Sugestão de citação: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 67", em: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\067 (1789), S. 529-535, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2388 [consultado em: ].


Nível 1►

Num. 67

Sabbato 22 Agosto 1789.

Nível 2►

Antonio Curti

Stampator Veneto.

È uscito il primo volume delle Opere del d’Aguesseau tradotte per la prima volta in Italiano. Quest’Edizione ora che è cominciata sarà anche compita col pubblicarsene costantemente un tomo al mese. Del merito di quest’Opere è superfluo il parlarne, mentre sebbene pochi le abbiano (perchè in francese costano intorno a 20 zecchini); pure non v’ha Letterato che non le conosca, e in un non le stimi. Poche Produzioni al certo interessano al pari di queste il bene universale della Società, e chiaramente il conobbe Luigi XV. il quale nel privilegio concesso agli Editori di Parigi le chiama “Preziosi monumenti della virtù, e della sapienza di uno de’più gran Maestrati che abbia avuto la Francia, nel quale la bellezza dell’animo, l’elevazione del genio, l’estensione delle cognizioni concorrevano a formare quella vera e sublime eloquenza, egualmente propria a sviluppare i gran principj in ogni genere di Legislazione, che ad inspirare la stima, e l’amore della virtù.”

Ciò che le rende vieppiù pregiabili si è che esse risguardano infinite classi di persone, Uomini di Magistratura nati o per formar Leggi, o per giudicarne, Ministri di Stato, Giureperiti civili ed Ecclessiastici, Avvodati, e sacri Oratori. Lungo sarebbe l’entrare in una distinta analisi di tutte le opere del d’Aguesseau; basti il dire che questo così sublime Genio fu Avvocato del Re al Castelletto, Avvocato Generale, Procurator Generale, e che finalmente sulla sola fama della sua virtù e del suo sapere fu eletto Cancelliere di Francia prima dignità del Regno, impieghi nei quali superò la pubblica aspettazione. Egli regnò coll’Eloquenza nel Foro, e con la Ragione nel Senato.

Chiunque voglia esercitarsi nell’Avvocatura avrà nelle Aringhe del d’Aguesseau un modello di quella vera eloquenza che convince l’intelletto, e persuade il cuore. Non diffondesi egli in lunghi e stucchevoli esordj, ma viene tosto al fatto, nè lascia mai di vista il soggetto che imprende a trattare. S’insinua così soavemente nell’animo dell’uditore che il volge ove più gli torna in acconcio. E ciò che maggiormente sorprende si è che anche nelle questioni più difficili del jus con una ca-[530]tena secreta di proposizioni egualmente semplici ed evidenti conduce lo spirito da verità in verità così che chi l’ascolta s’accorge con grata sorpresa in vedere che il semplice metodo ha servito di prova, e che il solo ordine ha prodotto il convincimento. Il suo stile è sempre bello tuttochè vario; dove è alto e sublime come negli esordj, ed in que’luoghi che la materia il comporta; semplice e naturale nelle narrazioni, e talvolta florido di quella tintura poetica, onde il N. A. ne sparge alcune sue immagini senza però mai oltrepassare i confini di un’Oratore.

Ma egli non fu meno gran Maestrato di quello si fosse eccellente Oratore. Come Procurator Generale seppe essere il difensore del regio patrimonio, mostrandosi nel tempo stesso l’amico della Nazione, ed il vero Cittadino. Aveva le più estese viste ne’nuovi piani sulle imposte. Si manifestò appieno la sua bell’anima nei mezzi da lui posti in opera onde prevenire le pubbliche calamità. Quanto poi fosse utile nell’importantissimo carico di Cancelliere, la Francia che fu testimonio de’beni che risentì ne esibisce prove le più luminose. Era il Consiglier del Sovrano negli affari di Commercio, di Legislazione, di Politica. In mezzo a sì gravi occupazioni seppe distinguersi in molti generi di Letteratura; del che basti per prova che veniva consultato non solo dai Letterati della Francia ma anche da quelli delle straniere Nazioni; ed ebbe pur parte alla riforma del Calendario dell’Inghilterra. I Racines, ed i Boileaux facevansi un pregio della lui amicizia. Ma il pubblico solenne giudizio che l’Accademia di Parigi ne pronunziò decretandogli l’onore d’un elogio, cui fa eco la colta Europa, dimostra che non debbono considerarsi tra le comuni le lodi attribuite alle Opere del d’Aguesseau.

