Gazzetta urbana veneta: Num. 52
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Num. 52 Mercordì Primo Luglio 1789.
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Lettre/Lettre au directeur
Amico Stimatissimo.
Padova 28. Giugno 1789.
Come vi promisi colla mia dei 15. corrente dopo aver ben considerata la vostra dei 10 vi darò ora, giacchè il desiderate un brevissimo ragguaglio del risultato, che derivò dal zelo di chi credette un bene (senza calcolar altri compensi) la preservazione degli antichi e moderni indulti conceduti dalla Pubblica Clemenza di decennio in decennio, e di quadriennio in quadriennio relativamente alle Fiere del Santo, e di S. Giustina, la conferma delle quali congiuntamente cade appunto nel seguente anno. Demolite dunque per le ragioni, che vi son note le 56. privilegiate Botteghe nell’assegnata Isola del nuovo Prato, non potevano più provenire merci di Venezia esenti, né restare se non la speranza di rimetter nelle strade vicine alla Piazza del Santo quelle che per gli antichi privilegj potavano portarvi i Forestieri per li primi otto giorni esenti da gabelle, e per la metà del Dazio negli ultimi sette, non però acquistabili dai Botteghieri Padovani. Tolti li Stazj presso al Santo dai successivi Decreti nel 1776. che vi son noti, non potevasi eseguire senz’alterarli, il desiderato trasporto anche per mancanza di tempo, non volle però questo Conduttor de’Dazj frammetter difficoltà alcuna perchè quelli che per l’enunziata difficoltà avrebbero potuto portarsi al Santo, si potessero mettere in qualunque modo sotto i Portici del nuovo Prato, ove in ora concorre il maggior numero, e ben volentieri in conseguenza annuì col nuovo suo Costituto 10: corrente, dovendosi a giusta regola dell’Impresa darsi in nota li Stazj per gli opportuni riscontri. Messi in piena libertà i Forestieri di portarsi nel circondario del Prato, crederete che dietro le speranze comuni vi sia stato un numero di essi di qualche osservazione, e parata. Dio l’avesse voluto per l’utile di questa Popolazione, che sarebbesi vantaggiata coll’acquisto delle merci senza il peso de’Dazj, e per il concorso de’vicini atteso il creduto alleviamento ne’prezzi che sono le due cause produttrici il bene di que’luoghi, ove si godono le Fiere Franche. Ma così non avvenne, come non è probabile, che avvenir possa ne’tempi venturi, mentre eccettuate due Botteghe di Telarie di Germania furono ingombrati i portici da 14 banchetti, undici dei quali non computabili per la parvità, e condizione delle cose sopra essi esposte, quali per esempio sono le sogarie, gli attrezzi per Animali, un poco vin di Cipro, delle Scurie, dei Merli di Chiozza, degli Occhiali e Canocchiali, delle Ventole, e Tabacchiere ordinarie, degli Orologi di legno coi Cucchi ec. Tre Banchetti però delle stesse indicate Telerie sarebbero di qualche vantaggio, se quì pervenendo senza il peso del Dazio dal Tirolo si potessero vendere a più buon prezzo di quello, col quale vendono altri Tirolesi da alcuni anni entrati nella Fraglia dei Marzari di Padova, e li Marzari stessi, che alcuno di quelli nuovi venuti in Fiera so che le affidarono. Ma non si verificò un tanto bene, perchè i Negozianti delle Telerie portate in questa Fiera non discendono già dalla Germania esenti dietro la intenzione degli antichi privilegj, ma da Vicenza, da Treviso, dove dopo qualche tempo domiciliati come quelli di Padova hanno pagato il Dazio delle suddette merci, e per soprappiù soffrono il peso del trasporto in questa Città, dell’Albergo, dello Stazio, e le due Botteghe ancora dell’affitto; sicchè concludendo attesa l’opinione che si ha del minor prezzo delle cose vendibili in Fiera sono di danno a chi le acquista, ed alli poveri Marzeri Padovani, che possono vendere ad un prezzo ancor