Gazzetta urbana veneta: Num. 4

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Num. 4.

Mercordì 14. Gennaro 1789

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3. Gennaro 1788. M. V.
Alla C. N. Mane. Con sua Cedola 1616. 30. Marzo, disponendo separatamente il N. H. s. Niccolò Dolfin dell’Abbazia nominata di Ceredo nel Territorio Cremasco, ordinò che dovesse questa passare con titolo di perpetua Primogenitura nel Primogenito di Mis. Marco Dolfin suo Nipote, e così successivamente di Primogenito in Primogenito Maschio legittimamente nato, in perpetuo: escluse espressamente da tal benefizio le Femmine, e i Discendenti da esse. Vuol però, che i Primogeniti possessori dell’Abbazia debbano contribuir annualmente agli Ospitali de’Santi Gio: e Paolo, e de’Mendicanti il quarto di tutte le Entrate dall’Abbazia medesima provenienti. In caso poi che mancasse la Discendenza Mascolina di detto Nipote; vuole che i due sopraddetti Ospitali conseguiscano la metà di esse Rendite: e l’altra metà abbia ad esser goduta da un Priore, che dovrà eleggersi nel modo seguente. Si dovranno, dice il Testator, congregare tutti quelli della Famiglia Dolfina, quelli però che sono del nostro Colonello, e che portano nell’Arma i tre Dolfini; e tutti questi (che siano però di età di Anni venticinque, e da là in sopra) insieme con li Governatori delli due Ospitali sopranominati….. ove dovranno presentarsi tutti quelli che idonei vorranno concorrer a detto benefizio del Priorato, pur d’età maggiore di Anni venticinque. Quì dice, che tutti questi Competitori dovranno andar a capello: e quei quattro che caveranno balla d’Oro s’intenderanno restare per concorrenti: e subito ballortati, quelli che avrà più voti, resterà Priore, sua vita durante. Soggiunge poi: E prego li predetti Sign. Elettori, anzi aggravo le loro conscienze di aver mira nel detto caso di elegger il più meritevole per bontà, e retta conscienza, che a loro parerà dover riuscire a maggior utile, a benefizio della detta Abbazia, ed a gloria d’Iddio. Successa nell’Anno 1629. la morte di detto Eccell. s. Marco senza Discendenza, ottennero gli Ospitali sudetti Sentenza a Legge per conseguir il benefizio della metà dell’Entrate come sopra disposte, e di più anco, a nome delli Governatori d’essi Ospitali, a goder il benefizio dell’imbossolazione, ballottazione, ed elezione di Priore. Insorsero allora i N.N. H.H. Dolfini che portano nell’Arma i tre Dolfini, e sopra il punto che concerne la pretesa dei Governatori degli Ospitali di poter essere eletti al Priorato, contestato il Giudizio, seguì al Magistrato Eccellentissimo de’Conservatori alle Leggi G. D. li 9. Agosto 1630. Sentenza di due ed uno a favor di detti Governatori. Interposero dette Nobb. Famiglie l’Appellazione al Consiglio Eccellentissimo di 40. C. N.; ma rimase essa Causa giacente. Frattanto nell’Anno 1632. il fu N. H. s. Niccolò Contarini, col pretesto d’essere stato lasciato dal predetto N. H. s. Niccolò Dolfin, Erede residuario di tutta la sua facoltà, apprese il possesso anco de’Beni tutti soggetti all’antedetta Abbazia. Risoluti allora i N.N. H.H. Dolfini, che portano nell’Arma i tre Dolfini, di difendersi da detto spoglio; furono dalle Congregazioni de’SS. Gio: e Paolo, e dei Mendicanti, prese due Parti 1634. 30. Aprile, e 1634 8. Maggio, che stabiliscono che in caso d’un esito favorevole, non possano nell’elezion di Priore esser imbossolati se non se quelli della Famiglia Dolfin dai tre Dolfini. Non effettuarono nondimeno i detti N.N. H.H. le loro deliberazioni, senonchè nell’Anno 1723., tempo nel quale fu da essi ottenuta Sentenza a Legge, e proposte, in confronto della Famiglia Eccellentissima Contarini, Scritture, nelle quali fu espresso, che i Beni dell’Abbazia di Ceredo disposti furono a favor delle Famiglie Dolfin, che portano i tre Dolfini nell’Arma. Nello stesso anno 1723. seguì Convenzione tra i detti N.N. H.H. Dolfini, ed i Pii Ospitali, colla quale restò concordato, che i due Ospitali medesimi assumeranno unitamente il Giudizio nella Causa in confronto della Famiglia Eccellentissima Contarini; ma che le spese dovranno tutte esser fatte dai N.N. H.H. Dolfini, per esserne per metà rimborsati nel solo caso di vittoria: e ciò colla metà dei frutti ai detti Ospitali in tal caso aspettanti. Fu assunto in conseguenza dagli Ospitali il Giudizio: e con due Spazzi 1724. 