La Gazzetta Veneta: N. 22

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N.o 22.

Sabbato addi 19. Aprile 1760 Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

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Exemple

GRan (sic.) perdita si sarebbe fatta nel Signor Giambatista Talamini passato a miglior vita ne’trascorsi giorni, se la Pubblica larghezza antivedendo gli umani casi, non avesse lungo tempo innanzi provveduto contro a tale accidente. Noto è a ciascheduno, che il Talamini con molte sottili invenzioni e prove, era pervenuto con un suo segreto particolare, e con ferri inventati da lui a colorire, tirare, e lavorare la cera per modo, che con essa imitava ogni qualità di piante, fiori, frutti, animali tanto al naturale, che ne rimaneva l’occhio ingannato; e che oltre a ciò dava tanto di durezza alla cera, che la rendeva almeno per qualche tempo atta a sofferire in foggia di chicchera, di tazza, o di vaso, acqua o qualunque liquore. Tale invenzione piacque non solamente quì, ma in diverse parti del Mondo, e fu sì gradita, che da ogni lato a concorrenza gliene venivano ordinazioni. Questa Nobilissima Patria Madre e nutrice degl’ingegni, con specioso Decreto dell’Eccellentiss. Senato, diede facoltà al Collegio Eccellentiss. de’V. Savj alle Mercanzie, fin dall’anno 1753. di beneficare il Talamini con trecento ducati effettivi annui, parte pel suo trovato e parte perchè a benefizio della Società si togliesse ad allevare sei giovanetti, e ad insegnare a quelli a poco a poco tal cognizione e il ministero della mano, acciocchè l’arte da lui ritrovata in più ingegni ed Artefici s’allargasse e prendesse stabilimento. Peritissimi divennero essi Giovani sotto la guida del Maestro, tanto che il primo giorno di Marzo del corrente anno 1760. gli avea seco presi in compagnia anche dell’utilità dei lavori, i quali già uscivano più in abbondanza, e più varj, dappoichè v’entrava il genio, e il consiglio di molti. Ma venuto a’passati giorni a morte il loro Capo e Direttore, pieno di buona amicizia e di gratitudine per li compagni suoi, lasciò loro per testamento tutti i suoi ferri, e i segreti del colorire, e dell’impastare la cera, e ogni altra regola conferì loro, perchè sempre di bene in meglio s’avanzasse il lavoro da lui ritrovatro. Non cesserà dunque per la morte di lui il Negozio; ma se n’è fatta una Società, nella quale entrano la Moglie, una Nipote, e i sei allievi del Defunto, e correrà da quì in poi col nome degli Alunni di Giambatista Talamini.
Siccome il tempo, la diligenza, e l’amore ad un’arte, arrecano sempre miglioramento e perfezione, si tiene per certo, che una cosa inventata da un ingegno attissimo a ciò, da lui coltivata lungo tempo, dalla Pubblica generosità allettata, e pervenuta alle mani di giovani già fatti capacissimi, e desiderosi d’onore, riuscirà sempre più bella e gradita. Ciò dia animo agl’intelletti di questo Paese, i quali ci sono in gran copia; e insegni loro, che la mente umana sa ritrovare in tutte l’arti qualche novità, e preziosità non veduta prima; e che se il Signor Talamini avesse creduto che nelle candele, ne’cerini, nelle torce, e in altre manifatture fosse stato terminato quanto si potea trovare intorno alla cera, si sarebbe arrestato alle cose vecchie, e non avrebbe giovato alla Società, a questi Giovani Artefici, e a tanti che col tempo sotto di loro, e dopo di loro s’occuperanno in questo mestiero, tutto grazia, galanteria e gentilezza. Perchè mai, dice un Poeta Inglese, o avvilito mortale, con occhiaje livide, e aspetto di defunto sospiri profondamente sopra la tua povertà. Dorme nella tua mente ed è seppellito sotto l’infingardaggine l’acutissimo fuoco delle invenzioni: Se tu lo desti, se’beato! Vedi che tutte le Nazioni stimolate da curiosità attendono novelli trovati; e sopra tutte le spiaggie, e in tutti i porti dell’Universo più lontani, si comperano con ismania i lavori dell’industria umana. Non più è oggidì il Mondo, qual si favoleggiava a’tempi di Saturno, quando poche passioni erano accese, e poche sollecitavano il cuore umano. Una squadra innumerabile di queste invisibili, ma gagliardissime risvegliatrici, punge ora i petti degli uomini viventi in società e vogliosi gli rende. La mia bella Donna, che a que’tempi sarebbe stata Fillide, o Neera, e si sarebbe contentata della mammola viola, o dell’incarnata rosa uscite spontaneamente del terreno, oggidì ha a schifo tali produzioni di Natura, chiedendo dappertutto fiori imitati dal senno intellettivo dell’uomo. Non accostansi più le labbra alle palme unite, e incavate delle mani per bere dell’acqua; ma chieggono i purissimi cristalli con bei disegni, e orlati d’oro, e le ben lavorate porcellane mandateci dal Giappone. Provvidenza Divina acuì sempre gl’ingegni perchè nuove cose trovassero, acciocchè da ogni domicilio fosse sbandita Povertà, calamità nata al Mondo da due meschini vizii, Abbandonamento di sè, e sonnolenza. Leva leva gli occhi, o annighittito mortale, e troverai nella più vile materia nobilitata dal tuo ingegno di che pascere agiatamente la tua famiglia; e sarai caro a quella Società, a cui ora se’noja, e dispetto.

