La Gazzetta Veneta: N. 21

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Livello 1

N.° 21.

Mercoledì addi 16. Aprile 1760. Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Livello 2

Metatestualità

La Calle del Forno a San Polo è, quale io la descriverò al presente.

Livello 3

Racconto generale

Larga, lunga, diritta, con molte casipole di qua e di là, abitate da certe Donnicciuole, le quali tutto il verno stannovi dentro intanate, e quando la stagione comincia a migliorare, escono a guisa di lucertole, e portate fuori loro sedie impagliate mettonle agli usci, e fatta sala della via, una fa calzette co’ferruzzi, un’altra dipana, quale annaspa, qual cuce, in somma tutte fanno il loro mestiere particolare, e in ciò sono divise; ma parlano in comune dallo spuntare fino al tramontar del Sole. E per giunta al cicaleccio, avvi anche una Maestra di scolari, la quale non sapendo in qual altra dottrina ammaestrargli, tirando orecchi, dando ceffate, e con le aperte palme cularelli percuotendo, insegna loro a stridere, e a gridare quanto esce loro della gola; tanto che talvolta s’ode un coro di fanciulli che piangono, di Donne che rinfacciano la sua crudeltà alla Maestra, e di Maestra la quale fa le sue difese, che Sofocle, nè Euripide non inventarono mai in Tragedia Coro a questo somigliante. Fra i diversi accidenti che nascono continuamente in questa via, avvenne Giovedì sera, che due fanciulli, volendo cuocere non so quai cavoli, e non avendo legna, accozzati certi pochi carboni, e postavi sopra una cesta molto grande, tanto fecero a forza di polmone, che v’accesero il fuoco, il quale dopo d’aver penato lunga pezza ad accendersi, s’apprese tutto ad un tratto alla cesta, ch’era grandissima, e fece un incendio, che parea Troja. Il fuoco s’appiccò alla siligine, e a certi travicelli del cammino, per modo, che questo mandava fuori per la canna fiamma e faville, come il Vesuvio, e fece non poca paura a tutti i vicini. Lo schiamazzo delle Amazzoni era grande; tutte gridavano, che si decapitasse il cammino; ma quella che abitava nella casa, ov’era il fuoco, pensando, che le dovesse costare a rifarlo, uscita sulla via, e postasi appunto di sotto ad esso, con animo di Donna Spartana, gridava a due Manovali, ch’erano già saliti sui tegoli: Non fate, o io non mi partirò di qua; e sul capo, e sul corpo mio cascheranno le pietre, che voi di colassù gitterete, tanto che i manovali non sapeano che farsi. Se non che, crescendo tuttavia il fuoco, e vedendo essi il rischio, cominciarono con certe scuri a picchiare nel cammino, e al primo picchio Pantasilea sbigottita, parte dalle pietre, che cominciavano a piovere, e parte dalle grida delle vicine si ritrasse, e diede campo che fosse finalmente ammorzato il fuoco. Non si spensero però le ciance, le quali durarono quasi tutta la notte, e si rinforzarono la mattina del Venerdì, quando verso le quattordici ore, si posero secondo l’usanza, tutte le Donne a sedere, a lavorare, e a narrare la passata paura. La variabile fortuna che scambia a tutte le cose gli aspetti, apparecchiava in quel punto un novello accidente: imperocchè saputosi il caso del fuoco da un certo Uomo, il quale fattosi da sè pubblico Predicatore, va quà e colà per le vie, parlando di costumi e di coscienza, con un certo tuono da Quaresima, e con certi squarci di morale