Gazzetta urbana veneta: Num. 78

Permalink: https://gams.uni-graz.at/o:mws.4077

Ebene 1

Num 78. Mercordì 30 Settembre 1789. Alba O. m. Leva il Sole O. m. Mezzodì O. m. Mez. notte O. m. Luna Leva O. m. Tram. O. m. 30 – 10. 7. – 11. 48 – 17. 39 – 5. 40 – 21. 35. – 9. 4. 1. Or. 10. 10. – 11. 51 – 17. 41 – 5. 41 – 22. 1. – 10. 4. 2. – 10. 13 – 11. 54 – 17. 42 – 5. 43 – 22. 37 – 11. 4.

Ebene 2

All’occasione della prossima Fiera si rappresenterà a Crema La Teodolinda messa in Musica dal celebre Sig. Maestro Gaetano Andreozzi. Attori. Prima Donna. La Sig. Elisabetta Mara Schmeling all’attuale Servizio di S. M. C. il Re di Francia. Seconda. Sig. Antonia Viscardini. Parte di supplemento Sig. Rosa Mora. Primo Soprano Sig. Pietro Gherardi Accademico Filarmonico. Secondo Sig. Giuseppe Benigni. Primo Tenore Sig. Giuseppe Forlivesi. Secondo Sig. Pietro Bragazzi. Primo Ballo Tragico Il Colombo nell’Indie. Secondo Comico. Le Astuzie Amorose. Primi Ballerini Serj Sig. Dom. Le Fèvre inventore, e direttore de’Balli, Signora Elena Dondi all’attual servizio di S. A. R. di Parma, Sig. Pietro Giudici. Primi Grotteschi Sig. Giov. Codacci, Sig. Pietro Bedotti. Sig. Giac. Trabattoni. Prime Grottesche a perfetta vicenda Sig. Antonia Tomasini, Sig. Isabella Venturini. Terzi Ballerini. Sig. Sara Bolla, Sig. Luigi Paris, Sig. Teresa Ravarina. Con 24. Ballerini di Concerto. Prima Ballerina assoluta fuori de’Concerti Signora Margherita Prada. Lo Scenario tutto nuovo dell’Opera del rinomato Sig. Pietro Gonzaga Veneziano. Quello de’Balli delli Sig. Paolo Mescoli e Gir. Orlandi. Il Vestiario d’invenzione, e direzione delli Sig. Franc. Motta, e Giov. Mazza Milanesi. Macchinista Sig. Antonio Gallina. Cause. Al Cons. Eccell. della C. N.

