Cita bibliográfica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 8", en: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\008 (1789), pp. 57-64, editado en: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Los "Spectators" en el contexto internacional. Edición digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2322 [consultado el: ].


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Num. 8.

Mercordì 28. Gennaro 1789.

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Continuazione
Della Terminazione inserita nel precedente Foglio.

Quindi risultando, come si è pienamente dimostrato dalla riflessibile differenza dell’intrinseco al numerario la effettiva fraude, e cadendo questa tutta a peso, ed aggravio della Nazione, e dello Stato per solo effetto della punibile malizia, ed avidità de’Monetarj Monopolisti: così per far argine a tal odioso tentativo, si fà pubblicamente intendere, e sapere, che siano, e s’intendino banditi li suddetti Quarti di Pezza di Spagna da ogni Commutazione, e Commerzio nello Stato, e che giorni otto dopo la Pubblicazione del presente Proclama sarà soggetto all’Inquisizione più rigorosa, e alle pene prescritte contro li Trasgressori tanto quello, che li spendesse, quanto l’altro, che li ricevesse, e molto più severamente chi fosse scoperto esserne l’Introduttore sotto pretesto di qualsivoglia Causa, e in qualunque maniera.

Al caso di fermo delle Monete suddette, dovranno tosto esser trasmesse a questo Inquisitorato, per farne eseguire la fondita, e dal netto ritratto delle stesse, sarà la metà data al Denunziante, e l’altra metà al Pubblico Rappresentante del Luoco, ove succedesse il fermo stesso, per disponerla a supplimento delle Spese, che per tal causa avesse abbisognato.

Il presente approvato, che sia dall’Eccellentissimo Senato, sarà stampato, pubblicato, e diffuso per la sua esecuzione, e spedito alli N.N. H.H. Rappresentanti della Terra Ferma per l’effetto stesso.

Data dall’Inquisitorato sopra Ori, e Monete li 20. Decembre 1788.

(Niccolò Michiel Inquisitor.

Zuanne Filippi Segr.

Addì 10. Gennaro 1788.

Approvato con Decreto dell’Eccellentissimo Senato.

Addì 22. Gennaro 1788.

Pubblicato sopra le Scale di S. Marco, e di Rialto, per Gio: Battista Pace Comandador Pubblico.

In Senato.

24 corrente.

Prov. all’Adice.

s. Zuanne Falier.

In M. C.

25. detto.

Capit. della Cittadella di Corfù c. p. dura m. 24. elez. detto Scrutinio conferm. dal M. C.

s. Gir. Nad. Contarini qu. Alv.

Finisce s. Leonardo Pisani di s. Ant.

Pod. a Rovigno dura m. 16.

s. Antonio Riva qu. Zuanne.

F. s. Alv. Corner qu. Z. Bat.

Cam. a Vicenza m. 16.

s. Leonardo Riva di s. Barbarigo.

F. s. Is. Riva di s. Barbarigo.

Offiz. al Sopra Gastaldo.

s. Alv. Zen di s. Defendi.

F. s. Pietro Dom. Contarini qu. Carlo.

Offiz. al Formento a S. Marco.

s. Girolamo Balbi qu. Ant.

Luogo di s. Pietro Ant. Bembo el Prov. a Maran.

Offiz. alla Ternaria Nuova.

s. Ang. Riva qu. Zuanne.

F. s. Nic. Riz. Badoer di s. Riz.

Visdomino alla Tana.

s. Zuan Foscarini qu. Franc. Ant.

F. s. Ger. . Sagredo di s. Z. B.

Prov. al Sal.

s. Marco Corner qu. And.

F. s. Gasparo Moro qu. Franc.

Offiz. al Dazio del Vino.

s. Franc. Alv. Corner qu. Marc’Ant.

F. s. Bernardo Bembo.

Prov. alla Pace.

s. Dom. Moro qu. Gasp.

F. s. Vic. Bembo qu. Fer.

Abitatore d’una Città di Terraferma le cui porte chiudonsi metodicamente la notte a buonissima ora, un Giovine che non è mai stato a Venezia, e probabilmente non ci verrà mai, scrivendo ad un suo Amico dimorante da qualch’anno in questa Città, si stupisce altamente che non essendo circondata di mura, non avendo porte, nè sentinelle, possiamo la notte dormire i nostri sonni tranquilli, senza che il timore li agiti o rompa.

