Gazzetta urbana veneta: Num. 35
Permalink: https://gams.uni-graz.at/o:mws.4034
Ebene 1
Num. 35. Sabbato 2. maggio
1789.
Supplemento
L’Evangelista San Marco fu
sacrificato al furor de’Gentili l’anno 68 di N. S. in un
alpestre sito detto Bucoli poco lontano d’Alessandria. Era egli
all’Altare offerendo il divin sacrifizio quando assalito ed
afferrato dagli empj, legatagli una corda al collo fu
strascinato come il più sozzo animale in Città, passando per
luoghi scoscesi onde tinse del suo sangue la terra, e per la
gravità delle contusioni, e lacerazione delle sue membra morì,
può dirsi, martirizzato. Ebbe dagli Cristiani abitanti in quella
Città onorevole sepoltura, ove giacque il glorioso suo corpo
sino al Secolo ottavo in circa. Buon Tribuno, e Rustico da
Torcello, giunsero con dieci navi cariche delle loro merci nella
Soria, e ad onta della Legge inibitiva del Senato Veneto,
imposta a’suoi sudditi, d’approdare alle spiaggie d’Oriente
possedute; dagli Arabi Maomettani, fosse o per salvarsi dalle
minaccie d’un mar burrascoso, o per oggetti di loro interesse
contravvenero al comando, e per venerare il corpo del Santo
Vangelista già celebre in questa loro Patria portaronsi in
Alessandria ove il Califo de’Saraceni ordinato aveva il
disfacimento delle Chiese Cristiane affine di servirsi di
que’marmi per l’erezione d’un magnifico Palazzo nelle vicinanze
di Babilonia. Erano afflittissimi per questo comando Staurazio
Monaco, e Teodoro Prete custodi del Tempo in cui giaceva la
sacra spoglia del Santo Evangelista, e i due divoti Veneti
viaggiatori si prevalsero della loro dolorosa situazione onde
averli propizj per trafugarla, e portarla in questa Città. Fu
essa destramente cangiata con quella di Santa Claudia, e con un
artifizio che deluse la vigilanza di que’barbari trasportata in
una di quelle Navi, che si misero tosto alla vela. Giunte ad
Umago n’ebbe avviso il Doge Participazio, il quale
perdonò la trasgressione del comando a Buono ed a Rustico, e
colla Nobiltà e Clero, seguito da popolar moltitudine si portò
ad incontrare il santo corpo, che fu solennemente deposto nella
Cappella Ducale. Ommettiamo per ora quanto avvenne dappoi per
non uscire da que’confini, che la convenienza prescrive
all’estensione di questo Foglio, e per discendere al
compartimento delle cere che nel giorno di sì gran Santo
protettore principale della nostra Patria si fa dalle Scuole
Grandi, che visitano la sua Chiesa. Anticamente erano queste
portate sopra bacini d’argento, ed offerite alle quì
sottoscritte Cariche. Ora si portano sopra dei Solaj disposte a
mazzi con ordine, e vengono poi recate all’abitazione d’ognuno
de’seguenti: Ogni Scuola grande dà dunque al Serenissimo Doge un
candelotto miniato col di lui stemma in argento. Uno da libbre 4
a S. E. Monsignor Nunzio Apostolico. Uno simile a S. E.
Cancellier Grande. Uno da libbre 3 a S. E. Monsignor Primicerio
Ducale. Uno da lib. 2 al Rev. Maestro di Cerimonie. Uno simile
all’Eccellentiss. Procurator Cassiere della Procuratia De Supra.
Uno simile ad ognuno degli Eccellentiss. Consiglieri. Uno simile
ad ognuno delli tre Eccellentiss. Avogadori. Tre simili per gli
Eccell. Capi dell’Eccelso Consiglio di X. Tre simili alli tre
Eccel. Capi della Quarantia Criminal. Due simili per gli Eccel.
Censori. Uno simile ad ognuna delle Magistr. Biave, sopr’Atti,
Sal, Gov. dell’Entrate Pub., Proprio. Uno simile al Reverendiss.
Vicario Ducale. Tre simili per il Secretario, Fiscale, e
Ragionato del Magistr. Eccellentiss. sulle Scuole Grandi. Due
simili agli Eccellentiss. Procur. De supra. Sessanta simili per
gli Eccell. Senatori della muta d’Estate. Quattro simili per le
LL. EE. Porta Stocco e Compagni. Uno simile al Ballottino di Sua
Serenità. Da lib. una e mezza num. 21 distribuiti alli
Circospetti Segretarj del Senato, e dell’Eccelso Consiglio di X.
attuali ed usciti, alli Notaj dello stesso Eccelso Consiglio, ai
Fedeli Ragionati Ducali, ai Cancellieri inferiori, ed ai
Gastaldi Ducali. Candele da una libbra. 1. Al Cappellano di Sua
Serenità. 2. Alli Rev. Sagrestani di S. Marco. 2. Alli Porta
Mitra e Pastorale. 2. alli Rev. Diacono e Suddiacono. 2. Alli
Rev. Assistenti. 3. Alli Gastaldi e Notajo Proc. De. Supra. Una
al Custode del Santuario di San Marco. Una al Cavalier di Sua
Serenità. 7. Alli Fanti dell’Eccelso Consig. di X. Una al
Capitan Grande. Da oncie sei. 1. al Zago di Sua Serenità. 2.