minore, come sostengono. Eccovi il vero risultato della Fiera del Santo annuita volentieri questa volta per la ristrettezza del tempo, che non permetteva l’uso d’altre direzioni. Se fosse onorevole per un Villaggio non oserei di dirlo; essa certamente non è utile a questo universale, perchè nno [sic] vi attira un Compratore, nè è comoda agli abitanti per le ragioni dette di sopra. Sarà comoda solo ai venditori di Droghe verso i quali il Conduttor de’Dazj, benchè lo potesse, non alterò sino ad ora i suoi patti, non comparso poi alcun d’essi nel Circondario accordato. In forza però di questo trasporto di Fiera qualunque ella siasi, ed in forza del rilascio che il Conduttore credette fin’ora di continuare a’Droghieri, benchè l’esenzione sia terminata per essi, non sussistendo più quelle Botteghe privilegiate nell’Isola, quattro delle quali dovevansi tener aperte secondo li lor impegni col Pubblico, s’è perduta la volontaria corrisponsione del medesimo Conduttore col suo Costituto annotata nel Magistrato Eccellentissimo dei R. R. alle Entrate Pubbliche 5 Giugno corrente rimesso nel giorno dietro a questa Carica; corrisponsione promessa fino a tanto che questa Città avesse voluto, e potuto rimettere le antiche, e recenti prerogative in miglior modo ancor di prima, il che è da desiderarsi. Frattanto il Prato diviene sempre più maraviglioso, aumentandosi sempre più gli ornamenti, copertisi i Canali, reso a livello in gran parte il Terreno, e toltosi per intiero l’ingombro delle cadenti Botteghe disapprovate a ragione da questo universale. Un’altra novità che in qualche modo è annessa alla natura di questo affare, e che voi avete pur preveduta dà argomento a molti discorsi, ma io non devo parlarvene per più rispetti. Venite presto a Padova, e la udirete. Così averò piacere di abbracciarvi, e voi quello di divertirvi al Teatro, al Prato, e per più spettacoli notturni oltre li soliti Palj che si daranno nel vicino mese. Amatemi, come vi amo. Addio.”Biglietto.
“La quistione insorta per la mano dritta tra il Sig. Cancelliere Episcopale, ed il Reverendo Cerimoniere sostenuto anco dal Reverendo Cappellano di Monsignore, lo sarei per riguardarla come decisa, senz’altro strepito, e per ogni riguardo, a norma di ragione e giustizia. Eccone il mio fondamento. Jeri Sabbato incontrai Monsignore Vescovo lungo la strada, che restituivasi alla Città sua Sede. Viddi nella prima Carrozza lo stesso Monsignore col suo Cancelliere accanto; e nella seconda eranvi li due Nob. e Reverendissimi Signori Canonici, coi due Reverendi pretendenti suddetti, che sedevano all’indietro: sicchè in sole due Carrozze io viddi nel miglior ordine distribuita la curia Episcopale col suo capo nella forma appunto, che ogni saggio, e prudente avrebbe ordinata. E chi non sà, che dalla direzione del superiore dipende la dovuta subordinazione degl’inferiori? Guai a chi si lascia predominare dal pregiudizio in tali casi!” Adì 28 Giugno 1789. Estratti di varie Lettere. In una di Vicenza in data 27 p. scorso abbiamo che ad alta Villa un pazzo fu posto in libertà dalla propria moglie più pazza di lui; che il disgraziato usava delle insolenze, e disturbava le Famiglie circonvicine. Fu ritrovato estinto verso l’olmo 3 miglia distante dalla Città col cranio spaccato da una ferita. Giudicandosi di sciabla il colpo che lo tolse dal Mondo vogliono alcuni congetturare, che glielo abbia vibrato un soldato, perchè alle 8 di quella mattina passò di là un Legno che veniva da Verona scortato da una Guardia. Ognuno vol dire la sua, e quando manca il fondamento si fabbrica in aria.1Lo stesso giorno dalla Fattora di quella Nobile Famiglia Trissino fu a Meledo uccisa con un’archibugiata una Femmina. Da queste funeste notizie di sangue si passa a descrivere il ridente apparato dello