Gazzetta urbana veneta: Num. 81
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Ebene 1
Num. 81
sub die . . . .
N. N. Doge di Venezia ec.
N. N. Canc. Ducale. Li dodici Canonici Residenti sono così detti perchè risiedono nella Canonica, e gli altri 14 si chiaman di fuori perch’essendo Piovani abitano nelle loro Parrocchie. Anticamente però per concessione Pontificia abitavan pur essi nella Canonica a titolo di servire la Ducale Basilica, e lasciavano de’Vicarii a sostenere le loro veci alla cura della Parrocchia. Quanto alle loro Cariche la primaria è quella di Vicario eletto ordinariamente dal Doge tra li Piovani. Dopo il Primicerio rappresenta nel Coro la maggior dignità. Canta Messa, e intuona li Vesperi in alcune solennità. Li due Basilicani son eletti dal Corpo colla pluralità de’voti, l’uno dal numero de’Residenti, l’altro da quello de’Piovani. Invigilano per un anno agl’interessi del Capitolo. Li due Archivisti durano in vita, e custodiscono tutti i Libri, MS., e carte spettanti al Capitolo. Durano in vita egualmente li due Sagrestani eletti da S. S. che fanno l’uffizio di Parrocchi una settimana per uno coll’assistenza delli due Sottosagrestani. Il carico de’Canonici Residenti, attesi i maggiori loro emolumenti, li obbliga al Coro per la recita delle ore Canoniche, Vespero, e Messa cantata ogni giorno, e nel Sabbato alle Litanie di M. V. Celebrano nella Chiesa Ducale cinque volte alla settimana, accompagnano il Venerabile alle prigioni nelle Domeniche determinate, assistono a tutte le solennità, e allontanarsi non possono da questa Città senza permissione del Doge. È comune a tutti l’obbligo di cantare le Messe e Vesperi con ordine successivo, cominciando dal più vecchio, nelle feste di precetto, e di Palazzo, d’accompagnare nelle Funzioni S. S. in numero di sei, cioè tre Residenti e tre Piovani, cantando Messa nella Chiesa ove si và per voto, o ringraziamento. All’occasione d’incontrarsi con quel di Castello, il loro Capitolo ha sempre la preferenza, come nelle Processioni. Non può questo radunarsi per l’elezione delle sue Cariche, nè trattare altri interessi senza parteciparlo a S. S. la cui approvazione è in ogni caso necessaria per l’effetto delle sue deliberazioni. Tanto li Canonici, che i Sottocanonici tengono Registro, che passa d’uno nell’altro, detto delle Appuntadure o siano mancanze de’loro Individui all’intervento dalle Leggi prescritto, e queste punite vengono con pene pecuniarie nel ripartimento de’loro emolumenti. Oltre a ciò queste mancanze, ascendenti a un gran numero, ritardano, o impossibilitano l’innalzamento de’secondi; perchè alla scelta d’un Canonico Residente il Doge giusto preferisce sempre quel che ne ha cento sole in registro a fronte di quel che ne ha mille, nel Corpo de’Sottocanonici. Quella spiritosa Signora di Bovolenta, che ci onora del suo grato carteggio, protesta d’avere versate delle lagrime di compassione sulle ceneri della Bella che Visse, come la rosa, un sol mattino. Trova il suo destino degno del canto flebile delle Muse, e dice che sogliono favorirla di compagnia tre Poeti a rotta di collo, i quali verranno da Lei impegnati ad iscrivere sul lugubre Soggetto a conforto dell’Anonimo sconsolato. Soggiunge, che si trovavano in casa sua, poche sere sono, e aveva in tasca uno d’essi le Ode di Mons. Le Brun del quale, a suo dire, non intend’Ella la lingua. Udendo parlar col miele su’labbri dell’eleganza sua, e della sua dolcezza, si mostrò bramosa di gustarne qualche pezzo tradotto, onde i tre docili e cortesi seguaci d’Apollo la compiacquero sul momento recandole nell’idioma italiano tre leggiadre composizioni, che ci ha mandate colle loro versioni, affine di vederle impresse su questi Fogli. Ella si contenti di trovarne una sola la cui preferenza far torto non deve al merito dell’altre. L’argomento è adattato alla corrente villeggiatura particolarmente in quest’anno che le vite pampinose sostener non potevano il peso de’grappoli. Bacco e Cupido ora in campagna trionfano senz’aver d’uopo de’versi del Le Brun per moltiplicare i loro divoti. Non verrà presa la seguente poesia come massima d’un Epicureo, ma come scherzo d’una fantasia ditirambica da sollazzar le brigate in aria di brindisi sotto cui la presentiamo a’nostri Leggitori.
