Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 6", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\006 (1789), pp. 41-48, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2320 [consultato il: ].


Livello 1►

Num. 6.

Mercordì 21. Gennaro 1789.

Livello 2► Metatestualità► Quella esuberante ingenuità, che non di rado fà ch’esca dalla nostra penna, ciò che forse non si dovrebbe che dire soltanto, o piuttosto tacere quando il proprio interesse esige de’gelosi riguardi, può averci pregiudicati sul punto dell’accrescimento futuro dell’Assocciazione, per aver fatto sentire la nostra disposizione di non continuare l’impresa se in avvenir ancora ci manchi il meritato compenso nel maggior numero degli Assocciati. La protezione, la benevolenza, il genio parziale, ponno darci resistere coll’utilità de’loro effetto; lo può egualmente una concorrenza spontanea della quale ne’prossimo passati giorni ebbimo un fausto principio; e se a questo corrispondesse un discreto proseguimento cesserebbero le nostre lamentazioni. Ma in ogni modo protestiamo pubblicamente, contro chiunque interpretato avesse sinistramente l’accennata dichiarazione che durerà la nostra impresa fino all’estinzione degli anticipati pagamenti; che in qualunque tempo giungano nuovi Assocciati, non farà abbandonata s’essi non abbiano in prima avuto il giusto numero de’Fogli; e che quando si vorrà finirla davvero sarà manifesto a tutti che non si ricevono più Assocciazioni. A questa sacra promessa d’adempire fedelmente il proprio dovere, quella aggiungiamo di non minorare in qualunque evento il nostro verace impegno di far che siano quanto meglio da noi si possa serviti tutti quelli, che gradiscono le nostre fatiche.

Se giunta a tempo ci fosse una Lettera delli 15 corrente avremmo soddisfatta pienamente la volontà di chi ce la scrisse. Ma l’ebbimo Sabbato p. p. ad ora, che la Gazzetta era uscita. Non possiamo per ciò che avvertire doversi leggere in fronte a’Versi Latini stampati nel precedente Foglio: Sopra due Fratelli, ch’ebbero genio, e sorte diversa.

[42] La questione sul giuoco degli Scacchi, proposta l’anno prossimo scorso su questi Fogli, ebbe tante dispute prò e contra, che fummo in necessità d’intimar il silenzio a chi parlarne volea d’avvantaggio; e non la sarebbe forse nemmen ora finita senza l’assoluta dichiarazione di non voler istampare altro su quel proposito.

Siamo posti adesso alla stressa necessità dal Distico di Tibullo tormentato da’suoi traduttori per renderne precisamente la sostanza ed il brio. Passò non poco tempo prima che alcuno si movesse a secondar le premure dell’ingenuo Innamorato; bastò poi ch’uno cominciasse per trovar seguaci. Approviamo le gare dello spirito, i paragoni che ne fan conoscere la superiorità, e quel genio condiscendente di cui tanto ha d’uopo questo Foglio per interessare nella sua varietà, e sostenersi: ma non conviene tirar troppo in lungo sopra uno stesso Soggetto, che gustar ponno i soli intelligenti della Latina Poesia. Abbia però luogo per l’ultima anche la seguente Versione; si confronti coll’altre già stampate, e da chi ne diede l’impulso, e dal dotto Pubblico decretisi il premio a chi lo merita. ◀Metatestualità

Illam, quidquid agit, quoquò vestigia movit

Componit furtim, subsequiturque decor.

Versione letterale.

Colei quand’opra, e ovunque muove il piede

Schiva si atteggia, e venustà succede.

Versione Libera.

Tutta dagli atti suoi spira decoro,

Segue suoi passi delle Grazie il coro.

Catalogo

Di Libri recentemente usciti da’Torchj Veneti.

Pepoli. Teatro. Tomo 4to e 5to. Presso il Palese 1788. in 8vo.

Muratori. Continuazione degli Annali. T. 48, 49 e 50. Presso il suddetto 1788 in 12.

Linguet. Continuat. des Annales politiques du dix-huitieme Siecle T. treizieme-Par Graziosi Num. CIV. CV. C VI. CVII. CVIII.

Capi d’Opera del Teatro T. primo. Per il Curti 1789. in 8vo.