spettacolo Teatrale di quella Città, e dalle prove di esso argomentasi che debb’avere la più felice riuscita, ma le voci che sparse si sono in questa Capitale non corrispondono a così belle speranze. Conviene però attendere delle più sicure notizie prima di credere. Domani 2 corrente seguirà la prima corsa di cavalli in quell’amenissimo Campo Marzio ov’è eretto a comodo degli spettatori un elegante e ben inteso steccato. Da Brescia in tre Lettere de’25 e 28 p. p. essenzialmente contiensi. Che gli Eccellenti Avvocati per la Comunità di Lenno nell’accennata Causa colà seguita furono li Signori Chiaramonti e Dossi, e per il Nob. Signor Longhena li Signori Cinelli e Beccalossi. Così resta emendato l’errore della precedente notizia. Che da quell’Impresario Rossi, ch’anche nel bollente Agosto come nell’intirizzito Decembre porta in capo il fedele suo berrettone di Bestia dispersa fu accordato per la prossima ventura Fiera di quella Città nel posto di Primo Soprano il Signor Violani ch’attualmente è il Compagno della celebre Signora Brigida Giorgi Banti nel nuovo Teatro di Codogno. Che non solo corre voce siasi per riformare quell’Offizio del Malefizio, ma essere stato già sospeso dall’esercizio qualche individuo de’Notaj che lo compongono, ignorandosene il motivo. Che le belle campagne di quella feconda Provincia promettono anche in quest’anno un’abbondante raccolta de’loro prodotti, ma che l’umana ingordigia stringendo colà pure, come nel resto della Terra, una mano di ferro sulla necessità de’poveri, fa tutti i suoi tentati per far provare i mali della carestia all’aspetto dell’abbondanza. Che da una divota Compagnia di giovini nobili e cittadini si celebrò il giorno 28 p. p. nella Chiesa delle Grazie l’annua festività di S. Luigi Gonzaga con vago apparato e scelta Musica eseguita da’migliori professori di canto e suono di quella Città, con numerosissimo concorso. Che in quest’anno la Nob. Signora Contessa Paola Avogadro Fenaroli fu la protettrice beneficentissima della sacra funzione. Che finalmente, e questo è il più importante, S. E. Albrizzi Pod. e V. Capit. di quella Città e Provincia agisce con vigilanza paterna, e con animo fermo per la comune tranquillità onde dopo le due della notte girano le pattuglie in traccia de’malviventi, che non mancano di protettori. Egli ha ordinata la gita verso gli Orzi a due Compagnie militari di Cavalleria, e a quella de’Birri di campagna per l’arresto d’una Truppa di Zingani che in numero di quaranta circa infestano que’contorni. Opere Pubbliche. Quel ponte di legno, che soprastà all’imboccatura del canale dell’arsenale, detto in prima delle catene per i lunghi ferri che sostenevalo attaccati da una parte alla fabbrica de’Forni pubblici, dall’altra alla Casa che forma l’angolo trà la fondamenta e il campo di San Biagio, ora è bene altra cosa da quello ch’era dapprima. Un giovine d’anni 25 figlio d’un portinajo dell’Arsenale ha il merito d’aver liberati quegli stabili dal pericolo di cedere un giorno alle frequenti scosse cagionate dal continuo transito, sostituendo al vecchio un nuovo ponte di due pezzi, ch’apresi e chiudesi senz’alzarlo, combaciandosi con somma facilità ed offrendo un sicuro, e non faticoso passaggio. Quest’opera pregiatissima di ragionata e ben eseguita meccanica accoppia alla pubblica e privata utilità, ed alla comodità comune, una bellezza che dà un nuovo risalto a’recenti lavori murali di quella parte della nostra Città. Del nome di questo stimatissimo artefice, del genio suo, delle sue applicazioni, degli altri suoi progetti di pubblico giovamento parleremo nella settimana ventura, e daremo a’lontani una descrizione del piano, della condotta, e degli effetti di quest’ammirabile sua fattura.Conchiusione dell’articolo Singolare mezzo di difesa ec.