Il primo tomo oltre un discorso preliminare, e la vita dell’Autore, e l’elogio fattogli dal Sig. Thomas che riportò il premio dell’Accademia Francese, contiene tre discorsi recitati nell’Apertura del Parlamento avanti l’Ordine degli Avvocati, dai quali si può dedurre quanto il d’Aguesseau fosse vero Oratore; perchè mentre in essi dà alcune leggi sull’arte Oratoria che potrebbero servire di supplemento ai Trattati di Cicerone e di Quintiliano le adempisce egli sì perfettamente che forma tre pezzi della più sublime, e solida eloquenza. Contiene in oltre N. 19. Mercuriali, che sono quelle nobili e delicate censure ch’egli faceva come Avvocato Generale, e come Procurator Generale; le quali sarebbe desiderabile che fossero lette da tutti que’che decidono del destino degli uomini; perciocchè non v’ha Libro che con maggior forza presenti nel loro aspetto i vizi, ed i difetti dell’Uomo di Magistratura, e ne inspiri il loro abborrimento, persuadendo nel tempo stesso colla maniera più insinuante all’adempimento de’proprj doveri, ed all’amore della virtù.

Della traduzione poi, ora che il tomo è uscito, ne giudicherà il Pubblico.

In uno de’tomi susseguenti si darà il Catalogo de’Sigg. Associati.

L’intera raccolta sarà di 20 tomi circa in 8vo. Ogni tomo di pag. 320. almeno costerà L. 4. venete. Le spese di porto saranno a carico de’Sigg. Associati.

Chi volesse associarsi potrà darsi in nota col suo nome, cognome, e titoli ai dispensatori del presente manifesto, o dirigersi quì in Venezia al Sig. Antonio Curti, Librajo in Merceria di S. Giuliano, e nell’altre città a’primarj Libraj.

Da Brescia 16. Agosto 1789.

Nível 3► Carta/Carta ao editor► “Giovedì 13. corrente si diede un Accademia letteraria delle Scuole Mauri. L’Accademia consisteva in precetti di Lingua italiana, di Rettorica, di Poesia, ed altre simili materie. Vi erano alcune favole di Fedro, ed alcuni paragrafi di Catechismo da spiegarsi dai Giovani, che ne sapevano eccellentemente a memoria la costruzione, e l’Italiano. Perchè non intrecciarvi qualche lettera di Cicerone, e qualche pezzo dei Commentarj di Cesare? Il libretto sarebbe riuscito più grande. Il Sonetto di deica del Sig. Ab. Gava, a mio credere, è buono.

[531] I Genj poetici potranno giudicarne meglio di me. Io lo trascrivo.

Nível 4►

L’Eloquenza.

Sonetto.

Quando dei boschi fra il nativo orrore

traeva l’uom vita selvaggia, e incolta,

qual foco in dura selce, in lui sepolta

l’arte giacea di esper sul labbro il cuore:

E a non poter nell’alto suo stupore,

che questa gl’imprimea stellata Volta

spiegarla brama, che avea in seno accolta,

vivea infelice i lunghi giorni, e l’ore.

Ma dura al fin necessità fu quella,

che il cuor gli scosse, e sviluppolle, e ottenne

di unir l’anima, e il labbro alla favella.

L’uom poi scelse, librò, compose, e ognora

donò forza ai pensieri, e al fin divenne . . . . . .

divenne l’uomo più felice allora? ◀Nível 4

Mi sembra che l’Eloquenza sia caratterizzata. Mi piacque poi sommamente una sua Egloga, che si recitò in fine per ringraziamento. Essa era piena di spirito, e bene espressa, si tamen caecus potest judicare de Coloribus. Ma mi perdoni il Sig. Ab. Gava. Egli sa poco bene ammaestrare i Recitanti, o i Recitanti non hanno saputo approfittarsene delle sue lezioni: massime il Sonetto non si capì se non quando si lesse. La fu poi bella colle interrogazioni. Pareva una guerra. Alle volte domandavano 4., o 5. tutti insieme, e la vinceva chi avea più voce. Un Frate facendo sempre le sue domande con distici estemporanei concorse all’onore dei recitanti. Un Abbatino recitò un Sonetto in lode dell’Accademia, che fu buono. In somma si può da questo raccogliere, che tuttavia se ci fu del cattivo, ci fu anche del buono, e in quest’anno fu la migliore di tutte.” Sono ec. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Lettera a Noi.

