La Gazzetta Veneta: N. 18

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N.o 18.

Sabbato addi 5. Aprile 1760.

Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

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Sono alcuni uomini, i quali parlando e scrivendo dell’umana generazione, tirano tutto al peggio, e fanno conto, che in ogni cosa la sia trista, e inclinata sempre a far del male. A me pare altrimenti. Le passioni la rendono debole, è vero, e in qualche punto pare, che l’uomo non sia più uomo. Ma dall’altro lato io veggo anche a far del bene, ed entra nel bene operare il genio universale. Poniamo esempio,

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Exemple

s’egli venisse uno di nuovo in Venezia, e mettesse piede a terra il Mercoledì della settimana Santa, e ci stesse fino a oggi, che crediamo noi ch’egli giudicasse di tutta la Città fuor quello, ch’io dico? S’egli va a tutte le Chiese trova una mirabile concorrenza. Tutte le buone arti sono rivolte a pregare, e lodare Iddio. La musica dolcissima allettatrice degli animi, e che tanto ha di forza nel costume, in ogni luogo fa risuonare Inni, e canzoni Sagre. Peritissimi Religiosi, Giovani studiosissime di quest’arte, mettono ogni loro cura, e pensiero a far risuonare i Sagri Templi delle lodi divine. La sera del Giovedì, e del Venerdì qual devozione, congiunta ad una grandissima magnificenza non si vede per tutte le vie, e principalmente nella Piazza di S. Marco, dove tutti gli ordini de’Religiosi vengono a processione, con affettuosissimi Cori; e con tanti lumi, che la notte è scambiata in giorno? Gareggia, per cosi dire ognuno, nel mostrare, che di cuore serve a Dio. Lanterne di grandissima spesa, e di pregiato lavoro, Segni sacri ricchissimi, ombrelli d’oro e d’argento veggonsi aggirare intorno; e un’infinita ricchezza tutta impiegata ad onore di Dio. Oltre a tutto ciò il minuto popolo si travaglia anch’esso per dimostrare la sua pietà, e come può, adorna certe vie con illuminazioni disegnate, e con una vaga architettura, che tragge le genti a vedere.
Lo stesso si scorge in molti navigli, che fa bellissimo spettacolo, e intrinsecandovisi dimostra, che gli animi umani non sono corrotti quanto si credono alcuni. Un’altra cosa è assai dilettevole a considerare, cioè come uomini idioti, e la minutaglia del popolo disegnino così garbate prospettive, e vedute, senza una cognizione al Mondo. Io ne trarrei di quà una conseguenza per dimostrare la forza dell’educazione. Tanti regolati edifizii, tante belle architetture di Tempii, e di Palagi; le infinite grazie, e i molti trovati dell’Arti che usano disegno, le nobili pitture, e le statue a poco a poco s’imprimono nel cervello d’ognuno, e lasciano una certa misura, anche ne’più grossi, che riesce a buon gusto; e messa ad effetto fa bel vedere. Lo stesso avviene della Musica. I Pii luoghi dov’è coltivata con tanto sapere, e i migliori professori, che quì s’odono di tempo in tempo; sono una scuola universale, che senza punto avvedersene, lascia anche nella plebe il genio del canto; sicchè s’odono bene spesso fanciulli per le vie quasi nudi, tutti armonia come rosignuoli: e presso che per tutte le case fanciulle, che senza sapere, che sia una nota cantano che rapiscono gli orecchi.

