’anno precedente dal luogo de’Signori. Dovrà dunque ogni anno, come dissi,
o affittare, o far dirigere la Locanda de’Signori, e luoghi tutti antedetti con quel metodo, che si
crederà di maggior interesse, e col ricavato, o sia prodotto de’medesimi siano prima pagati gli
aggravj insiti a’loro fondi, indi siano supplite tutte le spese annualmente necessarie nelli
ristauri, e conservazione delle Fabbriche, in rimessa, e mantenimento di Biancheria, mobili, ed
utensili bisognosi ben spesso di reclutarli, in salario ad un’Economo, o sia direttore del luogo, e
Serventi occorrenti al servigio de’luoghi, e finalmente nella provvista de Letti, e sufficiente
mobigliatura anche de’luoghi, che servir devono per abitazione de’Poveri. Hanno questi già il lor
Bagno, ed alloggio separato dagli altri de’Signori concorrenti a’Bagni, co’quali non deve esservi
mescolanza, o comunicazione di sorte, nè per luoghi, nè per mobilia, desiderando, che tanto la
mobilia, che la biancheria, ed altri utensili tutti dell’uno, e dell’altro delli due alloggj siano
presi in distinto separato Inventario, e se ne schivi la promiscuità. Saranno destinate abili,
onorate, e probe persone all’assistenza, e direzione de’Poveri con quel Salario, e dipendenza, che
sarà giudicato da quelli, che nominerò alla sopraintendenza, e direzione de’luoghi, li quali avranno
l’intiero arbitrio di eleggere le persone, e cambiarle secondo, che giudicheranno opportuno. E
perchè si vede, che sin dall’anno 1338., come da Registro di Enrico di Bastiano Nodaro, la Chiesa
ora da me rifabbricata aveva il jus della Decima de’Beni nella Villa de’Bagni di Abano, lo che
risulta dal Tomo 18. che si conserva nell’Archivio del Pio Ospitale di San Francesco, così riuscendo
di poter ricuperare esso jus, sarà la rendita da me lasciata in aumento dell’entrata medesima
disponibile come sopra. Siccome però desidero, che questo benefizio sia comune ed agli Uomini, ed
alle Donne, così potranno farsi alternativamente delle mute, e degli uni, e delle altre, schivando
la promiscuità per evitar li disordini, che quella potrebbe eccitare; ma perchè potrebbe anche
darsi, che in qualche anno mancasse la quantità de’poveri, e che perciò sopravvanzasse porzione
della rendita suespressa, in tal caso sarà impiegato il sopravvanzo negli anni susseguenti a
migliorare la condizione de’poveri, o ad accrescerne il numero. Li Poveri da eleggersi siano prima
quelli della propria Parrocchia di Abano, e gl’Infermi del Pio Ospitale di S. Francesco di Padova,
indi li Padovani, e finalmente quelli delle altre Città, Terre, e luoghi del Serenissimo Dominio
Veneto, dalla di cui Munificenza possono sperare le Terme il loro ingrandimento.
Dovranno esser li Poveri muniti delle Fedi del proprio Parroco, e del Medico: Queste, che provino la
convenienza del rimedio al male, quelle, che asseriscano la bontà di costume, e la povertà del
ricorrente, per cui senza di questo sollievo non avrebbe il modo di curarsi, e ciò perchè li
cattivi, e li non realmente bisognosi non abbiano ad escludere li buoni, e quelli, che veramente per
colpa di miseria restarebbero privi de’mezzi per risanarsi. Per impetrare perciò la sanità da Dio
Signore nella prima festa del loro ingresso in questo luogo dovranno confessarsi, e comunicarsi, ed
ogni sera (potendo muoversi) concorrere alla Recita nell’Oratorio delle Litanie, e preci, e di
cinque Pater, & Ave per conseguir la Plenaria Indulgenza concessa da Leone Decimo l’anno 1516.