“Compiendosi felicemente l’anno centesimo da che, nella Chiesa de’Padri Minori Osservanti
della Vigna, fu istituita la Sacra Novena in onore dell’ammirabile penitente ed altissimo
contemplativo San Pietro d’Alcantara, sarà ella in quest’anno celebrata con decorosa magnificenza.
Nove ragguardevoli Soggetti con Orazion panegirica encomieranno le sue gesta gloriose, uno per
ciaschedun giorno. Susseguentemente si canterà il Responsorio, si reciteranno i nove Pater, Ave e
Gloria, e sarà data la santa benedizione da rispettabilissimi Prelati. L’ultimo giorno si chiuderà
col Te Deum. Gli Oratori saranno. Il dì 11. Il Rev. P. Lettor D. Luigi Macchi Monaco Benedettino
Cassinense. 12. Il Reverendissimo Sig. D. Gio: Alberto Zane dei Canonici del Salvatore. 13. Il M. R.
P. Maestro Pellegrino Albertini dei Servi di Maria. 14. Il M. Rev. P. Maestro Eugenio Milesi di San
Francesco di Paola. 15. Il M. R. Signor Canonico Francesco Dr. Barbaro. 16. Il M. R. P. Maestro
Giuseppe Martinelli dei Carmini. 17. Il R. P. Gaetano Belcredi Somasco Maestro di Rettorica nel
Seminario Ducale di Castello. 18. Il R. P. Lettor Tommaso Tomasoni Domenicano. 19. Il Reverendissimo
Co: Ab. Marco Regolo San Bonifazio Exgesuita.” Notizie Teatrali. In data de’6 cor. ci è giunta una
Lettera da Padova con finta sottoscrizione contenente l’avviso dell’apertura del Teatro Obizzi con
Opera in musica della quale dicesi tutto il male possibile quanto all’esecuzione, eccettuando per
grazia il Buffo caricato, e qualch’altro Personaggio. Si dice poi tutto il bene che dirsi possa
de’Balli, e si dipinge come vezzosissima, bella, di vivace agilità, e d’atteggiare espressivo la
prima Ballerina. L’eccesso della lode, e del biasimo ci mette egualmente in sospetto contro di chi
la scrisse, e bench’egli protesti d’essersi fatto l’organo di tutte le persone di gusto armonico
nell’informarci, nondimeno stimiamo meglio d’accennare il suo Foglio, che di riportarlo,
aspettandone qualch’altro sull’argomento medesimo per determinare il nostro giudizio. Non ebbe che
la sola avvisata replica a San Gio: Grisostomo: L’uomo si conosce alla prova, nè fu migliore il
destino della Commedia a S. Luca posta in iscena Mercordì col titolo Del ritorno alla Corte. Dicesi
esser questa produzione del Nob. Sig. Conte Tommasini di Verona, e veramente si conosce nel vivo
d’alcuni dialoghi, e nel frizzo di certi scherzi la penna dell’Autore degli Comici in
sconcerto. L’oggetto di questa comic’azione è di correggere, col ridicolo in cui è posto, il
pregiudizio di certe Dame di Provincia, che all’aria della Corte si guastano il capo, e dopo aversi
fatto corbellare alle Capitali divengono lo scherzo della loro Patria col disprezzo de’suoi costumi,
e colla imitazione caricata di que’delle Corti. Una di queste messa in iscena dà colle sue
stravaganze l’argomento, e la materia alla condotta della Commedia. Moglie d’un Baggiano, che da Lei
dipende vilmente, e seconda la sua vanità, mette la casa sossopra nel ritornarvi con un sordo
insignito d’un grand’Ordine, e con un Giovinastro da lei destinato in isposo a sua Figlia, ad onta
d’un preventivo impegno con altro amante da lei amato. Il Cognato della Dama fanatica tanto saggio
ed avveduto quant’è stolido il di lui Fratello, scopre scaltramente le di lei intenzioni, favorisce
la passione della sua Nipote, prega, consiglia, tenta le vie della persuasione, e della dolcezza, e
quand’è costretto dalla necessità parla alto, e comanda onde coll’appoggio d’una Lettera venuta
dalla Corte da un Fratello di sua Cognata vince ogni ostacolo, segue il matrimonio a norma della
prima promessa, e i due Forastieri ritornano delusi al loro Paese dopo avere servito di testimonj.