Alli Rev. Accoliti. 6. Alli Ministri della Proc. De Supra. 4.
Alli Nonzoli di Chiesa. 2. Alli Capitani di Sua Serenità. 6. A
quelli dell’Eccelso Cons. di X. 6. Alli Chierici di San Marco
che portano Aste e Croce. Da oncie 4. Num. 24. alla Corte di Sua
Serenità. Da oncie 2. Num. 50. alli Comandadori Ducali. Non
abbiamo cangiato l’ordine con cui è stesa questa descrizione
indirittaci dalla diligente bontà del solito incognito che ci
favorisce queste notizie. Ebbimo nell’anno scorso a
conveniente tempo le relazioni degli onori ricevuti dalle Città
ed Isole di Corfù e Zante dal glorioso Ammiraglio K. e Proc.
Angiolo Emo, e si appagò la nostra venerazione per un sì
illustre Soggetto riproducendole su questi Fogli autenticate da
que’pubblici documenti, che colà eterneranno la sua memoria.
Seppimo averne Egli pure ricevuti a Ceffalonia, procurammo
d’avere le carte necessarie alla stampa; queste ci furono
promesse, ma la nostra speranza rimase per lungo tempo delusa.
V’è un’avarizia in certuni su questo punto, che fa un gran torto
al loro genio, e non si saprebbe come deffinire. Si vorrebbe che
la Veneta Urcana Gazzetta fosse molto interessante, s’ode a
lagnarsi per non ritrovarla tale, e poi in luogo d’aprire delle
vie a chi suda per migliorarla, si oppone tutti possibili
ostacoli a’suoi tentativi. Quello che s’è ricercato invano ci
venne ora spontaneamente offerto da mano amica. Senz’indugiare
lo diamo al torchio. La data non può rendere meno cara una Parte
a chi non la lesse: per quelli che conservano i nostri Foglj
sarà grato d’avere in essi la copia d’un monumento di cui
mancavano, e di sentire ripetute le lodi d’un merito eccelso,
che l’altr’jeri nell’Augusta Assemblea dell’Eccellentiss.
Collegio fu oggetto di gentilissimo uffizio a nome d’uno
de’maggiori Sovrani d’Europa. Addì 11. Ottobre 1788. S. V.
Presentata nella Cancelleria di questa Magnifica Città
dagl’Infrascritti Magnifici Signori Sindici per essere della
medesima data notizia ex offitio alli Spettabili Signori
Contrad. affine. ec. Illustrissimo ed Eccellentissimo
Reggimento, Nobile, magnifico ed onorando Consiglio.
“L’ammirazione: che risvegliano i Genj estraordinarj, e
l’esultanza eccitata ne’cuori fedeli de’sudditi dalla presenza
de’grandi utili allo Stato, e preziosi alla Nazione, hanno
diffuso una generale sensibilità in tutti gli ordini dell’Isola
alla prima sospirata comparsa dell’Eccellentissimo M. K. e
Procurator Angelo Emo Cap. Estraord. delle Regie Navi, dopo un
glorioso quinquennio di magnanime imprese nella Guerra Piratica
dell’Affrica. Noi ricordiamo con gioja di averlo veduto in altri
tempi ancora a decorare con le sue Navi il nostro Porto, quando
che nodrito negli studj più austeri, e più profondi; consecrato
per inclinazione alla scienza della quantità, per cui gli si
accrebbe a bella prima lo spirito nativo della combinazione, e
del calcolo; guidato dall’irresistibile impulso del genio
all’arte sublime, e complicata che ha la Filosofia per
fondamento, il mare per soggetto, e la grandezza degli Stati, e
il commercio per iscopo, avvezzo a moltiplicare le nozioni
dirette con la più profonda riflessione più utile dello studio;
nato col talento de’dettagli, e con quel colpo d’occhio rapido,
che comprende tutte le relazioni, e prontamente decide, venne
egli nelle varie successioni de’navali comandi a renderci
spetattori delle traccie luminose del vasto suo genio, del
frutto maturo degli studj più estesi, e del solido vantaggio
delle più rare osservazioni esperimentali. Allorchè onorato
da’Sovrani, commendato dagli Esteri, benedetto da’sudditi,
seguito ovunque da’nostri voti ritornò in seno della Reale sua
Patria; Noi accolsimo con giubilo la notizia consolante, ch’egli
Erede siccome delle virtù Patricie, così della clemenza speciale
dell’inclita sua Famiglia verso la Grecia, ne fù in ogni
occasione Protettore spontaneo, benefattor generoso, quando
seduto trà li augusti Confessi de’Padri Conscritti, o impiegato
in amplissime Magistrature occupò la mente profonda, ed il sublime, e tenero senso dell’amor patriotico
in gravi consiglj, in energica cooperazione pel vigore del
sistema Politico, ed in vittoriosa eloquenza per il maggior bene
aristocratico, e per la Pubblica felicità. Pervenutoci poi il
