Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 70", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\070 (1789), S. 554-588, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2391 [aufgerufen am: ].


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Num. 70.

Mercordì 2 Settembre 1789.

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Carte Pubbliche.

D’Ordine degl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Revisori, e Regolatori de’Dazj, sopra l’obbligo de’Patroni, e direttori di Barche con cai di Vino, o Liquori, di dover capitar recto [...]mite alla Stimaria, fu pubblicato l’altr’jeri in questa Capitale un Proclama.

Sono in questo citati molti Decreti dell’Eccellentissimo Senato tendenti a prevenire, a frenare, ed a punire gli abusi pregiudizievoli in tutte le viste al Pubblico Patrimonio, che risorti, e maggiormente dilatati a’giorni presenti hanno determinato l’E. E. L. L. ad estendere il suddetto Proclama richiamando in esso a’passi opportuni gli accennati Sovrani Decreti, che lo avvalorano maggiormente.

Ebene 3► Exemplum► Un carissimo nostro Amico, che amiamo quanto noi stessi, condannato da più giorni a letto colla gotta, altamente si lagna di trovarsi quasi sempre solo ed abbandonato nella Camera de’suoi affanni. Mal contento di tutti fuorchè di Noi la cui compagnia mai non mancagli, è afflitto dalla crudele esperienza di trovar Amici di solo nome quelli ch’egli credeva avere di cuore; e contro questa dura trasgressione d’una delle più degne opere dell’umana misericordia vorrebbe che declamasse la nostra Gazzetta.

Dopo aver letto tanti Libri, e dopo aver conosciuto il Mondo, egli non dovrebbe stupire se in povertà di stato non può avere il sollievo dell’altrui compagnia. Quando, e dove mai sono, o sono stati circondati di visite i letti degli uomini senza denari? Sarebbe un bel prodigio, che per lui solo i costumi degli uomini si assoggettassero ad una rivoluzione morale. È un’ingiustizia dell’amor proprio lo sdegnare di sottoporsi ad una condizione, ch’è universale. Tutto ciò, che da noi dir potrebbesi a grado dell’ammalato non farebbe che ridere il Mondo, che vuole, ed ha sempre voluto fare a suo modo. È meglio, ch’ei prenda in buona parte il nostro consiglio, compianga tutti i poveruomini che son nel suo caso, e metta in opera l’insegnamento d’Orazio.

Ebene 4► Zitat/Motto► Aequam memento rebus in arduis servare mentem: ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4 ◀Exemplum ◀Ebene 3

Causa.

All’Eccell. Consiglio di 40. Civil Vecchio. Mane. 24. Agosto 1789.