14. Giugno nell’Oratorio da me eretto, pregando per l’ingrandimento della Serenissima Nostra
Repubblica, per il risanamento di tutti li concorrenti a’Bagni, e per l’anima di chi proccurò ad
essi questo benefizio; dovranno inoltre assistere personalmente alla Santa Messa, che nel tempo
de’Bagni si celebrerà, e siccome spero d’ottenere dalla Sovrana Carità, e somma Pietà del Principe
l’assegnazione di una Cappellania a tenore anco del Decreto 1779. 27. Marzo, che la prescrive, così
sino al conseguimento della medesima, sarà cura de’Signori miei Commissarj Presidenti infranominandi
a questa pia Opera di destinar un Religioso, che nel tempo de’Bagni celebri ogni giorno la Santa
Messa, stabilendo allo stesso Camera per di lui alloggio nei mesi della celebrazione, ed accordando
al medesimo quell’elemosina, che crederanno conveniente. Teatri. Nella recita dello scorso prossimo Lunedì si cangiò a San Moisè il Primo
Ballo, e se ne diede un nuovo il cui argomento stancato in prosa, in poesia, in musica, in
pantomimo, è quello del disertore. Il suo Compositore Sig. Piatoli ebbe la soddisfazione di sentirsi
chiamato fuori, e di segnare la sua gratitudine a passi di riverenze, ed inchini. La nuova Commedia
a Sant’Angiolo intitolata La disgrazia prova gli Amici, è una di quelle, che meno dell’altre del
Sig. Fedrici provano la sua comic’arte. Un Ministro ingiustamente deposto, è un bel Soggetto per far
conoscere la viltà de’cortigiani, che secondano gl’influssi dell’Astro terreno da cui son
illuminati, regolando su quelli le riverenze e i disprezzi; e per dar la più vera prova
all’amicizia, sentimento il più nobile, che sollevi l’anima umana allorchè regga alle altrui
calamità, e dalle vicissitudini della fortuna, riceva nuovo vigore. Ottimo fu il pensiero, ma non vi
corrispose l’esecuzione. È mai probabile, che un Principe fedelmente servito da un buon Ministro
s’abbandoni al capriccio di precipitarlo, e farlo credere un reo di Stato, per veder com’ei tolleri
la sua disgrazia, e per conoscere quali siano i veri, e i falsi suoi amici? È probabile, che un uomo
saggio, giusto, benefico, in vece d’esser compianto nella sua caduta resti affogato da un torrente
d’inimicizie messo in corso da chi da lui ebbe del bene, o non ebbe del male? Che una Comunità, per
non essere da meno degli altri corpi, mandi un Sindaco a querelarlo, e ch’ei non trovi pietà che in
un Giovine disgustato di lui, perchè gli ricusò un posto al quale aspirava? Sarà,
sempre più facile, che si trovi un’anima grata in un gran numero di persone beneficate, che un eroe
in un Giovinetto malcontento il quale voglia virtuosamente vendicarsi col far del bene a chi l’ha
umiliato. Tutto in quest’azione è spinto agli eccessi. Il Padre di questo Giovinetto accoglie in sua
Casa il Ministro da lui condottogli, gli assegna un Feudo, e le sue rendite come se si trattasse di
dargli un pranzo, e la di lui Figlia, ch’è innamorata dello Sventurato senza ch’ei nulla sappia,
dona un fornimento di gioje al di lui Figlioletto scacciato dal Collegio, come se fossero tanti
confetti. In opposizione a questa estrema generosità è messa l’ambizione d’una Dama di Corte
promessa Sposa al Ministro, di cui ella si fa un oggetto di sdegno dopo la sua caduta; e
l’ingratitudine d’un Cavaliere, che in mercede d’onori, e pensioni ottenute per mezzo suo dal
Sovrano, lo mette con un Madrigale in ridicolo. Nè la vanità della Dama, nè la sconoscenza del
Cavaliere può essere di raro esempio alle Corti: ma è bene fuor de’confini d’ogni probabilità, che
un Mercante favorito di jus privativo in una sua Fabbrica per beneficenza del Ministro, lo
perseguiti quand’è rovinato per un credito di 600 Scudi, lascj spogliare il di lui Figlioletto d’un
monile prezioso per cauzione del pagamento, e poi con questo capitale nelle mani tenti d’avere la
suddetta summa dal Principe a cui presenta un Memoriale ond’essere doppiamente pagato. Questa
malvagità ha un inverisimile così irritante, che dalle scene non può che disgustare l’Udienza, come
fece realmente. È fuori egualmente della proprietà di carattere, che un Sovrano, fingendo, o
castigando davvero, s’introduca egli stesso in Casa di chi diede ricetto all’uomo, ch’è in sua
disgrazia, per ispargervi lo scompiglio, e il terrore, costituire i colpevoli, e fare in uno stesso
tempo da Padrone e da Servitore. Si può dire, che l’oggetto di questa Commedia è lodevole se tende
alla punizione del vizio, al trionfo della virtù, ma i mezzi che conduconla al suo fine son
destituti affatto della comica proprietà, i caratteri non son copiati dalla natura, gli accidenti
son strani, e vi manca il pregio, che ritrovasi in altre Composizioni dello stesso Autore, d’un
dialogo instruttivo senz’ostentazione, e di certe vivezze, e sali poetici co’quali suole condirle.
