Gazzetta urbana veneta: Num. 10
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Num. 10.
Il pianto non avvilisce ma onora l’umana sensibilità.
Certe anime dure, che nella nostra spezie vivificano de’mostri
degni della Selve Ircane, perchè son incapaci di compassione, e
di prendere alcuna parte d’affetto negli altrui mali, accusano
di debolezza la pietà, e l’afflizione per le sventure, o la
perdita de’nostri simili, e ridono delle altrui angoscie come
d’un segno di volgare fralezza, o di donnesca imbecillità
opposta al carattere degli uomini grandi, e all’eroica fortezza
degli animi.
Supplemento
Spettacoli della Piazza. Oltre le
meraviglie descritte ne’precedenti Fogli, a norma degli avvisi
stampati, abbiamo un gran Casotto di Ballerini da corda,
Saltatori, Giocatori d’equilibrio, i quali formano delle Azioni
pantomime con molta esattezza, e sagacità. Sì grande è il
concorso, che ad onta della vastità del sito non ponno
contenersi in esso tutti quelli, che vorrebbero intervenirvi.
Poco da quello distante vedesi in un Casotto minore un’altra
rarità, che interessa la curriosità pubblica, e chiama un mondo di gente a vederla. È questa una Macchina detta
del Gran Mogol. Evvi in un altro il trattenimento degli artifizj
della luce e dell’Ombre. E in un altro poi un Cavallo astrologo
addestrato a sorprendere coll’indovinare molte cose. Daremo di
tutto in avvenire, a parte a parte un’esatta descrizione, a
soddisfazione degli Assocciati di Terraferma. Si contentino
intanto di sapere, che la Piazza è un Teatro romoreggiante dove
il Popolo ha cento oggetti da divertirsi nelle pitture, che
dimostrano quello che c’è di dentro, nell’apparato festoso
de’Ballerini da corda, nè lazi, e nelle grida di quei, che
chiamano gente a’casotti detti trà noi imbonidori, nelle
Marionette, ne’circoli de’ciurmatori, e nelle mascherate
bizzarre; tanto che chi non teme lo stordimento e il tumulto,
può passar bene un’ora, e ridere anche stando di fuori.
Mercordì 4. Gennaro 1789.
Addì 29. Gennaro 1789.
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Lettera/Lettera al direttore
Sempre più si conferma col
fatto che quà in Brescia siamo pieni di Ladri.
Nonostante che ogni giorno ne venga arrestato qualcuno
sono tanto numerosi però anche nelle Carceri, che
ne’passati giorni tentarono un bel colpo di mano per
fuggire da quelle di Broletto. E in Città par che adesso
voglian principiare la Campagna col farsi rinomar
davvero. Jeri mattina videsi derubata la cassa del
Negozio di questo Sig. Paolo Bolognino Mercante nel
Corsetto di S. Agata, con segatura all’inferiore antetto
della Bottega tanto dritta, che fece comprendersi sopra
d’un qualche artefice. Entrati i ladri nella bottega
ruppero la cassa da cui levarono tutto il soldo
consistente, per quanto credesi, in 5. mila Scudi, anzi
alcuni lo pretendono in doppio, la cui verità non si
saprà poi sennonchè da chi fu derubato. Convien credere
però che i Ladri fossero diversi, ed è più rimarcabile
ancora, che come pretendono alcuni, facessero
retrocedere delle Persone collo Schioppo alla mano, che
di là passavano durante il loro bordo, per non essere
scoperti. Io sarei d’opinione per altro, che con
probabilità si scoprissero gli delinquenti,
perch’essendo molti, non tutti rimangono contenti della
porzione toccatagli, e perciò o con Bacco, o con Venere,
e forse anche coll’impunità sarà facile che alcuno
dimostri il suo malcontento, svelando l’arcano tal volta
anco senz’accorgersene, come non di rado succede.
Mercanti tutti vi avverto a diffidare qualche volta
anche di chi alle volte vi fidate troppo. State ben
oculati sopra le vostre sostanze perchè gli oziosi vi
sono in gran numero, e tutti vogliono viver
signorilmente alle spalle altrui.
In M. C.
Primo Febbrajo.