Nel dì 19. Aprile 1704. il N. H. . . . Contarini Priore d’un’Ospitale detto di S. Gio: Battista di Murano da uno dei suoi Maggiori istituito a comodo di sei povere Vecchie, ottenne dalla Stola Eccell. Avvogaresca un Comandamento contro certo Angelo Tubaldin Affittuale d’una Valle di Kà Correr onde con certa Grizolera con cui in alcuni mesi dell’Anno chiudeva la Valle medesima non andasse ad occupare cinque piedi di acqua di ragione del sopradetto Ospitale, ricusato avendo di corrispondere all’Ospitale medesimo annui Ducati trenta per aver la licenza di fare una tal operazione su ciò, che si sosteneva di ragione del detto Pio Luogo; tanto più che alcuni Affittuali prima di lui si erano assoggettati a questa annua corrisponsione. Assunse Giudizio per il Tubaldin il N. H. Correr, e contestò alla revocazione di esso Comandamento. Restò giacente la Pendenza sino all’Anno presente, e sostenendo la rappresentanza Correr il N. H. s. Francesco Pisani sostenne egli pure la revocazione del medesimo Comandamento in confronto del N. H. s. Gallean Contarini ora Priore dell’Ospitale. Agitata questa questione al Magistrato dell’Avogaria restò soccombente l’Eccell. Pisani, il quale appellò al Consiglio Serenissimo di 40. C. V. Lunedì p. p. l’Ecc. Niccolò Sola introdusse la Causa allegando, che ab immemorabili si faceva questa operazione, e che se il N. H. Contarini esigeva un’annua esazione doveva regolarmente procedere in Petitorio. Rispose l’Ecc. Antonio Sozzi, che il N. H. Contarini era fino dal 1640. in possesso di questa esazione. Sostenne, che alcuni altri Vallesani annualmente pagavano Ducati trenta per poter occupare li cinque piedi di aqua [sic.] colla Grizolera sunnominata, e che avendo ricusato il Vallesan Tubaldin di sottostare egli pure ad un tal pagamento niente vi era di più legale, e più giusto dell’impetrato Comandamento. L’Ecc. Gio: Battista Cromer all’incontro sostenne, che non era provato, che li cinque piedi di acqua, che si dicevano di ragion Contarini fossero occupati dalla Grisolerache non era vero altrimenti, che i Vallesani pagassero questo annuo tributo; che li N. H. Contarini mostrar non poteva una ricevuta per conto di queste pretese affittanze, e ch’era cosa mostruosa dopo un possesso di tanto tempo volerlo distruggere con un Comandamento Avvogaresco, che fù abbandonato, e diserto per ottantacinqu’anni. Si difese l’Ecc. Girolamo Antonelli allegando, che per provare che li cinque piedi di acqua erano di ragion Contarini ed erano occupati dalla Grisolera, bastava il Disegno presentato in giudizio, il quale non era dagli Avversarj contraddetto, e lo provava in aggiunta un Capitolo proposto sulla cui fede nascer doveva lo Spazzo deffinitivo di Laudo. Cercò di provare, che il Contarini esigeva questo annuo tributo leggendo una ricevuta di trenta Ducati per questo conto, e aggiungendo, che se dopo due Secoli non poteva mostrarne altre, ciò era perchè le ricevute le rilascia quel che riscuote, e restano in mano di quel, che paga. Disse per ultimo, che rapporto al vantato possesso bisognava distinguere i tempi di questo. Il possesso anteriore al Comandamento dipendeva dall’annuo esborso dei trenta Ducati; il possesso posteriore al Comandamento era ingiusto giacchè faceva violenza al Comandamento medesimo, e che però trovandosi il Contarini col dritto di quest’annua esazione, e vedendo, che non si voleva pagar più l’ [555] affitto non poteva dirigersi in altro modo, che coll’invocare un Comandamento dietro a cui non dovesse l’Avversario ingerirsene nei beni altrui. Il Consiglio Serenissimo di 40. tagliò la Sentenza dell’Eccell. Stola revocando il Comandamento, ch’era l’atto reo del giudizio.

Avvoc. al Taglio. Avvoc. al Laudo.

Ecc. Sola, e Cromer Ecc. Sozzi, e An.

Interruttor Perosa. tonelli

Interv. Caselini. Interv. Antica.

Al Taglio 21 Al Laudo 5. N. S. 1.

Libri usciti recentemente da’Torchj Veneti.

Burserius. Institutiones Medicinae practicae. Volumen septimum & octavum. Typis Francisci Pezzana. 1789. 8vo.

Bossuet Opere T. 1. 2. 3. 4. Presso il Fenzo, e Folgierini 1789. 8vo si continua.

Gibbon. Storia della decadenza dell’Impero Romano Tomo primo, e 2do.

Presso Silvestro Gatti. 1789. 8vo, si continua.

Zuliani. Traduzione delle Opere del d’Aguesseau Tom. primo. Presso il Curti 1789. 8vo. Si continua.

Vita di Marianna Tom. 3zo. Presso il Riosa. 1789. 8vo si continua.

Scupoli. Combattimento spirituale.

Presso Pietro Gatti. 1789. 16.

Lucich. Vita S. Sabbae abbatis. Presso il Coletti 1789. 8vo.

Cuniliati. Concionator Cathechisticus. Apud Thom. Bettinelli. 1789. 4to.

