Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 23", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\023 (1787), S. 1-6, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1929 [aufgerufen am: ].


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Num. 23

Sabbato 18. Agosto 1787.

Ebene 2► Una delle Feste più sacre alla Cattolica Religione, e che si celebra in questa Città con tutta l’ecclesiastica magnificenza, in moltissime Chiese, è certamente quella dell’Assunzione di M. V. che venne il passato Mercordì delli 15. corrente. La particolare divozione di questo Popolo alla gran Protettrice della nostra Patria, che nacque sotto i gloriosi suoi auspizj, manifestasi e nella privazione assoluta di molti affari meccanici da cui non esentasi negli altri giorni festivi, e nelle spese volontarie degli altari ornati ed illuminati con pietosa liberalità: e nella copia di Capitelli ed immagini, che in tante parti veggonsi in istrada parati a festa, e solennizzanti la venerata commemorazione.

Metatextualität► Non sarebbe cosa di poco momento il voler descrivere tutte le funzioni, che in tal giorno divisero la concorrenza degli Abitatori di questa Metropoli. Si ridurremo soltanto alle tre seguenti. ◀Metatextualität

Sua Serenità scese col solito maestoso Accompagnamento ad ascoltare la Messa nella Chiesa Ducale di S. Marco. La Parrocchia che ha per titolare M. V. Assunta, è quella che chiamasi Santa Maria Nuova, la cui Chiesa riedificata venne nell’anno 1555. N’erano anticamente in possesso li Monaci Benedettini, e non l’ebbero i Preti che nel 1299. Trà le sue belle Pitture ammirasi un San Girolamo di Tiziano. La Tavola a musaico sull’altare di S. Vittore, è opera di molto pregio. Si conservano in questo Tempio le ceneri del Doge Niccolò Contarini morto nell’anno 1630., di Fortunato Spira uomo celebre per le sue dottrine, e quelle della nobilissima Famiglia Bizantina Vuchovich.

Però la Chiesa suddetta non è quella, che in tal giorno della particolare sua Festa abbia il maggiore concorso. Le Monache Cirsterciensi della Celestia sogliono ogn’anno solennizzarla con tanta ricchezza e decoro, che dalle più rimote parti della Città la gente portasi a venerare nel loro Tempio l’Assunzione della B. V. I signorili addobbi, la copiosa e bene architettata illuminazione, una musica sempre scritta da mano maestra, e suonata da professori di singolar abilità, sono gli allettamenti, che alla divozione s’uniscono.

Questo Nobilissimo Monastero fu [2] eretto nel 1228. Reggeva la Città di Piacenza col titolo di Podestà, il P. V. Renier Zeno, allorché in certo sito di quel Territorio detto la Colomba, le Monache Cirsterciensi attraevano la divozione del Mondo Cattolico per la santità de’loro costumi. Ciò fece desiderare di vedere stabilite anco in questa Città quelle pie Religiose: e col mezzo del Zeno paga resesi una brama tale. La Superiora delle dodici Fondatrici, che vennero a sistemare il loro Ordine, s’appellava Celestia, e per questo prese il nome la Chiesa e il Monastero di Santa Maria della Celestia.

Queste Monache cedettero al Principe una parte del loro Orto per l’ingrandimento dell’Arsenale: onde fu ad esse accordata un’annua contribuzione di Ducati cento e venti. Nel terribile incendio dell’Arsenale medesimo, il loro Monistero fu interamente distrutto, senza però che perisse alcuna. S’è rifabbricato colla Chiesa nel 1574. Ammiransi in essa la finezza de’marni de’suoi Altari, e molti bei quadri trà i quali campeggia la mano di Jacopo Palma, e di Dom. Tintoretto.

Nel Giovedì seguente, giorno dedicato al Confessore San Rocco, si serbò il Cielo sereno come in quello che lo preceduto, e spirò un’aria fina e salubre, che non affaticò il cammino della quantità strabocchevole di gente concorsa alla Chiesa del Santo suddetto, ed alla Scuola vicina.

