Gazzetta urbana veneta: Num. 94
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Num. 94
In Senato.
Al posto vacato di Sottocanonico della Ducale
Basilica fu eletto dagli Eccellentissimi Procuratori il M. R. Sig. D. Paolo Chiaranda
ch’era Suddiacono, alla cui dignità salì il M. Rev. Sig. D. Franc. Concelli. Sei sono li
Sottocanonici, obbligati dal loro ministero alle stesse funzioni de’Canonici. “Nelli giorni feriali
cantano Messa2una settimana per uno, e intuonano il vespero in quelle giornate, che per non essere
delle più solenni, non tocca alli Canonici. Hanno il posto subito dopo di loro, e portano ancor essi
le zanfarde, le quali una volta erano di colore, e qualità più inferiore a quelle delli Canonici.
Negl’interessi del Capitolo non hanno alcuna ingerenza, per non essere ancora parti costituenti quel
corpo. Bensì quando venga esso Capitolo invitato a’Funerali, e cose simili, sono per decoro admessi
ancor loro. Nelle Funzioni sono soggetti al Maestro di cerimonie, secondo le destinazioni che più
opportune egli crede, e fa supplire le loro veci d’altro Sottocanonico in sua mancanza. Quattro sono
li Diaconi, ed altrettanti sono li Suddiaconi, sì gli uni che gli altri devono ogni dì intervenire,
assistendo all’altare li Canonici o Sottocanonici alle Messe grandi, e alli Vesperi, e ciò una
settimana per uno. Vengono eletti pur essi dalli Procuratori de Supra altrimenti detti della Chiesa,
perchè sopraintendono alla Ducale Basilica, ed hanno obbligazione conforme tutti gli altri Ministri
di essere alle Funzioni, conforme l’ordinazioni delli Serenissimi Principi, nè sustituire
abbisognando in vece sua, se non Diacono per Diacono, e Suddiacono per Suddiacono.” Teatri. La bugia
vive poco, visse nelle sue rappresentazioni a Sant’Angiolo sino alla notte dello scorso Sabbato,
ond’ebbe 5 repliche. La distruzione delle Amazzoni si sostenne sino a Lunedì, e replicata così 11
volte con pieno concorso ed applauso. A chi piacque la bella ultima Scena, a chi il Vestiario, a chi
il duello della coraggiosa Regina, a chi una cosa, a chi l’altra; onde tutti hanno ritrovato, almeno
in qualche parte, da soddisfarsi. Niuno potè negare il valore dimostrato nelle loro Parti dalle
Signore Checatti, e Fiorilli. Anche questa Giovine Attice fu onorata di meritati elogj poetici, che
a gara raccolti vennero in aria. A che fare delle cose veramente belle, e regolari, se queste
mostruose Composizioni tirano tanta gente al Teatro? Così udivasi dire: ma si poteva rispondere, che
il Popolo è quale si vuole, ch’ei sia; che in mancanza di cibi semplici e naturali si nutre di
questi pasticcj carichi d’ingredienti, che gli aggravano lo stomaco, e che gli si fan perdere il
sapore del buono, e del sano a forza di caricarlo di tanti guazzetti Drammatici. Mantiensi il
concorso, e il piacere al Teatro Giocoso, e al Serio la Signora Banti sempre più alletta, sorprende,
incanta, rapisce. Nel decorso delle Recite ha saputo colla singolarissima sua abilità rendere molto
interessante anche l’Atto Terzo per un Pezzo cantabile, che dagli orecchi armonici diffonde le sue
delizie ne’cuori. Allorchè si lodò la prima volta le Scene del celebre Sig. Cav. Fontanesi corse
l’errore su questi Fogli, che la distinta a chiaro oscuro fosse nell’atto secondo
dell’Opera, quando è nel Primo Ballo. Benchè il suo particolare carattere non possa aver lasciato
luogo ad equivoci, e il secondo cenno che se ne fece premesso all’Articolo sulla Pittura Scenica
abbia in certo modo corretto lo sbaglio, nondimeno questa dichiarazione è sempre convenevole. È
comparso il Cartello dell’Opera con cui s’aprirà Sabbato, per quanto dicesi, il Nobilissimo Teatro a
S. Samuele. Il suo titolo è L’Erifile messa in musica dal celebre Sig. Maestro Giuseppe Giordani
detto Giordaniello Napoletano. Si avvisa che nel prossimo Carnovale venturo si rappresenteranno
altri due Drammi, uno de’quali totalmente nuovo e spettacoloso. Attori Prima Donna. La Signora
Elisabetta Mara Schmelig Prima Virtuosa di Camera delle L. L. M. M. Cristianissime. Seconda Donna.