24 Settembre. Post.

Il fu Carlo Cossali qu. Domenico di Bedizzole sotto Salò, nel suo Testam. 21 Decembre 1734. instituì usufruttuarj della sua facoltà, adempiti i Legati, il P. D. Benedetto suo Fratello, e la Sig. Lodovica Manuzzi sua Nipote, colla condizion di reciproca successione alla totalità dell’usufrutto nella vita dell’uno, o dell’altra che restasse sola. Ordinò che detta sua facoltà soggetta fosse in perpetuo alla Commissaria de’Sig. Priori, Sottopriore, e Deputati pro tempore della Confraternità della Ss. Immacolata Concezione nella Chiesa della Disciplina di Bedizzole, e che dopo la morte di suo Fratello, e di sua Nipote, beneficati, tutto passi alla suddetta Confraternità con obbligo d’impiegarne le Rendite nelle pie distribuzioni da lui prescritte, cioè la metà per sovvenire Ammalati delli più poveri trà li abitanti della Terra di Bedizzole e suo Distretto, e l’altra metà per maritar Putte di buoni costumi delle più povere di detta Terra, e suo Distretto. Nel 1784. gli Commissarj si misero in dubbio che i Poveri della Contrada di Drugolo non potessero percepire il benefizio testamentario ad essi sin allora concesso, attenendosi all’espressione Terra e Distretto, e pensando che per essere compartecipi della pia instituzione gli abitatori bisognosi della summentovata Contrada, sarebbe stato d’uopo che nel Testam. fosse scritto Parrocchia e Distretto d’essa. Fu posta e presa Parte per la riforma dell’amministrazione; e in conseguenza della medesima dopo tre Consulti assolutamente decisero che gli abitanti di Drugolo capaci non sono dell’Elemosina non essendo della Terra di Bedizzole e Distretto, ma della sola Parrocchia, e non soggetti alla Terra di quella Comunità, onde immediatamente sospese furono le caritatevoli contribuzioni alla predetta Contrada con 5 Voti per il sì ed uno per il nò de’6 Commissarj. Con Decreto di S. E. Mario Soranzo Prov. e Cap. di Salò del 24. Gennaro 1754. fu approvata l’accennata Parte, e ciò per essere la Terra di Drugolo separata, e niente confluente colla Terra, e Distretto di Bedizzole, anzi sottoposta al Territorio Bresciano. A’28 Febbraro i Poveri e le Povere di Drugolo diedero la loro Dimanda in Salò la cui sostanza è: Che la pia disposizione del Testatore fu sino allora riconosciuta da’successivi suoi Commissarj come operativa a loro favore essendo soggetti alla Cura Spirituale del Parroco di Bedizzole, che oltre la Terra si estende anche al Distretto, e Contrada di Rugolo; e che furono sempre ammessi al benefizio, come i più miserabili contemplati dal Testatore. Che li moderni Reggenti hanno preteso con arbitraria alterazione escluderli dal benefizio colla Parte presa nella loro adunanza fatta surretiziamente approvare con Decreto di S. E. Che però impugnando tal Parte e Decreto instano il Taglio per l’effetto che il caritatevole suffragio sia continuato anche a loro benefizio. Corsero Costituti e Scritture prò e contra sino al 10 Feb. 1785. giorno in cui seguì spedizione absente in Salò a favore de’Commissarj. Si son appellati li Poveri a’26 dello stesso Mese a questo Magistrato dell’Auditor Novo il quale a’9 Maggio intromise la Spedizion absente del Prov. e Cap. di Salò. Da Fede Notariale stampata in Causa apparisce che per Testam. 2. Giugno 1766. del Nob. Reverendis. D. Lelio Emilj fu Arciprete del Comun di Bedizzole, la sua biada, e farina, e crediti riscossi, disposti a sollievo de’poveri della Parocchia del Comune stesso, furono dalli Sig. Sindici lasciati commissarj, estesi nella ripartizione anche a’poveri di Drugolo. Molti furono gli Atti Forensi scambievoli, che hanno preceduto la trattazione della Causa, e il Giudizio seguito a favore de’Poveri suddetti con Voti 19 al Taglio, e 7 al Laudo. Avv. al Taglio per i Poveri. Eccellenti Belloni, e Stefani. Interruttore Dom. Faccini. Interveniente Seb. Baseggio. Avv. al Laudo per la Commissaria. Ecc. Orlandi e Ongarini. All’Eccell. Cons. della C. V. Mane.

