Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 66", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\066 (1789), pp. 521-528, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2387 [consultato il: ].


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Num. 66.

Mercordì 19 Agosto 1789.

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Continuazione, e fine dell’Opuscolo
l’Antiflauto.

Quando il gran Federico diceva; che il Flauto è un compendio d’imperfezioni, lo provava anco, e VVolf per suo comando cercò di persuadere con proposizioni Logico. Geometriche gli Accademici di Parigi, o di riformar questo Istrumento, se era possibile, o di distruggere dal canto loro per fin la memoria. Ma gli accademici risposero con queste parole di Marziale “Sunt bona mixta malis, sunt mala mixta bonis. Volendo forse inferire, che dalla imperfezione del flauto, la perfezione della musica ne risultava.

Senza parlavi di tutte, una delle più considerabili imperfezioni del Flauto si è quella della progressione irregolare delle voci nei diversi accordi, che si possono fare. Mi spiego; il Flauto è composto di quattro pezzi, al primo ha un buco per dove si soffia, i due pezzi di mezzo hanno tre buchi, e l’ultimo ne ha un solo, ma coperto di un gioco, che chiamasi in volgare chiavetta. Sino, che i detti pezzi sono fra di loro uniti a quel segno fisso, forse la distanza, o progressione delle voci sarà giusta, ma come accade, che per la diversità dei Coristi, si devono i detti pezzi più o meno smuovere, ed allontanare, per necessità la distanza delle voci resta irregolare, e disordinata, come vedrete dall’esempio figura 2.1

Nel Flauto figura seconda, che in grazia dell’accordatura si è dovuto allungare, le voci dall’a. al b., e dal d. all’e, sono in distanza irregolare proporzionatamente alle voci abcd. efg., che conservano in tutte le accordature la loro primaria distanza, e di fatti si [522] vede in esperienza, che per esempio il delasorè grave sarà accordato con il Corista, e non lo sarà l’acuto ovvero sarà accordato l’alamirè, e non lo sarà il Delasorè, ma voi mi direte, che i Flauti hanno i loro pezzi più, o meno lunghi per riparare ai detti inconvenienti, ed Io vi risponderò, che vi vorrebbero tanti pezzi, quante accordature vi sono; quindi è che bisognarebbe vi portaste dietro un sacco da somma pieno di cannelli per suonar cosa? quattro note sole; nè crediate convincermi col dire, che i suonatori eccellenti senza allungare il Flauto, regolano il fiato, perche vi risponderò, che a cagione del loro timpano più teso, come ho dimostrato, non sono suscettibili d’un orecchio fino, e giusto.

Nè l’inconveniente finisce qui, perchè per la supposta distanza de’pezzi, componenti il Flauto, l’aria, che per mezzo vi passa viene come intercetta dalle divisioni interiori, che restano, e perciò la voce allora non corrisponde alla quantità del fiato sparso, e le parti aliquote dell’Atmosfera, non imprimono la sensazione al timpano con quella regolarità, che deve costituire un suono. Insomma un Flauto allungato fa quell’effetto all’orecchio, che fa un cannocchiale alla vista, quando i suoi pezzi sono tirati fuori oltre il segno; che nel cannocchiale non si vede, che un chiaro annebbiato senza oggetti, e dal Flauto non si sente, che voci discordate ed enarmoniche.

Non si sà bene se il Flauto sia maschio, o femmina; ora si dice Flauto, ed ora Fluta, egli è dunque uno stromente, o neutro, o ermafodrito. I savj, che hanno fatti gli proverbj, e i modi di dire, non gli hanno avuti in veruna considerazione, hanno detto allegro come un violino, vuoto come una chitarra, sano come un campanello, dolce come un organo, forte come un corno ec. ma al Flauto non hanno appoggiata alcuna idea, appunto per la ragione del uso sesso misterioso.

Finalmente il Flauto è, come la pietra dello scandalo, perchè non si ode mai un complesso a discordare, se non è per quella sua voce maledetta, e si vede veramente, che come in tutte le cose di questo mondo v’è tanto di buono, quanto di cattivo, il Flauto è quello appunto, che nell’armonia forma l’intermedio cattivo.