31. Agosto, e 1725. 30. Aprile, fra i quali il primo di Vacui, furono vendicati i Beni di detta Abbazia. Eccitati dipoi dai N.N. H.H. Dolfini i Governatori d’ambidue gli Ospitali ad unirsi insieme per devenire all’elezione del Priore in alcuno dei Nobili di esse Famiglie; fu commesso dagli Ospitali medesimi ai loro Deputati alle Liti, che informino su tutto ciò che potesse considerarli nel proposito. Tal informazione dopo aver riportate le parole del Testamento conchiude esser queste Parole, che a senso nostro, e degli Avvocati, coi quali s’è fatta la consultazione evidentemente manifestano esser volontà del Testaore, che l’eletto sia della Famiglia Dolfina del suo Colonello, che porta nell’Arma li tre Dolfini, purchè siano con il requisito dell’età, e come in essa Cedola. Abbandonata adunque dai Governatori degli Ospitali ogni pretensione d’esser eletti, e solo ritenendosi il diritto d’eleggere fu nel 1727. 17. Marzo fatta per la prima volta elezion di Priore nella persona del N. H. s. Zuanne Dolfin fu di s. Vicenzo; essendo restati imbossolati i solo concorrenti delle Famiglie Dolfin. In simil modo fu nel 1760. 4. Maggio fatta la seconda elezione nel N. H. s. Lonardo Dolfin fu di s. Pietro. Seguita nell’Anno 1787. la morte di detto N. H. s. Leonardo, fu dilazionata la nuova elezione per motivo dell’insorgenza del N. H. s. Andrea Dolfin primo, Cav. attual Ambascistore appresso Sua Maestà Cesarea, che quantunque absente, pretese d’esser ammesso con Proccura al concorso del Priorato suddetto. Data di ciò notizia ai Governatori dei due Ospitali, fu da questi con loro Estragiudiziale risposto, che ad essi non appartengono tai differenze: e fu espressamente di nuovo riconosciuto esser essi unicamente chiamati al jus eligendi. Malgrado però a così moltiplici riconoscimenti devennero con loro Parte 22. Maggio 1788. a tagliare ed annullare le Parti 30. Aprile, e 8. Maggio 1634. per l’effetto, che il punto della capacità de’Governatori al concorso del Priorato abbia ad esser sottoposto ai Voti del Conseglio Serenissimo di 40. C. N. ov’era tuttor pendente la Sentenza 1630. 9. Agosto, onde in conformità del di lui Giudizio abbia ad aver corso l’esecuzione della volontà del Testatore. Assunto pertanto reciprocamente il Giudizio sopra detta Pendenza: l’esame del Terzo Consiglio versò a cercare, se il dritto d’esser eletti alla detta Abbazia competesse privativamente alle Nobili Famiglie Dolfin, che portano dell’arma i tre Dolfini; o fosse promiscuo anche ai Governatori dei due Ospitali de’Santi Gio: e Paolo, e de’Mendicanti. Gli appoggi principali de’N.N. H.H. Dolfini al Taglio, erano, che il Testatore aveva escluse dal benefizio dell’Abbazia le stesse Femmine provenienti da suo Nipote, e i Discendenti di esse; e che avea parimenti escluse tutte le Famiglie Dolfin che non fossero del suo Colonello. Dal che concludevano che ha voluto riservar il benefizio a favor della propria Agnazione. Rimarcavano in oltre, che il dar concorso all’elezione anco ai Governatori de’due Ospitali; era lo stesso che ridur irrisorio il benefizio per i N.N. H.H. Dolfini, perchè essendo questi in numero appena di venti, ed i Governatori all’incontro in numero fra tutti di circa novanta, non avrebbe toccato ai primi senonchè di dover essere spettatorie instrumenti del passaggio delle sostanze della loro Famiglia in estranei. Al che aggiungevano la fede, colla quale gli Autori loro incontrata aveano a loro spese la Causa coi N.N. H.H. Contarini; le espressioni corse in dette Pendenze; e le varie Parti, e i replicati riconoscimenti seguiti. Rispondeano gli altri, che la Causa del Testamento non fu giammai giudicata; e che niente può alla stessa ed a loro pregiudicare. In Testamento poi pretendeano di non trovar preferenza alcuna a favor dei N.N. H.H. Dolfini, perchè le condizioni di portar i tre Dolfini nell’Arma, e d’esser d’età maggiore degli anni venticinque, erano tutti requisiti solamente per poter congregarsi; ma per poter esser eletti il requisito era diverso, e competente a tutti, d’esser di retta conscienza, e più atto a riuscire di benefizio all’Abbazia. Seguì però giudizio di Taglio a favor de’N.N. H.H. Dolfini. Quod Inc. 25. Q. Laud. 5. N. S. o. Avvocati al Taglio Avvocati al Laudo. Ecc. Cromer, e Co: Santonini. Steffani. Ecc. Orlandi. Interr. Faccini.