La Signora Maria Catenacci. Tenore. Il Sig. Matteo Babbini. Secondo Tenore. Il Sig. Francesco
Gafforin. Primo Uomo. Sig. Pietro Gherardi. Secondo Uomo. Sig. Gius. Benigni. Inventore, e
Compositore de’Balli il celebre Sig. Onorato Viganò. Primi Ballerini Serj assoluti. Il Sig. Iganò
suddetto, e la Sig. Carolina pitrot. Primi Grotteschi a perfetta vicenda messi in circolo nel
Cartello. Il Sig. Antonio Sirletti. La Signora Giuseppa Ferrari. Il Sig. Alessandro Zucchelli. La
Sig. Orsola Goresi. Terzi Ballerini il Sig. Nic. Testini, il Sig. Gasp. Stellato, il Sig. Lorenzo
Giannini. Primi mezzi caratteri fuori de’Concerti. La Sig. Luigia Banchetti, la Sig. Celestina
Viganò. Primi Ballerini Serj fuori de’Concerti. Il Sig. Giulio Viganò, la Sig. Vincenzina Viganò.
Con 16 altri Ballerini del Corpo di Ballo. Primo Ballo Il Meleagro Musica del Sig. Luigi Marascalchi
M. di Cappella Bolognese. Secondo Ballo Gelosia per Gelosia, Musica del Sig. Salvatore Viganò.
Architetto, e Pittore delle Scene il Sig. Antonio Mauro. Direttore del Vestiario il Sig. Carlo
Grisolani.
Altre due Lettere della medesima data ratificano la negativa di questa. Solo è aggiunto in
esse “Che in bottega dell’Orologiajo Sig. Filiberti accanto di detta Torre evvi per altro un
Orologio in grande, che si tiene sempre aggiustato all’oltramontana, a comodo di chi tiene la sua
mostra con tal metodo regolata.” Ma questo non è l’Orologio pubblico della Palata: dunque hanno
sognato li scrittori delle tre lettere prime, o si son accordati a spacciare una menzogna. Noi però
dimandiamo alli tre risentiti Autori delle seconde, se nel nostro caso si sarebbero regolati
diversamente. Devono riflettere, che il primo a scriverci la novità dell’Orologio pubblico, è una
persona di qualità, che nominatamente ci avanzò la notizia, e che poi ce la confermò con un alto
stupore, che contraddetta venisse. Si son aggiunte a questa altre due testimonianze, che le
accrebbero autorità; e mandate ci furono le due tabelle come stampate colà a lume universale per il
nuovo introdotto metodo. Non accettiamo l’offerta d’alcuna scommessa, crediamo alla verità, e
desideriamo più discretezza in chi ci condanna, mettendosi in vista, prima di giudicare, la
condizione a cui siamo soggetti.
Il Capitolo della congiura de’Suonatori si è, che intendendo essi d’escludere ogni Forestiere
Suonatore, sia tenuto ogni Maestro di Cappella depositare 30 Scudi per ogni volta, che vorrà
ammettere alcun Suonatore estero, e questo deposito sia a benefizio della Società di detti
Suonatori, i quali hanno già formato il lor Cassiere, eletto l’Avvocato difensore &c. Causa.