Chiuderò adunque col dimandarvi qual fine vi proponete soffiando in questo barbaro cilindro; se vi proponete di piacere, o di sorprendere, v’ingannate. Io non son solo, parlo colla voce comune, e vi so dire, che il Flauto è il bersaglio dell’odio di tutta la musichevole Repubblica. Peggio è se vi proponete di divertirvi, perchè a spese di tanto fiato, e a danno del vostro individuo, come avete potuto vedere, è un divertimento sì pien d’usura, che deve piuttosto recarvi tristezza: fate a mio modo, e date prove del vostro intendimento, e della vostra docilità; superate una tentazione così diabolica, e rendendomi una prova della vostra amicizia dimostratemi, che siete persuaso di quanto vi scrivo col fare del Flauto un sacrifizio alla distruzione. ◀Livello 3

Saranno malcontenti di questa Operetta non meno i professori, che i dilettanti di Flauto, i primi per temere la sua influenza a discredito del loro stromento, i secondi per l’offesa fatta in essa al loro genio. Ma siccome in simili Opuscoli si bada più al brio dello spirito, che al valore del sentimento, così quelli ponno lusingarsi di non restare pregiudicati, e questi continuar tranquillamente a suonar il Flauto ac- [523] cordando le voci alle risate, e a’latrati di que’che lo biasimano, per far loro dispetto.

La sera delli 19. cor. sarà posta in iscena a Bergamo all’occasione della solita Fiera l’Opera Alessandro nell’Indie messa in musica dal Sig. Maestro Francesco Bianchi.

Primo uomo Sig. Pacchieroti. Secondo Sig. Gius. Begnini. Prima Donna Sig. Casentini. Seconda Sig. Nettelet. Di supplemento Sign. Paola Balduini. Primo Tenore Sig. Adamo Bianchi. Secondo. Sig. Franc. Albene.

Diret. ed esecut. de’Balli de Primo Bal. serio Sig. Fil. Beretti colla Sig. Cat. Villeneuve, e Sig. Carlo Villeneuve. Primi Grotteschi assoluti Sig. And. Mariotti, Sign. Ter. Mariotti, Sign. Gius. Passaponte. Terzi Ballerini Sig. Cat. Monti, Sig. Gius. Bolla Sig. Foscarina Evangelista. con 12. Figuranti. Prima Grottesca assoluta fuori de’concerti Sig. Marianna Franchi. Primi Bal. mezzo carattere fuori de’concerti Sig. Carlo Villeneuve, Sig. Maria Casentini, Sig. Gius. Kerlisca.

Il Vestiario del Sig. Gius. Monti diretto da Ant. Spinelli. Lo Scenario del Sig. Gius. Marchesi.

Agricoltura.

In un’annata fatale dove la maggior parte de’formenti perirono dall’orrido gelo, si vede il Nob. Cav. Barbaro presentare attestati di somma sua compiacenza, particolarmente da quelli che seminarono per tempo il formento suo fermentato. A gloria del medesimo vi presentiamo, Sig. Gazzettiere, un paragrafo di Lettera scrittagli da Ferrara da ragguardevole Personaggio in data de’6. dello scorso pros. Luglio.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Tanto sul Mantovano, che in questo Territorio, si prevalerono d’una Ricetta di fermentazione al formento quale viene assicurata da due principali Accademie della Lombardia Austriaca essere poco più poco meno simile a quella, ch’ella pratica alla preparazione del suo. Questa Ricetta fu posta in esecuzione col confronto del suo formento fermentato; ed io ne feci più esatta prova degli altri, ammaestrato dall’esperienza nell’Arte agraria. Ho il vantaggio di significarle, che al raccolto ritrovai superiore il suo formento tre volte di più di quello prodotto dall’esecuzione della predetta Ricetta. Trovasi anche contento il Sign. Conte Mossj che da Venezia ricevè il suo grano quale fa seminare ne’ di lui fondi in Villa di Fossa dall’Albero nel nostro Territorio. Ne fu sparso anche nelle terre del Sig. Ant. Scudellari, il quale osservò che le spiche erano sì lunghe e pesanti, che stentavano a sostenersi sul gambo, alcune delle quali arrivarono perfino a 70. ed 80. grani. Sig. Cav. mio stimatissimio, ella si attendi alle semine molte commissioni, mentre li suoi avversarj son divenuti suoi difensori ec. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Da un nuovo esperimento l’autore ricavò in aperta campagna un copioso ricolto di segala; e fece esporre quantità di piante sul Ponte dell’oglio a S. Gio: Grisostomo. Ogni stelo prodotto da un semplice grano era ricco da 30. a 50. spiche. Questo nuovo composto servirà per la preparazione al formento; tanto più ch’egli ritiene sempre l’ultimo esperimento più ubertoso. Da stagione secondante trionfano i Sorghi Turchi fermentati, e ricompensano il danno recato l’anno scorso da siccità. Anticipatamente viene ricercato il suo grano da Brescia, e da Verona; e molti [524] qui presentano il suo proprio, ch’egli in otto giorni restituisce preparato.