Continuazione della Storia di Giuseppe Flavio. T. terzo. Presso Chellero 1788. in 8.vo.

Baumè. Elementi di Farmacia. 1788 Presso il fu Francesco Pezzana, in 8vo.

Bonotto. Geografia Storica antica, e moderna. T. 2. Presso il Bassaglia 1788. in 8vo.

Encyclopedie. Economie politique T. prem. Partie prem. Detta Commerce T. III. premiere Partie. Padoue 1788. in 4to.

Beaumarchois. Il Matrimonio di Figaro Com. trad. dal Francese. 1788 in 8vo. Presso il Graziosi.

Gellert. Istruzione di un Padre a suo Figlio. Presso lo stesso. 1788 in 8vo.

Pope. Saggio sopra l’uomo. Presso lo stesso 1788 in 8vo.

Du Guet. Continuazione della spie-[43]gazione del Libro di Giobbe. T. 4to. Presso il Locatelli 1788. in 12.

Beccatini. Continuazione della Storia ragionata. T. 5to. Presso il Pitteri 1788. in 8vo.

Bell. Instituzioni di Chirurgia Tomo 2do. Presso il Baseggio 1788 in 8vo.

Formaleoni Storia Filosofica, e politica del Mar Nero. T. Primo. Presso l’Autore. 1788 in 8vo.

Limen grammaticum. Presso il Riosa 1788 in 12.

In Senato.

16 corrente.

Inquisitor sopra Dazj.

s. Agostin Barbarigo.

2 Ambasciatori Estraordinarj in Ispagna.

s. Franc. Pesaro K. e Proc.

s. Alvise Pisani.

In M. C.

17 Detto.

Camerlingo a Bergamo dura mesi 32.

s. Z. And. Fasqualigo di s. Z. And.

Finisce s. Z. Bat. Mora qu. Z Bat.

Camerlingo a Padova dura m. 16.

s. Zuanne Cicogna qu. Ang.

F. s. Lod. M. Soranzo qu. Lor.

Offiz. Alle Ragion Vecchie.

s. Zuanne Donà qu. Polo.

F. s. Giac. Marcello qu. Ang.

Offiz. Alla Tavola dell’Uscita

s. And. Minotto di s. Michel.

F. s. Zuanne Diedo di s. Pietro Alv.

Del Cons. di 40. C. V. in luogo di s. Ang. . Zorzi eletto ai X. Savj.

s. Z. And. Gritti di s. Domenico.

Pieggj s. Gir. Zorzi, e s. Giac. Nani K.

5 Del Cons. di 40 C. N. alla lor Ordinaria.

s. Dom. Trevisan di s. Marc’Ant.

s. Z. Alv. Mosto di s. Giac.

s. Gir. Ant. Bragadin qu. Pietro

s. Pietro Badoer di s. Pietro Pmo’.

s. Ottavian Maria Zorzi qu. Giac. Pmo.

18. Detto.

Prov. A Maran dura m. 16. elez. dello Scrutinio conferm. dal M. C.

s. Pietro Ant. Bembo qu. Franc.

Fin. s. Zuan. Barbaro di. s. Nic.

Pod. a Portobufolè dura m. 16.

Luogo dl s. Ant. Maria Mosto +

s. Andrea Maria Mosto qu. Giac.

Pod. a Uderzo dura m. 16.

s. Bernardo Zorzi di s. Gabriel.

F. s. Dom. Maria Contarini qu. Ales.

Prov. Al Cottimo di Londra.

s. Lor. Bonlini qu. Zac.

Fin. s. Is. M. Bonlini qu. Fer.