Alla C. V. 20. Nov. 1789. Mane. “Reno Righetti con suo Testamento 1604. 14. Giugno formò un
Fideicomisso perpetuo ordinando, che la sua Facoltà restasse nella Casa Righetti. Morto ab intestato
Giacomo Antonio Righetti ultimo della Linea Righetti in cui si era devoluta detta facoltà,
succedettero abintestato li Con: Bortolo, e Rosa Fratello e Sorella dal Bovo: ma riconoscendo il
Sig. Luigi Righetti esser anche lui derivante da detto Testatore, formò il proprio Arbore onde
percepire quella facoltà che per ordine dello stesso Testatore gli era dovuta. Tal Arbore fù
comprovato con Fedi de’Battesimi estratte dagli Originali Libri: ma querelata per parte dal Bovo una
di tali Fedi come supplantata, al Magistrato Illustrissimo dell’Avvogaria furono prodotti li
Capitoli in prova: da tal Querela si difese il Righetti con Scrittura 1781. 26. Marzo instando il
Laudo della Fede. Formato il Processo furono assunti li Testimonj. Compito tal Processo fù con Atto
dell’Illustrissimo Signor Avvogador Gherardini pubblicato; ma pretendendo li Signori Coo: dal Bovo
che disordinato fosse tal Processo citarono per Intromissione dell’Atto di Pubblicazione, e delle
deposizioni, e Giuramenti di due de’Testimoni, e scritturarono al Taglio. Intromessi tal Atto, e
deposizioni furono con Spazzo 1782. 4 Febbraro alla C. N. tagliati a favor dal Bovo. In vista di tal
Spazzo si presentò il Righetti avanti gli Eccellentissimi Capi con Estesa 21. Febbraro 1782. nella
quale contestò che tal Spazzo non possi impedir l’assunzione delle deposizioni e giuramenti regolari
di tali Testimonj: dalla qual Estesa difesisi li Coo: dal Bovo nacque Spedizione a
favor Righetti, che appellata dalli suddetti con Spazzo 22. Febbraro 1786. fù tagliata. Ricorso di
nuovo il Righetti all’Offizio dell’Avvogaria furono riassunti li Testimoni, e licenziati senza il
Giuramento. Ma impetrata dal Righetti nuova citazione per Intromissione dell’Atto di Pubblicazion di
Processo, e di licenza di detti Testimonj senza Giuramento seguì a suo favore li 4 Agosto 1787.
l’Intromissione. Tale Intromissione fù portata alla Q. C. V. dal Righetti accompagnata con una
Estesa avanti gli Eccellentissimi Capi dove implorava che garantita fosse tal Pendenza. Di tal
Estesa li Coo: dal Bovo citarono per depennazione, e scritturarono alla depennazione sostenendo che
irregolare essa fosse. Seguì Spedizione a favor dal Bovo che la depennò; ma appellata dal Righetti
alla C. N. nacque Spazzo di Taglio a di lui favore li 16 Settembre 1788. Sopra tal Spazzo fù preso
il Pristino dalli dal Bovo, e contestata di nuovo la Causa alla depennazione: ma il Righetti
lasciando da una parte tal Pendenza, nella quale corsero degli recipochi Costituti, fece il Pender
alla C. V. sopra la di lui Intromissione 4. Agi al Taglio dell’Atto di pubblicaz. e di licenza, come
sopra, e trattata la Causa, nacque in detto giorno il seguente Spazzo in Capi due. Taglio 23. Laudo
6. N. S. I. Avv. al Taglio. Ecc. Ant. Orlandi Co: Cesare Santonini Interr. Antonini Int. Co. G. B.
Medin. Avv. al Laudo. Ecc. Gio: B. Cromer Ecc. G. B. Mutinelli Int. Gerolamo Salsi. Ladri. È pur
troppo vero il tristo avvenimento narrato anonimamente nel precedente Foglio. È un nostro Amico
quello che perduta avrebbe la vita se gli mancava il coraggio. Anche nel Palazzo de’uno di questi
Patrijz fu commesso un furto d’alcune centinaja di Ducati effettivi da ladri introdottisi per la
parte del canale svellendo una inferriata. Sabbato ad un poveruomo di campagna rubati furono pochi
talari che aveva in tasca da un marivolo che gli si ginocchiò appresso in Chiesa della Madonna della
Salute, il quale scoperto potè confondersi nella calca, uscire, e salvarsi. Non ebbe lo stesso
destino colui che rubò nella seguente Domenica una scatola d’oro in Chiesa di S. Moisè, e tosto la
passò in altra mano. Con una pronta confessione, e col dimandar perdono si sarebbe sottratto
a’meritati castighi; ma perchè operò il contrario, quando fu in istrada venne preso da’birri, e
maltrattato perchè voleva resistere. Dicesi che sia romagnuolo, ben fatto della persona, giovine, e
di non brutta fisonomia. Era bene in arnese, e con due orologj. I fatti ricorsi, e questo reo nelle
mani, potranno agevolare la liberazione della Città da questi ladri, che dopo tanto tempo di
tranquillità, portano de’danni, e spargono de’timori. Da vendere. Un Alambicco d’acqua di sette
mortaj contenente una secchia d’acqua per ciascheduno, e chiusi nella sua cassa. Chi volesse
comprarlo si rivolga al Fruttajuolo in Calle larga a S. Lorenzo. Avviso rinnovato. Sono a comune
notizia le Rimesse del Sig. Pasquali alle Rive di Mestre rimpetto alla Posta, e si sà ch’ogni posto
di carrozza costa L. 77 all’anno. Ora si manifesta, che a comodo de’Signori Forasteri & altri
colà si ricevono i Legni anche a giornata prendendosi dieci soldi per una carrozza, e soldi cinque
per una Sedia, essendosi accresciute le Rimesse per tal utile oggetto, che facilita l’uso delle
medesime. Commedie per questa Sera. A S. Luca. Traccagnino e Brighella, nemici del Pane che
mangiano. S. Gio. Gris. Cerauno e Berenice Trag. S. Angelo. La disgrazia prova gli Amici. Mai più
rappresentata.