S’egli riflettesse, che in questa popolata Capitale commettonsi ordinariamente meno delitti in un anno, che talvolta in un mese nella sua Patria, benchè Città di Provincia, cesserebbe la sua meraviglia, e dormirebbe più tranquillo trà noi, in seno d’una sicura Libertà, che all’ombra de’Patrj Lari mal difesi da forti mura, e da veglianti milizie.

Ma s’egli preferisce il piacere di star ben chiuso a quello di respirare un’aria di libertà sì comune al genere umano, anzi questo non è nemmeno conosciuto da lui, lo consigliamo a passare a Ginevra, e fissare colà il suo soggiorno, che avrà la maggiore soddisfazione conveniente al suo genio.

Nivel 3► Carta/Carta al director► M. de Villette in una sua Lettera a Voltaire parla con del calore su questo proposito.

[59] Allorch’jeri voleva (egli dice) uscir di Ginevra alle cinque del dopo pranzo, trovai chiuse le porte, e sì chiuse, che il Re di Francia non avrebbe potuto entrarvi. Bisogna convenire che questo civil governo abbia della stupidezza, e della barbarie. Io non intendo come degli uomini sì fastosi della loro libertà acconsentino a passare tre quarti del giorno serrati da’catenaccj e mi si riaccende lo sdegno al rammentare quel tratto compassionevole, che voi raccontato m’avete colle lagrime agli occhi; quella povera Madre che arriva un minuto più tardi su’ponti, che supplica ginocchioni di lasciarla entrare per allattar il suo bambino da lei lasciato in Città, e che passata avendo la notte lamentandosi alla porta, ritrovò la mattina appena estinto all’avvicinarsegli, il frutto delle sue viscere. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Metatextualidad► Ecco i vantaggi, che si godono vivendo nelle Città custodite con tanto rigore. ◀Metatextualidad

Nivel 3► Carta/Carta al director► Signor Gazzettiere Stimatissimo.

Brescia li 22. del 1789.

Udiste mai contesa veruna quaggiù in Terra seguita tra gli Angiolo Custodi? Noi certamente siano al fatto di sentirne una la quale dovrà esser probabilmente decisa da questa sapientissima Carica. La Scola degli Angioli Custodi, che si onorano in questa Chiesa di San Giuseppe de’P. P. Minori osservanti impedir vuote all’altra Scola degli Angeli, che si venerano nella Prepositurale di S. Lorenzo di solennizzarsi la loro Festa nella Domenica medesima, ch’essi pure vengono festeggiati in San Giuseppe. Sembrerà a voi esser questa forse una ideale impostura, eppure ella è cosa certa, e notoria a tutta la Città, che se ne prende ormai trastullo, epperciò degna anco da riferirsi.

Eccovi ad’un dispresso lo stato della cosa, lasciando l’arbitrio di schiarirla meglio a chi ne fosse maggiormente informato.

Nell’una e l’altra delle due sunnominate Chiese tra le altre da molti anni in qua vien solennizzata la Festa degli Angioli Custodi, ed in ciascuna di esse evvi una pia unione di Divoti, che suppliscono alle spese occorrenti. Accade in quest’anno la combinazione, e forse per maggior loro comodo, che anco da quei di S. Lorenzo sia stata scelta, e fissata la giornata stessa per fare tal funzione, in cui sono soliti solennizzarla a tal uopo quei di S. Giuseppe. Sentire mò che quei benedetti P. P. pretendon essi d’avere il jus privativo in tale giornata, e nessun’altra Chiesa possa solennizzare gli Angioli Custodi fuorchè la sua? Tanto essi sono persuasi, che dopo avere posto sottosopra tutta la Città, trovandosi nell’impossibilità di sortirne altrimenti sono ricorsi all’Eccellentissima Carica caldamente raccomandandole la causa per essi loro troppo importante. Citato pertanto il Direttore della Angelica Fraglia Laurenziana, che suppongo il Reverendissimo Prevosto di detta Chiesa, nel difendersi con ogni modestia possibile, con altrettanto di energia protestò non poter egli impedire ai P. P. Minori di fare qualunque funzione nella loro Chiesa quando più a loro piacesse, ma credersi in libertà anch’egli di fare lo stesso nella sua Parrocchiale in quei giorni che sono permessi. Per quanto sentesi la Sentenza è ancor sospesa: sicchè ognuno ne attende la sospirata decisione.