Gov. dell’Entrate.

s. Zuanne Paruta qu. Polo

F. s. Pietro Foscari.

5 Del Cons. di 40 C. N.

s. Z. Marco Moro qu. Zuanne 2do.

s. Franc. Bragadin di s. Gir.

s. Cam. Bernardin Gritti fu Pod. a Vicenza.

s. Girolamo Barbaro di s. Is. M.

s. Zorzi Maria Corner qu. Z. Bat.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Ornatissimo Sig. Gazzettiere

Commendar gli Uomini virtuosi, e diffondere il grido delle lor sublimi gesta è un aprire la più utile Scuola di sana morale all’umanità tutta, e facilitarne, il sagro impero della virtù e della felicità, sorelle germane; poichè la via degli esempj è la più piana, e molto più amabile di quella de’precetti. Tralascio di risguardare da un tale offizio, come un tributo di rispetto, e di riconoscenza dovuto a chi, al lume della Religione, e della Ragione, compagna fedele d’umanità, che lo circonda, con magnanimo coraggio del continuo si slancia al Tempio della vera Gloria,

Voi, ornatissimo Signore, trà gli interessanti oggetti, onde fornite i periodici vo-[44]stri Fogli, non trascurate tratto tratto d’innestarvi anche questo, la commendazione degli Uomini distinti, commendazione, che voi pur ravvolge, ed a voi pur si comunica. La costanza di sì nobil pensiero sempre più vi concilierà de’nuovi diritti sopra la riconoscenza di tutta l’umanità.

Hò letto con sensi di vera tenerezza nella Vostra Gazzetta N. 99. in data di Mercordì 10 Xbre 1788 una Parte presa nell’straordinario Cons. d’Isola, in cui venne eletto a pieni voti in protettor di quella Terra il non mai abbastanza acclamato Eccellentissimo N. U. S. Marc’Antonio Trevisan attual Cap. di Raspo. L’elogio in quella con quanto garbo con altrettanta precisione tessuto, quantunque secondo di veridici tocchi maestri del di lui original carattere, è nondimeno di molto inferiore a quella pienezza di doti, che lo decorano. Eruditissimo Sig. io non vivo alla Corte, e la verità sola connette i miei giudizj, fa evaporar il mio cuore, e mi esprime sulla lingua la favella.

Fù però oggetto di mia sorpresa il non rilevar accoppiati a quella Parte molti altri luminosi aneddoti al detto Eccellentissimo Signore appartenenti, ed a quella contemporanei. Attrovavasi allora il benemerito egregio Sig. alla visita della Spettabile Comunità, e Luoghi Pii in Pirano soggetti alle Provvidenze dell’Eccellentissima Carica delegata di Raspo con memorando decoro da esso coperta. Cola altresì e per il grido di verace Fama, e per gli argomenti i più cospicui della di lui incorrotta giustizia, ed umanità di cui fù testimonio quel Popolo non facile ad essere sorpreso fù eletto in Protettore e Padre da quella Spettabile Comunità, e fino da quel Reverendissimo Capitolo con singolar esempio. Basteranno a farne calcolar al Pubblico la riverente affettuosa espansione di tutti i cuori le Parti stesse, che io mi onoro di avanzarvi dove vedrete quasi per Fidei-commisso rifugiatasi quella riputatissima Comunità sotto la Protezione anche de’Primogeniti di quella Eccellentissima Famiglia in perpetuo, e le quali istantemente pregovi di render pubbliche col mezzo della vostra non mercenaria sincera Gazzetta utilissima. Passo sotto silenzio quei moltiplici trasporti di riverenza, ed affezione da quel Popolo ammiratore offertigli e con istupenda Filarmonica Accademia eseguita nella magnifica Sala di quelli spettabile Cons. e con rara decorosissima Illuminazione di quella Pubblica Piazza, con insolito seguito di ben fornite numerose barche, frà i continui evviva, e spari, onde finalmente fù accompagnato fino in Isola, dove, da quella Spettabile Comunità quanto sciolta dai rapporti dell’Eccellentissima Carica di Raspo altrettanto addetta, e rispettosa ai meriti personali dell’Eccellentissimo suo Protettor e Padre con supplichevole modi invitato onde poter compiere i dovuti offizj di supplicazione, di ossequio, e di riconoscenza, fù con straordinaria pompa incontrato. L’armonica colleganza di quei due Popoli di Pirano e di Isola limitrosi, e simpatizzanti ne’medesimi affetti di una ben giusta compiacenza, ambi trasportati dalla goija, le finestre di ciascuna abitazione fornite di stati, le mura coperte di poetiche composizioni, il suono delle campane, il continuo sparo de’mortaj, i comuni applausi finalmente attrassero dalla sensibilità de’cuori onesti lagrime di giubilo e renderanno memorabile quel prezioso giorno fino alla più tarda posterità.