25 Detto.

Per la Sig. Anna Maria Dana Zapella il dì primo Feb. 1787/8. fu praticato un Atto Forense, che si dice chiamor, onde resti sospeso il lavoro incominciato per ordine del Sig. Franc. Roggia in una proprietà di stabile posto in questa Contrada di S. M. Formosa, e ciò col mezzo degl’Illustriss. Signori Giudici del Proprio, e sotto pena di D. 500. applicabili al Reggim. Eccell. dell’Arsenale. A’22 dello stesso Mese il Sig. Roggia, con Costituto dell’Interv. Cardina a suo nome, protestò alla suddetta Signora il risarcimento de’danni provenuti da un tal Atto da lui chiamato abusivo. Successe a questo la Scrittura estesa dall’Ecc. Avvoc. Sola nella quale sostiensi giusto il chiamore, perché lo sfacimento del coperto della Casetta di ragione del Sig. Roggia, ha per oggetto il por mano ne’muri onde alzarli con intollerabile novità rimpetto allo Stabile di essa Signora. Rispose a tale Scrittura l’Ecc. Avvocato Bagolin per nome del Sig. Roggia “Che la rifabbrica divisata della Casetta sarà dell’altezza dell’altra Casetta già da esso rifabbricata, né questa eccedendo i balconi della Casa di ragione di detta Signora, non offende li suoi diritti, né tiene Ella alcuna azione d’apporvi veruno impedimento, onde protestata la di lei Scrittura implorasi la revocazione del mal praticato chiamore ec. A’27 Sett. dell’anno scorso 1788 seguì Spedizione absente all’Illustrissimo Magistrato di Proprio a favore del Sig. Roggia, e a’2 Ottobre Appellazione della Signora Zapella. Presentati Modelli dal Pub. Perito Pietro Ant. Montan il primo per il Sig. Roggia delle due Case di sua ragione dal quale appare che la prima rifabbricata fu alzata 2 Piedi allo in circa sul segno a cui giungeva la vecchia, e che la seconda sospesa oltrepassar non doveva il livello della piana del balcone di facciata dell’Illustris. Signora Zapella; il secondo per essa Signora della Calle detta Schiavoncina, e della Casetta del Roggia com’era nel vecchio stato, e ridotta la Causa alle dispute fu deciso a favore della prenominata Sig. Zapella con uno Spazzo di Taglio di 16–13 ed una. Avv. al Taglio Ecc. Stefani, e C. Ces. Santonini. Interrut. Lazzari Interv. Antonio Peretti. Al Laudo. Ecc. Orlandi, e Bagolin. Interv. Bertani. In Senato.

26 Settembre.

Prov. alla Giustizia Vecchia s. Zuanne Bragadin. Soprant. al Sum. delle Leggi. s. Agostin Garzoni. In M. C.

27 Detto.

Tesorier a Udine dura m. 16. s. Zorzi Muazzo qu. Z. Ant. F. s. Z. Ant. Venier qu. And. Castel. al Lido. m. 16. s. Z. Ant. Minio di s. Zilio. F. s. Luca Marc’Ant. Balbi. Castellan a Knin m. 24. s. Fed. Bonlini di f. 1s. M. F. s. Nic. Tron di s. Zuan. Cast. a Traù m. 32. s. Ang. Balbi di s. Marchiò Luogo di s. Zuan. Riva el. a Rovigno. Giud. al Piovego. s. Ant. M. Rizzi qu. Z. Bat. M. F. s. Franc. Querini qu. Dom. Guid. all’Esaminador. s. Franc. M. Rizzi qu. M. Ant. M. F. s. Alv. Condulmer di s. P. Ant. Prov. al Cottimo d’Alessandria. s. Piero Dolfin qu. Innocente F. s. Marchiò Balbi di s. Nuzio. Provveditor di Comun. s. Lor. Morosini qu. Zorzi F. s. Ang. Marcello qu. Gir. Offiz. alle Ragion Nuove. s. Raimondo Bembo qu. Marco F. s. Leonardo Emo di s. Zorzi. Offiz. alla Tavola d’Entrata. s. Piero M. Bonlini qu. Fer. F. s. Marin Vitturi qu. Dan. Uno del Cons. di Pregadi. s. Piero C. Beregan qu: Ant. fu Cons. Un Assocciato Anonimo a questi Fogli sul saggio offerto in un uno d’essi de’Capi d’Opera del Teatro antico e moderno s’è determinato a farne l’acquisto. Egli è Veronese, e nel Rame che accompagna il Frontispizio, trà i nomi de’più celebri Poeti Tragici, che in esso leggonsi, ha invano cercato quello dell’immortale Marchese Scipione Maffei. A lui non sembra che il Teatro dell’Alfieri vaglia la sola Merope, e non gli piace la preferenza accordata a questo sopra il suo illustre compatriota. Pieno però di modestia non erige in giudizio la sua opinione, e col mezzo di questa Gazzetta dimanda quella de’dotti onde avvalorare la propria, o restare disingannato.