Mercordì 25 Novembre 1789.
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Metatextualität
Alla pagina 743 del precedente Foglio è stampato che il Giudizio
seguito della descritta Causa fu a favore della Comunità di Lubiara. Correggasi l’error di penna
passato alla stampa leggendo che fu a favore della Comunità d’Incanal, ch’era al Taglio.
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Brief/Leserbrief
Amico Carissimo.
Verona 19 Nov. 1789.
Il giorno 12 cor. alloggiò a questo Albergo delle Due Torri il Serenissimo Margravio Regnante di Brandemburgo, Baraith e Anspach, sotto il nome di Conte di Sayn con la Principessa sua Consorte, e Figlio. Egli è partito alla volta di Mantova, per poi proseguire il suo viaggio, che fa a piccole giornate, sino a Firenze, e di là a Napoli ove passerà l’Inverno. Aveva seco dodici superbi cavalli da tiro. Arrivò poi il giorno quindici, e prese alloggio nell’Albergo medesimo, il Sig. Duca De Guinche Capitano delle Guardie del Corpo di S. M. il Re di Francia, e Colonnello del Reggimento de’Dragoni della Regina. Ha egli proseguito il suo viaggio per Milano e Torino. Tutti i Legni, che arrivano nel Cortile della suddetta Locanda attraggono la pubblica curiosità, e si vuole che siano Francesi s’anche vengono da Legnago. Realmente non passò di quì sinora, che la Reale Famiglia del Conte d’Artois in tre divisioni. Dicesi però, che appresso uno di questi primarj Banchieri vi siano da venti Lettere spettanti a Signori Francesi e Tedeschi, che devono passare da questa Città. Se verranno li vedremo. Intanto mi vi protesto . . . . .Metatextualität
Da Treviso ci è giunta la seguente Lettera senza data.
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Brief/Leserbrief
Signor Stimatissimo. “Col finire dell’Autunno, ebbero fine anche li
Spettacoli. Il Nobile Teatro, una volta Onigo, ed ora Astori piuttosto che il Teatro dell’Opera potè
chiamarsi del giuoco della Tombola, che fù in esso introdotto, e stabilito. Questo giuoco apportò
non piccolo guadagno all’Impresario, il quale vide tutto ad un tratto riempiersi il Parterre, ed i Palchetti di gente. Pagavasi per ogni cartella soldi quarantacinque, dei quali cinque
erano dell’impresario. Questo gli fruttò per comune, ed universale opinione, dieci mila lire almeno,
cosicchè si pretende, che senza d’esso egli avrebbe fatto una grossissima perdita. Ma se ciò apportò
notabile avvantaggio all’Impresario, non lo apportò per certo al pieno de’Cittadini, e degli
abitanti, e particolarmente a quelli dell’infima classe, quali sono i lavoranti, gli artigiani, i
servitori, ed altri tali. Tanto era l’entusiasmo, o per dir meglio il furore, che destato aveva, ed
acceso in tutti la non men lusinghiera, che fantastica speranza di vincere, e specialmente in quelli
della classe predetta, che non si ritennero dal far debiti, e pegni per tentar la fortuna, la quale
essendo stata alla maggior parte avversa e nemica, non lasciò loro, finito che fù il giuoco, in
premio della fiducia, che avevano in essa collocata, che il pentimento, ed il rammarico. Vi fù chi
impegnò, e vendette perfino i materassi, e le coltre del letto, i catenacci, e le serrature delle
porte, e i gangheri delle imposte delle finestre. Al danno della perdita del dinaro si aggiunse
anche l’altro, che ciò recò loro la distrazione da’lavori, ed impieghi. D’altro non parlavano tutto
il dì, nè ad altro attendevano, che a trovare numeri, che fossero loro favorevoli, e a formare
cartelle, che venissero predilette dalla sorte. Se il zelo illuminato del Nostro Eccellentissimo
Rappresentante non avesse dopo la giornata del S. Martino sospeso il giuoco, le sue perniciose
conseguenze si sarebbero maggiormente dilatate; ed è a temere, che non si fossero ristrette alla
sola classe della minuta, e povera gente, per quelle ragioni, che possono facilmente presentarsi
allo spirito d’ognuno. Tutte le persone di senno ed animate da un vero zelo patriotico, e che non
hanno in mira nè il proprio, e particolare, nè il vantaggio di alcuni pochi, ma il bene della
popolazione, e de’cittadini in generale, hanno applaudito, come fo ancor io, alla saggia risoluzione
del nostro Eccellentissimo Rappresentante, e desiderano ferventemente, che non sia più pubblicamente
introdotto su’nostri Teatri il rovinoso gioco della Tombola.”
