La Gazzetta Veneta: N. I
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N.o I.
Mercordì, addi 6. Febraro 1760. Gazzetta Veneta Che contiene Tutto quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico. Lettera capitata allo stampatoreEbene 2
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Brief/Leserbrief
Signor Marcuzzi.
Addi 2. di Febbrajo 1760.
Metatextualität
Animo, Marcuzzi mio. Mano alla vostra impresa. Sperate bene. Ho letto l’avviso da voi dato in luce per l’Edizione della Gazzetta veneta. Mi piacciono carta, e caratteri, oltre alla materia, che mi pare dovrà essere gradita dal pubblico. Nell’andare avanti non peggiorate la stampa; perchè tutti i Manifesti e gli avvertimenti, gli veggo belli e bene stampati; ma le molte promesse che fanno, di rado sono effettuate. Ricordatevi, che il servir bene, e puntualmente al Pubblico, arreca guadagno a casa, e acquista a chi così fa, nome d’animo onesto, e discreto. Certe cosette voglio anche dirvi, che secondo l’opinion mia, miglioreranno il vostro foglio. Per esempio, io vi metterei sopra qualche figuretta allegorica, supponete un orsacchino, che si succiasse una zampa, con sottovi qualche detto latino, che significasse la natura della Gazzetta vostra, la quale si pasce, e si nudrisce delle cose sue proprie, e non cerca gli alimenti, cioè le materie da lontano. Oltre a ciò non stamperei le facciate intere per larghezza, con le linee, che scorressero da un capo all’altro della pagina, ma le stamperei a due colonne; tenendo in ciò il modo più usitato nell’altre Gazzette, alle quali sono già accostumati gli occhi de’Leggitori. Quanto è a me poi delibererei di darla fuori subito, piuttosto, che indugiare a Quaresima, massime sapendo, che vi sono state mandate certe Notizie, le quali fra pochi giorni più non vi servirebbero; e andreste a risico di stamparle fuori di tempo; perché le case oggi vote, domani si fittano, e chi ha bisogno d’una cosa ora, da qui a pochi giorni non l’ha più, ond’empiereste poi la carta di novità infruttuose e ne verreste giudicato bugiardo da chi legge; o non diligente da chi vi le diede.
Sarebbe in oltre cosa molto ben fatta, che gli Scrittori della Gazzetta vostra la cominciassero con qualche breve prefazione, che spiegasse, per cosí dire, la Genealogia delle Gazzette. Oh! le prefazioni si fanno a’libri, dirà alcuno, non ad un foglio. Ma in dodici mesi saranno cento e quattro fogli; sicché in capo all’Anno la Gazzetta Veneta sarà un grosso Volume da farne anche tre Tomi se abbisognasse. Sicchè voi vedete, che un picciolo Proemio non sarebbe slogato. Si potrebbe dire in esso, che la prima Gazzetta pubblicata in Europa, uscí in Venezia nel 1600. Io ho sentito alcuni, i quali si credono, che il nome suo derivi da Gazza; e perchè quest’uccello parla, e le Gazzette chiacchierano d’ogni cosa, par loro di ritrovarvi una certa convenienza di nome. Ma sbagliano, essendo essa così stata intitolata perché quando venne inventata, e pubblicata in Venezia la prima volta, pagavasi una gazzetta, e acquistò il nome dalla moneta che davasi per pagamento.1Usciva allora una volta la Settimana, ed era una Relazione di tutti i fatti d’Europa. Tutto (sic) le città più notabili, presero subito dopo questo costume. Parlo delle città Europee, che per altro nella China, non può andare la memoria tanto indietro, che basti per sapere il tempo, in cui vennero questi giornali stabiliti, e ogni giorno vi si stampa la Gazzetta per ordine della Corte.
Teofrasto Renodot fu il primo, che desse fuori Gazzette in Francia nel 1631. e oltre a quelle d’Amsterdamo, e delle Provincie unite, la sola Città di Londra ha più di dodici Gazzette. Se volete vedere tutte queste Notizie più particolarmente distese, leggete l’articolo Gazette, scritto dal signor di Voltaire nell’Encyclopedia stampata a Parigi in foglio nel 1757.
Parla appunto del genere della vostra Gazzetta Michele della Montagna nel suo primo Libro de’Saggi Cap. xxxiv. ove dice che il Padre suo desiderava cosa somigliante ad essa fin dal 1560. in circa; e finalmente nell’Articolo citato dell’Encyclopedia vi sono queste parole.
Di tali materiali potete dunque valervi per fare il proemio: e ricordatevi di far sì, che il vostro Filosofo, ed il Poeta frammettano tra le Notizie qualche galanteria da ricreare, e che l’uno e l’altro alle loro osservazioni si sottoscrivano, il Filosofo con un F. il Poeta con un P. e se a voi abbisogna di scrivere qualche cosa, mettetevi sotto un S. cioè Stampatore, acciocchè anche in ciò sia appagata la curiosità del Publico, il quale nella vostra Gazzetta dee sapere il tutto chiaramente, è l’oscurità, e le maschere non debbono cominciare da chi la scrive. State sano, e fate dar mano a’torchi con la buona fortuna. Addio Gazzettiere novello.