Ebene 3

Error Popolare. Se non vi fossero le guerre, e la peste, che d’anno in anno fanno de’viventi orrida strage, la terra non basterebbe a tutti i suoi abitatori, e non potendo produrre l’occorrente al necessario loro alimento, sarebbero dalla fame costretti a divorarsi l’un l’altro. Così la discorrono gli sciocchi negli stravolgimenti del loro cervello, e così sostenne in una conversazione un di loro, che si reputa qualche cosa di grande per il colore del suo vestito, per un vigor di polmoni da cozzarla col fischio dell’Aquilone, e per lo strepito de’suoi vaniloquj ne’quali s’azzuffano le parole in perpetuo contrasto colla dizione, e coll’ordine. Un ragionatore tranquillo, che non altera il tuono moderato della sua voce nemmeno se provocato è dalle ingiurie, o se si trattasse della sua rovina, comparve vinto dal romoreggiante parolajo, perché non ebbe fiato da resistergli, e si riserbò a notificar la contesa a questa Gazzetta al cui cheto linguaggio raccomanda le sue ragioni. Egli ci scuserà se ommettendole, ne adurremo di più forti tratte da un Arcolo dell’Almanaco di Gotha intitolato Aritmetica Politica alla cui dimostrazione opporrà forse il convinto ciarlone l’eloquenza del non è vero niente. Ecco la fedele traduzione.

Ebene 4

Zitat/Motto

Supponendo la terra popolata da mille milioni d’uomini circa, e contando 23 anni per ogni generazione, ne muojono in questo spazio di tempo mille milioni. In conseguenza il numero de’morti è sulla terra ogni anno di 30 milioni, ogni giorno di 82 mila, ogni ora di 3 mila e 4 cento, ogni minuto di 60, ogni secondo di uno. Ma come da un altro canto il numero de’morti a fronte di que’che nascono stà come il dieci al dodici, così i nati sono d’ogni anno 36 milioni, d’ogni giorno 98 m. e 4 cento, d’ogni ora 4 m. e 80, d’ogni minuto 72, d’ogni secondo uno a uno e mezzo. Se gli uomini non morissero mai, ve ne sarebbero al presente 173 mila milioni allo in circa sopra la terra. Siccome il continente ha per lo meno 1587 billioni di piedi quadrati così ne resterebbe ancora 9100 per ogni uomo. Contando tre generazioni per secolo, e supponendo che il Mondo non esista che da 5700 anni, non vi sono state che 171 generazioni dalla creazione sino a’nostri giorni, 124 dopo il diluvio, e 53 dall’Era Cristiana.
Dove sono nello Stato nostro questi 9 m. e cento piedi quadrati per ogni uomo s’anche al Mondo tornassero que’che son morti, dirà il susurrone oratore della necessità della guerra, e della peste? Riduca egli il calcolo al totale, e non alla parte, e li ritroverà. Vegga in seguito del riportato articolo, che sopra uno spazio eguale esiste in Islanda un uomo, in Norvegia 5, in Isvezia 14, in Turchia 36, in Polonia 52, in Ispagna 63, in Irlanda 99, negli Svizzeri 114, nella Gran Bretagna 119, nell’Allemagna 127, nell’Inghilterra 152, nella Francia 153, nell’Italia 172, a Napoli 192, a Venezia 196, in Olanda 224, a Malta, 1103. Così egli saprà che l’Islanda è il Paese più misero di popolazione, che esista al Mondo, e che Malta è il più ricco. Così potrà egli, per quanto il calcolo tradotto esser possa d’approssimazione, rivocare la sua bestemmia contro la provvida Natura madre comune e benefica, ch’apparecchiò a tutti i viventi sito ed alimento nel nutritivo suo seno, si spesso calpestato, lacerato, e reso infecondo dalle battaglie, non necessarie alla sussistenza de’viventi col decimarli, ma flagelli i più funesti ed orribili del genere umano, che in cimiterj convertono le più belle e ridenti campagne. Vegga il donatore cortese dell’erudito Almanacco, che ne sappiamo fare buon uso quando ci si presenta motivo di ricorrere alle sue dottrine.
In Lettera di Brescia, data 27 corrente avvisati siamo, che lo Scrittore delle Notizie in quella de’17, si scordò, o non seppe, che la Famiglia Fisogno è nobile, nominata al caso del premio ottenuto in terzo dal suo Barbero. Intendiamo essersi riaperto quel Teatro colla Commedia, ma nulla dicesi ancora del suo destino. Rovigo 25 Settembre 1789 Da diversi giorni si attrova in questa Città l’invincibile Giocator di pallone Sig. Ant. Patina di Sinigaglia. Egli è in compagnia del Sig. Pietro Gasparini suo Cognato Giocatore non meno rispettabile, e valoroso. È arrivato a superare d’assai i più famosi, che in altri tempi giocarono in questa Piazza, avendo sorpassata la Colonna del Non plus ultra. Incredibile fu il numero degli spettatori, che da tutta la Provincia, ed anche da altri paesi concorsero ad ammirare la di lui bravura, e a fare i dovuti applausi al suo merito. I Giocatori di Adria ebbero il coraggio di sfidare il nostro Patina, e il suo Compagno con due di questi dilettanti per le due giornate delli 22 e 23 corrente. Ad onta della loro natural bravura, della pratica locale, e della irregolarità della Piazza, che rende quel gioco difficilissimo guadagnarono i Nostri trenta sette partite, che ad uso di Venezia formano il Numero di duecento, e cinquanta nove. La vittoria ha deciso per i Giocatori di Zecchini Veneti trenta due, e di più considerabili summe per gl’interessati. L’antica rivalità, che regna tra Adria, e Rovigo rese il gioco molto vivo, e interessante. Si credeva in Adria, che la Fabbrica del Fontico della Città, che è delle più alte del paese, e ch’è situata in fondo alla Piazza, e dirimpetto alla battuta dovesse essere per il Patina un ostacolo insuperabile. Ma con sorpresa universale superò egli la maggior sommità per più di cinquanta volte obbligando gli stessi suoi avversarj istupiditi ad applaudirlo, ed ammirarlo.

