Sugestão de citação: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 90", em: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\090 (1789), S. 713-720, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2411 [consultado em: ].


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Num. 90

Mercordì 11 Novembre 1789.

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Problema.

Essendo la Società piena di Medici, sì veri che falsi; si dimandano i segni caratteristici degli uni, e degli altri, a scanso d’inganni funesti.

Risposta.

O che il popolo dimanda questi segni, come sembra, o che è d’una Nazione la porzion colta illuminata e dotta. Se il popolo è quello, ch’è contemplato nel presente Problema, io oso dire, che questo non ammette risoluzione diretta, cioè cavata dalla natura stessa della cosa. Imperocchè il popolo, che essenzialmente è ignorante, non può esser capace di nozioni scientifiche, che sono le sole dietro alle quali si possi distinguere il Grande dal Picciolo, il vero dal falso. Tanto è vero ciò, che in Medicina non solamente ma in Jurisprudenza, e in Politica ed in altre Facoltà ancora, i Furbi, e gli Impostori troppo spesso hanno ingannato il popolo; e colla loro scaltrezza hanno tolto la mano ai grandi Filosofi. Bisognerebbe, che il popolo, o avesse tante nozioni quante ne hanno queste due classi di persone; o almeno tante, che colle loro fossero in relazion sì grande da poter per esse valutarne l’estesa, il fondamento, il pregio; la qual supposizione è un evidente assurdo, come si vede. Posta la qual cosa, ch’è incontrastabile, concludiamo, che chi sciolse nell’altra Gazzetta1 questo Problema direttamente non l’ha inteso nel senso, in cui conveniva. Ma come dunque illuminarlo questo Popolo? Rispondo. Se nella cosa stessa questo Popolo non può trovar soccorsi, ne può ritrovare nelle persone colte e dotte d’ogni Città, anzi sarebbe desiderabile che ne ritrovasse ancor nel Governo. Mi spiego. Che il Popolo dimandi a chi ne sà, se non in Medicina almeno nelle Scienze affini, ed abbia buon senso, ed allora vedrà che non isbaglierà mai, seguendo il giudizio dei Dotti, nel giudicare il Medico, e nel decidere se sia grande, o picciolo. La per-[714]sona colta ed illuminata posseditrice di tutto il buon senso, ascoltando, leggendo, parlando, esaminando spregiudicatamente le loro cure, le loro guarigioni, la loro educazione, e li loro dialoghi, i loro pensieri, non sbaglierà mai ma arriverà con sicurezza a discernere il vero Medico dall’Impostore. Se poi il Governo tanto col reprimere quelli, che senza scienza, e senza facoltà esercitano la Medicina, quanto col sostenere, e decorare quei membri della facoltà ch’hanno una fama distinta e ferma, aprisse gli occhi al popolo, dall’impostore non rimarrebbe abbagliato con le sue furberie, nè lo sciocco tal volta spalleggiato ingiustamente dai Grandi, non lo sacrificherebbe alla sua stupidezza, e a’funesti suoi errori. ◀Nível 3

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Lettera di Brescia a noi in data de’ 5 corrente.

