Gazzetta urbana veneta: Num. 48

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Num 48.

Mercordi’17 Giugno 1789.

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Il ladro frustato era un di quegli uomini, che lavorano al mangano. Dicesi che i suoi complici fossero tre del suo stesso mestiero, uno suo attuale compagno, e altri due che servito avevano lo stesso padrone, e da lui furono licenziati. Che li birri nascosti si fossero nella bottega onde gli altri tre rimasti di fuori per il trasporto abbiano potuto fuggire senza difficoltà. Si aggiunge che non fu offerta la mercanzia in pegno, ma in vendita; e non a un Ebreo, ma ad un facchino che serve in Ghetto. Non è ancora seguita sentenza sulla condanna del punito di frusta.

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Exemplum

Un galantuomo comperò giorni sono cinque libbre d’ottima carne in campo a S. M. Formosa, senza la menoma giunta. Avvezzo al prezzo fissato in certi altri posti diede in pagamento mezzo Ducato, se la prese, e andò via persuaso d’aver fatto buonissima spesa se da lui non si voleva di più. L’onesto Beccajo lo chiamò indietro, e diedegli cinque soldi dicendo: quì si sta alla Legge, e non si fa torto ad alcuno.
Serva l’avviso a quello ch’ebbe l’erbettarava per giunta. È atto di giustizia il far conoscere i Bottegaj onorati perchè i poveruomini vadino a spender da loro. Lo sarebbe egualmente quello ancora di manifestare i ladri per tenerli lontani dal pericolo d’essere assassinati. Chi ha cuore di sprezzare i comandi del suo Principe, e di tradire i poveri che alle mani gli capitano lo avrebbe ancora di scannare chi si facesse un tal merito verso il Pubblico: onde la Gazzetta a questi onori rinunzia. Tutti ci lagniamo della venalità, e della frode di certi venditori al minuto di cose necessarie alla vita. I Magistrati son aperti a’ricorsi contro i trasgressori de’loro ordini; niuno ricorre: così la disobbedienza, e l’inganno coll’impunità progrediscono, e le nostre lamentazioni sono sparse al vento. Una tale indolenza merita il danno che soffre.

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Scommessa fatale.

Exemplum

A Verona il giorno 6 cor. un Servitore s’impegnò con un suo amico di mangiare una libbra e mezza di ricotta (puina)1salata di fresco, sinch’egli facesse una corsa in cui trà andata e ritorno poteva impiegar 3 minuti. Vedendolo accostarsi alla meta quando restavagli ancora una buona porzione da trangugiare, per non perdere la scommessa se la cacciò tutta in gola, e miseramente affogossi.

