N. 14 Gasparo Gozzi Moralische Wochenschriften Klaus-Dieter Ertler Herausgeber Angela Fabris Mitarbeiter Alexandra Fuchs Mitarbeiter Alexandra Kolb Mitarbeiter Julia Marx Mitarbeiter Ingrid Scherk Mitarbeiter Angelika Hallegger Mitarbeiter Teresa Petrovitz Mitarbeiter Sarah Lang Gerlinde Schneider Martina Scholger Johannes Stigler Gunter Vasold Datenmodellierung Applikationsentwicklung Institut für Romanistik, Universität Graz Zentrum für Informationsmodellierung, Universität Graz Graz 20.07.2019 o:mws.3470 Gozzi, Gaspare: La Gazzetta veneta. Venezia, 1760 La Gazzetta Veneta 1 014 1760-03-22 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Menschenbild Immagine dell'Umanità Idea of Man Imagen de los Hombres Image de l’humanité Imagem humana Glück Fortuna Happiness Fortuna Bonheur Fortuna Italy 12.83333,42.83333 Italy Venice Venice 12.33265,45.43713

N.o 14.

Sabbato addi 22. Marzo 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Meglio è fringuello in man, che in frasca tordo.

Novella.

Non sono ancora molte settimane passate, che venne in Vinegia un uomo, il quale coll’andar vestito riccamente, con lo spendere largo, e con l’avere in bocca i nomi de’gran Signori, e de’Principi, avea sempre dovunque andava un cerchio di persone intorno, che l’ascoltavano attonite, come s’egli fosse caduto dal Cielo. E senza punto pensare, dond’egli traesse i danari, che continuamente spendea, immaginando, ch’egli avesse nel Paese suo grandissime rendite, ognuno vivea per fede, nè ad altro pensava, che ad esaltare i tesori suoi, affermando, che lettere di cambio gli piovevano ogni dì, come se l’avesse vedute, e lette. Quando alcuno lo visitava in sua casa, spesso s’udìa a picchiare, e gli venivano presentate lettere, le quali dicea venirgli or da tal Principe, ora dal Ministro tale, e forse da tal Re; ed empieva gli orecchi, e il cervello di tutti di Signorie, di Corti, di Regni, e d’Imperj, tanto, che uscivano di là mezzo ubbriachi, e balordi fra le grandezze. A questo modo acquistò egli la conoscenza, e a poco a poco l’intrinsichezza fra gli altri di forse dieci persone, le quali facendo professione di lettere, col lungo ammaestrare la gioventù aveano fatto civanza d’alcuni pochi quattrini, ch’erano stimati da loro un picciolo premio a’lunghi stenti, che fatti aveano, e alle buone arti, da loro per molti anni professate. Per la qual cosa lagnandosi essi sovente al forestiere, e mostrando egli dal suo lato compassione dello stato loro, dicea quasi con le lagrime agli occhi: Oh secolo veramente di ferro, e di bujo, in cui la verace virtù, ed il sapere, se ne vanno abbandonati, e raminghi per la terra! Ora meriterebbero così fatti uomini quali voi siete sì scarsa fortuna, se voi nati foste a’tempi d’Augusto, o di Lione X? Oh! tempi veramente beati, in cui largamente erano gli ingegni vostri pari largamente ricompensati! Egli non si dirà però, ch’io non faccia quanto posso per voi, e forse non andrà molto lungo tempo, che io farò ad alcuno di voi scambiar condizione. In tal guisa col mele della speranza pascea or l’uno or l’altro de’buoni uomini, i quali a lui caldamente si raccomandavano, parendo già ad ognuno d’avere in mano la fortuna, e d’essere piantato in sul candeliere, spargendo raggi pe’l mondo. Il valente uomo avendo in tal forma disposti gli animi degli amici suoi, i quali credeano più a lui, che a se medesimi, a poco a poco incominciò a chiamargli or l’uno or l’altro in disparte, e a spiegare lettere, e all’uno dicea in segreto sè avere commissione d’eleggere un Maestro di Storia a due giovanetti Principi, e ad un altro di provvedere un Segretario di lettere domestiche d’un C . . . . e fino gli veniva raccomandato ad una Corte un Predicatore, sicchè studiate le varie teste degli amici suoi, secondo la loro intenzione, e inclinazione, o piuttosto vanità, che aveano; tutti in breve tempo gli allogò a mente in Corti di Principi, e di gran Signori in varie parti del mondo, raccomandando a ciascheduno caldamente, che nulla di ciò palesasse a’Compagni; sicchè ognuno si teneva pel più amato e beneficato da lui. Eglino tutti lieti di tanta fortuna, lo chiamavano Padre, e Benefattore, e gli baciavano di tempo in tempo le mani, e parte s’informavano de’varj costumi di que’luoghi, a’quali doveano andare, ed egli come se Socrate, o Seneca fosse stato, molte belle massime di prudenza or a questo, or a quello insegnava, e mille accorgimenti per guidarsi con cervello, ed essere cari al paese, a cui tra poco doveano andare. E già avvicinavasi il tempo della partenza, quando a ciascheduno di loro incominciò a dire, che sopra tutto non portasse seco danari, nè robe; ma che venduto ogni cosa e fatto quattrini, quelli arrecasse ad un banchiere, e avutane quindi una lettera di cambio al Paese, a cui andar dovea, d’ogni altro impaccio si sbrigasse, per viaggiare con minor disagio; e forse con sicurezza maggiore. I buoni uomini, che delle mondane faccende aveano pochissima cognizione, e stimavano oggimai lui per Padre, e Duca in ogni cosa, a poco a poco gli arrecarono quanto aveano in danari, e in lui rimisero il trovare il Banchiere. Egli mostratosi dapprima alquanto ritroso; ma pure alfine assentendo alla richiesta, tutto da tutti accettò, facendone la quittanza, e finalmente provvide ognuno d’una lettera di cambio secondo la facoltà, che consegnata gli avea, e a ciascheduno in disparte assegnò una mattina, ed un’ora medesima alla partenza. Intanto che andavasi il giorno approssimando, avvenne, che vedendo in mano ad uno di loro una Scatola d’argento, agramente ne lo rimproverò, che volesse appresentarsi innanzi ad un Principe con una cosa cotanto dozzinale, e che pensasse almeno a farla dorare. Scusavasi il buon uomo, dicendo, che il dorarla potea costargli troppo; ond’egli notando, che avea in dito un cerchiellino d’oro, gli disse: Io credo, che quel cerchiello basterà alla spesa; io conosco un artefice, e mi da l’animo di far sì, che il cerchiello sia a sufficienza. Se così è, dice l’amico: Eccovi la Scatola, ed il Cerchiello. Intanto venne la stabilita mattina, e all’ora assegnata tutti gli allogati con gli stivali in gamba, col gabbano, e con la canna in mano, si ritrovarono all’uscio del forestiere, maravigliandosi grandemente l’uno dell’altro, e chiedendosi della loro avventura, ma tardi; perchè il forestiere la sera innanzi con una barchetta a quattro remi, destra come uno sparviere, avea già lasciato Vinegia, e insegnato agli amici suoi, ch’egli è meglio contentarsi: del poco in mano, che del molto promesso dalla speranza.