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Carta/Carta al director

Brescia 8. Gennaro 1789.
Ho detto, che avendo nuove meno cattive della nostra Opera mi farei dato il piacere di avanzarvele, eccomi però pronto a soddisfare all’assunto impegno. Un’aria, che nell’Atto secondo, da qualche giorno fatta nascere, si canta dalla Signora Maddalena Granati con estro, e brio, benchè da noi già sentita ogni sera nella ultima scorsa Primavera dalla stessa virtuosa, dà qualche anima all’Azione, e ci fà senza noja stare in parte zitti ogni sera qualche momento. Martedì si mutò il Ballo intitolato “Giulietta, e Romeo” e si mise in iscena in sua vece il Gran Con. vitato. Se si fossero col cambiarsi del Ballo cambiati anche i Ballerini, averei sperato di migliorare: ma comparsi sul teatro i medesimi, non ho trovato variarsi che le scene, ed il Vestiario; quali cose non deciderei con franchezza essere migliori delle prime. Il Ballo ebbe per altro un fortunatissimo incontro. Trovatosi il Parterre non sò per quale studiata casualità ripieno di figure a tutti ignote, di ciere, che in passato non si tolleravano nella nostra Platea, e che anzi si allontanavano forzatamente da chi invigila alla decenza, fù tale il batter delle mani che seguì il nuovo Ballo, che furono forzati a venir fuori per ricevere le congratulazioni pubbliche ed Arlecchino, e D. Anna, e persino la figura principale, che avea dato mano all’asporto della gran tavola. l’Arlecchino fù applaudito, e colle sue ridicole positure, e smorfiosi passi fece capire aver egli abilità per far ridere. Quando possa scrivere di più non sarò tardo.

Comunicando al Pubblico l’infausto avvenimento della quasi instantanea morte del Sig. Abbate Allegro, dell’arresto a cui soggiacque il Fratello suo per sospetti d’averlo avvelenato, ebbimo la lusinga di dover in appresso manifestare il trionfo della sua innocenza, la quale con nostra pienissima soddisfazione s’è felicemente verificata. Fu preciso obbligo dell’onestà che vantiamo il moltiplicare attentamente le ricerche onde avere le più pronte notizie da sciogliere il dubbio sparso del suo preteso delitto. Non ben contenti del semplice avviso della

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sua liberazione, da noi pubblicato, molestammo un nostro corrispondente di Verona per sapere qualche cosa di più ad istruzione de’Leggitori del fatto, ed egli appagò il nostro desiderio inviandoci la seguente Lettera, a lui scritta intorno il medesimo.