Metatextualité

La brevità di questo foglio non richiede molte riflessioni. E chi sa ch’io non sia stato lungo? Giovedì sera in una Compagnia di persone venne perduto un foglio, che si vede essere stato scritto da una Signora. Contiene una memoria per la sua coscienza. Oltre a varie cose, che tutte sembrano ragionevoli, si leggono le quì sottoscritte annotazioni; le quali sono da me pubblicate perchè mi pare che facciano onore a chi le scrisse:

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Citation/Devise

Dal Mercoledì fino al Gloria in Excelsis del Sabbato, non ordinerò che sia annodata la campanella dell’uscio; nè che sia sospeso il battere dell’ore del mio oriuolo; ma conoscendo il mio difetto d’essere alquanto stizzosa, e di brontolare contro ragione, procurerò di star quieta, e di non borbottare. La mia lingua ha che fare con la mia coscienza, non la campanella dell’uscio, nè quella dell’oriuolo. Vestita semplicemente, e accompagnata con mio figliuolo e con la serva, anderò ad udire gli Uffizii Mercoledì, Giovedì, e Venerdì dopo pranzo alla Chiesa più prossima, perchè le cose di Dio sono buone in ogni Chiesa; nè sono punto migliorate da’trilli, o dalle note. Con tutto ciò non dirò male dell’altre Donne, che andranno riccamente vestite a qualunque Chiesa vorranno, e dov’è maggior concorrenza. Ho che far, e che dire a badare a me senza fantasticare con l’altre. Più volte ho udito nella presente Quaresima a quistionare uomini, e Donne intorno al Digiuno, senza punto sapere quello che si dicessero. N’ho chiesto parere al mio vecchio Direttore; egli m’ha guidata in questo proposito, secondo la vera Dottrina, e datomi questo passo d’Isaia acciocchè l’impari a mente:

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O Isaia, grida, grida, alza la voce a guisa di tromba. Di pure al popolo mio i mali, ch’egli commette; e di alla Casa di Giacobbe le sue colpe.
All’udirgli, sempre vanno in traccia di me, e sempre studiano quai sentieri guidano a me; e poi parendo loro d’aver giustamente operato, e di non aver mai dispregiato la mia volontà chieggono con baldanza, ch’io faccia giustizia a modo loro; e intendono d’accostarsi a me; e dicono. Pure abbiamo digiunato, e perchè non volgi l’occhio tuo a noi? Abbassammo pure l’anime nostre con grande umiltà; nol sapesti? Ma io dico: Anche ne’giorni, in cui digiunate, non cambiate però volontà: riscuotete duramente da’creditori. Lo so che fate digiuni, ma per far poi quistioni, e litigi, e percuotere il prossimo. Se volete, che le vostre parole salgano al Cielo, non digiunate nel modo, che avete fatto fino al presente. Quel digiuno, che voi osservate è forse quello, che fu eletto da me a questi dì per mortificazione dell’anime vostre? Ordinai fors’io, che l’uomo torcesse il collo come cerchio, e spargesse ceneri, e stendesse sacco? Fai tu conto, che il digiuno stia in ciò, e che giorno tale sia accetto a me? Pensa piuttosto se il digiuno ordinato da me fosse questo: Sciogli i lacci dell’empietà, leva via i fardelli, che stancano altrui, lascia andar liberi gli uomini infranti della tua oppressione, e ogni peso togli loro di dosso. Frangi del tuo pane all’affamato, chiama a casa tua il bisognoso, e colui che non ha albergo. Se vedi uomo nudo coprilo. Hai la stessa sua carne, non dispregiarla.
Queste parole imparerò dunque, e dov’io potrò nè farò uso. Aggiunta alla Gazzetta di Schaffusa di Sabbato addi 22. Marzo 1760. Avviso Dal Capitanato Imperial Regio di Costanz, si notifica con la presente al Pubblico, che un certo Conte Russo, cioè spacciandosi tale, nominato Carlo Ivanoff, truffò un Mercatante di questa Città, con una cambiale falsa di zecchini 86. fatta a Vienna, è (sic.) diretta a Venezia, e poco dopo sparì prendendo la volta per via di Freyburg nella Brisgovia verso Argentina; ma per ora del suo viaggio non si sa di più. S’avvisa il Pubblico acciò si guardi da tale Avventuriere, il quale non è Conte Russo; ma secondo le diverse Notizie raccolte è nativo di Danzica. In secondo luogo si supplica ognuno, è (sic.) particolarmente i Magistrati, secondo il respettivo grado, e condizione, che venendo tale impostore ritrovato o scoperto, sia fatto subito prendere, o fermare, avanzandone poi la notizia a questo Comando Militare di Costanz, che non si mancherà di risarcire le spese che fossero occorse. Data in Costanz, addi 15. di Marzo 1760.

