Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 51", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\051 (1789), S. 401-408, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2372 [aufgerufen am: ].


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Num. 51.

Sabbato 27 Giugno 1789.

Verona. Martedì 9 Giugno

“Merita ben d’aver luogo in questi fogli la funeral solenne pompa celebrata in questo dì nella Basilica di Santi Nazario e Celso, per la morte del Signor Girolamo Pompei gentiluomo Verone. se, delizia, ed amore della sua Patria; e di cui le greche, e latine Lettere, la più leggiadra Poesia Italiana, e le belle arti, e le scienze, le quali ammirar si possono nelle varie, ed eleganti produzioni, del suo vasto ingegno, che ci rimasero, n’avranno a buon debito a pianger amaramente la perdita. Nel mezzo del gran Tempio vestito a lutto fù innalzato superbo Catafalco luminosissimo d’onorevoli iscrizioni fregiato per ogni intorno, e di parecchi simboli, emblemi, e figure al vivo significanti le virtù, e i meriti del glorioso defunto. Alla maggior Messa in musica dal celebre Maestro di Cappella Sig. Daniel dal Barba composta, oltre un immenso popolo, per nobile, e gentil desio v’intervenne l’Eccellentissimo Podestà Sier Giulio Antonio Mussati con tutti gli Uffiziali, Sergenti, e Servi di sua magnifica Corte, col più vago fiore delle Dame, e de’Cavalieri, e del Clero sì regolare, che secolare i più distinti soggetti. Chiuse in fine la funzion sacra, e con eloquente ben ordinata orazione, e tutta adorna del vero Toscan linguaggio, e oltremondo applaudita da tutti, il Nob. Sig. Co: Antonio Nogarola nostro erudito Concittadino.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Gazzettiere

Udine 17. Giugno 1789.

“Quanto mai improvvisa m’è riuscita la notizia, che lessi in una Lettera d’Udine, 7. corrente inserita nell’ultima vostra Gazzetta! Non sò comprendere come l’Istituzione d’una Accademia, che tanto promette, abbia potuto stare nascosta. Per dire il vero le espressioni dell’Anonimo mi sembrano un pò esagerate. Approvo l’ac-[402]coglimento fatto dalla Nobile Famiglia a que’Giovani studiosi: ammiro la loro plausibile risoluzione; e crederò che abbiano le più buone intenzioni per approfittare. Ma che pensino poi di poter giungere a segno di rimettere in fiore in una Città la Letteratura decaduta, se pur è vero, temo che sia una troppo difficile impresa, e superiore di molto alle loro forze. Forse l’Anonimo intenderà di parlare soltanto del poco amore allo studio, che scorgersi nella Gioventù, non già delle persone d’ogni età, frà le quali ve ne sono di colte, ed illuminate, come altrove. Se così ha inteso di parlare non andò lungi dal vero, nè io posso censurare quant’egli ha scritto, In tal caso ha fatto ottima cosa a render nota al Pubblico l’Istituzione di questa Accademia. Desidero, se non vi rincresce, che mediante la vostra Gazzetta, han fatti palesi all’Anonimo questi miei sentimenti, e v’assicuro ec.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Gazzettiere

Creola 22. Giugno 1789.

“Ella è pregata a voler inserire nel suo Foglio la presente relazione, che potrà servire di norma a tanti curiosi, che per appagare la loro innata curiosità non hanno il minimo riguardo di esporre tante e tante volte a repentaglio la salute, ed anche la vita.