Metatextualität
A quel che si vede lo Scrittore di questa Lettera ignora, che per
Sovrano comando proibito fu il giuoco del Lotto o sia tombola in un altro Teatro di Terraferma. Lo
sappia, e se ne consoli.
20 corrente.
2 Prov. Sopra Danari m. 24. s. Bernardo Memmo. s. Alv. Renier qu. And. K. Del Coll. sulle Pompe m. 24. s. Zuanne Barbaro. Conserv. della Legge m. 12. s. Franc. Maria Crotta. Governator di Nave. s. Carlo Balbi di s. Dom. In M. C.22 Detto.
Patron all’Arsenal in luogo di s. Polo Donà eletto Prov. alle Biade, và in Senato con voto m. 32. Elez. dello Scrutinio confermata dal M. C. s. Marco Zen di s. Renier. Prov. a Macasca m. 24. s. Vic. Corner di s. Angiolo F. s. Giusto Ant. Zorzi. Castellan a Muggia m. 16. s. Franc. Foscolo qu. Daulo Augusto Fin. s. Nic. Corner qu. Vic. Cam. di Comun và in Senato con voto m. 16. s. Giacomo Marcello qu. Ang. Fir. s. Vital Falier di s. Zuanne. Prov. alla Sanità, và in Senato con voto m. 16 luogo di s. Franc. Pisani eletto Savio di Terraferma. s. Giulio Panciera di s. Ant. su Pod. a Chioggia. Prov. al Cottimo di Damasco. s. Giac. Contarini qu. Ales. qu. Dom. F. s. Taddeo Badoer qu. Seb. Esattor alle Ragion Nuove. s. Franc. Bembo qu. Zorzi F. s. Franc. Balbi di s. Lucio Antonio. Provveditor alla Pace. s. Marchiò Balbi di s. Nuzio F. s. Rugger Badoer qu. Marin. Sull’articolo risponsivo alle querele intorno al nostro metodo di render conto delle nuove produzioni teatrali, abbiamo detto che ci restava qualch’altra cosa d’agiungere. Ora che il tempo ce lo permette, è dovere di dar mano alla promessa continuazione. Si dimostrò colle presentate traduzioni, che in Inghilterra ed in Francia si trova di che lagnarsi non meno sulle Composizioni Drammatiche, che sul modo di recitare; e ciò basta a sostegno del nostro assunto, che tutto il male e de’Poeti, e de’Comici, non è poi particolare all’Italia. Ora si proverà non esser vero che a Parigi gli Attori non vengano nominati che in lode, e che si ha colà quel riguardo, che noi non abbiamo. Prima di tutto quest’accusa è falsissima. Trovisi una di queste Gazzette in cui si nomini un Attore sprezzato. Ciò non è possibile: ma quando ancora lo fosse non si potrebbe dire che in Francia abbiasi simili riguardi. Eccone una palpabile dimostrazione.Ebene 3
Zitat/Motto
Il Sig. Volange recitò jeri1la parte di Dubois nelle False Confidenze. Se giudicar si deve de’suoi talenti dal
battimento di mani, e di piedi, dal bravo, dal zitto, dal fracasso della platea, non bisogna più
dubitarne, il Sig. Volange è un Attore raro, prezioso, unico, che non ha mai avuto, e che non avrà
forse mai l’eguale. Se, al contrario, lo strepito contar non deve per nulla; se ci è permesso il
parlare di questo principiante secondo le nostre sensazioni, e i deboli lumi da noi acquistati
coll’abituale frequentazione degli spettacoli, la parte di Dubois non è mai stata presa sì male
com’jeri. Un portamento goffo, una voce rauca, un legamento di membra, ecco per il fisico. Niun
tempo osservato, niun tuono continuato, niuna gradazione, nè finezza, molti passaggj a contra senso,
ecco i difetti morali. Tal è, a nostro parere, il ritratto fedele del Sig. Volange nel Personaggio
di Dubois; e noi siamo ben ingannati, od egli sarà lo stesso in tutte le altre parti del tenore
medesimo.