Muzzani. Le Caccie Poemetto. Padova. 1789. 8vo.

Compendium Salmaticense Tom. 6. Apud. Remondini 1789. 12.

Masin. Teodulo, ossia)

il Figlio di benedizione.) Presso Simon Occhi 1789.8.

Chelucci orationes.)

Massilon. Prediche sopra i doveri Ecclesiastici. Presso lo stesso. 1789. 4to.

Albergati, ed Altanesi, Novelle. 1789. 12. Presso il Storti.

In M. C. 29. Agosto.

Conte e Capit. a Sebenico

Riserva di s. Zuan. Bragadin

s. Giam. Bembo qu. Nic. fu 40.

Pod. a Cologna. M. 16.

s. Marco Riva qu. Lucio

Fin. s. Gabriel Zorzi.

Cast. a Verona del Castel Vecchio m. 16.

s. Marco Badoer di s. Z. Bat.

F. s. Alv. Ang. Diedo.

Offiz. al Formento a S. Marco.

s. Franc. Loredan qu. Marco

F. s. Zuanne Corner.

Prov. al Cottimo d’Alessandria.

s. Ben. Soranzo qu. Z. Franc.

Fin. s. Seb. Soranzo.

6. del Cons. di Pregadi.

s. Alv. Renier qu. Andrea K.

s. Alv. Renier qu. Bernardin

s. Lancil. M. Renier qu. Daniel

s. Leonardo Dolfin qu. Leon.

s. And. Giul. Corner qu. Nic. Proc.

s. Michel Morosini.

In Senato

Deput. Ad Pias Causas M. 36.

s. Zuanne Sagredo.

2. Gov. di Nave.

s. Angiolo Venier

s. Pietro Ant. Zorzi.

In M. C. 30. detto.

Pod. e Cap. a Rovigo m. 16. c. p.

Elez. dello Scrut. conf. dal M. C.

s. Gir. Foscarini qu. Giac. Ben.

F. s. Flaminio Corner qu. Cam.

Pod. a Lonigo. m. 16.

s. Silv. Bembo qu. And.

F. s. Seb. Barozzi qu. Nic.

Prov. a Castel Nuovo m. 24.

s. Niccola Longo qu. Vic.

F. s. Dom. Pisani di s. Ant.

[556] Camerlingo a Pago. m. 32.

s. Z. Dom. Venier qu. And.

F. s. Pietro Ant. Barozzi qu. Fr.

Offiz. alla Dogana da Mar.

s. Dom. Alv. Corner qu. Marc’Ant.

F. s. Nadal da Mosto qu. Lor.

2 Prov. al Cottimo d’Alessandria.

s. Z. Ant. M. Balbi qu. Alv.

s. Marc’Ant. Contarini qu. Giam.

F. s. Paolo Riva e s. Fr. M. Badoer.

Sopra Consoli.

s. Ag. Mosto qu. Z. Alv.

F. s. Vic. Morosini qu. Ant.

Offiz. alla Giust. Vecchia.

s. Gir. Marcello qu. Vet. fu 40.

F. s. Ang. Longo qu. Ant.

Prov. alla Giustizia Nuova.

s. Is. M. Barbaro qu. Ang.

F. s. Z. Carlo Zorzi qu. Giac. P.

Della Giunta del Pregadi.

Luogo di s. And. Morosini Censor

s. Vic. Pisani qu. Ben.

Del Consiglio di 40. Ordinario.

s. Z. Dom. Loredan qu. Pietro.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere.

Padova 28. Agosto 1789.

Nel N. 67. della vostra Gazzetta si è letta una Critica d’un valent’uomo sull’Opera del Sig. Paisello intitolata Le Gare Generose, andata in Scena la sera de’17. corrente, nel recinto del Prato della Valle.

Siete pregato si sottoporre a’di lui savj riflessi le seguenti Osservazioni, avvertendo di dargli i titoli che gli competono, e consultando in prima la di lui Nota, per sapere se dobbiate chiamar Intendente, o Dilettante di Musica, o Persona d’un gusto sano e delicato un’uomo ch’erige Tribunale, e si fà a censurare con sì fatte ragioni l’Opera del Sig. Paisello.