Anche quest’anno ha consegnati alquanti Rotoli di formento con sua Ricetta di coltivazione da dispensarsi tanto dal Caffettiere Lorenzino in Piazza a S. Marco, quanto dal Librajo Colombani nella Stretta di S. Bartolommeo.

Per generose semine s’indrizzeranno alla sua abitazione a S. Marcilian sotto il portico dei facchini. Dilatasi sempre più sì interssante materia.

Siccome all’occasione di qualche nuovo Piovano di queste Parrocchie diamo la Serie de’suoi Predecessori, così l’elezione dell’Eminentissimo Flangini alla Sacra Romana Porpora ci mette in dovere di dar quella de’Veneti Prelati che insigniti furono di questa eccelsa dignità della Chiesa.

Nomi dei Cardinali Veneti

1368. Lodovico Donato

1396. Giovanni Amadi

1402. Daniel Amadi

1405. Angelo Corrato fu fatto Papa nell’anno 1408. Antonio Corrato: hà il titolo di Beato.

1408. Gabriel Condulmero fu Papa nell’anno 1431. ed assunse il nome di Eugenio IV.

1408. Angelo Barbarigo

1408. Pietro Morosini

1411. Francesco Lando

1431. Francesco Condulmero

1431. Pietro Barbo fu Papa eletto nell’anno 1464. e si chiamò Paolo II.

1440. Angelo Giudicioni

1464. Marco Barbo

1468. Giovanni Michieli

1468. Gio: Batta Zen

1471. Pietro Foscari

[…]9. Maffeo Gerardi fù Patriarca di Venezia.

1493. Domenico Grimani

1500. Marco Corner

1501. Pietro Ciera

1511. Francesco Argentino

1517. Francesco Pisani

1527. Francesco Corner

1527. Marin Grimani

1536. Gasparo Contarini

1539. Pietro Bembo

1544. Andrea Corner

1551. Alvise Corner

1561. Marc’Antonio Amulio

1561. Bernardo Navagiero

1564. Alvise Pisani

1565. Gio: Francesco Comendone

1565. Zaccaria Dolfin

1582. Agostino Valier

1586. Federico Corner

1586. Gio. Francesco Morosini

1596. Francesco Corner

1596. Lorenzo Priuli fu Patriarca di Venezia

1611. Francesco Vendramin fu Patriarca di Venezia

1614. Giovanni Dolfin

1616. Matteo Priuli

1621 Pietro Valier

1626. Federico Corner fù Patriarca di Venezia

1641. Marc’ Ant. Bragadin

1647. Cristoforo Widmann

1652. Pietro Ottoboni fù eletto Papa l’anno 1689 col nome di Alessandro VIII.

1660. il Beato Gregorio Barbarigo

1666. Giovanni Dolfin

1673. Pietro Basadonna

1686. Marc’Antonio Barbarigo

1689. Pietro Ottoboni

1690. Gio: Battista Rubini

1697. Vicenzo Grimani

1697. Giorgio Corner

1699. Marco Daniel Dolfin

1706. Giovanni Badoer fù Patriarca di Venezia

1706. Pietro Priuli

1712. Lodovico Priuli

1719. Gio. Francesco Barbarigo

1726. Angelo Maria Querini

17.. Carlo Rezzonico fu Papa col nome di Clemente XIII. eletto l’anno 1758.

1747. Daniel Dolfin

1758. Carlo Rezzonico

[525] 1758. Antonio Marino Priuli

1759. Santo Veronese

1761. Giovanni Molino

1770. Gio: Battista Rezzonico

1778. Giovanni Corner

1789. Lodovico Flangini.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Gazzettiere.

“Sia ringraziato il Cielo se finalmente l’umile mia Patria è in grado d’avanzarvi un avvenimento singolare. Ci volevano i due Attori, che vi presentarò, perchè da questa Villa vi giungesse fatto, che potesse empiere con qualche piacevolezza alcun vacuo della vostra Gazzetta. Udite il caso. Voi, che sapete trar ex sterquilinio aurum; e perchè non potreste tirar una moralità dal mio racconto, benchè davvero non mi sembri contenere grandi espressioni di civil costume? Felice me se in ciò potessi cooperare all’utile, che danno tuttodì a questi contorni i vostri periodici fogli!