Carta/Carta ao editor► “Mi vien propriamente la bile, quando leggo nella vostra Gazzetta le date di Brescia, e vedo quasi sempre alterati i fatti, che si annunziano. Possibile, che mai s’abbia a scrivere la verità! Come vorrete mai, che si creda poi a certi fatti, che si leggono da Paesi tanto lontani, quando non si può saper nemmen il vero da un Paese così vicino, e di fatti, che sono notorj! Tali sono le notizie di questa Città in data 25 Ottobre che leggonsi nel N. 87. Non è vero a buon conto, che questa Magnifica Città abbia deliberato, che l’Orologio Pubblico della Palata sia montato all’Europea. Per conseguenza è ancor falso, che debba attendersene nel futuro Consiglio di Decembre la ratifica. Sò dire di certo, che non vi si è nemmeno pensato, e che sarà assai difficile che ciò segua, sebbene sarebbe assai desiderabile. Ma vi sono troppi obbietti da superare, quantunque di sola apparenza, e facilissimi a sventare. Ad ogni modo essendo le Persone tutte, che presiedono alla Banca dotte, ed illuminatissime, potrebbe darsi che la Vostra Gazzetta contando una Fiaba glie ne dasse un urto. Anco l’altra notizia del Furto con rottura seguito li 24 alle ore nove, è alteratissima. Quattro furono i Ladri. Tre incapparono nelli Sbirri per una fortunata combinazione. Il primo era già in istrada, che stava di guardia, uno fù preso nel sortire dalla finestra, il terzo fuggì, ed il quarto che si era nascosto in una Casa vicina, attraversando un muro basso di cinta fù trovato da’Sbirri medesimi. Quando dunque furono presi avevano già fatto il bottino, che in danaro era 5. o 6 mila lire in tutto, oltre varj argenti, ed effetti preziosi. Falso che stassero rompendo una Cassa contenente alcune migliaja di scudi, perchè la Cassa del P. L. di cui è Cancelliere il derubato non era in di lui Casa, ed egli aveva avuta la precauzione di spedire in luogo sicuro il maggior peculio prima di portarsi alla Campagna. Allo stesso è già stata restituita ogni cosa, a riserva di circa 2. mila lire, che sonosi trovate mancanti, e che in parte saranno state asportate dal ladro fuggito, e parte disperse per la strada.

I tre Ladri hanno già confessato il loro delitto, e presto si saprà il loro destino. Si vuole ancora che già siasi scoperto il vero cordone, e che in breve si vedranno i Complici di molti altri furti seguiti.

Giacchè trattiamo di notizie eccone un’altra.

La mattina del dì 31. Ottobre alle ore 11 e mezza prese fuoco, e saltò in aria una pianta dell’Edificio vecchio delle polveri da schioppo a Sant’Eustachio fuori Porta Pille. Fortunatamente niuno perì, nè restò offeso, e toltone un grave spavento a que’vicini nulla accadde di sinistro. Tutta la pianta restò smantellata e rovinata. [715] Li muri si smossero, tutti li Antoni saltarono in aria, e si trovarono spezzati, qua, e là per i Terreni vicini con varj ordigni dell’Edifizio. Anco l’altra pianta vicina sofferse alcun poco, ma si è salvata. Varj barili di nitro sono periti, e fù fortuna che la polvere al lavoro non fosse in gran quantità, nè ve ne fosse che poca di riposta in vicinanza. La causa dell’incendio si attribuisce a alcuni Zingani, o altri Passeggieri che accesero del fuoco in terra dietro a detto Edificio ed in vicinanza al muro del medesimo per iscaldarsi, o per cucinar qualche cosa; dal che ne sia addivenuto che qualche scintilla portata dall’aria, o vento, verso l’Edificio abbia prodotto lo scoppio del medesimo.

Il danno si crede non oltrepasserà li 3000. Ducati circa.” ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Metatextualidade► Quelli che riferiscono le cose avvenute le mille miglia lontane da noi, godono il privilegio d’esenzione da un alto là, da un ristretto di conti, che scarti le partite false, ratifichi il valor delle giuste. Così l’un l’altro copiandosi posson indenni raccontar tutto ciò che vogliono, e lasciare indecisa la questione trà i novellisti che tutto credono quello ch’è a stampa, e i pirronisti i quali, perchè non è tutto vero, credono tutto falso.