Metatextualität
Questi nostri colpi a difesa sono stati un pò tardi per renderli
sicuri. Ci vuol sempre qualche tempo a rinvenire tra la farragine degli scritti, e delle stampe
ch’abbiamo, i passi suggeritici dalla memoria al caso di stendere, o sostenere qualche proposizione.
Sarà riassunta nel Foglio venturo la presente materia, ed avrà fine l’interrotto Articolo colle
convenienti risposte agli altri punti d’accusa.
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Brief/Leserbrief
Sig. Gazzettiere Stimatissimo.
N. N.
Brescia 22 Nov. 1789.
“Tre Lettere di Brescia, che vi confermano nello scorso ordinario la notizia, che l’Orologio della Torre alla Palata è ridotto al nuovo Piano, a dir la verità sono una gran cosa, e vi compatisco se avete creduta falsa la Lettera, che vi smentì assolutamente un tal fatto. Non sò cosa dire. O sogna chi inventò quelle Lettere, o si tenta di far scomparire la vostra Gazzetta. Si tratta di un fatto, e di un fatto che dovrebbe esser noto a tutta la Città. L’Orologio della Torre alla Palata, che è un Orologio pubblico e grande continua a suonar all’Italiana, e tutti lo sentono, e lo vedono, e ridono di chi v’ingannò con una così falsa notizia. Se si trattasse di una verità morale, dovreste forse credere più a tre, che ad uno, ma si tratta di una cosa di fatto pubblico, e notorio, e cento, e mille che vi scrivessero al contrario non potrebbero distruggerlo. Se voi persistete a creder alle tre Lettere di Brescia (che non avranno sicuramente, soscrizione) facciamo una scomessa trà noi due che non ci faccia male. Io scometto uno zecchino, e lo deposito presso il vostro onorato Corrispondente Sig. Dionisio Colombo, e scometto che nell’Orologio alla Palata non fù fatta novità, e non fù posto all’Europea, e che segna e suona tutt’ora le ore all’Italiana; e ciò contro una vostra Gazzetta, cioè contro l’Associazione d’un anno. Se voi perdete perdete il prezzo d’uno Assocciato. Se guadagnate avete un Assocciato di più. Per decider la scomessa potrete scrivere all’onorato Sig. . . . . . Filiberti custode, e regolatore dell’Orologio suddetto, o a qualunque altra persona che più vi piacerà, purchè onesta, e mi riporterò a ciò che vi scriveranno. Ben inteso che se guadagno mi assolviate dalla vincita, perchè in coscienza io non posso scomettere di ciò che son certo. Voi vi siete allarmato per le tabelle a stampa che vi sono state spedite. Ma cosa provano queste raporto all’Orologio della Palata? E voi le allegate come prova del vero. Amico questa non è degna di voi, di voi che in tante altre cose vi mostrate così buon logico e di fino criterio. Anco l’altra che il danno cagionato dallo scoppio della polvere ascende a soli 800. Ducati è simile alla prima. Ma basta così. Basti la prima. Ex hac una disce omnes. Ho l’onor d’essere Vostro Assocciato.N. N.
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Brief/Leserbrief
Brescia li 22 Nov. 1789. Fu sempre denominata ab antiquo S.
