Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 77", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\077 (1789), S. 315-615, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2398 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Num 77.

Sabbato 26 Settembre 1789.

Ebene 2► Il Proclama mentovato nel Foglio precedente, de l’Eccellentissima Magistratura alla Sanità, comanda il perpetuo bando da questa Città ed Isole adiacenti di tutti i birbanti e questuanti Forestieri tanto esteri quanto sudditi, eccettuando tra questi quelli che stabilitisi fossero con un domicilio continuo d’anni dieci, e indistintamente li marinaj, e soldati benemeriti. È assegnato lo spazio d’otto giorni alla partenza da questa Città con la scorta del passaporto, e quello di venti agli esteri per l’uscita dallo Stato.

Li Capi di barche, ed anche li Capitani di Bastimenti son obbligati a non accettar pitocchi, birbanti, o questuanti che introdursi volessero in questa Capitale sotto pena pecuniaria, o prigionia non potendo soddisfarla.

Li affittalletti che li ricovrassero incontreranno le stesse pene, dovendo nel termine di 8. giorni darsi in nota al Magistrato suddetto e far che siano registrati i nomi, cognomi, ed arti di quei ch’essi ricoverano.

Son minacciati di perdita d’impiego, e prigionia quegli uffiziali da terra, e da acqua, e particolarmente il Capit. del Magistrato se mancheranno alle più esatte ricerche per la scoperta de’vagabondi proscritti.

Avrà l’impunità un complice denunziando qualche contraffacente, e chi non fosse reo Duc. 20. dalla Cassa Poveri, o la metà, non essendovene, da quella del Magistrato, al quel oggetto si esporranno Casselle di Denonzie le quali di 15. in 15. giorni dovranno dal Nodaro esser raccolte, e presentate alla prima Riduzione della Banca.

Sono in tal occasione richiamate alla più esatta osservanza le antiche e recenti Leggi per le altre discipline de’poveri di questa Città, che risolutamente inibiscono il questuare in verun luogo dopo le 24. e di giorno nella Piazza, nelle Chiese, Parlatorj di Monache, Botteghe, ed altri luoghi più frequentati.

L’altro dell’Inquisitor Sopra Dazj fu già pubblicato nel 1780., ed ora si fece ristampare dagli Eccellentiss. Rev. e Regol. Sopra Dazj per l’inviolabile sua esecuzione. Esso è tendente alla preservazione de’diritti del Dazio del vino, onde viene rigorosamente proibito il follare le uve e di esse far vino in questa Città e Luoghi adiacenti, e mi-[610]nacciati vengono di severi castighi li colpevoli. Son nominate particolarmente la Zuecca, e la Terra di Murano osservabili per le loro frequenti contraffazioni; ed è riserbata la facoltà a’Vignajuoli del Circondario di poter follar l’uve raccolte ne’soli loro terreni per uso, e consumo degli abitanti, e quella alle vigne alla punta di Malamocco di trasportar e vendere in Malamocco all’ingrosso, e al minuto li vini prodotti dalle vigne medesime.

Questo Proclama si volle di nuovo pubblicato e venduto in questa Città, alla Zuecca, e trasmesso a Chiozza, Malamocco, Mazzorbo, Torcello, Buran, e Murano; e contiene varj articoli di disciplina, e di pene minacciate a’rei, ommesse in questa descrizione per essere un pò economi nello spazio, bastar dovendo, quando non ci mancano altre materie, di far conoscere l’oggetto, e la sostanza delle Carte Pubbliche, come abbiamo fatto della prima che introduce alla lettura del Foglio presente.

Da mano amica ci è venuto il seguente Articolo, che decide la questione proposta su questi Fogli se il Brolo delle R. R. M. M. di S. Zaccaria s’estendesse anticamente fino dov’è al presente la nostra Piazza.

Visita della chiesa che si fa dal Serenissimo Principe e Senato, e perche.

Capitolo XVI.

Qui vien in acconcio, di far che risalti all’ombra di questo Glorioso Monasterio, il più precioso, e stupendo Edificio della Città Dominante, che è l’Augusto Palazzo, e Piazza di San Marco, maraviglia dell’Arte, & un impareggiabile prova dell’Architettura.