Sta rinserrata presso rispettabile Soggetto di questo Paese un’antica benemerita Fantesca, la quale, nescio quo fato, è già da molti mesi decisa pazza furiosa. Il Padrone grato al lungo da Lei prestato servizio la collocò in uno Stanzino d’adjacenza alla sua Casa per assicurarsi dalle molestie, ch’ella potria cagionar alla famiglia, e per insieme preservarla da quegl’insulti, a cui va soggetta in faccia alla vil plebe questa spezie d’infelici.

Ha una porta la domestica carcere foracchiata ad alcuni buchi orbicolari di capacità da lasciar passare lo scarnito braccio della mentecatta rinchiusa, i quali servono o per apprestarle il cibo, o per accordarle più libero il passaggio dell’aria.

Un’ora circa prima del giorno dieci del presente Agosto avvenne, ch’un Somiere di quella spezie, ch’a differenza degli altri, hanno il disonore d’esser chiamati Asini, e che serve di comoda cavalcatura per la Campagna ad un figlio del Padrone, potè liberarsi dal nodo, che l’obbligava alla mangiatoja, e portarsi liberamente in un Cortile domestico, cui guardano i buchi del sunnominato stanzino. Vigile, come vuol il carattere della sua sventura, l’infelice solitaria si scuote al primo muoversi del fuggitivo, e maggiormente la richiama l’irregolarità (per quanto m’immagino) del passo, ch’era cagionata dall’alterno ritardante calpestar, ch’ei facea sulla sciolta cavezza. Certificata ch’essa fu, che questo era il gentil bajulo del suo Padroncino si credette in dovere di complimentarlo non solo, ma dargli anco un qualche trattamento. Ciò, che da Voi Signori Veneziani si dice, Tiò, e vale: prendi, nel nostro dialetto si esprime col: To’ – To’, perciò li disse, Puttin, esibendogli da’fori della porta un pezzo di pane. Non tardò il degnevol ospite ad accettare l’invito, e strinse dibotto co’suoi denti operatori l’offerta colezione. – A questo punto lasciate, Sig. Gazzettiere, ch’io mi richiami il costume di certe Vestali antiche, che davano il poco aver il tutto. Certo latino Scrittore chiamò questi regali Munera Hamata. Quanto qui calza bene l’epiteto! perchè mentre l’Asino trangugiava il pane, la scaltra donatrice seppe raccogliere, ed a sè trarsi la dal collo pendente cavezza, onde assicurarsi della di lui presenza, e godere della perpetua sua conversazione. Che più? onde esser certa d’ottenere l’intento, pensò bene di avviticchiarsi la raccolta fune per ben tre volte al proprio collo per quindi imporgli un’impossibilità alla fuga. Così non la pen-[526]sava pero l’interessato amico. Fatta egli replicata sperienza col fiutar del naso, e con dolce inarticolata voce sulla sopravenienza di nuova pietanza, e ciò inutilmente, pensò d’incamminarsi ad un ritaglio coperto di morbida, e verde gramigna, che la nascente luce gli avea dimostrata.

Strana tenzone! in cui la vincitrice è per esser vittima del vinto, ossia, in cui la benefattrice è per essere strangolata dall’Asino, ch’ad ogni costo vuol ricuperar il suo capestro, onde poter godere del pascolo, che fortunatamente se gli presenta.

Un di que’ ultimi rauchi suoni, che suol accordare la natura negli estremi di vita potè esser riconosciuto a favor della spirante Serva dal Padrone, che avventurosamente si era alzato di buon mattino per andarsene fuor di Paese. Accorse, tagliò il laccio, ch’obbligava l’Asino carnefice alla donna paziente, facendo col fatto conoscere a dispetto dell’antico proverbio, che talor: Extrema luctus gaudium occupat.”

Ho l’onore d’essere
Vostro Osseq. Subsocio
G. B. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Il dì 13 Agosto 1789 Bagnoli.

Solennità strasordinarie.

Leggesi ne’Libri, che descrivono gli usi antichi di questa Repubblica, che i Dogi all’occasione del loro innalzamento venivano riveriti, e regalati da’Corpi d’arti di questa Città, i quali ammessi venivano ad un Ducale convito. Erasi questo posto in dimenticanza a’tempi del doge Tommaso Mocenigo, che nel 1414. lo rimise in vigore.