imparati a memoria; e divisi da lui per esordj, e punti a suo modo, saputosi, dico, da costui il caso del fuoco, immaginò di trovare quell’anime tutte atterrite; e che quella fosse opportunità di far del bene tanto a loro, quanto a sè traendone qualche danaruzzo o coserella pel corpo suo. Per la qual cosa entrato con viso rigido fra le Donne, s’arrestò, e levati gli occhi, incominciò con una vociaccia di Bue, ad intuonare, che il fuoco del cammino era stato un gastigo del Cielo, e che per loro non v’era altra misericordia. Pregaronlo le Donne ch’egli tacesse, e se n’andasse a fatti suoi, e che non volesse atterrirle più di quello ch’ell’erano, avendo esse oltre a ciò molto che fare, e non aver tempo d’udire sue ciance: oh sfacciate, oh sorde, gridò allora l’Oratore, ben mi stareste voi ad ascoltare s’io fossi un Poeta, e vi cantassi la Storia di Paris e Vienna, o altre frascherie di tal qualità; ma voi che siete cuori di fango, e impastate di vermini, non amate la chiarezza della luce. A me però tocca di fare l’ufficio mio, e chi non vuole udirmi non oda. E così detto ricomincia, e tuona di nuovo; stuzzicando il vespajo. Le donne per coprirgli la voce alzano un cicaleccio tutte ad un tratto, egli per affogare tutte le strida rialza, tanto che la via parea un Mare in burrasca. Se non che la Maestra venutagli a noja quell’ostinazione, levatasi ad un tratto in piedi, e presa la sedia impagliata, sulla quale sedea, s’avventò con essa per darla sul collo, all’Oratore, il quale, vedendo quella furia, trattosi di capo un suo cappellaccio, con certe alacce aperte, che pareano di Nibbio, e spenzolavano da tutti i lati, glielo diede sulla faccia, tanto che ad un tempo scesero la sedia dall’una parte, e il cappello dall’altra. A quest’atto levaronsi in piede tutte l’altre, senza però punto impacciarsi nella mischia. Stettero i due combattenti in quella zuffa qualche poco; ma con cautela; la donna perchè temea d’offendere la sua coscienza percuotendo l’Oratore, e questi, perchè gli parea pure d’uscire del grado suo, e di perdere una porzione della sua gravità. E già partivasi borbottando. Se non che dipartendosi fra le parole, che andava dicendo, alquante ne lanciò, che uscirono fuori del linguaggio conveniente alla sua professione, e mescolava qualche vocabolo, che non avea imparato sui Libri di morale, che aveva studiati. Di che adiratasi un’altra della compagnia, mentre, ch’egli avea già voltate le spalle, e s’era alcun poco allontanato, gli lanciò dietro una sedia, e lo colse nella schiena. L’Oratore voltatosi in furia, volendo pure cavare alcun frutto delle sue parole, colta la sedia di terra, si diede con essa in mano a trottare, per uscir della strada, e fare in questo modo la sua vendetta. Quando la vigorosa lanciatrice della Sedia, accortasi dell’atto, gli si mosse dietro, come uno sparviere; e il gridargli: Regolatore di coscienze, cane, tu se’ladro, e pigliarlo pel collo con l’ugne fu una cosa sola. Egli si volta per azzuffarsi, la donna picchia, egli si difende, e tanto fece, che tutte l’altre s’accesero come zolfanelli. Mossesi la squadra ad un tratto; e forse dodici gole s’apersero insieme, e ventiquattro mani, e centoventi ugne furono in aria contro all’Oratore, il quale pettinato, e concio, come può credere ognuno, appena potè scampare da tanta furia, e salvarsi.