Noi all’incontro parlando di cose vicine abiamo i Sindaci pronti, che le fanno conoscere per quello che sono. Alcuni pretendono, che un Foglio pubblico si screditi colle frequenti ritrattazioni. Egli è un dovere di chi lo scrive il mettere in vista la verità ogni volta che n’abbia i documenti per farlo; e da questo non potrà mai dispensarsi. Oh! non bisogna dare in luce i fatti senza un fondamento di veracità . . . . . come averlo? Le Lettere anonime sono per Noi come i Fogli stranieri per i compilatori delle Gazzette politiche. Essi traducono ciò che trovano, noi diamo in luce ciò che ci viene. Dal loro canto il disinganno è difficile, raro: dal nostro frequente e facile. Così possiamo vantarsi di meglio servire il Pubblico. ◀Metatextualidade

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Signor Gazzettiere.

Dal loco dove sono, a voi spedisco questa mia facendovi partecipe, & consapevole, non che notificandovi, che siamo circondati da ogni parte dall’acqua, quale ogni giorno estollesi sempre più col suo flusso, e riflusso, benchè poche miglia distanti dalla Patria di Tito Livio, per il riverbero delle molte rotte, che bisogna tollerarle con patientia, & costanzia. Ah! se sentiste, amico, come rimbombano questi Euganei! Se foste presente inorridireste nel sentire, gli ululati dell’acqua, che precipitosamente pretervola, & minaccia stragi, ruine, & per conseguenza disgrazie plurime. Alle ventidue di questo stesso giorno tanto crebbe la forza & impeto dell’inondazione, che non fù possibile di salvare questo nostro ligneo ponte, e fù dall’acqua qual foglia in balìa del vento trasportato altrove, & finalmente fu trovato ad altro ponte di pietra vicino, non molto lungi da Felice Favaro.

Cinque giovani poi di questo paese volendo, Ahi rimembranza! saltare un tratto d’acqua di dodeci piedi in circa, restarono tutti nella stessa miseramente affogati, di poi usciti di là, si diedero a bever vino, che quì abbiamo questione se abbiasi avuto più abbondanza di vino, o d’acqua, basta . . . . . in somma per liberarsi dall’umido che li possedeva, tanto bevettero, che si convertirono in cinque scimie, e quinci, e quindi traballando [716] resero ameno questo nostro inondato, & bagnato soggiorno. Uno di questi Giovani diede alla luce un’Elegia della quale mandovene un pezzo acciò smascellate. State sano.

Nível 4► Dum quicumque cupit fossum saltare gajardus

Se lanzant omnes impete precipiti.

In medium cascant omnes, bagnantur ubique

Parebant pisces: hic criat ille ridet

Ipse ego bagnavi bragas calzasque de seda

Scapinosque novos, veladinamque, Gilè.

Risere astantes, omnes dixere Macacos

Et nobis manibus dabat uterque Bajam.

Bressau 6 Novembre 1789.

Vostro Amico novello
Giuseppe Biscancile
◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Metatextualidade► Il tuono scherzevole di questa Lettera, e de’maccaronici versi, fa vedere che chi la scrisse, è in quella fresca età in cui si sà convertire sino gli spettacoli delle umane calamità in soggetti di divertimento, e di riso. ◀Metatextualidade

Teatri.

Il Burbero di buon cuore tratto dalla Commedia del Sig. Goldoni, che ha lo stesso titolo, e ridotto a Dramma giocoso, ebbe su queste scene del Teatro a S. Moisè un felice successo. Le prove non sempre presagiscono il vero, ma l’esito ha in questa occasione verificato quanto si aveva predetto. La musica, benchè non tutta del Sig. Maestro Martini, si sente con molta soddisfazione, particolarmente quella del Primo Finale, e alcuni pezzi cantati eccellentemente dalla Signora Caravoglio, ch’è risorta in quest’Opera, e vien onorata di meritati sinceri universali applausi; come pure le aire del Sig. Morelli eseguite con quell’abilità singolare, che ce lo rese caro in tante altre passate occasioni. Le circostanze, il Libro, la Musica, sanno talvolta languire i talenti de’più bravi Personaggi, ma c’è sempre il caso per questi di riprendere i loro diritti all’approvazione dell’Uditorio.