Maria in Silva questa nostra Chiesa Abbaziale e Parrocchiale di S. Faustino Maggiore, e non assunse
il titolo de’SS. MM. Faustino e Giovita nostri Protettori, che nel 9. secolo, allorchè vi furon
collocati i corpi de’medesimi SS. MM. Concittadini. Sotto l’antico titolo in Silva viene anco
annualmente solennizzata la B. V. nel giorno della presentazione in detta Chiesa, con dispendiosa
musica ed apparato: e ricorrendo oggi appunto tale festività, ammirossi con sorpresa, che
l’orchestra fosse quasi tutta composta di suonatori dilettanti, in vece dei soliti esercenti per
stipendio. La Musica era diretta da questo Nostro Sig. Professore Bresciani. Avendomi perciò fatta
qualche impression nell’animo una sì straordinaria mutazione, seppi in seguito da alcuni già
informati del fatto, che essendosi adunati in consilio tutti li suonatori di questa
Città han risolto di non servire a nessuno de’Professori di Musica, se preventivamente non gli
accordano per iscritto qualche capitolo a loro favorevole, e che io precisamente poi non so
riferire. Quindi fui persuaso della cagione per cui sono costretti li Maestri di Cappella a servirsi
della generosità de’dilettanti onde supplire ai da loro assunti impegni musicali, se non vogliono
scomparire. Fui assicurato altresì, che per poco, che duri la pertinacia de’Suonatori medesimi sia
determinata questa Nobil Reggenza del Teatro di procurare dei Suonatori esteri per l’opera
dell’imminente Carnovale. E se ciò succede, come vedesi probabile, non potranno che dolersi di sè
medesimi li Suonatori Bresciani, e confortarsi con chi gli ha consigliati a produrre le loro ragioni
nel Foro contenzioso, mentre non avranno, che la vergogna di doversi sommettere. Io credo peraltro
fortunati que’pochi, che non sono entrati in tale briga. Sono costantemente. Vostro
Affettuoss.
N. N. P. S. Per non lasciar defraudata la Funzione, a compimento della Musica s’è
degnato persino l’Illustrissimo Sig. Antonio Solati Cap. de’Crovati di salire sull’Orchestra
suonando il Corno da Caccia.
Il Capitolo della congiura de’Suonatori si è, che intendendo essi d’escludere ogni Forestiere
Suonatore, sia tenuto ogni Maestro di Cappella depositare 30 Scudi per ogni volta, che vorrà
ammettere alcun Suonatore estero, e questo deposito sia a benefizio della Società di detti
Suonatori, i quali hanno già formato il lor Cassiere, eletto l’Avvocato difensore &c. Causa.
Alla C. V. 20. Nov. 1789. Mane. “Reno Righetti con suo Testamento 1604. 14. Giugno formò un
Fideicomisso perpetuo ordinando, che la sua Facoltà restasse nella Casa Righetti. Morto ab intestato
Giacomo Antonio Righetti ultimo della Linea Righetti in cui si era devoluta detta facoltà,
succedettero abintestato li Con: Bortolo, e Rosa Fratello e Sorella dal Bovo: ma riconoscendo il
Sig. Luigi Righetti esser anche lui derivante da detto Testatore, formò il proprio Arbore onde
percepire quella facoltà che per ordine dello stesso Testatore gli era dovuta. Tal Arbore fù
comprovato con Fedi de’Battesimi estratte dagli Originali Libri: ma querelata per parte dal Bovo una
di tali Fedi come supplantata, al Magistrato Illustrissimo dell’Avvogaria furono prodotti li
Capitoli in prova: da tal Querela si difese il Righetti con Scrittura 1781. 26. Marzo instando il
Laudo della Fede. Formato il Processo furono assunti li Testimonj. Compito tal Processo fù con Atto
dell’Illustrissimo Signor Avvogador Gherardini pubblicato; ma pretendendo li Signori Coo: dal Bovo
che disordinato fosse tal Processo citarono per Intromissione dell’Atto di Pubblicazione, e delle
deposizioni, e Giuramenti di due de’Testimoni, e scritturarono al Taglio. Intromessi tal Atto, e
deposizioni furono con Spazzo 1782. 4 Febbraro alla C. N. tagliati a favor dal Bovo. In vista di tal
Spazzo si presentò il Righetti avanti gli Eccellentissimi Capi con Estesa 21. Febbraro 1782. nella
quale contestò che tal Spazzo non possi impedir l’assunzione delle deposizioni e giuramenti regolari
di tali Testimonj: dalla qual Estesa difesisi li Coo: dal Bovo nacque Spedizione a
favor Righetti, che appellata dalli suddetti con Spazzo 22. Febbraro 1786. fù tagliata. Ricorso di
nuovo il Righetti all’Offizio dell’Avvogaria furono riassunti li Testimoni, e licenziati senza il
Giuramento. Ma impetrata dal Righetti nuova citazione per Intromissione dell’Atto di Pubblicazion di
Processo, e di licenza di detti Testimonj senza Giuramento seguì a suo favore li 4 Agosto 1787.