Al presente la sola arte de’Fruttajuoli, è quella ch’offre ad ogni Doge nel primo mese d’Agosto, che succede alla sua elezione, un dono in pubblica forma, che per il suo apprestamento, e per la pompa che lo accompagna, a sè rivolge la curiosità, e il concorso del Popolo. Consiste questo in 480. Popponi della maggior grandezza, e della miglior qualità. Son essi in bella mostra disposti a S. M. Formosa appresso la Scuola di S. Josaphat protettore dell’arte suddetta. Da’balconi, che soprastanno al vicino campo pendono sulle varie tappezzerie i Sonetti d’offerta. Ecco l’ordine dell’accompagnamento, e la strada tenuta nell’avviarsi al Palazzo Ducale.

Precede lo Stendardo di S. Niccolò, perchè gli abitatori di quella Parocchia, ne’limiti segnati da’ponti, hanno il privilegio d’esercitare l’arte del fruttajuolo senza soggiacere alla pratica quinquennale prescritta dalle Leggi dell’altre Arti, onde son tutti in certo modo incorporati nella medesima anche senz’esercitarla. In mancanza del loro Gastaldo, che si trovò incomodato di salute, supplirono due Deputati della Comunità medesima, in mantello di seta, e con mazzetto di fiori in mano. Dietro ad essi quattro Stendardi dell’arte, poi due Ragazzi pulitamente vestiti portando uno il Sonetto l’altro il Mazzetto per Sua Serenità sopra vassoj d’argento. Seguivali in toga l’Interveniente dell’arte eccellente Sign. Angelo Stainer precedente le Cariche della medesima, ed i primarj suoi Membri in mantello, ch’erano da 30. in 40. Dietro a questi venivano in fila presso che 80. fruttajuoli aventi ognuno sull’argenteria dell’Eccellentiss. Mag. alle Ragion Vecchie un poppone con sopravi un bel mazzetto, e fiori all’intorno. Succedeva il [527] Solajo collo Stemma del Doge regnante, coll’immagine di S. Josaphat, e l’ornamento di variopinte bandiere. Venivan poi quattro gran corbe dipinte ed inargentate piene delle frutta istesse, sostenute su grosse masse da nerboruti facchini in bizzarro teatral vestiario. Chiudevan la marcia altri individui del numeroso corpo, e accompagnavala il suono allegro di varj strumenti da fiato.

Fatto il giro del Campo si S. M. Formosa, e passando da S. Leone, e S. Bartolomeo, per la Merceria giunse in Piazza la descritta Compagnia, ove fece un giro, poi salì nelle Stanze del Ducale Palazzo ove radunansi la Serenissima Signoria. Ivi a suo nome il prenominato Stainer fece umil complimento a Sua Serenità, che l’accolse in Veste Ducale, e Berretta a Tozzo. Passarono poi tutti nella Sala de’Banchetti ove sulle apparecchiate tavole deposesi il dono. I regali di consuetudine ricevuti in cambio furono.

Due Barille di vino coll’arma dipinta della Ducale Famiglia Manin. Sei Lingue acconciate dete da noi salmestrade. Sei Presciutti. Sei Sopressade, che sono specie di salami di forma, e fattura diversa, e d’assai maggiore grandezza. Cento Buzzoladi (ciambelle grandi) da zuppa. Cento pani. Sei forme di formaggio pecorino. Ventiquattro Formaggiette.

Posti questi regali nelle corbe ritornò la Compagnia a S. M. Formosa per la corta via del Campo della Guerra.

S. S. distribuisce alle Magistrature 300. de’regalati popponi, e gli altri servono per la sua Tavola, Ministri, e Servitori del Dogado.

Questo festoso apparato; la gita e ritorno dell’artigianesca Comitiva; la cerimonia, che approssima un Corpo d’Arte al Capo illustre della Repubblica; un pubblico solenne cambio di doni trà questo, e una porzione di sudditi, hanno l’altr’jeri divertito un affollato Popolo nelle vie, e nel Ducale Palazzo, e presentata a’ non volgari osservatori un’azione confortatrice di Maestà nobilmente abbassata, e di sudditanza elevata ad onorifico accoglimento.

Notizie contenute in due Lettere di Brescia de’ 16 cor.