Questa è una Lettera pervenutami alle mani poche ore fa. Risponderò ad essa nel foglio 15. avendo per ora tempo troppo ristretto.

Signor mio Osservandiss.

Vorrei che nel suo Foglio ella parlasse un poco della Gioventù, della quale ho molto da lagnarmi. A’miei tempi sono stato giovane ancor io, e mi ricordo, ch’io fui d’altro costume. Allora io usava d’essere obbediente, e a non fare nè più nè meno di quello, che volevano i miei vecchj. Ora io sono ubbidito, come se non parlassi, e trovo sordo ognuno alle mie parole. Pare, che le orecchie de’miei giovani di Casa non abbiano buco, che vada loro al cervello: e i più modesti mostrano d’ubbidirmi in atti, e in parole; ma fanno a modo loro. Quando si parla qualche cosa d’interessi prima sbadigliano, poi a poco a poco chiudono gli occhi, e dormono; e qualche volta, quando voglio cominciar tali discorsi, pare che s’accorgano avanti, e trovano una scusa per andar via, onde resto solo a filosofare con un Cameriere vecchio, che conosce la mia ragione. In breve non so più che fare. La prego di scrivermi qualche cosa per mia consolazione almeno privatamente: e intanto s’accerti, che sono di cuore.

Nel foglio Economico d’Augusta trovasi la notizia d’una cosa, che potendo essere utile all’agricoltura arte cotanto necessaria, non sarà qui lasciata indietro.

Fu sperimentata un acqua preparata, come si dirà, ottima per inaffiare alberi, e piante, e per macerare le sementi prima di seminarle, infino a tanto, che rigonfino. Col mezzo di tale acqua crescono mirabilmente i legumi, e gli erbaggi, e acquistano soavissimo sapore, s’acquistano frutti in gran copia, e il grano si moltiplica a maraviglia.

La ricetta per fare tale acqua è questa. Prendi una parte di Salnitro, e due di Sale comune. Mettigli in un vaso di terra a fuoco, finchè si liquefacciano. Traggili poscia di là, e lascia raffreddare. Appresso sopra sedici once di tal materia, metti dieci bocce da tavola d’acqua; nella quale si scioglieranno i sali, e avrai così l’acqua preparata all’uso sopraccennato.

È cosa probabile, che innaffiando con tale acqua l’erbe, e lasciandole crescere per averne la semente, essa semente dovesse avere molto maggior virtù d’un seme non inaffiato.

Ragione di tale fertilità è senza verun dubbio l’unione del sal marino, e terrestre, i quali sono fratelli, e figliuoli d’una stessa origine, benchè ignota a noi; ed ora unendosi pare che ristabiliscano la loro natura intera, benchè imperfettamente. Ma senza cercare le cagioni, sperienza c’insegna, che le piante inaffiate con tale acqua nelle più asciutte notti, traggono a sè copiosissima rugiada, quando l’altre ad esse vicine si veggono inumidite a pena. Che i sali traggano a sè l’umidità dell’aria è cosa che si può notare ogni giorno, quando sono all’aria esposte. Che l’umidità dell’aria contribuisca molto alla fertilità, questo si sà dalla fertilità particolare, che deriva dalla pioggia; dalla neve, e dalla rugiada. Ed ecco, che la teorica prova bontà di tale acqua, quanto la pratica potrà manifestarla ad ognuno.

Cose da vendere.

Tavolini di nuova invenzione, assai belli, di finto marmo di qualunque macchia, con carte da giuoco scolpite sopra, pur esse di finto marmo. Chi li desiderasse parli col Sig. Angelo Cimarol Pittore in calle dell’Ospital de’Mendicanti alla seconda Porta a mano dritta, ove abita il Professore. Il medesimo parimenti tiene in vendita, a chi volesse farne acquisto, quattro Quadri rappresentanti varie sorta d’Animali quadrupedi, volatili, ed acquatici di Pittore celebre.

Diana, ed Ercole, due Figure antiche di Bronzo d’Autor celeberrimo.

Un Quadro del Kav. Liberi. Marsia, che scortica il Satiro; adornato di 12. Figure.