Esisteva questa nella sua origine, ch’ebbe nel 1415., nella Contrada di San Giuliano, epoca di somma venerazione al culto del Santo prefato, per la validità dalla sua protezione contro il flagello della peste, che in que’tempi desolava l’umanità. V’era anco un’altra Confraternita consecrata allo stesso Santo nelle vicinanze del Tempio de Frari. Oppressa e languente questa Città nel 1478., in cui di giorno in giorno a migliaja morivano i suoi abitatori da uno struggitore contagio, ebbero que’Confratelli ridotti al numero di cento, la licenza dal Consiglio di X. di fare una processione di penitenza per placar l’ira celeste. Col volto celato, cogli omeri nudi, percuotevansi co’flagelli impugnati, e versavano il sangue implorando la Divina misericordia. Sprezzatori della morte, s’occuparono dappoi a sotterrar gli appestati. Questo esempio sì penetrante di Cristiana carità accrebbe a dismisura il loro numero: onde per avere uno spazio più proporzionato ad esso, passarono nella Parrochia di S. Samuele, e poi tutti s’unirono ai Frari. Qualche tempo in appresso ebbero in abitazione il Palazzo Patriarcale di Grado vicino alla Chiesa di S. Silvestro; ma nel 1590. acquistando da’Padri de’Frari un terreno conveniente al loro bisogno, gettarono i fondamenti a quella Fabbrica eccelsa, che tanto decora presentemente questa Città.

La Chiesa fu rialzata da’fondamenti nel 1508., e la sua facciata è opera eretta da poch’anni. La statua del Santo fu scolpita dal famoso Bart. Bergamasco. L’occhio intelligente non si stanca di pascere i guardi nelle tante belle Pitture, che colà gli si presentano. Pordenone, Tintoretto, Seb. Rizzi, Tiziano, Solimene, ed altri Autori insigni, lo confondono nel determinare una preferenza.

La Scuola Grande non è la Prima delle sei per istituzione, ma lo è certamente per eccellenza d’Architettura, per gusto e preziosità di lavori, per ricchezza di suppellettile sacra, per quadri d’inestimabil valore. Metatextualität► Riserbiamo ad altra occasione il descri-[3]verla con quella esattezza, che conviene ad un tanto Soggetto, da cui è illustrata la nostra Patria. ◀Metatextualität

È soltanto indispensabile il riferie la visita consueta di S. S. coll’Eccellentissimo Senato, prima alla Scuola nel cui Albergo portasi a venerare le Reliquie ivi esposte trà argentei vasi d’immensa mole sostenenti delle palme piramidali, e trà molti altri aurei fregii, e rarità sorprendenti: poi alla Chiesa ove ascolta la Messa accompagnata da solenne Musica: indi al vasto Tempio delli Frari che in tal di vestesi del suo purpureo apparato. Non s’ha neppur a tacere, che il Signor Francesco Pezzana attuale guardiano di questa celebre Scuola, fu grande e magnifico nelle spese che fece per solennizzare una Funzione così distinta, e nella colazione e rinfresco che diede a suoi Confratelli con profusione ed isquisitezza.

Metatextualität► Era da immaginarsi, che la Lettera del Forastiero Letterato non doveva rimanere senza risposta. L’autore della seguente tiene per fermo, che in essa sia presa di mira la Signora Bianca Sacchetti. Senza farci giudici della contesa, ci riputiamo in dovere di pubblicarla, non alterando o diminuendo neppur una sillaba. La parzialità non ha giusta misura né per le lodi né per i biasimi: ma le dispute ch’essa fa nascere, quando sostenute sono da persone di talento, servono sempre al diletto e all’utile pubblico. Per ciò troveranno sempre luogo nel presente Foglio, quando non degenerino in indecenti invettive. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Lettera dettata dal buon senso ad un Veneziano non Letterato, in risposta all’altra del Letterato Forestiero diretta alla Signora Giovanna Pavan.