Si conosce appieno da noi la difficoltà di giungere alla perfezione in una Commedia, non manchiamo
mai d’animare chi vi si approssima, ma sarebbe un tradimento tacendo la verità, quando taluno tanto
le stà da lontano. Causa. Coll. de’XV. 23. cor. Mane. Dell’Anno 1660. fu dall’Eccellentissimo Sig.
Inq. Dolfin formata la Tariffa del Dazio per li Pestrinari o siano Pistori di Crema. In seguito
furono fatti varj aggiunti a detto Dazio. Domino Antonio Raguzzi Direttore delli Dazj della Fiscal
Camera di Crema per le Condotte 1776. credette che gli Aggionti imposti dopo la Tariffa suddetta,
dovessero essere pagati di Aggionti sopra Aggionti, e perciò con tal ragguaglio addebitò li
Pestrinari: ma costretto a ricorrere alla via Giudiciaria sostenne con sua Dimanda un tal punto,
eseguiti avendo già anco degli Atti esecutivi. Difesisi li Pistori proposero che li Aggionti dopo la
Tariffa Dolfin dovessero ragguagliarsi sopra il primo impianto del debito del Dazio, e non con il
ragguaglio di Aggionti sopra Aggionti; proponendo anco un punto rapporto alla qualità
della Moneta, ed impugnando li Atti esecutivi. In tal questione nacque Sentenza dell’Eccell.
Rappresentante a favor del Dazier, che appellata dalli Pestrinari fù con Spazzo P. A. 1785. 23.
Agosto del Coll. Eccell. de 15. tagliata a favor delli stessi. Usato del benefizio del Pristino dal
Daziere ripropose il proprio punto distinguendolo in Capi sei, e facendo anco la distinzione
rapporto al pane di scaffa da quello col butirro. Si difesero li Pestrinari da tal Dimanda,
riproponendo in pristino il Punto suddetto. Insorta questione per il pagamento interinale, fù questa
sopita con Accordo che stabilisce il Deposito da farsi. Quindi nacque Spedizione absente a favor
delli Pestrinari che appellata dal Daziere fù tagliata dal Coll. Eccell. de XV. con il seguente
Spazzo. Taglio 8. Laudo 3. N. S. 1. Avv. al Taglio Ecc. Sola e Cromer. Interrut. Seriman Interv.
Cardina. Al Laudo Ecc. Silvestrini e Sartori. Interv. Casilini. Cambj. Savio in
Settimana
s. Zaccaria Valaresso. Cosa trovata. Varj Biglietti di Pegno
del Monte di Pietà di Treviso. Chi li ha perduti si porti al Caffè della Fortuna in Piazza, che dati
li dovuti contrassegni. D’Affittare. Casa in Contrada di S. Samuel in Calle della Commedia composta
di due camere grandi, due camerini, tinello, cucina, e due magazzini. All’anno Duc. 80. Chi la vuole
parli coll’Agente di S. E. Marc’Ant. Zustinian al di lui Casino al Ponte di Legno vicino al
Cavalletto. Un Signore Inglese vorrebbe al suo servizio un Giovinotto, che sapesse la sua lingua. Se
c’è chi la possegga, e sia in istato di prevalersi della sua occorrenza si porti dal Sig. Luigi
Locandiere all’Albergo Reale a S. Polo, nè abbia riguardo se fosse male in arnese; che verrà subito
vestito bene. Dopo la recità d’jeri, il Comico Sig. Belloni fece per Martedì l’invito seguente a S.
Gio: Grisostomo. Uno storico avvenimento di questa immortale, e sempre gloriosa Repubblica ha
somministrato l’argomento della Tragedia, che m’onoro d’annunziare a questo rispettabile Pubblico.
Ell’avrà per titolo: Alessio Comneno o siano I Veneziani in Costantinopoli. L’animo debole di quel
Principe raggirato da’maneggj d’un accorto Ministro: la ingenua pittura delle circostanze d’allora:
il valore, e la nobile condotta dell’Armi Venete, ne formano l’interesse. Possano i nostri sforzi
anche in questo incontro meritarci quel generoso gradimento, ch’è l’unico scopo de’nostri umilissimi
voti! Commedie per questa Sera.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Sig. Gazzettiere. Il volersi far credere insensibile alle altrui lodi
è da pazzo, perchè è un voler mostrare d’essere al di sopra dell’umana natura. Io sono sincero, e
perciò lungi dal dimostrami indifferente, vi professo d’essere sensibilissimo all’elogio che faceste
a que’quattro miei scarabocchi sul carattere del vero e del falso Medico. Non istà per questo, ch’io
non conosca quanto sia meschino il mio merito. Ma voi sarete curioso di sapere di qual sorta di
gente sia formata la nostra società. Eccomi pronto a soddisfarvi. Otto sole sono le persone che la
compongono, fra le quali c’entra anche una Donna ed un’amabile sua figliolina di circa due anni. Non
vi rechi meraviglia il sentire che vi siano delle femmine tra di noi.
