Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 62", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\062 (1789), pp. 489-496, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2383 [consultato il: ].


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Num. 62.

Mercordì 5. Agosto 1789.

Livello 2► Livello 3► Exemplum►

Delitti.

Un guattero della cucina di Cà Bevilacqua dalle catene in Verona era mal veduto da quel Mastro di casa, o perchè mancasse a’proprj doveri, o perchè fosse di naturale ardito ed intollerante. Più volte fu quello da questo accusato al Padrone, ma si difese sempre sì bene, che restò al servizio malgrado le querele contro di lui praticate.

L’ultima che insorse, e si fece cagione dell’orrendo delitto, che siamo per narrare, fu per la mancanza di certa dilicata pietanza destinata alla cena del Secretario appropriatasi dal guattero giacchè in quella sera il Secretario non cenò. Pretese il Mastro di casa, ch’egli non avesse dritto a simili utili incerti: sostenne colui che lo aveva, perchè la cena da lui fu apparecchiata, e si accese una contesa. Questa pure fu riferita al Padrone il quale stanco di tanti pettegolezzi, e per non lasciar regnare frequentemente le risse, accordò al Mastro di casa di licenziare quel guattero. Ebb’egli la fatale imprudenza di valersi della conferitagli autorità in un momento nel quale lo sdegno era acceso contro di lui. Fosse o per il tuono, o per il significato delle parole da esso impiegate nell’intimare a colui la partenza, o il vivo dolore di perdere il pane, che nel delinquente operasse all’eccessivo trasporto del suo furore, è certo ch’ei prese un coltello, che gli venne alle mani, e diede due ferite al Mastro di casa per le quali da lì a non molto morì. A guisa d’una Fiera, che più crudele diviene quando ha insanguinato gli artigli, l’empio nel fuggire col ferro alla mano fumante ancora di sangue, acciecato dallo sdegno s’incontrò nel secondo cuoco, che forse a fin di bene volea frenarlo non sapendo l’atroce colpa di cui era reo, e si liberò d’ogni ritegno coll’aggiungere alla prima una seconda innocente vittima della sua brutale ferocia. Con due ferite fu anch’esso quel me-[490]schino ammazzato. Non ebbe che poche ore da disporsi a morire da buon cristiano. Il reo si salvò fuggendo per la porta del Vescovo, e quantunque gli ordini di quel vigile Eccellentissimo Pubblico Rappresentante avessero da’suoi Ministri una prontissima esecuzione, sino al giorno trenta dello scorso mese vicino erano rimaste inutili le loro perquisizioni, come si riferisce nella Lettera famigliare diretta a persona di nostra conoscenza, che descrive questo sanguinoso avvenimento. ◀Exemplum ◀Livello 3

Possa la dolente narrativa avvertire salutarmente gli uomini ad esser più cauti ne’loro giusti od ingiusti passi di risentimento. Anche nell’esercizio della ragione, e del zelo ci vuole una certa economia, un certo tempo opportuno di praticarlo, una certa avvedutezza, il non usar della quale mette, non di rado, l’altrui vita in pericolo.

Tolga il Cielo, che da noi si pretenda di giustificare in qualche modo la barbarie di questi mostri d’umanità sì facili ad affogare il veleno bilioso della vendetta nel sangue de’loro simili: ma non sia chi ci rimproveri d’accusar l’imprudenza di tanti e tanti che son periti per non saper risparmiare una parola in momenti pericolosi, o non voler cautamente differire qualche forte risoluzione.

Livello 3► Exemplum►

I viaggj non son utili scuole per tutti.

Ritornato in Italia dall’Inghilterra un Giovinotto, che vantasi di molto avere approfittato nel corso de’viaggi suoi, ed incontrandosi accidentalmente in uno de’suoi più cari amici, questi gli stese al collo le braccia, e serrò le labbra per dargli un bacio. Il viaggiatore lo ricusò con un segno di mano, e con un torcimento di capo, pregandolo a non offendersi del nuovo sistema di vita adottato da lui tra gl’Inglesi. Essi non baciano, disse, nè si lascian baciare per amicizia. Sono giurati avversarj de’complimenti, non dicono quel che non sentono, mi hanno insegnato a pensare, e le loro lezioni mi sono di norma.