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Hétéroportrait

Descrizione del suddetto Conte Carlo Ivanoff.

È bello, e giovane grande, d’anni 28. Porta l’Inverno un abito di velluto nero, ovvero di felpa verde. Talvolta una parrucca tonda di color bruno oscuro, e tal altra va co’suoi proprj capelli. Oltre a ciò porta una spada accialina d’Inghilterra, o una picciola d’argento. Ha le fibbie di brillanti, che furono quì stimate del valore di fiorini 2000. ma la maggior parte va con gli stivali. Secondo le informazioni raccoltesi dee essere oriondo di Danzica, e avventuriere di prima riga. Prende molto tabacco da naso, e ha una tabacchiera tonda di tartaruga, nella quale, secondo la sua asserzione, v’è il ritratto d’una certa Dama cognita di Parigi. Questa Persona nel 1757. capitò anche in Venezia, e chiamavasi Conte di Romanoff; di qua si partì di là a quattro o cinque giorni dopo d’avere truffato un Uomo dabbene, e andò a Roma, ed avendo quivi tessuto un’altro inganno passò a Milano, di là a Lisbona, e sul principio dell’anno 1759. ritornò per Augusta in Germania, sempre vivendo con tali trappole, ora di Lettere di Cambio false, ora con altri fogli, essendo sua grandissima capacità il contraffare i caratteri.
Persone, ch’esibiscono la loro capacità. Giovanni Ernesto Crüger, di Prussia, Dottore in Filosofia, e Nobile di Polonia, s’applicò principalmente agli Studj della Filosofia moderna, della Matematica, della Storia, della Geografia, e altre belle Lettere. Scrive, e parla il Tedesco, il Latino, il Francese, l’Italiano e l’Ollandese; e intende il Greco, l’Ebraico, e altri Linguaggi Orientali. Cercò ne’suoi viaggi di migliorare tali abilità, che col solo studiare non s’acquistano, e crede presentemente di poter servire alla Società Civile. Non permettendogli le presenti congiunture di turbolenza di servire negli Studj alla sua Patria, s’esibisce a chi volesse servirsi della sua penna, o abilità. Il suo ricapito è alla Bottega di Paolo Colombani. Cose rare da vendere. Chi applicasse all’acquisto d’alquanti rari, e pregiati Libri di Biblioteca Italiana, che sono nel catalogo posto qui sotto. Si porti dal Sig. Paolo Colombani, presso il quale, è la commission di trattare. Istoria di Francesco Guicciardini Gentiluomo Fiorentino (Libri XVI.) In Firenze presso Lorenz Torrentino 1561. in sog. L. 100. La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, con le Figure in Rame di Bernardo Castelli, con le Annotazioni. In Genova presso Girolamo Bartoli 1590. in 4. L. 50. Le sue Opere di Senofonte tradotte da Marcantonio Gandini. In Venezia presso Pietro Dusinelli. 1588. in 4. Lir. 30. Le Deche dell’Istoria Romana di Tito Livio, tradotte da Jacopo Nardi. In Venezia presso i Giunti 1575. in foglio, nobilmente legato alla Francese. L. 44. Quaresimale di Paolo Segneri. In Firenze presso Jacopo Sabatini 1679. in foglio, e colle barbe. L. 33. La Metamorfosi d’Ovidio dall’Anguillara ridotte in ottava rima, con le Annotazioni ec. In Venezia presso Bernardo Giunti 1584. in 4. con belle Figure in Rame. L. 33. L’Italia liberata da’Goti, Poema del Trissino, parte in Roma, per Valerio, e Luigi Dorici, il 1547. e parte in Venezia presso Tolomeo Gianicolo il 1548. in 8. Libri XXVII. con i Caratteri Greci. L. 66. Prose di Pietro Bembo, nelle quali si ragiona della volgar lingua. In Venezia per Gio: Tacuino 1525. in foglio. L. 12. La Retorica di Aristotile tradotta da Annibal Caro. In Venezia al segno della Salamandra 1570. in 4. L. 5. I Cantici di Fidentio Glotto Erysio Ludimagistro in Fiorenza presso Antonio Padovani 1572. in 8. L. 6. Rime di Pietro Bembo, e gli Asolani. In Vinegia presso Gabriel Giolito de’Ferrari 1558. in 12. L. 7. La Sofonisba Tragedia di M. Giovan Giorgio Trissino. In Vinegia presso Gabriel Giolito de’Ferrari 1562. in 12. L. 3. Il Rè Torrismondo Tragedia del Sig. Torquato Tasso. In Bergamo 1587. Edizione originale in 4. piccolo. L. 5. La Canace Tragedia di Sperone Speroni, con aggiunte ecc. In Venezia presso Giovanni Alberti 1597. in 4. Lire 4. La Rosmunda Tragedia di Giovanni Rucellai. In Firenze presso Filippo Giunti, tanto l’Edizione del 1568. quanto quella del 1593. in 8. ambe sciolte, o sia ancor da legare. Lire 12. Vita del P. Ignazio Lojola, descritta da Pietro Ribadeneira, e tradotta dallo Spagnuolo presso Giovanni Giolito de’Ferrari. In Venezia presso il Giolito 1586. in 4. L. 10.