Altro Quadro di Paolo Veronese; Istoria di S. Sebbastiano; adornato di 36. Figure.

Chi bramasse farne l’acquisto; si porti alla Bottega delle Piastrelle sotto alle Procuratie nuove, che li sarà dato notizia del Proprietario.

Cose desiderate.

Chi avesse un bel Anello di Zaffiro circondato di Brigliantini, e volesse disfarsene per un prezzo onesto, ne dia parte al Sig. Paolo Colombani, che gl’indicherà il compratore.

Cose perdute.

È stato perduto la mattina delli 18. corrente fra le ore 14., e 15. un Sacchetto con Lire 124: monetta bianca, chi lo avesse ritrovato favorisca portarlo alla Bottega del Sig. Paolo Colombani, che ha commissione di dar due Zecchini di recognizione.

È stata perduta una Scarsella di Canevazza con entro Zecchini num. 10. Ducati d’Argento num. 8. un mezzo Filippo, ed altre piccioli monete, chi lʼavesse ritrovata la porti dal Reverendissimo Pievano di San Stin, che gli saranno dati di cortesia Zecchini num. due, come pure li giusti contrassegni.

Una Cagnetta Levriera Francese picciola di pelo negro, con qualche macchia bianca, che risponde al nome di Cisilla, perduta addì 18. Marzo, chi lʼavesse ritrovata la porti da Ciccio sotto le Procuratie nuove, che avrà un Zecchino di mancia.

Chi porterà a Casa Bergonzi in calle della Malvagìa a S. Gio: Grisostomo una Tabacchiera dʼArgento dorata probabilmente perduta ò nella Chiesa stessa di S. Gio: Grisostomo, o in quelle vicinanze, avrà i dovuti sicurissimi contrassegni, e la meritata corrispondente mancia.

È stata perduta una Cagnuola Levriera Francese bianca con tre segni di colore di Caffè, lʼuno sulla sommità della testa fra gli orecchi, lʼaltro sulla ganascia sinistra, un poco più chiaro, e lʼaltro in fondo della schiena vicina alla coda. Risponde al nome dʼArmellina. Chi lʼavesse ritrovata la porti alla Bottega di Paolo Colombani Librajo in Merceria, che gli sarà data una conveniente ricognizione.

E (sic!) stato perduto una Scatola dʼOro di forma a Cappa Lavorata, con una Figura sopra il coperchio che suona il Violin, chi lʼavesse ritrovata la porti allʼOrefice del S. Gaetano, che li saranno dati sei cechini di cortesia.

Persone desiderate.

Un Patrizio Veneto abbisogna di un onorata ed abile Persona Veneziano, o almeno nato suddito Veneto, cui dar in consegna varie cose di sua economia: il Sig. Paolo Colombani Librajo, a chi a talʼeffetto se gli presentarà, farà noto il N. H. suddetto, onde al medesimo possa esibirsi.

Persone, chʼesibiscono la loro capacità.

Giovanni Trento Veneziano fabbricatore di Cioccolata, dopo aver viaggiato per varie parti dʼEuropa, ed osservate le varie maniere di manipolare una tale derrata, riconosciuta per la migliore quella, che usasi in Amsterdam, è giunto in tal genere a quella maggior perfezione, che possa desiderarsi, Consiste in tre cose principalmente la singolarità del lavoro: Nella cuocitura del Caccao, da lui praticata col forno in una maniera da altri non conosciuta: Nellʼincludervi il Buttiro di detto Caccao, chʼegli da sè prepara in modo specifico, e nello sciropare lo Zucchero in varie guise a misura della maggiore, o minore grassezza, e bontà del medesimo. Lʼabbrustolatura del Caccao, come sopra, le dà il sapore assai grato, ed aumenta la rendita nella macinatura. Il Buttiro suddetto la rende nutritiva, salubre, delicata, soave, e lo Zucchero sciropato fa sì, che non si vedano deposizioni, per lo più arenose, come si suole il più delle volte in fondo alla chicchera ritrovare. Lʼarte sua di manipolare le cose suddette, e la cognizione, chʼegli ha di scegliere i migliori ingredienti fa sì, che la sua Cioccolata fu sempre dapertutto preferita ad ogni altra. Anche in questa Serenissima Dominante sortì la stessa fortuna presso quelli, che lʼhanno gustata, e si và di giorno in giorno aumentando lo spaccio. E gli ne fabbrica, e ne vende per conto suo, e si esibisce di lavorarne per altri, bensì con qualche maggior mercede, ma il picciolo aumento della spesa vien compensato dalla maggior rendita, che collʼarte sua ne produce. Chi vuol servirsi dellʼopera sua sappia, chʼegli abita a SantʼAngiolo in calle della Cortesia sopra la Bottega da Acque al primo piano, e chi volesse della sua Cioccolata la troverà al Caffè di S. Marciliano , ove fatto è già lʼinviamento con piena sattisfazione di tutti quelli, che ne hanno fatto l’assaggio.

Avvisasi in oltre il Pubblico, che sendo il Buttiro di Caccao per le sue qualità benefiche assai conosciuto, ed usato, il suddetto Giovanni Trento ha lʼarte di fabbricarlo in modo, che mai irrancidisce, come allʼincontrario accade pur troppo quando non sia con tal perfezione manipolato, ed i Signori Speziali ne possono fare testimonianza.

Case ricercate.

Una Casa verso le Fondamente nuove, che pagasse cinquanta in sessanta Ducati, con Riva in casa. Chi lʼavesse dʼaffittar, o sapesse suggerirla porti lʼavviso dal Sig. Colombani in Merceria, ove si sarà indirizzo con chi abbi a trattare.

Case da Fittare.