Volendo adunque Sebastiano Ziani Duce XXXVIII. ampliar la Piazza, per renderla, com’è, in figura di maestoso Teatro, che non ha pari in qual si voglia parte del mondo; ottenne dal monasterio il Brollo sopradetto, con permuta d’alcuni Beni in Mestrina, consacrando quelle Nobilissime Figlie alla Grandezza della loro Patra Genetrice terreno assai vasto l’anno 1128. Contente d’haver l’honore (oltre la permuta fatta) di riverire ogn’anno per tutti i Secoli d’avenire la loro Augustissima Republica il giorno solenne della Resurettione di Christo salvatore, & l’annuale perpetua contribuzione di diverse Regalie inviolabilmente mandate dal Serenissimo al Monasterio, la di cui qualità vien descritta negl’antichi registri.

Se bene altri vogliono che simil concessione di terreno, e pervenuta seguisse l’anno 829. sotto il Serenissimo Giovanni Partecipatio Duce XI. che come si disse vollè continuar la Fabrica della Capella, ò Chiesa di San Marco ordinata dalli Serenissimi Padre, è Fratello, Duce IX. è X. Antecessori. Ma essendo dall’auttorevole penna del Serenissimo Andrea Dandolo Duce LIII. et Francesco Sansovino descritto (come sopra) tal cambio ogni uno deve humiliarsi a loro Detti.

Tratta dal Libro intitolato: Silenzio di S. Zaccaria snodato in Venezia 1678. Appresso il Brigna in 8vo. grande.

Al Consiglio Eccellentissimo della C. N. Mane. 23. Settembre 1789.

L’illustrissimo Sig. Giamb Rota qu. Lor. di Bergamo col suo Testamento 25. Novembre 1786. instituì in universal erede di tutte le sue facoltà il Sig. Giamb. Lazzarini ultimo dei figli maschj del nob. Sig. Lazzaro suo Nipote, con titolo di Primogenitura ne’Beni stabili, e Case, successiva di Primogenito in Primogenito usque in infinitum, e in mancanza di Primogeniti ne’ [611] secondi, e ne’terzi, e così discendentemente sin che vi sarà linea mascolina volendo che detta Primogenitura resti in una sola persona. E al caso ch’estinta rimanga la linea mascolina Lazzarini sostituisce all’universal eredità il vener. Ospital Maggiore salve le cose ec.

Amministratori de’Beni, e frutti della Primogenitura vuole che sia il Sig. Lazzaro, e la Sig. Catterina genitori del beneficato, facendo partecipi dell’usufrutto tutti gli altri Figli, non volendo che l’Erede possa amministrare se non è giunto all’età d’anni 25.

Ommettendosi la estesa de’Legati di molta considerazione ci sembra dicevole il riferire, che lasciò in due Librerie de’Libri che gli hanno costato più di 40. m. Lire, avendone spesi 25. m. nel solo anno 1771. e dispose l’offerta de’medesimi alla magnif. Città di Bergamo per lire 30. m. pagabili in anni 15. a 2. mila all’anno, colla speranza che venga accettata; e in caso diverso accorda a’suoi Commissarj la facoltà di darli ad altri a’patti medesimi. Benchè non sia questo un dono, è nondimeno una cortese obblazione, che caratterizza un affetto alla Patria degno d’esser imitato per la conservazione delle utili Raccolte, che mancano sì spesso alle Città per oggetto d’interesse, e trasportate vengono negli stranieri Paesi.

Passato il Testatore all’altra vita a’ 3. Decembre dell’anno stesso fu il suo Testamento presentato alla Giustizia sotto il Reggimento di S. E. And. da Mula per l’Atto di apperizione legalmente seguito, e nel giorno dietro sentenziato a legge ad instanza delli nob. Coniugati Lazzaro e Cat. Lazzarini.