Egli comincia dicendo, che quest’Opera è stata scritta in quest’anno per il Teatro di Napoli; e comincia con un’errore. Avvisatelo pure; ma non vi riscaldate soverchiamente, perchè è un fallo di poco conto.

Prosegue dicendo, che la Musica in generale è troppo seria per quell’Opera Buffa, e più sotto riassumendo il suo giudizio dice, che Le Gare Generose sebbene contengono come si è detto molti pezzi veramente belli, ed originali, non sono interamente esenti da un tal difetto, cioè dalla confusione de’generi. Qui richiamatelo a buona coerenza, qual si richiede ad un Critico giusto, e disappassionato. L’esser la Musica in general troppo seria dichiara un difetto generalmente sparso nell’Opera; Il non esserne interamente esente, mostra qualche difetto in qualche parte unicamente, quanto basta a togliere l’integrità della perfezione. Guai a quel Critico, che manca di Logica!

Afferma, che molti Compositori Italiani introdussero nel Teatro Serio, e nelle Chiese la Musica Buffa; e che da poco tempo in quà si è incominciato a introdurre nel Buffo lo stile Serio, e di questa perniciosa confusione de’due generi accusa prima d’ogni altro Maestro lo stesso Sig. Paisello come primo Introduttore dello stil Serio nel Buffo. Quì dategli pur tutta la ragione sulla Musica delle Chiese, e lasciate a lui il pensiero d’assegnarne il primo Autore. Quanto alla Musica Buffa introdotta nel Teatro Serio, o allo stil serio introdotto nell’Opera Buffa, non vi mettete a disputare con lui. Con que’sui principj di Critica, con quella sua nuova Fraseologia non riuscirete certamente a conchiuder nulla. Bensì chiedetegli ragione del suo asserire, che il Sig. Paisello è il primo Introduttore dello stil Serio nel Buffo. Chiamatelo a confrontar col Sig. Paisello i Compositori contemporanei, o morti di fresco, o ancor viventi ex. gr. Sacchini, Trajetta, Sarti, Anfossi &c. Fate, che vi mostri la differenza, sinchè [557] lo provi, e Introduttore, e primo Introduttore dello stil Serio nel Buffo. L’appor una taccia ad un grand’uomo senza provarla, è un pretender troppo sull’opinione del Pubblico, e diviene una arroganza insopportabile.

Che s’egli, come ha fatto nelle sue Critiche Osservazioni, ci recasse per tutta prova il lungo soggiorno ne’Paesi Settentrionali; rispondetegli I. ch’altri Maestri han soggiornato ( e qualcheduno forse più lungamente di lui) o soggiornano tuttavia in que’Paesi, senza che alcun Intendente di Musica si sia mai sognato d’accagionarli di un tal difetto nelle Opere o che hanno scritto di poi, o che di là ci trasmettono; II. che il Sig. Paisello dopo ritornato di là ci hà date altre Opere Buffe prima di quella, di cui parliamo. Queste sono state accolte generalmente con plauso, e giudicate di pennello allegro e vivace, e di stil Buffo, naturale espressivo, spiritoso, teatrale; anzi lodate da alcuni singolarmente per l’uso giudizioso, e ben proporzionato de’Minori. Doveva dunque il Sig. Intendente di Musica (per provar il reo influsso de’Paesi Settentrionali sulla fantasia del Sig. Paisello) cominciar da queste, e mostrar in esse tutte l’abuso de’Minori, e la mancanza de’pregi surriferiti. Altrimenti, quand’anche avesse provato (non semplicemente asserito) ogni possibile difetto nelle Gare Generose, non lo proverà mai siccome effetto di quell’Influsso; III. che per amor di sè stesso non si metta più a spiegare, come l’orror di quel clima abbia così tramutato il Sig. Paisello; poichè quel suo termine di Dissonanze non preparate farà sempre ridere ogni vero Intendente; IV. infine, che i Padovani per vero Zelo di tutta la Nazion Veneta si vergognano, che di quà sia uscita una Critica così insussistente contro un’uomo, che col merito suo reale, e con la celebrità del suo Nome è divenuto quasi l’Idolo dell’Europa.