Io per me non so trovar vera divozione in quelle funzioni, che d’ordinario altro scopo non anno, che l’ostentazione accompagnata sempre da qualche puntiglio. Altrettanto affirmeranno, e [60] più ancora tutti quegli che saggiamente, e da veri Cattolici pensano in proposito di certe pompose feste che si veggono. Egli è certo però, che gli fautori di esse saranno premiati da Dio, nella guisa promessagli: sicut fecerunt & ut viderentur ab ho minibus ita receperunt mercedem suam; e rimarrando colel mano vuote. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Nivel 3►

Disgrazie.

Carta/Carta al director► Martedì sera 20. Gennaro alle ore due circa di notte nel cadere una muraglia d’una certa Casetta situata nel Trasandello dell’Auqila nera in vicinanza alla fontana de’Grumelli diroccarono successivamente anche tutti gli pavimenti dei diversi ordini in detta Casa, sotto le cui rovine non rimase estinta che un’infelice Donna Moglie d’un Servidore di quest’Offizio delle Vettovaglie. Diverse persone d’ogni età e sesso in essa Casa affittuali sarebbero rimaste vittime, se per voler del Cielo, non si fossero a tempo poste in salvo. La povera Donna non ebbe il tempo, perchè nell’atto, che uscir voleva dell’uscio le cadde sulla testa la superiore Scala, e dovette rimaner schiacciata sul colpo.

Non è questa la sola mal sicura Casa, che in Brescia vi sia, perchè se ne contano molte decine a colpo d’occhio. Alle volte l’impotenza, ma per lo più l’avarizia de’proprietari delle medesime fa sì, ch’essi chiudano l’orecchio alle continue istanze de’poveri affittuarj, i quali oltre il soffrire diversi incomodi, vivono anco con un continuo timore, per vedersi sempre esposti alla sorte colla loro vita. Parlando d’Avari, proprietarj di fabbriche in specie io sarei persuaso benissimo, che certiuni, piuttostochè spendere qualche cosa in ristaurare dove occorre soffrirebbero di rimaner ach’essi sotto le rovine delle medesime. Se sapeste quanto poi si torce il loro collo, quando vengono burlati coll’affitto da qualche birbante, e quì d’ordinario affittano costoro, voi nol credereste ….. Pensano tuttaltro, che a conchiudere essere il Demonio in allora, che viene da essi loro a prendere la sua Decima giustamente dovutagli. Volesse il Cielo però, che pentiti costoro dell’abituato lor vizio si contentassero d’un onesto frutto sul loro capitale, e conto si facessero soltanto di oneste persone affittuarie, per quindi godere un po’di quiete spirituale, e temporale. Sono pertanto

Di voi Sig. Gazzettiere Stimatissimo
Vostro costante Amico.
N. N. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Metatextualidad► Continuando la descrizione degli Spettacoli della Piazza, diamo luogo al seguente tradotto Articolo, inviatoci come lo riportiamo, nel quale si dà una giusta idea del Nano la cui Figura dipinta vedesi in una tela appesa ad un arco delle Procuratie Vecchie vicina alla Torre dell’Orologio, e si fà vedere l’originale a S. Moisè alla Locanda in Corte del Magazzen, per 2. Lire nei primi posti, e L. 1:10 ne’secondi. ◀Metatextualidad

Nivel 3► Cita/Lema►

Articolo della Gazzetta di Parigi.

In data degli 11. Giugno 1788.

Esco dal Palazzo Reale, ove hò veduto una bellissima piccola Creatura, e resto attonito, che nel vostro Giornale non ne abbiate fatto, un particolare ricordo. Nivel 4► Retrato ajeno► Questi è un Nano della più piccola, ma nel tempo stesso della bella specie nominato Akenheil. È nato in Germania da Padre, e Madre di Statura ordinaria. I suoi Fratelli, e Sorelle al numero di cinque, o sei sono tutti di statura grande, ed esso non [61] ostante che abbi compiti li anni 13 non è alto più di 28 pollici. Bèbè Nano del fù Re Stanislao era dell’altezza di 33. Viene assicurato, che Akenheil non ha cresciuto dopo i cinque anni. Io non credo, che dopo Borovilaski Gentiluomo Polacco nato l’anno 1738 la di cui altezza era egualmente di 28 pollici, e che era così vivace e ben fatto, non non si abbi veduto niente di più straordinario ed interessante in tal genere.