Nello stesso dì, per cause moventi l’animo loro, li 3. Commissarj eletti dal defunto Giamb. Rota rinunziarono a tale incarico, e servendo alla condizione del Testamento ne nominarono altri 3. in loro vece i quali pure nel giorno 12. hanno rinunziato, onde resa necessaria altra elezione dalla Giustizia eligenda juxta la forma del Patrio Statuto cadde questa nel giorno 16. detto sopra li Nob. Sig. Co. Pietro Romili, Co. Pietro Giorgio Benaglia, e Sig. Lod. Caroli, che accettarono.

Ai 3. del susseg. Febraro la Nob. Sig. Lucrezia Rota Brini Sorella del qu. Giamb. dimandò Taglio del suo Testamento chiamato preteso nella sua estenza, e nella sua rogazione, informe insolenne, illegale, come firmato da due testimonj presenti alla lettur uno de’quali fu instituito Commissario e preferente con larghe disposizioni benefiche la di lei Sorella Lucia, che gli restava superstite, fiscando le ragioni del sangue in qualunque esame di Legge Patria e Veneta.

In conseguenza di tal dimanda furono praticati dalla medesima universali sequestri nelle mani de’prefati coniugati Lazzarini, de’coloni, livellarj, e debitori, e ciò in Pendenza di Giudizio ec.

Alla Dimanda di Taglio estesa dall’Eccellente Gallini, rispose al Laudo del Testamento l’Eccellente Stefani chiamando certa in qualunque vista l’ultima volontà del qu. Giamb. Rota, e legale il suo Testamento come altrettanto destituta d’ogni legittimo fondamento la Dimanda predetta in confronto de’Sig. Lazzarini, e de’Commissarj ed esecutori testamentarj eletti dalla Giustizia, implorando a nome di tutti questi l’assoluzione di tal Dimanda col Laudo della testamentaria disposizione malamente impugnata.

Ai 21. Aprile 1787. assunse Giudizio co’genitori dell’Erede, e Commissarj il Ven. Ospital maggiore. Questo atto successe ad alcuni altri prò e contra relativamente a’sequestri, ed ha preceduto la Scrittura avversaria in merito 19. Maggio opera dell’Eccellente C. Cesare Santonini nella quale è detto: [612] “Che sarà sempre un arbitrio supposto la certezza della volontà del qu. Giamb. Rota adotta espressa nella sua intitolata disposizione testamentaria, qualora non concorrano nel Rogito della Carta del preteso suo Testamento le solennità dalle Leggi prescritte. Che basta leggere e riflettere il professato Rogito della Carta medesima per evidentemente riconoscerla di figurata testamentaria disposizione, insussistente e destituta di que’requisiti di solennità, che devon essere indispensabilmente osservati.”

La Scrittura in merito risponsiva dell’Eccell. Stefani per il Pupillo e L. L. C. C. è così essenzialmente espressa.

“Che l’ultima volontà del qu. Giamb. Rota è più che certa, il Rogito valido e legale, l’una, e l’altro presidiati internam. ed esternamente da tutti quei requisiti, solennità, e cautele che soprabbondano al prescritto dalle Leggi, e dall’antiche consuetudini; e che se bastar potessero li vanissimi ritrovati, e pretesti spiegati nella Scrittura avversaria per poner tutto in contingenza, non vi sarebbe certamente disposizione alcuna, che potesse riputarsi certa, incensurabile, e fuori d’ogni sospetto, e fraude, ne’vi sarebbe alcun Rogito notariale, che potesse considerarsi per valido e legale.”

Dopo il corso di molti costituti ed altri atti reciprochi si ridusse la questione al predetto giorno de’ 23. cor. la quale agitata dalle eloquenti dispute degli infrascritti Avvocati ebbe il solennissimo seguente Spazzo a favore del Pupillo Lazzarini ed Assuntori di Giudizio.

Al Taglio 29. ☩ Laudo 1. n. s. 3.

Avvoc. al Taglio Ecc. Cromer e Stefani. Interruttore Faccini

Intervenienti Franc. Marchetti e Giov. Campeis.

Avoc. al Laudo.

Ecc. Orlandi e C. Santonini.

Interv. Giamb. Boromeo.

Schiarimento correttivo sull’Articolo del nuovo Teatro inserito nell’ultima pagina del precedente Foglio, spettante al calcolo del capitale d’ogni palchetto.