Patron all’Arsenal. Elez. dello Scrutinio confermata dal M. C. s. Polo Donà qu. Pietro. Finisce s. Franc. Labia. Conte a Traù dura mesi 32. s. Pietro Ant. Bembo qu. And. Finisce s. Franc. Loredan qu. Marco. Podestà a Piran dura M. 16. s. Alv. Mosto qu. Lorenzo. Fin. s. Marin Badoer qu. Z. Ant. Camerlingo a Verona dura m. 16. s. Vettor Morosini qu. Ant. F. s. Z. Dom. Venier qu. And. Giudice del Mobile. s. Marchiò Balbi qu. Niccolò. F. s. Leonardo Riva. Acque. s. Ang. Venier qu. Cam. F. s. Agostin Soranzo. Camerlingo di Comun. s. Gir. Querini di s. Zuan. K. F. s. Alv. Minotto di s. Agostin. Offiz. alla Dogana da Mar. s. Gir. Soranzo di s. Matteo. F. s. And. Morosini qu. Pietro. Offiz. all’Estraordinario. s. Lor. Balbi qu. Ales. F. s. Gir. Nadal Contarini. Prov. sopra Offizj di Suppositi. s. Dom. Cappello qu. Pietro K.Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Sig. Gazzettiere Stimatissimo.
L’istituzione delle Gazzette Urbane mi pare un ritrovato
veramente degno di ammirazione. Qual cosa infatti
migliore di un Foglio periodico, che in un momento
diffonde fra gli abitanti di una gran Capitale tutte le
notizie appartenenti al comodo della vita sociale, e che
nello stesso tempo regola le loro opinioni intorno ai
principali argomenti della comune curiosità? È peccato,
che le circostanze politiche del nostro Paese non
permettano alla di lei Gazzetta quella estensione, e
varietà di osservazioni, e quella critica onesta ma
libera, che sono l’anima di tal sorte di Fogli; io vedo
spesso la di lei penna costretta a maneggiare con
infinita mortal riserva le materie più indifferenti onde
non offendere l’eccessiva delicatezza degli individui
volendo soddisfare la curiosità del Pubblico. Per
esempio, senza tali difficoltà, qual campo più secondo
di un giusto ridicolo dell’animosità che regna in questo
momento fra i due partiti de’Teatri di S. Samuel, e di
S. Benedetto? Il furore con cui essi si azzuffano da per
tutto: ma spezialmente in quelle tumultuose Arene
chiamate Caffè ove la forza dei polmoni supera sempre
quella della ragione è uno spettacolo, che potrebbe
interessare Eraclito, e Democrito nel tempo istesso.
L’argomento che in questo punto produce le maggiori
discordie, è la Scena del secondo Atto di S. Benedetto
in cui l’impareggiabile Mad. Bacelli cerca colle più
seducenti lusinghe di allettare l’animo di Rinaldo, e
distorlo dal proponimento di abbandonare Armida. Alcuni
superstiziosi adoratori della sola Musica sono rimasti
scandalezzati, che il Ballo ardisca in tal modo di
usurparle il privilegio esclusivo di muovere gli
affetti, che secondo loro alla musica unicamente
appartiene; essi esclamano altamente essere questa una
novità di pessimo esempio, di fatali conseguenze, e
degna quasi di un rigoroso castigo. Gli amici della
verità, e del buon senso rispondono umilmente che le
Belle Arti, e le Arti d’imitazione derivando tutte da
un comun fonte, e proponendosi tutte uno
stesso oggetto, cioè l’imitazione della Natura devono
perciò essere tutte considerate come sorelle, e che
queste immaginarie preminenze della Pittura sulla
Scultura, della Musica sul Ballo ec. ec. sono tutte
chimere senza verun fondimento. pregiudizj degno solo di
quelle teste Gotiche che li anno abbracciati. Infatti se
il Ballogiunge a commuovermi al pari della Musica dovrò
io arrossire di essere commosso, perchè alcuni accordano
un tal privilegio alla musica sola? Se l’inimitabile
Bacelli nella suddetta Scena mi desta colle sue grazie
una sensazione più forte e profonda di quella che ricevo
in quel punto dal canto, dovrò essere tacciato
d’ignoranza o di cattivo gusto da chi avendo
un’organizzazione diversa deve sentir diversamente, ma
non può pretendere per questo di sentir meglio di me?