Il giorno di S. Lorenzo alle ore 23 è seguito il solenne ingresso in Fiera di quell’Eccellentissimo Rappresentante accompagnato dalli Nob. Signori deputati Pubblici della Città, preceduto da’soldati di cavalleria in elegante uniforme, e con isplendido seguito di carrozze. La Festa di Ballo di quella sera in Teatro fu vivificata, e resa brillante da un gran concorso; l’ebbe anche l’Opera, ma di gente di più bassa sfera.

La mattina de’16 suddetto lo stesso Eccellentiss. Rappresentante in spada e bastone intervenne nell’Oratorio di San Rocco ad udire la Messa, che fu celebrata in musica, con motetto.

La precedente sera della vigilia verso un’ora, nella Contrada ov’esiste l’Oratorio, videsi una superba illuminazione il cui disegno fu molto applaudito. L’opera fu d’invenzione, e direzione del Caffettiere Mostacchine, in cui come in altre precedenti fece ammirare la sua fantasia, e il suo buon gusto.

La summa rubata in denari all’assalito Signor Bontempi ascende a un migliajo e mezzo di lire. Non gli fu tolto nè l’orologio, nè altro: ma è ben vero che fu maltrattato, non meno che sua Moglie dagli Assassini: Tan-[528]to si ha nella prima Lettera, e quanto segue nella seconda.

La Guglia posta in derisione dall’altrui malignità è nel continente e contenuto cento volte di più di quanto fu detto, oltre la magnifica tavola con egual gusto travagliata.

Tutta la Nobiltà Bresciana, non che la Forastiera, s’è compiaciuta d’ammirarla, ed jeri vi fu a vederla anche l’Eccellentiss. Rappresentante con seguito di Cavalieri.

Il suo artefice è falsamente accusato di ciarlatanismo, è onest’uomo, e buon cristiano, nè ha venduto tutto il suo per la costruzione di quella macchina, essendo persona sola, che ha modi, e senza incomodarsi ha pagato con tutta generosità tutti quelli che lo han servito.

La Vedova del chiarissimo Signor Dottor Paitoni fu Protomedico di questo Eccellentissimo Magistrato alla Sanità, erede della di lui copiosa e scelta Libreria, l’ha venduta per 33 mila ducati. Non si nomina l’acquirente, ma credesi da taluno, ch’esser possa l’eruditissimo Cardinale de Brienne, che nel suo breve soggiorno in questa Città diede moltiplici saggi della sua intelligenza de’buoni Libri, e delle rare edizioni. È certo che la Libreria và spedita, e che il suo prezzo è scritto in Partita di questo Banco Giro.

Una Donna con Lettera di Bovolenta in data 17 cor. ci avvisa che in quel Paese vi sono tre Suonatori di flauto maledettamente irritati contro di noi per l’opuscolo riportato. La di Lei penna leggiadra stese una viva pittura de’loro caratteri, che potrebbe far ridere. Senza disgustar maggiormente cotesti Signori trasportandola fu queste pagine, dobbiamo soltanto avvisarli, che non hanno a prendersela nè coll’Autore, nè col Traduttore, nè molto meno con noi. Trovano, ch’egli abbia asserito il falso? Gli scrivino contro, opponghino erudizione ad erudizione, ragioni a ragioni, e il Pubblico intelligente sia il giudice.

Brescia 13 Agosto 1789.

Metatestualità► Eccovi un Sonetto del Signor Giuseppe Marini in lode dell’Amleto ballo tragico messo in iscena dall’egregio Signor Francesco Clerico. ◀Metatestualità

Livello 3►

Sonetto.

L’insidia al fianco d’un fellon se n’erra

Del tristo Amleto a funestar la corte;

D’odiose nozze inciampo altri disserra

Il tenebroso albergo de la morte.

Là ‘l braccio armato al parricida afferra

Chi del figlio in difesa Amor fa forte;

Qua ferro ingiusto un innocente atterra

D’un empio padre per seguir la sorte.

Cotanto esprime il piè fugace, e il gesto,

E con femito dolce io nel pomposo

Tuo muto quadro il cor, le ciglia arresto;

Ma sul silenzio tuo forte, e operoso

Più del carme Brittan, veggo il funesto

Sachespar fra gli estinti errar sdegnoso. ◀Livello 3

Metatestualità► Per mancanza di spazio riserbiamo al Foglio venturo un’altra Lettera di Brescia venutaci jeri. ◀Metatestualità

Morti.

S. E. la N. D. Marina Priuli di S. Trovaso rel. del qu. s. Ant. Dona di Riva de Biasio. ◀Livello 2 ◀Livello 1

1 Le Gazzette non s’impegnano in segni, o figure.