Vedesi che la semplicità di questo piano bastar non poteva a far avere qualche sorte migliore alla
Commedia, particolarmente ne’tempi correnti, ch’è introdotto il gusto del grande, dello strepitoso,
il quale sì sovente degenera in romanzesca inverisimilitudine. Non ha mancato l’Autore di spargere
delle morali lezioni dalla bocca del saggio D. Claudio, nè di maneggiare il ridicolo colle pazzie di
sua cognata, colla dabbenaggine di suo marito, co’lazi del sordo, col giuoco d’un finto Francese,
che a Lei serve di maestro di lingua, ed è lo stesso Giovinastro che l’ha accompagnata, il quale
nella mescolanza delle due lingue, e nell’affettare ignoranza della nostra, cavò molte risate. Se
tutto ciò non valse ad empiere i vacui che negli atti si scorgono, almeno gli ascoltatori non hanno
potuto lagnarsi d’essersi annojati con de’seccanti piagnistei, con delle virtù sforzate, e con degli
avvenimenti fuor di natura da irritare il buon senso. Questa sera 10 cor. s’aprirà il Nob. Teatro a
San Moisè coll’enunciata Opera giocosa di cui s’è già nominato l’Autore, e il Maestro di Musica.
Attori: Prima Buffa la Signora Maria Caracci Caravoglio. Primo Buffo il Signor Giovanni Morelli.
Primo Mezzo Carattere il Signor Luigi Bruschi. Secondo Buffo il Signor Giuseppe Amici. Seconde Donne
le Signore Metilde Pugnetti e Teresa Giurini. Secondo Mezzo Carattere il Signor Francesco Fava.
Primo Ballerino e inventore e direttore de’Balli il Signor Eusebio Luzzi. Sua Compagna la Sig.
Teresa Chelli. Primi Grotteschi il Signor Nic. Angiolini, la Signora Rosa Testini, il Sig. Giov.
Cipriani, la Sig. Cat. Piattoli. Terzi Ballarini. Il Signor Francesco Piattoli, la Sig. Annunziata
Piattoli, il Sig. Vincenzo Ricci. Con 8 Ballerini del Corpo del Ballo. Altro Compositore de’Balli
per l’altre Opere, il Sig. Vicenzo Piattoli. Titolo del primo Ballo Nina pazza per amore. Del
Secondo Chi la fa l’aspetta. Il Vestiario del Sig. Giuseppe Prezil. Lo Scenario del Sig. Lorenzo
Sacchetti. L’altr’jeri l’Università de’Nonzoli (becchini) delle Scuole del Venerabile
di questa Città, celebrò la festività di S. Costanzo loro protettore. Eleggono d’anno in anno un
Custode nella Chiesa del quale segue la funzione. Fu del presente quello di S. Giustina, e sarà del
v. quello di S. Fosca eletto nel sud. giorno dopo la Messa in musica del Sig. M. Gallo. Questi
Confratelli, secondo l’annuo costume, radunati si sono, dopo la sacra solennità, ad un pranzo
all’Osteria della Luna in num. di 40 ove giocondamente passarono il resto della giornata. Uno d’essi
d’età avanzata, sposo di fresco, condusse seco la sua cara metà, che ha 30 anni di meno di lui,
donna sola che vi fosse a quella tavola, dando un pubblico segno di conjugale fedeltà a’tant’altri
commensali che forse allora non ricordavansi d’esser ammogliati. Continuazione del Carico sulla Nave
C. Pietro Zane. A’Sig. Ant. Tarabocchia cera gialla bot. 4. Lana bal. 1. Franc. Calvi cognome da
caffè cassette 1. Gio: Carminati e Figli Oppio un barilotto. Pano e Gio: Cristodolo un Telescopio.