Io sono un giusto estimatore della Signora Bianca Sacchetti, e della Signora Giovanna Pavan, e voglio attribuire tutto ciò, che conviene al merito reale d’entrambe. Senza accender la penna d’un Flogistico provato dichiaratamente nocivo, m’accingo a dimostrarvi, che la Lettera vostra non fu certamente dettata da quel sentimento imparziale, e da quel candore di verità, da cui conseguentemente deriva il sano raziocinio, ed uno Critica ragionata.

Prima di tutto, scusatemi, io non mi so persuadere, che voi siate Giudice competente nell’assunto proposto. Il rovesciamento, che non sorpresa si vede da voi fatto degli attributi dei tre rinomati M. Pacchierotti, Marchesi, Rubinelli, n’è la prova più convincente. Chi dirà mai esatto ad un Pacchierotti se tutti i discapiti della natura congiurano a renderlo fatalmente ineguale? In un Marchesi grandeggiano mirabilmente i di lei doni più rari; e quindi si riscontra in esso, e si ammira la più desiderabile esattezza; lasciando il libero ad un Rubinelli, da cui s’usano con bravura i modi più sciolti dell’arte sua. Com’è possibile defraudar l’egregio Pacchierotti dell’attributo d’espressivo senza divenir ingiusto, od essere meritamente tacciato di nessuna conoscenza dell’arte del canto! Voi a fronte del fatto pronunziata avete una decisione, che vi rende assolutamente sospetto di poco conoscitore della scienza musica.

Contuttociò (senza farlo scopertamente) meschiate colle giuste lodi del- [4] la Signora Giovanna la satira ingiusta, ed inconcludente contro la Signora Bianca, confessando però, che per intelligenza di musica avanza d’assai la Pavan: ricantando nella Signora Pavan un giudizio maestro; il vero tuono della espressione; rilevare il sentimento; e finalmente la filosofia del canto.

Signor Letterato, debbo dirvi all’orecchio, che la Signora Pavan canta nel Coro immediatamente ch’ella esce dalla scuola della Sacchetti, la cui viva voce, e dottrina le stanno compagne indivisibili nel Coro medesimo. Negatelo se potete.

Da questa incontrastabile premessa io vi lascio dedurre quella conseguenza, che si presenta a prima vista ad una mente giudiziosa, e che abbatte del tutto li da voi supposti mancamenti della Sacchetti.

Che voi siate in un inganno assoluto nel decidere a disfavore della Sacchetti, ad evidenza lo prova il non mai interrotto universale applauso, che riscuote da tutti; e specialmente dai Forestieri, nei quali non prevale il fanatismo, né lo spirito di partito per giudicare di lei. Non c’è strada di mezzo: O tutti sciocchi; o voi in abbaglio. Avete bravamente superato questo scoglio terribile caratterizzando gli orecchi di chi applaude la Signora Sacchetti come orecchi, che per asprezza di fibra godono di essere violentemente urtati: concludendo, che l’approvazione di questi orecchi insulta al buon gusto; che è conosciuto da voi solo; né vi curate punto d’insultare un Pubblico, il quale è sempre rispettabile nelle sue decisioni.

Adotto qualche verità, che enunciate, generalissima, poco analoga al proposito, e piuttosto sfarzo di mendicata dottrina, che presidio alle prove del vostro assunto. M’unisco sinceramente con voi a lodare la Signora Pavan; ma io intenderò di esaltare come primaria causa delle sue lodi la Signora Sacchetti: né potrà mai rincrescere alla modesta scolara l’elogio dovuto alla sua brava maestra.