Dov’è l’uomo che possa fissare in tal modo la gerarchia
delle belle Arti, e stabilire i confini fuori dei quali
non devano esercitare la loro forza sul cuore umano? Io
sono lontanissimo dal voler togliere al Sig. Senesino il
merito che gli si appartiene, anzi sono il primo a dire,
ch’egli canta tutta quella Scena con una dolcezza, una
grazia, e spezialmente una precisione d’intonazione
(qualità molto rara in questo momento!) che gli devono
meritare i comuni applausi; ma confesso del pari, che
non potendo dividere la mia attenzione fra due sensi,
mentre quel della vista l’attrae tutta a sè stesso,
conviene che in quella Scena io sia tutt’occhj per
ammirare mai abbastanza quell’inesprimibile grazia,
varietà, e delicatezza di movimenti, di attitudini
egualmente belle che espressive con cui la seduttrice
Ninfa di Armida presenta agli occhi del povero Rinaldo
l’immagine della più squisita voluttà, e riduce la sua
virtù ad un cimento a cui egli per altro col favor del
Cielo, e del Poeta eroicamente resiste. Desidero il di
lei sensato giudizio intorno a queste mie imparziali
osservazioni, quando però ciò non rechi pregiudizio alle
altre sue più importanti occupazioni, e con la più
sincera stima hò l’onore di protestarmi. J. C. A. M.
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Lettera/Lettera al direttore
Signor Gazzettiere
Stimatissimo.
Brescia Primo Febbrajo 1789
Quantunque ella abbia quì un amico corrispondente che la fornisce delle nuove importanti di questa nostra Città, nientemeno ci ponno essere degli articoli a lui ignoti, e da non esser a portata di comunicarglieli. Eccone uno che certamente merita d’esser fatto pubblico. È nota l’aggressione patita sino dall’anno scorso dall’Usciere Porta al servizio di sua M. Sarda, che passava a Venezia il quale da tre masnadieri sul Parmigiano fu quasi ridotto a morte con asporto di effetti preziosi, denaro, e de’Pubblici Dispaccj. Rifugiati coloro in Manerbio Terra di questo Nostro Territorio furono fatti arrestare come persone sospette, e fù tutta opera, fatica, e studio di questo nostro Signor Giudice al Maleficio Illustr. Sig. Niccolò Boerio, lo scoprirgli e rilevarli rei di quell’atroce misfatto, essendogli anche riuscito di far raccogliere armi, effetti, monete ed altro, che servì ad istabilir il corpo del delitto, e convincerli rei. Furono costoro ricercati, e consegnati colle solite forme al Governo di Parma dove subirono il meritato castigo con essere stati impiccati e poste le lor teste in gabbie di ferro a pubblico spettacolo. Sua Altezza Reale il Sig. Infante Duca di Parma per la lodevol opra prestata dal predetto Signor Giudice Boerio sì è compiaciuta, col mezzo di rispettabil soggetto della di Lui Corte, di fargli pervenir un Foglio continente i sentimenti del Reale suo aggradimento accompagnati da una elegante mostra con catena d’oro. Questo tratto di Sovrana liberalità fa sommo onore al detto Signor Boerio, manifesta quando sensibile e grato sia l’animo di quel Sovrano alle di lui premure, e diligenze nello scoprire que’malfattori, e serve vie più ad animare l’instancabile di lui zelo e fatica nel proprio ministero per cui questa Provincia ne gode di già salutari effetti, avendo egli saputo snidare molti facinorosi, che infestavano colle aggressioni questa popolazione, che in oggi a dir vero gode d’una tranquillità molto desiderabile.Livello 3
Esempio
Cuori d’acciajo, viscere di
diamante, che insultate così l’attributo il più proprio
dell’umanità sensitiva, della morale in pratica, Cesare
pianse sul teschio del gran Pompeo, e la Storia ci
conservò le sue lagrime.
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Esempio
Il gran Federico Re di
Prussia allorchè volle vedere il cadavere di suo
Bisavolo l’Elettore Federico Guglielmo; da lui amato, e
considerato il maggior Principe della sua Famiglia,
all’occasione di trasportarlo dalla vecchia Cattedrale
di Berlino alla nuova, non potè trattenere il pianto, e
presolo ad una mano questo ha fatto molto, disse con una
spezie d’entusiasmo agli assistenti al lugubre uffizio.