Nella Villa di Trambacche del Territorio Padovano lungi miglia otto dalla Città di Padova, e dalla mia Casa duecento passi circa geometrici, nel p. p. Giovedì 17. cor: si affondò in questo Fiume Bacchiglione presso li Molini nel maggior corso dell’acqua fuori subito del sito detto la Bova, una Barca carica di pietre dette Scaglia di monte proveniente dal Castello di S. Martino di Cervarese, il di cui Proprietario è certo Signor Francesco Maffara dal Dolo. La destrezza de’quattro Uomini ch’erano nella Barca bastò per salvarli. Accorse tosto alla disgrazia il Padrone, e chiamata gente esperta, e fatti li necessarj ordigni si cominciò a liberare dall’acqua e la Barca, ed il Carico della stessa; quando jeri all’ore 19. circa concorsavi quantità grande di Popolo per la curiosità di vedere, e caricato più del dovere il Ponte, che attraversava il Fiume, e che dicesi comunemente Anducire inserviente al solo tragitto de’Pedoni, precipitò il Ponte stesso tirandosi dietro cinquanta e più Persone cadute parte nell’acqua, e parte nella Barca sommersa, parte nelle Barche vicine, e parte finalmente rimaste per aria attaccate a’Palizzati del Ponte. Non si sa fino ad ora la Dio mercè, che sia perito pur uno. La bravura de’cinque Nuotatori, che trovavansi nell’attualità del lavoro, liberò tutti dal pericolo della morte, sebbene non tutti sani; poichè un certo Contadino detto Dorio sr ruppe una gamba, ed altri chi contusi, e chi scoriati restarono in varie parti del Corpo. Se tante persone tratte dalla curiosità di vedere l’estrazione d’una Barca affondata avessero pensato piuttosto di andarsene alla Chiesa in quell’ora, in cui appunto s’insegnava la Dottrina Cristiana, e non avessero poi caricato tanto quel Ponte dopo anche averne avuto l’avviso dal Barcajuoli, non avrebbero certamente incontrato una disgrazia, per cui se per un ajuto speciale di Dio Signore non perì alcuno, per quanto sinora si sa, sorpresi però tutti da un’estrema paura ritornarono alle loro Case semivivi.”

Un suo aff. Associato. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Notizie contenute in altre Lettere.

In una di Brescia de’21 corrente assicurasi, che vive colà la grata me-[403]moria dell’Eccellente Sig. Vinc. Cogo fu Vicario nel precedente Reggimento, e lodasi le sua probità, e disinteresse: elogio ratificato in un altro Foglio a noi pure diretto. Circa al famoso Quadro di Tiziano di cui nel Biglietto riportato al Num. 48 di questa Gazzetta sospettasi della sparizione, sembra in questa Lettera che non vi sia da dubitare della medesima, e che il pezzo di tela gialla destinato a coprire per la miglior conservazione quella bella pittura, ora non servi che a celarne il vuoto. Si narra che anni sono all’occasione di trasportare i mobili ed arredi sacri della Chiesa de’SS. Nazario e Celso di quella Città, la quale rifabbricavasi, si sottrasse ingegnosamente al deposito una Pala del famoso Autore suddetto esprimente il martirio di detti Santi della quale era contrattata la vendita, e ricevuto un a conto, che si dovette restituire da chi preso l’aveva, perchè attesa la vigilanza del Pubblico Rappresentante d’allora fu scoperto il furto, ricuperata la preziosa pittura, e ben custodita sino al compimento della fabbrica di quel maestoso Tempio, e collocata poi all’altar maggiore con esultanza divota di que’parrocchiani, e di tutta la Cittade. Così i rei hanno risparmiata la spesa della copia ordinata già ad un Pittore con cui volevano ingannare il Pubblico.

Da Padova in data de’22 confermasi ciò che abbiamo scritto intorno a quello Spettacolo Teatrale, raccolto da vocali racconti. Dicesi che mantiensi, e cresce l’applauso; che il Pacchierotti nel Rondeau, e in varj pezzi di recitativo eccita di nuovo quell’idea di sublime, che il suo valore ci fece concepir per lo innanzi. Che il Maffoli è pregievole per la sua naturalezza, e molto distinguesi nella sua prima aria. Che il ballo serio non potrebb’esser più bello, nè di più vago intreccio, e che nell’esecuzione è valorosamente animato dalla prima Coppia Clerico.

Da Verona poi ci fu scritto che il dì 21 del corrente a Tomba villa distante un solo miglio da quella Città una povera donna trovandosi sola nella sua casa, mentre il resto della Famiglia era in Chiesa alla spiegazione della Dottrina Cristiana, essendo Domenica, fu assalita da due scellerati, che l’hanno scannata per rapirle un filo d’oro che al collo portava. Dicesi, che introdotti si siano appresso di lei col pretesto di comperare la seta di ragione di suo marito fatta nella presente stagione, e che i rei fossero appunto sensali d’un tal genere. Sia ciò vero, o nò, è certo come assicurasi da chi scrisse, l’enorme misfatto, e che gli empj sono nelle forze della Giustizia vegliante e pronta nell’ottimo Reggimento attuale.

Vorrebbe lo Scrittore di questo Foglio da noi sapere qualche cosa di più in seguito dell’assassinamento di Pianiga fatto al Pinton, ma nulla sappiamo più di quanto s’è riferito, e costantemente vien detto, che li rei non si sono trovati.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Amatiss. Gazzettiere

Da Rovigo 22 Giugno 1789.