Non sono così sciocco per francamente asserire, che la Signora Sacchetti sia un ente musicale perfetto; ma non vorrete donare ad un cumulo di bravure qualche mancamento è

Ebene 4► Zitat/Motto►  . . .  ubi plura nitent in carmine

non ego paucis

Offendar maculis. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4

Io non intesi di far la critica alla vostra Lettera, ma bensì di difendere la da voi infelicemente malignata Sacchetti. Quindi lascio di sottoporvi ch’è falsissimo: che un Uomo di Lettere quando scrive ad una brava fanciulla dovrebbe farle un Sonetto. L’uomo di Lettere scriva piuttosto alla brava fanciulla un sentimento ingenuo, giudizioso, e non adombrato dall’estro Poetico. Che i Sonetti non vagliono niente. Anche quelli d’un Petrarca, e di alcuni moderni Scrittori in tal genere! Pazienza. Siete molto crudele.

Orsù: io desidero che maturiate le vostre idee, e che il raziocinio sia giusto; ma che altresì tenghiate per fermo, ch’io non sono sorpreso di ciò che scriveste. Quando ho inteso dire, che si chiamano offese delle Terze rime, che si sono vedute per la Signora Pavan, quelle che in esse vi sono espressamente, e solennemente difese, non deve sorprendermi il vostro modo di pensare, e qualche stravaganza peggiore. Al mondo così è. Sign. Letterato credetemi prontissimo ai vostri scritti, e comandi.

L’Autore ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Trattenimenti
Accademici.

Jeri, a norma di quanto abbiamo annunziato nel Foglio del p. p. Martedì, gli Accademici Seguaci di Talia recitarono la nota Tragedia intitolata Giulio Sabino in Roma, per cui si fece una Scena nuova, e si adoperò il Vestiario che servì alla Compagnia Musicale del Teatro di S. Benedetto allorché rappresentò il Dramma Giulio Sabino. Agli spettacoli che si danno gratis, gli applausi non soglion essere sempre sinceri: né s’hanno a prendere in tutti i tempi per misure di pubblica approvazione. Per ciò non calcoliamo da questi i gradi di merito degli Attori, che sostennero la tragica azione; ma fidandoci al giudizio d’uno Spettatore intelligente, e imparziale, possiamo asserire, che la Tragedia fu bene rappresentata; e che in particolare, le Parti di Sabino e di Vespasiano furono degnamente sostenute.

Catecumeni.

Il Signor Leone Naso Ebreo, si ritirò dal Ghetto colla Moglie ed un Figlioletto, ed è passato nell’abitazione d’un nostro Concittadino, per istruirsi nelle pratiche della Cattolica Religione, e poi rinascere alla sua Fonte lustrale.

Evvi in questa Città, come in tant’altre d’Italia, una quantità di persone, che non trovano nulla di bello, o di buono se d’oltremonte, o d’oltremare non venga. Invase dal Gallico furore, o dall’Anglomania, non hanno in bocca che Londra e Parigi, e basta che le cose di colà sieno venute, o le credino tali, per istimarle e applaudirle s’anco cedessero al paragone delle nostre. Il conoscitore imparziale, apprezza ciò che dal suo lavoro pregio riceve, senza cercare in qual Paese sia fatto; ma questi frivoli geniali delle straniere Nazioni soffrir non ponno quello che dà la loro Patria, se non presentasi colla maschera di forastiero.

Ebene 3► Exemplum► Questo argomento diede molto che dire prò e contra, alcune sere sono, ad una compagnia sedente a crocchio in un Caffè vicino alla Piazza; e dalle mode, da’bijoux, dalle galanterie, passò il Dialogo alla Letteratura. Un fervido Giovinotto a cui il sangue ardea nelle vene, declamava contro l’ingiustizia che trà noi si fa agli Scrittori; il destino delle cui Opere non viene regolato dal merito, ma soltanto dal favore, o dall’avversione per chi le scrisse. Se la Dama comanda, se l’Amico prega, ei diceva, le Copie si spacciano, tutto è buono, tutto và bene; se l’Autore non ha un partito, o se sia in mala vista, restano in deposito nelle scansie de’Libraj, o servono ad incartare le aringhe. Sfido, ei soggiunse, sfido chi che sia, a presentarmi un esempio che in Inghilterra il maneggio, o la protezione, e non il merito; abbia deciso del destino d’un’Opera. Tutti si mostrarono seco lui d’accordo, e non si fece una parola in contrario; ma un incognito, che stava solo in uno stanzino ove udiva que’sonori discorsi, s’alzò, uscì pian piano da quel Caffè, e disse fuo-[6]ri della porta: Tutto il Mondo è Paese. Giunto a Casa scartabellò un Libro, trovò il passo che cercava, ne fece copia, e la mandò a noi perché colla sua pubblicazione verifichiamo il suddetto Proverbio.