Cose da vendere.

Una Madonna con due Santi, maniera Tizianesca. Un’altra Madonna di maniera antica. Un’adorazione de’Magi del Brusaferri. Chi vorrà veder le Pitture, e restar inteso de’prezzi potrà far capo col Sig. Pietro Antonio Novelli Pittore alla Fava, ch’egli ha l’indirizzo. Cose perdute. È stata perduta una cagnuolina da Bologna bianca, di pelo riccia con due macchie rossigne sugli orecchi, e sta facilmente sui piedi di dietro: chi l’avesse trovata ne dia conto a Paolo Colombani, e riscontrati i contrassegni n’avrà una conveniente cortesia. Libri nuovi. Dalle Stampe di Benedetto Milocco è uscito il seguente Libro in quarto non più stampato. Osservazioni Storico-Morali sul Nuovo Testamento, ovvero Rapporto Litterale della Storia Santa, accoppiato con la Moralità, e coll’Erudizione, Aggiuntovi (sic.) nel fine la Sacra Cornologia. (sic.) Opera del P. D. Gabrielle da Venezia Eremita Camaldolese. Vale Lir. 8. Un’Anno prima uscì l’Opera sul Testamento Antico divisa in tre Tomi in quarto e vale Lire 12. Presso Giambattista Novelli Librajo in Merceria al Insegna del Redentore, si vendono le seguenti Operette dell’Erudito Sig. Co: Francesco Algarotti. Lettere Militari, in ottavo. Lettere sopra la Russia, in ottavo. Epistole in verso, in dodici. Libri nuovi fuori di Venezia. I Signori Desaint, e Saillant hanno dato alla luce il Libro che segue: De lʼorigine des loix, des Arts & des Sciences & de leur progres chez les Anciens Peuples. Origine delle Leggi, dellʼArti e delle Scienze, e avanzamento di quello appresso i Popoli antichi, tre Tomi in quarto, e nʼè uscito anche un Edizione in sei Volumi in 12. Autore di questʼOpera è Antonio Yves Goguet, il quale morì dʼanni 43. del vajuolo poco dopo uscita lʼOpera. Molti Letterati hanno esaminato lo stesso argomento dopo i tempi di Ciro. Oscuri rimanevano ancora i tempi innanzi; e di quelli tratta lʼAutore. Gli divide in tre periodi, il primo dal Diluvio fino alla morte di Giacobbe, il secondo dalla morte di Giacobbe fino al principio della dignità regia fra gli Ebrei, il terzo da questa fino al ritorno degli Ebrei dalla cattività di Babilonia. Quegli Uomini, i quali dopo la confusione delle lingue rimasero nelle vicinanze di Babbelle, e quelli che si stabilirono in Persia, in Siria, e nellʼEgitto, potevano facilmente conservare memoria sufficiente di quelle cose, che Noè, e i Figliuoli di lui sapevano, o osservavano. Gli altri dispersi da lontano perdettero presto le idee di loro origine, e deʼloro doveri. Restò ad essi una cognizione generale dellʼonesto, e del giusto; ma poi non coltivandosi, si scordarono a poco a poco lʼestensione di tali idee. Il tempo, lʼoccasione, le mutazioni, e la necessità finalmente lʼeccitarono di nuovo, ed ecco, che dovettero nascere naturalmente le Leggi. Queste, benchè molto informi nella loro origine, erano allora di due spezie, lʼuna riguardava i beni deʼprivati, i Matrimonj, il culto Divino pubblico, e le pene; le altre, ovvero quelle che costituiscono propriamente la giurisprudenza