Una, o due Camere fornite con tutta la pulizia, e tenute da persone oneste, e proprie sono da dare in affitto vicino alla Canonica di S. Marco, chi ne avesse bisogno ne domandi conto al Sig. Giovanni Minelli, che sta in calle della Madonna a SantʼAngiolo, o a Paolo Colombani Librajo, i quali gli esporrano le persone, con cui dovranno trattare.

Appartamento di Palazzo dʼaffittar in Rio alla Croce, con sette camere, e con tutte le sue commodità, paga allʼanno Duc. 75.

Parli chi vuole con lʼOrefice al S. Domenico a Rialto.

Palazzin dʼaffittar, ed anche da vender, in contrada di S. Pietro di Castello in quinta Valle, e questo con pepian deʼmezzadi, e magazzeni per uso anche di cucina, con suo forno, pozzo, ed orto, con due soleri, per affitto paga Duc. 70.

Chi ne desidera per lʼuna, o per lʼaltra ragione farne l’acquisto, parli con il Sig. Zuanne Belli Causidico, stà di casa in calle del Dose a San Maurizio.

Un Casin bellissimo dʼaffittar posto in calle della Nave a S. Lucia, sopra la Laguna, con suo pontil, con due soleri, e pepian, tutto abitabile, con Giardin, con una Sala bellissima, con sua corte e Pozzo, salizada, e con suo Magazzen, paga all’anno Duc. 100.

Più unʼaltra Casa vicina al suddetto Casin, paga allʼanno Duc. 40:

Cameron, e tre camere fornite in calle delli Spechieri vicino al Galliner, recapito dal Spechier in calle larga a S. Marco.

Fuori di Venezia.

Chi applicasse a prender in affitto per lungo tempo una grossa Tenuta di Beni alla Cava Zuccarina nelle pertinenze della Piave.

Chi a due altre mediocri Tenute, lʼuna ai Masi, e lʼaltra alla Frassinella nel Polesine, al Sig. Paolo Colombani Librajo si rivolga, quale gli addittarà il Padrone di quella, e di queste, con cui trattando averà motivo di soddisfarsi, e di restar contento.

In Padova nel Borgo detto dei Vignali appresso il Santo evvi una Nobile moderna Carrozza da Reggimento, di Veludo cremese fornita ec., coʼsuoi fornimenti ancora per un tiro da otto Cavalli, chi volesse vederla per farne lʼacquisto, e così questi, dallʼIllustriss. Sig. Giuseppe Vanzi di colà, quale hà le necessarie commissioni nel proposito, gli sarà il tutto fatto vedere.

Legni arrivati.

Adi 16. Marzo. Tartanon, Patron Niccolò Nascinben, venuto da Ancona, e Pesaro, con 45. Balle Gotton. 2. Balle Pelo di Capra. 4. Balle, e 1. Fag. Pelle di Volpe. 1. cassetta Perle di Albastro. 1. Baul Libri, e Divozioni. 2. Balle Libri. 1. cassa Figure di Giesso, e Libri. 1. Bar. Ferro vecchio.

Detto. Pieligo, Patron Antonio Quarantaotto, venuto da Rovigno, con 12. cai Oglio. 10. Bar. Sardelle salate.

Detto. Nave Atta nominata Gallera S. Marco, Capitan Giacomo Calvi, manca da Londra li 4. Decembre, e da Napoli li 4. Febbraro, e da Praù li 25. detto Parcenevole D. Anastasio Sciatti, con 290. Panni Piombo. 2382. Bocconi Legno Campeggio. 30. Bar. Retrigerio. 254. Botte. 68. Bar. e 11. Quartarioli Zuccaro. 2. Balle Cambelotti. 2. casse Mazenini.

Balle Stoffe. 3. Botte Pevere Garofolà. 10. Sacchi Radica di China. 1. Scatola inbalatta Briglie da Cavallo. 36. Barile Vin. 1. Barilotto. 1. cassa, e 1. Coletto Scincaglie.

24700. Stelle di corno a refuso.

Barile, 1. Carateletto, 1. cassettina, 1. Barilotto, e 1. Cesta Terraglie. 1. Cassa, 1. cassettina, e 2. cassette Pipe. 350. Libre Contaria di Ritorno.

Detto. Chechio, nominato Madonna del Rosario, e San Giuseppe. Capitan Biasio Cacace Napolitano, manca dalli Scoglietti 40. giorni, e da Palermo li 19. Gennaro, e da Saragosa 1. Mese raccomandato a se medesimo, con 2494 Cantara Cenere in Sacchi a refuso. 30. Pezzi Pietra. 2. Tavolini di marmo. 1. cassa Pello di Conio. 50. Bar. Tarantella. 2. Bar. Polvere di Cipro.

Detto. Trabacolo, Patron Antonio Scarpa, venuto da Muggia, con 130. Mozza Sal.

Detto. Pieligo, Patron Bernardo Stradi, venuto da Capo dʼIstria, con 13. cai Oglio. 4. Rodoli Grizzo. 1. cassa, e 1. Fag. Cera Vecchia, e Nuova.

Detto. Pieligo, Patron Battista Bratti, venuto de Capo dʼIstria, con 7. cai Oglio.

Avviso

Si fa sapere, che la Casa in corte della Malvagia a S. Angelo, è di già affittata.

Però la Carozza resta ancora da vendere.

Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 21. Marzo 1760.

Lione Ducati- 59 3/4 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno.

Bolzano Soldi- nulla in questa settimana.

Roma Scudi Oro Stampe 62 1/2 per Ducati 100. Banco.

Napoli Ducati Regno 120 1/2 per Ducati 100. Banco.

Firenze Scudi- 80 Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco.