Ebene 4► Zitat/Motto► È noto, che il Paradiso Perduto, quell’ingegnoso e ardito Poema di Milton, il quale al presente fa tant’onore al Parnaso Inglese, durante la vita del suo Autore, non fu applaudito. Milton non aveva altri amici, che quelli di Cromwell, ed essi non pensavano a spargere di fiori la carriera dell’Arti; ma soltanto a fabbricare delle catene per la loro Patria. Riserbavasi al celebre Addisson la gloria di conoscere il merito del Paradiso Perduto, e di trarlo dall’obblio in cui era caduto sotto il Regno di Carlo Secondo.

Il Poema di Leonida, ebbe, non è gran tempo, un esito affatto diverso. Pieno di tratti forti ed arditi sul zelo della Libertà, e sull’amor della Patria, fu esso, malgrado i suoi essenziali difetti sostenuto dagli Antigonisti del Ministero, ed acquistò all’ombra della Cabala il titolo di Divino. Appena quest’Opera fu stampata, venne innalzato il suo Autore a canto di Milton. Gli spiriti ben esercitati nella sana critica, non osavano di scoprirvi i difetti; e molti d’essi finsero di persuadersi, che fosse loro colpa se non trovavano in quel Poema le bellezze ammirate dagli altri. Il suo Scrittore fu compensato con dodici mila lire sterline, e con un matrimonio utilissimo. Questo ardore s’estinse ben presto, e Leonida ora giace in discredito. Però non mancano in esso de’dettagli aggradevoli, ma in un Poema Epico quanto son essi valutabili? Il più felice è l’elogio della Libertà, che necessariamente doveva piacere nelle circostanze in cui si trovavano i Ministri ed i loro Avversarj. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4 ◀Exemplum ◀Ebene 3

Metatextualität► Lo daremo nel Foglio di Mercordì. ◀Metatextualität

Oratorj Nuovi.

Mercordì, com’abbiamo avvisato nel Foglio precedente, si cantò per la prima volta l’Azione Sacra intitolata Seba, messa in musica dal Sig. Maestro Francesco Gardi, nel Coro dell’Ospitaletto; e nel Giovedì seguente se ne fece la replica. Le opinioni sono in maggior parte poco favorevoli; ma bisogn’attendere che il tempo calmi lo spirito di partito, e che i giudizj si formino da menti tranquille, prima di assolutamente decidere sul suo destino. Piacque il Chorus Populi che comincia.

Armorum quisnam strepitus!

Ma nella seconda Parte a due voci, dicesi che la musica non adattisi al senso delle parole

Ah! vos potentes currite

Defendite nunc nos.

Se ciò non è vero, il biasimo diventa una lode per il Sig. Gardi; se è vero, la Critica sempre tendente alla perfezione dell’Opere, può illuminarlo per l’avvenire.

Fu parimenti aggradito l’ultimo pezzo di Recitativo della Signora Bianchi che principia:

Cor meum in boc momento

Supera temetipsum.

Bastimenti Arrivati.

13. Agosto 1787.

Pol. Mad. del Rosario Cap. Marco Camenarovich da S. Maura, con sale.

Piel. Mad. del Carmine P. Zuanne Chiribiri da Spalatro con cordovani, montoni, cera gialla, pelli di bue, e di lepre, code di Volpe, e altri pellami; e con schiavinotti da cavallo, cera, e miel.

Ad. 14. Detto.

Chec. Angelo Maria, Cap. Dom. Bonsignori, da Malta e S. Maura, con catrame, zuccaro, e sale.