Antonio, e Lelio. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Accetteremo, s’ei ce le manderà, le rimostranze dell’Autor della prima Lettera contro li due suoi accusatori, ma nulla di più in seguito per non rinnovare su questi Fogli la longanimità dell antica questione sul giuoco degli scacchi. ◀Metatextualität

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Biglietto.

In una Farmacia d’una Città di Terraferma frequentata da moltissimi Signori vi capitano certi tali solo per dare disturbi, ed usare delle inconvenienze. Entrano senza salutare nessuno, seggono, prendono i Fogli pubblici, senza ch’altri possa servirsene, letti che gli hanno li gettano dispettosamente sul tavolino, e dopo un’occhiata a tutti quelli che presenti ritrovansi, vanno via senza dir parola, e senza salutare alcuno. È questa Filosofia, ovvero increanza?

Fummo anche prima d’ora eccitati a rispondere su questo argomento. Per verità tali quesiti non son da farsi. L’inciviltà non sarà mai apertamente lodata, o difesa, nemmeno da chi la pratica: e cos’altro si vuole udire su queste ricerche se non che la Filosofia non ha mai insegnato il disprezzo de’doveri di Società, e degli uffizj comuni? Pretenderebbero forse questi screanzati d’esser esenti da’rimproveri della offesa urbanità, come lo sono i Quacqueri, per adottare quel solo uso di essi, che loro accomoda, senza regolarsi co’principii di quegli onesti Fanatici, che non hanno mai fatto alcun passo per turbare la pubblica tranquillità? S’essi non si levano di testa il cappello entrando in qualche bottega, non usano quest’atto di riverenza nemmeno verso del loro Re e la sempli-[588]cità

del vestiario, l’abborrimento a’titoli più eminenti, ad ogni sorta di complimento, a’giuramenti, alla guerra, provano l’innocenza de’loro costumi, per la quale ottennero un secolo fa, sotto la direzione del celebre Pen, il nobile privilegio di non giurare mai, e che la loro sola parola valer dovesse in giustizia.

Le loro ottime qualità morali, la costanza delle loro massime verso di tutti gli uomini in generale, meritare lor fanno dalla civil Società l’indulgenza dell’ommissione di quelle pratiche, che d’essa son proprie; ma come accordarla a chi dopo essersi prosternato ad un Grande, che avrà adulato, entra in un Caffè duro duro come un trinchetto di nave, e vi si asside senza dare alcun segno di quella riverenza , ch’ei stesso esige da’suoi inferiori? Come accordarla a chi pettoruto venendo dal gabinetto di qualche morbida Ninfa, o dall’anticamera di qualche Potente, spossato dalle cerimonie, e dagl’inchini, entra in qualche bottega di Librajo con aria di presunzione, e non saluta alcuno, nè piega alcun poco il capo pieno di fumo se non iscorge trà quei che lo mirano, chi possa impunemente correggerlo? Oh de’Filosofi di questa natura ne abbiamo quì pure la nostra gran parte: nè mancan tra essi di quelli, che nemmen corrispondono a’più espressivi saluti; ma con qual nome vengono essi distinti? Con quello che aveva il corsier di Sileno. Uomini veramente nobili e grandi, che coll’umiltà, e co’civili modi vi rendete cari ed amabili, la vostra dolcezza, il nostro biasimo potranno mai moderare l’orgoglio di questi fosfori esalati dalla putrefazione, o rimarranno sempre quali essi sono? ◀Ebene 3

Notizie in Lettera di Verona de’29. p. p.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► “Oltre ciò, che voi accennaste al Num. 68. Monsignore lo nostro Vescovo he disposto Ducati cinquecento a favore del suo Teologo, del suo Segretario, e del suo Campato, dicendo espressamente riguardo a questi Item lascio al mio fedelissimo Bortolo Duc. ec. avendo di più beneficato di Duc. 10 anche il Domestico di suo Nipote il Sig. Canonico Morosini.