Ecco ciò, cui io credevo bene di non doversi trasandare nell’incontro di render pubblica l’accennata Parte dello Spettabile Cons. d’Isola. Intorno alle gesta luminosissime dell’attual Eccellentissimo Cap. di Raspo lodato, ne parlano abbastanza e l’Isola del Zanto, e Pinguente col Capitaniato intero, che fruirono, e fruiscono le immediate espansioni della di lui rettitudine, equità, e paterno affetto. Esse sono superiori a qualunque elogio. Io non ne formo parola.

Metatestualità► Perdonate, mio urbanissimo Signore, le modificazioni di un cuore, che non [45] può non reagire alle impressioni della virtù. Io non hò diritto d’occupar le vostre stampe, mà questa vel chiede, il Pubblico vi eccita, e vi convince il vostro stesso carattere. Bensì da ciò ve ne deriva un diritto di estimazione e di riconoscenza in me, a cui di buon grado mi sottoscrivo, benchè per anco anonimo, desideroso di farmivi conoscere opportunamente. ◀Metatestualità

Pinguente. 8. Gennaro 1788. M. V.
Vostro Affet. ed Obblig. Ser. Accademico Int. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Parte dello Spettabile Cons. di Pirano. Copia.

Fu sempre lodevol costume di questo suddito Municipio il procurarsi nella Serenissima Dominante la protezione di quei cospicui Soggetti, che amministratori della Pubblica Felicità, seppero per distinte qualità di cuore e di spirito conciliarsi sopra gli altri la confidenza dei Popoli, e l’amor e l’estimazione dell’Angusta Patria.

Livello 3► Eteroritratto► Il modello di così illustri pregj uniti mirabilmente risplende nell’Eccell. Sig. Marc’Antonio Trevisan, che nella gloria che lo circonda, chiari fà conoscer i frutti di una vita virtuosamente consagrata al servizio, ed all’utile della Patria nei più difficili, e cospicui Posti della Repubblica, e nelle Reggenze memorabili, e luminose, sempre oggetto dell’amore de’Concittadini, del conforto, e delle speranze delle suddite a Lui commesse Popolazioni.

Delle quali pregevoli verità cospicua prova ce ne fornisce la presente per Noi fortunata, e sempre memoranda visita piena delle più consolanti emanazioni del Giudice incontaminato, e sensibile, e del Padre amoroso, beneficente, che posero nella più chiara vista le distinte virtuose di lui qualità. Nel desiderio, per tanto di arricchire la nostra Patria di un nuovo lustro, e di procurargli un bene, che può decisamente influire sulla sua pace, e prosperità ◀Eteroritratto ◀Livello 3 ventura li Spettabili Signor Zorzi Venier, Antonio Petronio, Lorenzo Zarotti, e Bartolommeo Appollonio attuali Giudici, mandano Parte alla presenza di S. E. Sig. Podestà, che dai Voti di questo Sp. Maggior Consiglio vengano eletti Protettori di questa Comunità, il prelodato Eccell. Signor Marc’Antonio Trevisan attual gloriosissimo Cap. di Raspo, non che l’Eccell. Sig. Benedetto Trevisan suo Primogenito, o tutti li venturi Primogeniti della sua Eccell. Famiglia in perpetuo.

Per il che resta colla presente Deputato il benemerito Nostro Concittadino Sig. Dot. Domenico Petronio a rassegnargli colla presente in unione delli Sp: Sp: Sigg. Giudici, e Sindici anco li devoti sentimenti della nostra venerazione, supplicandolo di aggradire un tale omaggio nel pubblico concorde voto dovuto alle sue virtù, e di accettare sotto l’altra sua autorevole Protezione questo suddito fedelissimo Municipio, che spera all’ombra fortunata di essa una costante, e tranquilla prosperità.

Li Spp: Signori Sindici poi restano incaricati di eseguire per mezzo di Lettera coll’Eccell. Sig. Benedetto Trevisan Primogenito in Venezia un egual offizio di supplica, e di rispetto.

Addì 9 Novembre 1788. Pirano.

Letta, ballottata nel Sp. Coll. delle Provvigioni con Balle prospere Num. 14. C. fù presa.