Ebene 3

Exemplum

Vi son degli uomini, che si credono saggi, perché vegetano in questo Mondo senza far né bene, né male, men utili d’un Albero che cresce sopra una strada, perché almeno coll’ombra de’fronzuti suoi rami presta grato riposo allo stanco viaggiatore pedestre. Tale è un marito, e padre d’un unico Figlio, che ad onta della migliore educazione proccuratagli da sua Madre, è giurato inimico dello studio, inclinato a’vizj, e d’indole la più resistente agli ottimi esempj, a’buoni consiglj. E la si sfiata invano onde persuader suo Marito a prendere qualche risoluzione per non lasciar invecchiare il male. Egli le risponde, che la gioventù vuole il suo sfogo, che siamo stati tutti compagni, che l’età corregge da sé, ch’è meglio lasciargli libero il freno, perch’ei conosca il mondo, si disinganni, e la sua esperienza lo conduca al ravvedimento. Intanto passandosela con queste belle massime vince la causa della sua inerzia, e lascia incamminato a tristo fine il suo amato unigenito, che sa prevalersi oltre modo della fatale sua indifferenza. Cosa ho da fare, egli sà dire, se colle buone non si fa nulla? Farlo metter in prigione. Lode al Cielo egli non è giunto a meritare che le Leggi lo privino del diritto naturale d’esser libero, e non sono che i Genitori snaturati quelli che siano verso i loro Figliuoli più severi delle Leggi medesime. Su questo punto si contende nello stabilire la misura delle colpe, e proporzionarle quella de’castighi, ed Ella di cuore più maschio del suo, benchè forse ami il Figlio con maggiore affetto, lo vorrebbe punito con quel materno rigore, che a guisa dell’Arte chirurgica taglia per risanare, onde i suoi diritti prevenissero quelli della Giustizia; perocchè se non lo giudica attualmente degno de’suoi castighi teme molto, e con gran fondamento, che tale divenire ben presto egli possa.
Instrutti di questa paterna insensibilità, di questa materna agitazione amorosa della scostumatezza d’un Figlio che squarcia le viscere che gli diedero vita, ci sembrò opera degna l’anonima pubblicazione del caso; perchè talvolta più che le rimostranze d’una Moglie può scuotere la stupidezza d’un Marito un indiretto e disinteressato rimprovero; e più che i preghi, e le minaccie de’suoi genitori, può giovare ad un Figlio traviato il vedere il pericolo della sua condotta esposto da chi non lo conosce, e non è da lui conosciuto, al semplice oggetto del comun bene. Nello scorrere il Libro Della Venezia di Francesco Sansovino, corretto ed ampliato dal Canonico Giovanni Stringa, cercando altra cosa non ritrovata, ci si presentò un articolo che maggiormente accorda la ragione di chi sostenne, che il Brolo delle RR. MM. di S. Zaccaria estendevasi al sito dove ora è il Broglio. Ecco le parole.