S. E. Marco Molin erede universale, come Consorte della N. D. Antonietta Morosini nipote del Defonto, per un tratto dell’animo suo grande, e generoso verso gli Poverelli di questa Città, che sono in grandissimo numero, li quali non essendo stati nominati dal Testatore, la prelodata E. S. si è fatto un dovere di passargli in elemosina per tre giorni consecutivi oltre Ducati 800. somministrando a’Fanciulli soldi cinque a testa; alle donne quindici, e venti sino a trenta agli uomini; per cui questa Città lo riguarderà sempre con venerazione, e stima, e gli Poverelli non cesseranno di benedirlo, e di conservarne vita loro grata memoria. Per impulso di naturale generosità ha pure S. E. fatto dono ai Domestici di tutte le rispettive livree, gli ha trattati colla maggior amorevolezza, e gli ha presi sotto la sua protezione. Passiamo alle disgrazie.

Li primi di questa settimana una compagnia di Malandrini introdottasi notte tempo sotto nome di Corte in una Casa dispersa in vicinanza di S. Drà, poco da qui distante, ha derubato il Fattore di questa Casa Mosconi della summa di Ducati mille allo incirca.

Entro questa settimana assalito un miserabilissimo uomo da un subito malore, e mancante di tutto, fu condotto all’Ospitale; richiesto all’ingresso se avesse gli attestati del Parroco, e del Medico per prova che fosse sinceramente ammalato, e non potendoli il meschino esibire, per non avergli permesso di farlo la violenza del male, [559] gli fu negato il ricovero, onde nel ricondurlo d’ond’era partito in distanza di 500 passi cadde morto in età di 40 anni. Ecco i difetti del punto d’Ordine, che rende dispendiose oltre modo le liti, e le rende eterne, ed abbrevia la vita degli uomini.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Confermasi nell’ultimo paragrafo il suicidio del Prete riferito nel precedente Foglio, prodotto (come da voce sparsasi) dagli scrupoli d’aver accumulato troppo denaro. Aggiungesi che fu tratto dal pozzo ancor palpitante, e che i rimedj per richiamarlo in vita insegnati dall’Accademie di Londra, e di Parigi , non giovarono per essere giunti troppo tardi.

Altra di Verona in data 30 Agosto.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► “Ignaro della vostra Gazzetta Urbana, lo era niente meno dell’Articolo, che in essa inseriste al N. 67. con data di Verona del dì 16. dell’ora passato Agosto. Pensate Voi qual deve essere stata la mia sorpresa quando al giungermi di costà alcune Lettere, ne ritrovai di quelle, che mi chiedevano s’era vero che fossero state soppresse queste due Arti de’Farinati, e Pistori. Soppresse! Quando? Da chi? Mai non intesi che sia nato Decreto alcuno dell’Eccell. Senato per tal soppressione. Risposi tosto ricercando se sognavano, oppure se in diverso proposito rinnovavasi la Novella, che anni addietro si andò spacciando con relazione a stampa dell’ala della nostra Arena, che si figurava caduta. Allora per convincermi vi fù chi mi hà spedito il detto numero della vostra Gazzetta; e in fatti vi trovai in essa francamente asserita come se fosse vera la nuova della soppressione dell’Arti suddette, la quale non hà verun’altro fondamento fuorchè l’unico dell’Articolo della Gazzetta medesima.

Quello bensì, ch’evvi di giusto nell’Articolo stesso egli è l’elogio meritamente reso alla vigilanza del nostro Eccell. Rappresentante; il quale mentre per l’incominciar dell’Agosto è concorso col competente Civico Officio a stabilire un Calamiere a giustizia alli Farinati, e Pistori, non lasciò poi col suo zelo, e con l’opera sua benemerita di coadjuvare a’desiderj di questa Città, conciliando gli opportuni mezzi all’Arte de’Farinati, onde minorar potesse di un soldo la vendita della Farina gialla da quel prezzo, che senza essi mezzi erasi dovuto determinarle nel Calamiere, e rendendo nota pubblicamente la riuscita di questa minorazione dal dì 15 per il resto del Mese a regola de’compratori. E ben si spera che coadjuvando allo stesso Civico Uffizio non lascierà di far godere in continuazione alla prediletta popolazione gli utili effetti delle sue instancabili beneficenze.