Detto.

Letta, ballottata nel Sp. Consiglio, con Balle prospere Num. 84. C. fù presa.

Alessandro del Seno Canc. del Sp. Cons.

Copia.

Livello 3► Parte del Rev. Capitolo di Pirano.

Addì 11. Novembre 1788.

Citazione/Motto► I luminosi caratteri di sapienza, di candor d’anime, di benefica inclinazione, che l’Eccell. Marc’Antonio Trevi an Capitanio attuale di Raspo fece distintamente risplendere in tanti ragguardevoli pubblici Impieghi sostenuti sempre con somma integrità, ed applauso, e spezialmente nell’incontro della sua gloriosa Visita fatta in Pirano, eccitano a ragione i fervidi desiderj di questo Capitolo di S. Giorgio, e dei tre altri Sigg. can. ab extra ad [46] implorare colle più divote Suppliche il pregiatissimo Patrocinio di sì illustre Soggetto. Quindi è, che il Sig. Arciprete D. Pietro Apollonio, unitamente ai Signori Can. D. Girolamo Venier Scol. D. Domenico del Seno, Marguardo Schiauzzi, Antonio Baccichi, e Zorzi Apollonio, manda parte, perchè dai Voti del Capitolo stesso sia eletto in suo Protettore come pure degli altri tre Can. D. Ottavian Predonzan, Almerigo Corsi, e Marco Trani, l’Eccell. Sig. Marc’Antonio Trevisan, e che nell’atto di umiliare all’Eccell. Sua l’Elezione presente, accompagnata sia dai più servorosi Voti di tutti li Sigg. Can. affinchè degni l’Eccell. Sua esaudire queste riverenti suppliche, e colla naturale generosità del suo cuore accogliere i nostri desiderj, e la presente elezione.

Io P. Marguardo Schiauzzi Canonico Canc. del Capitolo hò estratto la presente del Libro Capitolace. ◀Citazione/Motto ◀Livello 3

Teatri.

Da questa Comica Compagnia del Teatro a Sant’Angiolo fu posta per la prima volta in iscena la sera del p. sc. Lunedì una nuova Commedia intitolata La Maschera. Ebbe moltissimi ascoltatori, non pochi applausi, e il solit’onore diffuso fu’Personaggi, che l’hanno rappresentata, i quali, dopo la recita, furono chiamati a ricevere le testimonianze del pubblico aggradimento.

Se saper vogliasi da chi l’ignora la ragione del titolo, eccola. Una Vedova Duchessa, di Parigi s’innamora perdutamente d’un certo Valerio giovine italiano, senza mai avergli parlato. Gli manda per il suo svizzero una borsa d’oro, e l’invito di farle una visita da lui scortato. Lo riceve nel suo Palazzo in un elegante Dominò, e colla maschera al viso; gli dichiara il suo amore, lo riscalda con delle affettuose espressioni, gli prescrive delle leggi regolative del suo contegno ad una conversazione ove la sera devon trovarsi, lo sforza a prender un anello, e parte. Ei resta solo infiammato immaginandosi una bellezza nel di lei non veduto volto, e credendo di realizzare l’idea conceputa all’accorgersi d’ua bel ritratto1 d’una sua Cugina vestita d’un Dominò egualissimo al suo, e cogli suoi stessi ornamenti sul capo, da lei colà fatto porre per l’artifizio, che intreccia, e sostiene l’azione. Radunasi la conversazione accennata, Valerio al veder la Cugina si crede ravvisar in essa la Maschera, se le mette attorno in aria di rispettoso amante, e crede di servire alle prescrizioni ricevute; ma al comparire della Maschera vera cioè della Duchessa in altro abito, ed a viso scoperto, riconosce in essa l’oggetto delle amorose sue fiamme, accennato precedentemente da cui non sapeva d’essere corrisposto. Al paragone cessano le sue smanie per la Cugina, rivolge alla Duchessa tutte le sue attenzioni, e disprezzato si vede con una ritrosa gravità da Principessa Filosofa. Arso e delirante, ad onta della sua non curanza, la preferisce ad ogni altra donna, e da lei ritornando, e venendo accolto in maschera come prima, credendola la sua Cugina, dichiarale di rinunziare agli affetti suoi per es-[47]er preso dalle bellezze della Duchessa. Sostiensi felicemente una Comica Scena in fine della quale Ella si cava la maschera, e segue un bel matrimonio accompagnato da quello della sua Serva col Servitor di Valerio. Vaglia tutto ciò a dare il perchè del titolo, e niente più.

