Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 84", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\084 (1789), pp. 665-672, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2405 [consultato il: ].


Livello 1►

Num. 84

Mercordì 21 Ottobre 1789.

Livello 2► È forse, perchè i nostri Autori de’Drammi di nuova invenzione non si stancano mai di fingere negl’Inglesi di qualità delle passioni eccessive, producitrici d’abbominevoli colpe, che il Popolo riceve una falsa idea di quella illustre Nazione. I rapimenti di Fanciulle, le seduzioni amorose, le prepotenze, le sfide, le violenze, gli spergiuri, i dissipamenti sono l’ordinario corredo di cui vengono regalati i Milords dalla fantasia de’nostri volgari Poeti al comparire in iscena. Pretendono forse questi di cancellare la turpitudine degl’immaginati caratteri con una capricciosa generosità, che può dirsi piuttosto una prodigalità condannabile; con un improvviso pentimento stiracchiato, che non si crede, perchè non apparecchiato da quelle disposizioni d’animo che soglion prometterlo, nè chiamato da que’colpi fortissimi che verisimilmente possono cagionare un cangiamento di costume anche negli uomini i più dissoluti e perversi.

Questo error popolare può derivar però da altre cause, o dall’unione di tutte fortificarsi maggiormente nelle menti ingannate. Dall’ubbriachezza, dalla ferocia nel far alle pugna, de’marinaj, credono molti di poter avere un’idea generale dell’Inglese Nazione, e ci fanno quel torto, che a noi farebbe chi volesse fissar il carattere della nostra su’costumi della sua feccia destinata al basso servizio della marina. Altri poi specchiandosi in certi viaggiatori attaccati dall’anglomania, i quali hanno sempre il cervello nuotante ne’fumi del vino, le bestemmie sul labbro, l’ateismo nel cuore, il libertinaggio negli atti, il disprezzo della Religione in tutti i discorsi, credono che fedeli copie sian questi d’una originale scostumatezza, che si trova bensì in certi individui d’ogni Popolazione ma certamente non forma il carattere generale d’alcuna, e molto meno dell’Inglese a cui tanto devono l’arti a le scienze per l’invenzione e raffinamento in quelle, ed in queste per il maggior lustro, evidenza ed utilità; a cui l’umanità è debitrice di tanti soccorsi, di tante pie instituzioni, di tante opere d’ospitalità, e nella quale sì frequenti e vivi sono gli esempj delle più belle morali virtù. Chi legge, o ascolta chi conosce per lunga pratica l’Inghilterra, apre gli occhi al lume di queste verità: ma chi non prende mai un Libro in mano, e ha per norma de’suoi giu-[666]dizj le finzioni poetiche, o i vizj de’viaggiatori rilassati, affè che ne crede, e ne dice di belle, ma belle assai: e come gli uomini difficilmente si spogliano de’loro errori quando si sono famigliarizzati con essi, così avviene che ostinatamente resistono a chi tenta d’illuminarli, e restar vogliono nelle amate loro tenebre.

Livello 3► Exemplum► Erano a lieta conversazione raccolte poche sere sono molte persone del nostro, e del gentil Sesso, trattenute in Città in questo tempo di villeggiatura, parte per timore dell’acque che inondano le campagne, e il resto per la gran ragione, non confessata, di non aver soldi. Trà i discorsi socievoli colà introdottisi, di mira si prese la miscredenza, il libertinaggio, la dissolutezza d’un Giovinotto, e chi disse una cosa, chi l’altra. Un tale, che parla di tutto il Mondo senza mai aver letto che il libro di cinquantadue pagine, nè aver passata ne’viaggj suoi la Marca Trivigiana, ha creduto di dir bene, e dir tutto asserendo che vive all’Inglese. Riflettasi che trà i capi delle sue accuse uno de’principali era quello di non rispettare le Feste, e di fare in esse, come per disprezzo, ciò che fanno gli altri ne’giorni di lavoro, obbligando per forza i suoi dipendenti a secondare le di lui trasgressioni. Sedea pensoso a quel crocchio un uomo di senno, che visse molt’anni a Londra, e colà forse aveva imparato a dir molte cose, e poche parole. Egli suole introdursi di rado in que’dialoghi, ma lo scosse una deffinizione sì ingiusta, e vi si oppose dimostrando, che la domenica è detta in Inghilterra il giorno del Signore; che vi son leggi positive che proibiscono i lavori, e castigano severamente chi non le rispetta; citò degli esempj, raccontò de’casi, provò la sua asserzione, e persuase tutti fuorchè l’ostinato avversario il quale accordar non volle, che il male sia comune a tutti i meglio regolati Paesi, ma prodotto soltanto dalla caparbietà di certi individui non da mancanza di leggi, o dalla viziosa loro indulgenza.