Ogni proprietario che aveva palco nel Teatro a S. Benedetto dovrà sborsare il 75 per cento sopra il valore d’ogni palco calcolato sul primo acquisto al tempo del progetto di S. E. Michiele Grimani, ed in oltre il 75. per cento sopra la spesa occorsa per riedificarlo dopo il suo incendio. A cagione d’esempio uno de’ migliori palchi costò allora Duc. 1200., e l’aggravio per la rifabbrica essendo d’un 50. per cento sopra il capitale, il costo totale ascese a Duc. 1800. In questo caso il possessore d’un palco d’egual valore dovrà contare per la nuova azione duc. 1350. col ragguaglio del 75. per cento sul capitale di Duc. 1800.

Stimasi inutile il riferire, che differenti furono i prezzi de’palchi a norma della varia lor situazione, e che quello di Duc. 1200. fu fissato a’migliori, cioè a quelli Pepiani e Primo Ordine, e second’Ordine proscenj ed in faccia.

Non resta da’aggiungere su questo Articolo sennon che perderà l’azione sulla rifabbrica del Nuovo Teatro chi non vorrà assoggettarsi ad una tale contribuzione, restandogli sempre il diritto al ripartimento del capitale appartenente alla Società dopo l’accordo colle L.L. E.E. Venier.

Oltre i nomi avvisati per le primarie Parti dell’Impresa del Teatro a S. Samuele, corre quello ancora del Sig. Bertolini per Primo Musico. Dicesi che spedite si sieno delle Lettere d’esibizione a’Maestri più celebri come al Paisello, ed al Sarti, sostenendosi da alcuni, che questo si ritrovi in Italia. [613] Ma dopo tutte queste notizie nulla si sà di certo, e bisogna aspettarne di sicure dal tempo.

Quanto alla Sig. Mara non conosciuta tra noi, è voce comune, che sia la sola donna da star a fronte della Sig. Banti. Si parla molto sul numero degli anni suoi il quale s’aumenta, o minora secondo lo spirito che nuove le lingue. S’Ellla verrà, e piacerà il suo canto, come il di Lei grido promette, non si cercherà di verificare il conto sulla Fede del suo Bartesimo.

Risposta alla Lettera dell’Assocciato in aspettativa di Padova.

Ebene 3► Se foste, Signore, un semplice dilettante di Medicina imparziale e giusto nell’accusarmi, non m’avreste fatto dire nella vostra Lettera quel che non ho detto, per crearvi materia di biasimo, e concitarmi l’avversione de’Medici. Calcolate la differenza che passa da questa espressione del paragrafo che precede la traduzione dell’Articolo dell’Almanacco Sarà difficile, che alcuno, per zelo del pubblico bene, voglia prendersi questo incomodo all’altra che mi mettere in bocca d’essere persuaso che non avrò giammai a pubblicare sul mio Foglio qualche notizia utile alla salute, s’essa non sia promossa da una vergognosa contesa, o da un odio deciso in fra Medici. Se con queste parole intendeste d’alludere a qualche mia anteriore lamentazione provenuta dal vivo increscimento di non aver potuto co’miei replicati eccitamenti scuotere la ritrosia de’genj che atti sarebbero a rendere utile la mia Gazzetta, dovevate riportarla fedelmente colla dovuta moderazione da me usata, e non darle un’aria d’alterazione invettiva, ch’apparir reo mi facesse d’inciviltà, e d’audacia verso gl’individui rispettabili d’un’Arte dedicata alla salute degli uomini. Voi all’incontro in vece d’usare questo atto di giustizia verso di me mi aggravate della colpa di riputarli inumani senza badare al traviamento della vostra logica, e a’dettami della vostra coscienza. Ditemi, se il Ciel vi salvi, qualora mi fossi espresso, che i Medici prolungano il male a’ricchi per accrescere i loro guadagni; che per fare alla sfuggita una visita a’poveri hanno d’uopo d’essere chiamati, e richiamati, e pregati e scongiurati sovente; che fanno le loro più pericolose esperienze negli Ospitali raccomandati alla loro cura dalla Pubblica Pietà, come se i meschini ch’ivi languiscono fossero tanti animali dalla spezie umana diversi; se, replico, dette avessi tutte queste cose, potreste altro rinfacciarmi che di averli trattati da inumani? E se supponendo in loro tutte le possibili cognizioni, un zelo attivo nell’esercitarle, un’anima caritatevole, mi lagno perchè non arricchiscono de’loro lumi il mio Foglio, s’ha a dir per questo che inumani io li reputo? Dio la perdoni a chi ragiona così.