Che miserabile discussione! Io avrei piuttosto voluto, che l’Avvocato m’avesse detto: Il prigioniero ch’io son obbligato a difendere può essere un traditore della Patria, ma quelli che gli hanno fatto il Processo, commisero de’solecismi contro le regole della latina Grammatica, e per ciò vi domando ch’egli sia rimesso in libertà, dovendo il suo delitto, per quanto enorme esser possa, restar impunito. Dicesi che gli Avvocati son autorizzati dalla Legge a servirsi di queste sottigliezze. È vero, che la Legge permette tutto per la difesa d’un accusato: ma egli è un abusarne osando d’avanzare simili sciocchezze. Ad onta de’cavilli dell’Avvocato, Leyer fu condannato al supplizio de’rei di Stato, e negli ultimi anni del Regno di Giorgio Primo, il Latino fu interamente bandito dagli atti giudiziarj e da’Processi, dovendo tutto essere scritto nella lingua naturale. È da stupire che gl’Inglesi abbiano tardato tanto ad aprire gli occhi. N’ebbe il merito Mylord Girogio Sacville. Fu accusato un giorno alla Giustizia un mercante da tabacco perchè vi mescolava in esso delle materie straniere. Egli provò, che in tutto ciò che vendeva non v’entrava neppur una foglia di tabacco; e questa prova verificata guadagnar gli fece la Causa. La legge è senza vigore allorchè si possa così deluderla. Avviene lo stesso a Londra a’Mercanti da vino, che talvolta son accusati di falsificarlo. Molti sottraggonsi alla punizione provando che ne’liquori da essi esitati non v’entra neppure una goccia di sugo d’uva. Che ve ne pare Signor Veneziano declamatore irritato contro de’nostri costumi, e panegirista appassionato di quelli delle Nazioni, che non conoscete? Bastivi il riportato saggio a convincervi, ch’anche trà i Romani moderni2il giuoco della cabala forense, del cavilloso raggiro, dell’artifiziosa eloquenza insidian le Leggi. Oh! è per questo, che il male non sia male, e che s’abbia a cangiarli nome, perch’è comune a’popoli più illuminati? Nò: lasciamo un simile raciozinio ad un certo Sofista, che nelle conversazioni vuol farla da oratore e filosofo, e fa tacer tutti a forza di voce, e d’inconcludenti parole. Noi pure detestiamo l’abuso dell’ingegno, che tenta di confondere la Giustizia, ed offuscare i suoi lumi, ma non vogliamo accordare che questa malizia sia propria del nostro Paese, e molto meno poi che riesca sempre bene a chi sa adoprarla quando continuamente vediamo che senza poter chiudere certe vie riserbate alla disperazione vegliano i Magistrati a render inutili tanti de’suoi tentativi.Metatextualité
In mano altrui veduto abbiamo
tre Lettere di Vicenza intorno a quell’Opera ma sì poco concordi, anzi fu qualche punto direttamente
opposte, che non sapevamo a quale attenersi per dare la relazione migliore. Ora i Teatri di Padova e
di Vicenza dividono le opinioni, gli affetti, le lodi ed i biasimi, come facevano questi nostri due
d’Opera seria quand’erano aperti in un tempo stesso. Le fantasie riscaldate dalle gare non sono in
istato di ben decidere. Dalla freda indifferenza attendiamo qualche giusta descrizione.