Livorno Pezze da 8/r 103 3/4 per Ducati 100. Banco.

Milano Soldi- 156 per un Scudo di Soldi 117. Imperiali.

Genova Soldi- 95 per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco.

Anversa grossi- 94 per un Ducato Banco.

Amsterdam grossi- 90 5/8 per un Ducato Banco.

Amburgo grossi- 91 1/4 per un Ducato Banco.

Londra Sterlini- 51 1/4 per un Ducato Banco.

Augusta Taleri- 98 1/2 per 100. Ducati Banco.

Vienna Fiorini- 190 1/4 per Ducati 100. Banco.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.

In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.

Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.

In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.

Con Privilegio.

N.o 14. Sabbato addi 22. Marzo 1760. Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico. Meglio è fringuello in man, che in frasca tordo. Novella. Non sono ancora molte settimane passate, che venne in Vinegia un uomo, il quale coll’andar vestito riccamente, con lo spendere largo, e con l’avere in bocca i nomi de’gran Signori, e de’Principi, avea sempre dovunque andava un cerchio di persone intorno, che l’ascoltavano attonite, come s’egli fosse caduto dal Cielo. E senza punto pensare, dond’egli traesse i danari, che continuamente spendea, immaginando, ch’egli avesse nel Paese suo grandissime rendite, ognuno vivea per fede, nè ad altro pensava, che ad esaltare i tesori suoi, affermando, che lettere di cambio gli piovevano ogni dì, come se l’avesse vedute, e lette. Quando alcuno lo visitava in sua casa, spesso s’udìa a picchiare, e gli venivano presentate lettere, le quali dicea venirgli or da tal Principe, ora dal Ministro tale, e forse da tal Re; ed empieva gli orecchi, e il cervello di tutti di Signorie, di Corti, di Regni, e d’Imperj, tanto, che uscivano di là mezzo ubbriachi, e balordi fra le grandezze. A questo modo acquistò egli la conoscenza, e a poco a poco l’intrinsichezza fra gli altri di forse dieci persone, le quali facendo professione di lettere, col lungo ammaestrare la gioventù aveano fatto civanza d’alcuni pochi quattrini, ch’erano stimati da loro un picciolo premio a’lunghi stenti, che fatti aveano, e alle buone arti, da loro per molti anni professate. Per la qual cosa lagnandosi essi sovente al forestiere, e mostrando egli dal suo lato compassione dello stato loro, dicea quasi con le lagrime agli occhi: Oh secolo veramente di ferro, e di bujo, in cui la verace virtù, ed il sapere, se ne vanno abbandonati, e raminghi per la terra! Ora meriterebbero così fatti uomini quali voi siete sì scarsa fortuna, se voi nati foste a’tempi d’Augusto, o di Lione X? Oh! tempi veramente beati, in cui largamente erano gli ingegni vostri pari largamente ricompensati! Egli non si dirà però, ch’io non faccia quanto posso per voi, e forse non andrà molto lungo tempo, che io farò ad alcuno di voi scambiar condizione. In tal guisa col mele della speranza pascea or l’uno or l’altro de’buoni uomini, i quali a lui caldamente si raccomandavano, parendo già ad ognuno d’avere in mano la fortuna, e d’essere piantato in sul candeliere, spargendo raggi pe’l mondo. Il valente uomo avendo in tal forma disposti gli animi degli amici suoi, i quali credeano più a lui, che a se medesimi, a poco a poco incominciò a chiamargli or l’uno or l’altro in disparte, e a spiegare lettere, e all’uno dicea in segreto sè avere commissione d’eleggere un Maestro di Storia a due giovanetti Principi, e ad un altro di provvedere un Segretario di lettere domestiche d’un C . . . . e fino gli veniva raccomandato ad una Corte un Predicatore, sicchè studiate le varie teste degli amici suoi, secondo la loro intenzione, e inclinazione, o piuttosto vanità, che aveano; tutti in breve tempo gli allogò a mente in Corti di Principi, e di gran Signori in varie parti del mondo, raccomandando a ciascheduno caldamente, che nulla di ciò palesasse a’Compagni; sicchè ognuno si teneva pel più amato e beneficato da lui. Eglino tutti lieti di tanta fortuna, lo chiamavano Padre, e Benefattore, e gli baciavano di tempo in tempo le mani, e parte s’informavano de’varj costumi di que’luoghi, a’quali doveano andare, ed egli come se Socrate, o Seneca fosse stato, molte belle massime di prudenza or a questo, or a quello insegnava, e mille accorgimenti per guidarsi con cervello, ed essere cari al paese, a cui tra poco doveano andare. E già avvicinavasi il tempo della partenza, quando a ciascheduno di loro incominciò a dire, che sopra tutto non portasse seco danari, nè robe; ma che venduto ogni cosa e fatto quattrini, quelli arrecasse ad un banchiere, e avutane quindi una lettera di cambio al Paese, a cui andar dovea, d’ogni altro impaccio si sbrigasse, per viaggiare con minor disagio; e forse con sicurezza maggiore. I buoni uomini, che delle mondane faccende aveano pochissima cognizione, e stimavano oggimai lui per Padre, e Duca in ogni cosa, a poco a poco gli arrecarono quanto aveano in danari, e in lui rimisero il trovare il Banchiere. Egli mostratosi dapprima alquanto ritroso; ma pure alfine assentendo alla richiesta, tutto