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Sulla Gazzetta d’Inghilterra di quest’ordinario, si legge la seguente Istoria;

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Che un Medico vecchio vedendosi vicino a terminare i suoi giorni, essendo per altro sano di corpo e di mente, ha pronunziato ad una sua governante che per il lungo e buon servizio a lui prestato con attenzione, voleva beneficarla, da non poter avere bisogno di servire altri dopo di lui, e che avea nel suo testamento già fatto, pensato, stabilito, e prescielta lei di una grossa summa di lire sterline, perchè si trovasse anch’essa nella sua vecchiaja lieta e contenta. Due giorni dopo questa notificazione fatta alla sua Governante, nel volersi porre a far colizione, fu chiamato e andò a sentire qualche Persona che lo dimandava, intanto il suo thè diventò freddo, e quando fu spacciato venne a far colizione, e trovò il thè freddo e di un colore non solito. Questo Medico si insospettì, e fece diligenze ed osservazioni, e trovò il thè avvelenato. Chi vuol fare tali atti di beneficenza gli faccia, ma non avvisi avanti.

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In una casa a Santa Ternita eravi una Gallina, la quale avea due anni e mezzo. Stette circa un anno senza mai fare ovo; ed era divenuta così vorace, che mangiava quanto quasi un pollajo intero, e sempre era magra, e sì leggiera, che parea solo di penna. Nella passata Settimana all’improvviso si trovò all’estremità della vita, onde fu scannata, e sparata per poter vedere la cagione delle sue lunghe indisposizioni, e del suo male. Avea in corpo un fegato di grandezza tale che pesava undici once, e il ventriglio all’incontro sì ristretto, che molto era minore di tutti gli ordinarj, e per giunta anche d’una sostanza di pietra; e gl’interiori neri. Tutte queste cose furono spedite allo Speciale all’Ospitaletto, acciocchè venga da’Fisici tal Fenomeno osservato.
Avviso da Livorno. Si mette al lotto la Nuova Fregata fabbricata in questo Arsenale di Livorno, ed ivi esistente, a Pezze 20. da 8. reali per Polizza in Polizze 400. da conseguirsi da quella che sarà estratta assieme con la quarta benefiziata; altre tre benefiziate vi saranno col premio in denaro, cioè alla prima di Pezze 100. alla seconda di Pezze 150. e alla terza di Pezze 250. Il Lotto si tirerà da Poppa alla Nave, alla presenza di quattro Signori del Paese, che saranno fuori di Giuoco, ed un piccolo Bambino tirerà le Polizze alla presenza di tutti i Giuocatori. Dimostrazione della Fregata atta per portare diciotto pezzi di Cannoni sopra la sua Coverta, cioè nove per parte, e due Cacciatori da Prova, che sono num. 20. pezzi di Cannoni, senza comprendere quelli che potrebbe mettere sopra il Cassero, di portata Tonnellate 270. circa. La detta Fregata è di piedi 73. in Carena, e da ruota a ruota piedi 86. e dal coronamento fino alla testa della figura piedi 100. tutto il suo corbame raddoppiato, e 20. verringole da Poppa a Prova tutte indentate dentro alla sua stiva, e buone latte alle sue due coverte, e imbracciolate dette latte due sì, e una no, con tutti i suoi dormienti, e verringole in corridojo, e tutti i braccioli necessari ai draganti di Poppa, numero sei gole da Prova, e due forcacci con due malsane di Poppa, i suoi Casseri tanto di Prova come di Poppa con suoi braccioli necessari, Bitte, Argano, Potenze, Scala per montare sul Cassero, Focone, Paratie in corridoio, tutto il lavoro di Scultore, cioè di Poppa, Bottiglie, e suo sperone guarnito con una figura, e tutti i suoi fornimenti, tre incinte per parte di rovero da poppa a prova di grossezza di polsate 4. e larghe polsate 11. tutto il suo fasciame dellʼincinta fino alla carena di 2. polsate e mezzo, e tutte le tavole dellʼopera morta, e fregiata di rovero di grossezza pols. 2. con tutti i suoi filaretti, e piè diritti, sue gallocce e cazzascotte necessarie, il suo pagliolo, e puntelli, la detta Fregata fatta con tutta lʼarte, senza risparmio nè di chiavagione, nè di legname tanto sia per di fuori come di dentro, una Camera con 4. piccoli armadini, e suoi comodi nelle bottiglie sarà ben calafata per tutto dove sarà necessario, tanto fuori che dentro, il suo timone con i suoi ferramenti, sei Parasarchie con i braccioli, e lande, cioè tre per parte: la detta Fregata ha Piedi 11. di stiva, e larghezza piedi 25. e 4. piedi e 4. polsate di corridoio, cinque piedi e 8. polsate di altezza di camera sotto latta, i suoi ombrinali, occhi di gumine, e sotto delle bottiglie impiombati, sopra della sua coverta foderata da poppa a prova, il tutto con stabilità, e buon gusto, pitturata tanta dentro che fuori, posta in Mare la detta Fregata per somma di Pez. 8000. Il tutto fabbricato nella maniera che si usa negli Arsenali di Rè. Inoltre si fa sapere, che quando il Lotto sarà ripieno, si manderà, otto giorni avanti lʼEstrazione, il Sig. Niccola Demoris a riscuotere tutte le Firme che saranno state fatte; a suo tempo daremo un altro Stampato, per far sapere il giorno in cui si farà lʼEstrazione.