Buon prò vi faccia, risposegli, dopo qualche istante di sorpresa, il suo amico; vivete a modo vostro, io viverò al mio, basta che questa differenza di segni non isciolga i nodi della nostr’amicizia. ◀Exemplum ◀Livello 3

Una Lettera anonima ci mette alla cognizione delle stravaganze di questo Giovinastro invaso dall’anglomania. Egli affetta durezza nel portamento, serietà nella faccia, economia nelle parole, forza nel raziocinio; ed imita, non le virtù d’una pregiata Nazione, ma que’particolari difetti d’alcuni individui, che la rendono ridicola al riflesso de la saviezza. Mangiar per vomitare e vomitar per mangiare, ubbriacarsi per far pompa di temperamento robusto, sprezzare tutto ciò che non è fatto in Inghilterra, sostenere che l’ignoranza, ed i pregiudizj volgari regnano soltanto tra noi, sono le azioni, e le parole colle quali cerca distinguersi. Ride in faccia a chi salutandolo si chiama suo servitore, non si sottoscrive nelle Lettere che col solo suo nome, e detesta rabbiosamente ogni sorta di complimento protestando, che gl’Inglesi mai non ne fanno.

Si mostra persuasissimo dell’asserzione sua la persona che dipinge al nostro guardo la sua follia, e con molto ingegno ed eloquenza cerca di sostenere, esser proprio delle nazioni barbare l’odio de’nostri complimenti.

[491] Metatestualità► Lo squarcio seguente d’un Sermone del celebre Dot. Tillotson Arcivescovo di Contorberry, proverà al viaggiatore, che gl’Inglesi moderni non non son quali egli li descrive, ed al suo accusatore che l’argomento de’complimenti non è troppo bello per un panegirico. ◀Metatestualità

Livello 3► “Trà una moltitudine d’esempj, che provan pur troppo la corruzione del nostro secolo, non è uno de’minori quello del difetto di sincerità. La dissimulazione ed i complimenti son oggidì tanto alla moda, che le parole or’ora più non significano i pensieri. Di fatti, se un uomo segue i movimenti del suo cuore, se giustamente egli dichiara quello che pensa, e se agli altri non mostra maggior amicizia di quella che deve, o di quella che sente, avrà grazia andando esente dal biasimo d’essere male educato. Quell’antica sincerità inglese, quel generoso candore, quella natural buona fede, che dà sempre a conoscere una vera grandezza d’anima, e che si vede sempre animata da un intrepido coraggio, è quasi estinta fra noi. È da molto tempo che si cerca di renderci famigliari le mode straniere, e che si vuole assoggettarne all’imitazione servile di quelle de’nostri vicini, che non sono le migliori, e di alcune delle loro più triste qualità. Lo stile della conversazione è sì gonfio di vani complimenti, di proteste di rispetto e d’amicizia, che se un uomo tornasse al Mondo dopo esserne uscito da uno o due secoli, avrebbe bisogno d’un Dizionario per intendere la sua propria lingua, e saper il giusto valore delle frasi alla moda. Che dico io? Avrebb’egli molta difficoltà a credere che tutte queste solenni dichiarazioni del più perfetto ossequio che immaginare si possa, fossero ad un prezzo sì vile nell’ordinario corso del Mondo; e quando ne fosse instrutto avrebbe d’uopo di molto tempo per accostumarvi la sua coscienza, adottarle seriamente, e pagar gli altri della moneta medesima.

"Io confesso che avrebbesi della pena a decidere, se sia più degno del nostro disprezzo, o della nostra compassione, l’intendere le proteste di rispetto, e d’una inviolabile fedeltà che gli uomini reciprocamente si fanno, quasi senza motivo. Quale stima, e qual zelo non testimoniano ad un uomo che veggono per la prima volta! con qual perfetto attaccamento non si dedicano a prima vista al suo servizio, prendendo a cuore i suoi interessi, senza la menoma ragione! quali obbligazioni infinite non si protesta d’avere verso di chi non vi ha fatto alcun benefizio! di qual maniera obbligante non vediamo taluno ad interessarsi per tutto ciò che riguarda qualch’altro, ed affliggersi per lui, senza la menoma causa. Io fò bene che per giustificare il vuoto ed il debole di questo costume, si dice che non v’ha alcun male od inganno ne’complimenti, poichè son essi della natura dell’argento monetato, che vale ò che si vuol farlo valere, e che gli uomini su questo proposito l’un l’altro s’intendono. Questa scusa sarebbe tollerabile se i complimenti valessero qualche cosa, ma quando mettonsi in linea di conto non son essi che zeri in cifra. Comunque sia, noi abbiamo sempre argomento di dolerci che la franchezza, e la sincerità più non siano di moda, e che il nostro discorso non riesca che alla menzogna; che la conversazione della maggior parte degli uomini non sia che un [492] commercio ove ciascuno dissimula i veri suoi sentimenti.