Ebene 3

Zitat/Motto

“Al capo della piazza pubblica, è posta la Chiesa di S. Maria in Broglio, o Bruolo: per ciò che era tutto quello spatio, sù‘l quale sono fabbricati gli edifici della predetta piazza, chiamato Brolo, che vuol dire giardino, & si dice, che era il giardino, & il Brolo delle Monache di S. Zaccaria. Dalla quale voce Brolo, nacque quest’altra di Broglio, o Brogio, significativa di quelle cerimonie, e di quelle instanti preghiere & sommissioni che fanno i Nobili l’uno con l’altro, quando ricercano di ottenere qualche Magistrato nella Repub. perciocchè stando ne’tempi antichi all’usanza de i Candidati Romani, in piazza (per ricercar del suffragio suo, chi passava) chiamata Broglio, si nominò quell’atto dal luogo, & si disse, far brojo”.
La recente elezione dell’Auditore di Rota indirizzare ci fece alcune ricerche alle quali per ora non possiamo rispondere che ad una, ed è quella che riguarda l’antichità del diritto di questa Repubblica di dare un Individuo alla Sacra Rota Romana. Troviamo che questo posto fu occupato da un Rappresentante della Nazione Inglese sinchè fu Cattolica, e che rimasto vacuo dopo la pretesa Riforma passò il gius elettivo a questo Eccellentissimo Senato. Sembra impossibile che nessuno abbia fatto palese alla di Lei Gazzetta, la instituzione, e fonzione che annualmente fà la Scuola del Santissimo Sacramento in S. Michiele di Mazzorbo. Ecco dunque la sua descrizione. La Chiesa suddetta era cadente, anzi precipitata in modo da non potersi più uffiziare. Si ritrovarono due zelanti persone che la fecero risorgere: il Sig. Domenico Manenti direttor nel Negozio alli 3 Cedri, ed il Sig. Francesco Minson professor di Violino ne hanno il merito. Essi instituirono una Scuola sotto la protezione del Santissimo Sacramento in detta Chiesa: unirono una numerosissima Compagnia di Divoti, chi con l’esborso di L. 12: annue, e chi con quello di L. 6: e stabilirono la Fonzione seguente. La Domenica avanti il giorno di S. Michiele alla Fondamenta de’Mendicanti vi sono tre Peote con Stromenti da fiato che levano li Fratelli; arrivati a Mazzorbo, per non esser ancora perfezionata la Chiesa a segno di poter celebrare, si và alla Chiesa della B. V. di Valverde dove vi è la Messa solenne indi è Esposizione del Santissimo Sacramento, dopo si passa nel Parlatorio delle Monache dove si fà il Capitolo con l’elezione di tutte le Cariche, poi alla Forestaria delle Monache di S. Mattio dove stà preparato un lauto, ed abbondante pranzo per tutti quelli che pagarono le L. 12: perchè quelli delle L. 6: non entrano nel pranzo, terminato il quale si passa nuovamente alla Chiesa suddetta, dove dopo un Discorso Morale, che nell Anno presente fù recitato da un Religioso di S. Samuele, si cantano le Litanie, e dopo la Benedizione: indi li Confratelli passano nelle suddette Peote, e si portano a Venezia. Il detto Sig. Manenti fù anche in questo anno confermato per la quarta, o quinta volta Guardiano, e meritamente potendosi con ragione dire che mancando esso non andrebbe avanti la Chiesa, nè sussisterebbe la Compagnia. Li Confratelli Domenica scorsa erano a pranzo più di 80 Oltre il pranzo, vi sono anco varj benefizj Spirituali a prò de Fratelli. In Lettera di Verona ricevuta questa mattina de’30 sappiamo intorno al furto commesso in quella Casa Eredi Francesco Scalfo accennato al num. 74. che il valore delle gioje ascendeva a 400. Ducati; che un Ragazzone di Casa figlio della Padrona d’un tal capitale sedotto da mal compagno fu il reo. Fuggito per la porta del Vescovo, gli si mandò dietro, e fu raggiunto nelle vicinanze di Caldiero, che pentito della intrapresa fuga si rendeva in seno all’afflitta sua Famiglia. “Un Signore Inglese alloggiato allo Scudo di Francia che desidera fare acquisto di Edizioni d’Autori Classici del XIV. Secolo, di Libri stampati in Pergamena, e di Manoscritti con bellissime Miniature, invita chi ne avesse, e volesse privarsene, o mandarglieli all’Albergo, oppure farlo avvisato, che sarà sempre pronto ad ogni momento. In Senato.