da tutti accettò, facendone la quittanza, e finalmente provvide ognuno d’una lettera di cambio secondo la facoltà, che consegnata gli avea, e a ciascheduno in disparte assegnò una mattina, ed un’ora medesima alla partenza. Intanto che andavasi il giorno approssimando, avvenne, che vedendo in mano ad uno di loro una Scatola d’argento, agramente ne lo rimproverò, che volesse appresentarsi innanzi ad un Principe con una cosa cotanto dozzinale, e che pensasse almeno a farla dorare. Scusavasi il buon uomo, dicendo, che il dorarla potea costargli troppo; ond’egli notando, che avea in dito un cerchiellino d’oro, gli disse: Io credo, che quel cerchiello basterà alla spesa; io conosco un artefice, e mi da l’animo di far sì, che il cerchiello sia a sufficienza. Se così è, dice l’amico: Eccovi la Scatola, ed il Cerchiello. Intanto venne la stabilita mattina, e all’ora assegnata tutti gli allogati con gli stivali in gamba, col gabbano, e con la canna in mano, si ritrovarono all’uscio del forestiere, maravigliandosi grandemente l’uno dell’altro, e chiedendosi della loro avventura, ma tardi; perchè il forestiere la sera innanzi con una barchetta a quattro remi, destra come uno sparviere, avea già lasciato Vinegia, e insegnato agli amici suoi, ch’egli è meglio contentarsi: del poco in mano, che del molto promesso dalla speranza. Questa è una Lettera pervenutami alle mani poche ore fa. Risponderò ad essa nel foglio 15. avendo per ora tempo troppo ristretto. Signor mio Osservandiss. Vorrei che nel suo Foglio ella parlasse un poco della Gioventù, della quale ho molto da lagnarmi. A’miei tempi sono stato giovane ancor io, e mi ricordo, ch’io fui d’altro costume. Allora io usava d’essere obbediente, e a non fare nè più nè meno di quello, che volevano i miei vecchj. Ora io sono ubbidito, come se non parlassi, e trovo sordo ognuno alle mie parole. Pare, che le orecchie de’miei giovani di Casa non abbiano buco, che vada loro al cervello: e i più modesti mostrano d’ubbidirmi in atti, e in parole; ma fanno a modo loro. Quando si parla qualche cosa d’interessi prima sbadigliano, poi a poco a poco chiudono gli occhi, e dormono; e qualche volta, quando voglio cominciar tali discorsi, pare che s’accorgano avanti, e trovano una scusa per andar via, onde resto solo a filosofare con un Cameriere vecchio, che conosce la mia ragione. In breve non so più che fare. La prego di scrivermi qualche cosa per mia consolazione almeno privatamente: e intanto s’accerti, che sono di cuore. Nel foglio Economico d’Augusta trovasi la notizia d’una cosa, che potendo essere utile all’agricoltura arte cotanto necessaria, non sarà qui lasciata indietro. Fu sperimentata un acqua preparata, come si dirà, ottima per inaffiare alberi, e piante, e per macerare le sementi prima di seminarle, infino a tanto, che rigonfino. Col mezzo di tale acqua crescono mirabilmente i legumi, e gli erbaggi, e acquistano soavissimo sapore, s’acquistano frutti in gran copia, e il grano si moltiplica a maraviglia. La ricetta per fare tale acqua è questa. Prendi una parte di Salnitro, e due di Sale comune. Mettigli in un vaso di terra a fuoco, finchè si liquefacciano. Traggili poscia di là, e lascia raffreddare. Appresso sopra sedici once di tal materia, metti dieci bocce da tavola d’acqua; nella quale si scioglieranno i sali, e avrai così l’acqua preparata all’uso sopraccennato. È cosa probabile, che innaffiando con tale acqua l’erbe, e lasciandole crescere per averne la semente, essa semente dovesse avere molto maggior virtù d’un seme non inaffiato. Ragione di tale fertilità è senza verun dubbio l’unione del sal marino, e terrestre, i quali sono fratelli, e figliuoli d’una stessa origine, benchè ignota a noi; ed ora unendosi pare che ristabiliscano la loro natura intera, benchè imperfettamente. Ma senza cercare le cagioni, sperienza c’insegna, che le piante inaffiate con tale acqua nelle più asciutte notti, traggono a sè copiosissima rugiada, quando l’altre ad esse vicine si veggono inumidite a pena. Che i sali traggano a sè l’umidità dell’aria è cosa che si può notare ogni giorno, quando sono all’aria esposte. Che l’umidità dell’aria contribuisca molto alla fertilità, questo si sà dalla fertilità particolare, che deriva dalla pioggia; dalla neve, e dalla rugiada. Ed ecco, che la teorica prova bontà di tale acqua, quanto la pratica potrà manifestarla ad ognuno. Cose da vendere. Tavolini di nuova invenzione, assai belli, di finto marmo di qualunque macchia, con carte da giuoco scolpite sopra, pur esse di finto marmo. Chi li desiderasse parli col Sig. Angelo Cimarol Pittore in calle dell’Ospital de’Mendicanti alla seconda Porta a mano dritta, ove abita il Professore. Il medesimo parimenti tiene in vendita, a chi volesse farne acquisto, quattro Quadri rappresentanti varie sorta d’Animali quadrupedi, volatili, ed acquatici di Pittore celebre. Diana, ed Ercole, due Figure antiche di Bronzo d’Autor celeberrimo. Un Quadro del Kav. Liberi. Marsia, che scortica il Satiro; adornato di 12. Figure. Altro Quadro di Paolo Veronese; Istoria