Metatextualität

La Gazzetta non ricuserà mai di dar luogo a queste volgari notizie ad oggetto d’avvertire gli uomini a non azzardare per un vile interesse, o per un puntiglio
Il maggior bene …....
Che dar possan gli Dei. Lo scrittore di cotesta notizia brama sapere dal M. R. Sig. D. Giov. Omizzolo quanto costi uno de’suoi Fornelli per cuocere la carne con una libbra di carbone, onde farselo mandar a Verona, quando sia avvisato del prezzo. Abbiamo da Brescia un’altra ricerca su questo proposito. Se il Religioso medesimo ha l’abilità di far agire il suo segreto porporzionatamente in una caldaja impiegando a far bollire una maggior quantità d’acqua il carbone in relazione di quello che impiega a far cuocere la carne, sarà chiamato in quella città ad esercitarla con suo profitto. Attendiamo risposta sopra queste due ricerche, o da lui, o da chi ci mandò il Biglietto annunziatore del suo segreto. Libri Nuovi. Della più utile ripartizione de’terreni fralle praterie ed i seminati dello Stato Veneto Memoria del Padre Giovambat. da S. Martino Lettor Cappuccino, Cappellano dell’Ospital grande di Vicenza, Corrispondente dell’Accademia delle Scienze, e Belle Lettere di Padova; membro di molte Accademie, socio ec. ec. ec. Questo Libretto in 4to. di 27 pagine, ognuna delle quali in due colonne divisa, corredato di note, e d’una Tavola di varie proporzioni fra le praterie, ed i seminati co’loro respettivi prodotti, che a norma degli stabiliti principi si possono ritrarre sì in bestiame, che in grano, vendesi al Negozio Perlini al Ponte de’Ferali a S. Zulian per L. I. 5. È dedicato dall’Autore agli attuali Eccellentissimi Signori Proveditori a’Beni inculti, e Deputati all’Agricoltura. „Ripartendo i terreni, (dic’egli in una nota) metà a prato, e metà a coltura, risulta dalla sottoposta tabella il maggior numero possibile di buoi unitamente al maggior prodotto di grano; e per questa ragione appunto fu adottata dagl’Inglesi tale ripartizione. Ma attesa l’universale ripugnanza delle Provincie nel diminuire il numero de’loro seminati, io non mi arrischio d’insinuar per ora una tale ripartizione. Le riforme universali non sogliono introdursi che lentamente; in seguito alla ripartizione, che ora venghiamo dal proporre, persuasa la Nazione col fatto stesso de’suoi reali vataggi, s’indurrà forse da sè stessa ad abbracciare quest’ultimo partito, come il più profittevole di tutti gli altri.“ Discorso sopra la navigazione aerea seconda edizione arricchita d’aggiunte ed annotazioni interessanti, in 8vo di pag. 58 con una Tavola in rame. Fu questa Operetta stampata la prima volta nel 1784, poco dopo le prime esperienze del Sig. Montgolfier. L’esito ne fù sì felice che da molto tempo non se ne trovava più copia alcuna, e le ricerche che fatte vennero hanno indotto l’editore di questa ristampa a ridarla al Pubblico. Esamina l’autore della medesima nel suo Problema Nautico-Aereostatito: Se sia possibile far concepire al Globo aereostatico del Sig. Montgolfier una direzione orizzontale differente dalla direzione del vento. Il suo trattato sostenuto da note erudite, scritto con precisione e chiarezza, ne dimostra l’impossibilità. Si ha in esso molte belle deffinizioni intorno alla Nautica nella quale mostrasi versatissimo, e delle cui dottrine necessariamente fa uso per sostenere il suo assunto. Tanto che nell’atto che ammirarsi la solidità del suo ingegno nel combattere la contraria opinione si resta illuminato sopra una quantità di teorie spettanti alla navigazione, rese chiare ed intelligibili. Questo Libretto trovasi in vendita al prezzo di L. 1. 10. al Negozio della Dita Francesco Pezzana in Merceria dell’Orologio, e dal Librajo Brunetti al Capitello dietro la Chiesa di San Salvatore. Non sarà inopportuno l’averlo riprodotto in un tempo nel quale la smania di volare non è cessata. Il Sig. Blanchard ha fatto in Varsavia a’23 dello scorso mese dopo altri trentatre un nuovo viaggio aereo in compagnia d’una Dama Francese, che seco lui fece ancora quello di Metz, con eguale felicità. La permanenza del Sig. Lunardi a Napoli destò il fanatismo de’Globi aereostatici. Fuorchè il suo, che nemico dell’altezze, e grato al suo artefice non ha voluto mai abbandonarlo, quelli de’ragazzi di quella Città stendono de rapidi voli verificando alla grand’invenzione il presagio che diverebbe crepundia puerorum.

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Brief/Leserbrief

Sig. Gazzettiere

Brescia li 14 Giugno 1789.