Avviso.

In una gentile Compagnia, e Conversazione, si posero a passati dì quattro persone per giuocare a Tresette, e volendo esse, che le carte decidessero a cui toccasse il Tratto, mescolarono il mazzo, e due degli avversarii levarono la loro porzione. Nʼuscirono al primo levare due Quattro. Rimescolano, levano di nuovo; nʼescono due Fanti; rifanno, nʼescono due Due; mescolano la quarta volta, e appariscono due Assi. Si fecero prima una gran maraviglia di tale ostinazione della Fortuna; ma finalmente nacque in loro da ciò un altro pensiero; e fu di pubblicare tale accidente nel presente foglio a benefizio di quelli, che giuocano al Lotto, pregando, che alcuno si compiaccia, per gratitudine, di mandare a Gasparo Ronconella Librajo giù del Ponte di San Polo, vicino alla calle deʼSavoneri, le combinazioni da sè fatte deʼnumeri, le quali saranno da lui consegnati a chi fa la presente richiesta. E verrano poi pubblicate nel foglio 23. del Mercoledì prossimo. Cose perdute. Una cagnetta Levriera nera, con l’estremità delle zatte e della coda bianca, con un segno bianco sopra il collo, con golziera di pelle nera, che risponde al nome di cisilla, chi l’avesse ritrovata la porti da Ciccio sotto le Procuratie Nove, che li sarà dato un zecchino di buona mano. Libri in Venezia. Un perpetuo uscire alla luce di Libri nuovi fa dimenticare i vecchi, e guardasi più al millesimo, che alla sostanza. E pure ci sono certi Antichi di così buona natura, che non invecchiano mai; e durano vigorosi contro alla mutabilità de’Secoli interi non che delle Stagioni. Non so s’io m’inganni, o se sia vero, ma ritrovo una differenza da certi Autori a certi altri, ed è questa. Alcuni d’essi hanno una virtù di fecondità, ch’entra nel cervello, e v’impronta dentro qualche cosa, come suggello in cera, e lascia nella memoria, serbatojo de’sensi, qualche cosa; alcuni altri all’incontro sono la sterilità medesima, e appiccano quel male, che hanno intorno, come la pestilenza. Per lo più i primi sono gli Antichi, i secondi i Moderni. Tutto ciò sia detto a proposito d’una certa edizione fatta quì in Venezia dal Sig. Giuseppe Bettinelli in tre Volumi in IV. nel 1742. dell’Opere di Platone, volgarizzate da Dardi Bembo Gentiluomo Veneziano cogli argomenti, e colle note del Serano. Secondo, ch’io vo di Libro in Libro, l’ebbi alle mani a questi dì, e parvemi degna d’essere ricordata, come se fosse uscita di fresco. Di Platone non dirò nulla, ch’il nome suo è conosciuto, per sua grazia, quale s’egli vivesse fra noi; ma dico io bene, che ad ogni studioso di Logica, di Retorica, di Morale, e di Metafisica sono utilissimi gli argomenti, e le note; perchè oltre al guidare altrui quasi per mano all’intelligenza del Libro, contengono in ristretto la sostanza di quasi tutta la dottrina del Greco Autore. Chi mi domandasse, perch’io abbia fatto in questo luogo menzione di tali opere, direi, che alcuni passi letti quà, e colà nuovamente m’hanno così invasato di maraviglia, che non potei fare a meno di scriverne queste poche linee. Libri nuovi fuori di Venezia. È uscito di Ginevra, senza però nome di luogo un Romanzo di pag. 240. in 12. Intitolato (sic.) Candide, ou lʼOptimisme traduit de lʼAllemand per le D. Ralph. È frutto della feconda fantasia del Signor di Voltaire. Nella Stamperia Regia di Torino è stato pubblicato un Libro intitolato: Miscellanea Philosophico- - -Mathematica Societatis private Taurinensiss. Tom. I. pag. 366. in 4. 