Livello 3

Lettera/Lettera al direttore

Signor Gazzettiere. Vi sono obbligato per parte di tutta la Congrega de’Pellegrini, che m’abbiate graziato di mettere nel foglio vostro quello squarcio di scrittura. Poco tempo anderà, che vi pregherò, come vi dissi, d’altra cosa. Intendo, che ci leghi un’ottimo vincolo d’amicizia, e che ci ajutiamo l’un l’altro, e che in diversi modi diamo parte piacere, al Pubblico, e parte gli facciamo giovamento. La Congrega nostra è composta di certi ingegni morali, e dati alle lettere. Le femmine stesse, che v’entrano, hanno un diletto maraviglioso di leggere; ma non leggono solamente per dormir meglio, anzi fanno sopra i Libri qualche meditazione; e secondo l’umore femminile più delicato, e grazioso di quello de’maschi, ne ritraggono certe pensate, ch’hanno del galante e del gentile, e quel che più mi piace, non fanno mai citazioni latine, o greche, come molti sogliono fare, i quali lavorano più con la memoria, che con l’intelletto. Maraviglioso è a udire com’escono loro di bocca tutti i bei fiori della Retorica, senza mai aver veduto Aristotile, Quintiliano, nè il Vossio; e questo credo che sia, perchè gli animi morbidi, sono più sensitivi e appassionati; il che fa la più bella, e la più sicura Retorica del Mondo. Con tutto ciò è venuto in mente ad una di loro di comporre un’arte nuova, intitolata:

Livello 4

Eteroritratto

L’Arte del Tacere, e già è molto bene innanzi con l’opera sua. Incomincia dal provare, che la parola non solo non è necessaria, ma nociva al Mondo. Arreca innanzi molti esempj, non tratti dall’antichità; ma da’tempi nostri, e in iscambio d’allegare Plutarco o Seneca, allega le Botteghe da Caffè, le pubbliche strade, e le Conversazioni. Dimostra con prove molto solide, che gli occhi soli sono a sufficienza per ispiegare centoventicinque volontà l’una diversa dall’altra, senza quelle tante superfluità, che seco di necessità arreca la lingua. Ch’altrettante se ne possono spiegare con gli atti della testa, co’cenni delle mani, ajutate dal ventaglio, e collo stringersi nelle spalle. Che il ghignare un pochetto, e l’ingrognarsi un tantino mettono di fuori un pensiero eloquentemente quanto il parlare. E finalmente, come quella, che sa l’arte a perfezione, fa un Trattato dell’Amplificazione, del sublime, dello stile mezzano, e d’altre paricolarità di questo linguaggio, acciocchè sia atto a persuadere; ed ornato. Chiuderà finalmente l’opera sua con una giunta, nella quale, supponendo, che alcuno fosse cieco o monco, o in maniera indisposto, che non potesse valersi di questo linguaggio, insegna la facoltà delle parole d’una sillaba sola, o il più di due, e fa conoscere la forza e il significato di quelle, formandone un breve e compiuto Dizionario nel fine.
Quando sarà terminato il Libro vi sarà comunicato. Intanto state sano, e vogliatemi bene. Tutto vostro. Il Segretario della Congrega de’Pellegrini ».
Cose perdute. Da San Vidal fino in Rio Terrà fu perduto un Invoglio di Carte scritte. Chi lʼavesse ritrovate le porti a San Vidal a Cà Gabrielli, o dal Sig. Giovanni Muratori a S. Giangrisostomo, che gli sarà data la buona mano. Persone ricercate. Nella Parrocchiale di SantʼAndrea Pontelongo Diocese Padoana, si desidera da quel Sig. Vicario Parroco un Sacerdote nellʼetà dalli 38. alli 50. anni, il quale approvato per ascoltare le Confessioni, nella Curia Episcopale di Padova volesse esercitarsi per Capellano Curato in quella Parrocchia. Se vi fosse chi vʼapplicasse, o si presenti al nominato Sig. Vicario, o si faccia intendere con lettera; oppure faccia ricapito dal Sig. Paolo Colombani Librajo. Informazione Per chi volesse applicare alla Cappellanìa di SantʼAndrea Pontelongo Diocese Padoana. Il Sacerdote che applicasse, deve essere approvato dalla Curia Episcopale di Padova per ascoltare le Confessioni. Non deve esser di minor età dʼanni 38. ne maggior dʼanni 50. Due mesi di tempo prima di stabilire scrittura per provarsi scambievolmente, se al concorrente piacerà il Paese, lʼimpiego, e la fatica dovendo essere egli il primo al Confessionale nelle giornate di Concorso, Festive, e ammalati; Se al Vicario Parroco accomoderà il suo temperamento, e servizio alla Parrochia. In ricognizione del servizio averà Ducati ottanta per lo meno allʼAnno per la Messa quotidiana che riceverà dalla Sacristia, più Ducati quaranta pagabili dal Sig. Vicario allʼAnno a piacere del Capellano, o di tre in tre, o di sei in sei Mesi. Allʼoccasione di Funerali che siano chiamati più Religiosi di Vicario, e Curato, e Capellano della Campagnia de sette Dolori di San Giovanni, il Cappellano di SantʼAndrea, cioè il concorrente sarà il primo chiamato. Oltre ciò avrà alcuni altri vantaggi, che quì per bevità non si descrivono. Cose da vendere. Chi applicasse comprare Marmi lavorati, che compongono una bella facciata per un Palazzetto, esequito esso lavoro da Perito Artefice sopra un dissegno (sic.) del celebre Architetto Giorgio Massari, vada da Mistro Antonio Benedetti a S. Stin, che egli le mostrerà il disegno, e li Marmi suddetti. Una Stua grande da camera ad uso dʼInghilterra. Un Fornimento dʼArazzi con oro Pezzi num.7. di figure bellissime, e Istoria completa. E chi applicasse di parlare con il proprietario di detta roba lasci ordina da quel dal Caffè sopra la Riva del Vino alla bottega dei Grisoni.