I Nani sono ordinariamente della specie di piccoli Mostri in disgrazia della natura, tanto nel morale, che nel fisico. Sono quasi tutti mal fatti, mal proporzionati, e qualche volta totalmente stupidi. Anno essi una testa enorme, il busto corto, e grosso, le gambe, e le coscie non ben diritte. Akenheil e tutto affatto diverso. Questi è un Ragazzo vivace, spiritoso, ben fatto nella sua piccolezza, e di civili e graziose manierne.

Il suo corpo è perfettamente dritto, la sua Testa, il suo Busto, le sue Braccia, le mani, le gambe i piedi tutto è giustamente proporzionato. È alquanto grasso, ma è fatto a dipingere. Questo Ragazzo mai hà sofferto malattie eccetto che il Vajuolo. Gode la più perfetta sanità, beve, magia, dorme, e fa esattamente tutte le sue fonzioni. È bello, vivace, e sempre si move, curiosissimo tutto vuol vedere, vuole imparare tutto, capisce, e si ricorda con gran facilità. Nato in mezzo d’una Campagna di Parenti poveri, è rimasto senza educazione fino all’età di 11. anni, dopo che in pochissimo tempo hà appreso le Lingue Francese, e Italiana, e gli Elementi delle Geografia. Canta, suona qualche aria sul Mandolino, gioca i bussolotti, e batte il Tamburro con una forza niente inferiore ad un uomo grande. ◀Retrato ajeno ◀Nivel 4 Esso è fatto per interessare assai più li Professori di Fisica, e di Storia Naturale, che tutti coloro che concorrono a vederlo per mera curiosità. Sono &c. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Nell’anno scorso furono in questa Città fabbricate nove Statue di naturale grandezza, di materia mista imitante la carne umana, le quali rappresentano la tragica morte di Didone. Le navi fuggitive d’Enea che in lontananza si vedono; il Rogo su cui son poste l’armi, le spoglie, e l’immagine d’esso lui; la disperazione espressa in Anna Sorella della sventurata Regina; la confusione dolente in Barce vecchia Nutrice di Sicheo, le quali unitamente ad alcune Damigelle assistono alla spaventevole esecuzione; la maestosa discesa d’Iride mandata da Giunone a recidere il crine della spirante Sovrana di Tiro, formano uno Spettacolo degno dell’osservazione de’giusti estimatori delle cose.

Tanto è detto in un Avviso stampa la cui ben conceputa, e corretta descrizione servir potrebbe di norma a’Manifesti de’nostri Roscj moderni.

Il Casotto, che contiene quest’Opera è trà le Colonne di S. Marco. L’entrata per i primi posti costa Soldi 5 per i secondi in migliori siti 10. Si fà vedere dalle ore 18 fino alle 2 della notte.

Avviso raro.

È stata ritrovata, il giorno terzo del corrente Gennaro, nella Chiesa Ducale di San Marco una Reliquia della Santa Croce, in una custodia d’Argento. A chi la perdette verrà restituita dai Sagrestani della Chiesa medesima, quando ne vengano lor dato gli evidenti contrassegni.

[62] Teatri.

La sera del Lunedì p. p. si fece l’ultima recita a S. Benedetto del Dramma intitolato Arsace. Fu numeroso il concorso, Il Signor Senesino replicò, come nelle recite precedenti, il suo Rondeau nell’Atto secondo per cui ottenne gli universali sinceri, e giustissimi applausi. Fu quella la situazione, che gustar fece all’Udienza la melodia del suo canto, la perfetta intonazione della sua voce, e che impose silenzio.