Tollero in pace l’accusa d’ignoranza in materia di Medicina su cui non ho la menoma cognizione: ma il rimprovero d’aver confusa la polmonea colla tisichezza, non viene a me bensì all’autore dell’articolo francese che io tradussi, il cui titolo è Le jeu de l’escarpolette employè comme remède dans la poulmonie. In seguito la chiama egli phcysie, phtysie pulmonaire, ed io sono stato fedele all’originale nella versione delle parole.

Quantunque la fretta de’miei lavori non mi permetta di ben esaminarli, e maturarli, e vadino al torchio appena usciti mi son dalla penna, nondimeno proccuro di consultare gli oracoli della nostra Lingua quando son in qualche dubbio, come fui allora. Volli vedere la spiegazione della voce tisichezza, e trovandola deffinita infermità di polmoni ulcerati mi tenni maggiormente in [614] obbligo di seguir l’autore nell’uso reciproco de’due nomi. Se avessi avute le vostre cognizioni l’avrei corretto risparmiandovi il rincrescimento che deve avervi costato la necessità di tacciarmi d’ignoranza, giacchè veramente conosco che mi volete del bene.

Quanto poi all’Accademia accennatami nulla per ora rispondo. Cercherò i lumi necessarj per non parlare a caso su questo punto. Vi ringrazio infinitamente delle cortesi espressioni onorevoli che chiudono la vostra Lettera. Insuperbirei se credessi di meritarle, ma perchè le conosco troppo distanti dallo scarsissimo mio merito, attribuirle non posso che a pura domestica urbanità senza però lasciare d’esservene obbligato, onde co’sentimenti più ingenui di riconoscenza, e rispetto mi vi protesto.

Obbl. Divotis. Servitore il Gazzettiere. ◀Ebene 3

S. E. il Sig. Conte Potoki co’suoi due Figli di prima età, ed alcuni Cavalieri del seguito, è di partenza per Roma e Napoli, onde vedere quelle due Metropoli, e poi passare a Brindisi ove prenderà l’imbarco su Bastimento qui noleggiato del nostro Cap. Giov. Tiozzo, che sarà colà ad attenderlo per condurlo a Patrasso. Di là passerà poi egli a Corinto per incamminarsi a Costantinopoli con tutto il suo equipaggio, che quanto prima partirà a quella volta su altro grosso Vascello.

Questo illustre Soggetto ha impiegato tutto il tempo della sua breve dimora nella nostra Città in esaminare e conoscere le sue rarità, e i suoi costumi. Fece visita al nostro Serenissimo Doge, e compiacquesi della conoscenza d’alcuni de’più ragguardevoli Personaggi di questo Paese.

In Senato. 24. cor.

Auditore della Sacra Rota Romana. S. E. D. Antonio Marin Priuli 3zo. di s. Ant. Marin 5to. nipote per linea femminina del Serenissimo Doge Regnante.

Sopra Prov. alle Biade m. 12.

s. Francesco Tron.

Prov. alle Artiglierie m. 12.

s. Z. Antonio Crotta.

2. Prov. Sopra Beni Comunali m. 12.

s. Zorzi Emo. s. Isep. Albrizzi.

Savio in Settimana per la pros. v. MS. Franc. Morosini Kav. e Proc.

Rarità.