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Zitat/Motto
Spezie d’utilissima Gazzetta nelle Città grandi, e della quale fu dato il primo esempio in Londra, è quella in cui si da avviso a’Cittadini di quanto si farà nel corso d’una Settimana per loro interesse, e passatempo.
Notanvisi spettacoli, opere nuove d’ogni genere, quanto i privati vogliono vendere, o comperare, il prezzo delle merci, delle robe da mangiare, e in breve tutto quello, che può contribuire agli agi della vita. Parigi, e molte altre Città hanno da poco tempo in quà imitato tale esempio.
Metatextualität
“I miei due Assistenti approvarono la presente lettera, e dissero, che senza altro stillarsi il cervello per farla più elegante, può servire di prefazione; e si contentano di sottoscriversi con l’F. e col P. ed io queste poche linee confermo con la mia S. e apro la Gazzetta.”
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Satire
Esercizio militare della Tabacchiera.
1. Prendi la tabacchiera colla dritta.
2. Passa la tabacchiera nella sinistra.
3. Batti sulla tabacchiera.
4. Apri la tabacchiera.
5. Presenta la tabacchiera alla Compagnia.
6. Ritira a te la tabacchiera.
7. Raduna il tabacco, e batti sul cerchio della tabacchiera.
8. Prendi una presa di tabacco con la dritta.
9. Tienlo un poco fra le dita prima di presentarlo al naso.
10. Presenta il tabacco al naso.
11. Annasa giusto con tuttadue le narici.
12. Non far brutto viso.
13. Serra la tabacchiera. Starnuta, sputa, soffiati il naso.
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Fremdportrait
Le Signore Donne, le quali sono un ajuto non picciolo al corso delle Mercanzie, e del danaro, meritano principalmente, che quì si dieno notizie, che loro appartengano, e servano ad appagare il buon gusto, e la dilicatezza nell’abbigliarsi. Molti uomini rigidi, e fatti all’anticaccia biasimano la varietà delle mode, e la chiamano capriccio, e volubilità. Ma la chiamino, come vogliono, essa è grandissimo sussidio all’industria umana, la quale affaticandosi nelle invenzioni per servire alle Donne da di che vivere ad una gran quantità di persone. La necessità non ha saputo mai fare agli uomini trovar tanto, quanto ha saputo far trovare il genio femminile del fornirsi di gentilezze. Lascio stare le innumerabili arti, che sono state trovate in servigio di quelle, e gl’infiniti Artefici, che studiano in migliaia di sottigliezze per appagarle. Ma chi potrebbe dire solamente la varietà delle cordelle, de veli damascati, de’veli broccati, di seta e filo, o di seta sola, che a vedergli a lavorare vi vogliono tanti ordigni, e una fabbrica così sottile, che sarebbe stato gran cosa ad Archimede l’inventarla. Senza le Donne, chi avrebbe immaginato que’merluzzi, che chiamansi biondi, e de’quali si fa oggidì un uso universale? Quanti Artefici lavorano in quelle gentilezze, che chiamansi con forestiero vocabolo Agremani, e galanterie, o grazie si potrebbero dire nel nostro linguaggio? Io non voglio altro per prova del gran traffico destato dalle femmine, fuorché la Fiera dell’Ascensione. Tutte l’altre botteghe con difficoltà ritrovano comperatori: La calca si vede in quella via, ove sono i Merciaj per le femmine; e quivi si compera, e vende dallo spuntare del dì, fino alla buja notte. Nel restante poi dell’Anno tutti gli bottegai sono pronti a servirti, e i trovi sfaccendati; co’venditori di galanterie devi studiare il punto per avere udienza, e per ordinare il bisogno tuo, perché hanno sempre che fare, e sono obbligati a dare tale, o tal manifattura per tale o per tal dì, e a pena trovi un giorno nel lunario per poter avere quanto t’occorre. In somma io non veggo chi più delle Donne dia altrui guadagno; nè che più di loro abbia aguzzati gl’ingegni, e resigli inventivi. Se non fosse stata la gran voglia, ch’esse hanno di fogge nuove, gli Artefici avrebbero avuto un bello attendere, che i maschi avessero risvegliato così largo traffico. Io credo, il Cielo me lo perdoni, che noi altri insingardi saremmo ancora coperti di pelle di capra, e unti di grasso, come gli Ottentotti. Ma esse hanno voluto uscire della ruggine, e hanno animati noi ancora a dirozzarci. Chi nega ad esse la lode di questo bel tratto, desidera, senza avvedersene, che muojano di fame le famiglie intere delle Filatrici, de’Tessitori, delle lavoratrici, e de’lavoratori di mode, e delle migliaja d’altri Artisti, de’quali non ho quì tempo di fare un inventario, e nelle cui mani, a cagione delle Donne, gira il danaro, come il sangue per le vene del corpo umano.
1In quel tempo gli stracci de’quali si fa la carta trovavasi a buon mercato; oggidì c’è carestia, e la carta è più cara. Poi la Gazzetta era di sole quattro facciate. Nota dello Stampatore.