Una Signora di quell’adunanza sentir si fece di voler scrivere alla Gazzetta la quale de’costumi inglesi mostrasi illuminata onde udire che cosa dire ella sappia su questo proposito. Quello che ha ragione la sollecitò ad eseguir il pensiero, l’altro che ha torto sparse sopr’esso la derisione dicendo: udiremo qualche bestialità.

Metatestualità► Comunicataci in gentile biglietto, la contesa, e la varia opinione intorno a questi fogli, ecco le bestialità che riportiamo tradotte a bella posta dalla nostra penna per serbarci il favore di chi ci onora, e per confondere quei che ci sprezzano. ◀Metatestualità

Livello 4► Exemplum► “Il dì 7 Marzo 1761 un Mastro Parrucchiere fu messo in ceppi nella Piazza di Moorfields a Londra, per essere stato sorpreso in lavoro una Domenica. La plebe raccolta intorno a questo sciagurato, durante il tempo del suo supplizio, gli fece dell’elemosine considerabili. Assicurasi, ch’egli abbia tratto maggior profitto da questo castigo, che da quattro, o cinque settimane impiegate a far delle barbe.” ◀Exemplum ◀Livello 4

Ecco una legge forte in vigore ne’suoi comandi, e ne’suoi castighi: ecco una Plebe docile, umana, benefica, che da tanti si chiama barbara.

Livello 4► Exemplum► “Il giorno dieci dello stesso mese si lessero in Londra delle Lettere particolari di Newcastle contenenti un avvenimento simile in quella Città.

Il dì 15, ch’era una Domenica due giovinotti si presentarono ad un Parrucchiere nel quartiere di Smithfield. Dissero d’aver passata la notte in una partita di divertimento, e sembravano giustificati da un’aria di non innocente languore. Fecero a quel Mastro tutte le immaginabili instanze, perch’ei vo-[667]lesse accomodare alla meglio i loro capelli. Ebb’egli la fortuna di resistere a’loro preghi. Erano coloro de’parrucchieri suoi confratelli, travestini per farlo cader nella rete; che l’avrebbero esposto a una non mediocre pena pecuniaria, se fossesi arreso a’loro stimoli.” ◀Exemplum ◀Livello 4

Ecco tra un Popolo generoso e sincero sino ne’suoi stessi vizj, de’vili traditori, che mettonsi in maschera per sedurre un socio del loro Corpo, e trarre profitto dal suo castigo. Il clima, e la costituzione non fanno cangiar tempra a certi cuori.

Livello 4► Exemplum► “Tutti i Mastri parrucchieri di Londra si son uniti il giorno 21 del mese medesimo, e si promisero scambievolmente d’eseguire col più gran rigore una legge tale. I loro stessi garzoni impegnati si sono a denunziare i loro padroni che volessero contravvenirvi. Comparvero da lì a non molto sulle Gazzette le riflessioni seguenti.” ◀Exemplum ◀Livello 4

Vi son ancora molti punti su’quali i nostri costumi hanno bisogno d’essere riformati: eccone uno tra gli altri che merita tutta l’attenzione del Governo. È in moda da qualche tempo, e particolarmente nel Quartiere della Corte, che i Giovani facciansi tutti i gorni acconciare il capo, senza eccettuar la Domenica. Esortansi le persone ragionevoli a farsi radere la barba, e a far pettinar le loro parrucche la sera del Sabbato; e si può rispondere a tutti quelli che non vorranno seguir questo buon esempio, che per piacere alle donne, non è sempre necessario d’uscir dalle mani d’un parrucchiere, e ch’hanno esse una stima più reale per una parrucca, o de’capelli mal pettinati per uno scrupolo ragionevole, che per la più bell’acconciatura, che sia il fruto dell’inosservanza d’una delle più rispettabili Leggi.