Gius. Treves qu. Em. un casson di specchj di ritorno. Col Pielego P. Gius. Florio, Alli Sig.
Giuseppe Todeschini moscato cai 20 Ales. Lazzaroni 60. miele carat. 6. uvapassa 40 fag. Conte Marco
Lucovich fag. 35. Bart. Rizzotti fag. 38. Giov. Vanautgardem fag. 44. miel carat. 4. Col Piel. P.
Calegari. Alli Sig. Giov. Vanautgardem uvapassa fag. 32. Giov. Antipa 191. Moscato bot. 95. miel
carat. 16. Grazie P. e Marin. limoni m. 34. Co. Pielego P. Scarpa. Alli Sig. Ales. Menelago miel
carat. 1. Frat. Svajer uvapassa fag. 34. Gio: Domeneghini oglio cai 69. Giorgio Gasparacchi cai 15.
Portata carat. 10. Colla Chec. C. Ant. Simisich. Alli Sig. Fel. Muchiacon cera gialla bal. 2.
Pomoquinto cassoni 1. Gotton ballotti 6. Daniel Bonfil 85. Giacob e Gioseffo Belilios 40. Radice di
rubbia un ballotto. Pietro Piccoli storace in lagrima Scat. 5. Gotton ballotti 12. Ant. Travoviol
storace Bal. 1. Vin di Cipro c. 2. Del Capit. c. 2. A chi presenterà Rabarbaro cas. 2. Stoffe fag.
1. storace sac. 6. una fornitura di bottoni. Gotton ballotti 174. Cannella cas. 1 Telarie fag. 1.
Pomo quinto cassoni 1 Vin di Cipro cai 76. Portata. Cai 16. e 3 bar. Telarie e Filati fag. 1. Lino
mazzi 2. Cuoj crudi mazzi 1. Telarie fag. 1. storace scatolette 1. Telarie e lino fag. 1. Sul Piel.
P. Lorenzini. Alli Signori Gius. Reali Origano 6. 3. C. G. D. Rusteghello Oglio c. 5. G. Pietro
Ponzetta car. 1. Giov. Heinzelmann c. 3. David Maurogonato 4. Pietro Lovisello 1. Men. Vivante 2.
Ang. Papadopoli 10. Frat. Catrivà 7. Jacob Mulli 5. Ben. Ciatto 4. Pietro Favro 3. Sal. Costantini
3. A chi presenterà 8. Sul Bergantin C. Bishop al Sig. Gius. Treves Catrame bar. 700. Ferro grezzo
lame 840 e pacchetti 298. Lamarini cas. 60. Col Sciabecco Cap. Bescucchia. Al C. Gius. Biscucchia
Valonia cant. 4050. 2. cannoni usati. Oglio carat. 57. Port. 10. Colla Nave C. Ant. Budenich. Alli
Sig. Gius. Treves vin di cipro c. 84. storace sac. 9. Gotton bal. 292. Gio. M. di Serpos 80. Marco
Malta 39. Jacob e Gioseffo Beliolos 59. Frat. Alberti seta fag. 1. Ant. Saice Vin di cipro c. 4.
Ales. Ferrari 5. Giov. Nicolich 2. Fava St. 120. A chi presenterà vin di Cipro c. 4. Port. e Grazie
c. 11. e bar. 58. Storace pani 2. Terra verde m. 10. Tele fag. 1. Dimiti cav. 5. Bottane cav. 105.
Rottame diverso raggi di Legno santo. Colla Checchia C. Ant. Penesich alli Sig. Franc.
Giaxich gotton bal. 324. Rocco Bonfiol vin di Cipro barilotti 1. Port. e Grazie v. di Cipro Arnasi 5
e 8 bar. Borghi pez. 16. Colla Chec. C. Moretti. Alli Sig. Marco Malta d’Abramo Fazzoletti bal. 2.
Fel. Muchiacon Filati bal. 2. Telarie bal. 5. gotton b. 38. Memo Curiel 242. Men. Vivante 78.