Noi non ci prendiamo la pena di lineare lo scheletro di questo corpo poetico, perchè non l’abbiamo trovato di quella bellezza, che tanti altri videro in esso. Quando si proverà che regga al comico verisimile il silenzio fedele del Servitor di Valerio imposto da un solo cenno furtivo del di lui Padre, che sconosciuto dal Figlio, suo amico fingesi per conoscere i di lui sentimenti;2 la stoltezza dello stesso Valerio, che dal tuono di voce non s’accorge alla Conversazione che la Duchessa era quella che a lungo parlato avevagli mascherata, e differenza non trova trà la sua voce, e quella della di lei Cugina onde crederle una persona medesima, cangieremo allora linguaggio. Questi due cardini di stoppia a’quali è raccomandata l’azione sciolgonsi ad un soffio, e la fanno cadere. Non v’ha in alcuna delle sue parti imitazione della natura; tutto è giuoco, equivoco, meraviglia da sorprendere chi non riflette. Nulla diremo nè degli episodj slegati, nè de’caratteri abbozzati soltanto, o non sostenuti. Il Zio di Valerio è un avaro, che non eccita nè allo sdegno, nè al riso, e non si sà perchè non si lascj riverire anch’esso, in fine della Commedia. Suo Padre è un uomo saggio, ma le scene forti della sua tenerezza, e del suo risentimento, non hanno situazioni convenevoli come in Diderot, o in Beaumarcheis. La Duchessa è un’innamorata spasimante, che dona borse d’oro, ed anelli, chiama in casa il suo amante, e due volte che viene gli fa far un’ora d’anticamera perdendosi in ciarle colla sua servitù, come se il di lui arrivo non la interessasse per niente. Basti così per giustificare la nostra disapprovazione. Siamo certissimi d’aver in essa molti compagni. Presa la maggior parte per il tutto conveniva dire che la Commedia piacque generalmente; ma bisogna in questo caso fare quell’eccezioni, che son dovute all’intelligenza, al buon senso, che mai non mancano nelle numerose adunanze, ma cedono sovente allo strepito dell’errore, e del fanatismo.

Accordiamo, che per sedurre un’Udienza, come fece l’Autor della Maschera, ci voglia dell’ingegno, e dell’arte, ma s’egli aspira alla pubblica stima, perchè non impiegarne il valore a sferzare il vizio, corregger i costumi, sforzare gli Uomini a ridere delle lor debolezze, e a copiare i ritratti dal gran Quadro della Natura animata, senza crearsene di quelli che originale non hanno, onde piacere con delle stravaganze che illudono, in vece d’una famigliare verisimilitudine che ammaestri servendo al motto della modesta Commedia: Describo mores hominum? Questo sarà sempre il voto de’cuori onesti che vorrebbero nel Teatro una scuola utile al Popolo, e sì spesso rammaricansi non trovandovi che inezie, e follie da nutrire i suoi pregiudizj.

Domenica p. p. come avvisò il nostro Foglio fu rimessa in iscena a S. Gio: Grisostomo l’azione Favolosa Il Genio buono, ed il Genio cattivo. Fu questa composta a Parigi dal celebre nostro Goldoni, ma colà non rappresentata per la grave spesa, ch’esigevano le decorazioni. In Italia, dice egli [48] stesso, bastano per esse 100. Scudi, a Parigi ce ne volevano mille. Je savois, aggiunge, que la Fèerie avoit repris à Venise son ancien crèdit, je crus le bon le mauvais Gènie un sujet encore plus adapte au gout de l’Italie qu’a celui de la France.

Nondimeno, egli protesta, d’aver lungo tempo esitato prima di determinarsi a mandarla, provando una forte ripugnanza di blandire il cattivo gusto in un Paese dov’egli tanto avea travagliato per istabilirne un buono. Il disgusto del non felice destino dell’ultime sue Composizioni, e il desiderio di piacer ancora una volta a’suoi compatrioti lo fecero cedere alla tentazione, ed approfittar della circostanza.