„Com’è mai possibile che nessuno diavi ragguaglio dei tanti spettacoli da noi dati entro un mese? Io dirovvi adunque in ristretto che abbiamo avute due superbe corse di Lacchè, ed altra a Salò, lasciando la cura a chi ne fosse pienamente informato di darvene poi i più precisi dettaglj. Jeri mattina fece da qui partenza S. E. Zuanne Barbaro, che gloriosamente ha finito il suo Reggimento di Podestà. Io vi accerto con costanza, che egli amministrò la Giustizia colla dovuta rettitudine non disgiunta dall’innata sua carità verso de’poveri, nè potrebbe contrastarlo che un qualche maldicente o calunniatore. Jeri sera fu l’ultima recita dell’opera nel nostro Teatro. Lascio pure agl’intendenti la critica, od il plauso della medesima. Il libretto da voi annunziato al numero 46. intitolato Riforma de’nostri Orologj ec. qua si attende da molti con ansietà, giacchè è voce precorsa, che finalmente anco questo illuminato Pubblico voglia uniformarsi al costume del restante non solo dell’Italia, ma di tutta l’Europa coll’aggiustare i nostri Orologj all’oltramontana: ma si crede che ciò non succederà, sennonchè dopo la stagione d’irrigare le possessioni e ciò per non cagionar confusione nel ripartimento delle ore a ciascuno spettanti a norma degli stabiliti caratti per tale innaffiamento, sebbene, per quanto si scorge in quest’anno, pare non vogliamo aver siccità, piovendo ogni giorno, oltre la neve di cui sono coperte queste nostre montagne. Tale riforma è oramai desiderabile per ogni confronto d’utilità: ma desiderabile sarebbe altresì che s’illuminassero anche quei che fanno suonare per il tempo, resosi oramai inutile anzi pregiudizievole: e che quà è tanto in uso, con cui, massime in quest’anno che sono sì frequenti i Temporali siamo continuamente assordati dal suono inutile delle Campane delle Torri. Confidiamo, però che in questo Secolo illuminato l’impostura vien depressa e trionfa la verità. Sono ec.“
Un’altra Lettera parimenti di Brescia nella medesima data ratifica la partenza alle ore otto del dì precedente di S. E. Barbaro attesa la permissione ottenuta da questo Serenissimo Governo, perchè il N. H. Niccolò Contarini eletto in suo successore non accettò. Riconfermasi l’elogio riferito con queste parole. „Egli lasciò in amaro cordoglio tutta la Città, e Territorio di cui erasi acquistata l’universale estimazione per la retta giustizia amministrata, e la sua memoria rimarrà sempre viva trà noi.“ Aggiungesi „l’Eccellentissimo Albrizzi nuovo nostro Capitanio assunse pure la Carica di Podestà. Le singolari sue doti ed obbliganti maniere promettono a questa fedelissima Città un ottimo governo.“ È detto in questa medesima Lettera che si stà preparando per la prossima Fiera di Agosto un’Opera seria, e si vanno scritturando da quella Impresa li più rinomati Professori tanto di canto che di ballo, onde lo spettacolo riesca de’più magnifici, che in quel Teatro si sieno veduti non meno per l’essenziale, che per le scene, vestiario, e decorazioni tutte nuove; che una, o più corse di barbari, e di Lacchè inviteranno i forastieri delle quali ci promette l’avviso a tempo il cortese scrittore di queste notizie. Biglietto. „Un Forastiere, che ogni anno passa per la Città di Brescia molte volte, siccome dilettante di pittura ha riflesso da pochi anni, che non può più aver il contento di vedere esposto nemmeno in giorno delle Feste più solenni il famoso Quadro di Tiziano rappresentante l’Adultera condotta alla presenza del Salvatore esistente nella Prepositurale Chiesa di S. Afra situato sopra la portella per cui si và in Sagristia: ma bensì di vederlo sempre coperto con una tela gialla. Egli non s’arrischia a chiederne lo scoprimento ma eccita quei custodi a lasciarlo esposto almeno nelle solennità di quella Chiesa onde appagare la di lui curiosità quando s’incontra capitarvi, altrimenti dovrà conchiudere che abbia anche quello fatto il volo, come lo ha fatto un altro, ch’era esistente in una Chiesa di Regolari recentemente soppressi, per veder il quale convien ora andare in una Galleria particolare. Solennità ordinarie. 15 Giugno S. Vito e Modesto. Descritta negli due anni scorsi la solenne Processione del Clero, delle Religioni, e delle Scuole Grandi, alla quale fu posto ordine nell’anno 1502 usiamo anche in questa occasione del metodo di preferire ripetizioni ciò che allora non s’è da noi riferito; e per ciò scegliamo l’infrascritto passo del Sansovino sull’origine di questa pubblica gita del Serenissimo Doge con la Signoria, la Quarantia Criminale, e i Savj degli Ordini, corpi che furono a norma dell’usato trattati a Banchetto lautissimo da sua Serenità, ch’ora gode il prezioso bene di sua ricuperata salute. „Ritrovandosi Baiamonte Tiepolo ricco oltre modo, & pieno di alterezza per le Castella, per le dipendenze, & parentadi, ch’esso teneva nella Dalmazia, parte offeso, & parte persuaso a ciò da i cognati, i quali parimente essendo grandi, non potevano punto sopportar compagni nel dominare, pensò d’atterar la Repubblica; onde esso medesimo incorse nel precipitio, ch’egli procurava alla patria. Perciocche havendo combattuto su la piazza l’ano 1310 a i 15 di Giugno, & essendo stato rotto dal Prencipe Gradenigo, fu scacciato, & mandato in esilio. Et i complici severamente puniti; & rovinate le case fu instituita la predetta solennità dal Consiglio de Dieci, creato all’hora per guardia, & custodia di questo Stato. Il che espresse il Giorgio con gli infrascritti versi:

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Cum Bajamons sumptis armis supponere cives, Et patriam vellet suppeditare sibi, A Duce Gradenigo contra obsistente repressus, A Patribus meritum est pulsus in esilium, Annua qua propter celebrantur festa quotannis, Duxque epulo iuvenes excipit egregio, Hoc proavi sanxere pij, victoria tanta, Ut presens esset, perpetuoque recens, Jure quidem patriam quoniam lux illa redemit, A misero cives eripuitque iugo, Solemnis iam vos huius studiosa iuventus, Ne lateat certe prodita causa fuit.

Metatextualität

Perchè sia stampata su questo Foglio a benefizio comune indiritta ci venne una Preghiera universale per il genere Umano nella quale il suo Autore, che si segna Aristarco, pretende aver dato un saggio della più sana morale, e della più robusta saviezza. Per far conoscere il suo errore basterebbe l’appagarlo. Vedrebbesi, che il capo d’opera de’suoi maturi riflessi languisce in più parti in frivolezze puerili, in altre è infetto di veleno satirico contro la Spezie umana, e in alcuni principj non accordasi collo Spirito della nostra Religione. A sua confusione ed insegnamento gli presentiamo il Formulario d’Orazione, che appunto per tutti gli uomini compose l’immortal Pope. S’egli letto l’avesse non avrebbesi stemprato il cervello a formare il suo: quando però il di lui amor proprio non glielo facesse trovare meglio di questo; prodigio che non è raro, particolarmente in letteratura.

Zitat/Motto

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D. O. M.
„ Padre dell’Universo, tu cui tutti i Popoli adorano sotto i gran nomi di Giove, e di Signore! Suprema e prima causa, che nascondi al mio guardo la tua adorabile essenza, e non fal conoscere che la mia ignoranza, e la tua bontà; Accordami in questo stato d’acciecamento, di scernere il ben dal male, e di lasciare all’umana libertà i suoi diritti, senz’offendere i tuoi santi Decreti. Insegnami a temere, più che l’Inferno, ciò che la coscienza mi proibisce, ed a preferire al Cielo medesimo ciò ch’essa m’ordina. Ch’io non ricusi alcuna delle grazie che tu m’accordi. I tuoi favori non devono ritornare verso di te: il riceverli è un obbedirti. Nondimeno non mi permettere, ch’io ristringa i tuoi benefizj nello spazio limitato della terra, e ch’io ti riguardi come il solo Dio dell’uomo, mentre che d’ogni parte mi circondano de’migliaja di Mondi. Che questa debole mano non abbia la temerità di lanciare i tuoi fulmini, nè di segnar degli scritti di condanna contro quelli che io credessi nemici tuoi. S’io cammino ne’sentieri della verità, assistimi ond’io mi sostenga; e se mi vedi sviato degnati di ricondurmi sul buon sentiero. Preservami dal folle orgoglio: fa ch’io sia contento tanto di ciò che la tua saviezza ricusa, che di quanto accorda la tua bontà. Insegnami a sentire i mali degli altri, ed a nascondere i loro difetti. Usa verso di me della misericordia di cui avrò usato verso degli altri. Per quanto io sia piccolo agli occhi tuoi, son animato però dal tuo soffio. Deh siii mia guida o vivendo, o sia che muoja oggidì. Ch’io mangi in pace il mio pane sino a tal giorno. Tu sai se di quanto v’ha sotto il Sole qualche cosa mi convenga o nò; che sia fatta la tua volontà. Padre dell’Universo a cui lo spazio intero serve di Tempio, e la terra, il mar e i cieli d’Altare, ascolta il concerto di lodi che tutti gli esseri intuonano ad onor tuo, e salga sino a Te l’incenso delle loro preghiere.“