Marc’Ant. Zinelli 10. Gio. Heinzelmann 5 e un fag. Jacob e Joseffo Beliolos 93. Droghe cas. 9. e una
cassetta. Pomoquinto 2 cassoni. Seb. Battaggia Cannella scaffascj 1. cera gialla cas. 17. Daniel
Bonfil Gotton bal. 100. Boccie di seta bar. 1. Vin di Soria Damigliane 6 olive vasi 1. Miel
giarrette 1. Michiel Glichi Telarie Ballette 1. Vin di Cipro c. 3. Giusto Benussi c. 3. Jacob V.
Dies c. 1. Gianant. Rizzini c. 10. Laz. Orsoni 7. Giambat. Verocai 4. Pietro Cimolo Barilotti 1.
Capit. c. 4. Gio: M. Serpos Perle un Pacchetto. Port. e Grazie Vin di Cipro c. 28. e bar. 75.
Telarie fag. 1. Bordati fag. 1. Coltri fag. 1. Filati fag. 1. Cav. di Telarie fag. 1. Sul Pinco C.
Milatovich Oglio alli Sig. Ang. Papadopoli c. 14. Gio: Dom. C. Rusteghello 37. Tom. Guizzeti 3.
Bart. Rizzotti 3. Jacob Mulli 14. Elia Todesco 30. Stef. Critti 6. Giov. Heinzelmann 5. And.
Lucovich 2. Frat. Catrivà 2. Ben. Ciatto 2. Eman. Jacur 8. Port. carat. 5. Seguito degli altri
arriv. dappoi. Brac. P. Giov. Magnaron da Trieste con un bar. cera gialla 10. bal. Griso 14. bot.
tabacco 4 bar. arg. vivo 7 fag. gripola 1 bal. pel. di vitello 1 fag. panni 4 bar. scorz. di caracas
1. castele 1. sac. sem. di Cedro 1 bal. seta 15 bar. pece ricotta 8 cas. acqua di Cilla 3. bar.
chiodi 1 bot. fil di ferro. Piel. P. Franc. Spolar da Trieste con 5 bal. e 1 bar. art. vivo, 16 sac.
Filati. 1 bar. antimonio, 1 rot. griso 5 bot. tabacco 1 bar. legnami 1 cas. ombrelle 1 bot. colla
spaccavafas 5 col. tele 1 ballet. colla di pesce 1 bot. crogiuoli 12 col. chiodi 1 bar. ami 2 bar.
ferram. 34 bar. e 11 basse fil di ferro 6 bar. sortiti 3 fascj ferro 1 bar. merci 2 ancorette. Peota
P. Alv. Padoan da Portogruer con 500 St. Formento. Piel. P. Vic. Venturini da Rimini con 16 m. gesso
430 lib. gripola 3 cas. libri 3 cestelle formaggelle 1 car. oglio di lino.
Sabbato 10 Ottobre 1789
Ebene 2
In Senato 7 Settembre.
2. Esecut. contro la Bestemmia. s. Paolo Bembo. s. Zuanne Moro. Rev. e Regol. all’Entr. Pub. s. Piero Barbarigo. 2. Scansad. alle Spese superflue. s. Sebast. Antonio Crotta. s. Sebastian Zen. Deposit. al Banco del Giro. s. Angelo Maria Labia. 2. Prov. all’Arsenal. s. Antonio Savorgnan. s. Piero Foscari. Nella Riduzione del Serenissimo M. C. del pr. p. Martedì, quantunque dispensato dal Reggimento il suo Successore, fu secondata con pienezza di Voti la Parte di ritorno alla Capitale di S. E. March. Giovanni Pidemonte, che ha compiuta la Carica di Podestà di Vicenza con universale soddisfazione sincera di quella Città. È rimasto a sostener le sue veci il Capitano N. H. Gir. Antonio Pasqualigo. Ultimo paragrafo, ommesso nel precedente Foglio alla Ricetta del Sal di Canale, o di Piemonte a prò del Bestiame. La ordinaria dose per bovi e cavalli, è di mezza libbra, che si può per altro accrescere, o diminuire secondo le circostanze, e secondo la grandezza, o piccolezza dell’animale; un’oncia poi sarà la dose per le pecore. Vendesi dose per dose in pacchetti di carta col segno di San Marco, sigillati coll’impronto del privilegiato Inventore il quale accorderà un discreto ribasso di prezzo a favore de’poveri villici e boari onde possino provvedersene abbondantemente. Avvertesi che questo sale può stare in carta anni ed anni senza mai inumidirsi, o perdere l’efficacia di sua virtù. Il prezzo è di soldi 20 all’oncia. Alla pagina 640 del Foglio di Mercordì si legga Marchese di Pombelles non Conte. Continuazione dell’Articolo su’Canonici di San Marco. Formula della loro investitura. N. N. Dei gratia