lieto annuncio che per fiaccare il feroce orgoglio di quei bar
bari, i quali in mezzo a tante forze dell’Europa osano insultare
li Paviglioni dei Re fù scelto dalla Pubblica sapienza, e con
nuovo luminoso titolo, e con estesa estraordinaria facoltà gli
fù confidato il decoro della patria, l’onor dei mari, e la
sicurezza dei sudditi: quando raccolsimo, che l’E. S. con nuovi
piani, e con luminose direzioni delle forze motrici determinando
con peculiari nozioni d’architettura Navale la proporzione, e la
solidità de’materiali, faceva sollecitamente approntare le Navi
necessarie per la illustre spedizione, quando accompagnato dalla
fiducia Sovrana partì dalla Capitale, e comparì di nuovo a noi
vicino introducendo con nuove Leggi e con insolita disciplina,
l’ordine, il decoro, e l’intelligenza, nel corpo prima negletto,
ed oscuro della marina; il nostro giubilo fu estremo, e le
nostre benedizioni lo accompagnarono nell’Affrica. Colà egli
sviluppò la forza del Genio, e mostrò i vantaggi della
riflessione, e dell’esperienza; la superiorità del coraggio, i
talenti guerrieri, e la prontezza dell’istinto, che decide, e
trova ad ogni sopravvenienza rapidi, e convenienti ripari. Così
fulminate le spiaggie Piratiche colla più intelligente direzione
di orribili strumenti di strage, ed incendio fatti agire, e
slanciati da nuove ideate Galleggianti; rovesciati dal fuoco
incessante delle batterie i più forti ricoveri de’nemici,
umiliato il barbaro orgoglio, repristinata, ed accresciuta
l’antica gloria degl’invitti Vessili della Repubblica; resa
libera, e riverita la Nazionale Navigazione; ottenuti gli Elogj
di quelle stesse Potenze, di cui la Marina è l’appoggio, ed il
vanto; associato il nome famoso a quello de’più grandi
ammiragli, lodato da Sovrani, celebrato da Filosofi, registrato
da storici ne’fatti del secolo; conservando con profonda, e
coraggiosa Politica nella Guerra dei tre imperi nella
complicazione delle circostanze, e nelle combinazioni de’sudditi
la più esatta, e dignitosa neutralità della Repubblica, avendo
ricevuto perpetui contrassegni della piena fiducia, e concorso
dell’augusto Senato, e del sovrano gradimento del nobile
contrassegno della cospicua veste Procuratoria, la quale con
ereditario splendore coprì il Duce vittorioso in faccia al
nemico sbigottito, come l’immortal Genitore sotto gli occhi del
Sultano; adorato in fine dalla Flotta, acclamato dai Popoli,
chiamato co’nomi più gloriosi, per non lasciare defraudati anche
i nostri cuori fedeli della consolazione di contemplarlo da
vicino, venne ad onorare l’ossequiosa nostra Patria colla sua
insigne presenza, accogliendo con estraordinaria degnazione, e
con Paterna bontà i sensi di pubblica esultanza, che a nome
della Città, e del Popolo gli espresse la Deputazione
de’sindici. Ora perchè sia conservata perpetua la memoria d’un
onore tanto prezioso, e perchè i posteri più remoti sappiano che
noi abbiamo aspirato di dare una significazione permanente del
nostro ossequio, e della nostra ammirazione verso un Soggetto
così raro, ed insieme per procurarci il massimo bene di aver con
quell’anima eccelsa un rapporto di peculiar rassegnazione
fregiandoci d’un nome, che ci consoli. Va Parte: che acclamato
l’Eccellentissimo M. K., e Procurator Angelo Emo Cap. Estraord.
delle Navi in Protettore della Città, et Isola sia devotamente
supplicato dalli Sindici, accompagnati dalle Cariche principali,
e da concorso numeroso de’Nobili di accogliere con generosa clemenza il pronunciato titolo glorioso per
noi, e collocandoci sotto l’ombra del suo distinto Patrocinio
degnarsi essere il tutelare nostro Genio. Verrà poi ad eterna
ricordanza della nostra dedicazione ed a perpetuo contrassegno
agli Esteri eretta nel più cospicuo luoco della Piazza una
Nobile Lapide con la seguente inscrizione. Angelo Emo Euqiti
AEdis Divi Marci Procuratori Classis summo cum Imperio Praefecto
viro Justitia Humanitate litterarum scientia Praeclaro in
Ducenda & Moderanda Classe Facile Principi Eversis Jam
Incensisque Piratarum Urbibus Fracta Eorum audacia asserta
Marium Libertate Et Venera Virtute, e Bello Tunetano Reduci
Cephalenae monumentum hoc fidei Pietatis Gratulationis Inclyto
Patrono Posuit. ( Gio: D. Crassan Sind. ( Pietro Valsamachi
Sind. ( Gio: Franc. D. Zulatti Sind. ( Anzolo Orio P. Spirid.