Metatextualität

La traduzione di questo pezzo da noi fatta in questi momenti all’oggetto accennato non sarà certamente discara a que’leggitori che non l’hanno prima veduto.
Nel seno del Cattolicismo noi non abbiamo d’uopo di ricorrere a’Poeti Inglesi per saper come s’abbia a pregar il Signore. Il suo punto di vista è di preghiera universale: il merito del Cristiano Filosofo è d’aver parlato alle Nazioni tutte con quel linguaggio di dignità da cui è ben lontano il sedicente Aristarco. Proclama della Conferenza Eccellentissima dell’Inquisitorato all’esazione de’pubblici crediti, e del Collegio de’Dieci Savi sopra le Decime in Rialto. Con Proclama della Conferenza Nostra in data 30. Maggio 1787., già approvato dall’Eccellentissimo senato col Decreto del giorno 6. Giugno susseguente, furono chiamati tutti gli attuali Possessori de’Beni descritti nelle Condizioni al Collegio de’Dieci Savj sopra le Decime in Rialto, con qualunque Titolo temporaneo, o permanente, gli avessero nelle mani, a presentarsi al Collegio stesso nel prefisso termine di sei Mesi, per ivi riconoscere, ed approvar l’esistenza delle rispettive Dite, nelle loro vere, ed integre Rappresentanze de’Beni Stabili da esse in qualunque Luogo posseduti; ovvero per effettuare inerentemente alle costanti Leggi in varj tempi emanate, li voluti Traslati al proprio nome quelli tutti, che per abuso, o negligenza non li avessero precedentemente verificati. Spirato però questo termine senza che da tutti li Possidenti sia stata prestata la dovuta obbedienza a questa Pubblica risoluta volontà; l’Eccellentissimo Senato, secondando gli impulsi di sua Sovrana Clemenza, prima di pesare la mano sopra gl’Inobbedienti con le Pene cominate nel Proclama medesimo, e nelle quali sono di già incorsi, ha voluto autorizzare la Conferenza Nostra ad accordare loro benignamente l’altro perentorio termine di quattro Mesi, cioè fino all’ultimo giorno di Aprile 1788, entro del quale dovessero immancabilmente tutti gli attuali Possessori de’Fondi Stabili, presentarsi al predetto Collegio a qualificarli di propria appartenenza, o ad eseguire li convenienti Traslati de’quali abbisognassero. Ma trovando (per ingrata resistenza ai Sovrani Comandi) reso poco utile questo secondo esperimento, dalla Pubblica indulgenza accordato, e non volendo la Paterna Cura dell’Eccellentissimo Senato lasciare intentata ogni vìa, prima di passare con braccio forte, e risoluto a scagliare il peso del giusto suo rigore contro gl’Inobbedienti, secondando gl’impulsi del suo Cuore verso li suoi Sudditi, crede per ultimo perentorio termine, di accordare lo spazio ancora di Mesi sei alla totale verificazione de’comandanti Traslati, dopo il quale passerà irremissibilmente contro li Contumaci Inobbedienti, a tutte quelle Pene, che furono negli ultimi Proclami cominate. Nel mentre la Conferenza Nostra a ragione confida, che questo nuovo tratto della Pubblica Indulgenza richiamerà ogni uno al più sollecito, e pontuale adempimento del sopra espresso comando; si fa pubblicamente intendere, e sapere, che ad ogni Dita, tostocchè avrà verificata, ed approvata la identità de’Beni connotati al proprio Nome, verrà, come un sicuro riscontro di sua obbedienza, rilasciata dagli incombenti Scrivani una Fede a Stampa Gratis; e parimenti verrà data altra Fede a Stampa ad ogni Possidente, che avrà effettuato il proprio Traslato. Perciò che riguarda l’Operazione die Traslati, resta espressamente dichiarito, che qualunque sia la Dita Traslatante, e qualunque ne sia il motivo, o il Titolo, niuno eccettuato, non