Livello 4► Exemplum► “A’ 31 Ottobre dell’anno istesso fu pubblicato un Editto dell’attuale Re d’Inghilterra in cui fortemente raccomandasi l’osservanza de’doveri di Religione, e la pratica delle virtù. L’empietà, il vizio, e lo scandalo son minacciati della riprension del Sovrano. Vi è proibito espressamente, e senza eccezione, per chi che sia, il giuocar la Domenica. Seppe questo buon Principe, che la Duchessa di Nothumberland una delle Dame più distinte dell’Inghilterra accordava il giuoco in sua casa tutte le Domeniche. Un giorno, ch’ella si ritrovava alla Corte, le disse, che a titolo di grazia aveva a dimandarle un piacere. Penetrata da tal espressione, ella promisegli di fare ciò che ordinerebbe; e restò sorpresa quando il Re la pregò di non giuocar più la Domenica nè in casa sua, nè in quella d’altri. Ella sacrificò di buon grado un piacere ch’erale caro alla soddisfazione di secondare gli primi sforzi che faceva per la virtù un Re allora giovinetto.

Il Lord capo della Giustizia, giudicò nella Sala di Westminster una causa singolarissima, ch’entra nel soggetto su cui parliamo. Un delatore voleva far condannare la Dama Sara Compton, perchè aveva passato un mese senz’andare alla Chiesa. Appoggiava la sua dimanda ad un atto della Regina Elisabetta, che non è stato mai rivocato. Per esso tutti i sudditi Protestanti, ed eziandio i Cattolici, devon provare, allorchè ne siano richiesti, d’essere stati almeno una volta nello spazio d’un mese, a qualche Chiesa o Cappella tollerata, altrimenti se sono in età maggior d’anni sedici son condannati alla pena pecuniaria di venti lire sterline. Il giudizio fu favorevole alla Dama, perchè si provò, ch’ella era stata ammalata.

Nelle confessioni, che si stampano, di quelli che sono stati giustiziati, si vede sempre che le prime accuse cominciano dall’aver mancato all’osservanza del giorno del Signore, cioè della Domenica.” ◀Exemplum ◀Livello 4 ◀Exemplum ◀Livello 3

[668] Metatestualità► Non sono questi tutti gli aneddoti che riferire potremmo a giustificazione dell’instrutto conoscitore delle Leggi, e delle pratiche Inglesi: ma bastar devono i soli ora riportati a convincere il suo contradditore del torto in cui trovasi. Se poi dirà che sono tutte bestialità, è lo stesso il presentargliene pochi che molti. Le talpe, ch’odian la luce si lascino pure sotterra. ◀Metatestualità

Rovigo 17 Settembre 1789.

Una delle più terribili Piene nell’Adige cagionata da un ostinato Scirocco di molti giorni, accompagnato da pioggie impetuose, che in poco tempo di sciolsero i ghiaccj dell’invernata, e le nevi recentemente cadute sulle Montagne del Veronese, e del Tirolo, sparse per tutta questa Provincia la costernazione. Basta aver un idea, anche lontana, della sua situazione, troppo bassa, e pericolosa in confronto del livello del Fiume, che a forza d’Argini vien sostenuto per aria, per non prevedere a colpo d’occhio i tristi effetti di una fatalissima Rotta. La presenza di S. E. Flaminio Corner Nostro Rappresentante, che senza risparmio di disagi, e fatiche scorrendo l’Argine dell’Adige, e personalmente accorrendo, dove il bisogno lo richiedeva, confluì moltissimo ad incoraggire con rinforzo di Soldati gli Uffiziali ingegneri destinati dalla Pubblica Autorità sotto la direzione del Tenente Colonnello Milanovich all’importante custodia della Linea, e ad animare gli Operaj, e le Guardie all’assiduità dei Lavori, troppo necessaria per impedire possibilmente i rilascj, e riparare, e difendere le arginature in molte situazioni indebolite dal peso straordinario dell’acque. Il decrescimento del Fiume, ritornato ora mai nello stato suo naturale, ci lascia in qualche lusinga, che sia da noi per questa volta allontanato il pericolo di conseguenze funeste, quando per altro, cessando il fatale Scirocco, stiano lungi le Piene, e possano aver luogo le riparazioni, e difese occorrenti ai pregiudizj notabili, a cui andarono soggette tutte queste arginature, massime alla Bocca del Castagnaro, dove maggiore fù il pericolo, e da cui, in caso di una Rotta, che mostrava di esser imminente, dipendeva l’innondazione e l’eccidio di tutto il Polesine.