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Signore, mia Moglie è pazza, o piuttosto frenetica; e s voi non prescrivete qualche rimedio per la strana passione da cui è dominata, bisogna ch’io rinunzj per sempre ad ogni riposo, e che mi aspetti di verdermi [sic.] totalmente rovinato. Sappiate dunque, ch’essa è attaccata da una malattia direttamente opposta a quella della morsura della tarantola, che si dice non possa essere guarita che dalla musica.

Voi usate di dar luogo ne’vostri scritti, agli avvertimenti che son utili alg’Impresarj, onorevoli a’Virtuosi, e comodi a’dilettanti di Musica; ma non lasciate però di prestarvi a’lamenti degli Sposi, e dovete prendere in considerazione anche i miei, permettendomi di comunicare al Pubblico ciò che cagiona le nostre differenze domestiche.

Una maledetta lite di cui non conosco che la mia ragione, e della quale non vedranno forse la decisione, che i miei Eredi, mi ha condotto a Venezia nell’Autunno dell’anno scorso, ove la mia Sposa soggiacque a’primi attacchi della sua malattia: cioè una violenta passione per ciò nomasi il tasto. Di là venne la sua smania insaziabile per ogni musicale composizione. Solo, sonate, ariette, recitativi, concerto, ogni genere, ogni spezie, sono state dappoi il solo suo oggetto, e le sue sole delizie, i Cantori ed i Musici la sola sua compagnia. Mi bisognava ogni notte passar seco lei dal Teatro a S. Benedtto a quello a S. Samuele, perchè nel primo trovava de’pezzi di Musica del Giuglielmi, che la incantavano; ma nel secondo poi liquesavasi al canto del Babbini, e del Pacchierotti, e non voleva perdere nemmeno una sera la delizia delle loro migliori situazioni. Immaginatevi il supplizio d’un poveruomo, che non s’intende di musica, e non ha sensi per [532] ciò che mette in orgasmo un’intera Udienza, al trovarsi con una Moglie, che ad ogni trillo, ad ogni passaggio, ad ogni cadenza contorcevasi come una indemoniata, e pretendea di secondarne i tuoni canterellando con un’aspra vociaccia da guidar bestie da soma. Se ne accorgevano alcuni nelle loggie di rimpetto, e nelle vicine, e ridevano alle sue spese, e alle mie, perchè m’inquietava de’suoi trasporti, e tentava invano di moderarli. Povero baggiano! avran detto, quello è certamente un marito, perchè un servente, o è ubbidito dalle donne, o seconda perfettamente le loro pazzie. Sarò condannato di non averla lasciata andare con qualcuno de’miei Amici, per sottrarmi alla molestia delle sue caricature. V’è forse a Venezia, si dirà, penuria d’uomini cortesi, che si esibiscano di sollevare i mariti dall’incomodo di condurre a spasso le mogli altrui? Oh nò, Singori, ve ne sono a migliaja, e se non ho voluto prevalermi d’alcuno in mezzo a tant’abbondanza, fu perchè ad onta dell’innocenza de’loro costumi, il Mondo vuol pensar sempre male, ed ho preferito il torto di farmi ridicolo a quello d’esser creduto un marito indolente.

Piena di questa fatale armonia, ritornata alla Patria, la sua felicità non ha più centro che nell’orchestra, e tutta la sua vanità s’è ridotta darsi l’aria di conoscere la Musica, e di ben giudicarne. Se v’ha in questa Città un’Opera, un Oratorio, un Concerto, ella non tralascierebbe d’andarvi per tutte le ricchezze del Mondo. Devo renderle giustizia: dalle sue stravaganze risultano due buone azioni: una, ch’ella è molto assidua alle Chiese per sentire la Musica; l’altra che della massa de’denari, ch’ella profonde in queste bagattelle, una piccola porzione è impiegata in elemosine.