“Se l’apparenza d’una certa cosa può servir a qualche buon fine, io son persuaso che la realità meglio vaglia. In fatti, perchè mai un uomo dissimula, o vuol parere ciò che non è, se non perch’egli ha un’idea vantaggiosa della virtù con cui pretende coprirsi? Oltre di ciò il mascherar o dissimulare è un vestir le apparenze d’alcune buone reali qualità. Ma il più sicuro mezzo d’essere ornato d’un talento, è il possederlo in effetto. Aggiungasi a ciò, ch’è spesso tanto difficile il mantenere una falsa pretensione quanto l’acquistare un dritto legittimo; ch’è facile ad iscoprire l’artifizio, ed allora divengono inutili tutte le cure, e pene avute per ben nascondere il giuoco.

“Qualunque sia la comodità, e il vantaggio, che ritrovasi nella dissimulazione, e nella menzogna, esso non è che passeggiero; ma l’incomodità, e il danno che ne risulta è di lunga durata, perchè un mentitor, o un dissimulatore è sempre sospetto, non gli si crede nemmeno quando dice la verità, e di lui si diffida quando ancora agisce di buona fede. In una parola, ogni uomo che non è più riconosciuto per sincero, ha i piedi, e le mani legate; egli è perduto senza rimedio, e nulla v’ha, che possa ristabilirlo: la verità, e la menzogna nulla per esso più vagliono.

“La dissimulazione, diceva il Marchese d’Hallifax, è un giojello della Corona. ◀Livello 3

Provi il viaggiatore fanatico, che gl’Inglesi da pochi anni in quà abbiano ricuperata quell’antica semplicità che tanto lodasi dall eloquentissimo Tilotson, e gli daremo vinta la causa. Pesi il suo avversarlo le ragioni, e le massime di questo celebre oratore dell’Inghilterra, e se le trova scarse e leggiere ce lo dimostri per far valere al confronto le sue.

Lo Scrittore d’una Letterina di Brescia a noi diretta in quest’ultimo ordinario, infastidito, come fa conoscere, dal suono dello campane, ricerca la sua origine, e se veramente giovi contro i cattivi tempi. Si mostra di contraria opinione, ma non isdegnerà chi lo illumini se fosse in errore. La Gazzetta offre ad altri l’occasione di farsi merito col soddisfarlo.

Niuno mai scrisse una riga sul valore, e sul destino dell’Opera attuale di Padova. L’estensore di questo Foglio, ch’è stato colà Lunedì, ha udito dirne sì male, che gli scappò la voglia d’intervenirvi, e preferì al trattenimento teatrale quello di passeggiare al soave lume della Luna l’ornato delizioso Recinto nel Prato della Valle, facendo delle lunghissime chiacchierate con un suo amico ivi a caso trovato.

Premessa

Se mai nella relazione della Causa che si vedrà riferita alla pag. 495. vi fosse qualche mancanza od alterazione ad aggravio de’Nob. LL. CC. offeriamo il nostro Foglio alla giustificazione, e al lume della verità, sempre pronti con tutti gli atti di dovere, e particolarmente verso delle persone nobili che rispettiamo quanto conviene, non essendo nostre quelle libere espressioni, ch’usansi prò e contra nel Linguaggio del Foro, e dalle stampe causi diche passano talvolta su queste carte.

Bergamo. Primo Agosto 1789.