In questo Golfo Adriatico, nell’acque di Caorle, fu preso un porco marino di tal grandezza, che per lo meno s’è giudicato il suo peso cogl’interiori di lib. 500. Non si sa se questa per i pescatori sia stata una fortuna, o una disgrazia, perchè gli ha lacerate le reti, e forse il prezzo ricavato dalla vendita a chi lo prese per farlo vedere non giunse a riparare il lor danno. Fu posto nel Casotto della angurie alle colonne in Piazza ove si soddisfò la pubblica curiosità coll’interesse de’suoi proprietarj. Il suo fegato di corrispondente grandezza fu comperato da’Socj d’un Nobil Casino, che poi non ebbero coraggio di mangiarlo. Vi fu chi fece le loro veci, e lo trovò in certa porzione saporito e delicato. Si mangiò ancora della carne, la qual è nericcia, e fu detto che nel sapore s’accosta a quella del tonno, ma con tutto questo credito dopo una setta non se ne tagliò altra, e la sua durezza affaticò i denti più forti.

Questo pesce ha la pelle oscura e liscia sul dorso ed a’lati, e bianchiccia al ventre, due ali di mediocre grandezza, e la coda alata. La testa e gli [615] occhi rassomiglianti a que’d’un porco terrestre ed 80. denti 40. per parte egualissimi. Gli fu trovata nella pancia una quantità di piccoli pesci, figura morale del destino degli uomini.

Bastim. arrivati. 21. Agosto.

Piel. P. Vic. Venturini da Rimini con 24. Vesciche di strutto 1500 lib. Gripola. 500 lib. ferro v. una balletta lana lavata 2 cassette acqua di Nocera.

Piel. P. Pietro Vianello dalla Motta di Friul con 100 st. formento.

Piel. P. Ant. Ballarin da Ravenna con una cas. di vino e 500 star. pignoli in iscorza.

Piel. P. Art. Madonizza da Traù con 10 cai Oglio.

Piel. P. Gius. Spanio da Ancona con un casson bronzo rotto, 54 denti d’elefante, una cassa colla, un fag. bottane, una scat. e un sacchetto mastici, una cesta piatti, 2 ceste formaggette.

22. detto. Piel. P. Giov. Amadi da Piran con 204 mog. di Sale.

24. detto Piel P. Franc. Vianello dalle Case abbruciate con 1116 Formaggiette.

25. detto. Piel. P. Tom. Scarpa da Palma Nuova con 500 st. formento, 3 sac. gomma, una cassetta e un fagottin cera v.

26. detto. Brac. P. Ant. da Piran, ven. dalla Brazza e Spalatro con 3 cai oglio, un m. e mezzo di lana.

27. detto. Brac. P. Ant. Spelich da Trieste con un ballotto pellizzarie, 22 bar. chiodi, 3 bot. e un carat. cera gialla.

28. detto. Piel. P. Franc. Spolar da Trieste con 11 sac. filati, 10 bot. e 24 sac. Cera gialla, 5 colli pellizzarie, 3 bar. arg. vivo, 3 bot. crogiuoli, un bar. antimonio, un bar. ferramenta, 12 cas. acciaj, 9 fasci ferro, 4 bar. chiodi, 31 bar. sortiti, una bot. tabacco, 2 bar. e 10 basse fil di ferro.

Piel. P. Ang. Tosi da Spalatro con 9. bal. pel di lepre, 53. bal cordovani p. 10604.55 bal. Montoni p. 11609.396. schiavinotti da cavallo. 23. fag. cera gialla 4 cai oglio, un fag. seta da cucire, una bal. becchine e boldroni, un forziere e un casson abiti usati.

Piel. P. Gir. Cindre da spalato con 4 cai Oglio, 9 bar. sevo, una campana rotta, una bal. becchine e tosoni, un rot. rassa.

Piel. P. Franc. Chiereghin da Sebenico, Nona, e Zara con 10 c. Oglio, un fag. spongie, 4. bal. rassa, bedene, e filo di lana, un fagottin seta grezza, 460. pelli agnelline e boldroni.

Trab. P. And. Bujasich da Traù con 5 c. Oglio.

29. detto. Brac. P. Salv. Schiauzzo da Piran con 18 bar. vischio.

30 detto. Piel. P. Vic. Vianello da Piran con 150. mog. sale.

Brac. P. Crist. Spolar da Trieste con un ballotto filati, 36 m. Vallonia, 9 bot. tabacco, 6. bar. arg. vivo, una bot. roza, 2. bar. ferramenta, un bar. ottoni, un bar. padelle, 2. bar. chiodi.