L’Orfeo dell’Oboe, e del Corno Inglese il Sig. Giuseppe Ferlendis essendo di passaggio per questa nostra Città ha voluto lasciarci un ricordo di lui. Venerdì scorso, e Domenica sera in questo nostro Teatro diede due Accademie, alle quali copioso fu il numero di anime ben disposte e sensibili per la Musica. In ogni sera si fece sentire con due concerti uno di Cor-[404]no Inglese, e l’altro di Oboe con intreccio di varie Sinfonie, di ben scelti professori. Un sì celebre professore, Rovigo non l’ha più sentito. Credo superfluo il dirne le sue rare qualità, perchè pur troppo è conosciuto dall’Italia tutta per il più celebre, e particolare nella sua professione. Un notturno composto da lui all’improvviso, per Corno Inglese, Viola, e Corno da Caccia fu quello che piacque più di tutto, e fu replicato in ogni sera. Il Sig. Scarabello per il Corno da Caccia, ed il Sig. Cavallini per la Viola, nostri Professori, essi pure si fecero onore nel notturno per le sue parti obbligate. Chi non ama la Musica poco è degno di poter vivere. Ella s’insinua, ci alletta, e fa dimenticare quelle ore sì nojose che tanti coltivano per minorarsi la vita.

Ai Sigg. Dilettanti delle istruttive ed amene Letture, Giuseppe Rosa, ed Antonio dal Fabro.

Fra i più celebri Romanzieri Oltramontani, come fra i Fielding, i Richardson, i Prèvot, gli Arnaud, ec. occupa certamente un posto non inferiore il Sig. de Marivaux.

La di lui Storia di Marianna, il Contadino Ingentilito, la Maschera di Ferro sono produzioni, che hanno tutte fatta epoca nell’amena letteratura; e le replicate ristampe nell’originale idioma Francese, e le versioni nei linguaggj esteri sono prove convincenti che ne confermano, e ne autenticano il merito.

In fatti, la felice invenzione delle medesime, la naturale e nello stesso tempo sorprendente tessitura, la giudiziosa condotta, gl’inaspettati ma sempre verisimili accidenti, conditi della più ingegnosa e più delicata critica che sferza i difetti ed il vizio, e della più sana morale che invoglia alle belle azioni ed alla virtù le rendono dilettevoli, istruttive, ed in conseguenza utili e pregevoli.

A fronte di tali ottime qualità, gli editori suddetti si sono determinati a ristampare la Storia di Marianna, riguardata come il più perfetto lavoro dell’ingegno di esso Sig. de Marivaux, ma tradotta interamente di nuovo da persona perfettamente versata nelle due lingue, colla ragionevol fiducia, che avendo tal Romanzo, anche in una difettosa versione, incontrato nella nostra Italia l’universal gradimento, deva avere una miglior sorte, ora che vi ricomparisce ritradotto con più fedeltà, con più esattezza, con più eleganza. Questo pubblico gradimento determinerà gli editori medesimi a continuare la stampa degli altri due accennati Romanzi dell’Autore medesimo.

L’Edizione Italiana della Marianna sarà divisa, come l’ultima Francese, in quattro tomi di volume quasi eguale, contenenti, ciascuno tre parti, il primo dei quali si pubblicherà nel prossimo Aprile, e gli altri successivamente, a ragione di uno il mese.

La carta, il sesto, i caratteri ne saranno simili a quelli del presente Manifesto.

Il prezzo ne sarà di lire due Venete il tomo in Venezia, restando a carico dei Signori Concorrenti forestieri le spese di porto, ec.

Le associazioni si ricevono nel negozio di Gio: Antonio Curti, in Merceria di S. Giuliano, all’Insegna della Nuova Sorte, ed in S. Caterina nella Stamperia del stesso editore Giuseppe Rosa, il quale si lusinga, che l’esperienza, avuta dal pubblico, della sua esattezza, e della fedeltà alle sue [405] promesse nella Stampa del Catechismo Ragionato del sig. Conte Ab. Calini sia per procurargli un copioso numero di Associati. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Venezia 19. Marzo 1789.

Son uscisi li tomi primo, e secondo, ed è sotto il torchio il terzo.

Questa sera de’27 corrente nel Nobile Teatro Dolfin di Treviso si rappresenterà il Dramma giocoso intitolato l’Artista messo in musica dal celebre Sig. Maestro Domenico Cimarosa Napoletano.

Attori

Prima Donna assoluta

La Sig. Lucia Montini Bartolini.