Dux Venetiarum &c. Atque Ecclesiae S. Marci solus Patronus. “Vaccando uno delli Canonicati della predetta Chiesa Nostra Ducale Cappella, per la morte del N. N. dovendo noi eleggere in suo luoco, informati a pieno della Virtù e probità, e merito del N. N. questo abbiamo eletto come per tenore delle presenti, per Annuli impositionem, eleggemo e investimo Canonico in luoco del N. N. con tutti gl’onori, prerogative, servitù, ed obblighi ad esso Canonicato pertinenti, e con tutte quelle utilità, salarii, ed emolumenti, che per Leggi, Costituzioni, e Consuetudini aspettano al detto Canonicato come aveva il suo predecessore, e che hanno gli altri Canonici d’essa Ducal Cappella, comandando che così resti annotato, e da chi s’aspetta eseguito.” Datae in Nostro Ducali Palatiosub die . . . .
N. N. Doge di Venezia ec.
N. N. Canc. Ducale. Li dodici Canonici Residenti sono così detti perchè risiedono nella Canonica, e gli altri 14 si chiaman di fuori perch’essendo Piovani abitano nelle loro Parrocchie. Anticamente però per concessione Pontificia abitavan pur essi nella Canonica a titolo di servire la Ducale Basilica, e lasciavano de’Vicarii a sostenere le loro veci alla cura della Parrocchia. Quanto alle loro Cariche la primaria è quella di Vicario eletto ordinariamente dal Doge tra li Piovani. Dopo il Primicerio rappresenta nel Coro la maggior dignità. Canta Messa, e intuona li Vesperi in alcune solennità. Li due Basilicani son eletti dal Corpo colla pluralità de’voti, l’uno dal numero de’Residenti, l’altro da quello de’Piovani. Invigilano per un anno agl’interessi del Capitolo. Li due Archivisti durano in vita, e custodiscono tutti i Libri, MS., e carte spettanti al Capitolo. Durano in vita egualmente li due Sagrestani eletti da S. S. che fanno l’uffizio di Parrocchi una settimana per uno coll’assistenza delli due Sottosagrestani. Il carico de’Canonici Residenti, attesi i maggiori loro emolumenti, li obbliga al Coro per la recita delle ore Canoniche, Vespero, e Messa cantata ogni giorno, e nel Sabbato alle Litanie di M. V. Celebrano nella Chiesa Ducale cinque volte alla settimana, accompagnano il Venerabile alle prigioni nelle Domeniche determinate, assistono a tutte le solennità, e allontanarsi non possono da questa Città senza permissione del Doge. È comune a tutti l’obbligo di cantare le Messe e Vesperi con ordine successivo, cominciando dal più vecchio, nelle feste di precetto, e di Palazzo, d’accompagnare nelle Funzioni S. S. in numero di sei, cioè tre Residenti e tre Piovani, cantando Messa nella Chiesa ove si và per voto, o ringraziamento. All’occasione d’incontrarsi con quel di Castello, il loro Capitolo ha sempre la preferenza, come nelle Processioni. Non può questo radunarsi per l’elezione delle sue Cariche, nè trattare altri interessi senza parteciparlo a S. S. la cui approvazione è in ogni caso necessaria per l’effetto delle sue deliberazioni. Tanto li Canonici, che i Sottocanonici tengono Registro, che passa d’uno nell’altro, detto delle Appuntadure o siano mancanze de’loro Individui all’intervento dalle Leggi prescritto, e queste punite vengono con pene pecuniarie nel ripartimento de’loro emolumenti. Oltre a ciò queste mancanze, ascendenti a un gran numero, ritardano, o impossibilitano l’innalzamento de’secondi; perchè alla scelta d’un Canonico Residente il Doge giusto preferisce sempre quel che ne ha cento sole in registro a fronte di quel che ne ha mille, nel Corpo de’Sottocanonici. Quella spiritosa Signora di Bovolenta, che ci