Ciò che accresce il mio tormento, e me lo rende insopportabile, è ch’io non ho la menoma idea di questo tasto. Son uomo semplice, senza conoscenze, e nondimeno mia Moglie ha la rabbia di volere ch’io comparisca appassionato di queste miserie, quanto lo è ella medesima.

Fui da Lei strascinato a Codogno per udire la Banti. Colà ell’ebbe a svenirmi trà le braccia, e misemi alla disperazione per essermi nuovamente esposto in ispettacolo al fianco suo. Tornato all’Albergo ebbe cuore d’interrogarmi come mi fosse piaciuta l’Opera. Per Bacco, le dissi, vorrei piuttosto cacciarmi sotterra, che ritornar al Teatro con voi. O cielo! (soggiunse) la Banti non vi ha dilettato? La Banti! Una Virtuosa di tanto merito! Vi compiango. Bisogna, che non abbiate orrecchie. Vorrei, gli risposi, farmele tagliare ambedue, piuttosto che averle sensibili al punto di fare le diavolerie che fate voi. Così finì la nostra conversazione. Ella senza replicar altro cantò, con quella sua bella voce, un’arieta alla moda, fece un giro nella Camera, sì pavoneggiò come un’Attrice, e mi lasciò solo.

Buon per me, che una Dama si aggravò della sua compagnia per le sere susseguenti. Non mi fu detto cos’avvenne, ma me lo immagino.

Se mia Moglie, come le altre amanti di Musica, si contentasse degli Spettacoli pubblici, gliela perdonerei: ma ella ha la smania di volere in casa mia ogni settimana qualch’Accademia, o Concerto, che la fa ricadere nelle solite sincopi del Teatro. Ella sceglie, e paga tutti i Professori: vuol avere [533] le voci migliori, e i suonatori più eccellenti. Ha talvolta tanta gente a’comandi suoi quanta ne ha un Impresario d’Opera. Queste spese mi rovinano, perchè niuno vuol aprire la bocca, o toccar una corda, se pagato non è a peso d’oro. Perdo la pazienza quando veggo la mia Casa piena di questi . . . . . indorati come Signori. Non ve n’ha uno neppure, che non sia in merletti, o in ricami, ed una volta mi sono goffamente ingannator prendendo il principale di costoro per un Principe viaggiatore, che di passaggio trovavasi in queste parti.

Bello si è, che non posso ammettere alla mia tavola chi non sà cantar, o suonare, o comporre di Musica, senza esporre qualch’onesta persona al rischio di ricevere delle insolenze. La Poesia, le belle Lettere, le Lingue, le Scienze non rendono chiaro un uomo a’guardi torti della mia cara metà. Bisogna parlare di crome, di semi crome, di piani, di forti, d’allegri per farsi stimare. Non si dà, a suo dire, virtù che nella musica, e lo scarto d’una Cappella, è preferibile ad un Maestro di matematiche della prima Università dell’Europa. A sentir questi discorsi, che gonfiano gli adulatori da’quali il suo genio è chiamato divino, io non posso star nella pelle, m’alzo dalla tavola, e vaneggiar la lascio con loro. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3 Metatextualidade► (si proseguirà.) ◀Metatextualidade

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Sig. Gazzettiere.

Verona addì 16 Agosto 1789.

“Fa gloriosa, e consolante epoca in questa città la soppressione eseguita oggidì in grazia dell’Eccell. Mussati Nostro Podestà e zelantissimo amoroso Padre, della sempre dolosa, ed odiosa Arte de’Farinati, e Pistori, funesta sempre per questa Povertà, coll’improvvisa comparsa di un nuovo Calmiero, munito del solo invitto Leone della Serenissima Repubblica, e col glorioso nome del prellodato nostro Rettore, che cala il prezzo della Farina gialla resosi, ad onta dell’abbondanza, intollerabile. Si spera al primo del mese, mediante la vigilanza dell’Ecc. S., un nuovo ribasso sopra tutte le farine ed il pane. Immortalate vi preghiamo colle stampe tal Epoca a gloria dell’amoroso Nostro Padre, e giusto Rettore, e credeteci.”