Aggiungete dunque alla vostra Gazzetta questo mio avviso per correzione all’errata della Lettera inserita nel numero sopradetto. Addio. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Notizie di Brescia.

Confermasi in una Lettera de’30. p. p. la morte di quel nobile Signor Alessandro Emigli, opera della sua volontà.

Dicesi che il Magnifico Ballo l’Amleto sempre più riporta l’universal applauso, e che per li 5 del corrente Mese si farà, come corre voce, la Corsa de’Barberi.

Che per la morte di due Intervenienti rimasti essendo vacui due posti nel numero dei sessanta prescritto dalla Sovrana Legge, furono eletti a questi ne’passati giorni da quella Presidenza, Capo della quale è l’Eccellentissimo Rappresentante, con esultanza della Città tutta li Signori Bart. Buffoncelli e Majoli, i quali nel gior-[560]no susseguente ricevettero i complimenti di tutte le Persone del Foro.

In altra della data medesima così è detto.

“Il giorno 28. Agosto spirante, secondo il solito degli altri Anni fu convocato l’Illustrissimo Generale Consiglio di questa Città, dove furono trattate molte materie, e dove spiccò la luminosissima eloquenza del sempre celebre Nobile sig. Pietro Masperoni Giudice Collegiato, e Abbate Preside di questo Nobilissimo Consiglio. Parimenti si distinse con una laconica disputa il Nob: Sign. Conte Cesare Scovolo, che penetrato dal giornaliero abbandono, che da poch’Anni a questa parte si è fattalmente introdotto nell’inosservanza delle Leggi di provvidenza sopra l’interessantissimo argomento della vendita d’ogni Commestibile, niuno eccettuato, per il sostentamento di questa popolazione, hà valorosamente trattata, e sostenuta la Causa della povertà sempre fondamentalmente appoggiata sopra la forza delle benemerite Leggi statutarie, e Provvisioni tutte di quest’III. Città, l’innosservanza delle quali porta la giornaliera insidia alle sostanze de’poveri com’anche a quelle d’ogni altro ceto di persone, mentre tutti ne risentono il più forte discapito; e la suddetta Disputa tendente sempre a distruggere tanti introdotti abusi, hà riportato l’universale applauso, non solamente da quel rispettabile Consilio, come anche dalla Citta tutta, che ne spera, e sospira la più pronta effettuazione.

In pari tempo, terminata la detta Disputa, è insorto per dovere d’Officio, il Nobile Sig. Pietro Suardi Avvocato Contradditore del Consilio suddetto, il quale non hà potuto negare la Conferma degli enunciati gravi disordini, per la qual esso dovette con sommessa voce alzar gli occhj al Cielo, implorando l’intento di quelle più sollecite Cognizioni a salvezza, e riparo per sostener l’onore delle statutarie Leggi di provvidenza di quest’III. Città.

Siamo avvisati da una brevissima Lettera senza data, che la Moglie di quel Marito disperato, che ci comunicò i suoi lamenti, è irritatissima contro di lui, e stà formando una vendicativa risposta, coll’ajuto d’uno de’suoi Virtuosi, la quale ci verrà trà poco. Non mancheremo d’inserirla in uno de’Fogli venturi quando, come ci lusinghiamo, non contenga delle rimostranze troppo offensive.

Capi dell’Eccelso Cons. di X. per il Mese presente.

s. Leonardo Emo

s. Bernardo Memmo

s. Paolo Bembo.

Morti.

s. And. Renier K. qu. Ser. Princ. Nato a’9. Marzo 1734.

Della Stamperia Fenzo Venezia. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1