La Comica Compagnia del Teatro a S. Gio: Grisostomo ci diede l’altr’jeri un’altra novità nella Commedia intitolata La guerra dichiarita ossia l’astuzia vinta dal caso. Questo titolo, la promessa del cartello, che diceva Commedia di carattere, delusero il Pubblico, che l’ha trovata di quelle che son dette dell’Arte, benchè sia scritta, e non abbia maschere. Presentata sotto il suo vero aspetto, col dialogo libero, e col giuoco de’zanni non avrebbe disgustato nessuno, perchè ha un intreccio, degli accidenti, de’caratteri, e quel ridicolo, che convengono a’Soggetti non istudiati. Ma perchè si volle vestir questo scheletro, e farlo credere un corpo l’Udienza non potè accordare la sua approvazione, e i pochi applausi furono parziali, o della bassa gente facile al riso, e non atta a conoscere le inconvenienze dell’arti.

Sabbato prossimo venturo s’aprirà questo nob. Teatro a S. Benedetto col Dramma Serio intitolato Motezuma.

La musica è di varj celebri Autori.

Non si sà ancora con qual Opera si comincierà a San Samuele. È certo che sarà Primo Musico il Signor Pietro Ghe-[717]rardi, che cantò a Crema. S’è già detto che la Prima Donna sarà la Signora Mara, Tenore il Signor Babbini, Prima Ballerina la Signora Carolina Pitrot, e Compositore de’Balli il Sig. Onorato Viganò.

I versi sciolti, che mandati ci furono per questo Foglio dovevan essere diretti alla stamperia dell’Ospitale degl’Incurabili assegnando la lettura a’primi giorni d’Aprile.

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Da questa burla si può conoscere il cuore di chi la fece.

Exemplum► Nella notte dell’altr’jeri dormiva tranquillamente al fianco della sua sposa un povero Parrucchiere quando fu svegliato improvvisamente dal forte replicato suono del Campanello della sua Casa. Balzò dal letto, aprì un balcone, chiese chi fosse, e sentì imporsi con minacciosa voce di vestirsi subito, e scendere ond’esser condotto dove comandato aveva la Giustizia. Spaventato, benchè innocente, rispose di non voler ubbidire, giacchè non era reo per meritar de’castighi. Alla replica del comando a cui s’aggiunse la minaccia d’atterrare la porta, se avesse indugiato, risolse di vestirsi, e tremando nel farlo si sentì rimproverato dalla palpitante sua Moglie d’averle fatto un arcano de’suoi delitti, in vece di salvarsi, e risparmiarle l’orrore di quella scena. Il poveruomo non potè frenar la sua collera nel protestarle la sua innocenza, e tra l’ira, la confusione, l’affanno si metteva i calzoni sul capo, ed il farsetto alle gambe. Ella lo assistì a vestirsi come meglio ha potuto, e cogli altri di quell’afflitta Famiglia l’accompagnò al basso, e lo baciò mezz’affogata dal pianto, raccomandandolo al Cielo nell’atto di quell’amaro distacco. Piovevano colle sue, e con quelle del loro Padre le lagrime di due teneri fanciulletti. S’apre la porta; il meschino esce per darsi in potere di chi lo aveva svegliato, e non trova nessuno. La scoperta del crudele inganno non ha potuto diffondere immediatamente in quell’anime agitate e commosse un’improvvisa letizia. Lo stupore, il sospetto, la confusione, resero tutti presso che immobili. Non potevano persuadersi dello scherzo barbaramente seguito, si guardavano l’un l’altro, e risaliti alle loro stanze passarono inquieti il resto della notte. Nella seguente mattina si fecero cacciar sangue. Il Parrucchiere, uomo di poco spirito, vedeva tanti birri in quanti incontrava per istrada, e all’urtarsi nella gente pareagli che gli si mettesser le mani addosso. Una fantasia alterata dallo spavento vede, e sente ciò che non v’è. ◀Exemplum ◀Nível 3

Nel riferir questo aneddoto abbiamo la onesta intenzione di far sapere, che si danno di questi maligni Spiriti i quai, o per vendetta, o per capriccio eseguiscono simili invenzioni di menti diaboliche. Lo sappiano le innocenti persone, e chiamando in qualunque evento a testimonianza la loro coscienza s’armino di coraggio contro le seduzioni di questi scellerati, che per soddisfare il torbido e crudele lor genio nulla si curano dello spasimo d’una famiglia, che può cagionare la perdita, o l’imperfezione di qualche individuo.