Quando lesse la morte del Principe Enrico Fratello del
Re attuale, fu assalito da un sì vivo dolore, che gli
cadde di mano la Lettera su cui era scritta, inviatagli
dalla Regina di Svezia di lui Sorella. Asciugavasi gli
occhi dalle lagrime che gli piovevano mentre un
Uffiziale del suo seguito cercò di tranquillarlo. Voi
avete il dolor sulla lingua ed io l’ho nel cuore, il Re
dissegli versando il pianto in maggior copia.
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Esempio
A che proposito tutto questo?
Un Padre di Famiglia ha perduto nel corso di pochi
giorni due Figliuoletti rapiti dal Vajuolo. Si strusse
in lagrime sull’arso lor volto, che ricoprì de’suoi
bacj, ed espresse il suo affanno con un fervore sì vero,
con delle parole così affettuose da far piangere quei
che l’udivano, e non erano di sua Famiglia. Non vi fu
che un vecchio avaro di lui Fratello, che a ciglio
asciutto osservò le sue smanie, ed ebbe la crudeltà di
rimproverarlo che forse così disperato in vece di
consolarsi dell’eterna salvezza de’suoi fanciulli, e del
sollievo che riceveva la sua economia dalla loro
perdita. Si vantò di non aver pianto mal, e di
vergognarsi per lui che imitava le basse donne nello
sfogo del suo dolore, sostenendo acerbamente che il
pianto degrada la dignità dell’uomo, e gloriandosi
d’esserne incapace.
Metatestualità
Vi fu chi si prese il pensiero di
comunicarci in iscritto questo avvenimento affine d’udire
cosa dir sappiamo a proposito.
Supplemento
all’Articolo Bastim.
Arrivati.
18. Genn.
Tartanon P. Lazzaro Davanzo ven. da Ancona con 2 casse Canella. 232 Bar. cospettoni. 100 Bar. Aringhe. 2 Bar. caviale. 2. Bar. Tarantella. 2. Bar. Alici. 6 Sac. Galla. 8 Sac. polv. di grippola. una cas. con orologio.22 Detto.
Piel. P. Gius. Bonivento, ven. da Fano con 17 sac. grippola. 2 Bot. Bobbe salate.24 Detto.
Piel. P. Paulo Rocco ven. da Traù con 5. cai Ogli. Piel. P. Mat. Benussi ven. da Spalatro e Traù con 5 cai oglio, 6. bar. Sevo. 6. Bar. Sonza Brac. P. Dom. Maraspin ven. da Zara con 15. bar. sevo 5. bar. sonza.25. Detto.
Piel. P. Dom. Maraspin ven. da Zara con 3. m. e mezzo Porcina salata. Piel. P. Franc. Farbatina ven. da Liesina, Spalatro, e Zara con 2. Damigliane e un Fiasco Quintessenza d’Osmarin. 24 Bariletti Fighi. 3800 lib. Grippola. 6. m. vetro rotto. 5 m. ferro v. 60. lib. otton v. 5. cassette cand. di sevo. 22. m. e mezzo olive salate. 10. Bal. Becchine e Boldroni. 15. casse Rosolio per transito. 2 Bar. fusini. 80 m. ferro grezzo. 800. lib. strazze. 60. pelli di Lepre. 4. rot. rassa in più cavezzi. 20 lib. cera colature. Tartanon P. Ant. Niccoli ven. da Pesaro con 2. schizze strutto. 7. Balpelli finimenti. 4. Bot. caviale, 16 Bot. Grippola. 19. sac. polv. di grippola. 18 arnasi Oglio di Lino. 9. Bar. sevo. Una Bal. Libri. Una cassetta e 4 involti Libri vecchj. 2. fag. Tartusole. Una cas. merci. Piel. P. Ant. Vianello ven. da Piran con 200 moggia sal. Piel. P. Vic. Venturini ven. da Rimini con un carat. amito. 25. sac. polv. di grippola. 4 carat. ferro v. una cas. cera gialla. una cas. cera colature. Un fag. lume d’Otton. 2. Bar. Lingue salate. 3 ceste carne insaccata. Zolfo in pani e in casse. Carne insaccata, sonza vesciche di strutto, e Lardo a rifusa.26 Detto.