Malacchi Canc. della Magnifica Città
Ebene 2
Supplemento
All’Articolo Solennità ordinarie
del precedente Foglio.
L’Evangelista San Marco fu
sacrificato al furor de’Gentili l’anno 68 di N. S. in un
alpestre sito detto Bucoli poco lontano d’Alessandria. Era egli
all’Altare offerendo il divin sacrifizio quando assalito ed
afferrato dagli empj, legatagli una corda al collo fu
strascinato come il più sozzo animale in Città, passando per
luoghi scoscesi onde tinse del suo sangue la terra, e per la
gravità delle contusioni, e lacerazione delle sue membra morì,
può dirsi, martirizzato. Ebbe dagli Cristiani abitanti in quella
Città onorevole sepoltura, ove giacque il glorioso suo corpo
sino al Secolo ottavo in circa. Buon Tribuno, e Rustico da
Torcello, giunsero con dieci navi cariche delle loro merci nella
Soria, e ad onta della Legge inibitiva del Senato Veneto,
imposta a’suoi sudditi, d’approdare alle spiaggie d’Oriente
possedute; dagli Arabi Maomettani, fosse o per salvarsi dalle
minaccie d’un mar burrascoso, o per oggetti di loro interesse
contravvenero al comando, e per venerare il corpo del Santo
Vangelista già celebre in questa loro Patria portaronsi in
Alessandria ove il Califo de’Saraceni ordinato aveva il
disfacimento delle Chiese Cristiane affine di servirsi di
que’marmi per l’erezione d’un magnifico Palazzo nelle vicinanze
di Babilonia. Erano afflittissimi per questo comando Staurazio
Monaco, e Teodoro Prete custodi del Tempo in cui giaceva la
sacra spoglia del Santo Evangelista, e i due divoti Veneti
viaggiatori si prevalsero della loro dolorosa situazione onde
averli propizj per trafugarla, e portarla in questa Città. Fu
essa destramente cangiata con quella di Santa Claudia, e con un
artifizio che deluse la vigilanza di que’barbari trasportata in
una di quelle Navi, che si misero tosto alla vela. Giunte ad
Umago n’ebbe avviso il Doge Participazio, il quale
perdonò la trasgressione del comando a Buono ed a Rustico, e
colla Nobiltà e Clero, seguito da popolar moltitudine si portò
ad incontrare il santo corpo, che fu solennemente deposto nella
Cappella Ducale. Ommettiamo per ora quanto avvenne dappoi per
non uscire da que’confini, che la convenienza prescrive
all’estensione di questo Foglio, e per discendere al
compartimento delle cere che nel giorno di sì gran Santo
protettore principale della nostra Patria si fa dalle Scuole
Grandi, che visitano la sua Chiesa. Anticamente erano queste
portate sopra bacini d’argento, ed offerite alle quì
sottoscritte Cariche. Ora si portano sopra dei Solaj disposte a
mazzi con ordine, e vengono poi recate all’abitazione d’ognuno
de’seguenti: Ogni Scuola grande dà dunque al Serenissimo Doge un
candelotto miniato col di lui stemma in argento. Uno da libbre 4
a S. E. Monsignor Nunzio Apostolico. Uno simile a S. E.
Cancellier Grande. Uno da libbre 3 a S. E. Monsignor Primicerio
Ducale. Uno da lib. 2 al Rev. Maestro di Cerimonie. Uno simile
all’Eccellentiss. Procurator Cassiere della Procuratia De Supra.
Uno simile ad ognuno degli Eccellentiss. Consiglieri. Uno simile
ad ognuno delli tre Eccellentiss. Avogadori. Tre simili per gli
Eccell. Capi dell’Eccelso Consiglio di X. Tre simili alli tre
Eccel. Capi della Quarantia Criminal. Due simili per gli Eccel.
Censori. Uno simile ad ognuna delle Magistr. Biave, sopr’Atti,
Sal, Gov. dell’Entrate Pub., Proprio. Uno simile al Reverendiss.