di ciascun Popolo determinavano la divisione delle terre, e lʼacquisto, la successiva possessione, e la conservazione degli animali necessarj per lʼagricoltura. Ecco il contenuto del Libro Primo. Il Libro Secondo descrive lʼorigine dellʼagricoltura, deʼvestimenti, dellʼarchitettura, del lavorare i metalli, del disegnare, dellʼArti degli Scultori, deglʼOrefici, e dello scrivere. La necessità insegnò aglʼUomini le Arti necessarie, le quali nella loro origine certamente erano assai rozze; perchè stante lʼignoranza indicibile, nella quale lʼAutore trova questi primi Uomini, i loro vestimenti non erano se non pelli non lavorate, le quali a poco a poco furono rese più comode. Ma la naturale inclinazione al divertimento insegnò e a loro nel medesimo tempo le Arti che solo dilettano. Come la Musica, ed altre di simil genere. Il Libro Terzo parla della origine delle Scienze, della Medicina, della Matematica ec. Pagina 223. asserisce l’Autore col Schuckford, che aʼtempi di Moisè lʼanno si contava per 360. giorni, e che questa maniera di contare si possa provare dalla Storia del diluvio. Gli ultimi tre Libri di questa Parte descrivono la origine della mercatura della Nautica, dellʼArte Militare e deʼcostumi di questo tempo. La navigazione ebbe la sua origine aʼtempi deʼnipoti di Giaset; lʼArte della Guerra, considerata come Arte, trae la sua origine daglʼEgiziani; i costumi e gli usi erano assai semplici. Fin quì va il Tomo Primo. Il Secondo tratta principalmente deʼGreci, e non tocca gli altri Popoli, se non in tanto che questi hanno connessione con essi. Quì lʼOpera diviene molto ricca dʼantichità Greche. LʼAutore principia, come nel Tomo Primo, dalle Leggi, e va poi alle Arti. Quì egli considera dallʼuna parte i Popoli Asiatici ed Egiziani, dallʼaltra i Popoli Greci. I primi, essendo più vicini alle prime abitazioni del genere umano, abbellivano più presto le loro Arti. NellʼArticolo dellʼagricoltura, egli fa menzione deʼGiardini d’Alcinoo, e della fertilità dellʼEgitto, e vi sparge quà e là come per tutta lʼOpera, molte riflessioni critiche e morali: Fra tutte lʼArti, dicʼegli, furono più dʼogni altra coltivate in tali periodi quelle che hanno che fare collʼabbigliamento. Nel Libro quarto ove tratta dalla mercatura e dalla navigazione, egli giudica dellʼintrapresa degli Argonauti molto diversamente da quelli, che oggidì la stimano cosa da niente, maravigliandosi, che aʼpassati sia stata stimata come cosa grande. Era questa, dicʼegli, veramente una cosa dʼimportanza, attesochè a queʼtempi la Navigazione era quasi intieramente ignota presso ai Greci, i quali neʼtempi Eroici non ebbero alcuna cognizione delle cose del Mare. Il Libro Quinto che tratta dellʼArte Militare, è preso quasi tutto da Omero. Quì osserva lʼAutore, che sia dubbio, qual idea si formasse Omero di una battaglia generale. Parla egli di varie battaglie, ma non descrive mai distintamente le cose accadutevi. Parla dʼordine di battaglie, ma non dice in che modo se ne facesse uso; ne si sa se tutte le