S’ebbe per il primo Ballo l’attenzione istessa, che accompagnò il corso delle sue rappresentazioni, e dopo il suo fine ricevette i soliti onori il suo Compositore, e gli esecutori primarj del medesimo, chiamati fuori da un esulante consenso a sentir ratificata da mani e voci l’approvazione delle loro grate fatiche. Senza fare un esame analittico all’invenzione del Sig. Clerico, ma parlando soltanto dell’arte con cui ha posto in varj ben disegnati movimenti le sue figure, e del ballabile che vi ha tratto tratto introdotto, per iscansare il pericolo della noja d’una lunga pantomima, confessare si deve che fu il suo lavoro molto studiato, faticoso, e degno del felice destino, che compensò i suoi sudori. Senza pregiudizio del suo merito accordare però si deve, ch’hanno molto contribuito a metterlo nella più bella sua vista delle scene superbe, un vestiario ricco e magnifico, decorazioni di molta spesa, ed assai più un’abilissima Compagnia danzatrice, particolarmente per l’inimitabile Mad. Baccelli il cui valor è superiore a ogni elogio, e per il leggiadrissimo Sig. Angiolini. Questa Copis dopo avere nel primo Ballo eseguita colla maggior bravura la sua parte, formò le delizie del secondo con un Pasde-deux si gentile, ben ideato, eseguito con tanta esattezza, d’una musica sì parlante, d’un carattere nella sua semplicità così amabile, da meritar ogni sera un pieno Teatro s’altro non ci fosse stato da vedere che quello. Il sommo pregio di Mad. Baccelli è d’eseguire in Ballo le più difficili operazioni con una disinvoltura, e una sicurezza che le fan parer facili celandone la fatica. Questa è l’arte e dell’arte sì rara nel a sua professione, che tanto cara la rende al Pubblico suo ammiratore, e fa portar nelle colorate cocardes a tante e tante persone il segno d’un partito ch’onora il merito eccelso.

Questa sera de’28 corrente si rappresenta per seconda Opera Rinaldo messa in Musica dallo stesso Maestro che compose la prima Sig. Pietro Guglielmi.

Il primo Ballo in quattro Atti ha per titolo li Sacrifizj di Tauride Azione in cui son impiegati dieci personaggj senza i Figuranti, e le Comparse.

Il secondo è intitolato Il Filosofo deriso.

A Sant’Angiolo fu posta in iscena Lunedì una Commedia non più rappresentata I Matrimoni nati dall’accidente ossia la forza della simpatia. Non ebbe neppur una replica.

Nivel 3► Carta/Carta al director► Amico Carissimo.

Crema 21. Gen. 1789.

„La lode fa l’effetto del vino: preso con moderazione rallegra lo spirito, ed infonde coraggio; ma quando si beve con intemperanza instupidisce, ed ubbriaca. Così nacque alla nostra famosissima prima Donna, la quale ha tanto bevuto delle odi, che in gran copia gli furono regalate, che rare volte canta, e fa disperare non l’Impresario Belloni, non mai abbastanza nominato, ma il Parea, il Pirottino, ed il Bonetti tutti tre Milanesi, ai quali egli generosamente cesse questa lucrosissima impresa. Dopo che questa Signorina ha letta la Gazzetta Urbana disse fra sè: Dunque io sono una gran Donna, l’Impresario mi ha tradita a darmi la tenue paga di 25. Zecchini. Saprò bene rifarmi un’altra [63] volta. Diffatti lo stesso Belloni l’ha ricercata (per quello che dice la sua Sig. Madre) per prima Donna seria nell’apertura del Teatro di Lodi, che si farà quest’Agosto; ma gli domandò una somma tanto grande che l’Impresario ha preso tempo a risponderle, volendo prima misurare la grandezza del Teatro per vedere se quando fosse pieno ogni sera bastar potesse il ricavato per formare la summa ricercata; e sono. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Cause.

Al Collegio de’XXV Mane.

22. Gennaro 1788. M. V.

Non contempla espressamente lo Statuto di Padova il caso, in cui concorrano alla successione d’un Defonto intestato, solamente Femmine Collaterali, contempla però nella linea de’Trasversali le Sorelle, e le Figlie d’un Fratello del Defonto: ed a queste, ma non ad altre, accorda compartecipazione anche coi Maschj Agnati, fra i quali per altro ammette la prerogativa del grado. Parimenti il Diritto Veneto, attendibile ancora dai Padovani in mancanza di Leggi patrie, non contempla nella succession de’Collaterali il caso che concorrano sole Femmine: e in unione co’Maschj contempla le sole Sorelle; e queste ammette ugualmente alla successione, coi Fratelli nò, ma coi Nipoti nati da un Fratello premorto. Quantunque perciò espressamente non contemplato, pure da queste Leggi abbastanza chiaramente risulta la preferenza totale che dee godere la Sorella del Defonto, nel caso che vengano in sui confronto unicamente altre Femmine, differenti di grado; comechè pari d’agnazione e di sesso. Ecco perciò la ragione dell’amplissimo Spazzo di Laudo seguito nel caso Palmarini, che fu quello controverso nel presente Giudizio. In confronto della Signora Regina Palmarini Carcano Sorella del Defonto D. Bortolamio, della cui successione tratta vasi, pretendea di compartecipare la Signora Vittoria Palmarini Battistella Pronipote del Defonto, perchè Figlia d’un Figlio d’un Fratello del Defonto medesimo. Fu quindi, con totale esclusion della Pronipote, ammessa all’Eredità la sola Sorella, con uno Spazzo.