Vicario Ducale. Tre simili per il Secretario, Fiscale, e
Ragionato del Magistr. Eccellentiss. sulle Scuole Grandi. Due
simili agli Eccellentiss. Procur. De supra. Sessanta simili per
gli Eccell. Senatori della muta d’Estate. Quattro simili per le
LL. EE. Porta Stocco e Compagni. Uno simile al Ballottino di Sua
Serenità. Da lib. una e mezza num. 21 distribuiti alli
Circospetti Segretarj del Senato, e dell’Eccelso Consiglio di X.
attuali ed usciti, alli Notaj dello stesso Eccelso Consiglio, ai
Fedeli Ragionati Ducali, ai Cancellieri inferiori, ed ai
Gastaldi Ducali. Candele da una libbra. 1. Al Cappellano di Sua
Serenità. 2. Alli Rev. Sagrestani di S. Marco. 2. Alli Porta
Mitra e Pastorale. 2. alli Rev. Diacono e Suddiacono. 2. Alli
Rev. Assistenti. 3. Alli Gastaldi e Notajo Proc. De. Supra. Una
al Custode del Santuario di San Marco. Una al Cavalier di Sua
Serenità. 7. Alli Fanti dell’Eccelso Consig. di X. Una al
Capitan Grande. Da oncie sei. 1. al Zago di Sua Serenità. 2.
Alli Rev. Accoliti. 6. Alli Ministri della Proc. De Supra. 4.
Alli Nonzoli di Chiesa. 2. Alli Capitani di Sua Serenità. 6. A
quelli dell’Eccelso Cons. di X. 6. Alli Chierici di San Marco
che portano Aste e Croce. Da oncie 4. Num. 24. alla Corte di Sua
Serenità. Da oncie 2. Num. 50. alli Comandadori Ducali. Non
abbiamo cangiato l’ordine con cui è stesa questa descrizione
indirittaci dalla diligente bontà del solito incognito che ci
favorisce queste notizie. Ebbimo nell’anno scorso a
conveniente tempo le relazioni degli onori ricevuti dalle Città
ed Isole di Corfù e Zante dal glorioso Ammiraglio K. e Proc.
Angiolo Emo, e si appagò la nostra venerazione per un sì
illustre Soggetto riproducendole su questi Fogli autenticate da
que’pubblici documenti, che colà eterneranno la sua memoria.
Seppimo averne Egli pure ricevuti a Ceffalonia, procurammo
d’avere le carte necessarie alla stampa; queste ci furono
promesse, ma la nostra speranza rimase per lungo tempo delusa.
V’è un’avarizia in certuni su questo punto, che fa un gran torto
al loro genio, e non si saprebbe come deffinire. Si vorrebbe che
la Veneta Urcana Gazzetta fosse molto interessante, s’ode a
lagnarsi per non ritrovarla tale, e poi in luogo d’aprire delle
vie a chi suda per migliorarla, si oppone tutti possibili
ostacoli a’suoi tentativi. Quello che s’è ricercato invano ci
venne ora spontaneamente offerto da mano amica. Senz’indugiare
lo diamo al torchio. La data non può rendere meno cara una Parte
a chi non la lesse: per quelli che conservano i nostri Foglj
sarà grato d’avere in essi la copia d’un monumento di cui
mancavano, e di sentire ripetute le lodi d’un merito eccelso,
che l’altr’jeri nell’Augusta Assemblea dell’Eccellentiss.
Collegio fu oggetto di gentilissimo uffizio a nome d’uno
de’maggiori Sovrani d’Europa. Addì 11. Ottobre 1788. S. V.
Presentata nella Cancelleria di questa Magnifica Città
dagl’Infrascritti Magnifici Signori Sindici per essere della
medesima data notizia ex offitio alli Spettabili Signori
Contrad. affine. ec. Illustrissimo ed Eccellentissimo
Reggimento, Nobile, magnifico ed onorando Consiglio.