Piel. P. Alv. Rismondo ven. da Traù con 4 cai oglio. Piel. P. Fiorin Caenazzo ven. da Traù von 5 cai Oglio. Piel. P. Xaverio Serovich ven. da Castelnuovo e Cattaro con 210 Balle Lana. 20 sacchi vuoti. 29. mogliazzi e mastelladi, e una cadicetta fighi. 2 casse cera vergine. Un carat. miel. 2. fag. rame v. un Bar. carne di manzo salata. 2 fag. cera colature. Un rot. rassa 11 majali salati. 11. fag. Boldroni. Un m. castradina. Piel. P. And. Radimiri ven. da Cattaro con 124 Persuti e spalle. 615 Pezze Formaggio Moriotto. 10872 Pezze Form. Morlacco. 9 majali salati. 24 Lingue di manzo salate. 29 m. Castradina. 3 casse e 2 cassettine cand. di sevo. 106. mogliazzi, e mastelladi Fighi. Trab. P. Santo Vianello ven. da Piran con 139 moggia di sal.27 Detto.
Tartanon P. Vinc. Mondaini ven. da Ancona con 80 Bar. Aringhe. 30. Bar. saracche. 2. sacchetti Galla. 66 sacchi polv. di grippola. 1500 lib. ferro v. una Balletta merci. Un bar. olive. Una Balletta carta pecora. 2 balle pelli soati.29 Detto.
Brac. P. And. Spolar ven. da Trieste con una cassetta Profumi. Un Ballotto cera gialla. Un bar. capari. 4 Ballotti pelli d’Angora. 3 bar. colofonio. 2. scat. draganti. 3. carat. Susini. 7 sac. Filati. Un fiasco spir. di Bergamoto. Una Bot. tele. Una Balla Libri. 6. casse tele e altre merci. 4 Bar. ottoni. 4 detti lime. 3 di chiodi. 8 fasci di ferro. 3 carat. chincaglie. Battello P. Gius. Nelo ven. da Trieste e Isola con 7. m. cenere. 18. casse limoni e 6 di naranze per Chiozza. Piel. P. Zuan. Fiorentin ven. da Trieste con 150 crivelli 2. sacchi ritagli di carta. 2600 lib. ferro v. 2 fagottini panno. Un carat. e 2 sacchi vetro rotto. L’importanza della seguente Pub. Carta ci obbliga a darle luogo su questi Fogli in più volte. Proclama Approvato dall’Eccellentissimo Senato con Decreto del dì 10. Gennaro 1788. pubblicato dal Magistrato Eccellentissimo delli Deputati, ed Aggionti sopra la provision del Dinaro, ed Eccellentissimi Savj Cassieri attuale, ed uscito, per la Realizzazione del calore de’Capitali Vecchj, raccolti negli Offizi del Proveditor alli Prò in Zecca, e del Proveditor alli Prò fuori di Zeca, tanto liberi quanto condizionati, e per il trasporto delli medesimi Capitali nell’Offizio Conservator del Deposito. Discesa l’autorità Sovrana dell’Eccellentissimo Senato con li Decreti 16. Gennaro e 28. Febbraro 1766. a stabilire il Piano di affrancazione de’Capitali dei Pubblici Depositi, prescrisse in oltre che quelli delli Vecchj Depositi esistenti negli Offizj delli Proveditori alli Prò in Zecca, e fuori di Zecca avessero ad esser ridotti dal valor numerario a quello effettivo, che con Tariffa a stampa approvata dal suddetto Decreto 28. Febbraro 1766. fu espressamente qui ditato. Col susseguente Decreto poi 29. Marzo 1775. prescrisse in conseguenza l’adempimento della fissata riduzione di essi Capitali Vecchj tanto liberi, quanto soggetti ad Azioni Fideicommissarie per la importantissima caritatevole vista di por fine al danno che ne risentivano le Famiglie proprietarie con che alla confusione che vigeva nel commercio per l’effetto delle Cessioni, Vendite, ed Ipoteche delle Rate in resto di ragione de’Capitali medesimi; la qual provvidenza fu eziandio confermata col successivo Decreto 22. Aprile 1755. per sciogliere anche in pari tempo li Capitalisti laici dalla svantaggiosa necessità di commerciare le suddette Rate d’immatura scadenza. Effettuatesi però in più tempi molte affrancazioni de’detti Vecchj Capitali, nacque il Decreto 21. Gennaro 1785. e relativi Proclami a stampa per cui fu stabilito quel Piano di affrancazione de’pubblici Depositi, in genere, che costantemente e con rigorosa esattezza tuttavia