V’assicuro ch’ella porgerebbe il più utile esempio in affare di tanta importanza, il quale
varrebbe forse assai più dei tanti trattati a questo proposito. Ma convien passare agli altri.
Del nostro Medico, di Biscancile, nè di me non vi farò parola, voi avete de’dati per
conoscerci. Eccovi tutta la nostra società. Io vi manderei anche la storia de’nostri trattenimenti;
ma mi accorgo mio dolce amico, che andando più avanti, eccederei il limite d’una lettera destinata
pel vostro foglio. Mi riserverò il resto per un’altra che vi manderò in seguito, se pure non
credeste queste bazzecole degne di tutt’altro che della vostra e dell’altrui attenzione. Tutti vi
salutano di cuore. Addio. Il vostro Lonvaglia 24. Novembre 1789.
Livello 4
Eteroritratto
Piacesse al cielo che tutte le donne assomigliassero alla padrona
della Casa, dove si raduna la nostra società. Essa è moglie d’uno de’nostri socj. Spoglia di tutti i
pregiudicj del bel sesso essa non possede che ciò, che può renderlo caro ed amabile. Senza veruna di
quelle miserabili presunzioni che rendono tante donne ridicole, essa sa adempire ad ogni dovere di
madre di famiglia, e sa ricreare il cuore di tutti col suo spirito naturalmente fecondo di graziosi
concetti, e di riflessioni mature. M’incresce di non potermi dilungare a descrivervi il carattere di
questa nostra buona compagna. Ad un tale ritratto non adorno di alcun arabesco della moda
arrossirebbono forse quelle graziose farfalle, che non sanno di esistere se non allora quando
consuman la vita volteggiando tra i veli, i nastri, e le cuffie, o rovesciando l’ordine della natura
tra le veglie, e il frastuono d’una stolta moltitudine. Perchè mai non posso io darvi un’idea della
educazione ch’ella dà a questa sua tenera figliuolina!
Livello 4
Eteroritratto
Noi ci abbiamo creato come nostro Preside il più vecchio di tutti. È
questi un buon vecchio di circa settant’anni, ma robusto ed agile quanto un giovinotto di venti; che
così va per chi non ha scialacquato malamente il prezioso tempo della gioventù. Sia pur benedetto il
nostro Sig. Olivo, che così egli si chiama. Non è questi uno di que’vecchi ringhiosi che disprezzano
tutto, ed avvelenano di noja interrompendo ostinatamente ogni discorso e ripetendo ad ogni proposito
la felicità de’suoi passati tempi. Il Sig. Olivo è sempre pieghevole, e docile alla ragione gli
venisse ella detta da un giovinetto. Egli nacque di poche fortune; ma il suo spirito intraprendente
ed ardito lo fece sormontare gli ostacoli della povertà. Desideroso di migliore fortuna egli
intraprese a’suoi dì molti lunghi e rischiosi viaggi: ma il solo profitto che egli
ritrasse dalla sua sorte ora avversa ed ora propizia fu quello di istruirsi a fondo nella scienza
difficile di conoscere gli uomini. Nelle popolose Città, e nelle gran Capitali non gli venne fatto
di trovare la sua felicitá. Stanco quindi di cercarla dove non è risolvette di ritirarsi, e passare
il resto de’suoi di in una picciola possessione quì vicina, unico retaggio de’suoi maggiori. Non gli
chiedete però, interrogandolo de’suoi viaggi, di alcune curiosità, ed a suo modo d’intendere inutili
produzioni della natura. Egli non volle mai sapere di Vulcani spenti, di petrificazioni, di
erbuccie, d’insetti da microscopio. Persuaso di maggiori utilità, egli non potè mai attendere,
dic’egli, a queste frivolerie da bamboccio, che pur oggidì rendono tanti uomini illustri e
celeberrimi. Ricercatelo sulle affezioni dell’uomo, sulla sua educazione, sulla maniera di renderelo
piucchè si può felice; il Sig. Olivo vi sorprenderà; fu quello il suo studio, e la sua continuata
osservazione. Fra le scienze secondarie, come dic’egli, gli piacque assai l’agricoltura, e non mancò
di raccogliere da per tutto delle utili cognizioni. Se fossimo in que’beati secoli, fra la giornata
vedendolo ne’suoi campi a coltivarli di propria mano lo credereste un Serrano, un Fabio, un Catone.