Piel. Gesù e Maria, Cap. Mat. Lucovich da S. Maura, con sale.

Chec. La Bella Fiorina, Cap. Franc. Bergamin, da Malta e S. Maura, con sale, e poco zuccaro.

Ad. 16. Detto.

Nave La Bella Madre Cap. Giac. Tiozzo, da S. Maura, con sale, poco zuccaro, e oglio di portata.

Bastimenti.
di Partenza.

Ad. 8. Agosto.

Cap. Anastasio da Lieto per Tripoli.

Ad. 9. Detto.

Cap. Zuanne Milinovich per Sicilia.

Cap. Adamo Marassi per Cattaro.

Cap. Tennis Eversi Inglese, per Zante e Ponente.

Ad. 10. Detto.

Cap. Nadalin Vianello per Levante.

Cap. Pietro Petrina per Corfù.

Cap. Vicenzo Calbo per Malta.

Cap. Giorgio Bernetich per Palermo.

Ad. 12. Detto.

Cap. Pietro Esposito Napol per Otranto.

Ad. 14. Detto.

Cap. Gaet. Franc. Bergamin per Corfù.

Ad. 16. Detto.

Cap. Pasqual Savarese Nap. per Manopoli.

Cambj.

17. Agosto 1787.

Lione)

Parigi) cinquantasette e un quarto.

Roma sessantatre e due quinti.

Napoli cento e sedici e mezzo.

Livorno cento e due e un quarto.

Milano cento e cinquantadue e mezzo.

Genova novantuno e un quarto.

Amsterdam novantatrè e tre quarti.

Londra cinquantuno.

Augusta cento e tre e tre quarti.

Vienna cento novantotto e mezzo.

In Vendita.

Pezzi N. 13. miniati con Vernice, quali compongo un fornimento da Tavoletta dal famoso Mons. Martin Francese.

N. 2. Bauletti grandi.

2. Detti mezzani.

2. Detti piccoli.

2. Bacinelle.

2. Candelieri.

1. Bauletto mezzano.

1. Scopetta grande.

1. Detta piccola.

N.13.

Chi aquistarli volesse si porti al Caffè del Signor Andrea Angelini a Santi Giovanni e Paolo, che ne avrà da lui l’indirizzo.

Morti.

Jeri di notte terminò i giorni suoi Monsignor Pietro Diedo qu: Girolamo, Primicerio della Chiesa Ducale di San Marco, nato il giorno 2. Luglio 1695.

S’intese con universale soddisfazione, che il Serenissimo Doge abbia nominato in suo successore Monsig. Alvise Foscari Canonico di Padova.

Suicidio.

Oggi un infelice soprannomato Morte per la sua malsana costituzione, parrucchiere di professione, ma ultimamente venditore di donnesche galanterie al Ponte di S. Moisè, s’appiccò senz’aver dato, nemmeno poco prima d’eseguirla, alcun contrassegno della sua orribile risoluzione. Dicesi, che a sangue freddo ordinasse a sua Moglie di cuocere la minestra, avanti di passare nella sua camera ove si chiuse preda della infernale sua tentazione. Metatextualität► Come mai, in vece di spargere un terror salutare, questi abbominevoli esempj così dappresso succedonsi, e trovan seguaci? La nostra penna ripugna alle narrative di sì detestabili avvenimenti, e non avremmo creduto mai dopo quello di Fusello di dover sì presto impiegarla a descrivere un fatto egualmente degno di ribrezzo e spavento. ◀Metatextualität

Prezzi correnti delle Biade.

Il Formento a L. 17. 10.

Il Formento bello, dalle 24. alle 25.

Metatextualität► Non s’è potuto tirare Sabbato questo Foglio, già composto e pronto, perché languiva negli estremi della sua vita la Madre dello Stampatore, e diritti del Pubblico ceder dovettero al dolor del Marito e del Figlio, a riguardi del Vicinato, alle insinuazioni della Chiesa. ◀Metatextualität ◀Ebene 2 ◀Ebene 1