Il Castagnaro per altro detto comunemente Canal bianco ch’è il maggior diversivo dell’Adige, e che divide in gran parte questa Provincia dallo Stato di Ferrara, e superiormente dal Veronese, non ha potuto sostenere il gran carico d’acqua, che vi rovesciò questa spaventosissima Piena. Distrutta con una Rotta fatale la Villa della Barucchella parte Veneta, e parte Ferrarese con la rovina di quasi tutte quell’abitazioni, con dissipamento di sostanze, e con perdita di Persone, non sarebbe stato sicuramente valevole alcun mezzo per impedire l’esterminio totale delle sue fertili Campagne, se alcune Rotte superiormente seguite, distogliendo fortunatamente quell’acque, non avesse portato in altre parti lo spavento, e l’orrore. Si farebbe un volume, se far si volesse la descrizione esatta, e veridica delle disgrazie infinite, che apportò nel Veronese, nel Ferrarese, ed anche in qualche parte del Polesine l’orribile Piena dell’Adige in questa stagione. Basterà il dire, che a memoria d’uomini non potendosi ricordarne un’eguale, formerà epoca all’età venture, e noi si possiamo chiamar fortunati, se così avranno fine, che Iddio lo voglia, le nostre agitazioni. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Verona 14 Ottobre.

“Essendo la Società piena di Medici, parte dotti, e veramente grandi, parte sciocchi ed ignoranti impostori, si domanda con quai segni, e con quai caratteri si possi distinguere fra questi il Medico sapiente dall’impostore.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

[669] Scrive da Crema un Veneziano, che corre dietro alla Musica ovunque ella passi, che la Signora Mara canta eccellentemente, che non ha mai più udita la simile, e che dalla Corte Reale di Milano, che fu ad udirla, e particolarmente da S. A. R. l’Arciduca Governatore, riscosse gloriosi applausi. Soggiunge poi, che colà non ritrova altro di raro. Egli è stato anche a Lodi la cui ultima Recita è seguita domenica 17 cor. ove haano cantato la Signora Giuliani, il Sig. Babbini, ed il Sig. Senesino, e ballato la Sig. Carolina Pitrot, il Sig. Volcani, e il Sig. Prussia con altri rinomati Grotteschi, e ne fu contentissimo non meno d’un grandissimo numero di Forastieri, che vi concorsero.

Chi mai detto avrebbe, che Lodi e Codogno, l’una piccola Città, l’altra una Terra note al Mondo soltanto per la fertilità de’prati che le circondano, e per le fabbriche e commercio del loro formaggio, aver dovessero un giorno Teatri, e de’Personaggj a servirli della più alta sfera? È vero che in cotesti piccoli Paesi dopo la loro apertura nuziale i Teatri sogliono restar vedovi, se non passano ad altre nozze con qualche comica Compagnia, ma sembra che il fanatismo dell’Opere si sia tra noi più esteso, ed abbia preso maggior fondamento. Crema, Bergamo, Brescia, a’tempi delle loro Fiere davano una volta degli spettacoli mediocri, o men che mediocri, ora gareggiano colle Capitali, e chiamano i forastieri da parti lontane. Quando mai ebbe per una stagione nel tempo passato un Musico mille e seicento zecchini di paga come li ebbe il Signor Pacchierotti1 in questa Città? Quando mai mille e quattrocento una donna come li avrà la Signora Mara da questa Nob. Impresa del Teatro a s. Samuele? E si dirà poi che in Italia la virtù non è compensata? È vero che la vuol essere una virtù che canti bene, non di quelle che sappiano ben parlare e bene scrivere, i cui compensi son tutti compresi nella gloria della seconda vita.

Funzioni Sacre.