Primi mezzi caratteri a vicenda.

Li Sig. Gius. Bartolini, e Luigi Codecasa.

Primi Buffi a vicenda

Li Sig. Franc. Bergami e Gaetano Ghedini.

Seconde Donne

Le Sigg. Maria Testini e Teresa Giurini.

Ballerini

Invent. e Diret. Sig. Stefano Magagnini.

Primi Ballerini Sig. Ter. Mazzorati e Sig. Giov. Monticini

Primi Grotteschi

Sig. Nicola Angelini Sig. Maddal. Magagnini, Sig. Sref. Magagnini sud. Terzi Ballerini Sig. Antonia Monticini, Sig. Giambat. Ponci, Sig. Beatrice Salamoni.

Primi Grotteschi fuori de’concerti

Sig. Rosa Foresti, Sig. Ales. Tomasini. con sei Figuranti.

Il Primo ballo è intitolato La congiura de’Tartari per usurpare le donne al gran Cam.

Il Secondo. Li divertimenti delle Tutte da Castello agli orti della Zuecca.

Le recite saranno venti e si darà per secondo Dramma; La Molinara del famoso Maestro Sig. Giov. Paisiello Napoletano.

Il vestiario di ricca e vaga invenzione sarà dell’abilissimo Sig. Antonio Dian detto il Vicentino.

La fuga del gran Gioseffone Re delle Montagne di cui tanto hanno parlato questi Fogli allorch’egli inquietava il Friuli, era ordita da qualche tempo. Il dì precedente a quello del suo tentativo ebb’egli una Lettera, e si crede che agisse con delle intelligenze. Assicurasi che fossero in dieci coloro che tentarono lo scampo. In varie maniere raccontasi il fatto. È certo che non hanno potuto fuggire che tre di essi, e che gli altri col loro Capo s’azzuffarono co’custodi nella corte delle prigioni, e il carnefice che là trovavasi fu quello che chiuse al di fuori la porta, e impedì la fuga. La libertà de’fuggitivi fu un bene di poche ore. Guidati sulla lista della Nunziatura Apostolica sarono per un giorno intero l’oggetto della popolare curiosità, e raccolsero molte elemosine. Avvisati la notte, che loro non accordavasi asilo s’imbarcarono in un Battello allo spuntare del giorno, e furono presi verso l’Isoletta della Madonna del Monte vicina a Mazorbo, e ricondotti alle carceri.

Tre furono i feriti nell’Erbaria dal furioso disperato fruttajuolo, e tutti della stessa arte sua. Uno d’essi stà molto male. Le ferite furono da assassino, e la sua risoluzione delle più barbare. Misero il Mondo se tutti così vendicassero le persecuzioni legali!

Notizie Sacre.

22. Giugno. Dieci mila Martiri sol-[406]dati crocifissi sul Monte Ararath in Armenia.

Nella Chiesa di Sant’Antonio Abbate a Castello, ch’era uffiziata da’Canonici Regolari di S. Salvatore, v’è un altare dedicato alli sud. SS. Martiri, di pregiate colonne, finissimi marmi, e lavori ad oro. V’era colà la stimatissima Pala di Vittorio Carpaccio esprimente il predetto martirio, ch’ora ritrovasi, come abbiamo riferito, nella Chiesa di S. Barnaba. Fu eretta quell’opera eccellente dalla Famiglia Ottoboni. A lato di esso altare veggonsi scolpite in marmo l’effigie di Leonardo e Gianfrancesco Ottoboni gran Cancellieri della Repubblica. Ecco l’origine di questo superbo lavoro.

Dirigeva il Monastero nel 1511. Franc. Ant. Ottoboni, e nel dì 10. Giugno arrivò colà dal Territ. di Vicenza con qualche principio d’infermità uno de’Canonici chiamato Gian And. da Venezia. Accolto caritatevolmente aggravossi il suo male, che si dichiarò epidemico, e lo tolse dal mondo in capo a tre giorni. L’Eccellentis. Magistrato alla Sanità assoggettò quel Monastero alla segregazione da qualunque esterna corrispondenza: onde que’Religiosi stretti dalle angustie più atroci non ebbero ricorso che alla divina Misericordia. Dalla pietà de’benefattori ebbero il necessario alimento, uno de’quali suggerì ad essi d’implorare l’intercessione de’diecimila Martiri. Mentr’essi oravano a questo fine il Priore nel suo privato Oratorio pregando anch’esso, e piangendo fu sorpreso dal sonno, e gli parve vedersi prosteso dinanzi all’altare del Santo Titolare, e udire aprirsi le porte del Tempio, e vederlo tosto empiuto da una moltitudine di Martiri coronati colla croce sulle spalle che a due a due processionalmente seguivano un gran Personaggio pontificalmente vestito, il quale giunto alla metà della Chiesa diede in divoto atteggiamento maestoso la benedizione, e poi con tutto il suo seguito disparve. Fu creduto esser egli stato San Pietro di cui correva in quel giorno l’ottava.