di S. Sebbastiano; adornato di 36. Figure. Chi bramasse farne l’acquisto; si porti alla Bottega delle Piastrelle sotto alle Procuratie nuove, che li sarà dato notizia del Proprietario. Cose desiderate. Chi avesse un bel Anello di Zaffiro circondato di Brigliantini, e volesse disfarsene per un prezzo onesto, ne dia parte al Sig. Paolo Colombani, che gl’indicherà il compratore. Cose perdute. È stato perduto la mattina delli 18. corrente fra le ore 14., e 15. un Sacchetto con Lire 124: monetta bianca, chi lo avesse ritrovato favorisca portarlo alla Bottega del Sig. Paolo Colombani, che ha commissione di dar due Zecchini di recognizione. È stata perduta una Scarsella di Canevazza con entro Zecchini num. 10. Ducati d’Argento num. 8. un mezzo Filippo, ed altre piccioli monete, chi lʼavesse ritrovata la porti dal Reverendissimo Pievano di San Stin, che gli saranno dati di cortesia Zecchini num. due, come pure li giusti contrassegni. Una Cagnetta Levriera Francese picciola di pelo negro, con qualche macchia bianca, che risponde al nome di Cisilla, perduta addì 18. Marzo, chi lʼavesse ritrovata la porti da Ciccio sotto le Procuratie nuove, che avrà un Zecchino di mancia. Chi porterà a Casa Bergonzi in calle della Malvagìa a S. Gio: Grisostomo una Tabacchiera dʼArgento dorata probabilmente perduta ò nella Chiesa stessa di S. Gio: Grisostomo, o in quelle vicinanze, avrà i dovuti sicurissimi contrassegni, e la meritata corrispondente mancia. È stata perduta una Cagnuola Levriera Francese bianca con tre segni di colore di Caffè, lʼuno sulla sommità della testa fra gli orecchi, lʼaltro sulla ganascia sinistra, un poco più chiaro, e lʼaltro in fondo della schiena vicina alla coda. Risponde al nome dʼArmellina. Chi lʼavesse ritrovata la porti alla Bottega di Paolo Colombani Librajo in Merceria, che gli sarà data una conveniente ricognizione. E (sic!) stato perduto una Scatola dʼOro di forma a Cappa Lavorata, con una Figura sopra il coperchio che suona il Violin, chi lʼavesse ritrovata la porti allʼOrefice del S. Gaetano, che li saranno dati sei cechini di cortesia. Persone desiderate. Un Patrizio Veneto abbisogna di un onorata ed abile Persona Veneziano, o almeno nato suddito Veneto, cui dar in consegna varie cose di sua economia: il Sig. Paolo Colombani Librajo, a chi a talʼeffetto se gli presentarà, farà noto il N. H. suddetto, onde al medesimo possa esibirsi. Persone, chʼesibiscono la loro capacità. Giovanni Trento Veneziano fabbricatore di Cioccolata, dopo aver viaggiato per varie parti dʼEuropa, ed osservate le varie maniere di manipolare una tale derrata, riconosciuta per la migliore quella, che usasi in Amsterdam, è giunto in tal genere a quella maggior perfezione, che possa desiderarsi, Consiste in tre cose principalmente la singolarità del lavoro: Nella cuocitura del Caccao, da lui praticata col forno in una maniera da altri non conosciuta: Nellʼincludervi il Buttiro di detto Caccao, chʼegli da sè prepara in modo specifico, e nello sciropare lo Zucchero in varie guise a misura della maggiore, o minore grassezza, e bontà del medesimo. Lʼabbrustolatura del Caccao, come sopra, le dà il sapore assai grato, ed aumenta la rendita nella macinatura. Il Buttiro suddetto la rende nutritiva, salubre, delicata, soave, e lo Zucchero sciropato fa sì, che non si vedano deposizioni, per lo più arenose, come si suole il più delle volte in fondo alla chicchera ritrovare. Lʼarte sua di manipolare le cose suddette, e la cognizione, chʼegli ha di scegliere i migliori ingredienti fa sì, che la sua Cioccolata fu sempre dapertutto preferita ad ogni altra. Anche in questa Serenissima Dominante sortì la stessa fortuna presso quelli, che lʼhanno gustata, e si và di giorno in giorno aumentando lo spaccio. E gli ne fabbrica, e ne vende per conto suo, e si esibisce di lavorarne per altri, bensì con qualche maggior mercede, ma il picciolo aumento della spesa vien compensato dalla maggior rendita, che collʼarte sua ne produce. Chi vuol servirsi dellʼopera sua sappia, chʼegli abita a SantʼAngiolo in calle della Cortesia sopra la Bottega da Acque al primo piano, e chi volesse della sua Cioccolata la troverà al Caffè di S. Marciliano , ove fatto è già lʼinviamento con piena sattisfazione di tutti quelli, che ne hanno fatto l’assaggio. Avvisasi in oltre il Pubblico, che sendo il Buttiro di Caccao per le sue qualità benefiche assai conosciuto, ed usato, il suddetto Giovanni Trento ha lʼarte di fabbricarlo in modo, che mai irrancidisce, come allʼincontrario accade pur troppo quando non sia con tal perfezione manipolato, ed i Signori Speziali ne possono fare testimonianza. Case ricercate. Una Casa verso le Fondamente nuove, che pagasse cinquanta in sessanta Ducati, con Riva in casa. Chi lʼavesse dʼaffittar, o sapesse suggerirla porti lʼavviso dal Sig. Colombani in Merceria, ove si sarà indirizzo con chi abbi a trattare. Case da Fittare. Una, o due Camere fornite con tutta la pulizia, e tenute da persone oneste, e proprie sono da dare in affitto vicino alla Canonica di S. Marco, chi ne avesse