“L’ammirazione: che risvegliano i Genj estraordinarj, e
l’esultanza eccitata ne’cuori fedeli de’sudditi dalla presenza
de’grandi utili allo Stato, e preziosi alla Nazione, hanno
diffuso una generale sensibilità in tutti gli ordini dell’Isola
alla prima sospirata comparsa dell’Eccellentissimo M. K. e
Procurator Angelo Emo Cap. Estraord. delle Regie Navi, dopo un
glorioso quinquennio di magnanime imprese nella Guerra Piratica
dell’Affrica. Noi ricordiamo con gioja di averlo veduto in altri
tempi ancora a decorare con le sue Navi il nostro Porto, quando
che nodrito negli studj più austeri, e più profondi; consecrato
per inclinazione alla scienza della quantità, per cui gli si
accrebbe a bella prima lo spirito nativo della combinazione, e
del calcolo; guidato dall’irresistibile impulso del genio
all’arte sublime, e complicata che ha la Filosofia per
fondamento, il mare per soggetto, e la grandezza degli Stati, e
il commercio per iscopo, avvezzo a moltiplicare le nozioni
dirette con la più profonda riflessione più utile dello studio;
nato col talento de’dettagli, e con quel colpo d’occhio rapido,
che comprende tutte le relazioni, e prontamente decide, venne
egli nelle varie successioni de’navali comandi a renderci
spetattori delle traccie luminose del vasto suo genio, del
frutto maturo degli studj più estesi, e del solido vantaggio
delle più rare osservazioni esperimentali. Allorchè onorato
da’Sovrani, commendato dagli Esteri, benedetto da’sudditi,
seguito ovunque da’nostri voti ritornò in seno della Reale sua
Patria; Noi accolsimo con giubilo la notizia consolante, ch’egli
Erede siccome delle virtù Patricie, così della clemenza speciale
dell’inclita sua Famiglia verso la Grecia, ne fù in ogni
occasione Protettore spontaneo, benefattor generoso, quando
seduto trà li augusti Confessi de’Padri Conscritti, o impiegato
in amplissime Magistrature occupò la mente profonda, ed il sublime, e tenero senso dell’amor patriotico
in gravi consiglj, in energica cooperazione pel vigore del
sistema Politico, ed in vittoriosa eloquenza per il maggior bene
aristocratico, e per la Pubblica felicità. Pervenutoci poi il
lieto annuncio che per fiaccare il feroce orgoglio di quei bar
bari, i quali in mezzo a tante forze dell’Europa osano insultare
li Paviglioni dei Re fù scelto dalla Pubblica sapienza, e con
nuovo luminoso titolo, e con estesa estraordinaria facoltà gli
fù confidato il decoro della patria, l’onor dei mari, e la
sicurezza dei sudditi: quando raccolsimo, che l’E. S. con nuovi
piani, e con luminose direzioni delle forze motrici determinando
con peculiari nozioni d’architettura Navale la proporzione, e la
solidità de’materiali, faceva sollecitamente approntare le Navi
necessarie per la illustre spedizione, quando accompagnato dalla
fiducia Sovrana partì dalla Capitale, e comparì di nuovo a noi
vicino introducendo con nuove Leggi e con insolita disciplina,
l’ordine, il decoro, e l’intelligenza, nel corpo prima negletto,
ed oscuro della marina; il nostro giubilo fu estremo, e le
nostre benedizioni lo accompagnarono nell’Affrica. Colà egli
sviluppò la forza del Genio, e mostrò i vantaggi della
riflessione, e dell’esperienza; la superiorità del coraggio, i
talenti guerrieri, e la prontezza dell’istinto, che decide, e
trova ad ogni sopravvenienza rapidi, e convenienti ripari. Così
fulminate le spiaggie Piratiche colla più intelligente direzione
di orribili strumenti di strage, ed incendio fatti agire, e
slanciati da nuove ideate Galleggianti; rovesciati dal fuoco
incessante delle batterie i più forti ricoveri de’nemici,
umiliato il barbaro orgoglio, repristinata, ed accresciuta
l’antica gloria degl’invitti Vessili della Repubblica; resa
libera, e riverita la Nazionale Navigazione; ottenuti gli Elogj
di quelle stesse Potenze, di cui la Marina è l’appoggio, ed il
vanto; associato il nome famoso a quello de’più grandi
ammiragli, lodato da Sovrani, celebrato da Filosofi, registrato
da storici ne’fatti del secolo; conservando con profonda, e
coraggiosa Politica nella Guerra dei tre imperi nella
complicazione delle circostanze, e nelle combinazioni de’sudditi
la più esatta, e dignitosa neutralità della Repubblica, avendo
ricevuto perpetui contrassegni della piena fiducia, e concorso
dell’augusto Senato, e del sovrano gradimento del nobile
contrassegno della cospicua veste Procuratoria, la quale con
ereditario splendore coprì il Duce vittorioso in faccia al
nemico sbigottito, come l’immortal Genitore sotto gli occhi del
Sultano; adorato in fine dalla Flotta, acclamato dai Popoli,
chiamato co’nomi più gloriosi, per non lasciare defraudati anche
i nostri cuori fedeli della consolazione di contemplarlo da
vicino, venne ad onorare l’ossequiosa nostra Patria colla sua
insigne presenza, accogliendo con estraordinaria degnazione, e
con Paterna bontà i sensi di pubblica esultanza, che a nome
della Città, e del Popolo gli espresse la Deputazione
de’sindici. Ora perchè sia conservata perpetua la memoria d’un
onore tanto prezioso, e perchè i posteri più remoti sappiano che
noi abbiamo aspirato di dare una significazione permanente del
nostro ossequio, e della nostra ammirazione verso un Soggetto
così raro, ed insieme per procurarci il massimo bene di aver con
quell’anima eccelsa un rapporto di peculiar rassegnazione
fregiandoci d’un nome, che ci consoli. Va Parte: che acclamato
l’Eccellentissimo M. K., e Procurator Angelo Emo Cap. Estraord.