onora del suo grato carteggio, protesta d’avere versate delle lagrime di compassione sulle ceneri della Bella che Visse, come la rosa, un sol mattino. Trova il suo destino degno del canto flebile delle Muse, e dice che sogliono favorirla di compagnia tre Poeti a rotta di collo, i quali verranno da Lei impegnati ad iscrivere sul lugubre Soggetto a conforto dell’Anonimo sconsolato. Soggiunge, che si trovavano in casa sua, poche sere sono, e aveva in tasca uno d’essi le Ode di Mons. Le Brun del quale, a suo dire, non intend’Ella la lingua. Udendo parlar col miele su’labbri dell’eleganza sua, e della sua dolcezza, si mostrò bramosa di gustarne qualche pezzo tradotto, onde i tre docili e cortesi seguaci d’Apollo la compiacquero sul momento recandole nell’idioma italiano tre leggiadre composizioni, che ci ha mandate colle loro versioni, affine di vederle impresse su questi Fogli. Ella si contenti di trovarne una sola la cui preferenza far torto non deve al merito dell’altre. L’argomento è adattato alla corrente villeggiatura particolarmente in quest’anno che le vite pampinose sostener non potevano il peso de’grappoli. Bacco e Cupido ora in campagna trionfano senz’aver d’uopo de’versi del Le Brun per moltiplicare i loro divoti. Non verrà presa la seguente poesia come massima d’un Epicureo, ma come scherzo d’una fantasia ditirambica da sollazzar le brigate in aria di brindisi sotto cui la presentiamo a’nostri Leggitori.
Ebene 3
L’usage de la vie
Buvons, Bacchus nous y convie, Raisons nous un heureux destin; Aimons, on ne tient à la vie Que par l’amour, & par le vin. Profitons de notre jeunesse Tandis que tout flate nous voeux: L’ennuieuse, & froide vieillesse Blanchira bientot nos cheveux. Nos jours sont comptez par la Parque, Nous approchons des sombres bords; Bientot dans l’infernale Barque Nous verrons le Nocher des morts. Qu’à nos plaisirs Bacchus preside, Aimons sans cesse, amis, buvons; Le tems fuit d’une aile rapide, Vivons tandis que nous vivons.Traduzione.
Ebene 3
L’uso della vita
Bacco ne invidia; amici, su bevemo; Se vaga a far squartar malinconia; Femo l’amore pur più che podemo; L’amor, el vin fa stare in allegria. Se no se la godemo in zoventù, Se lassemo scampar sti zorni primi, Mo che bel gusto gaveriemo bù Quando deventeremo vecchi grimi? Pur troppo quella vecchia sdentegona Ne tien adosso le so sgrinfe pronte; E po co una peada buscarona La ne trà nella barca de Caronte. Che el gran Bacco sia sempre el nostro Dio, Femo l’amor, chiappemo delle cotte; El tempo svola, e mai nol torna indrio: Viver fin che se vive, e bona notte.Ebene 3
Professioni Monacali.
Exemplum
È sì pieno il
Mondo di matrimonj sciagurati; è di sì corta durata la fedeltà conjugale; sono sì spaventosi gli
esempj delle ostili separazioni, delle forensi contese, degli odj domestici, ch’or’ora sino
da’libertini medesimi non più con occhio di compassione, ma con ammirazione ed applauso si osservano
i sacrifizj di quelle Vergini invitte, che rinunziando alle pompe seducenti del Secolo cominciano a
calcare le vie del Cielo nel sacro asilo d’un Chiostro. Accrebbe il numero di queste vittime pure
d’Amor Divino una nobilissima Nipote degli Eccellentissimi Annibale, e Fratelli Gambara, che
nell’insigne Monastero di Santa Teresa di questa Città professò l’istituto Carmelitano prendendo il
nome di Suor Maria Giovanna Isabella di S. Teresa onde l’altr’jeri nelle vie più frequentate di
questa Metropoli le Composizioni Poetiche celebrarono la scelta del religioso suo stato.