Sogliono alcuni volgari falsi zelanti di questa Città declamare rabbiosamente contro il genio che guida a’Teatri, e quando veggono una piena ripetono: Se fosse da udire una predica, da intervenire a qualche sacra solennità non ci sarebbe tanta gente. Questo non è un parlar giusto. Abbiamo un Popolo che và al Teatro, e alla Chiesa, e ad onta della sua grandezza quella di S. Francesco della Vigna non bastò al numerosissimo concorso per la solennità compiuta l’altr’jeri, particolarmente ne’due ultimi giorni. S’è chiusa questa secolare funzione con un solenne Te Deum segnato da festeggianti tiri di mascoli, e dalla benedizione che diede S. E. Monsignor Firao Nunzio Apostolico a questa Repubblica Serenissima a cui hanno assistito come Diacono il Reverendis. Piovano di S. Ternita, e come Suddiacono il Reverendis. Cappellano di S. Giustina, perchè la Chiesa e Convento di S. Francesco della Vigna, a queste due Contrade appartengono.

Dicesi che dal suo Autore M. R. P. Gaetano Belcredi C. R. S. sia stato regalato il suo Panegirico da lui colà detto nel settimo giorno, a’RR. PP. Francescani, e che questi lo faranno stampare.

[670] Alle ore 9 della notte della p. p. Domenica finalmente dopo una sì lunga anticamera i Polacchi son usciti in Golfo ed ora il loro Legno veleggia alla volta di Brindisi. Uno d’essi, tra quelli di qualità, è partito col Corriere di Roma troppo persuaso degl’incomodi, e del rischio del mare prim’ancora d’averlo provato.

Ora senza freddo godiamo quì d’un Cielo sereno, le acque però son torbide ed alte più del solito ne’periodi del loro innalzamento, e si teme poco durevole questo bene; ma intanto se la godono quei che sono in campagna, e Mestre e Campalto hanno ogni giorno molte compagnie di bassa gente che stimerebbe una mancanza inescusabile il non ubbriacarsi giacchè pagasi il vin buono alla metà di quello che costa il cattivo in questa Città.

Quei che restano a Venezia, o per amore, o per forza, e si dilettano di Teatri avrebbero da passarsela bene se le novità a cui sono chiamati non servissero quasi tutte ad annojarli, o irritarli. Sono tra questi a condizione migliore gli amatori delle Commedie dell’arte, che vanno a Sant’Angiolo, e ridono, e vengono via contenti. Ma gli altri che vogliono cose scritte son pure ad una trista condizione! Si eccettui il riparo peggior del male commedia recitata otto sere, e che certamente, ad onta de’suoi difetti, ha meritato il concorso, tutte le altre nuove Rappresentazioni furono giustamente disapprovate dagl’intelligenti uditori. Ebbero questi una nuova occasione d’esercitare la loro pazienza, o di frenare la rabbia alla nuova Commedia posta in iscena a San Gio: Grisostomo la sera di Lunedì intitolata Giron e Dinan Commed. orig. italiana. Il suo autore è anch’egli uno di quelli che veramente conoscono le Nazioni, e i loro costumi! Gl’Inglesi di qualità da lui posti in iscena sembrano tanti Calabresi sguajati, che hanno fatto ridere quelli soltanto, che ridono alle sciocchezze de’zanni. Il finale dell’atto secondo, in grazia dello sparo d’una pistola, fu replicato. Ebbe più applauso lo strepito di quell’arma, che tutto l’intreccio, gli accidenti, le agnizioni, il serio, e il ridicolo della Commedia originale di cui la replica non fu opera d’un’universale richiesta come il cartello ha detto per burla ad imitazione di quella a S. Luca del Padre servitor di suo Figlio.

Bastimenti arrivati.

Primo Ottobre. Piel. P. Giac. Bonifacio da Traù con 4 cai oglio.

Pinco Cap. Aniello Caffiero manca da Siracusa e Reggio in Agosto, rac. a sè med. con 50 m. cedri, Cenere cant. 300.

2 detto. Tartanon P. Dom. Tagliapietra dalla Motta di Friul con 400 St segala.

Tartanon P. Vic. Mondaini d’Ancona e Pesaro con 15 sac. polv. di gripola2 15 bal. lana. 2 cassette peri, una cassetta e un fag. grana. 2 cassette divozioni. 2 bar. acciughe. Un sacchetto frutti secchi, una scat. merci. 3 bal. Libri. Una cassetta stampe, una bot. allume di fescia, una bal. pel. capretti, un fag. corde da suono. 1500. lib. ferro v.