31 detto. Pinco P. And. de Mondo da Fiume con 200 stanghe da calesso, una cas. specchj vecchi.

Tartanon P. Laz. Davanzo d’Ancona con una cas. Libri, 6 sac. galla, una cas. seta grezza, 3 bal. pel finimenti, una bal. lana, 8. bal. garzi, 7 bot. cera gialla, un fag. merci, 2. bar. acciughe, un fag. pel. capretti acconciati, 4 bar. salamoni, 12. ballotti pevere, un fag. tele, 3920 formaggette, 111. sac. polv. di gripola.

Piel. P. Giov. Vianello da Piran con 107 mog. di sale.

Brac. P. Giov. Wisia da Ragusi con 72 schiavine, 14. bal. e mezza lana fina, 4 balle da calcina, 12 bal. sucida, 46. ba. Montoni, 13 bal. e mezza cordovani.

Primo Settembre.

Trab. P. Ant. Rasol da spalato con 3 cai oglio.

[316] Piel. P. Silv. Calabota da Traù con 3 c. Oglio.

Trab. P. Marco Marinovich da Traù con 2 c. oglio.

3. detto. Piel. P. Giov. Raditich da Spalato e Traù con 4 c. Oglio.

Bat. P. Gaet. Tonello da Ravenna con un sac. gripola, 3 cas. pignoli curati, 6 sac. colla scorza, una bot. Oglio di lin, 1150 lib. ferro v. una bal. pel. agnelline, un gruppo Pezze di Spagna. Piel. P. Giov. Ferrara da Traù con 8. cai Oglio.

Potevamo una volta presentar ordinatamente questi arrivo di Bastim. in grazia della permessa nostra dilegenza. Ora che dobbiamo seguir gli altrui metodi ci è forza posporre ciò che andrebbe anticipato per non lasciar vacui.

Perduta.

Mercoledì scorso de’23. una Cagnetta Muferle di Bologna col muso negro. Chi l’avesse ritrovata abbia la bontà di portarla al Palazzo di S. E. Ambasc. di Spagna, che riconosciuta dalla Padrona, a cui preme estremamente, avrà un zecchino di mancia.

Nell’Eccellentissimo Collegio oggi 26. Settembre.

Sargente all’Ordenanze.

Michiel Tomei 20. ☩ 4.

Valentin Blasato 16. ☩ 8.

Francesco Santi 20. ☩ 4.

Pier’Antonio Varoli. 20. ☩ 4.

Cambj. 25 Settembre.

Parigi 56. e 3 4ti. Roma 62. e 7. 8vi. Napoli 115. e un 4to. Livorno 99. e 3. 4ti. Milano 155. Genova 91. e 5. 8vi. Amsterdam 93. Londra 48. e 3. 4ti. Augusta 103. Vienna 196.

Prezzi delle Biade.

Formento a L. 31.

Sorgo Turco vecchio a L. 14. 10.

Nuovo L. 14.

Segale a L. 21.

Fagiuoli bianchi a L. 23.

Miglio L. 18

Risi a 34. Duc. e 12.

Estrazione del Pubblico Lotto di Venezia 26. Settembre 1789.

Introito.

Di Venezia – L. 187125:

Di Terra Ferma – L. 109894:15

L. 296979:15. – sono D. 47899:23

Numeri Estratti 23. 41. 12. 47. 15

Vincite. Qualità, e quantità de’Terni.

Ambi coll’Augumento – D. 21600: – N. 1. da Duc. 5000

Terni simili – D. 44460: – N. 1. da Duc. 4000

Estratti – D. 1830: – N. 1 da Duc. 3000

N. 1. da Duc. 2500

D. 67890: – N. 1. da Duc. 1250

N. 2. da Duc. 500

N. 1. da Duc. 400

N. 1. da Duc. 350

N. 1. da Duc. 300

N. 1. da Duc. 250

N. 4. da Duc. 200

N. 7. da Duc. 150

N. 20. da Duc. 100

N. 43. da Duc. 50

N. 22. da Duc. 25

La ventura estrazione sarà li 20 Novemb. 1780 – N. 107. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1