Affez. Associati. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Padova 18 Agosto 1789

“Lunedì sera 17 del corrente, è andata in Scena nel recinto del Prato della Valle un Opera del Sig. Paisello intitolata Le Gare generose scritta in quest’anno per il Teatro di Napoli. Alcuni pezzi veramente originali, e pieni della vivacità propria dell’Autore anno riscosso il comune applauso. La differenza, che deve necessariamente esistere, fra l’esecuzione di un’Orchestra diretta dallo stesso Maestro, e quella di Padova, fra la Compagnia di Napoli, e quella di Padova, non auno [sic.] potuto cangiare l’effetto della musica, prova incontrastabile del valore intrinseco della stessa. Nonostante se mi fosse permesso di azzardare il mio giudizio direi, che la musica in generale è troppo seria per un’Opera Buffa. So pur troppo, che da poco tempo in quà si è cominciato ad introdurre nel Buffo lo stile serio, e direi quasi il Tragico, ma so ancora che di questa perniziosa confusione dei due generi si potria con giustizia accusar prima di ogni altro maestro lo stesso Sig. Paisello. Durante il suo lungo soggiorno nei paesi settentrionali dell’Europa, ove l’orror del clima non può far nascere nella fantasia di un maestro [534] immagini molto allegre sfortunatamente ei contrasse un’inclinazione fortissima per i minori, per le dissonanze non preparate, per le sforzate, e frequenti mutazioni di Tono. La novità di questo stile traformò in funerali le Opere Buffe, ed i finali in meste salmodie, e funebri cantici. Per colmo di sfortuna nello stesso tempo appunto molti altri compositori italiani introdussero nel Teatro serio, e nelle Chiese la musica Buffa, che cacciata dalla sua sede non sapeva più meschinella in qual parte ricoverarsi. Tutti possono ricordarsi pochi anni fa nell’Opera di uno de’più rinomati maestri di avere inteso Megacle, che va a morire cantando una canzonetta; ed una delle più patetiche situazioni, che abbia saputo trovare l’anima del gran Metastasio barbaramente tradita dal compositore. E non si sente tutto giorno forse nelle Chiese la maestosa poesia, e i sublimi concetti del Re David le accompagnati colla musica della furlana, del Rigaudon, e perfino della carciofola, e della tarantella? Questa fatal confusione di generi à contribuito non poco all’odierna decadenza della nostra musica, e di tutte le altre arti di sentimento. Le Gare generose sebbene contengono, come si è detto, molti pezzi veramente belli, ed originali, non sono interamente esenti da un tal difetto.1 Gl’intendenti di musica, e le persone di un gusto sano, e delicate, desiderano in quest’Opera quel pennello allegro, e vivace con cui lo stesso Sig. Paisello nella Frascatana, nei Supposti Conti ec. ec. ci offerse molti anni prima il modello del vero stil Buffo naturale, espressivo, spiritoso, e Teatrale. Un’altra breve osservazione permettemi di aggiungere intorno all’eccedente quantità di contrattempi, che si rimarca in questa, ed in tutte le ultime composizioni di questo maestro; abuso, che dietro all’esempio di un sì riputato compositore può diventar sempre più generale con danno evidente del buon gusto. Infatti quel sentire le parti di un tutto, che si dice armonico, che fanno a’calci tra di loro, i violini che giuocano di scherma con gl’instrumenti da fiato, i corni, e le violette, che si corrono dietro continuamente senza potersi mai raggiungere, mi pare che sia un’affettazioe, ed una ciarlataneria veramente ridicole. Il buon Compositore deve far servire all’espressione degli affetti la ricchezza, e varietà del ritmo musicale, e non formarne un ozioso ornamento per solleticare l’orecchio materiale della moltitudine. Ma così basti di queste mie forse un po troppo critiche osservazioni, le quali potriano sempre più condurmi a delle [535] conclusioni disgustose per molti, e per me principalmente. Tutti cerchiamo la verità , ma nessuno poi vuol sentirla, ed il primo che à il coraggio e l’imprudenza di pubblicarla viene per lo più trattato da fanatico, da ignorante o da impostore. Credetemi con vera stima

Vostro Aff. Associato
M. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Tristezze.

Una povera femmina di fresca età, fu ritrovata annegata in uno di questi nostri canali, e condotta alla Piazzetta, ove non venendo riconosciuta, il suo cadavere fu raccolto dalla pia Confraternita del Crocifisso di S. Marcuola, condotto processionalmente alla sua Cappella, e con pompa funebre seppellito. Dicesi, che sia Triestina.