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Carta/Carta al director

Mantova primo del 1789.
Nel disparere dei due Medici chiamati a decidere sul supposto veneficio del fù Abate Don Luigi Allegri, la Regia Delegazione Medico-Chirurgico-Farmaceutica, dopo il più scrupoloso esame del Processo, hà conchluso, che non sia altrimenti morto di veleno, avvegnacchè non le fù dato di riscontrare alcuno di que’segni, che avrebber dovuto precedere, accompagnare, e susseguire una tal morte. Il perchè dal Regio Tribunale d’Appello fù risoluto, che si dovesse immediatamente scarcerare il Sig. Gaspare Allegri Fratello del Desunto, che al primo avviso dell’impensato successo era quì giunto da Verona spintovi dal dolore di una perdita la più acerba, ed amara. Come alla inaspettata sua detenzione eccitossi un fremito universale, così un sentimento di compiacenza, e di giubilo si manifestò in ogni ceto di persone al vederlo comparire tra i conoscenti, ed amici con quell’aria di tranquillità, che non puossi associare alla memoria di un delitto il più inumano, ed atroce. Ora si stanno sospirando le ulteriori conseguenze di un sì importante giudizio. Interessa al pubblico bene la sicurezza della innocenza cui devesi sentir portato chiunque non abbia chiuso il cuore alle voci della vera giustizia; ed è perciò, che l’Augusto Legislatore nelle vigenti ordinazioni criminali non lascia d’inculcarlo ai Giudici. Chi però si mostra restìo alle sue Leggi; chi sconosce i sentimenti d’umanità, e chi questi, e quelle impudentemente calpesti, fassireo dell’abuso di un potere, che pel solo bene de’Sudditi gli fù confidato. Merita, che un delitto sì enorme venghi punito con la più rigorosa severità. Egli è questo il voto di tutti i buoni, ed il desiderio di un’intiera nazione per non veder moltiplicati gli esempj dell’oppressione, dell’ingiustizia, e della inquità.

In M. C.

11. corrente.

Auditor Vecchio delle Sentenze. s. Masseo Badoer. Fin. s. Ottavian Zane. Offiz. di Notte al Criminal. s. Giac. Priuli qu. Fed. F. s. Vinc. Ant. Bragadin. Ai X Savj. s. Ang. M. Zorzi qu. Pietro fu 40. Luogo di s. Marco Zen el. Sav. agli Ordini. 5 Della Quarantia C. N. s. Ant. Cigogna qu. Ang. s. Pietro Benzon qu. Vettor. s. Lod. Morelli qu. Tom. s. Franc. Moro di s. Gasp. s. Ag. Minotte qu Alv.

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Non è per sentimento di vanità, o per credere che ci convenga la lode in esso direttaci, che diamo in luce il seguente Sonetto, ma per servire alla premura di chi furtivamente ce ne mandò Copia, e per dare un saggio della facile vena poetica dell’ornatissimo Signor Bada costante Assocciato a questo Foglio, e parzialissimo suo faustore. I tratti di benevola protezione, che da lui venuti ci sono, dal coltissimo Signor Foppa, e dal dotto Forense la cui penna descrisse la riportata Causa Dolfin, furono doni preziosi la cui memoria non verrà mai cancellata nel nostro cuore riconoscente. Si và opportunemente scemando il peso delle nostre fatiche con questi pezzi somministrati alla presente Gazzetta, ma non aumentasi i numero degli Assocciati, perchè i nuovi concorsi occupano i vacui lasciati da quei che hanno detto basta. Così voga e voga siamo sempre al palo, e se non si và più avanti adempiuto il pubblico impegno, ed estinte le anticipazioni, bisognerà fare una bella ritirata, e cedere l’impresa a chi vorrà proseguirla, senza sagrificar d’avvantaggio il tempo, e la libertà in un incessante travaglio a solo profitto degli altri. Il nostro merito è tanto scarso, che a superarlo ci vuole pochissimo, ma ci vuole molto di meno a superar la nostra fortuna. Se come a fronte di chi ne sprezza di quei si trovano, che difendono, proteggono, e cominciano a contribuire alla nostra collezione degli Articoli interessanti, si trovasse un qualche numero anche di quelli che prendessero un nobile impegno per accrescere la summa raccolta in associazione, potremmo cominciar a godere il giusto compenso di tanti stenti; e già la dolce speranza ci apparecchiava de’giorni migliori in questi, che cominciano l’anno ma Sogni, e favole io fingo …

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Al Sior Bortolo Zanetti El So Cordial Amigo Z. Battista Bada

Soneto.