1759. Tre persone di lettere nellʼUniversità di Torino si sono spontaneamente unite, e lavorano in tale Opera. Sono essi il Sig. Cavaliere di Saluce, il Signor Luigi della Grange, ed il Sig. Cigna. Hanno divisa lʼOpera in due parti a un dipresso come lʼAccademia di Bologna. Nella prima parte sono brevemente descritte quelle osservazioni, che furono fatte da tale Adunanza in comune. La seconda contiene le dissertazioni particolari. Trovasi fra le prime un esame del particolarissimo cambiamento di sito della picciola cicatrice dellʼovo, già descritta dal Bellini; cambiamento credutosi derivare dal bollire. Hanno dunque essi letterati ritrovato qualche cosa di bianco nel tuorlo rosso dellʼovo bollito; ma non era però questo il germe, o la picciola cicatrice, la quale venne dal Cavaliere di Saluce nel solito suo luogo ritrovata: Il Sig. Cigna fece molte sperienze col Barometro, e trovò, che il Mercurio meno ascende quanto è minore il vacuo lasciato sopra dʼesso. Hanno altresì studiato di rimediare alle irregolarità, che nascono nel Barometro per la forza del calore. A tal effetto hanno preso un Barometro curvato, hanno applicata una scala di Termometro a tutte due le gambe del Barometro, per modo, che a cagione del calore quella della gamba più breve discendeva con la medesima proporzione che quella della gamba più lunga saliva. Il Sig. della Grange scoprì, chʼentri errore nello sperimento del Taylor, istituito per misurare la virtù coesiva del mercurio col vetro. Lʼaria che spira sul Termometro fa scendere aceto, spirito di vino, latte, e acqua, ma allʼincontro lʼolio salire. Sʼè tentato di scoprire perchè la fiamma sʼammorzi in luogo voto dʼaria. La ragione di tal effetto non può trovarsi nella diminuita virtù elastica dellʼaria, perchè la fiamma si spegne anche in aria meno sottile di quella, che si trova sopra i monti molto alti. Pareva da prima, che per tener viva la fiamma fosse necessario il giro circolare dellʼaria; indi pareva che la fiamma potesse restar viva, quando anche lʼaria stessa circolasse in vaso rinchiuso; e parea indifferente qual si fosse corso del torrente dellʼaria. Ma nellʼulteriore ricerca fu scoperto, che la rinnovazione dellʼaria sia assolutamente necessaria. E siccome non i vapori, e non lʼattenuazione dellʼaria hanno veruna parte nello spegnere della fiamma, pare che in essa vi sieno certe particelle che servono ad alimento della fiamma, e vengono dalla stessa consumate. Non possono tali particelle essere del tutto nitrose, dappoichè quando anche lʼaria è ripiena di vapori nitrosi la fiamma si spegne. La corruzione dellʼaria, in cui sia arsa una fiamma, è di lunga durata, nè può facilmente per freddo, o per sali venir corretta. Nella stessa forma si corrompe l’aria data fuori per un metallo rovente. Anche la presenza dʼun animale corrompe lʼaria, e la rende incapace di nudrire la fiamma. Seguono nellʼOpera le Dissertazioni particolari, delle quali si renderà conto in altri fogli Case da Fittare Case da affittarsi a S. Francesco della Vigna in Corte della Pietà. Camera Cusina e Soffitta num. II. paga allʼanno Duc. 30. Camera Cusina e Soffitta, in detto loco num. IV. paga allʼanno Duc. 30. Camera Cusina e Soffitta, in detto loco num. VII. paga allʼanno Duc. 30. Casa pepian num. XV. in detto loco paga allʼanno Duc. 20. Le chiavi sono da Francesca Segaletta, abita in detta corte. Casa num. IV. in Corte Nova a SS. Appostoli, paga allʼanno Duc. 22. Le chiavi sono nella casa vicina. Casa dʼaffittare in calle della Comedia a S. Samuel, paga allʼanno Duc. 85. Le chiavi sono dal Terazzer in detta calle. Casa dʼaffittar in Soler, sopra la fondamenta deʼSartori alli Gesuiti, paga all’anno Duc. 31. Chi la volesse parli con il Sig. Paolo Colombani che gli ne darà lʼindirizzo. Cose ricercate. Una Persona ha fra suoi Libri quattro Tomi della Poliglotta Complutense, stampata a spese del rinnomato Cardinale Ximenes nel 1514. Sa ognuno chʼessa è in sei Volumi in Foglio, i primi quattro deʼquali comprendono il Testamenro (sic.) Vecchio; il quinto comprende il Nuovo, e nellʼultimo si da un Vocabolario, ec. A questa Persona mancano il Terzo tomo, ed il Quinto. Chi gli avesse tutti due, anzi chi nʼavesse anche uno solo parli col Signor Paolo Colombani, il quale a prezzo discreto gli comprerà per conto di chi gli ricerca. Legni partiti. Mercoledì mattina uscì del Porto la Naveatta padroneggiata dal Capitano Cavalier Giammaria Pedretti, e andò per la volta di Salonicchio, e toccherà Corfù.