In questo punto sappiamo, che non fu il solo Parrucchiere preso di mira da questi empj, ma nella notte medesima soggiacquero a’detestabili loro inganni delle onorate mercantili Famiglie, ed atteso un ricorso agli Eccellentissimi Capi dell’Eccelso Cons. di X. si spera che verranno ben presto scoperti, e puniti.

Asola 4 Novembre 1789.

Le incessanti e dirotte pioggie prevennero la Nostra Fiera, l’accompa-[718]gnarono, la chiusero. A noi fu tolto il dilettevole, ai trafficanti l’utile. Il circondario suburbano della Fiera servì di relegazione alli Mercanti danneggiati ne’loro Capitali, e negli emolumenti; e le mura di Asola servirono di prigione dolorosa a molti, che su i giorni della Fiera avevano ordite le fila de’loro disegni, ed a molte che avevano fissata la Fiera qual punto di prospetto al primo sfoggio delle galanti mode.

Il rapido nostro Fiume Chiese con una delle più terribili piene ci assoggettò a gravissimi danni. Superati gli argini, ha rotto un trivio che mette ai Luoghi più favorevoli al commercio, e scavando per molti piedi vi ha lasciato quasi un Lago. Il vegliante Pubblico, anche in aggiunta allo interessante oggetto dell’attuale Fiera, ha fatto construire senza indugio, ed aggiugnere un ramo trasversale al gran Ponte che mette all’opposta sponda. Il saggio provvedimento in gran parte tornò vano per le piene strabocchevoli che innondavano le Strade. Sono presso che indicibili i danni delle arginature o rotte, o allo eccesso indebolire, dei campi innondati, e di alcuni fra gli altri che coperti da quantità grande di ghiaja e di sassi, dalla essenza de’più fertili, passano al grado di sterili, e paludosi. Il Fiume non è ancor ritornato nello stato suo naturale, e la pertinacia del fatale scirocco ci mette in costernazione per le minaccie di mali maggiori, lo che Dio non voglia.

P. S. Il danno cagionato ascenderà al valore di venti mila Zecchini. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Da Brescia in data degli otto intendiamo, che colà continua la pioggia accompagnata da gagliardi venti, onde li sorghi turchi quarantini, che son tutt’ora in campagna, si reputano quasi perduti. S’è scoperta all’adorazione de’Fedeli per i presenti bisogni l’immagine della B. V. nella Chiesa di S. Stefano in Castello, alla quale non interverrano certamente quelli che prevalendosi delle correnti disgrazie fanno alzar di prezzo le biade.

Addizione
All’Articolo Teatri.

Il Maestro, che compose la musica su tutti i pezzi cantabili della Signora Caravoglio, è il celebre Sig. Gazzaniga. S’egli ha avuto il merito di ben istudiare la di lei abilità, e di farla sì ben comparire, è giusto che il Pubblico ne sia instrutto per mezzo di questo Foglio onde possa rinnovargli quegli applausi, che tante volte ha ottenuti in questa Capitale colle produzioni del felice suo ingegno. Egli scriverà la musica della prima Opera del Carnovale a San Samuele; e a San Benedetto la scriverà il celebre Signor Anfossi.

Non è al numero 84 di questi Fogli, come si stampò per errore, che ritrovisi la prima relazione sullo stato attuale di S. Martino di Luperi, ma al num. 82.

Forastieri a questa Locanda del Signor Petrillo.

Il Signor Julivau e Famiglia, Inglesi.