brigate dellʼuna armata combattessero contra tutte dellʼaltra, in una volta, ovvero successivamente. Non descrive le evoluzioni fatte per ordine del Generale, dalle quali si possa conoscere la di lui prudenza e disposizione. Nella battaglia combattono i suoi Generali con fervore, è più ancora che i Soldati, ed il merito loro non consiste tanto nel comandare, quanto nellʼammazzare maggior quantità di nemici. Neʼcombattimenti descritti nella Iliade, mai corpi intieri non sʼattaccano insieme, ma sempre tre o quattro Persone dellʼuna parte rovesciano tutta lʼarmata nemica. Nel Libro Sesto, descrivendo i costumi, tratta lʼAutore specialmente delle feste, deʼvestimenti, dalle case, deʼmobili, della Servitù, e deʼdivertimenti deʼGreci. Nel Tomo Terzo tratta lʼAutore, secondo il suo metodo, il suo periodo terzo, scrivendo primieramente delle Leggi degli Assirj, Babilonesi, Medi, Egiziani, e Greci. Brevemente egli tratta deʼtre primi, ma più diffuso diviene, dicendo degli Egiziani, e trova le loro Scienze ed Arti mediocri, poi esaminando la loro forma di governo, loda alcune delle Leggi , ne biasima alcune altre, e principalmente quella, per la quale i mestieri erano ereditarj. I Greci in tal tempo erano ancora troppo giovani riguardo alle Arti ed alle Scienze, è solamente 200. anni dopo si distinsero nelle medesime. LʼAutore non giudica molto favorevolmente delle Piramidi, e degli Obelischi di Egitto, dicendo che furono soltanto fabbricati per far stupire, non per diletto, e senza gusto alcuno. E principalmente della Medicina non si sa niente nello spazio di 560. anni, non trovandosi nellʼantichità alcun Medico nominato fra Macaone che fu allʼassedio di Troja, e Ippocrate che visse quasi 100. anni dopo Ciro. Cose rubate. La notte tra il Giovedì e il Venerdì furono aperti due Magazzini da legnami dei Signori Marsili ai Gesuiti. Siccome apparisce che tra le altre cose sieno stati levati parecchi Pezzi e Tavole di Noce, o come volgarmente si dice Noghera, chi scoprisse o desse fuori indizj per iscoprire il Ladro o i Ladri, e ricuperare gli effetti rubati, avrà dalli Proprietarj una proporzionata ricompensa.

Case da Fittare.

Magazzino dʼaffittar a S. Samuel in Calle di Cà Garzoni, con porta in Calle, e Riva vicina al Canalazzo, le chiavi sono dal Marangon in faccia al Cappeller in detta Contrada. Casa dʼaffittar con tutte le sue comodità in due appartamenti in Contrada di S. Gio: in Bragora in Calle Tarazzera; paga allʼanno Duc. 100. Chi la desidera parli con il Sig. Iseppo Turaza Peruchier in Campo della detta Contrada. Casa d’affittar in Corte di Cà Querini alla Pietà; paga allʼanno Duc. 85. Le chiavi sono dai Patroni di detto Stabile nella suddetta Corte. Prezzi delle Merci. Zuccaro Verzin primo, secondo, e terzo. D. 17. il 100. con il sconto di 4. e mezzo per 100. Caccao di Caracca. D. 55. il 100. detto di Portogallo. D. 37. il 100.

Avviso.

Gli Agj deʼCambj, e la Portata deʼBastimenti si daranno nella Gazzetta 19.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.