Tute le novità del nostro stato, Le Sagre de Venezia, e le funzion, La morte dei Sogeti, e l’elezion Del Consegio Magior, e del Senato. Anedoti, e de Libri qualche Estrato, E d’Opere, e Comedie informazion; Le vencite del Loto, e l’Estrazion, E i prezzi dele Biave ogni qual trato. Le Mercanzie che ariva, e i Bastimenti; I Foresti de rango che và, e vien, Le Cause, i so Avocati, e Intervenienti. Un scriver elegante sempre pien D’arguzie, e de morali sentimenti, Del mal disendo mal, e ben del ben. Questo è quanto contien (Za che volè saverlo Amigo caro) La Gazzeta del Plazza, per un Traro.

Teatri.

La Tragedia nuova rappresentata in questo Teatro a San Luca col titolo Zorami Re di Creta, della quale ci è ignoto l’Autore, non piacque, e nemmeno fu replicata una volta. Questo tristo destimo, ad onta del favore con cui ricevute sono dal Pubblico le fatiche dell’Attore Sig. Petronio, prova un’assoluta mancanza d’aggradimento negli uditori intervenuti alla sua rappresentazione; ma se poi questa le convenisse noi possiamo asserire senza parlare a caso. Lunedì prossimo passato s’è posta in iscena a Sant’Angiolo la tanto desiderata Tragedia intitolata Virginia del Nobile Signor Conte Vittorio Alfieri d’Asti, Autore ammirato per la precisione, e solidità de’suoi tragici piani, per la superata difficoltà di condurre delle azioni con pochissimi Personaggj, e per la robustezza del maschio e forte suo stile. Nulla diremo del merito di questa sua Composizione già stampata, e ristampata coll’altre del Tragico suo Teatro, e riconosciuta dagl’intelligenti forse per la più atta dell’altre sue a piacer dalle Scene, non meno per certe felici situazioni, che per una locuzione meno difficile e resistente alla recita. Nondimeno proviamo la mortificazione d’avvisare, ch’ebbe scarsi applausi, che piacque a pochi, e che per disgusto, o prevenzione maligna, furono dati de’segni d’insulto, e nel corso della rappresentazione, e dopo il suo fine, quando vollero alcuni vedere i Personaggj, e applaudirli secondo il solito. Questa esperienza ha fatto conoscere la somma difficoltà di ben recitare i versi del suddetto Autore; che le sue Tragedie son più proprie alle Accademie, che a’Teatri pubblici; ch’esigono una certa Udienza scelta, e d’uomini dotti per essere intese e gradite, la quale non mai ritrovasi che affogata ed oppressa nelle Assemblee dove il Popolo ha libero accesso. Parliamo sull’esito della prima recita, che nulla diede a sperare in appresso: nondimeno se mai succederà una diversità d’opinioni, e di gusto, nel rinnovarsi, e cangiarsi dell’Uditorio, ne staremo in attenzione onde bene informare, chi di questi avvenimenti dilettasi. È un piacere a ritrovarsi in certi Caffè frequentati dopo le recite de’Teatri. Lo spirito di partito, che fa travveder, o mentire, accende delle questioni; e mette in campo delle scommesse. Vien uno da San Samuele; gli si chiede: quanti biglietti? Cinquecento in circa. Ne sopraggiunge un altro: quanti? nemmeno duecento. Avviene lo stesso riguardo all’Opera a S. Benedetto. Uno vede tante macche (1) nella maggior parte degli Uditori; un altro conta per pagatori anche i gondolieri. Gl’imparziali se la godono, e ridono alle spese del fanatismo, concludendo che c’è del buono in ambidue i Teatri, e che per ciò dividendosi il numero di quei, che lo frequentano, succede che nè l’uno, nè l’altro abbia una superiorità decisa da chiamar tutti a sè. Continua il Sig. Babbini a meritar i giusti comuni applausi, il Sig. Pacchierotti alcune sere, per universale consenso, ha mirabilmente cantato; del Secondo Ballo del Sig. Ricciardi, e delle decorazioni non si cessa di dirne bene. Sostiensi nel pubblico favore il bravo Signor Senesino; non istancano le repliche del maestoso primo Billo del Sig. Clerico, e l’inimitabile Mad. Baccelli forma la delizia del gusto piu raffinato coll’esattezza, la leggiadria, la precisione, e la forza ond’eseguite sono le belle sue operazioni in quel mezzo nobil carattere, nel qual Ella è singolare ed eccellente.