Ne’suoi tardi giorni egli forma così la sua felicità, e quella della povera gente, che ha a che fare
con lui. Immaginatevi, amico mio, se il solo Sig. Olivo sia un tesoro per Noi. Un’uomo di questa
fatta meriterebbe ovunque il primo posto fra gli altri.
Livello 4
Eteroritratto
Il secondo è il Sig. Nardino. Egli è lo sposo della nostra Padrona,
giovane di buon criterio e d’un’animo senza pari. Egli è ricco assai, ma lontano dal far pompa di
sue ricchezze egli le sa computare per quello che sono, e ne fa il più retto uso nel beneficare
l’umanità. Egli sa che l’uomo non si rende veramente stimabile che per la sola virtù, e che il resto
non è che un falso splendore pegli occhi dello stolido volgo. Egli non si lasciò mai sedurre
dall’opinione predominante, che pur troppo! non consiste che nella sola estimazione delle esteriori
facoltà. Noi tutti siamo poveri; ma egli non ci lascia accorgere di esserlo meno di noi. Poche
parole, modi semplici ma decisi, maturità di pensare, cuore de’più umani e generosi formano il
carattere del nostro Sig. Nardino. Lo chiamiamo spesso il nostro Mylord, tanto egli sembra nato in
riva al Tamigi. Abbiamo nel nostro numero anche un Maestro di Musica. È questi un degno Religioso di
matura età i di cui avvenimenti sarebbono degni di memoria. Anch’egli fu in sua vita errante quà e
là trasportato dalla fortuna. Amantissimo sempre dell’arte sua trovò finalmente la sua tranquillità
nel ritirarsi fuori del mondo. Egli passa la maggior parte della giornata beandosi della dolce
armonia dei Corelli, dei Pargolesi, dei Giomelli, dei Vallotti. Egli dice di non trovare alcun gusto
in certe cantatine moderne, che titillano così dolcemente gli orecchi al nostro bel mondo.
24. Novembre 1789.
Dal solito
luogo.
Metatestualità
Sono così rari in natura gli amabili, e venerandi
caratteri descritti nell’elegante spiritoso Foglio qui riportato, che la loro unione socievole verrà
riputata da molti una poetica immaginazione da porsi al rango delle Novelle morali. Anche su questo
punto di vista la colta gente gradirà sempre, che da noi le si porga ciò che insegna il buon uso
della vita, e dipinge con sì vivi colori quella vera giocondità, che invano si cerca
ne’trattenimenti delle Cittadi, e nelle numerose adunanze. Quelli poi, che crederanno sotto la
finzione de’nomi la realità delle persone, uniranno a’nostri i lor desiderj di conoscere davvicino
uno stato così felice, e la nobile invidia di non poterne partecipare. Contentiamoci intanto
d’averne delle notizie, e siano questi Fogli onorati da una sì degna corrispondenza.
26. corente.
Savio alla Mercanzia, dura mesi 24. s. Paolo Bembo. Prov. sopra Ogli m. 24. s. Niccolò Michiel. Nobile di Nave s. Niccolò Badoer. In questa Sessione dell’Eccellentissimo Senato fu esaudita con pienezza di voti favorevoli la Supplica di dispensa dal Reggimento di Verona del N. H. s. Marc’Antonio Michiel, come lo fu in prima dall’Eccellentissimo Collegio.Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Sig. Gazzettiere. Voi amate di pubblicare col vostro Foglio il
Testamento de fù Nobile Sig. Marchese Gio: Antonio dondi orologgio nella parte, in cui dispone delle
sue Terme d’Abano a benefizio de’poveri infermi, ed io mi compiaccio di soddisfare il desiderio
vostro col spedirvene una Copia fedele. Son certo, che la lettura di detta disposizione spremerà dai
cuori sensibili larghi tributi di lagrime alla memoria d’un’uomo, che in vita, e in morte fu tanto
proficuo alla misera umanità, e di cui passeranno ai nostri posteri le illustri azioni. Se poi
questo ai giorni nostri raro esempio di Religiosa pietà desterà la gara tra le persone doviziose, si
vedrà da quì innanzi suffragata con copiosi legati la povertà languente di malattia nelli Spedali, e
sarà tutto vostro il merito di averla eccitata. Sono con vera stima. Padova 26. Novembre 1789. Un
vostro assocciato.
Metatestualità
(Il resto
Mercordì.)