Nave la Penelope Cap. Lambrino Panà manca da S. Maora il primo Set. e da Ceffalonia li 17. Parc. Sig. And. Panà con 347. mog. di sale, 2 carat. moscato, 2 bar. miel, 3 carat. oglio, 175 fag. uvapassa.

Piel. P. Elia Jancovich da Cattaro con una cassetta di seta. 22. m. e 2 cento lib. Castradina. 1226 pezze form-[671]morlacco. 25 mogliazzi, e mastelladi fighi, un fag. rame v.

7 detto. Piel. P. Franc. Curti dal Cesenatico con 480 St. pignoli colla scorza. 6 m. gesso. 5 m. solfere, 2 sac. orobi3 2 sac. gripola, un involto lume d’otton.

8 detto. Piel. P. Bern. Scarpa da Isola con un calto foglia da tintori, 29 bar. sard. salate.

Bat. P. Dom. Gennaro da Trieste con 24 sac. mandole, e 16 bar. uva da Smirne per Chiozza.

Bat. P. Rocco Vianello da Trieste con 5 m. limoni per Chiozza.

Piel. P. Gius. Padovani da Portogruer con 100 sac. farina, e 250 St. formento.

Brac. P. Ant. Spelich da Trieste con un bar. azzurro, 16 bar. pece ricotta, 10 bar. catrame, una bal. seta, 2 bar. trementina, 4 col. e 2 pacchi tele, una cassetta terlisi, 5 bar. chiodi, 18 colli filo di ferro, una scat. sandaracca, una cassetta porcellana.

Piel. P. Tom. Scarpa da Palma Nova con 200. St. segala, 250 St. vena.

Brac. P. Giac. di Giac. Viezzoli da Trieste con 10 bot. tabacco, 6 bar. chiodi, 2 bal. e un fag. tele. 2 bar. fil di ferro.

Brac. P. Cristof. Spolar da Trieste con 16 bot. tabacco, una bal. lana, 21 bal. Griso, 2 bot. tamisi. 6 col. tele, una cas. carte geografiche, 2 bar. ottoni, 2 bar. spille, un bar. lime, un bar. ferramenta. 3 bar. chiodi, 15 fascj ferro, 28 baze4 fil di ferro.

12 detto. Piel. P. Gius. Maras da Cattaro con 16 m. Castradina, un casson cand. di sevo.

Piel. P. Ant. Pescante da Cervia con 650 St. pignoli colla scorza.

Piel. P. Vic. Voltolina da Pescara con 15 mude Libani. 162 m. cipolle, 250 m. aglio, 6 carat. fescia abbruciata.

13 detto. Piel. P. Nic. Marcinco da Cattaro con 68 Mogliazzi e mastelladi fighi, un cassoncino, una cassetta, e un sacchetto orsojo, 500 pel. boldroni, un sacchetto seta grezza, 2 bar. carne salata.

Brac. P. Franc. Godena da Cattaro con 18 m. Castradina. 1448 pezze formmorlacco.

Piel. P. Olivo Grego da Spalato con 112 bal. lana calcina, 34 bal. lana di capra. 4 bal. gotton, 3 ballette grana, 20 bal. pel. di Lepre, 90 Schiavine, un fag. seta grezza, 23 mazzi cordovani, montoni bianchi, gialli, e rossi. 2 fag. rame v. 3 bal. corni di cervo. 10 sac. vuoti, 5 cai oglio, 40 mazzi ferro grezzo. 120 mogliazzi e 540 bariletti fighi, 10 rot. rassa, 8 m. strazze (cencj) 3 m. vetro rotto e ferro v.

Piel. P. Gius. Bottolo da Spalato con un fag. seta grezza, 26 bal. cordovani e montoni pel. 5195, 110 schiavinotti da cavallo, 10 colli cera gialla, una bal. pel. di lepre, una bal. cappelletti da panni, 12 pelli chiussoline, 44 bar. zibibbo, 5 cai oglio, 10 cas. cand. di sevo, 2 rot. rassa, 224 mastelladi e mille bariletti fighi, un fag. damaschetto e raso di ritorno.

Battello P. Ales. Vianello da Trieste con 15 m. limoni per Chiozza.

14 detto. Piel. P. Mich. Vianello da Piran con 220 mog. di sale.

Piel. P. Gius. Vianello da Piran con 155 mog. di sale.