Diversi Signori Francesi e Danesi.

Il Fratello di S. M. Il Re di Polonia che alloggiato ritrovasi all’Albergo sul Canal Grande a S. Silvestro, appartenente alla Locanda della Regina d’Inghilterra, è Arcivescovo Primate della Polonia.

Bastimenti arrivati.

29 Ottobre 1789.

Nave nominata Carlotta Cap. Daniel Rizard venuto da Sandivvik Bay con [719] 600 bar. di salamoni. Al Sig. Gius. Treves.

30 Detto.

Bergantino il Plenilunio Cap. Giov. Premuda venuto da Alessandria.

Al Sig. Rocco Niccolich lustro di rozza carat. 1. Caffè Bal. 14.

Al Sig. Giamb. Rossetti Bal. 5.

Al Sig. Marco d’Abram Malta bal. 2.

Al Sig. Menach. Vivante bal. 6.

Al Sig. Giov. Rastopolo bal. 3.

Al Sig. Carlo Fornasini bal. 7. Cuoj salati 565.

Al Sig. Daniel Bonfil Zaffroni bal. 7.

Al Sig. Gius. Treves detti bal. 3.

Al Sig. Eman. Jacur Caffè bal. 14. cera gialla bar. 1.

A chi presenterà Natrun ocche 66100.

Port. del Cap. e Marin. cera vergine sacchi 2 e coffe 1.

31 Detto.

Bergantino l’Innocente Capit. Giov. Milesi ven. d’Alessandria.

Al Sig. Pietro Sperafighi Caffè bal. 44. e un Fardo.

Al Sig. Ant. di Ben. Buratti bal. 5 e un fardo.

Al Sig. Marc’Ant. Zinelli bal. 5.

Al Sig. Corrado Rech. bal. 9.

Al Sig. Fel. Muchiacon bal. 16.

Al Sig. Em. Jacur bal. 8 e un Ballotto.

Al Sig. Men. Vivante bal. 1.

Al Sig. Martino Giura bal. 12.

Al Sig. Franc. Sanzogno bal. 6.

Al Sig. Nic. Fossati bal. 2 e un fardo.

Al Sig. Ant. Gaspari bal. 5 e un fardo.

Al Sig. Marco d’Abram Malta bal. 25 e un fardo.

Al Sig. Lor. Bernardi bal. 15. Incenso Scaffasci 5. Droghe scat. 1. Zaffroni bal. 5.

Al Sig. Pietro Scipioni detti Scaf. 1.

Al Sig. Pietro Sermonti Caffè bal. 8 e un fardo.

Al Sig. Pietro Fetesco bal. 1.

Al Sig. Giov. Centenari fardi 1.

Al Sig. Seb. Battaggia bal. 40. Tamarindi colli 2.

Al Sig. Franc. Centenari detti bal. 1. Caffè bal. 12. Zaffroni bal. 6.

Al Sig. Gius. Aide Caffè bal. 5. cera gialla colli 3.

A chi presenterà detta bar. 6. Zaffroni scaffasci 10. Caffè bal. 91. e un fardo: Cenere coffe 30. Telarie Ballotti 2.

Port. del Cap. e Marin. dette fag. 1. Caffè bal. 1 e Fardi 7. Lino Ballotti 1. Vin di Cipro Bar. 12.

Primo Novembre.

Checchia La Rondinella Capit. Teuny Everts ven. d’Amsterdam.

Al Sig. Dan. Bonfil Legno S. Marta pezzi 1015.

Al Sig. Pietro Lovisello Legno da colori pezzi 7076.

Al Sig. Franc. Sanzogno detto pez. 10312. Caccao fardi 10. Cannella cas. 1. Garofoli bar. 1.

Al Sig. Fed. Zinelli detti bot. 1. cannella cas. 2.

Al Sig. Giam. Guizzetti detta cas. 1.

Al Sig. Gius. Beati detta cas. 1.

Alli Sig. Zini e Alessandrini detta cas. 1.