29 Settembre.

Conserv. delle Leggi. s. Renier Zen. 3. Savj del Consiglio. s. Z. Ant. Ruzzini s. Franc. Lippomano s. Zaccaria Valaresso. 2 di Terraferma. s. Zuanne Emo s. Giac. Zustinian di s. Lor. 3 Agli Ordini. s. Antonio Renier s. Franc. Calbo s. Guido Erizzo. Oggi giorno di S. Girolamo, e di Riduzione del Ser. M. C. dopo la quale Sua Serenità tratta al Banchetto la Serenissima Signoria, Cancellier Grande, e Signori Segretarj, li Fanciulli de’3 Ospitali della Pietà, degl’Incurabili, e dell’Ospitaletto, che al numero di 18 per ogni Ospitale intervengono sempre alle Sessioni del sud. M. C. per estrarne le palle dall’Urne, hanno avuto da S. S. nell’Andito oscuro che dalla parte della Riva conduce alle sue Stanze, la solita copiosa Merenda. Consiste questa in gnocchi, salami, vitello alesso, ed arrosto, formaggio, e frutta di quante sorti da la stagione, vino bianco e nero. Hanno i loro Maestri la cura di far che mangino poco, perchè la merenda ad ora di Terza precede la Riduzione del M. C. e ciò a scanso di qualche indecenza. Mettono però tutto in ceste apparecchiate al trasporto per i rispettivi Ospitali, e portano via anche le posate, non però i tondi che son d’argento. Una volta intervenivano co’suddetti anche i fanciulli dell’Ospitale de’Mendicanti, che poi furono esclusi. D’Affittare. Due Case con tutte le loro comodità in Campo a San Barnaba. Annuo Affitto Ducati 45 l’una. Altre due ristaurate di fresco nella Contrada medesima in Calle delle botteghe. Annuo Affitto Duc. 40. l’una. Bottega nella detta Calle. Annuo Affitto Duc. 30. Le chiavi delle prime sono dal Naranzer in Campo, e quelle dell’altre dal venditor di tabacco nella suddetta calle. “Albergo della Vicenza per nobili e Signori Forestieri in Venezia posto in Calle lunga a S. Moisè vicino alla Piazza di S. Marco, come pure vicino a tutti gl’Illustr. Sigg. Avvocati ed Interv. del Foro Veneto, nobilmente fornito con tutto il suo necessario bisogno per qualunque Forestiero. Si dà tavola ed alloggio a prezzo onestissimo. Chi desiderasse alloggiarvi dimandi Calle lunga a S. Moisè per terra, ed il Rio delle Case Nuove a S. Fantino per Acqua. Morti. Dal Vajuolo una fanciulletta d’anni undici di S. E. il N. H. Marc’Antonio Michiel. Si ricevono le Assocciazioni a questo Foglio, in qualunque tempo, a Venezia dal Librajo Colombani a S. Bartolommeo, e dal Librajo Curti a S. Zulian vicino al Caffè di Menegazzo. Si paga un Zecchino all’anno anticipato, o diviso in due Semestri.