Parve dopo ciò al buon Priore d’udir dall’immagine del S. Ab. Titolare una voce che lo assicurasse essere quel Monastero sottratto da’pericoli del morbo Epidemico per l’intercessione de’SS. Martiri. Svegliatosi radunò li Canonici, loro narrò la visione, di che tutti ringraziando Iddio stabilirono di celebrare ogni anno in perpetuo la festa d’essi SS. MM. a’22. Giugno, ad onore de’quali Ettore Ottoboni nipote del Priore eresse quel magnifico Altare.

Un caso presente eccitò jersera una viva declamazione su’raggiri forensi, e sull’arte di prolungare le liti onde sottrarsi per un errore di ordine, di data, o di nome dall’esecuzione d’un giudizio deffinitivo tra noi detto Spazzo di Laudo e far venire ad un a capo dopo anni ed anni di cure, d’affanni, e di spese.

Noi non accusiamo il zelo di chi vorrebbe etirpare gli andirivieni di questo inestrigabile labirinto forense, ma ci crediamo in diritto di prendersela contro certi Veneziani che non hanno viaggiato oltre la Marca Trivigiana, e il Territorio di Padova, e volendo concentrare tutto il mal morale nella nostra Patria, hanno il coraggio e l’imprudenza di dire: queste cose non s’odono che a Venezia. Uno di questi tali fu quello che menò più romore degli altri al Caffè ove s’accese la disputa. Non avea in bocca [407] che la Germania, la Prussia, l’Inghilterra, la Francia. Per esso lui traduciamo il pezzo seguente, che gli farà aprire gli occhi sul suo inganno, e divertirà certamente quelli ancora che son persuasissimi che per tutta la Terra vi sia il suo male, e il suo bene.

Mezzo singolare di difesa nella causa d’un reo di Stato.

Si fece nel 1722. A Londra, nella Camera de’Signori il Processo al famoso Cristoforo Layer accusato di lesa Maestà.

L’Avvocato suo difensore rivogliendo la parola al Cancelliere cominciò a farsi forte sulla parola Cristopherus scritta colla e. Vostra Grandezza sà, dissegli, che questo mezzo di nullità espressamente è contenuto nell’atto del Parlamento sulle parole di mala ortografia, o dove il latino è improprio.

Mylord, non era possibile, ch’io potessi portar meco tutte le autorità su questo proposito; ma io ho qui molti Dizionarj, e de’Lexicon i più accreditati, i quali provano che la parola dev’essere Cristophorus, e sfido li miei Avversarj a mostrarmi alcun esempio tratto da un libro autentico greco, o latino, ove questa parola non sia scritta con una o e non con una e. Le regole dell’etimologia, e la formazione de’nomi capitali, provano che dev’essere così ortografizzata, nè può esserlo diversamente. In tutti i Dizionarj la parola latina per Cristoforo Cristophorus.

Spero, Mylord, che vostra Grandezza mi perdonera: la vita d’un uomo è qui interessata: e come non vorrei appoggiarmi ad alcuna ragione che in caso simile sia stata rigettata, così non devo rigettarne alcuna ch’esser possa essenziale per un prigioniero la cui difesa confidata mi fu dalla Corte. Ora passo alle parole delle quali il latino è improprio. Compassatus, imaginatus fuit & intendebat. Io non so se questo latino correrà alla sala di VVestminster, ma certamente non passerà alle Scuole di VVestminster.

Et intendebat. Et una congiunzione copulativa tra due verbi impiegati in differente tempo. Compassatus & imaginatus fuit son al preterito perfetto; & intendebat al preterito imperfetto. Perché quest’ultimo verbo non è stato messo come i due primi secondo le regole del latino classico? e perchè etc. . . .

Metatextualität► (Il resto nel foglio venturo.) ◀Metatextualität

Questa sera de’27. cor. si riaprirà il nuovo Teatro di Vicenza coll’accennato Dramma in 4. Atti Giovanna d’Arco messo in musica dal Sig. M. Andreozzi.