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Carta/Carta al director

Signor Gazzettiere.

Verona li 11 Gennaro 1788.

Vi continuo le nuove del nostro Teatro. Sempre più il Pubblico si persuade che Madama Ballon sia una Ballerina impareggiabile. Tutte le sue azioni del primo Ballo interessan a un segno, che convien che lo Spettatore prenda parte ne’suoi affetti. Nel suo abito da uomo nel secondo Ballo inspira fino nelli uomini de’sentimenti di amicizia; immaginatevi quali ne inspiri nelle donne. Si può per essa applicare molto bene il seguente Epigramma Francese.

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Sur ten double Portrait, le Spectateur perplexe O charmante Ballon, vent t’admirer partout. A ses yeux changes tu de sexe ; Il ne fait que changer de gout. S’il voit en femme, dans l’ame D’etre Homme il sent tout le plaisir ; Tu deviens Homme, d’etre Femme Soudain, il auroit le desir.
Converrebbe che qualcuno lo traducesse, perchè fosse a comune intelligenza. Vi assicuro che quanto si può dire di lei è poco. Dunque, direte voi, il Teatro sarà sempre pieno. Oh qui stà il male, perchè anzi fin ora poca è stata la Gente che è concorsa; ma già in Verona i Spettacoli producono ne’suoi Abitanti un moto irregolare, che non è possibile nemmeno all’Astronomo il più attento osservarne le Leggi. Dieci anni fà per un’Opera cattiva era pieno il Teatro, dieci anni fà da una poca, e umida Neve, erano elettrizzati più di 20. brillanti Nobili Giovani, che avevano un interno foco bastante a cimentare una fredda Atmosfera. Ora v’è una eccellente Ballerina, un eccellente Primo Musico, una brava Prima Donna, uno Spettacolo insieme buono, una Illuminazione alla Quinquet, eppure in nostro Teatro diventa al doppio più freddo perchè manca la Gente. Ora vi è una asciutta polverosa Neve; non mancano i Nobili Equipaggi per Slitta, non mancano Cavalli, non mancano leggiadre Nobili Ninfe; eppure regna in vece il gusto della Portantine, ed amano i nostri Giovani di soccombere piuttosto sotto il peso di una esorbitante Manizza, di quelli che snelli, e pieni di fuoco emulare nel corso i venti e ridersi di una Stagione fatale solo per i vecchi. Speriamo che possa una volta fissarsi questo moto irregolare, e che possa con certezza l’Astronomo osservatore pronosticare che nel Carnovale i spettacoli sarano frequentati. Sono al solito.

Rappresentazioni per questa sera.

A S. Angiolo replica della Virginia. Jersera stettero chiusi tutti li tre Teatri d’Opera, onde potè combinarsi alla recita di questa Tragedia una Nobile Udienza, che l’ascoltò attentamente, e le fece applauso.

a San Luca.

La casa Nuova, ossia la mutazione di Casa del celebre Sig. Goldoni, la quale viene recitata a meraviglia da questa Comica Compagnia.

a San Gio: Grisostomo

L’Inglese e il Francese in Italia, Com. Originale Italiana.

Morti.

Il Cavaliere del Serenissimo nostro Doge. Il Circospetto Signor Girolamo Colombo. Ebbe jeri sepoltura nella Chiesa di San Luca, nella cui Contrada egli abitava, con molta pompa funebre. Il Fedelissimo Sig. Martino Imberti. Siamo nuovamente privi delle notizie sacre senza sapere d’aver demeritata la grazia di chi ce le somministrava. Stanco egli fosse d’incomodarsi per noi gli basta d’averci favoriti per lungo tempo. Non iscemasi punto la nostra gratitudine per la sua risoluzione, disgustosa è vero, ma che dobbiamo soffrire in pace.

1Nel nostro gergo intendiamo persone, che a Teatri non pagano.