delle Navi in Protettore della Città, et Isola sia devotamente
supplicato dalli Sindici, accompagnati dalle Cariche principali,
e da concorso numeroso de’Nobili di accogliere con generosa clemenza il pronunciato titolo glorioso per
noi, e collocandoci sotto l’ombra del suo distinto Patrocinio
degnarsi essere il tutelare nostro Genio. Verrà poi ad eterna
ricordanza della nostra dedicazione ed a perpetuo contrassegno
agli Esteri eretta nel più cospicuo luoco della Piazza una
Nobile Lapide con la seguente inscrizione. Angelo Emo Euqiti
AEdis Divi Marci Procuratori Classis summo cum Imperio Praefecto
viro Justitia Humanitate litterarum scientia Praeclaro in
Ducenda & Moderanda Classe Facile Principi Eversis Jam
Incensisque Piratarum Urbibus Fracta Eorum audacia asserta
Marium Libertate Et Venera Virtute, e Bello Tunetano Reduci
Cephalenae monumentum hoc fidei Pietatis Gratulationis Inclyto
Patrono Posuit. ( Gio: D. Crassan Sind. ( Pietro Valsamachi
Sind. ( Gio: Franc. D. Zulatti Sind. ( Anzolo Orio P. Spirid.
Malacchi Canc. della Magnifica Città Cariche del prossimo Reggimento di Pod. e V. Capitano di Verona di S. E. Giulio Antonio Mussati.
Vicario Pretorio l’Illustriss. Signor Vicenzo Cogo attualmente incaricato del medesimo Uffizio nel Reggimento di S. E. Barbaro Pod. di Brescia; e in sua vece sino al terminar di questo Reg. l’Illustriss. Sig. Antonio Brocchi Giudice al Griffon e alla Regina nell’attuale Reggim. di Verona di S. E. K. e Proc. Mocenigo. Giudice al Malefizio l’Illustriss. Sig. Vicenzo Fusi. Giud. al Griffon e alla Regina l’Illustriss. Sig. Antonio Panciera. Canc. Pretorio l’Illustriss. Signor Baldis Guerra in attualità di tal posto nel Reggim. di S. E. Barbaro a Brescia; e fino al terminare di questo, in sua vece l’Illustriss. Sig. Gian Andrea Contesini Canc. approvato, e presentemente V. Canc. Pret. a Verona. Canc. Prefettizio l’Illustriss. Signor Boglich. Li sud. Brocchi e Panciera suppliranno per il Cogo, e per il Guerra mediante Decreto dell’Eccelso Conf. di X. con cui fu abilitato il supplicante N. U. Mussati ad attender questi compiuto il corso de’loro attuali impieghi. In questa Chiesa detta de’Gesuiti Martedì dopo pranzo, assistenti S. E. Reverendiss. Monsig. Patriarca, e gli Eccellentiss. Signori Riformatori dello Studio di Padova, sostenne una Tesi di Teologia il M. R. Sign. D. Antonio Cicutto alunno della Chiesa di San Felice sotto la direzione del M. R. Sig. D. Giov. Prodoscimo Zabeo Dottor in S. Teologia, e Lettore della medesima in queste Pubbliche Scuole. In suo Cappellano elesse il nostro Serenissimo Doge il M. R. Signor D. Pietro Antoniuti della Diocesi d’Udine. Scrive il Sansovino, che a’tempi suoi questo era quasi sempre del numero de’Canonici. “Il carico suo (soggiunge lo stesso Autore) è di celebrar ogni giorno Messa in Palazzo nella Chiesiola del Collegio; alla quale vi interviene sempre il Doge, i Consiglieri, i Capi di XL. i Savj del Consiglio, quelli della Terra ferma, e quelli degli Ordini, coi Segretarj di Collegio; la qual Messa vien celebrata sempre ad hore di terza, e fornita, se ne và il Doge con tutti i predetti in Collegio. Vestesi a maniche larghe, secondo l’uso antico, e quando il Doge discende in Chiesa, o và co’trionfi in qualche luogo, và vestito di color cremesino. Siede egli in Coro, vicino alla Sede Ducale, per accennare al Doge quando è tempo di sedere, quando di star in piedi, e quando d’inginocchiarsi alla Messa maggiore ed al Vespero. È quello, che insieme con quattro altri Canonici è il primo a far la solita cerimonia avanti il Prencipe così in dir l’Introito, ed il Chirie, come in recitar la Gloria, il Credo, il Sanctus, & gli Agnus Dei. Presenta anco al Doge il cereo acceso all’Evangelio & al Cantico Magnificat. Chierico del Cappellano eletto da Sua Serenità. D. Zuanne de Santo alunno della Ducale Basilica. Questo serve il Cappellano nelle Funzioni pubbliche in veste violata. Dalle descritte elezioni si vede non essere queste due Cariche Ecclesiastiche di vitalizio possedimento, come le tant’altre alla potestà Ducale, soggette, ma di nuovo nomina, alla successiva esaltazione de’Dogi.Ebene 3
Brief/Leserbrief
Signor Gazzettiere. Un
curiosissimo caso avvenne in un Villaggio di questo
Territorio i primi giorni di Aprile al Parroco della
Villa di N. In una notte avanzata gli parve udire un
mormorio di varie voci entro al proprio cortile.