si osserva: e quindi per adempiere nella totale sua estensione le pubbliche provvide intenzioni e massime dirette a procurare il maggior comodo e vantaggio della Nazione in ogni sorta di negoziazioni, devenne l’Eccellentissimo Senato a voler con una semplice e materiale operazione identificamente verificato il riducimento a valor effettivo delle Azioni dei Capitalisti, tanto sui Capital delli Vecchj Depositi della Zecca, e fuori di Zecca, quanto sulle Rate in resto loro appartenenti ne’modi, che a comune notizia si rendono manifesti negli infrascritti Articoli. I. Li Capitalisti, e Ratarj del Deposito Vecchio tre per Cento esistente nell’Offizio Proveditor alli Prò in Zecca troveranno traslatati i lor Capitali, e Rate nell’Offizio Conservator del Deposito nel giorno primo Luglio 1789. a Credito di ciascuno di essi, e questi ridotti in Effettivo valore giusta la Tariffa a stampa repubblicata nel 1775., che a lume si aggiunge in calce al presente, con l’annuo Prò del tre e mezzo per Cento, che corrisponde a quanto riscuotono Essi Capitalisti presentemente sul valore numerario, da esigersi in due Rate Semestri di Luglio, e Gennaro. II. Li Capitalisti, e Ratarj di ragione de’Vecchj Depositi esistenti nell’Offizio del Proveditor alli Prò fuori di Zecca, come pure li Capitalisti del Deposito denominato Regolazion Ghetto esistente nell’Offizio Proveditor alli Prò in Zecca, che non ha Rate in resto, troveranno parimente trasportati i lor Capitali, e Rate nel giorno primo Settembre 1789. nel prenominato Offizio Conservator del Deposito a loro Credito nell’effettivo lor valore, giusta la accennata Tariffa col Prò del tre e mezzo per Cento all’Anno da esigersi in due Rate Semestri scadenti nelli Mesi di Settembre, e Marzo, il qual Prò corrisponde a quello che ora riscuotono sul numerario. III. Li Capitali e Rate tutte spettanti ai Depositi dei sopraddetti Offizj saranno trasportati in quello del Conservator del Deposito con le stesse condizioni e vincoli come si trovano attualmente descritti ne’rispettivi Pubblici Quaderni. IV. Li Capitali, e le Rate in resto di ragione delli Vecchj Depositi di lilibera proprietà de’Capitalisti, quantunque fossero ipotecati a Pubbliche, o private cauzioni, saranno pure trasportati con le suddette condizioni nell’Offizio Conservator del Deposito in una sola Partita comprensiva il valor del Capitale, e quello delle Rate stesse. V. Ad egual condizione saranno trasportati in una sola Partita anche que’Capitali, le di cui Rate non fossero esigibili dagli Azionarj, che ad una ad una a misura delle loro scadenze in forza delle preventive disposizioni dei Proprietarj. VI. Li Capitali Fideicommissi, o in qualsivoglia altro modo Condizionati, le di cui Rate in resto, e successive, di libera proprietà degli Eredi pro tempore fossero inalienate, ovvero alienate in tutto o in parte, saranno trasportati come sopra spogli del valor delle Rate stesse, e l’Erede Fideicommissario, o altro avente legal titolo ne esigerà sopra detto Capital il Prò suaccennato. Il valor delle Rate in resto poi dipendenti da’detti Capitali sarà in egual modo, col ragguaglio dell’infrascritta Tariffa, girato come Capitale Libero in detto Offizio Conservator del Deposito separato dai respettivi Capitali a Credito di chiunque ne averà legittima azione, ed a tenor delli relativi annotati Costituti collo stesso Prò del tre, e mezzo per Cento; dichiarandosi a comune intelligenza, che il Prò esigibile sul Capitale spoglio di Rate in resto unito a quello spettante a tali Rate costituite in Capitale corrisponderà a quanto esigevasi per lo innanzi sopra il Capital di valor numerario.Metatestualità
(il resto Sabbato.)