Due gondolieri vennero a contesa per il valore d’una moneta, dopo avere pranzato insieme. Separatisi, punti da sole verbali offese, si rincontrarono poi, e uno d’essi uccise l’altro con una coltellata.

Bastimenti arrivati 9. corr.

Berg. Daniel C. Ant. Bonicelli da Smirne. Alli Signori Gius. Treves Vallonia cant. 1911 gotton b. 122. Demetrio Conomo cera gialla b. 12 e 1 sacchetto. Giov. Tomasacchi detta b. 1 filati b. 2 Giov. Heinzelmann detti b. 4 gotton b. 15. Seb. Battaggia cera gialla cas. 6 cannella cochina scaf. 1. Gio. Cor. Rech filati b. 5 Ang. Bravo borhi ballette 1. A chi presenterà gotton b. 2.

10 Detto.

Berg. Jesy C. Giov. Wisem da Londra. Alli Signori Fed. Zinelli legno giappon particelle 1 Franc. Locatelli terraglie coffe 7 e una b. Gir. Ippoliti dette cas. 1 birra bot. 14 chinc. bot. 1 e 1 cas. Bart. Trevisiol dette cas. 1 selle fag. 1 birra b. t. CC. Fraf. Revedin retrigerio bar. 20. Gabriel Cornet detto bar. 20. Giov. Vanautgardem detto bar. 20. bud. salati bot. 9 Pietro Scipioni piombo pez. 600 Isac Loria merci di gotton col. 1. endigo bot. 1 Giac. Giudice birra b. 18. Simon Carminati Droghe cas. 1. Franc. Sanzogno legno S. Marta pez. 4165. Ant. Fanna birra b. 1. chinc. e ferram. lavor. b. 1. serram. lav. cas. 1. Giam. Ruberti detta cas. 1. Ant. Ballico detta b. 1. Alv. Brighenti detta b. 3. gir. Gelmi detta b. 1. Gius. Treves cocciniglia cas. 1. Gius. Reali gomma lacca cas. 1. pev. garas. bot. 1. retrig. bar. 1. tamarindi bar. 1 sal d’Inghilt. bot. 4 legno giallo pez. 233. serpentinaria b. 1 sal amoniaco bot. 1. Gio. Ant. Castagnè latta stagnata cassette 6 cand. d’otton cas. 1. Alb. Pezzi merci di lana bal. 1 e 1 cassetta. Franc. Cobres birra b. 1. Giov. Heinzelmann roba da uso bauli 1 e 1 cassetta. A chi presenterà saluitro b. 2 pev. garof. b. 1 sal d’Inghilt. b. 2. birra b. 8 mercanzia bar. 12. e cas. 2 terraglie coffe 1 endego bot. 1

11. Detto.

Piel. P. Cristof. Sbutega da Nap. di Romania e Zante. Alli Sigg. C. C. Gius. Biscucchia form. moriotto pez. 5630. oglio cai 2. Giov. Domeneghini detto cai 10.

Nave Savio Benefattor C. Sim. Cosovich da Livadia e S. Maura con 164 mog. di sale all’Ecc. Mag. e 825 fag. di gotton al Sig. Men. Vivante. Port. del C. e Marin. detto bal. 9 e sag. 4 lana grossa sac. 4.

12 Detto.

Berg. il Veloce C. Giov. Tarabocchia da Genova e Marsiglia. Al Sig. Gius. Treves legno camp. pez. 1254. A chi presenterà zuc. bot. 60 mascabà 164 cassia 30 cera colli 31 pomata, sciroppi, vin. e acqua d’odore cas. 4 terra oriana bar. 4.

Pol. Nuovo commercio C. Bart. Bernetich dal Zante. Alli Sig. Giov. Domeneghini oglio cai 107. Giorgio Gasparacchi 3.

13 Detto.

Berg. Tre Fratelli C. Ant. Francovich da Salonicchio. Alli sig. Ant. Molena gotton b. 174 Abram V. Angeli 50 Pietro Scipioni 38 Fel. Muchia con 10 C. Luca Ivanovich 28. Memo Curiel 15. Men. Vivante 41. Cristo Zuanne 23 Giov. Lazzaro 56. Dan. Bonfil 140 cappotti b. 2. Giorgio Teocari detti b. 2. C. Dom. Serioli fil. bal. 5. Angeloni e Gheno tab. gingè bal. 10. Port. gotton b. 6. tele fag. 1 bordati fag. 4. abà brac. 15.