l’Intromissione. Tale Intromissione fù portata alla Q. C. V. dal Righetti accompagnata con una
Estesa avanti gli Eccellentissimi Capi dove implorava che garantita fosse tal Pendenza. Di tal
Estesa li Coo: dal Bovo citarono per depennazione, e scritturarono alla depennazione sostenendo che
irregolare essa fosse. Seguì Spedizione a favor dal Bovo che la depennò; ma appellata dal Righetti
alla C. N. nacque Spazzo di Taglio a di lui favore li 16 Settembre 1788. Sopra tal Spazzo fù preso
il Pristino dalli dal Bovo, e contestata di nuovo la Causa alla depennazione: ma il Righetti
lasciando da una parte tal Pendenza, nella quale corsero degli recipochi Costituti, fece il Pender
alla C. V. sopra la di lui Intromissione 4. Agi al Taglio dell’Atto di pubblicaz. e di licenza, come
sopra, e trattata la Causa, nacque in detto giorno il seguente Spazzo in Capi due. Taglio 23. Laudo
6. N. S. I. Avv. al Taglio. Ecc. Ant. Orlandi Co: Cesare Santonini Interr. Antonini Int. Co. G. B.
Medin. Avv. al Laudo. Ecc. Gio: B. Cromer Ecc. G. B. Mutinelli Int. Gerolamo Salsi. Ladri. È pur
troppo vero il tristo avvenimento narrato anonimamente nel precedente Foglio. È un nostro Amico
quello che perduta avrebbe la vita se gli mancava il coraggio. Anche nel Palazzo de’uno di questi
Patrijz fu commesso un furto d’alcune centinaja di Ducati effettivi da ladri introdottisi per la
parte del canale svellendo una inferriata. Sabbato ad un poveruomo di campagna rubati furono pochi
talari che aveva in tasca da un marivolo che gli si ginocchiò appresso in Chiesa della Madonna della
Salute, il quale scoperto potè confondersi nella calca, uscire, e salvarsi. Non ebbe lo stesso
destino colui che rubò nella seguente Domenica una scatola d’oro in Chiesa di S. Moisè, e tosto la
passò in altra mano. Con una pronta confessione, e col dimandar perdono si sarebbe sottratto
a’meritati castighi; ma perchè operò il contrario, quando fu in istrada venne preso da’birri, e
maltrattato perchè voleva resistere. Dicesi che sia romagnuolo, ben fatto della persona, giovine, e
di non brutta fisonomia. Era bene in arnese, e con due orologj. I fatti ricorsi, e questo reo nelle
mani, potranno agevolare la liberazione della Città da questi ladri, che dopo tanto tempo di
tranquillità, portano de’danni, e spargono de’timori. Da vendere. Un Alambicco d’acqua di sette
mortaj contenente una secchia d’acqua per ciascheduno, e chiusi nella sua cassa. Chi volesse
comprarlo si rivolga al Fruttajuolo in Calle larga a S. Lorenzo. Avviso rinnovato. Sono a comune
notizia le Rimesse del Sig. Pasquali alle Rive di Mestre rimpetto alla Posta, e si sà ch’ogni posto
di carrozza costa L. 77 all’anno. Ora si manifesta, che a comodo de’Signori Forasteri & altri
colà si ricevono i Legni anche a giornata prendendosi dieci soldi per una carrozza, e soldi cinque
per una Sedia, essendosi accresciute le Rimesse per tal utile oggetto, che facilita l’uso delle
medesime. Commedie per questa Sera. A S. Luca. Traccagnino e Brighella, nemici del Pane che
mangiano. S. Gio. Gris. Cerauno e Berenice Trag. S. Angelo. La disgrazia prova gli Amici. Mai più
rappresentata. Ebene 3
Brief/Leserbrief
Brescia li 22 Nov. 1789.
N. N. P. S. Per non lasciar defraudata la Funzione, a compimento della Musica s’è degnato persino l’Illustrissimo Sig. Antonio Solati Cap. de’Crovati di salire sull’Orchestra suonando il Corno da Caccia.