Quod Incid. 4. Quod. Laud. 18. N. S. O.

Avvocati al Taglio Eccellenti Rodella, e Co: Medin

Interv. Pellegrini.

Avvocati al Laudo Eccell. Orlandi, e Cantù. Interv. Capellari.

Addì detto. Mane alla Quar. C. V.

Con due Decreti dell’Ecc. Senato 31. Maggio, e 6. Giugno 1787. fu accolto, ed approvato il Progetto di Antonio Tiozzo Individuo Capomistro dell’Arte dei Battioro, Colori, e Stagnoli; che richiese il diritto privativo di fabbricar, e vendere li due generi Smariglio, e Spontia, necessarj alla lustratura degli Specchj. Moventi d’una tal concessione furono la promessa migliorazione della qualità di tai Generi; l’impegno che non abbia mai a mancarne la quantità occorrente; il più discreto prezzo promesso nella vendita degli stes-[64]si; e la lusinga d’estendere maggiormente l’attivo commercio di essi colle estere Nazioni.

L’Arte dei Battioro, Colori e Stagnoli, che da tempo immemorabile si trovava in possesso di fabbricar e vendere promiscuamente tai Generi, si stimò lesa ne’suoi diritti per l’esclusivo diritto concesso al Tiozzo cogli enunciati Decreti. Pensò quindi di presentarsi con supplica in Ecc. Pien. Collegio, implorando sui medesimi Ascolto, ovunque piaccia a Sua Serenità di demandarre le commissioni.

(Il resto Sabbato.

Il Signor Giuseppe Ferrari attuale Maestro di Casa del Dogado fu nominato da Sua Serenità alla vacante Carica di suo Cavaliere.

Richiesti per qual ragione nello scorso Ordinario riferendo l’elezione del nuovo Piovano di S. M. Formosa non s’è posta ancora la ballottazione, come nelle occasioni passate, rispondiamo che non lo sapevamo allora colla sicurezza, ch’abbiamo avuta dappoi.

Per il M. R. Arrigoni rimasto, voti di sì 145. di nò 98.

Per il M. R. Filosi di sì 126. di nò 117.

Sabbato sarà li 31. corrente, alle ore 22. prenderà in privato modo il Possesso della conferitagli dignità il Piovano di S. Sofia eletto ne’prossimi scorsi giorni. Sarà stampata nel Foglio venturo la Serie di tutti quelli, che successivamente occuparono Piovanato di questa Parrocchia.

Rappresentazioni ne Teatri Comici per questa Sera.

A S. Gio: Grisostomo.

Meleagro Favola Tragica messa in iscena per la prima volta la sera dello scorso p. Lunedì, Composizione del Sig. Gaetano Fiorio gradita ed applaudita dal Pubblico. La Signora Battaglia recita in essa con quel valore, che la distingue nelle Parti, che le convengono. Sono queste, informazioni da noi ricevute.

A San Luca.

Replica del Cattarino Bocchese Todorich. Nelle adunanze, e ne’Caffè non si fa che dirne male ma si replica con gran concorso. Per il Popolo un Dalmatino, che ammazzi de’Turchi, una battaglia in cui bene o male si meni le mani, è sempre uni Spettacolo di buona riuscita da far fronte a tutti i Precetti d’Aristotile, e d’Orazio, e da trionfare delle Regole, e del buon gusto. Se consideriamo il Teatro come una bottega aperta all’interesse de’Comici consoliamoci di questo avvenimenti; ma se vediamo in esso una Scuola di costumi profanata dalle moderne poetiche mostruosità, ch’or ora dalle Scene hanno estinta sin la memoria della Goldoniana Riforma a cui non mancherà però l’immortalità delle stampe, non cessiamo, benchè inutilmente, di compiangere la popolare ignoranza, e di condannar chi ne abusa per suo profitto, e per quello delle Comiche Compagnie.

A Sant’Angiolo.

L’Amore per la prima volta innamorato ossia la forza della Natura. Mai più rappresentata. ◀Nivel 2 ◀Nivel 1