Aggregatosi con unanime consenso, ed applauso fino dall’anno scorso a questa nostra Accademia degli Eccitati Sua Eccell. il Sig. Co: Lodovico Widmann figlio ben degno del dottissimo, ed amabilissimo nostro Rappresentante, dopo di avere nelle frequenti adunanze tenutesi dai Sigg. Accademici date replicate prove di valor poetico con sempre eleganti componimenti, hà voluto ultimamente quelle aggiungervi ancor del Rettorico con due Lezioni consecutive recitate da lui quivi sopra l’estemporanea eloquenza. Hà egli diviso l’interessante argomento, o non ancor trattattosi ex professo in due parti; l’una mostrantene la necessità l’altra i vantaggi. La facile analisi, con cui hà svolta la difficil materia, il confronto tra l’Orator parlante, e lo scrivente, la forza degli argomenti, la molta erudizione e le grazie più squisite dello stile, gli hanno riscosso dell’intiera Adunanza segni non equivoci di singolar gradimento. L’hanno alternato le molte poesie recitatesi allora in sua lode, e singolarmente una elegante Epigrafe del Signor Majroni Membro di quest’Accademia, cui crediamo di dover qui trascrivere a prova certissima del merito sì del Giovine Kre., che del chiarissimo Autore.

G. A. U. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Ludovico Comi. Widmann
Ioannis Bergo. Praet. et Propraef. Fil.
Adolescenti Ornatissimo
quod
In Excitatorum Academiam Adscitus
Literarios Eorum Conventus
Praesentia Saepius
decoraverit
et Exculta Oratione
Omnium Plausus
Meruerit
Academici
P. P.
A. P. C. N. CICCICCLXXXIX.

In Obsequio ec. ec.
Joannes Maironius a Ponte Ac.

Notizie di Brescia in Lettera delli 2 Agosto corrente.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► “Verso le 3 ore e mezza della notte dello scorso Venerdì fummo quì spaventati dal suono delle campane a martello di questa città, ch’ebbero il segno da quelle dell’alta Torre della Palada. S’udì per tutto gridar fuoco fuoco, e il Popolo corse a precipizio verso la Porta di San Giovanni, ov’era acceso. Tutto il male si ristrinse all’incendio d’un casotto della nostra Fiera pochi passi discosta dalla Porta suddetta; e non hanno potuto dilatarsi le fiamme attesi i pronti ripari, che [494] posti furono a’mali maggiori, che da quello potevano nascere.

Nel suddetto giorno certo Signor Malossi della Terra di Chiari nel distretto di questa città avendo, per quanto dicesi, giuocato ad un giuoco d’azzardo con due persone di quel Paese, e fatta una considerabile perdita (che non fu la prima secondo la comun voce) ricorse al di lui Genitore per la summa occorrente narrandogli, ch’era minacciato dalli suoi creditori, e correva qualche rischio se non li pagava. Il cuor d’un Padre non è mai riprensibile se resiste almeno la prima volta a dimande di questa fatta. Il divieto delle Leggi su’giuochi d’azzardo, la seduzione de’vincitori, qualch’altra piaga sanata, avranno giustificata la sua negativa; ed è ben da credere, calcolando la tenerezza generale de’sentimenti paterni, che gli avesse egli accordato non solo quanto chiedeva ma in oltre tutto il suo stato, se preveduta da lui si fosse la conseguenza tristissima della sua ripulsa. Ricevuta che l’ebbe quello sciagurato Figliuolo passò nella sua camera ove si chiuse, e scrisse un Pagherò a favor de’suoi creditori; lo pose sopra un tavolino, indi impugnò una pistola, se la scaricò in un orecchio, e cadde morto. Accorsero al romore i domestici della Famiglia; alla violenza degli urti loro si sgangherò, e precipitò la porta di quella stanza, lasciando vedere quello spettacolo sanguinoso, che sparse in tutti l’orrore, e fece piovere delle lagrime di compassione.

Volgete gli occhi all’oggetto commiserevole, eloquenti partigiani del giuoco d’azzardo, che ne vantate l’utilità come d’un ramo di commercio necessario alle Nazioni, e osate d’accusare la saviezza de’Principi, che lo hanno bandito da’loro Stati. Esso riduce l’uomo a quest’esecrande risoluzioni.

Nello stesso Venerdì sì fatale a quella Famiglia, s’è solennizzata quì in Brescia nella Chiesa delle Grazie la Festa di Sant’Ignazio di Lojola fondatore della celebre Compagnia di Gesù. Fu magnifico l’apparato, scielta la musica, e numeroso il concorso.