bisogno ne domandi conto al Sig. Giovanni Minelli, che sta in calle della Madonna a SantʼAngiolo, o a Paolo Colombani Librajo, i quali gli esporrano le persone, con cui dovranno trattare. Appartamento di Palazzo dʼaffittar in Rio alla Croce, con sette camere, e con tutte le sue commodità, paga allʼanno Duc. 75. Parli chi vuole con lʼOrefice al S. Domenico a Rialto. Palazzin dʼaffittar, ed anche da vender, in contrada di S. Pietro di Castello in quinta Valle, e questo con pepian deʼmezzadi, e magazzeni per uso anche di cucina, con suo forno, pozzo, ed orto, con due soleri, per affitto paga Duc. 70. Chi ne desidera per lʼuna, o per lʼaltra ragione farne l’acquisto, parli con il Sig. Zuanne Belli Causidico, stà di casa in calle del Dose a San Maurizio. Un Casin bellissimo dʼaffittar posto in calle della Nave a S. Lucia, sopra la Laguna, con suo pontil, con due soleri, e pepian, tutto abitabile, con Giardin, con una Sala bellissima, con sua corte e Pozzo, salizada, e con suo Magazzen, paga all’anno Duc. 100. Più unʼaltra Casa vicina al suddetto Casin, paga allʼanno Duc. 40: Cameron, e tre camere fornite in calle delli Spechieri vicino al Galliner, recapito dal Spechier in calle larga a S. Marco. Fuori di Venezia. Chi applicasse a prender in affitto per lungo tempo una grossa Tenuta di Beni alla Cava Zuccarina nelle pertinenze della Piave. Chi a due altre mediocri Tenute, lʼuna ai Masi, e lʼaltra alla Frassinella nel Polesine, al Sig. Paolo Colombani Librajo si rivolga, quale gli addittarà il Padrone di quella, e di queste, con cui trattando averà motivo di soddisfarsi, e di restar contento. In Padova nel Borgo detto dei Vignali appresso il Santo evvi una Nobile moderna Carrozza da Reggimento, di Veludo cremese fornita ec., coʼsuoi fornimenti ancora per un tiro da otto Cavalli, chi volesse vederla per farne lʼacquisto, e così questi, dallʼIllustriss. Sig. Giuseppe Vanzi di colà, quale hà le necessarie commissioni nel proposito, gli sarà il tutto fatto vedere. Legni arrivati. Adi 16. Marzo. Tartanon, Patron Niccolò Nascinben, venuto da Ancona, e Pesaro, con 45. Balle Gotton. 2. Balle Pelo di Capra. 4. Balle, e 1. Fag. Pelle di Volpe. 1. cassetta Perle di Albastro. 1. Baul Libri, e Divozioni. 2. Balle Libri. 1. cassa Figure di Giesso, e Libri. 1. Bar. Ferro vecchio. Detto. Pieligo, Patron Antonio Quarantaotto, venuto da Rovigno, con 12. cai Oglio. 10. Bar. Sardelle salate. Detto. Nave Atta nominata Gallera S. Marco, Capitan Giacomo Calvi, manca da Londra li 4. Decembre, e da Napoli li 4. Febbraro, e da Praù li 25. detto Parcenevole D. Anastasio Sciatti, con 290. Panni Piombo. 2382. Bocconi Legno Campeggio. 30. Bar. Retrigerio. 254. Botte. 68. Bar. e 11. Quartarioli Zuccaro. 2. Balle Cambelotti. 2. casse Mazenini. Balle Stoffe. 3. Botte Pevere Garofolà. 10. Sacchi Radica di China. 1. Scatola inbalatta Briglie da Cavallo. 36. Barile Vin. 1. Barilotto. 1. cassa, e 1. Coletto Scincaglie. 24700. Stelle di corno a refuso. Barile, 1. Carateletto, 1. cassettina, 1. Barilotto, e 1. Cesta Terraglie. 1. Cassa, 1. cassettina, e 2. cassette Pipe. 350. Libre Contaria di Ritorno. Detto. Chechio, nominato Madonna del Rosario, e San Giuseppe. Capitan Biasio Cacace Napolitano, manca dalli Scoglietti 40. giorni, e da Palermo li 19. Gennaro, e da Saragosa 1. Mese raccomandato a se medesimo, con 2494 Cantara Cenere in Sacchi a refuso. 30. Pezzi Pietra. 2. Tavolini di marmo. 1. cassa Pello di Conio. 50. Bar. Tarantella. 2. Bar. Polvere di Cipro. Detto. Trabacolo, Patron Antonio Scarpa, venuto da Muggia, con 130. Mozza Sal. Detto. Pieligo, Patron Bernardo Stradi, venuto da Capo dʼIstria, con 13. cai Oglio. 4. Rodoli Grizzo. 1. cassa, e 1. Fag. Cera Vecchia, e Nuova. Detto. Pieligo, Patron Battista Bratti, venuto de Capo dʼIstria, con 7. cai Oglio. Avviso Si fa sapere, che la Casa in corte della Malvagia a S. Angelo, è di già affittata. Però la Carozza resta ancora da vendere. Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 21. Marzo 1760. Lione Ducati- 59 3/4 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno. Bolzano Soldi- nulla in questa settimana. Roma Scudi Oro Stampe 62 1/2 per Ducati 100. Banco. Napoli Ducati Regno 120 1/2 per Ducati 100. Banco. Firenze Scudi- 80 Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco. Livorno Pezze da 8/r 103 3/4 per Ducati 100. Banco. Milano Soldi- 156 per un Scudo di Soldi 117. Imperiali. Genova Soldi- 95 per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco. Anversa grossi- 94 per un Ducato Banco. Amsterdam grossi- 90 5/8 per un Ducato Banco. Amburgo grossi- 91 1/4 per un Ducato Banco. Londra Sterlini- 51 1/4 per un Ducato Banco. Augusta Taleri- 98 1/2 per 100. Ducati Banco. Vienna Fiorini- 190 1/4 per Ducati 100. Banco. Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie. A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian. In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo. Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo. In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore. Con Privilegio.