dovrà mai per alcuna immaginabile causa, o pretesto esser dalli Scrivani del suddetto Collegio de’Dieci Savj, pretesa a pagamento somma maggiore di soldi cinquanta per ogni Dita Traslatante, compresa la Copia, quando anche il Traslato comprendesse in sè Beni non solo soggetti alla semplice Imposta della Decima, ma pure ad ogni una delle altre analoghe Gravezze, cioè del Campatico Generale, e degli altri due campatici di Brenta, e di Adice; al qual prezzo non dovrà essere fatta la menoma alterazione, con aggravio de Traslatanti, durante il periodo, che dalla Pubblica Autorità, e Clemenza viene loro concesso. Data dalla Conferenza dell’Inquisitorato all’Esazione de’Pubblici Crediti, e Collegio de’Dieci Savj sopra le Decime in Rialto li 5. Giugno 1789. Addi 6. Giugno 1789. Approvato con Decreto dell’Eccellentissimo Senato. Pubblicato sopra le Scale di San Marco, e di Rialto, per Francesco Cigogna Pubblico Comandador li 12 Giugno 1789. D’affittar Casa e Bottega in campiello delle Mosche a S. Pantalon. Le chiavi sono dal Callegher in detto campiello. Il ricapito è al Negozio del Generale in Merceria di S. Marco. Avviso del Gazzettiere. D’ora innanzi non sarà stampata assolutamente veruna notizia di Terraferma se non venga in Lettera franca. Domani 18 corrente partirà per la sua estraordinaria Ambasciata di Spagna S. E. il Sig. Franesco K. e Proc. Pesaro. Il suo Secretario è il Signor Camillo Cascina, che in tal qualità ha servito in Francia l’Eccellentissimo K. Andrea Dolfin ora Ambasciatore di questa Repubblica alla Corte di Vienna, e servirà pure nella sua ordinaria Ambasciata a Madrid S. E. il Signor Girolamo Gradenigo. Quesito. Se possa dirsi grande ad un uomo, che sia egualmente magnanimo in far del bene agli amici suoi, che vendicativo nel far del male à di lui nimici. Risposta. La Gazzetta Urbana non tien circolo aperto per rispondere come i nostri estemporanei Poeti venali a tutte le ricerche che fatte le vengono. Pure non resta in silenzio quando le ne giungono alcune alli quali si trova obligata a dare risposta dal principale de’suoi doveri, cioè quello, che che in contrario i maligni ne dicano, di rendersi utile quanto più per essa è possibile. Coerente a tale principio dirà dunque ch’era massima di Cleomene ch’un buon Re far dovesse del bene agli amici suoi, e del male alli suoi nemici: sulla quale Aristone esclamò: quanto sarebbe più grande il far del bene agli amici, e tanti amici de’suoi inimici medesimi!

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Exemplum

Prodigiosa influenza d’un verso di Plauto. Ardeva un Giovinetto italiano di volontà di segnalarsi nella militare carriera al servizio d’una delle attuali belligeranti Potenze. Era già vicino a dar mano alle ultime misure per determinare il suo stato, quando leggendo ora uno squarcio ora l’altro delle Commedie di Plauto gli cadde sott’occhio il seguente verso con cui parla un Soldato, che lo mise in serie riflessioni, e lo fece poi rinunziare alla sua vocazione:

Zitat/Motto

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Zitat/Motto

Latrocinatus annos decem mercedem accipio.

1Perdonino per carità gli intelligenti la per loro inutile traduzione di questa voce. Cantò il nostro Goldoni nel suo Esopo alla Grata: Sò che queste erudite Religiose Capirebbero il Berni e il Malmantile, Perchè son tutte Dame virtuose Nate di sangue illustre e signorile; Ma veggo dietro le cortine ascose Certe Converse d’estrazione umile Cui son le voci inusitate oscure, E ho piacer che capiscano esse pure. L’applicazione è facile.