Jesera s’aprì questo Teatro della nobilissima Accademia degli Erranti coll’accennato Dramma serio La disfatta di Dario che piace generalmente. Lo Scenario del Sig. Mauri ha sorpreso. La musica piace molto. L’orchestra è buona. Il vestiario bellissimo. Il primo Ballo l’Amleto è un capo d’opera, e piace assai anche il secondo. Gli elogj alla coppia Clerico furono strepitosi.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Un’altra Lettera della medesima data così dice su questo proposito: ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► “L’Opera mi piacque alla mediocrità, e il Ballo, il Vestiario, e le Scene mi piacquero alla perfezione.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Questi due Scrittori s’accordano in certa maniera su tal articolo, ma ce n’è poi un terzo, che scrivendo nel modo seguente si discosta dalla loro opinione su più d’un punto. ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► “Io vengo in questo punto dal Teatro dove ho goduto dell’Opera. Eccovi le sincere notizie.

La Musica niente di raro, anzi nessun pezzo che interessi. Il vestiario in parte buono, in parte passabile. Lo scenario non potendosi aver di meglio bisogna contentarsi. Le decorazioni vanno bene, e son adattate. L’orchestra soffribile, e meno cattiva del solito.

Il primo Ballo l’Amleto è uno spettacolo, che deve interessare e piacere a chiunque. Bello Scenario. Vestiario [495] tutto nuovo ed elegante, le decorazioni magnifiche, e senza risparmio, e sopra tutto ben eseguite. La Signora Rosa Clerico Pansieri prima Ballerina si distingue colla solita sua bravura, e maestria.

Il difetto di questo Ballo è d’essere un pò lungo nel principio, e che stiamo un pò male di gambe negli altri Ballerini. Il secondo intitolato Il Convalescente innamorato, è grazioso. Sia però lode al vero: in pieno lo spettacolo è buono, se non si può dir sorprendente, ed un Marchesi, una Banti, o altro simile virtuoso di que’che diconsi da cartello avrebbe potuto renderlo degno di qualunque Metropoli.” ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Chi è più discernitore, più veritiero, più giusto di questi tre? Lo deciderà la intelligenza imparziale de’Signori Bresciani. ◀Metatestualità

In Senato. Primo Ag. cor.

Deput. alla Prov. del Denaro.

s. Franc. Battaja.

Rev. e Regol. sopra Dazj.

s. Franc. Bembo.

In M. C. 2. detto.

Prov. al Cottimo di Damasco.

s. Vic. Donà q. Marin

Fin. s. Pietro Cesare Corner

Offiz. al Formento a Rialto.

s. Cam. Corner di s. Giac.

Luogo di s. Gius. Balbi el. Cast. a Verona

Del Cons. di 40 al Criminal

Luogo di s. Is. Bonlini Av. del Comune

s. Ant. Morosini di s. Vicenzo. Pieggio

s. Alessandro Marcello.

6 del Cons.. di Pregadi.

s. Zuanne Querini K. di s. And.

s. Zorzi Contarini K.

s. Zuan. Dolfin q. Vic.

s. Nic. M. Tiepolo q. Zuan.

s. Nic. Barbarigo q. Zuan.

s. Zorzi Emo q. Zuanne.

3 del Cons. di X.

s. Zuanne Zusto

s. Silvestro Valier

s. Lorenzo Minotto.

Cause.

Primo Agosto corrente

All’Eccellentiss. Cons. di 40 C. N.

Il Signor Francesco Ghirardi di Brescia acquistò nel mese d’Ottobre dell’anno 1786. alcuni Beni nella Terra di Leno, entrato al possesso de’quali li trovò pregiudicati nel diritto dell’acque attese alcune operazioni praticate dalli Nobili Signori Fratelli Uggeri e Conte Vicenzo Cigola; in vista di che proccurò egli d’indennizzarsi in via di privato accomodamento.

Ciò non riuscendogli assoggettò a minuto esame i suoi titoli nella discussione de’quali trovò instituita a questo Uffizio Illustrissimo dell’Avvogaria di Comune una Pendenza con Lettere possessorie de’5 Settembre 1671 sull’uso dell’acque attinenti a’Beni medesimi, sul di cui fondamento fu contestata una Causa rimasta giacente per il corso di più d’un secolo, perchè negletta ed abbandonata dagli autori delli suddetti Nobili LL. CC.