[672] Piel. P. Giov. Vianello da Muggia con 107. mog. di sal.

Metatestualità► (Il resto Sabbato.) ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Carissimo Amico.

Vicenza 19 Ottobre 1789.

Vorrei soddisfar il desiderio vostro nella riferta dello spettacolo dato jeri sera da questi Sigg. ma non ho nè tempo, nè dono di farlo nel modo, che converrebbesi. La magnifica illuminazione tutta a cere, gli apparati con raffinato gusto, e decoro, l’affluenza della Nobiltà, de’Cittadini, e civili Persone, che ocuparono l’ampio, e superbo Teatro Olimpico, ed ogni adiacenza, la profusione, de’rinfreschi, una piena orchestra, tutto formava il più magnifico, e nobile spettacolo non visibile che in questa sola Città. Il punto però più commovente si fu l’universale persuasione verso questo N. H. s. Zuanne Pindemonte, a cui fu dedicata sì nobile Accademia per il sostenuto Carico di Pretore in questa Città con tanto zelo, pazienza, umanità, giustizia, e prudenza, poichè al presentarsi egli al Teatro fù tale la dimostrazione di aggradimento, di evviva, e battimano replicati, che trasse a forza le lagrime alli più sensibili, e giusti. Ebbe moltissimi applausi, e ben meritati l’Eccell. sua Dama consorte, che si attrasse l’universale affetto per li suoi rari pregj di affabilità, nobiltà, dolcezza, e particolar contegno. Maggiormente si è manifestata l’universale disposizione ad ogni cenno di ben dovuto elogio al Primo, ed alla Seconda nelle recitate Poese, e Prose de’più insigni Accademici colli replicati applausi. Si rifferice per il Paese, che dovendo egli staccarsi prontamente ne potendo retribuire con formalità conveniente abbia in supplemento fatte dell’estraordinarie elemosine alle Contrade, all’Ospitale, alla Fabbrica della Madonna di Monte Berrico, alli Prigioni per coprirli di vestiti nella vegnente stagione d’Inverno, ed altre particolari, che non si accennano. Egli parte con molta gloria, ma con non inferiori meriti, e con dispiacere di tutti universalmente. Il tempo, che mi occorrerebbe per descrivere i pregi di sì Nobile, e splendido Signore, e dell’adorabile sua Dama involato mi viene da estraordinarie occupazioni. Suppliranno però le innumerabili Poesie dedicate, e stampate, ed alcune orazioni. Addio.

Jersera la Comica Compagnia del Teatro a Sant’Angiolo recitò per la prima volta una Commedia intitolata La sposa vittima dell’onore, o le nozze mal augurate. È questo un nuovo parto della fantasia del Sig. Federici Poeta della suddetta Compagnia. Ebbe degli applausi trà gli atti ed in fine ma non con quella pienezza ed universalità, che gli abbiano promesso il più felice destino. La recita di questa sera deciderà del medesimo. Ci manca lo spazio necessario per dare un’idea di questa Composizione, nel Foglio presente, a’nostri leggitori ch’udita non l’hanno. Per ora non possiamo che consigliarli ad intervenire alla replica, perchè se troverà argomenti di biasimo non mancheranno però d’averne di lode e d’ammirazione per un ingegno, che se fosse più economo di produzioni, e avesse agio e tempo di maturarle, potrebbe far risorgere ne’nostri Teatri il gusto perduto. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

D’Affittare.

Casa in Contrada di San Fantin in Corte Molina. Annuo affitto Ducati correnti 220.

Le chiavi sono nella Casa vicina alla detta Corte.

Commedie per questa Sera.

A S. Angiolo

Replica.

A S. Gio: Grisostomo.

La Dama Demonio &c.

A San Luca.

Giovanni Conte di Barbiano. Trag. mai più rappresentata. ◀Livello 2 ◀Livello 1

1Questo gran Musico di cui s‘è detto sempre tanto bene, e tanto male, e che sì spesso ha trionfato delle avversioni, è passato a Londra per cantare 12 sere all’Accademia, e gli si dà per ogni sera cento ghinee.

2Gromma o crosta che fa il vino nelle botti.

3Sorta di legumi selvatici.

4La baza è una massa di fil di ferro ravvolto in cerchio, che pesa da 200 a 250 lib.