Paragrafo di Lett. di Brescia 20 cor.

Nível 3► Carta/Carta ao editor► “È qui uscito alle stampe un Panegirico, che porta in fronte una lettera di dedica ad una Nobiliss. Dama, il quale forma le private conversazioni di questi Letterati, che assicurano il pubblico esser scritto con uno stile veramente armonico, parlando però di quella armonia, che alla musica conviene, e che consiste nella multiplicità delle corde che rendono le voci alte, basse, e mezzane. Nulla dicono dell’intrinseco del panegirico, non sapendo da qual parte principiare li elogi essendo tanto bassi i concetti, meschini i pensieri, triviale la condotta, ed irregolare, che converrebbe formare un altro panegirico per esaltarlo. È così insulsa pure la lettera dedicatoria, che pregiudicarebbe la gloria di quella Dama, se il Sole fosse capace di contraer macchia dai vapori che esalano dalle basse paludi. O voglia intemperante di farsi Autore!” ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

D’Affittare.

Casa in Villa di S. Bruson poco distante dal Dolo, con gastaldia, lissiera, forno, scuderia, rimessa, altra rimessa da Piante, cantina, tinazzera, giardino, orto, e brolo ec.

Chi vi applicasse parli col Caffettiere in Piazza del Dolo, o in Venezia col Cartajo a S. Basso.

Cambj. Venerdì 21 cor.

Lione 57 e mezzo. Parigi 57 e 3 8vi. Roma 63 e un 8vo. Napoli 115 e mezzo. Livorno 100. Milano 155. Genova 91 e un 3zo. Amsterdam 92 e un 4to. Londra 48 e 5 8vi. Augusta 102 e mezzo. Vienna 196.

Prezzi delle Biade.

Formento dalle l. 32 a 32 10. Sorgo Turco dalle 15 10 alle 16. Segale dalle 21 alle 21 10. Miglio a 17. Risi da’duc. 34 a’34 12. Ogli. Di Corfù a duc. 145. Di Lecce 140. Di Zante 135. Mosti 138.

Savio in Settimana per la p. v. s. Gir. Asc. Zustinian K.

Morti.

S. E. Rev. D. Giov. Morosini M. C. Vescovo di Verona, traslato a questo dal Vescovato di Chiozza nel 1772. Compì l’età d’anni 80 ai 22 del pas. mese. ◀Nível 2

Estrazione del Pubblico Lotto di Venezia 22 Agosto 1789.

Introito.

Di Venezia – L. 1772841:16

Di Terra Ferma – L. 99476:13

L. 276758: 9 – sono D. 44638:12

Numeri Estratti 13. 69. 72. 48. 82.

Vincite. Qualità, e quantità de’Terni.

Ambi coll’Augumento – D. 9492: - N. 1. da Duc. 200.

Terni simili – D. 2700: - N. 2. da Duc. 150.

Estratti – D. 680: - N. 5. da Duc. 100

N. 6. da Duc. 50.

D. 12872: - N. 8. da Duc. 25.

La ventura estrazione sarà li 26 Settemb. 1789. N. 22. ◀Nível 1

1Questa parola non significa i così detti dilettanti di musica, cioè tutti quelli, che hanno preso un numero di lezioni di violino, o di cembalo, dei quali molti simi non sono i migliori Giudici di musica, ma vuol dir solo quei pochi, che hanno sortito dalla natura una certa disposizione di organi in cui sta riposto il senso del bello: ora questa disposizione non s’impara, nè si compra, anzi è una delle poche cose, che il ricco deve talvolta invidiare all’uomo del volgo. Antonio saprà le note, le scale, i tuoni, le chiavi, e poi si addormenterà all’udire lo Stabat del Pargolesi mentre l’ignorane [sic.] Lelio, ma dotato di un cuor sensibile, palpita, agghiaccia, suda. Qual è di questi due il vero intendente di musica? Ognuno risponder deve Lelio sicuramente.