Primo uomo Sig. Franc. Roncaglia, Tenore Sig. Mat. Babbini, Prima Donna Sig. Ter. Marcioletti. Seconde Parti Sig. And. Multon, Sig. Luigia Guidi, Sig. Pietro Prati. Ultima parte Sig. Gius. Danieli. Con 12. Coristi.

Direttore ed esecutore de’Balli Sig. Gaet. Gioja primo Ballerino accompagnato dalla Sig. Carolina Pitrot. Primi Grotteschi Sig. Marianna Franchi, Sig. And. Mariotti, Sig. Ter. Mariotti, Sig. Gius. Passaponti. Primi di mezzo carattere fuori de’Concerti Sig. Gius. Marsigli, Sig. Luigia Banchetti. Altro Grottesco Sig. Fortunato Blasi. Terzi Ballerini Sig. Stef. Stellato, Sig. Maria Fracassi, Sig. Isab. Banchetti, Sig. Giov. Banchetti. Per le Parti Sig. Gasp. Burci. Con 16. Figuranti.

Lo Scenario all’Opera e Balli tutto nuovo del Sig. Cav. Franc. Fontanesi, il Vestiario del Sig. Baldassare Majani.

[408] Le recite avrano un corso successivo non interrotto da vacui sino al giorno 2. Avviseremo in appresso del loro progredimento e de’giorni di Corse di Cavalli.

Da un’altra Lettera de’24. scritta dalla stessa penna intendiamo, che furono poste in libertà le due persone arrestate e carcerate, perchè credute ree dell’uccisione della misera donna a cui fu tolto il cordoncino d’oro. Si dice che i certi colpevoli d’un sì enorme delitto sono due giovani presi essi pure, ed ora chiusi nelle carceri.

È scritto in un Foglio diretto ad altri che sono un birro, ed un molinaro.

Cambj 26 Giugno.

Parigi 57 e mezzo. Roma 62 e un 4to. Napoli 116. Livorno 100 e 5 8vi. Milano 155 e mezzo. Genova 91 e 3 4ti. Amsterdam 92 e 7 8vi. Londra 49 e un 8vo. Augusta 103. Vienna 196 e 3 4ti.

Prezzi delle Biade

Formento dalle 29 alle 30.

Sorgo Turco dalle 20 alla 21

Segale a ……. 16. 10.

Risi da 34 a 35 Duc. al m.

Inferiori da 32 a 33.

Degli Ogli

Di Corfù a Duc. 140.

Di Zante da 134 a 135.

Mosto da 134 a 135

D’affittar

Casa più che mediocre ben tenuta a S. Boldo in calle dell’Occa sul Rio.

Casa bella sul Canal grande a S. Marcuola in Corte di Cà Mosto.

Chi applicasse all’una, o all’altra si porti in Cà Correggio a S. Cassan in calle della Regina.

Morti.

La N. D. Marsilia Santorio Longo morta nella Villa di Monister Territorio Trivigiano.

Apresi col p. v. mese di Luglio un nuovo Semestre all’Assocciazione di questo Foglio. La costanza benevola de’primi che concorsero a dar qualche fondamento alla nostra impresa, e l’aumento progressivo del loro numero ci determinò a continuarla. Come al rinnovarsi d’ogni periodo d’associazione il vuoto di que’che si stancarono delle nostre fatiche, o ci hanno stancato colla loro ripugnanza al pagamento, fu empiuto da un successivo concorso, che sempre, benchè di poco, lo superò, così abbiamo ragionevolmente la speranza di giungere colla pazienza e col tempo a quel segno fissato da un discreto desiderio a cui dopo il corso di due anni ci siamo un pò avvicinati senz’arrivarvi. Lo studio, la fatica, la diligenza, la fedeltà a’nostri impegni contribuiranno certamente anche in avvenire a possibilitar questo punto.

Avvisiamo che nelle infrascritte Città gli Associati ricevono il Foglio senza spesa alcuna di Posta mandando a prenderlo da’Libraj

Padova Signori Fratelli Conzatti.

Verona Signori Fratelli Moroni, e Signor Tommaso Passerini direttore della Posta di Venezia.

Brescia Signor Dionisio Colombo.

Bergamo Sig. Francesco Locatelli.

Udine Signor Giambattista Damiani.

Venezia Signor Paolo Colombani a S. Bart. e Sig. Gian Ant. Curti a S. Zulian.

Pagasi un zecchino all’anno anticipato. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1