Al Sig. Men. Vivante detta cas. 1. Garofoli Fardi 2. Caccao bar. 1.

Alli Sigg. Frat. CC. Revedin Caccao bar. 3.

Al Sig. Giov. Vider detto bar. 4.

Al Sig. Franc. Cobres detto fardi 23 e un bar. Caccao e Droghe bar. 1. Lino fardi 1. Droghe bar. 1.

[720] Al Sig. Gius. Carminati e Figli dette cas. 1.

Alli Sig. Eredi Rubbi Terra rossa bar. 2. Tornasole bar. 2. Droghe cas. 1. Smaltin bar. 7.

Al Sig. Andrea Occhi Libricas 1.

Al Sig. Pietro Ant. Malanotti detti cas. 1.

Al Sig. Pietro Scipioni rubbia bar. 2.

A’ Sig. Frat. Palatino detta bar. 1. Endego bar. 1.

Al Sig. Cristof. Martini Caccao bar. 2. Cannella cas. 1.

Al Sig. Sam. Moravia Galangà bal. 4.

Al Sig. Marco Tonolo Droghe & altro bar. 4.

Al Sig. Val. Codalunga lino bar. 4.

Al Sig. Pietro Biondini Giallo santo bar. 1.

A chi presenterà cannella cas. 1 e un fardo. Droghe cas. 1. Caccao bar. 2. Salnitro bar. 1. Pepe fardi 2. Robe diverse una cassetta. Vino cas. 1.

D’Affittar.

Casa e Bottega nella Contrada di S. Pantaleone situata nel Campiello delle Mosche. Annuo affitto Duc. cor. 36.

Le chiavi sono dal Calegher vicino, e volendo trattare converrà portarsi al Negozio da panni all’Insegna del General in Merceria di S. Giuliano.

Da Vendere.

Vocabolario degli Accademici della Crusca, Edizione di Napoli dell’anno 1646, a norma della precedente di Firenze con la giunta di molte voci raccolte dagli Autori approvati dalla stessa Accademia; Opera divisa in sei tomi in foglio legati in pelle, e di buona conservazione.

Se c’è chi n’abbia voglia parli col Colombani o col Curti Libraj di nostro ricapito.

Chi non ha denari è sempre disprezzato dal Mondo, e chi ne ha deve temere d’esser assassinato da’suoi stessi Domestici. È meglio dunque averne pochi per non farsi calpestare da tutti, e non tentare a’delitti l’anime crudeli ed avare. Il trucidato cadavere del Generale Quebek, che portava i doni di Cesare all’invitto Laudon, ha presentato un funestissimo recente esempio dell’ingordigia dell’oro. Poco mancò che non avessimo a raccontare un misfatto eguale pensato da un Servitore in questa Città, e non eseguito, non per pentimento, o per mal prese misure, ma per insuperabil riparo, che salvò la vittima disegnata dall’empio il quale ora trovasi in potere della Giustizia. Riserbiamo al Foglio venturo la descrizione di questa meditata esecranda colpa, e del modo con cui deluso fu il traditore, perchè vogliamo in prima esserne bene informati.

Memori delle nostre promesse continueremo in oltre l’Articolo spettante a’Teatri in generale, da noi lasciato interrotto nel Foglio precedente.

Commedie per questa Sera.

A S. Luca.

Il Dottore confuso per li contratti fatti e disfatti.

A S. Gio: Grisostomo.

Il contrasto trà Maghi ec.

A S. Angiolo.

I Baccanali di Roma Tragedia. Replica.

Morti.

Il Nob. Sig. Conte Andrea Bodissoni Barone del S. R. I.

Si ricevono in ogni tempo le Assocciazioni a questo Foglio da’Libraj Colombani a S. Bartolommeo, e Curti a S. Giuliano. ◀Nível 2 ◀Nível 1

1Vedi al Num. 86 di questi Fogli. Questa seconda Risposta ci è venuta da Treviso.