Sospettò che fossero persone di mal costume, risolute di
dar l’assalto ad un grandioso pollajo, popolato di belle
e grasse galline. Pien di coraggio alzasi tosto e con
indosso la sopraveste da camera, scende in cortile con
in mano una clava lunga e grossa quasi quanto quella di
Alcide. Fu egli osservato da due persone, che si diedero
prontamente alla fuga, e che non furono conosciute.
Sente però le galline svegliate che si lagnavano in lor
linguaggio d’essere disturbate nel loro soave sonno. Va
pian piano al portello del pollajo e dà de’piedi in un
sacco ivi lasciato da quelli che s’erano dati alla fuga.
Dal cicaleccio che ancor continuava di quel Pollame,
s’immagina che vi sia qualcun nel pollajo. Di fatti non
s’ingannò. Quanto più può contraffà la sua voce e,
sbrigati, dice al birbantello. Non ne ritrovo di grasse
a modo mio, questo risponde. Le grasse soggiunge il
Piovano ridendo in cuor suo, le grasse stanno più in là.
Il ladro ubbidiente cerca le grasse nel sito indicato,
ne afferra una, la stringe al collo, la uccide e portala
all’uscio, che vien ricevuta nel sacco ben preparato dal
giudizioso Piovano. Insaccata la preda, e una, egli
dice, va pur a prenderne delle altre e non temere che
qui t’aspetto. Appena lo vedè allontanato chiude il
portello col catenaccio e lo puntella con quel bastone
che aveva in mano. Contento ritorna in casa e passa le
poche ore che restavano all’apparire dell’alba sul
balcon più vicino al pollajo, per osservare se
ritornavano que’ch’eran fuggiti, o liberare il
prigioniere. Alcun non comparve, ed innalzato il Sole
restò sorpreso che non ancora fosse suonata l’Ave Maria,
che per costume suonavasi tutti i dì al comparire dei
primi albori. Teme l’affettuoso Piovano che un grave
male ed improvviso abbia assalito il Campanaro. Va alla
di lui casetta, e vedendo mesta sull’uscio la di lui
Moglie, la interroga cosa sia del Marito? Con semplicità
ella risponde che dalle tre ore della notte antecedente
non lo avea più veduto. Ebbene, soggiunse il Piovano,
meco venite che vi farò vedere quel buon galantuomo di
vostro Marito prigione poco di qua lontano. La poverina,
ch’era una di quelle poche Donne che amano i loro
Mariti, si sbigottì, tremò, ma assicurata che non v’era
alcun male, giunse al portello del pollajo, ed apertolo
il Parroco disse: Galatnuomo ecco qua tua
Moglie afflitta per essere stata soletta tutta la notte.
Va pure, per questa volta io ti perdono. Corri a suonare
l’Ave Maria che il Sole è già avanzato. Sortì dal
pollajo confuso e a capo chino il Campanaro, che ubbidì
prontamente il suo Piovano e consolò l’afflitta e cara
Conforte. Treviso li 29 Aprile 1789. Vostro Amico N. N.
Ebene 3
Brief/Leserbrief
Padova 1. Maggio
1789. Lo Spettacolo Teatrale, che si sta
apparecchiando per la prossima Fiera abbiamo ogni
lusinga di credere, che sarà per ottenere l’aggradimento
del Pubblico. Consisterà questo in un Dramma Eroico
intrecciato con Balli, e Cori, il che formerà tutto
insieme, uno spettacoloso complesso; e se l’effetto
corrisponde alle cure, ai pensieri, ai dispenaj, che vi
s’impiegano, è da sperare che debba riuscire degno
dell’aspettazione, che giustamente se ne ha conceputa
fin da questo momento. La Musica sarà scritta di nuovo
dal rinomato Sig. Maestro Francesco Bianchi, ed eseguita
dal Sig. Pacchierotti, dalla Signora Casentini, Signor
Mafoli, e la Signora Nettèlèt. La invenzione e direzione
de’Balli sarà opera del Signor Francesco Clerico. Lo
scenario, è già da qualche tempo che si sta lavorando
dal celebre Signor Antonio Mauro; e perchè tutto
corrisponda all’effetto, fu anche pensato dalli Nobili
Compatroni di moderare provvisionalmente la tinta
esterna del Teatro, aggiungendovi qualche picciolo
fregio di chiaro scuro. Più distintamente sarà informato
in appresso il Pubblico, col solito Cartello d’Opera.
Per gli altri spettacoli ordinarj non s’è presa ancora
alcuna deliberazione.
Ebene 3
Brief/Leserbrief
Padova 1. Maggio
1789.