Perdute nella oscurità de’tempi le traccie di questa Pendenza, è riuscito alli prenominati Nobili Signori d’ottenere nell’anno 1765 dagli ultimi possessori de’Beni predetti alcuni precarj coll’abuso de’quali resero dipendente dal loro arbitrio il dritto dell’acque medesime: laonde il Sig. Ghirardi fu costretto assumendo giudizio nell’antica accennata Pendenza di pro-[496]durre un’estesa in data 2 Gennaro all’Uffizio Illustrissimo dell’Avvogaria colla quale contestò il repristino delle sopraccitate novità praticate in offesa della Pendenza medesima.

Di questa fu proposta la depennazione dalli Nobili prefati LL. CC. come pure del Costituto d’Assunzion di Giudizio nella stessa antica Pendenza, negando in tal modo l’azione al Sig. Ghirardi di poter avere ingresso nella Pendenza medesima a difesa de’proprj diritti.

Presentato tutto ciò alla sapienza, e all’esame dell’Eccellentissimo Consiglio di 40 C. N. attesa spedizione absente all’Uffizio dell’Avvogaria, ed appellazione segnata a questo Consiglio dal Sign. Ghirardi, seguì spazzo di Laudo a di lui favore con cui gli si accordò l’azione d’entrare nella Pendenza, e di progredire sul punto di ripristino contestato coll’accennata Scrittura.

Giudizio

al Laudo voti 18. al Taglio 14 n. s. 1

Avvocati al Laudo

per il Signor Ghirardi

Eccell. Giamb. Cromer

Eccell. C. Gius. Alcaini

Interv. Sig. Giov. Zanetti

Al Taglio per li Nob. LL. CC.

Eccell. Silvestrini e Gallino.

Interrut. Sig. Faccini.

Interv. Sig. Stef. Marcolini.

Questo è il Primo Terzo Consiglio trattato dopo la Villeggiatura. Degli altri, che pochi non furono, seguì alle porte accomodamento.

Addì 23. Luglio 1789. Gl’Illustriss., ed Eccellentiss. Signori Presidenti Sopra gli Offizj deputati dal Consiglio Eccellentiss. di XL. al Criminal.

Con oggetti di Pubblico interesse, ed insieme di dignità restò prescritto dall’autorità del Consiglio Eccellentiss. di XL. al Criminal, come nella sua Parta 1732. 24. Maggio, che tutti gli Esercenti Cariche di Ministero siano tenuti di produrre a questa Presidenza di anni due in anni due Fede autentica del Magistrato de’Proveditori, ed Aggionti sopra Danari comprovante il pontuale pagamento da loro adempito nella Pubblica Cassa delle Decime ad essi incombenti, e addossate ai loro respettivi Offizj.

Rimarcando l’Eccellenze loro non prestata la dovuta obbedienza alla Parte medesima, e conoscendo quindi necessario, che a garantia del Pubblico interesse sia richiamata alla più esatta osservanza una così salutare prescrizione, resta perciò con il presente Proclama rinnovato a tutti li Ministri esercenti Pubblici Offizj l’obbligo preciso di rassegnare avanti Loro Eccellenze dentro il termine di un Mese dal giorno della pubblicazione del medesimo, e così successivamente di due in due anni la Fede dell’intiero pagamento da loro eseguito nella Pubblica Cassa delle Decime imposte ai loro respettivi Carichi da esser passata al Ministro competente per la dovuta custodia, in pena mancando dell’immediata perdita dell’impiego, onde per tal mezzo assicurata al Pubblico Erario una tale esazione sia anco per riportare la dovuta obbedienza il Pubblico comando.

Ed il presente sarà pubblicato, stampato, e diffuso per tutti li Magistrati della Dominante, ne’quali dovrà anche restar affisso in Tabella a lume di cadaun Ministro. Mandantes etc.

Paulo Pizzoni Nod.

Addì 23 detto.

Pubblicato il sopraddetto Proclama sopra le Scale di S. Marco, e Rialto da me Gio: Battista Baccanello Comandador di detto Eccellentissimo Consiglio. ◀Livello 2 ◀Livello 1