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Sono molto obbligato a chi mi favorisce d’oneste richieste, e notizie veridiche. E perchè non avrò sempre volontà d’appagare siffatti uomini cortesi? Seguendo dunque quanto promisi nel Foglio 21. dico, essermi stato riferito, che l’uomo morsicato morì incancherito la parte offesa, dopo alcuni spasimi, e convulsioni le più crudeli del mondo. Per altro non diede segni d’arrabbiato.

Récit général

Quanto è poi alla notizia de’ladri delle barile, è qualche tempo che s’aggirano di casa in casa, e con la finzione ora d’un Nome ora d’un altro, che voglia regalare Vini di Levante, portano via con licenza del Padrone le barile. Uno ne fu a questi giorni anche a casa mia, e nominò un mio amico, che volea regalarmi d’un certo Vin di Cipro, purchè gli avessi data la Barila. L’amico mio è ora sì lontano di quà, che ne sospettai, onde non gli diedi la barila, e se n’andò via borbottando. I ladri sono oggidì d’un genio civile.
Alcuni mettono la speranza di fare de’brindisi alla salute degli amici; e alcuni altri vogliono, che si stia sempre con rispetto, perchè vogliono vedere tutti senza cappello. Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 18. Aprile 1760. Lione Ducati- 58 7/8 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno. Bolzano Soldi- 132 3/4 per un Scudo da Carantani 93. Roma Scudi Oro Stampe 62 3/4 per Ducati 100. Banco. Napoli Ducati Regno 120 1/8 per Ducati 100. Banco. Firenze Scudi- 80 Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco. Livorno Pezze da 8/r 104 ½ per Ducati 100. Banco. Milano Soldi- 155 ¼ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali. Genova Soldi- 94 5/8 per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco. Anversa grossi- 94 per un Ducato Banco. Amsterdam grossi- 91 per un Ducato Banco. Amburgo grossi- 91 ¼ per un Ducato Banco. Londra Sterlini- 51 ½ per un Ducato Banco. Augusta Taleri- 98 5/8 per 100. Ducati Banco. Vienna Fiorini- 190 per Ducati 100. Banco.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.