Case da Fittare.

Palazzo dʼaffittar con Magazen da Oglio sotto lo stesso, con sue Porte in casa, ed in strada a S. Tomà sopra il campo delli Frari, presso la Scola della Passion, con tutte le sue comodità, paga allʼanno Duc. 280. Per regalia Zuccari Libre 24. Le chiavi sono dal Sig. Gerardo Rossi in Piscina a SantʼAgnese. A chi applicasse anche farne lʼacquisto, ne sarà fatta la vendita. In Contrada di S. Marciliano, dal campo de Mori, in calle di Calabrazzo nel sottoportico, in casa della Sig. Gaetana Tasca, vʼè una camera fornita dʼaffittar. Sopra la Riva dellʼOglio Palazzo dʼaffittar sopra canal grande, paga allʼanno Duc. 200. Zuccaro Libre 24. Chi la volesse vedere le chiavi sono alla Locanda del S. Giuseppe di rimpetto. E chi applicasse di parlar con il proprietario, ec. vedi Fornimento dʼArazzi. Case da Fittare fuori di Venezia. Casin dʼaffittar in Monfelice vicino allʼacqua, in contrada di San Martin il Sig. Ambroso Rossi Ambrosi in detto luogo la farà vedere, e paga allʼanno Duc. 60. E chi applicasse di parlar con il proprietario, ec. vedi come sopra. Libri nuovi in Venezia. E (sic.) uscito dalla Stamperia di Modesto Fenzo il primo Tomo delle Notizie delle Vite, ed Opere scritte daʼLetterati del Friuli, raccolte da Gian-Giuseppe Liruti, Signore di Villa Fredda ec. Accademico nella Società Colombaria, e dellʼAccademia Udinese. LʼEdizione di questʼOpera eruditissima fu intrapresa da un amico dellʼAutore a proprie spese, il quale lungi dal cercare il proprio vantaggio, cercò quello deʼLetterati, e non ebbe altre mire, che la gloria dellʼAutore, noto già per altre sue nobili Opere alla Repubblica Letteraria; e quella della Nazione Friuliana. Diede egli fuori fin dal mese di Giugno dellʼanno scorso un Manifesto, in cui propone al pubblico di stampare questʼOpera in quarto grande, in carta fina, ed in caratteri nitidissimi, esibendola a chi volesse associarsi pel solo prezzo di L. 8. per ciascun Tomo; ed impegnandosi che non ne avrebbe fatte imprimere che trecento copie; e che ogni Tomo sarebbe stato di circa 70. fogli: il che fu esibire lʼOpera pel puro costo, come può esser noto a chiunque abbia un pò di pratica di Libri. Attese egli di fatto la parola; ed oltrecchè a questo primo Tomo non manca alcuna delle accennate condizioni, anzi ne cresce la mole di due fogli oltre i 70. fu anche aggiunto dalla generosità dellʼEditore un emblemma in Rame eccellentemente disegnato dal Sig. Antonio Marinetti da Chioggia, celebre allievo del defunto Sig. Piazzetta, ed inciso dal valentissimo Sig. Marco Pitteri; rappresentante la Patria del Friuli in atto di coronare i suoi Letterati con corone dʼalloro, che vengono recate da alcuni Amoretti gentilissimi. Si avvisa pertanto il pubblico che poche copie ancora ci restano di questo primo Tomo, e che i primi che daranno il nome loro al suddetto Modesto Fenzo saranno i preferiti; perchè di fatto trecento soli esemplari si sono fatti stampare. Legni arrivati. Adi 4. Aprile. Pieligo, Patron Antonio Nacari, venuto da Rimani, e Cesenatico, con 7. Bar. Miel. 4. Miera Strazze. 1. Bar. Ferro vecchio. 1. cassa Vin. 6. ceste Formagielle. Detto. Pieligo, Patron Zuanne Dominis, venuto da Marcasca, con 24. cai Vin. 1. Fagotto cera zala. 3. Bar. Fighi. 2. Fagottini Pelle di Lepro. 1. Rodolo Rassa in più cavezzi. 1. Fagotto Becchine, e Boldroni a refuso. Detto. Pieligo, Patron Antonio Scagliarin,venuto da Zara, con 4. cai Oglio. 2245. Pezzi carne Porcina Salata. 350. Pezze Formaggio Salato. 25. Stera Semenza di Lin. 4. cavezze Bedena. Detto. Pieligo, Patron Pasqualin Zanco, venuto da Sebenico, e Zara, con 4. cai Oglio. Detto. Pieligo, Patron Domenico Bontain, venuto da Zara, con 3. cai Oglio. Detto. Pieligo, Patron Antonio Zara, venuto da Rovigno, con 3. cai Oglio. Detto. Bracera, Patron Luca Bartoli, venuto da Sebenico, e Zara, con 3. cai Oglio. 235. Pezze Formaggio Salato. 1. cassetta candelle di Seo di Tramesso. Detto. Pieligo, Patron Silvestro Rosada, venuto da Porto Gruer, con 500. Stera Formento. 200. Stera Formenton. Detto. Battello, Patron Francesco Vianello, venuto da Palma, e Caurle, con 21. Sacco Farina zalla. 2. Sacchi detta biancha. Detto. Bracera, Patron Stefano Ragusin, venuto da Trieste, con 1. cassa Lameta. 2. Bar. Ottoni. 8. Bar. Datoli. 4. Bar. Bande Stagnate. 5. Balle, e 1. cassa Telle. 19. Fassi Ferro. 2. Botte cera zalla. 8. Pezzi Piombo. 30. Brazza Rassetta. Detto, Bracera, Patron Nazario Stradi, venuto da Capo dʼIstria, con 4. cai Oglio. Detto. Pieligo, Patron Giacomo Gienzo, venuto da Capo d’Istria, e Palma, con 10. cai Oglio. 2. cassette Persutti. 5. Fagottini Rassa da Carteri. Detto. Trabacolo, Patron Rocco Zaffron, venuto da Ragusi, con 807. Sacchi Lana. 4. Rodoli Rassa. Detto. Bracera, Patron Piero Franuelli, venuto da Segna, con 300. Stanghe da Calesso. 300. Fassi da Mastelli. 1. cavezzo Rassa. Avviso Per compiacere a chi domanda se la persona morsicata in Murano morisse arrabbiata, ne feci ricerca con polizza a chi m’avea mandata la notizia, e mi fu risposto così:

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Citazione/Motto

“Si dice, che chi fu morsicato dall’uomo sia morto arrabbiato: ma non ho potuto rilevare di più. Mi fu per altro promessa più distinta la relazione.”
Quando io l’avrò appagherò la gentile persona, che scrive.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.