Così doveva esprimersi su questo proposito il benemerito Riformatore dell’Italiano Teatro, ma nemmeno in un genere sì contrario a’suoi retti principj, può egli rimproverarsi d’aver perduto di vista il grand’oggetto della istruzione. La sua Favola ben ideata, felicemente condotta, e d’un ridicolo maneggiato con quella grand’arte, che gli è propria, presenta piacevolmente delle morali lezioni, che o non si trovano, o non producono alcun effetto per essere o scialacquate, o mal disposte, in tant’altre favolose Rappresentazioni, che pur ebbero ne’ nostri Teatri una strepitosa fortuna.

Sarebbe un mancar della dovuta giustizia al sublime merito del Sig. Pacchierotti se si tacesse, che nella recita della p. p. Domenica egli ha diffuso ne’cuori d’una numerosissima Udienza, quella soavità, e quel diletto, che non invano promisesi chiunque ben conosce ed apprezza il suo distinto valore, che va soggetto a delle ineguaglianze appunto per la sua sommità, ma che sà in ogni situazione trovar de’felici ripieghi. Del Sig. Babbini non potrebbesi che ripetere il già detto più volte. Gareggiano gli applausi colle frequenti novelle prove della sua singolarissima abilità alla quale ha sempre accoppiato un genio docile, e condiscendente, ed un onorato impegno di ben servire il Pubblico.

Nella sera medesima riuscì grato come nelle precedenti lo spettacolo a S. Benedetto; tanto più, che la vigorosa e leggiadrissima Mad. Baccelli, benchè sempre sorprendente nelle sue operazioni, si ritrovò in quella favorevole disposizione d’umore, che molto contribuisce a far maggiormente brillare il bel genio dell’arti, e l’abilità di chi degnamente le esercità.

A San Luca jersera si rappresentò la Tragedia intitolata Agamennone; del Sig C. Alfieri.

Per i bisogni delli poveri di queste Contrade, sull’eccitamento del sempre vigile e zelantissimo Magistrato alla Sanità, discese pietosamente la magnanimità dell’Eccellentissimo Senato ad accordare l’estrazione de’rottami di legname dalla Casa Regia dell’Arsenale, già destinati dalle recenti Inquisitoriali regolazioni ad essere venduti al pubblico Incanto. Alcune Fraterne parrocchiali hanno presa la lor provvigione, ed è destinato il giorni p. de’23 per quella di San Salvatore.

Biglietto.

Un Francese, che possede bene la sua propria Lingua, scrive in bel carattere; si esibisce a darne lezione, a copiare delle scritture francesi intelligibilmente, a correggere delle stampe in tal idioma, ed a fare qualunque traduzione dall’Italiano in Francese. Egli insegna anche la Sfera, e la Geografia a chi ne brama lezione onde perfezionarsi allo stesso tempo nello studio dell’idioma Francese. Il suo ricapito è al Caffè della Pace a S. Marco.

In questi Teatri Comici per tutto si replica. A S. Gio. Grisostomo due Genj. A S. Luca Agamennone. A Sant’Angiolo la Maschera.

Morti.

Illustrissimo Sig. Ant. M. Molin.

Sig. Giov. Savoldello Mercante da oro a S. Giuliano.

Il Reverendiss. D. Pietro Ant. Dottor Plateo Pievano di Santa Maria Formosa, nato ai 7 Luglio 1716 el. ai 20 Maggio 1768, Canonico di S. Marco. ◀Livello 2 ◀Livello 1

1Cioè, che dovrebb’esser bello, ma nè la lontananza, nè l’inganno de’lumi hanno potuto celare un’opera di strofinaccio non di pennello, che rider fece l’Udienza quando Valerio a vagheggiarla si mise.

2Notisi bene ch’è questo un Servitore attaccato affettuosamente da più anni al suo Padrone; che il di lui Padre non lo conosce, che per averlo veduto, come di passaggio a Torino, e nondimeno si lascia imporre da un suo cenno, e non parla perchè la Commedia tiri in lungo.